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Trombetti, Alfredo. Elementi di glottologia. [Fonologia. Morfologia] – T01

[Elementi di Glottologia II]

Fonologia

Preliminari

386. La costituzione fonetica delle parole, nelle lingue che si
svolgono naturalmente per sola tradizione orale, va soggetta a
continui mutamenti. Non si dà alcuna stasi assoluta. Non mancano,
è vero, combinazioni di suoni che si possono considerare,
per così dire, in equilibrio stabile (per es. ma) ; però prevalgono
le combinazioni instabili, nelle quali di regola il suono seguente
modifica il precedente, assimilandolo a se in tutto o in parte.
Così, per esempio, ki tende a mutarsi in či (ossia tši, quindi
anche tsi e si) in un grandissimo numero di lingue, mentre ka
può conservarsi indefinitamente. Nel primo caso la vocale palatale
i ha cagionato il mutamento di k nella palatale č, mentre nel
secondo caso un mutamento simile potrebbe aversi di regola solo
per il tramite di käá, č(ä)á.

Ed ecco determinata la causa principalissima dei mutamenti
fonetici : l'azione assimilativa di un suono sull'altro. Tale azione
è fondata sul principio generale dell'economia e del minore sforzo,
per cui il k di ki viene sostituito dalla palatale č per evitare
il passaggio dall'articolazione gutturale (velare) alla palatale. E
si noti il fatto psicologicamente importante che l'articolazione
venga modificata per influenza di un suono che segue anche a
distanza
, e che perciò esiste solo nella mente di chi parla :
per es. Sanscr. šˈvášˈura- invece di *svášˈura- suocero. Non è
indifferente che alna si muti in anna o in alla. L'assimilazione
regressiva è un processo più fine della progressiva.317

Anche l'accento espiratorio è causa di grandi mutamenti
fonetici, poiché la sillaba fortemente accentata tende a concentrare
i polisillabi in monosillabi affievolendo e facendo dileguare
le vocali atone, per es. It. veníre : Boi. vńir. Ma si tratta sempre
dell'azione di un suono sull'altro. Conseguenza del dileguarsi delle
vocali è la formazione di gruppi consonantici spesso instabili:
da kalá si ha kla, quindi *klja donde lja, oppure kja donde ča.

I mutamenti di cui parliamo sono condizionati. Si ammettono
anche dei mutamenti spontanei o incondizionati, i quali secondo
Sievers dipenderebbero unicamente dal libero arbitrio dei parlanti.
Ma tutti i mutamenti avvengono in modo inconscio e, come credo,
sono sempre condizionati, ancora che la condizione sia ignota.

Le cause dei mutamenti fonetici sono dunque interne. Nessuna
influenza io posso attribuire a fattori estrinseci, quali il clima o
la conformazione degli organi vocali.

Quanto al modo di produzione e diffusione dei mutamenti linguistici,
ricorderemo che ogni deviazione dalla pronuncia tradizionale
e normale avviene presso un singolo individuo o presso
singoli individui, e può estendersi ad una comunità più ò meno
vasta. Cfr. § 249.

387. I mutamenti fonetici di cui noi ci occupiamo sono graduali,
e fra il punto di partenza e quello di arrivo possono trovarsi
molti punti intermedi attestati storicamente o comprovati dalla
comparazione. Dal latino augustum al francese u (scritto août) i
termini intermedi sono : agústoaγústaúst. — aút.

Nel Duala mu-tọ ‘donna’ è scomparsa ogni traccia del primitivo
-kali, che nel plurale b-i-tọ è ridotto a i. Forme intermedie
sono Subu mw-ai-tu, Congo ṅ-ke-nto per *m-ka(l)i-nto, ecc.

Dalla esplosiva sorda p non si passa direttamente alla fricativa
sonora v : come termine intermedio si deve-ammettere b o
f. Nella figura seguente sono esclusi i passaggi lungo le diagonali :

image p | b | f | v

Latino rapa > *raba > rava (cfr. faba > fava). Bilin ab
bocca : plur. afif da *ap(p) :afif oppure da ab :*aviv.

Vi sono però dei limiti ai mutamenti e, in generale, non si
danno passaggi da una delle serie k t p all'altra. Al latino quis
318corrisponde l'umbro pis, ma il p di questa parola non deriva
dalla gutturale, chè anzi questa è scomparsa (*kpis, cfr. Lat. bis
per *dbis da *du̯is) dopo aver cagionato il mutamento dello
nell'esplosiva.

E noi possiamo dire che rimasero sempre distinti i suoni che
erano già distinti nel periodo primordiale.

388. Non occorre che ci fermiamo a lungo sul postulato della
« ineccepibilità delle leggi fonetiche ». Queste non hanno lo stesso
carattere delle leggi naturali, per le quali, date certe condizioni,
necessariamente si avvera una determinata conseguenza. Le leggi
fonetiche dicono che, se in certe condizioni avviene un mutamento
fonetico (per es. ki > či), il medesimo mutamento avviene in
tutti i casi simili. Per esempio :

tableau latino | italiano | francese | spagnuolo | rumeno | lacte | latte | lait | leche | lapta | factu | fatto | fait | hecho | fapt

Vi sono delle deviazioni difficili da spiegare, per es. Latino
lŏcu fŏcu jŏcu, Spagn. luego fuego juego, lt. luogo e fuoco giuoco.

Bisogna poi tener conto del grado di esattezza articolatoria
e acustica, che può essere assai vario. Esattezza assoluta non si
dà, poiché sussistono sempre delle oscillazioni nella pronuncia, le
quali passano inavvertite. Ma presso alcuni popoli le oscillazioni
inconscie sono molto ampie. Un Papua pronunciò davanti a Sievers
la parola ‘caffè’ in cinque modi diversi senza accorgersi della
diversità : voka, vokʻa, vokχa, voga, voγa. È chiaro che, per la
comparazione, noi dovremmo considerare le cinque gutturali come
equivalenti. E Morice scrive : « the Déné ear can detect absolutely
no difference between, for instance, bés, knife, and pés ; déné man,
and téné ; go worm, and ko ; tʼλa, posterior, and kʼλa. Question
any Déné on the difference in the meaning of, say, the words
debe, mountain sheep, and tepe, and he will assert that you are
uttering exacty the same sound in both instances » (Amer. Anthrop.
IX p. 721).

Molti problemi sembrano essere di natura morfologica e sono
invece fonetici, e viceversa. L'alternazione del tipo φρήν : ἄ-φρων
si considera comunemente di natura fonetica, cagionata dall'accento,
mentre essa è di natura morfologica : φρήν è sostantivo,
ἄ-φρωv aggettivo (cfr. δυσ-μήτηρ sostantivo : δυσ-μήτωρ aggettivo).

389. Gli studi di fonologia hanno raggiunto, per alcuni gruppi
linguistici, un notevole grado di precisione che torna utile anche
319per la morfologia. E un certo legame vi è pure tra l'evoluzione
fonetica e la morfologica, in quanto non di rado questa è determinata
da quella (§ 364).

Per lo studio lessicale le corrispondenze fonetiche meno ovvie
aiutano grandemente a identificare parole che a primo aspetto
sembrerebbero non avere tra loro alcuna relazione.

Ma anche per determinare il grado di parentela linguistica si
può ricorrere con vantaggio alla fonologia. L'evoluzione fonetica
non segue sempre le medesime vie e, per esempio, un primitivo
s intervocalico si dileguò nel Greco dopo essere passato per h,
mentre il medesimo suono per il tramite di z si mutò in r nel
Latino. D'altra parte è innegabile che i mutamenti condizionati
in modo chiaro sogliono avvenire in una sola direzione (ki > či)
o in poche direzioni diverse (kwi > ki oppure kpi > pi).

L'accordo nell'evoluzione fonetica acquista grande importanza
quando i mutamenti siano insoliti. All'Azteco yaka-tl Tar. yaχka
Hopi yaka, Cahita yeka ‘naso’ corrisponde tāhkü nel Papago e
dāk nel Tepecano. Sapir considera come primitivo il y-. Senonchè
nel gr. Arawak la parola è -taku o -tako, Achagua -dako, Cauix.
-taga = Guato taga, Chorotega tako, Subtiaba dakko, Masaya
taʼko, Mosquito nán-ki-ták (mio naso, -ki- mio), Tehua tkḥó,
Changuina θaka-i (quindi Cibcia saka, Guaymi seku-a). D'altra
parte alle forme yaka e yeka si collegano quelle del Ciukcio :
iaχχa-ia, ieχa e jeko, nonché quelle del Jucaghiro : jogu, jogu-l
naso. E non è inverosimile pensare che tra quelle forme e queste
vi sia uno speciale nesso storico.

Fonologia speciale

390. Esamineremo in questa parte il sistema fonetico di ciascun
gruppo, i mutamenti e le corrispondenze interne, ricorrendo ad
altri gruppi soltanto in casi eccezionali, a conferma di fatti importanti.
E s'intende che considereremo l'evoluzione fonetica nelle
sue grandi linee e nei fenomeni più salienti, lasciando i casi particolari
e meno importanti allo studio interno dei singoli gruppi.
I fenomeni che hanno una vasta estensione (dittongazione, nasalizzazione,
ecc.) saranno studiati nella Fonologia generale.

Nella Fonologia speciale i singoli gruppi linguistici si susseguono
nell'ordine adottato in « Comparazioni lessicali », mentre
nella Fonologia generale hanno la precedenza quei gruppi nei quali
meglio si possono studiare i singoli fenomeni fonetici.320

Bantu-Sudanese

391. Per il sistema fonetico proto-bantu v. § 33. Le vocali
sono sette : i ẹ e a o ọ u.

Di esse i e a o u restano generalmente invariate in tutto il
territorio bantu.

Le vocali ẹ ọ sono conservate in due regioni fra loro molto
distanti, nel nord-ovest (Fern. Po, Camerun, Pongwe o Galoa, Fan
e Medio Congo), e nel sud-est, nel gr. Ciuana. Nel Konde le dette
vocali sarebbero continuate da i u larghi (quasi ẹ ọ), mentre i u
stretti continuano le vocali .primitive i u. Lo stesso può dirsi
dell'Ilamba, Kulia, ecc., lingue del nord-est, nelle quali però ẹ ọ
sono pure conservati molto spesso, per es. Kuyu mo-te albero.

Altrove ẹ ọ si confusero con i u. Però l'originaria distinzione
appare ancora dal fatto che in moltissime lingue le consonanti
subiscono davanti ad i u primitivi delle trasformazioni assai forti,
che non si verificano davanti ad i u derivati da ẹ ọ. Negli esempi
che seguono aggiungo dei raffronti con lingue africane extra-bantu,
i quali mostrano la grande diffusione di ẹ ọ.

Mbundu nord mu-kila coda, Ganda omu-kira, Ziba m-kira,
Digo mu-tšira, Lenge n-tšila ecc. : Pedi Sotho mo-sela ; Soko
mo-hela. Cfr. Sara kela, Bagrima gela, Kafa kera, Afar gärā,
Chamir džerā̍ coda, Nuba džer schiena, dorso, (ma M. džel-ew
coda : K. ew id.), Bilin in-gerā̍ id., L. 93 — Bena lu-limi lingua,
Bondei u-limi, Bisa i-limi, Lenge li-dimi ecc. : Pedi Sotho le-leme,
Tlaping lo-leme ; Duala e-yeme, Fan dẽm, inoltre Lolo Ngala
lo-lemo, Basa hi-lemb Bakoko o-lemb. Cfr. Efik e-dem, Ewe a-ḍé,
Sobo e-reme Egbele o-lemi, Pul ḍem-gal plur. ḍem-ḍe, Biafada
wu-dema Pagiade pu-leme, Nalu mi-lembe, L. 289 — Forma
comune lima ackern, hacken : Pedi Sotho lema. Cfr. Pul rema,
n-dema hacken, Ackerbau treiben, Bilin arem o aräm jäten,
L. 308 — Forma comune mu-ti albero : Rolong lo-re ; Bani ba-te,
Ngombe mo-le, Soko mo-te ecc. Cfr. Mose Kiamba Kaure Yula
Kasm te-, Gagiaga yí-te albero, Pul yi-te fuoco, Soso te id., L. 220.

Forma comune -kumi dieci, Shona -gumi, Zulu -šumi : Pedi
-some Sotho -šome ; Duala -om, Pongwe -gomi. Cfr. Bode goma
plur. gomi, Hausa goma plur. gomi-a — Bondei lu-kuni legna
da ardere, Xosa u-kuni, Masasi i-kuni, Pondo in-kuni ecc. : Sotho
le-χong ; Fan e-kon, Pongwe i-koni. Cfr. Bute kon, Tiwi konu
legna da ardere, Vai kong albero, L. 34 — Ganda ku-tu orecchio,
321Luba di-tu, Sukuma ma-thu : Bani ba-to, Ureka ma-to, Fan a-lo.
Cfr. Ewe to, Bute to, Mano e Gio , Dewoi (gr. Kru) , L. 230.

392. Vediamo ora se il sistema primitivo, pre-bantu, sia da
ritenersi più semplice.

Un fatto importante è che, secondo Meinhof, nel Bantu non
vi sono veri dittonghi. Quando per ragioni morfologiche, o per
il dileguarsi di consonanti, vengono ad incontrarsi due vocali, il
iato che ne risulta si elimina in vario modo (Meinhof, Lautl. 20),
Qui c'interessa specialmente la trasformazione di ai e ia in e e
di au e ua in o, perchè da essa risulta l'origine secondaria di
e o almeno in molti casi.

ai — B. na quattro ; Sena Nganja gi-Tonga, Kele Galoa
Benga na-i > Duala Isubu nei, forma comune ne, Siha i-ni,
Mambwe ni — Karagwe ecc. mu-kaga sei ; Ziba mu-kaga-i e
mu-kage — Karagwe ecc. mu-enda nove ; Ziba mu-enda-i
B. ma-ta saliva ; Kulia ma-ta-i, forma comune ma-te, Pedi ma-thẹ,
ma-rẹ, Hehe ecc. ma-ti, Fipa ma-thi — B. kala restare, rimanere,
Yalo kala-kala ehemals, Shambala ʼkala-ma immerwähren,
kala-mu ewig ; B. *kala-i > kale alte Zeit, Fipa kali. Altre
forme di locativo sono Bondei n-da-i dentro (: Lolo n-da id.),
ny-uma-i behind, Kulia ha-i hier (anche wo ?), hoho-i da, hara-i
dort < B. pala-i — Kuyu rema-i coltivate !, Kamba ona-i vedete ! ;
Suaheli pende-ni da *penda-i-ni amate ! — Ziba iga-na : perf.
iga-i-ne, Ziba ba : perf. ba-i-re essere ; Kondepha : perf. phe-le
dare, ṭhwa-la : perf. ṭhwe-le portare — Taita o Sighau rwa-i
mosquito = VII Mon rua-i o ruo-i, Bannar ro-i, Sakai rō-i,
senza -i : Santali ro, Mundari ro-ko Ku-rku rū-kū (=IX Otuke
ru-ka Bororo ru-ke), VI Uaripi o-ro Toaripi o-ro-pea Milareipi
e-lo-pea mosca.

oi — Ganda ecc. mo uno ; Ziba -mo-i id. : forma comune
mw-e — Bondei loc. kelo-i domani mattina — Ziba bo-na perf.
bo-i-ne vedere : forma comune bw-e-ne — Sotho boela retourner
(cfr. Pul ʼbōila umdrehen, umwenden, e l'affine waila, m-baila id.,
sich umwenden, sich verändern) : Dzalamo bwela — B. -tọ e
-to-i : -tw-e orecchio, L. 230.

au — Bantu pa- prefisso locativo ; Sotho dim. φaọ > Cafro
a-pho — Bakundu laudi bello : Duala doli — Dzalamo gala
envoyer, Pokomo gala partir, Kuyu gara-ra retourner ; Yao e
Nganja galau-ka (per *galagu-ka ?, cfr. Rundi garagu-ra) retourner :
forma comune galu-ka — Herero pondau-ka ‘langsam, träge
sein’, cfr. pondo-ka ‘abgerieben, abgewischt sein’ da ponda
abscharren — Fipa kalau-ka > kalo-ka sich beeilen. Cfr. II Arabo
322ḳalau- vehementer impulit, IV Greco κελεύ-ω, Germ. hlau-p- correre,
VII Santali hilau bewegen, zittern (: Fipa kilu-ka springen),
L. 97 — Yao sau-ka avoir besoin, désirer : Bondei so-kela,
Tlapi tlhō-ka, Sotho e Pondo hlo-ka. Con sauka cfr. II Arabo
šauḳ brama, desiderio, IV Sanscr. šˈōka- dolore, V Ostjaco N. šok
sorge, betrübniss, Sirjeno šog trauer, leid, kummer, VII Nicobari
čok dolore, Riang sawk doloroso (accanto al semplice su id. =
Khasi sāu kummer), L. 30.

I pronomi e avverbi dimostrativi della seconda posizione sono
formati con -o, per es. ki-o > č-o e kw-o > k-o. Similmente
pa-o > po (v. s.), *ba-o > bo e *ka-o > ko, Pron. 298. Cafro
bona essi (= Kafa bono-, bone-, Dippil buna, Dimasa bōni-,
Pron. 295) da *ba-ona : cfr. Aram. -hōn.

ia — Sukuma ecc. pia nuovo : Herero pe — Bantu caus.
-ia : Duala -e — Kulia *nia > ne defecare, *mi-aka > meka
anni — Herero jaha-ma : Ndonga eχa-ma sbadigliare, e al contrario
Ndonga japu-la aus dem wege räumen : Herero jepa auf
die seite weichen, cfr. Pedi yeφa difendersi, eφọχela schivare,
Suah. epa cercar di sfuggire, epu-ka evitare, Konde epha parare.

ua — Bantu -bọa, -bwa cane : Duala Isubu m-bo (Bulu Fan
Jaunde m-vu) — B. gọa, gwa cadere : Duala Isubu ko (Bulu
Jaunde ku), cfr. Mosci ho Siha wo — B. kua morire : Duala wo
(Bulu Fan Jaunde wu) — Bantu buata, bwata vestirsi : Duala
ʼboto Isubu boto, Fan bora Galoa båria — Bantu mọ-ana, mw-ana
fanciullo : Kimbundu Mbamba mona, Kuanj. o-mona, Bulu Fan
mone, Jaunde mòn (Duala muna), Kulia mona accanto a mwona e
mwana — Kulia ńwa > ńo bere, kurwa > kuro beweint werden,
*ẹn-kuare > ẹn-kore rebhuhn, *ruara > rora schmerzen.

393. Le lingue del gruppo Ewe possiedono le sette vocali del
Bantu, ma l'origine secondaria di e o appare evidente in molti
casi. Secondo Westermann, Sudanspr. 199, e deriverebbe da ae
e o da ua. Ogni e dell'Ewe sarebbe da ae, per es. ke (*kéè) da
káè berühre es. Per o dell'Ewe si notino i casi come su-so da
*su-su-a übrig sein e so da *su-a passend sein (su genügen).
Abbiamo le seguenti corrispondenze :

tableau ewe | ci | ga | yor. | ef.

Non vi può essere dubbio che da u̯a si passò ad o per il
tramite di uo ancora conservato, per esempio, nel Ga kwo accanto
a ko essere alto, ku-kwo accanto a ko prendere. Cfr. anche Ewe
ku-a il seme, dial. ku-o.323

Avviene spesso che in luogo di e o del Bantu si trovino dittonghi
ascendenti in altre lingue africane. Per esempio, al Bantu
gona occid. kona ‘russare, dormire’ corrispondono le seguenti
forme : Ngola koana, Mende goan-di, Kasm goana, Ci huãné Ewe
φã russare, Mbe a-goeĩ, Gurma guani, Guresa goa, Dzelanga
gbon-la dormire, Hausa koana accanto a kon-ta dormire, kwānā
sonno, Quara gān-dž dormire. La stessa cosa si osserva rispetto
ad ẹ ọ, per es. Bantu -kọni legna da ardere : Lefana ke-kweni
(= Nki ke-kon), Munsci e-kwonu id., Afudu e-kuan id., albero,
Alege e-kuẽ albero, Bayong n-kuin > n-ken legna, Okam e-gbon
da *e-gwon. Kanuri kanu da *kwanu fuoco, Nandi kwen-do pl.
kweni-k legna da ardere. Si può essere in dubbio se le vocali
semplici derivino dai dittonghi o viceversa. Tratteremo di questo
problema nel capitolo sulla dittongazione.

394. Risulta dunque chiaro che in molti casi e o sono di
origine secondaria. Aggiungiamo che vi sono indizi di un'alternazione
fra e o ed ẹ ọ (= i u del « main group »).

Secondo Torrend (pag. 56) nel Tonga e in parecchie altre
lingue bantu e accentato e nel mezzo di parola alterna con i non
accentato in fine di parola, per es. a-fué vicino : a-fué-fui vicinissimo,
-mué uno : mué-mui pochi, i-kumi dieci : ma-kumé-kumi
cento, mu-sé terra : mú-n-si nel suolo. In molte lingue bantu si
ha io : ni-bóna io vedo (cfr. IX Azteco io : ni-némi io vivo).
Di fronte a -le radd. -le-le ‘lungo, lontano’ (Less. 280), abbiamo
-ta-li e -ta-li-ka ‘lontano’ (Less. 250) ; v. Pron. 349 e 363.

Nel Ganda abbiamo uno, coi prefissi gú-mu, kí-mu, ecc.
Cfr. anche Ziba -mó-i uno : forma comune -mw-é, Ziba bo-i-ne
(perfetto di bo-na vedere): forma comune bw-é-ne. Num. 148 seg.

395. Nel Duala è già molto sviluppata la tendenza ad elidere
le vocali finali. Così le sillabe -ni -ṅi -ńi perdono la vocale :
i-son vergogna, mw-en ospite, mw-enen luce, -en perf. di ene
vedere, -soṅ perf. di soṅo auflauern, mu-koṅ Brechstange, -pań
perf. di pańa scheinen, mw-eń ovo. I pronomi dimostrativi in -n,
come nun nin din, occorrono anche in forma arcaica : ini, bini,
dini. Anche -mi perde la vocale : -a-m mio, ʼbw-am bontà (interr.
bwami-ẹ ?), -dim perf. di dima erlöschen, mu-kọm schiavo.

Oltre alla vocale scompare anche il precedente l in molti casi,
per es. ʼba da balẹ due, ʼbo puzzare (ma ẹ-ʼbolu puzzo) da bola.

Poiché le consonanti primitive k g l di regola scompaiono e
parecchie vocali finali pure, le parole si riducono spesso a monosillabi
(Meinhof, Lauti. 169), come nelle lingue sudanesi del tipo
Ewe. Cfr. Duala mo-to : Balong mo-ṭ : Bafo mo uomo.324

Nello Nkosi possono dileguarsi quasi tutte le vocali finali,
per es. a in n-dim : Duala n-dima cecità, i in a-ba̍d : Duala
di-badi fegato, o in n-dab : Duala n-dabo casa, u in n-sēr : Duala
ma-seru barba. Delle consonanti che in tal modo diventano finali
k e p scompaiono e nd si riduce a n, per es. jo : D. joki Salböl,
n-lō D. mu-lọpo testa, kon : D. wondi Reis, Bohnen, a-kon : D.
di-wondi Balken, Pfosten. Il t rimane : a-bat Tuch = D. di-bato.
Talune consonanti rimangono imperfettamente articolate e la vocale
che precede acquista una pronuncia speciale « abgehackt » o
« stosshaft », per es. mu-ád donna, ma mu-ā̍d a n-kāla donna
del bianco.

396. Con la tendenza al monosillabismo si accompagna la
formazione dei toni, specialmente di quelli composti. Importante
è ciò che scrive Nekes, Anthropos VI, sulla persistenza dei toni :
« Die Schlusssilben gingen nicht spurlos verloren, sondern blieben
in ihren Tönen bestehen ».

Un confronto con lo Shambala dimostra che ˋ ˋ danno nel
Jaunde ˋ e ́ ́ danno ́, per esempio Shambala u-γàngà medicina :
Jaunde n-gàṅ incantesimo, Sh. n-gòmà : J. n-gòm tamburo ; Sh.
šíngó : J. kíṅ collo. Però in luogo dell'acuto il Jaunde ha spesso
il medio, per es. Shambala zímá : J. dim verlöschen, Sh. tátú :
la tre, J. n-nom da *n-nómó marito (ma n-nómˈ kuβ gallo).

Più interessante è la formazione dei toni composti, acuto-grave
o circonflesso e grave-acuto (per maggior, chiarezza sciolgo
la vocale in due) :

J. tálà > táà vedere — J. fágà > fáàk pettine —J. mètágà
> mètáàk grandine — Bakpelí li-yómè : J. a-wóòm dieci.

J. dzàlá > dzàá Gehöft — J. n-nòóm da *n-nòmó Greis —
Shambala wàwá : J. a-fàáβ ala.

Però in luogo del circonflesso si ha talvolta il medio, per es.
kúlù > ku tartaruga, Sh. šánò : J. tan cinque.

I prefissi nominali hanno tutti il tono grave. Scomparendo il
prefisso, o fondendosi col nome, il tono scompare senza lasciar
traccia. Questa osservazione è importante per le lingue sudanesi
del tipo Ewe, nelle quali i prefissi sono appunto scomparsi senza
lasciar traccia.

397. Nell'interno della parola in certi casi la sillaba nẹ ha
perduto la davanti a consonante nella quasi totalità delle lingue
bantu. Il prefisso della classe IX (animali), originariamente nẹ- opp.
ẹ-nẹ-, si presenta di regola nella forma ny- davanti a vocale,
in- o n- davanti a consonante. Soltanto in alcune lingue del
nord-est trovo ni- davanti a consonante : Taweta ni-bao V iena,
325ni-singo IX collo, ni-goši IX collo, nuca, ni-fuo IX naso, ni-beta
V piccione, ni-ganza V mano. Però, come si vede, il ni- della
classe IX si confonde col ni- della classe V, e questo sta per li-.
Cfr. Kilimane ni-bata V anitra (Yao li-wata), Moz. ni-kuva osso.
Il Taweta ni-bao ricorda nē-bu dello Eliri (Kordofan), che è il
plurale di té-bu iena. Cfr. Tumtum ni-galo uccelli.

Meno diffusa e più recente è l'elisione di nella sillaba mọ
davanti a consonante. Alcune lingue, come lo Herero, conservano
la vocale in ogni caso ; altre, come lo Suaheli, in ogni caso la
elidono ; altre infine, come il Duala, la elidono solo davanti a
consonante labiale (per es. mul-, ma mp- per mup-).

398. Le esplosive sorde primitive k t p (secondo Meinhof propriamente
kʼ fʼ pʼ) vengono continuate nel modo seguente.

a) Sono conservate in regioni assai distanti (Herero e
Ilamba). Nella regione orientale possono essere accompagnate da
occlusione laringale o, in luogo di essa, da aspirazione.

tableau her | ilamba | zig | bondei | suaheli | cafro | konde | yao | dzalamo | shambala | namwezi

Cafro e Konde kh nella sillaba tematica per influenza del
l'accento forte, nel resto k.

Come si vede, non sempre vi è omogeneità nel trattamento,
poiché la labiale è spesso ridotta a h. Cfr. ancora :

tableau digo | nika | siha | pokomo | sango

b) Dalle aspirate per il tramite delle affricate si passa alle
fricative, e per influenza della sonorità delle vocali le sorde diventano
in parte sonore :

tableau pedi | makua | venda | galoa | pul | duala | wol | serer | tem

Lo stadio delle affricate kχ tr pφ sarebbe attestato dal
Kinga. L'evoluzione th o ṭh > *ṭṛ > (Venda) > r, ammessa da
Meinhof, è senza dubbio molto notevole (però l deriva da t certamente
per il tramite di d).

Il Sotho ha γ invece di χ dopo vocale e il Venda ha talvolta
γ iniziale. Il b da p trovasi, per esempio, nel Kimbundu.326

399. Ma sopratutto notevole è la liquida in luogo del t.
Studiamo perciò l'estensione di questo importante fenomeno.

1. Forma comune mu-tima cuore, Soko mo-tema — Masasi
m-rima, Moz. e Ciuabo mu-rima — Pongwe o-rema ; Duala
mu-lema, Ngombe mo-lema, Nono n-lema ; Fan n-lẽm, n-nẽm.

2. Forma comune mu-ti albero, Soko mo-te ; Boko mw-iti id.,
Poto mw-ete — Mosci m-di — Giaga, Medo mu-ri, Nyambane
mu-ri-m, Ciuabo mo-ri o mu-re, Rolong lo-re, Ronga mu-rži ;
Masasi e Moz. mw-iri — Pongwe e-re-re ; Ngombe, Rundo mo-le,
Jaunde hi-le, Fan e-li ; Benga ele, Duala bw-ele.

3. Forma comune ma-futa grasso, Rangi ma-kuta — Masasi,
Moz., Nyamb., Ciuabo ma-kura, Pedi ma-χˈura, Magiame, Ronga,
Sotho ma-fura, Giaga ma-vura — Benga ma-vule, Duala m-ula.

4. Forma comune tuma mandare, Lolo toma — .Mosci duma
— Lenge, Magiame, Moz., Venda ruma, Nyamb. rumiya, Ronga
ržuma, Pedi Rolong Sotho roma — Benga, Duala, Ngombe loma.

5. Forma comune tuka maledire — Lenge ruka, Pedi Sotho
roχa — Duala loa.

6. Forma comune ku-tu orecchio, Suk. ma-tu, Puku i-to, ecc.
— Medo ña-ru — Noho mu-lu, Fan a-lo.

7. Forma comune mu-tu testa, Poto mo-to — Mosci m-do
— Lomwe, Masasi, Moz. mu-ru, Ciuabo, Rundi mo-ro — Noho,
Puku, Tanga mo-lo, Jaunde n-lo, Bea n-lö ; Fan n-lo, n-lu.

8. Forma comune tunga legare, Bangi tonga — Venda runga,
Sotho roka — Duala longa.

9. Bantu -lito pesante, Poto -lito, Suah. -zito, Suk. -dito, ecc.
— Duala, Noho -dilo.

Molto importanti sono le forme del numerale ‘tre’. Le forme
comuni sono tatu e satu — Giaga Mosci Magiame, Lenge, Ngiuane
(gr. Komoro), Moz. e Ciuabo raru, Pedi, Nyamb. raro, Lomwe
e Masasi taru, Nyambane, Rolong Sotho tharo, Magiame saru,
Ronga ržaržo — Pongwe tjaro, Rundo aro ; Benga Duala Noho
Puku lalo, Tanga Wuri lalu, Jaunde lal ; Fan lal, .

Troviamo dunque l nelle seguenti lingue del nord-ovest : gruppo
del Kamerun (Duala, Benga, Jaunde, Noho, Puku, Tanga, Bea).
Il Rundo avrebbe r accanto al. — Fan (qui anche n in condizioni
speciali, inoltre -t conservato : džit pesante). — Delle lingue
del Medio Congo soltanto lo Ngombe presenta l, le altre conservano
il t, che rimane pure nel gruppo di Fernando Po.

Nella regione del nord-ovest soltanto il Pongwe ha r (Rundo
r e l). Ma r ha invece una grande diffusione nelle lingue del
sud-est : gr. Makua o Kua (Ciuabo, Tugulu o Mozambico, Medo,
327Masasi, Lomwe) — Venda — Lenge o Siga col Nyambane —
Ronga (r e ) — gruppo Ciuana (Pedi, Sotho, Tlaping, Rolong).

Ma r da t trovasi anche nella sezione orientale del « main
group » : gr. Taita (Magiame, inoltre Mosci r accanto a ) —
Giaga o Djagga e Gweno — Rundi — gr. Komoro (Ngiuane).

Però nel Duala sono spesso conservate le primitive consonanti
k t p. Ciò avviene nell'ultima sillaba della parola, specialmente
davanti a i o u, per es. n-doti sogno, ńati bufalo, ẹ-yapi ascella,
bʼẹ-lopi Unrat (Suah. thope Schlamm), n-gutu coperchio (accanto
a kuḷumane coprire), ẹ-sẹku-sẹku singhiozzo, sẹku-mẹa singhiozzare.
Si trovano poi le medesime consonanti come iniziali o mediane
di verbi : pite sperare, ipe cuocere (ipele cuocere per qualcuno,
cfr. Bari pel- arrostire), kọla diventare grande, forte. Di regola
k t p derivano da nk nt mp, come vedremo nel capitolo che tratta
della nasalizzazione.

400. Nelle lingue sudanesi l'esplosiva in parte è conservata,
in parte è mutata in liquida. Darò esempi della liquida.

Biafada bu-ri pl. ma-ri albero (invece ma-ti- Pagiade ma-t
= Wolof ma-t legna) ; Gio gi-ri Mano yi-ri = Gagiaga yi-te
albero (Pul yi-te fuoco), Soso wu-ri accanto a wu-di ; Karekare
re-re — Bola mu-mo-l Sarar bu-mo-l albero, Boia ka-mo-l Sarar
Pepel i-mo-l legna ; cfr. Ngombe mo-le. Less. 219.

Dewoi (gr. Km) orecchio = Fan a-lo ; cfr. con la sonora
Gbe do-χũ, Akurakura o-di, Koama de-γa. Con raddoppiamento :
Bamom a-tot, Balli n-tud e n-tur-, Nsho ké-tor pl. é-tor, Kandjaga
tur ; Vei turo, poi con l Mand. tulo o tulu, Bamb. Kono tulo,
Soso tula dial. tuli = Tene tuli. Less. 230.

Bulom ra tre — Kukuruku é-là, Akposo e-lá, Boviri be-lalé,
Banyun χa-lal.

Per la grande diffusione del tipo t-r ‘tre’ v. Num. 420. Raro
è t-l : Degha tolo, cfr. Kawama (Kordofan) toli 3 ma kuri-tori
4 + 3, sette.

Un mutamento di t in r trovasi talvolta nel Yoruba. Westermann
dà i seguenti esempi (Sudanspr. 191 seg.) : Yoruba ta comperare
e ra vendere (a pag. 187 vendere ; cfr. Ci ta, Kandjaga
ta = Yula taγa id., Bantu tenga ma Shambala taγa comperare,
vendere, Kun. id., Arabo taga-ra commerciare, tāgi-r mercante)
— Ewe strisciare : Yor. ra — Ewe lo raccontare : Yor. ro
(cfr. Vei ro dire) — Ewe tu schmieden : Yor. ro da *ru-a
Ewe ti-tina mezzo, Ga teṅ : Yor. a-rĩ — Ewe a-tõ cinque : Yor.
a-rũ (cfr. Yebu a-ru, Atakpame e-rũ, poi con l Boe e Lefana
e-lõ, Borada e-ló, Boviri bw-e-ló, Akpafu y-i-lú ; v. Num. 95 e 429).328

Wolof raba tresser, corder : Sotho thapo corda ; W. robu être
enseveli : Sotho se-topo = Thonga n-thumbo cadavere ; W. râf
dessécher, dépérir : Herero topa. Pul raḍa chasser : Shona tanda ;
Pul rōnda charger, porter : Rundi tunda porter. Ma delle corrispondenze
del Pul, Wolof, Serer, Tem, ecc., col Bantu, tratteremo
a proposito delle alternazioni delle consonanti per effetto di nasalizzazione.

401. Le esplosive sonore primitive g l b vanno soggette a
minori mutamenti delle sorde. Tenuto conto del trattamento del
g, si possono distinguere tre gruppi.

a) In molte lingue il g è conservato :

tableau ilamba l dzalamo | namwezi | suaheli | sukuma | bondei | konde | nika | digo | sango | shambala | yao | zig | pokomo

Il g è conservato anche nel Rundi, Kerewe, Ziba, Ganda,
Nyoro, ecc. Il Kinga ha perfino e così pure il Bondei come
iniziale. Lo y o j del Pokomo deriva da lj per palatalizzazione
di l, cfr. del Makua e accanto a l del Bondei e Shambala.
Si ha r da l anche nel Kuyu, Kerewe, Ziba, Nyoro, Tete, ecc.,
e spesso accanto a l. Cfr. r dello Herero.

b) In parecchie lingue il g si ò dileguato :

tableau pedi | makua | cafro | siha | venda | herero

c) Anche nel Duala, il g scompare, e poiché scompare anche
l la serie si riduce al solo . Però trovasi anche k in luogo del
primitivo g, e questo k costituisce una caratteristica del gruppo di
nord-ovest (« k occidentale »), poiché esso trovasi nelle seguenti
lingue : Nkundu, Bangi, Teke, Congo, Kele, Galoa, Bulu, Fan,
Benga, Jaunde, Isubu, (Kwiri ?, Noho h). Nel Galoa esso alterna
col g primitivo, per es. kamba parlare : gamba parla ! Studieremo
il fenomeno e la sua estensione nel capitolo che tratta della
nasalizzazione.

402. Meinhof fa derivare da γ anche il y o j che trovasi
accanto a ʼ (zero, dileguo) in molte lingue, per es. y e ʼ Suaheli
Zigula, y j e ʼ Namwezi, j Sukuma Shambala Sango, ʼ Yao Konde
Pokomo. Qua e là si avrebbe anche dj, per es. nel Yao e Sango.
329Ma è inverosimile che nella medesima lingua uno stesso suono
in identiche condizioni (per es. davanti a o) sia rappresentato ora
da g ora da y o j, e scompaia anche del tutto. È impossibile
ammettere una sola e medesima iniziale per forme quali

tableau yao | janeka | gamba | galoa | anea | kamba

come fa Meinhof, il quale ricostruisce un proto-Bantu γaneka
con la medesima iniziale di γamba.

Nei casi come Yao i-aneka si tratta di un prefisso mobile
identico a quello che si trova nel comune i-kala accanto a kala
rimanere. Cfr. il prefisso verbale i- del Masai. Perciò noi abbiamo
nel Bisa aneka e y-aneka, nel Nyanyembe y-ala ma anikela.
Invece di y- o j- trovasi spesso ny- o nj- e anche in-, per es.
Herero ń-aneka ‘stendere per asciugare’, ń-ama saugen ; cfr.
Sango jin-za venire. Il Subiva presenta di regola z, che può
derivare da j.

Ciò implica l'esistenza nel proto-Bantu di parole comincianti
per vocale. Sarebbe strano che fossero escluse le vocali iniziali.
Meinhof, veramente, nella prima edizione della sua Fonologia prepose
un γ anche in quelle parole che cominciano per vocale in
tutte le lingue bantu conosciute, contro di che io protestai in
« Unità » pag. 210 ; ma nella seconda edizione egli non esclude
più le vocali come iniziali (le riserve teoriche a pag. 45 non
hanno un gran peso), e in ciò io vedo un notevole progresso.
Dopo i prefissi i temi con vocale iniziale non sono rari, per es.
mọ-ana fanciullo, ny-atẹ bufalo, -ọma schiena, dorso ; ma abbiamo
anche ọka bruciare (con prefissi Ganda y-okya, Congo w-oka
Thonga w-oša, Luba s-oka, Herero nj-osa) e ota scaldare, scaldarsi
al fuoco (talvolta y-ota), donde mọ-oto > mw-oto fuoco.

È poi evidentemente impossibile far derivare da γ un y o j
cui corrisponda nel Sotho. Da *γu potrebbe spiegarsi il dimostrativo
comune yu, ma eo del Sotho ? E converrà ammettere
anche y intervocalico. Da un primitivo -aγa ‘fiato, soffio’ Meinhof
trae il Pedi m-oya ecc., ma a ciò osta il Sotho m-oea vento.
Abbiamo Konde -ayu ‘soffio’ e Suah. -ayo ‘sbadiglio’ e, distinto
da esso, -oyo e talvolta -oya ‘soffio, fiato, vita’, Tonga e Luyi
y-oya respirare, rad. oẹ- (Nkundu l-oi), cfr. Pul wēyo aria, Dinka
wēi respirare, Indoeur. wē- e wēi- soffiare, Sanscr. vāyú- vento,
aria, ecc., mentre all'altro tema corrisponde, per es., l'Atakpame
àyá vita, ayé aria, vita ; Less. 159. Il Kamba i-kuyu pesce è
= Austr. kuyu, Less. 44. Invece di -kaγa ‘villaggio, patria,
330dimora’ deve porsi -kaya, cfr. Nandi kai- casa e la serie del
Ted. hei-m, Less. 6. Il Tlapi thae-a non può essere identificato
al Yao taga porre.

403. Tuttavia sta di fatto che a g corrisponde qualche volta y,
specialmente nello Herero. Do prima esempi per la iniziale.

Bantu gaba dividere, distribuire : Konde yaβa o jabʼa, Senga
yawa — Kaguru ecc. galuka retourner : Senga yaluka, Herero
yaruka (ma Ndonga galuka, Kwanyama aluha) — Bantu gana
déclarer : Her. yana (ma Ndonga gana) — Dzalamo a-gamila,
Shamb. e-γama appuyer sur, Ndonga i-gameka s'appuyer : Her.
ri-yameka (Kw. li-ameka) id., cfr. Xosa a-yama appuyer sur —
Bantu gona russare : Her. ona e yona o jona (=Kw. yona, ma
Ndonga gona) — Suaheli gund-ua sorprendere chi sta appiattato :
Her. junda sich verkriechen — Nyandja gum-ula abbattere : Her.
juma hauen, schlagen — Suaheli -gumu hart, schwer : Sango
juma trocken werden.

Si può supporre che, per esempio, ridottosi gona a ona per
dileguo del g, a questa forma si sia premesso il noto elemento y.
Infatti non di rado invece di y trovasi w davanti a o, specialmente
nel gr. Thonga e nel Congo. Ronga wololoka (ma Thonga
ololoka = Subiva ololoka) : Suaheli ecc. golola, Hehe goloka se
redresser — Thonga woša caus., Congo woka scaldare : Suaheli
oka, Konde okya — Her. wota e βota accanto a ota scaldarsi —
Ronga wonda, altrove onda dimagrire (Her. on-gondi IX povero)
— Ronga woma, Congo wuma, altrove oma o uma, yoma o
yuma dessécher.

Vediamo ora alcuni casi di g mediano.
Bantu oga bagnare, lavare : Her. y-oya o j-oja attingere col
cavo della mano (ma Nd. y-oga) ; invece Luba owa, Less. 445
— Bantu laga ordonner : Tlapi Pedi Zulu Thonga Venda Luba
laya, Her. raya o raja. E il Sotho laea ? — Bantu loga stregare :
Fedi Ronga loya ; invece Venda owa = Bisa Subiya Luba lowa,
Mbundu Mbamba Mbangala loua, Her. rova o roβa Kw. lova
(ma Nd. loga). E il Sotho loea ? — Bantu taga e tega porre :
Pedi raya e rea, Tlapi thaea, Less. 208 — Bantu -bega spalla :
Konde iki-beya — Suaheli m-begu seme : tipo comune m-beyu e
m-beu, ma Xosa im-bewu, Tikuu m-bevu — Bantu boga temere :
Kuyu oya, Tonga oyo-wa, Pedi βọi-φa, Xosa oyi-ka — Bantu
bọla-ga uccidere : Venda βula-ya. E il Sotho bola-ẹa ? — Herero
kaβa-ja ‘essere affamato’ da kaβa ‘essere vorace’.

In alcuni di questi casi possiamo ammettere dei suoni di
trapasso (Gleitlaute). Da loga si ebbe loa, donde lowa. Cfr. Duala
331ẹya per *ea = B. lẹla piangere, ẹ-yẹme per *ẹ-ẹme = B. -lẹmẹ
lingua, Meinhof 150.

Il Kulia conserva di regola il primitivo g, ma in alcuni casi
lo muta in y. Abbiamo aga-higu piccola spada : omu-hiyu spada
da B. pẹga battere, obu-roye malattia da B. loga stregare. Notevole
è bureya accanto a burega e bureiga raccontare. Quest'ultima
sembra essere la forma più antica, derivata da *bura-i-ga =
Bantu *bola-i-ga, donde anche burega, mentre bureya sarebbe da
bureiga con elisione del g. Noi vedremo in seguito che il Sotho
finya ‘stringere’ sta per *fín-i(g)a e il Dzalamo finga id. sta
per *fín-(i)ga, e nella Morfologia troveremo frequentemente il
suffisso -iga o -ẹga accanto a -ga. E ora diviene facile spiegare
la duplicità taga e tega : la prima forma è ta-ga, la seconda
*ta-i-ga o *ta-ẹ-ga, cfr. Tlapi thaea per *thaega, ecc. Così pure
si spiega il Sotho bo-ea per *bo-ega ‘revenir’ (Pedi βo-a, Cafro
bu-ya, Dzalamo ecc. bw-ela, Subiya Tonga bo-la), cfr. Malinke
bo ‘venir de’, Less. 368.

404. Tra i fenomeni più notevoli che riguardano le sonore è
il dileguarsi frequente di l. Nel Bantu orientale ciò avviene qua
e là, nel Pokomo, Siha, Suaheli, ecc. Ecco alcuni esempi.

B. lala giacere disteso : Fan ye. Cfr. Tikuu yala, Pokomo
yaa — B. lam- giudicare : Fan yem. Cfr. Suaheli amua, Kamba
amula — B. lepa essere lungo, Galoa dafva : Jaunde yab, Fan
ya. Cfr. Pokomo yeya, Taveta eha — B. lẹla piangere : Duala
Isubu eya, Fan Bulu yi. Cfr. Suaheli lia, Zigula ila, Pokomo
Kamba ia, Taveta iyia, Siha lia — B. lẹpa pagare : Galoa ipa,
Fan epa. Cfr. Kamba iva — B. -lẹmẹ lingua : Duala e-yeme,
Isubu i-yeme (ma plur. lo-lemi), Kwiri jèmè plur.-yèmè, Jaunde
ō-yem, Cfr. Kamba w-ime, Pokomo čw-imi — B. dẹ- prefisso di
classe : Galoa, Benga i. Cfr. Kamba, Mosci i — B. lota sognare,
-loto sogno : Kwiri, Isubu oto. Cfr. Suaheli ota, Pokomo yoha,
Kamba ota, Siha ohia — B. loba) pescare : Noho yobo, Duala
obo, Fan yop id., Isubu yobi pescatore — B. lomba pregare,
domandare : Kwiri ombo, Benga jombaka, Fan yom. Cfr. Suaheli,
Giryama, Taveta omba, Pokomo yomba — B. lọma mordere :
Kwiri umwa. Cfr. Suaheli, Pokomo, Kamba umalọlọ amaro,
lọla essere amaro: Fan yol, Noho yodi, Jaunde yo.

Come si vede, in luogo di l subentra spesso y.

Per studiare l'estensione del fenomeno si può esaminare utilmente
il numerale ‘due’. Le forme proto-Bantu sono or. bẹlẹ e
occ. balẹ. Senza consonante intermedia abbiamo (ometto i prefissi) :
Pokomo wii, Giaga e Gweno wi, Njwema e Kusu fi ; sezione di
332Nord-Ovest ba e *ba(l)i donde bei (Jaunde), be. Solo il Benga ha
i-bali e lo Dzarawa g-bari, mentre il Pongwe ha bani. — Con
ba vanno le seguenti forme sudanesi : gr. Atam e-ba, Eregba i-fa,
Yala e-pa, Akurakura o-fa, Okam m-fa, Yasgua m-va, Mbárike
i-fa in 7, Boritsũ a-fa, Efik i-ba, gr. Sobo e-va, gr. Nupe e-ba,
am-ba, Avatime ò-βa, Nyangbo-Tafi e-ba e ta-ba, Kanyop ngi-ta-ba
Fulup si-ka-ba o ku-ka-ba, Kru I -wa. — Appartengono al
tipo *bai donde be : gr. Atam e-be, Koro a-be, Nki be-fe, Alege
e-fe, Afudu be-fai, wa-Mbutti , gr. Sobo i-ve, i-fe, gr. Ewe a-we,
e-v e, Kru I wai, Bissago iso-be.

Vi sono poi le forme del,tipo ẹlẹ, alẹ senza labiale iniziale.
Abbiamo Kambali ile, Gurma , Tjemba ilē, gr. Boa ali, iri,
Alagian a-ire, ö-ire, Siti āre, Yoruba edži o edji, Ufruda dži,
Yabumbum azi. A queste ultime forme si collega il dji e ayi
del gr. Mose, quindi il Yebu eyi, Kebu , Akabu e Kögbörikö ī.
Così il numerale è ridotto al minimo.

Nel gr. Fulup il Limba ha ta (y)e per *tale e kae per *kale,
e il Pagiade ha mae per *male (cfr. Bonny mai).

Anche in 7 = 4 + 2 la liquida è spesso elisa, Num. 425.

Con elisione di liquida si spiegano molte forme brevi del,
gr. Ewe, mentre Westermann erroneamente pretende di spiegare
le forme più lunghe mediante un supposto suffisso ḷi. Ecco alcuni
esempi. — Ewe hinlegen e drà hinstrecken, sich hinstrecken,
forma fondamentale comune *dara = Bantu lala, Lobi dare dormire,
Kyama dary-a se coucher — Ci kˈi, Ewe klí e tšrí schivare,
f. f. comune *kili, Less. 183 — Ci gor(u), gol giocare, a-goru
o a-goro, donde a-go giuoco.

Il fenomeno della elisione di l ha dunque un'estensione considerevole.

405. Il Duala possiede accanto a b e accanto a d e a
l o . È necessario indagare la ragione della differenza.

1. Il b è comunemente rappresentato da tranne che davanti
i e u, nel qual caso si ha b. Il perfetto di bʼabʼa ‘essere caldo’
è bʼabi e il causativo bʼabise, e in luogo di *bʼa-itọ ‘donne’ si
ha b-itọ. Il prefisso della classe VIII (Bantu bi-) è talvolta bi-,
ma più spesso bʼẹ-, e il prefisso della classe XIV (Bantu bọ-) è
talvolta bu-, ma più spesso bʼọ-, forma regolare.

Il rapporto che passa fra bʼẹ e bi richiama quello che passa
fra lẹ o dʼẹ e di. Forme della V classe (Bantu lẹ-) sono : 1. di-bʼato
panno, di-a mano, dj-ombe (pl. m-ombe) porta, d-ina nome ; 2.
l-ẹ es ist, l-ambo e dʼ-ambo cosa, dʼ-ọngọ parte, dʼ-om dieci.
Quest' ultima forma non deriva da *di-om (Meinhof 150), che
333avrebbe dato *dj-om, bensì da *dʼẹ-ọm = Bantu lẹ-komẹ. Similmente
dʼa ‘mangiare’ sta per *dʼẹ-a = Bantu lẹ-a.

Si dice n-gadi ‘fucile’ (Bulu n-gadi lampo, tuono, Less. 175),
ma n-gal a Lọbʼa opp. n-gadʼ a Lọba tuono, n-dẹdi a-u opp.
n-del a-u la sua compassione.

2. Come dʼ-om ‘dieci’ del Duala sembra doversi spiegare il
Pul dʼ-om ‘questo, ciò’ (per es. dʼom wōdʼi dies ist gut) =
Fan z-om (accanto a bi-um), Jaunde dz-om, Kwiri Isubu y-oma,
Galoa ej-oma cosa. Infatti dʼom si suffigge anche a verbi e ad
aggettivi per formare dei nomi neutri ed ha accanto a se in tale
funzione -om. Si noti il seguente parallelismo :

tableau plurali | persone | liquidi | neutri

Senza dubbio bʼe ‘essi’ deriva da *ba-ʼé e il dimostrativo
bʼen ‘questi’ da *ba-ʼén. Similmente dall'incontro di b con ʼ
nasce (ossia , Meinhof ʼb) nei plurali come pōbʼe da fōb-re
Oberschenkel, bobʼi da wou-ru Mörser, pābʼi da fab-ru > fau-ru
rana. In simili casi si può invece raddoppiare la consonante, per
esempio debbo per *debʼo donna, pobbi iene, noppi orecchie, bonne
per *bon-ʼe cose cattive, balle giorni, ecc. V. Meinhof, Ham. 36.

Questi fatti possono chiarire l'origine delle consonanti « enfatiche »
del Pul (ossia consonanti con occlusione laringale : sonore
gʼ dʼ bʼ e — secondo Westermann propriamente ʼg ecc. —
e le rare sorde kʼ sʼ). Così, per esempio, dʼona e dʼonda ‘aver
sete’ sembra potersi collegare col Ganda eń-onta ‘sete’, nel qual
caso sarebbe un prefisso corrispondente a quello del Venda
d-ora per *d(i)-ota sete, Less. 172 e 290.

3. Nel Ganda tutte le consonanti, meno l y w, possono essere
rinforzate : spiranti ʼf ʼs ecc. forti e lunghe, occlusive ʼp ʼb ʼl ecc.
« précédées d'une légère aspiration ou arrêt de la voix ». Si
scrivono anche bb, dd ecc. Ora, come osserva la Homburger Phon.
52, le comparazioni dimostrano che il Ganda ʼ proviene dalla
elisione di un fonema :

tableau nyika | i-kuta | ganda | ʼkuta

Ma poiché Ganda ʼba ‘rubare’ è = Xosa ʼba (da altri scritto
bha), forma comune iba, sembra che le sonore rinforzate del Ganda
corrispondano alle sonore aspirate o « glottali » del sud. Cfr. anche
Tete pa = Bantu pa dare, ma pha = Bisa ipaya uccidere.334

406. Nelle lingue bantu sorde e sonore sono tenute generalmente
ben distinte.

1. Nella sezione di nord-ovest le sorde primitive tendono a
diventare sonore. Per t > l v. § 399. Aggiungiamo p => b, v (w),
mutamento che trovasi pure nel Makwa, Ziba e Ganda, ecc. Ecco
alcuni esempi.

Bantu pa dare : Mbundu ba-na, Luyi ba, Fern. Po ba ; Makwa
va-ha, Congo va-na, Kele , Bulu ve, Fan va, Jaunde vi ; Ziba
Ganda wa, Teke-F. wa, Duala wa-na — Bantu pala raboter :
Mbundu ri-baba tête chauve, Fern. Po lo-bao id. — Bantu papa
ala : Mbundu ri-baba ; Ganda ki-wawa (invece Ziba ki-papa) —
Bantu pola essere fresco : Duala bole ; Makwa wona, Teke-Fumu
wolo-go, Congo vola, Noho vo — Bantu poa, pwa seccare, seccarsi
> finire : Mbundu bua finire, Duala bo-ri id. ; Galoa voa, Fan
va — Bantu pọma battere : Duala boma.

2. Shambala Bondei Zigula Itumba bosi uno, forma parallela
a mosi dello Suaheli, ecc. Ora, accanto a -bozi il Sena ha posi
= Tete posi, Sofala posa con sorda iniziale inesplicata. Il Duala
ha e-wo da *e-po, cl. IX po da *n-po.

Suaheli -wili due, ma nel contare astratto pili con sorda
iniziale. Cfr. Pokomo -wii e pili, Kondoa pili, Dzalamo -bʼili e
pili, Hehe -wile e pili, Ziraha e Kwenyi pili, Sena -wiri e piri,
Sofala e Tete -viri e piri, Makua -ili e pili. La forma assoluta,
usata nel contare astratto, è dunque, pili o piri con la sorda
iniziale. Cfr. nel gruppo Mande : Gbele pile, Mano pere, Toma
fele, ecc. Si notino particolarmente Mau fila 2 : woro-m-vila 7,
Hueia falla 2 : ma-walla 7, ecc., Num. 69.

3. Notevole lo Suaheli buku V ‘grosso topo’ di fronte a
Herero e-puku topo. Cfr. Venda guṇi V ‘grosso pezzo di legna’
di fronte al plurale ma-ʼkuṇi.

407. Queste alternazioni fra sorde e sonore dovrebbero essere
studiate accuratamente. Qui esamineremo il mutamento delle sorde
in sonore per la « legge di Dahl ». In molte lingue bantu orientali
le sorde k t p si mutano per dissimilazione nelle corrispondenti
sonore quando nella sillaba seguente trovasi pure una sorda. Ecco
una serie di esempi.

k > g — Bantu -kupa osso, Suaheli fupa : Kaguru Nyany.
Sukuma i-guha, Bondei mu-vuha Shambala vuha, Rundi Nyoro
i-gufa Ziba m-gufa — B. ma-kuta grasso, Suah. ma-futa : Zigula
Bondei Shamb. ma-vuta, Dzal. ma-bvuta, Nyany. Sukuma ma-guta,
Kerewe ma-zuta, Ziba ma-yuta, Nyoro ma-gita — Bantu katẹ
mezzo : Dzalamo Bondei Gogo Shamb. Kerewe gati, Taveta Kuyu
335γati, Sukuma m-gati, Ziba a-gati — Bantu -koti nuca, Suaheli
u-kosi : Dzal. u-gosi, Bondei ki-gosi, Shamb. goši, Taveta i-goši
Bantu -kope palpebra : Zigula lu-gohe Kag. i-gohi ciglio, Nyany.
lu-gohe id., Sukuma ru-gohe, Ziba ru-goe ciglio — Bantu kọta
essere sazio : Helie Kaguru Shamb. Nyany. Sukuma Kerewe Ziba
Nyoro i-guta, Bondei e-guta, Taveta γuša (: Senga kuša).

Secondo Dempfwolff, osservatore accurato, nel Kulia il g proveniente
da k (per es. omu-gaka älterer verwandter) è « halbstimmhaft »,
mentre il g primitivo è « vollstimmhaft ».

t > d — Bantu tatọ tre : Hehe Gogo Nyany. Sukuma datu
— Bantu -tako ano : Hehe Sukuma i-dako, Nyika ki-dako
Bantu teta discuter : Dzalamo detha, Nyany. deta — Bantu teka
puiser : Dzal. deha— Bantu tota coudre : Nyany. dota.

p > b — Bantu pata tenere : Hehe Gogo i-bata saisir, Shamb.
bah-ula (invers.) séparer, ôter = Nyany. bat-ula. Makwa vara
saisir, Kimbundu bata porter, bat-ula = Mbamba bat-ula, sono
forme regolari — Nganja pas-ula fendere : Shamb. bas-ula, Kaguru
basa-basa ; cfr. Hehe bad-ula Dzalamo baj-ula. Kimbundu basa
regolare — Bondei pasa gemelli : Zigula ma-vaza, Nyanyembe
ma-wasa (= Duala ma-wasa, cfr. Bangui basa) — Bantu peta
curvare : Dzal. ved-ula, Nyany. beta — Bantu pẹta passare : Hehe
Dzalamo Gogo Nyany. Sukuma bita (= Kimbundu Luyi bita) —
Bantu pota torcere : Hehe Kaguru bota (= Kimbundu bota).

Si tratta di una tendenza che non ha il carattere di « legge ».
Così nello Dzalamo trovasi u-kope ‘palpebra’ accanto a u-gosi
‘nuca’ e il Bondei accanto a gati e ma-vuta ha heta da *peta,
teka, ecc. La Homburger, la quale osserva giustamente che « Cette
loi a besoin d'être précisée car les exceptions sont nombreuses
dans la plupart des parlers » (Phon. 57), dà poi essa stessa il
nome solenne di legge a due semplici tendenze neppure individuate
nel vasto campo delle lingue bantu, cioè 1° « Les sonores
intervocaliques tendent toutes à devenir sonantes (w, l, r, y) par
assimilation aux voyelles », e 2° « Toute sonore devenue semi-voyelle
peut être assimilée à la voyelle suivante » (ivi, 162).

Tuttavia le forme con sonora per la « legge di Dahl » sono
talvolta molto diffuse. Al Bantu or. gati corrisponde II Afar gŭdḗ
e III Udo dial. γathi (=I Taveta e Kuyu γati), Less. 207. Con
-daka lordura, -dako ano cfr. II Quara daχŭ-ā̍ lehm, Geez daχ-r
parte posteriore, Bilin däγ-rā̍ sterco, ecc., Less. 260.

408. Ritengo utile presentare nella seguente tabella le corrispondenze
normali delle esplosive sorde e sonore nelle principali
lingue bantu di ogni sezione.336

Tabella delle corrispondenze fonetiche

tableau pedi | sotho | tlapi | xosa | pondo | zulu | thonga | ronga | venda | makua | yao | konde | sango | matengo | hehe | dzalamo | suaheli | tikuu | zigula | bondei | kaguru | gogo | digo | nyika | girvama | pokomo | kamba | shambala | mosci | taveta | kuyu | siha | rundi | ker | nyoro | ganda | ziba | sena-bisa | bemba | tabwa | mambwe | subiya | tonga | luba | nkundu | bangi | teke | congo | mbundu | luyi | mbamba | mbangala | herero | ndonga | galoa | duala | fernando po337

Camitosemitico

409. A sentire i semitisti il vocalismo del proto-Semitico
sarebbe semplicissimo : a i u con le corrispondenti lunghe e coi
dittonghi ai au. La grande ricchezza dell'Ebraico e Aramaico
(Ebr. a e ẹ i o ọ u) e la ricchezza ancor maggiore dei dialetti
moderni sarebbe di origine secondaria, dovuta in parte all'accento
e in parte ad influenza di consonanti. Ma quello schema così
semplice — che ricorda il vocalismo ammesso un tempo per il
proto-Indoeuropeo — non soddisfa ne le esigenze della fonetica
ne quelle della morfologia. Perciò furono espressi dei dubbi, e
alcuni (per es. lo Zimmern) si mostrarono propensi ad ammettere
e o come vocali primitive.

La scrittura araba distingue tre sole vocali, a fatḥa, i kesra,
u ḍamma. Però nei dialetti odierni la pronuncia varia secondo
la natura delle consonanti contigue:

tableau suono normale | ä | presso gutt. | enf. | a

Sulla pronuncia della prima serie v'è accordo, su quella della
seconda vi sono divergenze fra i vari autori, le quali dipendono o
da inesattezze o da variazioni dialettali. La prima vocale avrebbe
anche il valore di u in ingl. but e la seconda il valore di i in
ingl. bird. E. ora prenderemo in esame alcuni fatti del dialetto
di Tripoli (v. il mio « Manuale dell'arabo parlato a Tripoli ».

1. Dopo le laringali ʻ e la seconda e terza vocale assumono
il suono di ö stretto (segnato qui ë) o di ö largo, per es. ḥëžĕr
class. ḥugr seno, ʻëšš class, ʻušš nido, ḥër-t disperai, ʻeš-t vissi
(cfr. invece gis-t misurai).

Avanti le laringali ʻ ḥ e h la terza vocale suona o, per es.
žoʻ-t io ebbi fame (cfr. invece kun-t io fui), mohra cavalla giovane,
o-hrob fuggi ! (cfr. invece u-skut taci !).

2. Le regole più importanti sono quelle che riguardano la
pronuncia della prima vocale. Essa suona a presso le laringali
ʻ ḥ e h, presso χ γ e davanti a r, per esempio ʻanz capra, lʻab
giocare, ḥafna manata, lḥam carne, hamm afflizione, krah aver
nausea, dχal entrare, γarb occidente, dkar maschio, marra volta.

La medesima vocale suona å presso le enfatiche ṭ ḍ ṣ e anche
dopo w, per es. mṭår pioggia, båṭån corpo, ventre, gbåḍ ricevere,
ṣåfra viaggio, wård rosa.338

In tutti gli altri casi il suono è ä, per es. älf mille, kälb
cane, säms sole, näfs anima, käbš montone, žmäl cammello. Con
älf cfr. Geez elf diecimila, con säms (altrove šems) cfr. Ebr. šämeš
e Sir. šemšā. Inoltre : Geez kenf ala = Sir. kenfā, Geez ebn
pietra = Ebr. äben, ecc.

3. I riflessi di daχala entrare, kataba scrivere e ḍaraba
battere sono rispettivamente dχal, kteb e ḍråb. Queste forti differenze
devono di necessità avere radici profonde, e non è lecito
considerarle come sorte in tempi recenti.

L'armonia tra vocali e consonanti è innegabile. Essa si manifesta
chiaramente nelle alternazioni come Trip, furkēta e furkēṭå
forchetta, ʻărīs sposo : ʻărōṣ sposa, rā̊ṣ testa : rwēs testolina, frā̊ṣ
cavalla : frēs piccola giumenta.

410. Del resto, che vi sia una connessione tra vocali e consonanti
è riconosciuto per quasi tutto il Camitosemitico. Ricorderò
per il proto-Semitico ancora l'affinità delle laringali per a quale
si manifesta nei casi come pataḥ- imperf. (juss.) ya-ptaḥ aprire,
Ebr. ma-ptẹ̄ăḥ chiave ; cfr. invece ḳatal- impf. ya-ḳtul uccidere.
Trovasi a quando la laringale segue o seguiva immediatamente
la vocale nella medesima sillaba.

Nel Copto trovasi a invece di e o davanti alle laringali ʻ h ḥ
e anche davanti a χ. Così invece di e atono abbiamo a in sillaba
chiusa
in ka- e kaa- da per *kōʻporre, Ῥα-μεσσής da
per *rēʻ sole, pa- per *pa-ʼ mio : cfr. pe-k tuo. Abbiamo a
invece di o, per esempio, in rahe lavato.

Nel Begia invece di e (i) presso le laringali si trova a, per
esempio ṭaʼ battere, perf. a-ṭáʼ (cfr. invece á-ktib), inoltre kehan
amare, halig biegen, ecc., Reinisch, § 199.

Nelle lingue cuscitiche il puro a sta di regola soltanto in
principio, o in fine di parola, oppure presso gutturali o laringali,
mentre negli altri casi si trova ä ossia e largo.

1. In principio : Begia ámba escrementi, Chamir abā monte,
an io, aden jagen, Som. ábdi speranza, Kafa ábo sole, áfo occhio.

2. In fine : Begia táma mangia !, Somali hádla io parlo, ecc.

3. Begia e Somali presso gutturali e laringali : Begia kan
sapere, kaf cantare, tak uomo, lak bere, Somali gábil pelle, bah
uscire, gal entrare. — Bilin dopo laringali, Chamir dopo e spesso
anche avanti gutturali e laringali : Chamir ḥafer vergognarsi,
ieḳan amare, laḳ o laχ lingua. Nel Chamir anche presso ṭ ṣ c̣,
per es. baṣ spaccare. — Kafa presso gutturali, laringali ed enfatiche :
ḳac̣ámo iena, ḳáro corno, máṭo ape, káro collera, harra
calore, dáhero leone, nagā̍do mercante.339

Anche nel Kunama a è iniziale o finale, mentre ä trovasi
soltanto in mezzo di parola.

Interessante è ciò che scrive Stumme al § 18 del suo manuale
del Scilcha. I fonemi sono ‘hellstimmend’ o ‘dumpfstimmend’
In luogo di a trovasi ä e presso vocali o consonanti della prima
specie (cons. s z ž, k g), trovasi invece å o ö presso vocali o
consonanti della seconda specie (cons. ṭ ḍ, ṣ ẓ ẓ̌, ). In questo
caso in luogo di i sta un suono y, che è tra i e ü, oppure un
y (ossia ï) identico a y gutturale del Turco, y (jery) del Russo.
Infine presso le laringali ʻ ḥ h e presso γ in luogo di i sta
e in luogo di u sta o opp. . La correlazione tra consonanti e
vocali è palese nei casi come sā̍fed : ṣṓfed mandare.

411. Ma se la correlazione o armonia tra vocali e consonanti
è innegabile, la spiegazione che si dà del fenomeno è diametralmente
opposta al vero. Secondo l'opinione comune furono le consonanti
la causa dell'alterazione vocalica, mentre in realtà fu il
vocalismo primitivo che determinò la natura enfatica o non enfatica
delle consonanti ; v. il mio lavoro « Sulla origine delle consonanti
enfatiche nel Semitico ». Si tratta, se mai, di un fenomeno
di interdipendenza. L'errore comune si può paragonare a quello
di chi volesse spiegare il variare della vocale finale in amica,
amiche e amici col variare della consonante precedente, e non
viceversa.

La interdipendenza tra consonanti e vocali si manifesta subito
nelle corrispondenze semitico-indoeuropee. Il Moeller, infatti, ha
dimostrato che in corrispondenza delle laringali enfatiche e ʻ
del Semitico l'Indoeuropeo presenta le vocali a o, non la vocale
comune e. V. specialmente « Die semitisch-vorindog. laryngalen
Konsonanten », Kopenhagen 1917.

Un ottimo parallelo si ha nell'armonia fra vocali e consonanti
che si osserva nelle lingue altaiche. I dialetti turchi possiedono
una doppia serie di vocali : gutturali o posteriori a y o u,
palatali o anteriori ä i ö ü. Ora le gutturali sono anteriori o
posteriori in accordo con le vocali seguenti, per es. küs autunno :
ḳyš inverno, kör- vedere : ḳara- guardare, suff. dat. -ke -ge -χe
oppure -ḳa -ġa -χ̇a, Altai kir schmutz : ḳyr kante. E come nei
dialetti arabi odierni risultano più spiccate le originarie differenze
vocaliche, così qui l'evoluzione fonetica aumenta il distacco fra
k e , poiché abbiamo k > g e invece > γ. Nel Mongolo
abbiamo > χ̇, mentre k rimane inalterato ; per es. kegür e
χ̇aġur (per *ḳaġur) das Gekrache, keleng-χ̇alang schwankend.
Similmente nelle lingue ugre > χ̇, mentre k rimane.340

412. Si comprende da ciò che la storia del vocalismo semitico
è assai più complicata che non si creda, tanto più che vi si
aggiunge quel processo fonetico-morfologico così misterioso detto
« Ablaut », del quale dovremo occuparci in seguito. Noi qui ci
limiteremo a poche osservazioni.

Il mutamento ā > ō nel Semitico è molto diffuso. Dialetti
campagnuoli di Malta : ō, uo e anche ū ; Mehri : , ma a atono ;
Ebraico : , ma a atono (Amarna rūšu = Ebr. rōš testa, Fenicio
Σιδών, Cartag. sūfetes) ; Aramaico occ. a, a Maʻlula ō ma a atono
(cfr. Σελομ presso Meleagro e Nab. ĕnōš homo). Sembra che un
mutamento simile si debba ammettere nell'Egizio.

Nell'Ebraico séper libro (Sir. sepr-ā), ma sipr-ō libro suo.
È curioso che nel Begia l'accento determina un mutamento in
senso inverso : á-ktib io ho scritto, tí-ktib-a tu hai scritto, ma
te-ktíb-na voi avete scritto, tamín dieci : támena decimo, hawíḍ
plur. káweḍa frusta. La stessa cosa si osserva nello Afar e Saho,
per es. Afar ḍag sapere, riconoscere, impef. á-ḷegä ma imper.
i-ḷíg. I medesimi fenomeni si osservano in parte fra o e u.

Il Copto ha vocali brevi in sillabe chiuse, vocali lunghe in
sillabe aperte od originariamente aperte, per es. son fratello :
sōne sorella, nūfe per *nōfe(r) buono : nofre buona, sōtĕm udire :
sotmĕ-f udire lui. La breve corrispondente ad ē è spesso a, per es.
halēt uccello : halate uccelli, na-k tibi : nē-tĕn vobis. Lo ī di
mīse partorire (mas-te-f partorire lui) dipende da un j internato
(Egizio msj).

La funzione morfologica che i semitisti attribuiscono ad a i u
è rappresentata nel Copto da a e o.

413. Dittonghi discendenti sono nel Semitico ai e mi, per es.
bait casa, θaur toro. La loro evoluzione fonetica è la solita :
ai > ē, au :> ō.

I dittonghi del tipo ai e au sono frequenti in tutte le lingue
camitiche.

Dittonghi ascendenti si devono ammettere in copia nel pre-Semitico
per spiegare le frequenti palatalizzazioni e labializzazioni.
Così, per esempio, il Sem. šˈan- ‘odiare’ proviene da *kian- che
sta al primitivo *kin- precisamente come il Burjato kjana- sta
al Mongolo kina- ‘odiare', Less. 123. Arabo šaraḳa oriri (sorgere
del sole) : Mongolo kiraġa aurora. Geez γaraba tramontare (degli
astri) da *guaraba, Somali gálab sera = Sandawe golobe, Bantu
-goloba sera, Less. 190.

Frequenti sono nel Dinka i dittonghi i̯e e u̯o in alternazione
con le vocali semplici i e u, per es. lyeb plur. līb lingua, bim
341plur. byem fanciulla, tuot plur. tut oca, but pl. buot gesträuch.
Con rūr plur. ruor ‘nebbia’ cfr. Pul rul-de plur. dūle ‘nube’.
E si alternano anche i dittonghi con e con , per es. buól e
biól lepre. Cfr. Scilluk giéno = Gang ecc. guéno gallina, Scilluk
guók = Nuer džok per *giók cane. Esamineremo altrove questi
fenomeni così interessanti.

Le contrazioni sono spesso del tipo i̯a > e e u̯a > o. Nama
khoi-ti ‘donne’, ogg. khoi-te da *khoi-ti-a ; e similmente ua > o.
Nel Begia l'articolo è ū o m., ogg. (w)ō da *(w)ū-a, femm.
ogg. da *tū-a ; cfr. anī io, anḗ-b per *ani-a-b me, Meinhof
Ham. 131. Nuba gor-džu = mer. hwar-še sei, ōg = Chamir
Quara wāġ, Bilin Saho wāʻ gridare, Reinisch Stell. d. Nuba 77.

Interessanti sono i casi come Hausa soafia > sāfia mattino.
La prima forma spiega l'iniziale enfatica di Arabo ṣåbā oriente,
ṣåbāḥ mattino, ecc., Less. 18.

414. Mentre il supposto vocalismo semitico a i u apparisce
troppo misero in confronto del vocalismo bantu, e noi abbiamo
dimostrato che quello in origine dovette essere assai più ricco,
il contrario avviene per il consonantismo. In luogo delle due serie
semplicissime k t p e g l b del proto-Bantu, il Semitico e in gran
parte il Camitico possiedono un sistema di consonanti ricchissimo,
che è nostro compito ricondurre alla semplicità primitiva. Ecco
quali sono le cause principali del differenziamento fonetico.

1. In molte lingue bantu-sudanesi le esplosive diventano per
mutamento « spontaneo » spiranti : k t p, per esempio, si mutano
in χ r f. Ora, nelle medesime lingue, i nessi nasali nk nt mp,
perduta la nasale, si riducono a k t p ; di modo che invece di
tre consonanti se ne hanno sei. Sorgono così delle alternazioni
come Pul hāḍi per *χāḍi da *kali (= Bantu kalẹ, Less. 83)
essere amaro, salato, acuto, duro, difficile : plur. kāḍi da *ṅ-kali.
Ora le medesime alternazioni ebbero luogo regolarmente nelle fasi
preistoriche delle lingue camitosemitiche e hanno lasciato numerose
tracce. Così al Pul hāḍi corrisponde il Galla haḍ-ā amaro,
l'Arabo ḥadī-d acuto, ferro, ḥalī-f acuto, ḥar-f acies, mentre al
Pul kāḍi corrisponde il Somali ḳad-ād essere amaro, lo Hausa
káli-fi e ḳár-fe ferro, ecc. Ma al processo così importante della
nasalizzazione e denasalizzazione dedicheremo un capitolo speciale.

2. Le vocali agiscono sulle consonanti da una parte determinando
la distinzione tra enfatiche e non enfatiche, dall'altra
cagionando i fenomeni della palatalizzazione o assibilazione e quelli,
meno considerevoli in questo gruppo, della labializzazione. Anche
di questi tratteremo in capitoli a parte.342

3. Infine lo spostamento dell'accento, il rinforzo o raddoppiamento
delle consonanti e la loro posizione nella parola (intervocaliche,
finali, ecc.) determinano dei mutamenti, dei quali vogliamo
qui occuparci, premettendo che lo studio delle alternazioni è singolarmente
utile e fecondo per la fonologia.

415. Nel Berbero si trovano nella formazione dei verbi intensivi
parecchie notevoli alternanze. Poco importanti sono i casi
come Zuawa e-zδem : VI zeddem couper du bois, perchè δ rappresenta
un d primitivo.

γ : ḳḳ, donde — Zuawa e-nγ : neḳḳ e neḳ uccidere, Scilcha
n˘ γ : nåḳḳå. Cfr. da una parte Atjülo naγ battere, percuotere,
Quara naγ laedere, dall'altra Sem. nak- e naḳ-, Dinka nak, ecc.,
Less. 324 — Scilcha γars : ḳḳårs e ḳårs schlachten. La forma
negativa ur i-γirs ricorda il Pul hirs- plur. kirs- schlachten —
Scilcha γor hart werden (Zuawa se-γer durcir) : ḳḳor e ḳor hart
sein, Chaouia e-ḳḳor être sec, dur, Zuawa ḳor être sec, Augila
ie-ḳora sec, Ahaggar te-ḳḳari-t dureté (ma ta-γar-t durcissement),
Less. 6 — Scilcha mγir (anche mγor) gross werden : mḳḳor per
*mḳḳår gross sein, Ghdames moḳḳor être grand, Kel Oui a-meḳḳar
aîné, Dubdu meḳḳur être grand ; Less. 422.

Cfr. nel Kafa mókŭe e móke ausfallen : móḳ-móḳe massenhaft
ausfallen (detto dei capelli, dei denti, ecc.).

 : ṭṭ, donde — Zuawa e-rḍel prestare : VI reṭṭel, cfr. a-rṭal
prestito (con semplice) — Mzab aḍ cadere : uṭṭu caduta —
Scilcha āḍën essere ammalato : åṭṭån malattia, altrove aṭṭan e
aṭan ; Less. 295 — Scilcha ḍ˘r (anche ḍår) cadere : ṭṭår
Zuawa e-zḍ tisser : VI zeṭṭ — Mzab a-su-ḍeḍ allattamento : su-ṭeḍ
per *su-ṭṭeḍ allattare.

w : bb, donde b — Zuawa rwu être rassasié : rebbu — G.
Nefusa ud per *wud se tenir, Zenaga a-wiδ, a-uδ s' arrêter :
Zenaga iu-bboδ id., Mzab bedd s'arrêter. se tenir debout — Zenaga
wog arracher : to-bbok-t e to-bboḳ-t arrachage, iu-bbok écarter,
éloigner, bok-t être éloigné — Zenaga i-uδeg da *i-wudeg humide,
mouillé, uδeg-an humidité : Ghat i-bdag, Zuawa e-bzeg être numide ;
Less. 394.

w : gg — Mzab é-rwel (Scilcha rwul) : forma ab. reggwel,
Demn. reggul s'enfuir, se sauver — Ahaggar a-wet, a-ut, Mzab
wet, Scilcha ut per *wut frapper (= Sem. waṭ-, Moeller W. 260) :
G. Nefusa a-gget, ecc., Less. 171, Bronzi Framm. fon. berbera
39 — Ghat a-wen aor. i-wen, Qʼçur ani monter : Ghat a-ggan
montée. Cfr. Basco i-gan salire —Demnati zwi : ab. zeggu, zeggwi
secouer, pousseter — Scilcha zwu trocken werden : zggu.343

Scilcha mzi klein werden : mẓẓẹ klein sein.

Le alternazioni w : b e w : g(g) hanno riscontro nel Pul, e in
particolare w : g si riconduce ad un'alternazione più antica γw :g ;
v. anche Meinhof Ham. 90.

416. Il Bilin presenta delle alternazioni consonantiche molto
interessanti tra le forme del singolare e del plurale dei nomi. In
generale l'alternazione, avviene nell'interno della parola o nell'esito,
raramente in principio.

Premetto un cenno su di un fenomeno simile che si osserva
nel Pul. Qui hanno luogo numerose alternazioni iniziali tra esplosive
e fricative cagionate da nasalizzazione, come vedremo in
seguito. Però quando l'iniziale della prima sillaba diventa esplosiva,
per assimilazione diventa esplosiva anche l'iniziale della
seconda sillaba ; per esempio pipi-ḍo per *m-pifi-ḍo (plur. fifi-ḅe)
cacciatore, sasabo plur. tjatjabo (Hausa sasaba) pulire il campo
dalle erbacce, holse-re plur. koltje zampa, sau-ru per *saw-ru
bastone : plur. tjab-i, dim. tjab-e-l bastoncino, wuw-re plur. bub-i
furuncolo. Il medesimo fenomeno si osserva anche quando l'iniziale
è invariabile, per es. lēf-o-l : plur. lēp-i turbante, leu-ru
per *lew-ru : plur. leb-i luna, la-o-l per *law-o-l : plur. lab-i via,
lemse-re : plur. limtje veste lunga, ecc., Meinhof Ham. 34. Molto
probabilmente lēf- è regolare da *lēp- e il plurale lēp-i sta per
*lēpp-i ; e in modo analogo *lew- sta per *leb-, mentre il plurale
leb-i sta per *lebb-i, v. § 405. Certo è che vi sono numerosi
riscontri in altre lingue anche remote. Con sau̯- : tjab- cfr. da
una parte Ebr. šōṭ Arabo sauṭ bastone, sferza, Thusch šwet id.,
Ostjaco S. sawa, sowa stab, stock, N. suvet id., e d'altra parte
Ebr. šäbeṭ p. šābeṭ bastone, scettro, Copto šbōt plur. šboti id.,
Lappone soabbe bastone. Con lau̯- cfr. Somali dau, Nuba M. dau,
dawi, Ottentoto dáo-, dau- via, strada.

Altri esempi : saf-saf-ta, plur. tjap-tjap-ta, e di qui un nuovo
singolare sap-sap-ta lockern ; fofa respirare, fof-ta > fop-ta
gemere ; naf-ke ascella, plur. naf-ḍe e nap-ki. Notevole sud-u
casa : dim. tjur-e-l, in cui secondo Meinhof s : tj = r : d (ma forse
tjur-e-l sta per *tjuḍ-e-l. cfr. il plurale tjuḍ-i case).

Un mutamento da fricativa sorda ad esplosiva sonora si ha
nel nesso *fr > br. Esempi : fofo-ru (assim. per *hofo-ru) e
*hof-ru > hob-ru, plur. kop-i, ginocchio ; sob-ru per *sof-ru,
plur. tjop-i, piccolo di animale ; hufe-re e *huf-re > hub-re,
plur. kuf-e, polmone (si noti però huba blasen, poi Saho gubū-l
accanto a Bari lu-köpu-rö e Golo kofo polmone, Less. 140) ;
nofu-ru e *nof-ru > nob-ru, plur. nōp-i, orecchio, cfr. Wolof nop,
344Fada gu-nufa plur. ma-nufa, Pagiade ku-nofe, Banyun ki-nuf e
χa-nuf orecchio, Less. 231. Come è noto, anche in Latino si
ebbe *fr > br nell' interno della parola.

417. Veniamo ora alle alternazioni del Bilin (anche il Chamir
ha talvolta delle alternazioni simili).

χ : kgīχ plur. gīki-k corno. Cfr. gīγi-d col corno, e v.
Less. 144 — inšéχ pl. inšík lancia.

χ̇ : lāχ̇ā pl. lāḳ farina — gāχā (anche gāḳā) pl. gāḳi-ḳ
caverna — šeχ̇uā pl. šauḳ sterco di vacca — mirχ̇ā pl. miríḳ
preda — selleχ̇ā plur. sélliḳ birra — se-χ̇erā pl. sé-ḳel miele
(cfr. lā-χ̇lā pl. lā-ḳel ape, Agaum. su-χara id., inoltre Arabo
na-ḥla- ape : ḥala-w- essere dolce).

g : kag pl. áki-k zio. Cfr. Chamir ig plur. ig-ge id. —
egúm pi. ákikum spino (raddoppiamento interno) — érig pl. érki-k
bettgestell —girgā pl. girkí-k giorno — gūg pl. gūki-k via —
hongulḗ pl. honkúl solanum campylacanthum — kebgā pl. kéfik
bufalo — lāgā pl. lāk fuoco.

γ : kaγā pl. ak cute — aγuedā pl. akuéd passero -—
areγā pl. árek prezzo, valore ; cfr. Sanscr. arghá- prezzo, valore,
Osseto arγ id., Armeno y-arg- onorare, pregiare, Lituano algà
mercede, poi Finnico arvo per *argvo valore, prezzo, stima, Mag.
ār, ecc. — deyrā plur. dikír sterco — eγér pl. ikíl padre —
eγī-r pl. ik uomo — džeγelā pl. džékél uccello ; cfr. Awiya č̣aγā
= Sanscr. šˈakā- uccello, ecc., Less. 139 — u-γīnā pl. u-kuīn
donna — keγīn pl. kékīn eroe — léγen pl. léken ferita.

Anche il Chamir ha avuto un'alternazione γ : k, ma il γ si
è dileguato o si è mutato in y (cfr. ayir = Bilin eγér padre).
Per es. dìr-(γ)unā pl. dír-kŭn sicomoro, (γ)ūnā pl. o-kŭn donna,
gìlu(γ) pl. gíluk uomo ; liyā per *liγā pl. lik fuoco, miyā per
*miγā pl. mič pezzo di pane, mica.

Le spiranti χ̇ e γ sono originariamente soltanto intervocaliche.
L'esplosiva del plurale deriva da geminata, per es. ak da
*akk e nel mezzo léken da *lékken per *lékiken (cfr. ákikum
spini). Nel Chamir sono frequenti i plurali come zír-re per *ziri-re
da zir radice, vena, bil-le tori, ecc. Cfr. i plurali del Pul.

418. Ed ecco ora alcuni esempi di alternazioni tra esplosive
e fricative gutturali in altre lingue cuscitiche.

Galla ḍuk-ā midollo : Afar-S. e Somali ḍoh, dūh (Arabo muχχ
midollo, cervello, muḥḥ tuorlo d'ovo, da *mu-ḍχ e *mu-ḍḥ
cfr. Indoeuropeo mo-zg- e mo-zgh- midollo, cervello — ma Tigré
måkuå-t ‘pasta’ con esplosiva) — Afar-S. lubāk leone : Somali
libāh — Galla maḳ-maḳā proverbio : Som. mah-mah.345

Saho kamas sedere : Eg. ḥms Copto hĕmse — Somali ḳaḍā-d :
Galla haḍā amaro — Bilin ḳunbā : Galla humbi proboscide —
Bilin ḳiṭ, Nuba kissi, M. kutu pudendum muliebre : Galla hudu
deretano, Chamir χŭd-ā pl. χŭd pudendum muliebre, anus, Copto
oti per *koti, Eg. yt vulva.

Nel Somali il k dell'articolo maschile si muta in h quando
il nome termina in a, per es. ábba padre : abbá-ha (e per assimilazione
abbí-hi e abbú-hu) il padre, ʻāno latte : ʻāná-ha il latte,
bíyo acqua : biyá-ha l'acqua.

Nel Nuba le gutturali, passate in spiranti, spesso si dileguarono.
Esempi : ab afferrare = Afar-S. kab, Bilin gab, Less.
125 — ab-di lato, allato, presso = Geez gabā id., Bilin gabā
lato — ari il vicino = Arabo gār, Ebr. gēr da *gair id. —
awi-r — Bilin Begia kab coire — M. oro-m K. oro-f freddo =
Galla ḳor Arabo ḳurr frigus (cfr. Basco hor-ma e or-ma ghiaccio,
brina, Less. 89) — org- aver fame = Begia hárgŭe fame (cfr.
Jacutico χorgui- e χarγïi- aver fame) — og petto, serio, Chamir
oḳ capezzolo = Ebr. χōḳ opp. ḥōḳ sinus (Arabo ḥug-r ?), Akka
ne-kugó petto, Less. 73 seg. — KD. osi, F. ohi M. oi gamba =
Geez ḳueṣ crus, tibia (Pul kose-ngal plur. kos-ḍe piede, koe-ngal
o koi-ngal id., III Kürino khwač piede, Less. 50). Il Nuba meridionale
(Delen) ha kogo-d pl. koge piede.

419. Nella serie dentale abbiamo le seguenti alternazioni.

d : sgūd pl. gūsi-s lastra di ferro per cuocere il pane.
Sano gāssā lastra — kŭd pl. kŭsí-s coperchio ; Ti. kasa coprire
kódā pl. kos lagerplatz — mādā pl. mās amico. Cfr. Chamir
mīzā Amh. mīzē amico — mīd pl. mīsi-s euter — ḳadā pl. ḳési-s
prete — kād pl. kāsi-s kutteln. Hamas. kaʻasī id. — guédug pl.
guésug ventre. Chamir guésug ventre — féd-en (da fed seminare)
pl. fés-en seme. Chamir fis seminare — wád-en pl. was-en magazzino
ámid pl. ámis giovedì. Amhar. amūs id.

Probabilmente l'alternazione fu in origine d : z e, per esempio,
kŭsí-s sta per *kŭzí-z da *kŭdí-d. Naturalmente ámid è analogico.
— Cfr. ed questo : ez da *edi questi.

d : žferdā pl. fériž cavallo. Chamir firzā, ma Galla farda
cavallo — gidíṅ pi. gižíṅ cane. Chamir gizíṅ cane, Augila a-γzin,
ma Teda kedī o kidī cane — kidíṅ pl. kižíṅ campo. Chamir kizíṅ.

Questa alternazione è iniziale in dān pl. žān fratello (žānī
sorella), Chamir zin, Begia san, Copto son, san.

 : žamdžā pl. ámiž specie di pagnotta. Chamir amzā
anche qui con zgendžīnā pl. genžīn schiavo — mendžī pl.
menži-ž piccola macina.346

420. Più interessanti sono nella serie delle dentali le alternazioni
r : t e r : l.

r :ttirā pl. tit filo — gīrā pl. gīt monte — abīr pl.
afīt otre o sacco per grano. Chamir aybir, ma Amh. aybat
šimār pl. šimāt coda — áγuer pl. áγuet testa — gémer pl. gémet
strick — šinkrā pl. šinkít bastone lungo — allelā prob. *allerā
pl. állet vitello — šābir pl. šāfit riemen.

Che t sia il suono fondamentale appare evidente in molti casi.
Il Bilin tit indiv. tir-ā ‘filo’ è il primitivo titi ‘capelli’ di Less.
216, da cui deriva anche il Greco ϑρίξ, τρι-χ- ‘capello’ e ἔ-ϑειρa
‘capelli del capo, criniera’. Il Bilin ha akarā pl. akát ‘capelli
grigi’, ma il Chamir conserva il t in aḳetā pl. aḳít id.

L'alternazione r : t è frequentissima anche nel Chamir, v.
Reinisch § 43. Il passaggio da t a r si compì per il tramite di
d. Così il segno del genitivo è -t nel Chamir, -r nel Bilin ; ma
qui dopo le sonore l r n trovasi ancora -d.

Anche nel Nuba il mutamento di t in r si compie per il
tramite di d. Particolarmente notevole è KD. er tu = Mbugu
āri = Somali adi = Galla áti tu, cfr. il suffisso verbale della
2ª persona -rā accanto a -tā nelle lingue Agau. Particella interrogativa
KD. -dḗ, dopo vocale -rḗ = Galla -rḗ. Altri esempi :
id pl. D. irī uomo, nugud pl. núgdī e nugurī (Eg. nḥsj) schiavo,
úsud M. úsur podex.

Questo mutamento di t in r viene a coincidere con quello che
già conosciamo del Bantu-Sudanese, ma se ne distingue per le
condizioni in cui si produce. Infatti nelle lingue Agau come nel
Nuba sembra che r si trovasse originariamente soltanto in posizione
intervocalica, davanti a vocale tonica, come in tir-ā filo.
Cfr. ancora Chamir amr-ā pl. amít (Amh. amat) anno, ṣamr-ā
pl. ṣamíd compagno.

Anche nell'Ottentoto t si muta in r in posizione intervocalica.
Si dice sats ta mũ tu vedi, ma tita ra mũ io vedo. Accanto a
ti-ta ‘io’ trovasi ti-r = ti-re o ti-ri dei dialetti (*ti-ti). E
Meinhof osserva che r- e w- non.si trovano mai, mentre -t- e
-b- sono rari ; cosicché si corrispondono come alternazioni t- e
-r- (e similmente b- e -w-). In generale le esplosive sono iniziali
e le fricative mediane.

In epoche molto antiche r da t deve essere stato frequente,
sopratutto quando il t trovavasi in due sillabe consecutive, come
nel caso del Bilin tit : tir-ā. Il Begia ha tī-ta o ṭi-ṭa gemelli
(in origine ‘questo-quello’), il Mehri ha ti-rī- o t-rī- ‘due’ da
ti-rī per *ti-tī, Num. 405.347

421. Ben distinta da r : t è l'alternazione r : l del Bilin.

r : lzir pl. zilí-l radice. Chamir zir pl. zir-re radice,
vena — džir pl. džilí-l budella. Chamir zilí-l intestini, budella,
indiv. zill-ā anche ‘stomaco’ (Galla ger-a id.), Quara džir
bīrā pl. bīl toro. Chamir bīrā pl. bil e bil-le-, nel gr. Kru bile,
ble e bre bue — ṭerī pl. ṭeli-l euter — ger pl. gel vitello —
eγér pl. ikíl padre. Chamir ayirnehār pl. nehāli-l petto —
du-χ̇uārā pl. du-ḳuāl asino — seχ̇erā pl. séḳel miele — seberā
pl. séfel boa constrictor, serpente pitone. Chamir sibrā pl. sibír
e sibíl o sibil-lesābrā pl. sāfil teich.

Che l sia il suono fondamentale appare evidente in molti casi.
Come tit : tir-ā deriva da un primitivo titi, così zir pl. zilí-l
radice, vena, deriva da un primitivo lili : I Pedi mọ-li pl. lili
fibra, Suaheli m-zizi radice fibrosa, ecc. A questa serie appartiene
anche il Greco ῥίζα, mentre il Latino rādī-c- va col Pul ḍaḍi
pl. ‘radice, filo, nervo’ = Maleop. u-rad, ecc., da un primitivo
la-li (cfr. Sumbwa mu-sasi accanto a Tabwa mu-sisi capelli). Con
džilí- cfr. Georgiano c̣eli rene, pl. c̣ele-bi intestini, ma Lat. hīra
(dim. hīllae), Lit. žár-na budella, ecc., con r. Notevole il Chamir
ṅic̣r-ā ‘oggetto nero’ da ṅic̣í color nero (ma Bilia nišīr).

422. Ed ecco ora alcuni esempi di alternazioni tra dentali in
altre lingue cuscitiche.

d : r, l — Somali ḳodah : Galla ḳora spino — Som. midig
Afar-S. midgā : Galla mirga destra — Som. hedig : Galla (h)urǧī
stella — Som. todoba : Galla torbā sette — Galla had : Som. her
radere — Galla dib : Sano rif ungere — Afar-Saho bodo : Galla
bolo caverna, fossa — Galla dow, Begia degu contare : Afar-S. låw.

 : , opp. r, l — Somali fiḍi-n pettine : Galla fil, Afar-S.
fil, Bilin fel pettinare — Som. baḍ metà : Afar-S. a-baḷā parte,
metà — Galla feḍ desiderare : Afar-S. faḷ — Galla ḍamē ramo :
Som. lān da *lām = Copto lam. Cfr. Lat. rāmus — Galla ḍan-ku
ramo forte : Begia lin-go — Galla ḍiḍi-ms mandare : Saho ḍiḷī,
Somali ḍir — Galla ḍag udire : a-rag vedere — Galla kuḍani
dieci : kurnā id. — Som. maiḍ e mair lavare.

Nello Afar e Saho il iniziale si muta regolarmente in
quando viene a trovarsi dopo vocale. Esempi : Sano ḍag conoscere,
ḍagā notizia, ma cong. a-ḷágō, impf. á-ḷige, perf. é-ḷege, imper.
i-ḷíg ; Saho ḍagal mungere, ma cong. a-ḷagálō, passivo me-ḷagal ;
Afar ḍah parlare, dire, ma-ḷahō parola, discorso (cfr. Galla rag-raccontare).

La riduzione di d l r a y zero trovasi abbastanza spesso.
Suk ade-ng e ōye-ng = Dorobo ōe-ng, Nandi aie-ng e ae-ng,
348Taturu iye-ni due ; cfr. Barea aré, Nuba mer. ore, Agau li-ngā
due — Bari yapa per *lyapa luna, Eg. ἰb-d mese : Masai o-lába
Teso e-lapa, Suk a-rāwa Nandi a-rawe-t, Pul lew-ru — Quara
ayū f. ayī altro : Bilin arī-uχ pl. arī-u altro — Nuba M. dūwi :
KD. durū vecchio — M. aui (Nama /awi piovere) : KD. arū
pioggia — M. tūg : KD. turug vento — K. geru : D. geu sangue.

423. Nella serie labiale l'alternazione più comune è b : f.

b : fabā pl. af fonte, pozzo — merbā pl. merf ago —
sebā pl. sef staccio — wantebā pl. wántef id. — grob pl. grof
corpo — kŭkŭbā pl. kŭhúf ciuffo di capelli — yībā pl. yiff leopardo
giríb pl. girfí-f ginocchio — ḳŭnbā o ḳŭmbā pl. kŭnfí-f
naso — ab pl. áfi-f bocca — warrebā pl. wárref fiume —
seberā pl. séfel serpente pitone — bámbā pl. bánfī sicomoro —
ábin pl. áfin forestiero, ospite — abáy pl. afáyt nemico, ecc.

Gli esempi sono numerosi e alcuni trovansi anche tra quelli
delle alternazioni r : t e r : l.

In ben pl. fen parte, mercede, il mutamento è iniziale. Così
anche probabilmente in dá-brā pl. dá-fil bue da aratro, cfr. birā
pl. bil toro, in á-bin pl. á-fin forestiero, a-báy nemico, in se-berā
pl. sé-fel serpente (cfr. Circasso ble id.), e in qualche altro caso.
Generalmente f è invece finale, come mostrano gli esempi ; cfr.
anche Chamir arbā luna : arf mesi = Dizu (Ghimirra) arp luna.

Per comprendere questa alternazione bisogna ricordare che il
p manca nella maggior parte delle lingue camitiche, compreso il
Nama, e che anche il v è raro. La serie labiale è quindi ridotta
a b e f. Per conseguenza le primitive alternazioni tra esplosiva
e fricativa p : f e b : v dovettero ridursi ambedue a b : f.

424. L'alternazione b : f è frequentissima in tutto il Camitosemitico.
Ne daremo alcuni esempi.

Galla dib e rif ingrassare i capelli, debbe-sá e rife-n-sā capello
— Begia bīr Chamir bir volare : Begia fīr Bilin fir id. — Begia
ba-bal : Saho fa(l)-fal svolazzare — Bilin šeb, Chamir ṣab latte :
Agaum. šaf id., Begia šefi bere latte — Bilin e-tebā (Afar hín-dub)
ombelico : Begia tēfa — Somali buf soffiare : Galla ecc. fūf
Saho dúbo o dubó, Som. dub pezzo di carne, Auel. dubu malzeit,
Hausa debba, deba vivanda : Begia dōf pezzo di carne, difo dura
cotta, Hausa dafa cuocere, bollire, Pul defa cuocere, Galla daf-ka
cuocere, bollire.

Afar-Saho hāb lasciare, Galla hamb : Galla haf — Begia
am-barēy : Bilin kán-fer, Chamir ki-fír labbro — Begia gúmba
ginocchio : genaf inginocchiarsi — Bilin kŭnbā, Quara humbā,
komba naso, Agaum. kumbi Galla humbi proboscide : Bilin pl.
349kŭnfe-f, Begia genúf pl. geníf naso, Arabo ḳunāf e ḳināf magno
naso praeditus (cfr. Geez anf naso).

425. Nel Nuba l'alternazione b : f ha luogo regolarmente fra
il KD. da una parte e il M. dall'altra. Che si tratti di alternazione
e non di semplice corrispondenza fonetica (il KD. manca
di f) sembra essere provato dal fatto che il M. possiede pure b
= KD. b, come dimostrano i seguenti esempi. — MD, bańńe K.
baine parlare (Barea bēnā discorso) — MK. bāle aufmerken —
MK. barsi gemello — MK. beiē grembiule (Begia bálʼa) — MKD.
budurti gelenk — MKD. burū ragazza (K. anche berū, cfr. Afar
baluw-ā Som. bālu-ko) — M. butti K. buttu compaesano.

Ciò premesso, diamo alcuni esempi dell'alternazione :

tableau bāb | padre | fāb | būe | essere | fīe

Primitivo è il b, cfr. Begia bāba padre, Dinka bog lana, Eg.
bnrj dattero (= Pul da-bino-re, Copto beni, Ghdames βina, Kanuri
di-bunno e di-funno = Logone dí-fino), Begia biye lato, costola,
Afar-Saho bod e Bilin bid scavare, Kunama Kafa essere
(ma Begia fāy, ). Lepsius nega ciò per il fatto che lo f delle
parole prese dall'Arabo viene mutato in b nel KD., per es. bereš
da fereš letto, ma egli dimentica che f nel KD. manca e doveva
essere sostituito.

Inoltre -w- da -b- è frequentissimo nel Nuba : M. dau, daw-i
via = Nama dao-, Pul lao- e lau- (ma plur. lābi) id. — a-wir
ala, ma D. ši-bir penna d' uccello = Scilluk o-ber penna, Less.
334 — aw = Afar-S. ab fare, ecc.

Afar dubu deserto : Galla duw-ā vuoto, solitario — Galla ḍāb
stellen : Afar-S. dau — Galla dub parlare : Bilin duw — Bilin
kab : Begia away, awē aiutare.

Nama untertauchen, pass, duwú : Duala dubʼa eintauchen,
Less. 305 — khawó-, khowó- schiavo : dial. kobo-, kobbo-, Kasm
kaba, Less. 64 —/gawá- berretto : dial. kabā-, kabba-, or./aba-id.
!nawá- rinoceronte : dial. !kabā, !nabba- id. — náwa-lampo :
dial. //abā-, tʼabā- id. — //hawò- scarpe di pelle : dial.
//abo-. Cfr. Somali kab e koba, Galla kobe, Afar-S. kabe-lā, Nuba
mer. kua-re, Vei kōwa scarpa, Less. 128 — /awá rosso : dial.
/abā id. — gawa parlare : dial. kabā, Less. 196 —//óa baciare :
350//Ai (Bosch.) //obe id. — dawá voltare : Saho dab id. — khowá
e //khowa aprire (=Nuba M. kauwe, kawa- essere aperto) :
//Ai //koba aprire.

426. Concludendo : noi abbiamo trovato in tutto il Camitosemitico
numerosi esempi di un'alternazione tra esplosive e fricative
in ogni posizione della parola. Come nelle lingue bantu-sudanesi,
r rappresenta la fricativa del t. L'evoluzione spontanea
di k t p sembra che abbia dato in molti casi delle spiranti come
nel Sotho, in lingue bantu del nord-ovest e nel gruppo Pul-Wolof-Serer
(χ r f). Il rapporto fra le esplosive e le fricative sarà poi
esaminato nel capitolo dedicato al fenomeno importantissimo della
nasalizzazione.

427. Ci resta da fare un cenno dei misteriosi suoni avulsivi
dell'Ottentoto-Boschimano e del Sandawe.

In U. pag. 216 io affermai che gli avulsivi provengono da
suoni esplosivi trasformati dinanzi a certi suoni coi quali non
possono combinarsi agevolmente (per es. tk). Intanto Meinhof nel
« Lehrbuch der Nama-Sprache » (Berlin 1909) faceva una serie
di utili osservazioni sugli avulsivi del Nama, le quali si possono
riassumere così: 1° avulsivi dello stesso organo si scambiano tra
loro, per es. !ôre galoppare : !góre-b zebra ; 2° avulsivi di organo
diverso si scambiano tra loro, per esempio /gami das eine Auge
zukneifen : !gami das Auge schliessen ; 3° l'avulsivo si dilegua
o è sostituito da una consonante. Gli esempi di sostituzione (/nā e
ecc.) sono più che dubbi, e quanto al dileguarsi dell'avulsivo
io ritengo che si' tratti piuttosto del fenomeno contrario, poiché
l'aggiunta dell'avulsivo modifica spesso in qualche modo il significato
della parola, come mostrano i seguenti esempi.

gore-b palma della mano, góro cinque : //góro-b unghia del
piede,//gora-s unghia, Less. 52 -— gamá-s vacca : !gamá-s vacca
bastarda ==gõa-s id.), Less. 160. Cfr. anche //kamá-b ‘hartebeest’
hororó vieles nach einander austrinken : ==hororó weniges
vollends austrinken — goá lodare (gāre id., cfr. Bari goda lodare) :
==gō biasimare, !gawé id. — urú bekriechen : /kurí id. — hurí-b
mare, lago : //hurί-b onda di mare — sentir nausea : ==kuí
essere nauseato di una cosa, Less. 79 — huru stretto, angusto :
/hū beengt sein — gou diventar grasso : /hou-b grasso attorno
allo stomaco — gom blinzeln : /om id. — khowá aprire : //khowá
id. (secondo Krönlein il significato varia alquanto) — gáo-b gnu :
/gāo-b bufalo — õa generare, õa-b figlio : /gõa-b figlio — namì
girare intorno a qualche cosa : ==namí correre qua e là, ==namì-be
rund herum, ==nan voltarsi, //námi-be far girare una cosa —
351ne-ba qui, nou-ba là (lontano), Sandawe ne qui, na là : //nā-ba
là (vicino), Sandawe /ne-ṅ hier und da — nari stamane : //nari
ieri, domani — áwe feucht sein : ==áo feucht oder voll Reif sein,
/gáwi befeuchten — χóro scavare un buco : //horó fare un buco,
Sandawe /họrọ o /huru e /kọrọ o /kuru traforare, Less. 54
mordere : e !nã-i id., !nan spaccare — khói- uomo :
Bosch. !kui — Sandawe kʼare giovane : Nama ==karí piccolo
(čʼkarí), cfr. Arabo ṣiγar piccolezza — Sandawe kuru tartaruga
di terra : Nama /huro-s piccola tartaruga, //kuri-b tartaruga.

In alcuni casi le comparazioni tendono a dimostrare che l'avulsivo
è un elemento di composizione. Così l'avulsivo del Boschimano
ṭʼ-kui ‘uomo’ può rappresentare il collettivo ṭʼ-ē ‘gente’ (cfr.
Begia ta-k plur. tí-ka uomo, ta-ká-t donna, Dinka ti-k, Barea
to-ko id.). Il Nama čʼkarí ha probabilmente un raddoppiamento
iniziale come l'Arabo ṣiγar da *ḳiγar, Less. 25. Con tʼ-huro- cfr.
Madi a-do-guro ‘tartaruga’ e con čʼ-koá- ‘elefante’ cfr. Basa
da-gwa id. Notevole è ṭʼ-gurù tuonare, ṭʼ-gurù-b tuono (: Copto
hru-b id.) ; cfr. Austr. ti-gura accanto a guru tuono, Less. 112.
Quanto ai numerali abbiamo : tʼgu solo = Logone tekū uno, tʼgúi
uno = Wandala tegoi ; Bosch. ṭʼku = Circasso tku due. Ed ecco
che qui troviamo la più precisa corrispondenza, poiché nelle lingue
caucasiche sono frequenti i gruppi consonantici come tk e čk, che
altrove occorrono di rado.

Tutto ciò presuppone che le vocali protoniche si siano dileguate.
E questo, infatti, è ancora frequentemente il caso, per es.
Nama góro dial. del Capo koró e kro = Or. kru 5, Nama čʼkarà-testicolo :
Kora kχra- dial. del Capo čʼkhra- e χra-, Num. 13.

428. È però indubitato che nel maggior numero dei casi agli
avulsivi non corrisponde nulla nelle lingue prive di tali suoni.
Questo apparirà manifesto dalle comparazioni seguenti.

Nama !óm indurirsi, solidificarsi (del grasso, del ghiaccio),
!gòmi ghiaccio. Bantu (g)oma diventare arido o duro, Karagwe
guma essere duro, Suaheli gumu duro, Ronde uma diventare arido
o duro, ub-umu terra — !hū-b e !gŭ-b terra, Sandawe !ʼuma id.
Va con la serie precedente — /om e gom blinzeln, /gami das
eine Auge zukneifen, !gami chiuder l'occhio, /hamei essere cieco.
Pul guma essere cieco, Sem. ʻam- e γam- Less. 466 —/hawi-ro
blinzeln : Sem. ʻw-r essere cieco — !gṓ muggire, !gorò e !orò
ruggire, //gō-b toro, /gāo-b bufalo, gáo-b gnu. Less. 160 —//uni
essere di malumore, brontolare (di vecchi), //gon ==gao ärgerlieh
werden, caus. //gón //gón irritare, gon-í e gun-í tormentare incessantemente.
Less. 194 e 461 — ==koá-b elefante : Wandala guvē,
352Dewoi gbe, Basa da-gwa, Nupe da-gba, Less. 146 — ==honá-b
proboscide : Galla hum-bi, Agaum. kum-bi proboscide, Bilin kŭn-bā
naso, Arabo ḳunā-f magno naso praeditus, Teda te-kūn avorio,
kūn elefante, Saho dá-kūn pl., Somali da-gón id. —/àu-b sangue,
!gáro-b e /gàri-s blutschwäre : Nuba geu, geru, Madi e Abokaya
ari sangue —/gami flackern, flimmern, /gami-ro-, Cora kamb-ro-
kamma-ru- stella, /kām- o /khām- (Nama //khã-) luna :
Arabo ḳama-r luna, Georg. kam-kami lo scintillare degli astri,
il lampeggiare, Varopu kamó stella, Lobo koma-koma id., gruppo
Arawak kamu, kamu-i sole — Ott. or. ko-ro per *kau-ro stella,
Sandawe !gabi-so e !gao-so luna (cfr. !ga chiaror di luna) : Sem.
kau-kab stella = Oru-Lopiko (Papua) kapu-kapu, IX Macusí
kapo-i Aree, kapu-i luna —//gawò- ala, Bosch. !gawa : Melan.
γapu-, γave ala — Sandawe !kwata e !ʼwata fallire, peccare :
Arabo χaṭiʼa Ebraico χāṭā Aram, χăṭā id. — //gara-b spalla :
Som. gara-b id. — !gore-b zebra : Herero on-goro, Mbunda n-golo.

Nel Boschimano trovasi anche un avulsivo labiale. Bosch. []koĩn
(pʼkoĩn, F. Müller Grundriss I 29) dormire, /Kuⁿ !goni abitare :
Bantu gona dormire, Mbe a-goeĩ id., Pul n-goni abitare, Less. 193.

Gli esempi si potrebbero moltiplicare, ma basteranno quelli
addotti per dimostrare la nostra tesi. Del resto la questione degli
avulsivi richiamerà ancora la nostra attenzione quando ci occuperemo
dei gruppi consonantici come tk e čk delle lingue caucasiche,
dei quali abbiamo già fatto cenno.

429. Gli avulsivi si trovano anche nel Cafro. Meinhof ha tentato
di dimostrare che le parole di questa lingua in cui si trovano
degli avulsivi sono prese a prestito dall'Ottentoto o dagl'idiomi
dei Boschimani (Hottentottische Laute und Lehnworte im Kafir,
1905). Il lavoro del valente africanista è assai pregevole, ma io
non credo che la tesi sia interamente dimostrata. Sta di fatto che
gli avulsivi si trovano nel Cafro anche in parole che appartengono
al Bantu, o che sono comuni al Bantu e all'Ottentoto e lingue
affini ; e occorrono anche in mezzo di parola, mentre nell'Ottentoto
trovansi soltanto in principio.

Nama /oà ‘pieno, essere pieno’, !o ‘zustopfen’ = Sandawe
!o ‘essere pieno’ : cfr. Cafro (ukuthi)- /we ‘essere pieno fino
all'orlo’. Al causativo Nama /oará e /orá (anche !ora) ‘riempire’
corrisponde il Cafro /wal-isa accanto a zal-isa id. (Xosa
zala). Ora quest' ultima forma è schiettamente bantu e sta per
*zwal-, Less. 179. Qui abbiamo un chiaro esempio di un avulsivo
derivato da un suono comune. Altri esempi simili sono /ima per
*zima spegnere (cfr. zimela nascondere) ; fin-/a ‘in Falten legen’
353per *fin-za da fin-iza ‘Gesichter schneiden’ (B. pina, Less. 348) ;
u-/ingo ‘Draht’ accanto ad ama-zinga anelli.

Da Meinhof tolgo ancora i seguenti esempi che possono chiarire
la.genesi degli avulsivi.

!otama sich bücken : B. kotama chinarsi — !onā-!ota klopfen
= gon-gotha oft klopfen, vertreiben, Less. 171 — //opa ‘in die
Augen fassen’ : u-kope Augenlid —//apazela besprengen : kapaza
ungeschickt giessen — //una leugnen : B. kana id. — i-//u-kazi
Schafmutter : B. -gu pecora — /wila ‘tauchen’ accanto a gwila.

/afuna ‘das Maul voli nehmen’ accanto a hlafuna ‘kauen’
come um-/ebi ‘calunniatore’ accanto a hleba ‘calunniare’ (Sotho
seba, cfr. Mande džafa) ; inoltre ny-afuna ‘versuchen zu kauen’
come ny-atela ‘treten’ accanto a isi-!atulo scarpa.

Il Cafro i-!anda ‘uovo’ viene confrontato con tanda id. di
L. Marquez e in pari tempo con Suabeli gaṇḍa ‘scorza, buccia’
e Venda gaṇḍa ‘cenale’. Più probabile sembra essere il confronto
con tanda e per il significato e perchè si ha anche Zulu /onsa
= tonsa ‘tröpfeln’.

Notevole è anche/wazimula = phazimula ‘leuchten’. Invece
n!aka ‘empfangen’ : Suah. nyaka, !ala ‘anfangen’ : Venda baḷa
sono esempi assai dubbi.

Caucasico

430. Il vocalismo delle lingue càucasiche comprende generalmente
le sole vocali normali. Nell'Abchazo, Arci, Udo e Kürino
trovasi y, nel Chürkila, Udo e Kürino ä, nel Kürino anche ü e
nell'Udo, Inghiloi e Suano ö ü.

Secondo Schiefner e Bork, l'Abchazo avrebbe posseduto in origine
soltanto le pretese tre vocali fondamentali a i u. Le vocali
e o sono rare e avrebbero origine da assimilazioni, per esempio
s-qa-l-ue-it io divento : s-qa-l-uá-m io non divento, sy-qo-up io
sono, sy-bzio-up io sono buono : a-bzía buono. Anche y ha la
medesima origine, per es. in s-qa-ly-it io sono diventato: u-qa-la
diventa! In altri casi y è una riduzione di a conservato in qualche
dialetto (Schiefner V seg.), per es. sy- mio : sa-ra io, cfr. qyz
‘oca’ dal Turco qaz. Ciò è notevole, perchè anche nelle lingue
turche ha luogo un'alternazione a : y, per es. Turco tamyr =
Jac. tymyr radice, Turco altyn = Jac. altan oro.

Anche nel Chürkila e o sarebbero secondo Schiefner di origine
secondaria (e da ia e talvolta da ai). Frequente è però lo ä. Nel
354Lak e o sono « bei weitem selteher » rispetto alle vocali primitive
a i u. Nel Kürino e (accanto a ä) non è frequente, o è rarissimo.
Di origine secondaria sono senza dubbio ö ü. A wil ‘occhio’
del Kürino proprio corrisponde ül nel dialetto Achty : la forma
fondamentale è certamente *uil da *uli, cfr. Chürkila ḥʼuli, Kubaci
uli. Il dativo di wu-č chi ? del Kürino è kwe-z, donde kü-z . Cfr.

tableau ṭun | radere | perf | ṭwána

Cfr. ancora Kür. qhün voi (qhwe-z vobis) = Inghiloi thkhön,
ma Georgiano thkhwen ; Tabassarano qö- Tsachur kkö- : Kürino
qwe- Rutul kkwe- due. Per altri esempi v. il § 433.

431. Allo stato presente degli studi caucasici poche osservazioni
si possono fare sulle corrispondenze delle vocali.

a) Allo a del Georgiano corrisponde spesso o u nel Mingrelio
e Lazo. Il Suano e le lingue settentrionali concordano spesso
col Georgiano.

G. tsχra S. tšχara : ML. tšχoro nove — G. rwa S. ara :
M. ruo, bruo, L. orvo, ovro otto — G. thaphli : M. thophuri L.
topuri e topri miele — G. katsi uomo, vir, Abchazo χ̇ac̣ˈa vir,
eroe, Kür. kkχas homo : M. kotši, L. kodži o gotši. Cfr. Abadzech
koaž popolo, Suano γvaž-mare vir, Less. 66 — G. γame, Tsachuro
χam : M. γuma notte — G. sami, Lak šan-, šama : M. sumi,
šumi, L. sum, šum tre — G. mama, S. mama : M. muma, S.
mu padre — G. tsʼabli : M. tšuburi, L. tšúbuli castagna — G.
molozani : M. malazoni monaca — G. dzaγli, S. žeγ ma dat. žaγ
(nella penisola balcanica zagar cane da caccia) : L. džóγori, M.
žoγori cane — G. χari : M. χoži, L. χodži, χoži bue, toro —
G. ar- : L. or- essere — G. asuli : M. osuri figlia, ragazza, donna
— G. asi, S. ašir : M. oši, L. cento — G. da (cfr. Sumerico,
Hausa, Jacutico, Camc. da) : ML. do e — Thusch, Chürk., Lak,
Udo ma : L. mo μή — G. khatha-mi, S. khatha-l, Rutul kat :
M. khòtho-mi, L. kotu-me (e khor-me) gallina. Cfr. Cec. khuōtha-m
Thusch khotha-m, Kab. goad e ged, Abadzech keti-bs gallina,
Abchazo kuty pollo — G. tšʼam- : M. tškumu- mangiare — G.
mertsχali : M. martšiχoli rondine — G. phut-kari : L. put-udži,
but-kudži ape.

Kürino raq : Agul e Tab. ruq ferro — Dido makha, makχa :
Kajtach muχka, Varkun muχki orzo — Kubaci dake (=Varkun
daku) e duχk uovo, Kajtach khali e khul, Akusha χkale e χkul
casa — Akusha barda, varda : Chürk. vurida scure — Agul nac̣u :
Rutul nuc̣ur fiume — Agul dag(i) : Arci dugi, Lak dukku asino.355

b) Allo e del Georgiano corrisponde spesso a nel Mingrelio
e nel Lazo.

G. me, S. mi : ML. ma io — G. erthi, dial. er : M. arthi,
L. arthi, ar uno — G. mephe : M. mapha imperatore — G. tsʼera :
M. tšarua, L. džar- scrivere— G. wertsχli : M. wartšχili, S.
wartšχil argento — G. me-same : M. ma-suma, L. ma-šuma terzo
— G. tqe : M. tqa bosco.

Però in fine di parola lo e del Georgiano può derivare da ai,
cfr. Inghiloi tqe-j bosco, G. mze : M. bža sole, G. dγe : M. dγa
giorno (Cabardino dyγa sole), G. γame : M. γuma notte.

Varkun Kubaci neχ : Lak naχ burro — Kubaci meγ, Kajtach
meχ, Varkun miχ : Avaro e Lak maχ ferro — Rajtach Akusha
bec̣ : Avaro bac̣, Lak barc̣ lupo (Andi boc̣o = Cec. buorz Thusch
bḥorc̣ id.) — Akusha Kajtacli bekh : Lak bakh testa — Tab. reγ,
riγi : Kürino raγ, Agul raγ(a) sole.

c) Nelle lingue settentrionali si trova spesso un'alternazione
fra i e u(o).

Varkun Kajtach mika, Lak miχ : Udo muχ, Andi muχla,
Dido mohlu huf (cfr. con a Avaro maχl unghia, Armeno magil
artiglio, ma con i Tibetano r-mig huf) — Varkun Kubaci nisa,
Lak, Agul nis, Rutul Tsach. nise, Gek nici, Avaro nisu, Ceceno
neχči : Akusha nuse, Buduch nusu, Arci nos, Chürk. nusia plur.
nus-vi formaggio.

In altri casi l'alternazione è fra i e a (cfr. e : a), per es.
Varkun Kubaci miq, Akusha mig, Avaro miqq : Rutul maχ quercia
— Kubaci ecc. niχka : Varkun Kajtach naχka avena.

Infine, in alcuni casi la variazione è triplice, come nel nome
del ‘lupo’ : Kubaci bic̣, Chürkila Varkun vic̣ — Avaro bac̣, Karata
bac̣a — Andi boc̣o, Thusch bḥorc̣.

Spesse volte l'alternazione è di natura morfologica, come
vedremo in seguito.

d) Molto spesso si sono dileguate le vocali atone, per es.
Georgiano s-ma ‘il bere’ da *su-má (a. Georg. su-ma). Però il
Mingrelio e Lazo conservano non di rado le forme piene, come
dimostrano i seguenti esempi.

G. thma : M. thoma, thuma, L. thoma capello — G. zγwa :
ML. zuγa, S. dzuγwa mare (Sumer. zug o sug palude, water-basin,
fish-pond) — G. dzma : M. džima, L. džuma, žuma fratello —
G. tba : M. toba, S. tob lago — G. dγe : S. la-deγ giorno — G.
kbili : ML. kibiri dente — G. χmeli : L. χomula secco — G.
ga-tsʼqra : M. ga-tšʼqoro il s'est fâché — G. kre-ba : M. koro-pha
recueillir.356

432. I dittonghi del tipo ai e au sono rari essendosi contratti
in e o. Nel Lak ta-i è il plurale di ‘egli’ e nell'Arci da tha-
‘egli’ si forma il plurale the-b che sta per *tha-i-b, come si
vede dal gen. tha-i-men. Quindi anche il Lazo en-te-be ‘essi’ sta
per *-ta-i-be e il Georgiano mame-bi ‘padri’ da mama ‘padre’
sta per *mama-i-bi. Georgiano kai, kaj, Lazo kai, gai ‘buono’
(= Basco kai, gai buono, atto, capace), ma Georg. Mingr. ke-thili,
S. ke-thil id. Abbiamo già veduto i casi come Georg. γame da
*γama-i : Mingr. γuma notte.

Chürk. selthis da *sa-ilthis herausziehen, ecc., Schiefner § 74.

Udo sa ‘uno’, sa-o ‘solo, unico’ > so ‘uno’ = Avaro cso
(accanto a csa-) id., Num. 130.

433. Più frequenti sono i dittonghi del tipo i̯a e u̯a, ma anche
accanto ad essi si trovano le vocali semplici e o (oppure ö ü).

G. dzvali : I. zol osso — G. khvabi : I. khob caldaia di rame
— G. thvali : I. thol, ML. tholi occhio — G. gvari : a. Georg.
gor schiatta — G. m-tsχvari : I. tsχor, M. šχuri, L. m-tšχuri
pecora — G. m-tsʼvane, M. tsʼvane : I. tsʼone-j verde — S. a-kvad :
G. kudi, ML. kude-li coda — M. thvathvi zampa (cfr. Georgiano
thathi, Akusha tha, Arm. thath id.) : G. toti, M. tot e töt, S.
twet e > tet, ma gen. toti, zampa, Less. 202. Qui il nome dell'orso :
G. da-thvi I. da-th, S. da-šthv, ma L. thuthi M. thunthi
senza l'elemento da- dei nomi di animali — G. vašli : L. oškhuri
M. uškhuri mela.

G. mtveri : I. tör polvere — G. gveli : I. göl serpente — G.
kvertsχi : I. körtsχ ovo — ekhvsi per *vekhvsi : I. ökhs sei (cfr.
S. uskhva e usgvaš-d) — G. ezo per *vezo : I. özö-j cortile, M. oze.

G. švidi : I. šüd sette — G. qvitheli : I. qüthel giallo — G.
dzviri : I. zür caro.

G. sa-dgomi : S. sa-dgvem camera — G. mindori : S. mindver
campo — G. χolo : M. χvale ma — G. thorem : I. thuarem o
— G. thovare : I. thore-j luna — G. okhro : S. vokhr oro.

G. iaphi : Mingr. ephi (anche iephi), Suano eph-d, ef-d, ef-thi
‘a buon mercato’. Con Georg. ia-phuth cfr. il Circasso Abadzech
puti, Kabardino pud id.

La contrazione di ia in e è frequente nel Chürkila, per es.
khwel da *khwi-a-l due, ankhē per *ankhi-a del frumento.

In luogo delle vocali semplici e o del Thusch il Ceceno presenta
spesso i dittonghi ascendenti ie uo.

Cec. iēc- : Th. ec- prendere — Cec. ieš- : Th. eš- nachstehen
— Cec. bieṅ : Th. beʼ nido — Cec. gierz : Th. gerc̣ arma — Cec.
dieγ : Th. deγ corpo — Cec. džiēruo : Th. žero vedova.357

Cec. suo : Th. so io — Cec. muoz : Th. moc̣ miele — Cec.
duog : Th. dok cuore — Cec. khuortha : Th. khorth testa — Cec.
wuorh : Th. worχl sette — Cec. stuom : Th. som frutto — Cec.
luom : Th. lom leone (Georg. lomi).

434. In forte contrasto con la semplicità del vocalismo sta la
grandissima abbondanza di consonanti. Però è notevole che alla
varietà delle esplosive sorde si contrappone un'unica sonora. Anche
le fricative sono numerose e le sibilanti possono essere biverticate,
come nell'Abchazo.

Anche qui lo studio delle alternazioni consonantiche può servire
per determinare l'origine secondaria di molti suoni. Ora il Kürino
presenta delle alternazioni regolari di consonanti specialmente nella
declinazione dei nomi. Giova farne un breve esame. Basterà di
regola considerare le forme del plurale, che danno norma anche
per i casi, per es. serg aglio, strum. serké-di, plür. serké-r. Nei
plurali che citeremo l'accento sta sempre sull'ultima sillaba.

1. Le sorde finali si rinforzano nella sillaba tonica. Il rinforzo
è indicato da un punto o da un apice.

χ̇urχ̇ : χ̇urχ̇ˈwár Blase — ḳʻarč : ḳʻirčˈár corno — χat :
χiṭár perla, χwat : χuṭár prugna ; invece net : netʻér pidocchio,
met : metʻér ginocchio, ecc. — čip : čiṗér sorte, ḳʻüp : ḳʻüpér vaso
del tintore.

2. Le sonore finali si mutano in sorde o sorde rafforzate.

serg : serkér aglio, mugw : mukwár nido — raγ : raχ̇ár sole,
müγ : müχ̇ˈwér ponte — tsadz : tsatsár dörnicht, medz : metsér
lingua, wardz : wartsár luna — med : meṭér sciroppo, jad : jaṭár
acqua, ṗad : ṗaṭár lato — γab : γaṗár manata, ṗab : ṗaṗár donna,
jab : jaṗár orecchio, rab : raṗár ago, ecc. ; invece qeb : qepʻér
culla, tʻab : tʻapʻár pfosten.

Si può pensare che la sonora finale derivi da sorda come negli
imperativi con raddoppiamento : kü-g per *kü-k(ü) da kü-n cucire,
χ̇ˈu-γ da χ̇ˈu-n cadere, atsu-dz da atsu-n mungere, ṭu-d da ṭu-n
radere. Si notino anche i plurali tsatsár e ṗaṗár. Però la sonora
trovasi anche nelle lingue affini e appare spesso primitiva, per
esempio Lak ba-rγ, Agul raγ(a) sole, Georg. dγe giorno ; Lak
barz, Chürk. vadz luna ; Gek, Buduch ecc. rub ago.

3. Molto notevoli sono i casi seguenti, in cui al rinforzo della
consonante finale si accompagna un indebolimento della iniziale
in sillaba divenuta atona.

ṭüd : tüṭér carbone — χ̇ˈib str. χ̇iṗ-ré plur. χiṗér rana, χ̇ˈib
χ̇iṗé-di
plur. χ̇iṗér giallo d'uovo (cfr. χ̇ˈiṗí giallo) — č̣ib :čipʻér
spanna, tʻib : tipʻér civetta, tʻub : tupʻár dito.358

4. Alternazioni simili si trovano anche in altre lingue caucasiche,
o devono essere presupposte. In Georgiano, per esempio, si
dice ma-khw-s da *má-khaw-s mihi est, e invece m-qaw-s per
*ma-qáw-s (cfr. Suano ma-qa) id. Siffatte alternazioni richiederebbero
un esame troppo lungo, che qui non può aver luogo.

435. La fonologia delle lingue caucasiche è assai difficile da
iniziare, come la fonetica, specialmente degl'idiomi settentrionali,
è irta di difficoltà. Nei paragrafi che seguono io raccoglierò le
osservazioni più importanti che ho potuto fare nella serie delle
labiali e delle dentali, lasciando da parte le gutturali e laringali,
che offrono problemi ancora insolubili. E cominceremo dalle labiali.

Premetto che in questa serie il p è di gran lunga meno frequente
del b. Già nel « Versuch » Schiefner osservava che nello
Avaro p è raro e occorre per lo più in parole straniere. Vi sono
tuttavia delle corrispondenze esatte come Kürino puč = Chürkila
puč perire, Lak pˈai (ossia ppai) = Thusch pai bacio, Avaro
parχˈ- = Lak parχ- aufflattern (Ebr. e Aram, prḥ, Less. 334).
Più frequente è ph, da cui deriva il raro f (per es. Kürino fin
seme, Less. 362). Nell'Udo fi gen. finei ‘vino’ lo f sta per v,
cfr. pi gen. pinei ‘sangue’ con Avaro bi = II Agau bir, Less. 405.

436. All'indice di classe b corrisponde nel Chürkila v (bene
distinto da w indice del maschile = u). Questo è un indizio che
il b si muta in v. Infatti anche al -bi segno del plurale del
Georgiano ecc. corrisponde qui -vi, e il numerale ‘tre’ è ḥˈäv-,
Varkuri av, ma Akusha ḥab- ecc. Ecco altri esempi di b > v.

luna, mese. — Andi borc̣i, Karata borc̣o, porc̣o, ecc. ; Arci
bac̣ ; Lak barz ; Varkun Kubaci Kajtach Akusha bac̣ — Chürkila
vadz ; Kürino wardz, vardz, Agul Rutul Tsachur waz, vaz, Tab.
varc̣, vadz, Buduch voz, vaaz, Gek wadz, vaaz, Chin, vac̣, vaac̣.

sole. — Avaro baq, Dido buqχ, Chwarsci byqχ, Kap. boqχ ;
Arci barqχ ; Lak barγ ; Kajtach barhi, bari, Varkun beχ-ula ;
Udo beγ, byγ — Chürkila e Akusha varḥ'i ; Rutul vyryγ, viriχ,
Tsachur viryγ, viriχ, Gek vuraγ, Buduch viraγ.

maiale, cinghiale. — Karata bolχo-n, Kuanada Chwarsci
bolho-n. Kap. buχˈlo ; Arci bokl ; Lak burkh, gen. burč̣-al cinghiale ;
Udo bo̥q, boq — Kürino wakkχ pl. wakhá-r, E. vakkχ,
Agul vuakk (e buqa-c), Tsachur vok, Gek Buduch vaak, Tab. vaqa-j.

pecora. — Arci bek — Tsachur voka, Rutul vuga.

cento. — Arci bašša-, beše-, Udo bḁc o bḁč, Thusch baḥ Cec.
bʼē — Kür. wiš, Tsach. väš, vaš, Rut. veš, Agul waršš, Tab. varž.

lago. — Arci bari lago, Lak bʼar lago, pozzanghera —
Kürino ör, Agul ör, ür lago ; Chürkila ur-ḥu, Akusha ur-χu,
359Kajtach ur-χu e ur-χnej mare (per il secondo termine cfr. Abadzech
χχo, χö, Kab. χy mare, lago, Lak ḥene mare).

Il v (w) da b trovasi dunque nel Chürkila (e Akusha) e poi
nel gruppo Kürino propriamente detto, cioè esclusi l'Arci e l'Udo,
che furono a torto inclusi nel detto gruppo.

437. In luogo del Georgiano iman ‘quello’ il dialetto Inghiloi
ha imam, e parimenti in luogo del Georgiano -man dell'ergativo
l'Inghiloi ha -mam secondo Erckert II 294. Questo è un chiaro
indizio che -m si è mutato in -n nel Georgiano, la quale constatazione
torna utile anche alla morfologia. Schuchardt Char. 61 seg.
considera -m(a) come suffisso originario dell' ergativo nei nomi
(= Suano -e-m) e -n come il corrispondente suffisso dei pronomi :
i-ma-n quello, a-ma-n questo, ma-ga-n id., in origine probabilmente
anche wi-n chi ? Ma ora appare che questa doppia forma
dell' ergativo sussiste solo come fatto fonetico, non morfologico.

Vi è però nel Mingrelio un suffisso dello strumentale -mi
identico a -mi (accanto a -bhi) indoeuropeo. Esso, come sembra,
è sempre preceduto da a, per es. dzal-a-mi dial. dzalj-a-mi ‘con
forza, fortemente’. A questa forma corrisponde nel Georg. dzali-a-n,
Imer. dzalu-a-n.

Nel Georgiano il mutamento di -m in -n si è prodotto prima
che si aggiungesse la vocale i in fine di parola, come dimostrano
i seguenti esempi.

Mingrelio tsχen-a-mi : Georgiano tsχeni-a-ni (per *-a-n) a
cavallo — M. thom-a-mi : G. thmi-a-ni con capelli, capelluto —
M. sen-a-mi : G. seni-a-ni malato.

Interessanti sono le espressioni del Mingrelio come gin-a-mi
čχou-ši
‘vacca col vitello’. E vi sono anche strumentali in -mo,
come iaraγ-a-mo ‘con l'arma’.

Anche nell'Avaro e nel Lak abbiamo -n da -m. Avaro emen
pl. umumu-l padre, keren pl. kurmu-l petto, c̣an gen. c̣amu-l sale ;
Lak χ̇an tema χ̇am- cera.

Della frequente alternazione b : m tratteremo nel capitolo della
nasalizzazione. Qui daremo alcuni esempi di una curiosa alternazione
m : n in principio di parola, se pure non si tratta di un
fatto morfologico.

Chürkila nikwa plur. niku-vi unghia, artiglio (Schiefner confronta
il Curdo nykúki), Akusha nika, Kajtach niko(a) : Varkun
mika, ecc. — Varkun, Kajtach nika : Karata mika, miko piccolo
— Kürino ner : Avaro meʼér naso — Kürino naγw, Agul neγw,
Udo neγ : Lak maq lacrima, Avaro máʼo pianto (cfr. Arci namk
e Tab. nevγ lacrima) — Avaro náχ̇a hinter, nach : Lak māχ̇.360

438. All'indice di classe d corrisponde nel Chürkila d in principio,
ma r nel mezzo e in fine di parola. Iniziale trovasi anche
r, ma di rado e con la funzione primitiva, per es. d-äḥˈ viso di
donna (: w-äḥˈ viso di uomo), ma r-udzi sorella da udzi fratello,
r-ursi figlia : urši figlio. Nell'Arci d-, ma -r- e -r. Questi sono
chiari indizi di un'alternazione d : r. Si aggiunga l dell'Abchazo :
l-ab padre di lei, ihr Vater. E ora si osservino i nomi ‘figlia’
e ‘sorella’ derivati rispettivamente da ‘figlio’ e ‘fratello’ anche
nelle lingue del gr. Kürino, in cui il genere è scomparso.

figlia. — Kürino Agul ruš, Rutul ruš, ryš, Tab. riš(š), riši,
Gek rüž, riš, Buduch rüž, riž, Chinalug rüši, riši ; Chürk. rursi,
Akusha rürsi, Kajtach rirsi — Kajtach dürsi ; Lak duš — Tsach.
jiš ; Varkun jusi, Rubaci juse.

sorella. — Kürino rüši, Rutul rüši, riši, Chinalug riccy, rci,
Gek rci e ši-dr, Buduch rci e ši-dir, Agul Tab. či ; Chürk. rudzi,
Akusha ruci, Kajtach ruci, rjüci, rici, Varkun ruc̣i, ruc-χoi
Kajtach dici ; Arci doš-dur strum. doš-mi — Tsachur jiči, iči ;
Varkun juc̣i, Kubaci juci, juce.

Si potrebbe ritenere lo j- dello Tsachuro come corrispondente
del primitivo j- del femminile quale si trova, per esempio, nello
Andi j-eši figlia ; ma non è lecito distaccare per questo lo Tsachuro
dalle altre lingue del gruppo, e vedremo che Tsach. j- da r- è
normale. Quanto al Varkun e Kubaci j-, può essere incerto se si
debba identificare con d- e r- delle altre lingue del gr. Dargua.

Per d = r si noti che le forme del verbo ‘essere’ sono da
e di nel Kubaci e K.-Kajtach, ra e ri nel Chürkila, Akusha e
M.-Kajtach. Cfr. anche Lak šan-da 3, arul-da 7, ma con gli altri
numerali -ra. Agul eremi o arami, Tab. armi da Ar. adam uomo.

439. Seguono esempi che dimostrano quanto siano varie le
corrispondenze di r- del gr. Kürino. Abbiamo oltre a r l d anche
j o totale dileguo e, specialmente nel Chinalug, z e perfino n.
Spesso si trovano delle vocali iniziali.

via. — Kürino räχ̇ pl. räqé-r, Agul Rutul räχ̇, Tab. raχ̇,
Buduch riχ, rüχ, Gek rüχ ; Abadzech rrögü > γögü (Kab. γogŭ)
— Arci dek, Chürkila däq pl. däqa-ni e dwäq-vi — Udo jaq,
Tsachuro jaχk — Avaro nuχ, Ceceno niq, Thusch niq, naq-.

Begia lagi via, viaggio. Cfr. con vocale iniziale Chürk. arḥ'a
viaggio, Sem. araχ- camminare, urχ- via, Assiro arχu e urχu
costr. uruχ id. = Jac. oroχ sentiero. Qui va il Greco ἔρχομαι.

porta. — Kürino rakha-r pi., Agul rakk, Tab. rak, rakkin,
Rutul rak, rakh, Gek riki, rikhi — Arci dekl, dakl — Tsachuro
aχka, aχkha, E. akka — Cec. naa, neh (Lazo nekna, ekna ?).361

cenere. — Avaro raχ̇ú ; Kürino rüχ̇ plur. rüχ̇wé-r, Agul
rukχ, Tab.rökχ — Lak laχ gen. luχˈa-l — Arci diqq — Udo
iq, Cec. juq pl. auq-ara-š (ma Thusch jopq) — Chinalug zäk.

polvere, terra. — Avaro ratql terra ; Kür. rug pl. rukwá-r,
polvere, terra, Rut. rug polvere, Agul ruk, rug polvere, terra,
Tab. rug(u) terra — Lak ṭuγ gen. ṭuγ-li-l polvere — Arci kutu-lug
terra — Tsachur jek polvere — Tsachur čige terra, Abadzech
süγ id. — Kürino dial. Axty naq terra (per la vocale cfr. Kürino
šut : Axty šat wanze), Rutul naq, Gek Buduch niok id.

ferro. — Kürino raq plur. raqá-r, Agul Tab. ruq, Chinalug
u-ra — Rutul ji-laq o hi-lag, Buduch ji-laγ o ji-leg ; Arci la-zot
o la-ccuth (: Udo zido) — Tsachur jua, juwa ; Abchazo ejχa,
a-jχa — Ceceno ē-čig, ē-čikh, Erck. čiγ.

Libico a-laγ ferro (?), Tuareg a-lleγ lancia di ferro. Chürkila
mi-rh plur. mu-rh-vi (Varkun miχ, Kajtach meχ, Kubaci meγ,
Lak maχ gen. muχa-l, Avaro maχˈ) ‘ferro’ prob. = Suano
be-re(d)ž. Anche il Georg. rki-na sembra collegarsi al tipo raq,
cfr. Achwach račin-χe ferro.

scure. — Lak rikh g. rikhi-ra-l, Vark. rik, Lazo a-rgu-ni
Cec. dig gen. daga-ra-ṅ, Thusch diq — Kürino jakhw.

osso. — Agul i-rkk, Tab. ji-rk o ja-rki, Tsach. ba-rk — Chürk.
liga, Kajtach likha, liḥa ; Arci leke, lekki— Ceceno deaχk
Chinalug i-nk.

giogo. — Avaro ruthl, Andi ruthloj ; Lak ruk E. — Chürkila
dukh plur. dukha-ni, Ceceno duk — Udo oq, Arci uh, Abchazo
a-uγ, Mingr. uγu, Suano uγva, Georg. uγe-li. Cfr. anche Kürino
wiḳh plur. wikhé-r (come wil ‘occhio’ da *uli).

Cfr. Lat. jugum, Greco ζυγόν dial. δυγόν, Arm. luc.

cuore. — Avaro raḳ gen. reḳé-l pl. ráḳa-l, Kürino rikh pl.
rikhé-r, Chürkila u-rkhi, Agul i-rḳw — Lak dakh, Thusch dok,
dak-, Cec. duok — Tab. jüḳ, Gek, e Rutul jiḳ, Buduch jiq
Udo u-k, Arci i-kkw ; Suano gu, Georg. gu-li — Chinalug u-nk.

carne. — Andi ecc. ritqli — Chin lyka, Chwarsci litl
Lak dikh gen. dikhu-l — Kürino jaḳh plur. jakhá-r (Dirr jaḳ),
Agul jakk, Tab. jak, Rutul jakh, Gek jäkh, Buduch jekh ; Ciam.
jitql — Udo eq, Arci atql — Ceceno džižig, ma Thusch dithχ
(cfr. ‘sole’ e ‘sei’).

orecchio. — Kürino rab E., Gek ibr per *i-rb— Lak lap,
Varkun lap, lupe — Kür. jab plur. japˈá-r, Buduch i-b per *i-rb.

ferita. — Avaro ruγún pl. rúγna-l — Chürkila däχ̇i.

Cfr. Bilin léγen plur. léken opp. laγān plur. lakān, Chamir
leχán, Agaum. e Quara laġin ferita, Somali log.362

440. Particolarmente interessanti sono ‘sole’ e ‘sei’ per il
loro parallelismo fonetico.

sole. — Kürino raγ strum. räχˈí-ni plur. raχ̇ˈá-r, Agul
raγ(a), Tab. reγ, riγi ; Arci ba-rqχ, Lak ba-rγ, Chürkila va-rḥˈi,
Rutul vy-ryγ, Tsachuro vi-ryγ, Gek vu-raγ, Buduch vi-raγ ;
Abchazo ma-ra — Avaro ba-q, Dido bu-qχ Chwarsci by-qχ Kap.
bo-qχ ; Udo be-γ, by-γ — Ceceno ma-lχ (cfr. Andi mi-χˈli =
Botlich mi-hi ?) — Thusch ma-thχ per *ma-dγ = Kabardino
dyγa, ma Ab. tehe Shaps. tyhe come il Thusch ; Georgiano dγe,
Mingr. Lazo dγa, Suano la-deγ giorno — Georgiano m-ze, Mingr.
b-ža, Suano mi-žj, Lazo dža-ra, džora da *dža-ura (cfr. per -ura
il Varkun beχ-ula), dial. žora) con prefissi m-žora, b-žora.

sei. — Lak raχχʼa, Kürino ruγiú, Rutul ryχˈi-, Buduch
rüχü-, K. Kajtach rek- ; K. Kajtach u-rig-, Chürk. u-rig-, Akusha
u-reg- ; Agul je-rχ'i-, Tab. ji-rχ'u Varkun Kubaci e-kk, e-k,
Udo ʼu̥-qχ, Tsachur ji-χˈy- ; Dido e-χˈl- Kap. i-χˈl-, Chwarsci
en-χˈla (= Kuanada in-χˈli-, cfr. mi-χˈli sole) — Ceceno ja-lχ,
e-lχ — Arci diχˈla- e dyqe- ; Thusch je-thχ per *je-dγ, Kabardino
χχu, χy per *tχu, tχy (si noti tχiu cinque) — Chinalug
zekh, E. zekj ; Suano u-skhva e u-sgva, Mingr. am-švi per *am-šgvi.

441. In ‘sole’ e ‘sei’ è frequente, come si vede, il dileguo
di -r-. Ecco altri esempi di tale dileguo.

corvo. — Mingr. Lazo kvari, Lazo uri per *quri, Georgiano
Mingr. qora-ni, Avaro qa-qra — Arci χoan prob. *χoar-n, Tsach.
kan, Udo γaina, Andi kχanni, Akusha kχana.

corno. — Kürino ḳʻarč pl. ḳʻirč'á-r, Agul kharč, Tab. ḳarč,
Buduch kʻarč corno = Lak ḳarčˈi dente (= Basco horc dente =
Egizio ḳrs ossia ḳars osso) — Rutul khač, Tsachur gač corno
(cfr. Copto kas osso) ; Chürk. mu-kaki plur. mu-kuku-ri, Akusha
mu-kaki > Kub. mu-kači ; Udo mu̥-qḁ, Cec. ma-ʼa Thusch m-ḥao ;
Mingr. Georg. kha.

Dido kic̣u ‘dente’ per *kirc̣u. Notevole lo Andi koni ‘corno’
per *kor-ni = Sem. ḳar-n.

martello. — Suano- kvarthχ ; Arci khurta, Avaro koartha,
Botlich khŭarta ecc. — Achwach e Tindi khoṭa, Kürino kuta ;
Agul γad = Circasso vuate, uate, Kab. uade.

Con khoṭa e kuta cfr. l'Eschimo kauta-q martello.

vento. — Lak marč gen. murča-l — Thusch moχ Ceceno
muoχ, Tab. mik(i), Andi moči = Udo muš.

lupo. — Lak barc̣ gen. burc̣i-l ; Thusch bḥorc̣ t. bḥarc̣-, Cec.
buorz — Avaro bac̣, Andi boc̣o, Botl. bac̣a, Achwach bač̣a, Dido
boc̣i ecc. ; Chürk. vic̣ plur. vuc̣i, Kubaci bic̣, Akusha bec̣.363

grandine. — Agul merkk E. mark(u), Tab. merk, mirki
Lak mikh gen. mikhi-ra-l ; Akusha mik, Kajtach miχ, Kubaci
miži, Varkun mig ; Arci bik.

falce. — Lak mirχ, Chürkila mirš plur. murš-vi, Ceceno
mars — Varkun Kajtach miχ, Udo meχ.

Il Tab. meldz ‘lingua’ mostra che si è dileguato -l- in Kür.
medz, Ag. Bud. Gek mez, Rut. Tsach. miz, Chin. mic̣, Arci mac̣,
Udo muz, Dico mec, ecc., Less. 289. Cfr. VIII Angami melyē e
Tib. lče.

442. Analogo al dileguo di -r- è quello di -n-, di cui diamo
i seguenti esempi.

mela. — Andi inči, Botlich inču, Dido heneš, Chwarsci Kap.
enš ; Arci anš ; Chürk. ʼinc, Akusha inc, enč, Kajtach ince, hinci,
dial. inč, enč, Kub. hinze, hinče, Varkun inč e ḥinz o ḥinc
Godoberi iču, Kar. e Achwach ʼeče, Kuan. ʼeč̣, Ciam. eši, Tindi
eči, Avaro ʼeč strum. ʼečo-ca ; Lak gen. iču-l ; Kürino strum.
ičí-ni plur. iče-r, Rutul äč Tsach. , Gek Buduch ječ, Tab. vič,
več, Chin. m-ič, Agul hḁč, Udo  ; Ceceno  ; Abchazo a-c̣ʼva,
a-čča ; Suano vis-gv (cfr. Tab. vič), Georg. vaš-li, Lazo oš-khuri.

bue. — Andi unso, Botlich Karata God. unsa, Achwach unča,
Chwarsci ens, Tindi munsa ; Lak nic ; Chürkila Akusha Kajtach
unc ; Arci ans — Dido is, Kap. os, Avaro oc ; Kürino jac̣, Tab.
Tsach. Rut. jac, Agul vac, Udo us = Varkun Kajtach us ; Abch.
a-cv ; o a-c̣v e a-šv, Abadzech ču, čü, Shaps. c̣ü ; Cec. s-tu Ingush
us-t Thuscli bs-tu ; Suano vos-ar.

mosca. — Andi ṭenṭa (Erck. thentha), God. Tindi ṭunṭu, Kuan.
Ciam. ṭunṭ ; Chürkila thanth plur. thunth-ri, Akusha e Kajtach
thenth ; Arci tanta ape — Achwach ṭiṭi, Chwarsci ṭuṭ, Dido ṭuṭ
(Erck. thuth), Kap. ṭoṭ, Avaro thuth ; Udo tat o thath, Kürino
theth, Agul ṭuṭ.

orso. — Chürkila Akusha Kajtach sinka ; Botlich sinji, God.
sihin, Kar. šinj plur. šin-di, Kap. šin ecc. — Kub. sikka, Varkun
sika, Kajtach siko ; Andi sej, Dido zej ; Tab. ššeʻ, Kür. sew, Rutul
si, Chinalug p-si, Udo ššue, Gek suva-r Buduch so-r ; Cec. ča,
Circasso my-še, Abchazo a-my-šv ; Suano da-š-thv.

pulce. — Botlich God. Achwach č̣anṭi, Karata č̣anṭe, Kuan.
č̣anṭ, Tindi č̣andi (> Andi č̣onni, cfr. Arci e Tsach. č̣in e forse
Udo in) — Avaro čˈeth ; Lak č̣uata E. (e č̣aka prob. *č̣at-ka,
cfr. Chürk. c̣ikwa prob. *c̣it-kwa, e similmente Dido čiki o č̣ikhi) ;
Kürino č̣ut, Agul č̣id, Chin. č̣üth, ecc.

Il Chürkila c̣i-kwa potrebbe essere identico a VII Bahnar si-ko
= Ho (gr. Munda) si-kū pidocchio del cane > pulce. Il raffronto
364avrebbe una grandissima importanza come prova della primitiva
costruzione A-B.

porta. — Avaro nucˈá ; Andi hinca, hinccu, Botl. God. hinccu,
Achwach incco, Kuan. huncc ; Lak nuz gen. nuza-l ; Chürk. undza,
Akusha Kajtach Varkun unca — Dido ac ; Kubaci Kajtach uca.

naso. — Akusha khankh, Kajtach gangu-bej — Kubaci kak,
Varkun kuk ; Agul khwekhw, Tab. χoog, kaχ, Rutul χeχ.

443. La consonante iniziale del pronome ‘io’ è d nel gruppo
Avaro-Andi-Dido, (ossia tt) nel Lak, d nel gruppo Dargua salvo
il Kubaci (δu o dzu io), z in tutto il gruppo Kürino compreso
l'Udo e l'Arci, s nel Ceceno, Circasso e Abchazo. Sono corrispondenze
molto notevoli, le quali hanno riscontro nel Semitico : Cauc.
d- δ- z- ‘io’ = Sem. d- δ- z- ‘questo’. È necessario farne un
breve esame.

Lak ṭ- : Avaro e Chürkila d-. — L. ṭurš. Ch. darš cento —
L. ṭurzan : Ch. durzan bestiame minuto — L. ṭur-lu : Ch. diriw
nube — L. ṭarḥ : Ch. dirḥa bastone — L. ṭuγ plur. ṭuγ-ru :
Av. duγ plur. duγu-l bandiera (Assiro digi-l) — L. ṭuḳu (Erckert
dukku) : Arci dogi o dugi, Agul dḁgi, Tab. dadži asino.

Quanto a s-, è certo che sta per z-. In parole originarie zè
rarissimo nel Thusch : zokh becco, zora terrible (prob. dal
Persiano). Nel Ceceno gli esempi sono poco più numerosi : zingath
formica, zu Igel, zud cagna, zʼuokh becco. Nell'Abchazo z- non
è frequente e sembra trovarsi per analogia con le numerose forme
comincianti per vocale (a- articolo, ecc.). Solo nel Circasso Kab.
z- è frequente. — Il primitivo z ricompare quando non è più
iniziale, Kab. -z- nel verbo, Ingusch a-z io (erg.).

Bisogna aggiungere che altrove z- non è raro. Per le corrispondenze
fonetiche si osservino le seguenti comparazioni, da cui
appare che dz > z va soggetto al mutamento in ts > s.

Avaro zob gen. zo-dú-l pl. zóba-l cielo ; Lak ṣau gen. ṣau-ni-l
plur. ṣau-ru ; Chürk. dzuv-ri pl. (cfr. dzav pl. dzava-ni pioggia),
Akusha džuv-né, Kajtach cirbe per *cib-re (anche za-k), Varkun
cuppi Kub. caba ; Kürino caw pl. cawá-r, Agul zaw pl. zawa-r
(E. zov e zava-r), Gek e Chinalug zov, Buduch zav, Tab. dzav
(E. zava-r o dzava-r e caba-r) ; Lazo dza, zaa, ma anche ca =
Georg. Mingr. ca — Udo za-ph peso, Kürino za-lan pesante —
Udo zumo-χ, Lak zuma margine, riva — Lak zi-miz mosca, Kür.
e Tab. miz-miz zanzara, ecc., Less. 384 — Avaro ʼá-zo neve
(dial. e-zu), Andi ecc. an-zi, Dido i-si, Chwarsci e-so, Kap. o-z ;
Rutul Tsachur Gek Buduch jiz (sec. Erckert : Rutul Tsach. giz),
Chinalug gza, gyza.365

Poiché l'iniziale d- : z- del pronome ‘io’ ha un trattamento
diverso da d- e z- originari, ne viene che la detta iniziale dovette
essere in origine diversa tanto da d- quanto da z-. Certamente
fu δ-, come in Arabo δ è originario rispetto a d e z delle altre
lingue semitiche.

Non è facile trovare altri esempi del δ proto-caucasico. Tuttavia
za- dell'Udo za-ph ‘peso’ e del Kürino za-lan ‘pesante’ deve
rappresentare *δa ; cfr. Chürkila dikh ‘pesante’, diχ ‘peso’ =
II Begia deg- essere pesante, Zenaga e-zzeg lourd = I Ndonga
zigu id., Suan. m-zigo, Nyanyembe mu-ligo fardeau ; Less. 284.

Il pronome dimostrativo e di terza persona Avaro do- può
corrispondere all'Arabo δū. Il plurale è do-l, erg. do-z : e qui
abbiamo un ottimo esempio di li > zi, come vedremo altrove.

444. Indagheremo ora la genesi dei suoni laterali che si trovano
nel gr. Avaro-Andi-Dido e Arci, nel Thusch e nel Circasso.

tl. — Nell'Avaro un segno del femminile è -tl (Erckert scrive
-thl). Questa consonante laterale è una forma di l, poiché passa
in questo suono dinanzi a consonante, per es. do-tl essa (erg.),
ma do-l-dá su di lei. Cfr. l- ‘di lei’ dell'Abchazo e quindi anche
le caratteristiche r e d del genere. Ma una corrispondenza più
precisa si ha con -ḷ del femminile dravidico, per es. Tamil i-va-ḷ
questa. Infatti a dravidico corrispondono dei suoni laterali anche
nelle lingue australiane, per es. Tamil engaḷ- noi : Parnkalla e
Adelaide ngadli noi due. Ne viene che a tl dell'Avaro può corrispondere
tl o dl australiano, per es. Avaro tlin acqua (dial. tlim,
cfr. Dido tlli acqua e Avaro tllamá liquido) : Austr. 199 ker-lini,
206 kar-lin, 202 kar-tini, 208 b kar-tin, 207 a kaa-tyin, 204
ka-tšin, forma fondamentale *kar-tlini.

Avaro tladi donna : Licio lada, Av. tlikk, tlikka- buono : Cec.
dikhi-ṅ buono, dikha-lla bontà, Thusch dikhi onorato, dakhi buono.

tll. — Una forma di l è anche tll dell'Avaro, per es. nitll
noi incl., Andi itli-, Tindi itqla, Karata ithli = Chwarsci ilo,
ila, Dido eli, Kap. ile, Arci el, nel, Suano l-, Elamico lu. Cfr.
Austr. ili-, Munda ele, ellen, Indoc. ili, neli, Num. 467, poi Ebr.
ḗllä, Aram, illēn ‘questi’, Pron. 106.

Avaro tlluχ̇ niedrig, Circasso Kab. thlaχˈ-še Shaps. thlak-še :
Andi luci, Lak lah, Thusch laχu, Cec. loχu-ṅ (cfr. laχa-ḥ sotto),
Abchazo laqu.

Per thl del Circasso cfr. ancora Kab. -thlaqo Ab. thlako Shaps.
thlaka piede : Agul lak, lek, Tab. lik, lekh. Il numerale ‘quattro’
è Kabardino ṗthly e plli, Shapsug pthlʼe e pthe, Abadzech thle
per *pthle e phle.366

χˈl. — Per lo studio dello Avaro χˈl sono utili le parole
‘tre’ e ‘acqua’, le quali generalmente concordano nell'iniziale.
Infatti a χˈlab- 3 dell'Avaro-Andi-Dido e Arci corrisponde χˈlan,
χˈleni, χˈlen acqua, Lak šan- : ššin, Udo χib : χe gen. χenei,
Tab. ššibu- : šar, Rutul χˈibu : χˈed, ecc.

Avaro maχˈl plur. máχˈla-l unghia, artiglio (Dido motklu)
accanto a maʼ plur. máʼa-l unghia : Cec. mʼā-ra Thusch mḥa-ra,
Udo muχ, Lak miḥ gen. miḥi-ra-l, Varkun Kajtach mika unghia,
artiglio. Cfr. Arm. magi-l artiglio, VIII Tib. r-mig huf. Prob.
máχla- va inteso come maχ-la- corrispondente a Thusch mḥa-ra
Lak miḥi-ra- e Arm. magi-l. Cfr. Georg. maχwi-li ‘scharf, spitzig’.

tql. — Avaro tqlin gen. tqlín-da-l, Audi tqlinu inverno (cfr.
Chwarsci y-thlnu, Dido e-thlni) : Lak khi gen. khini-l, anche
khin-t gen. khint-li-l inverno, hhinṭu-l e khint-li-bu d'inverno,
Chürk. ʼini = Kub. gene, Chin. kini, Abchazo a-γynĕ inverno.

Avaro tqlilí strurn. tqloló-ca plur. tqlalá-l sella : Lak khili,
Georg. una-giri ; cfr. Sem. e Cusc. kōr sella.

Mentre tl e tll non sono altro che forme di l o in genere di
dentale, χˈl e tql sembrano dunque essere essenzialmente, per la
loro origine, delle gutturali.

445. Interessante è lo studio dell'unico suono laterale del
Thusch, χl, che manca nell'affine Ceceno.

A χl del Thusch corrisponde h nel Ceceno, ma soltanto dopo
r, per es. Thusch worχl : Cec. wuorh 7, Thusch barχl : Cec. barh
8. Il secondo elemento di 7 e di 8 è identico anche in Avaro
antql- : mitql-, Botlich hatqlu- : vitqlu-, Achwach atqli- : bitqli-,
Dido otll- : bitll-, Arci vitla- : metlej-, poi senza i suoni laterali
Chürk. werḥˈ- : gaḥˈ-, Udo vuγ : muγ, Tab. u̥rγiu- : miržu-, Chin.
jik˙ : ink˙, ecc. Costante è il suono gutturale o laringale. Però il
Circasso ha blli, bli sette.

Negli altri casi a χl del Thusch corrisponde, al contrario, un
semplice l nel Ceceno, per es. Thusch aχl- : Cec. āl- dire. Però
Thusch marχl(o) : Cec. mara naso. Ora è difficile separare questo
mara da Andi mahar, Karata míhar (Erckert maχar), Avaro
meˈér strum. moˈró-ca pl. múʼru-l (cfr. meʼér gen. muʼrú-l strum.
maʼár-da plur. múʼru-l monte), quindi con -l Gek meʻal, Buduch
meʼel naso. Forse la parola del Thusch è composta : mar-χlo.

In Num. 143 io confrontai il Thusch aχl- ‘dire’ con Indoeur.
aghj-, agj- (in Latino aio, ad-agium, ecc.). Ma il Ceceno ālindica
che bisogna tener conto anche dello l. Ora, molti indizi
fanno ritenere che χl alterni con . Abbiamo Avaro boχló-n =
Botlich ecc. boχlo-n, Kap. buχlo, Arci bokl, ma Karata bolχo-n,
367Kuanada e Chwarsci bolho-n porco. In Num. 143 ha supposto un
primitivo *bolχlo- da *bolχjo- pari a Iudoeur. porkjo- porco.
Più semplice è considerare bolχo- come primitivo e boχlo- come
derivato con metatesi. In tal modo semplicissimo si può spiegare
il Dido eχl- 6 da *elχ- identico al Ceceno elχ id. Parimenti
Andi ecc. mi-χli per *mi-lχi ‘sole’ = Cec ; ma-lχ. E se il Thusch
aχl- sta per *alχ-, non mancano i raffronti : Kürino lekh- parlare,
poi Saho ḍaḥ dire, inf. á-ḷeḥ, Afar a-ḷh-ṓ discorso (cfr. *a-lχ-).

446. Per questa via si aprono delle nuove prospettive. I suoni
laterali cessano di essere sempre considerati come semplici e si
rivelano spesso per la loro genesi come gruppi. In lingue così
ricche di gruppi consonantici difficilmente possono essere mancati
in epoche antiche dei gruppi del tipo tl e kl. Ora ecco altri indizi.

Già abbiamo detto che le iniziali di ‘tre’ e di ‘acqua’ concordano.
Le eccezioni sono istruttive. Botlich habù- tre : χleni
acqua, Kuanada hab- : χlen, Chwarsci ḥö- (accanto a χlo-) : χlon,
Dargua ḥab- : šin. Accanto a χlab- (o forse meglio *ḥlab-) sembra
che in origine si trovasse la forma *ḥalb-, donde ḥab-. In tal
modo si perviene al tipo k-l-p che abbiamo veduto al § 375.

Quanto al nome ‘acqua’, l'Avaro tlin non concorda con χlab
3 (cfr. piuttosto -χlar ruscello = Tab. šar acqua), e nemmeno
tlli del Dido con χla- 3. Ora io collego tli-n gen. tle-l o tla-dá-l
plur. tlí-na-l con Saho lai, läi, Afar lai, läi e acqua, plur.
lei-ā e lāi-l, Begia lí-la liquido, umido, Zenaga i-l fiume, e-l,
e-lli mare ; Lit. lī-tù- pioggia, lī-na piove, ecc. ; Austr. 6 di-lli
acqua ; IX Mosquito li, li-u acqua, lay-a acqua, sugo, bevanda,
Rama li acqua, ecc. Già abbiamo confrontato il tema thlin col
secondo termine di Austr. ker-lini e har-tini (: 201 tini acqua)
da *kar-tlini :si aggiunga la serie VII Marshall dren acqua, Figi
n-drano pool of water, Malgascio ranu, Port Moresby lanu, ecc.,
acqua. È una serie che esamineremo anche altrove.

Ma come si spiegano le forme del tipo χleni, Arci χlan, di
fronte a thlin acqua ? Lo scambio delle laterali dei tipi tl e kl
è frequentissimo. Anche in lingue indoeuropee tl e dl si mutano
in kl e gl, per es. Latino piā-clo- Umbro piha-klu, Lat. *vetlo-
> veklo- (> It. vecchio), Lit. sē-klà seme, Lett. sed-li > seg-li
sella, Alb. glja- da *dlang- lungo, prob. Gr. γλυκύ da *dlukú dolce.

Per l'Avaro maχla- v. § 444.

Il Thusch ha the-χl- e da-χl- (questo = Cec. da-l) dare.
Sono forme composte, come abbiamo indicato, e come appare dal
fut. lo, che sta evidentemente per *χlo. Nello Avaro abbiamo
tqle- dare. Cfr. Arabo ḥalaʼa dare, donare.368

447. Mentre le combinazioni del tipo kt pt (kp) sono comuni
a molte lingue, le combinazioni inverse tk tp kp occorrono di rado,
essendo poco agevoli da articolare. Il tipo tk trovasi nel Caucasico
mer., nel Ceceno-Thusch, nell'Abchazo e nel Circasso. Nelle altre
lingue settentrionali non si trovano gruppi iniziali
.

Georg. tqu-bi (> Lazo tu-bi) gemello, tqu-č̣i gemello, paio ;
Circasso Ab. tko e > tʼo = Kab. ṭū o tʼu, Shaps. tku e tho
(tʼkua- in 20) due ; Thusch tqo ‘noch, nochmals’, tqa 2 X (10).
Nelle altre lingue la dentale è scomparsa, Num. 130. Con vocale
intermedia : Thusch duq paio. — Cfr. Boschimano !ku e (ossia
ṭʼku e ṭʼū) due, Kora tʼkoa-m = Circasso tʼkua- id.

Georg. tqvi-a, M. tqˈvi-a, S. tqvi piombo. Con vocale intermedia :
Avaro ṭoḥí gen. ṭoḥí-da-l, Andi tuši da *tuχi, Karata
toše, Cec. daš piombo. — Cfr. Egizio dḥ-ti e tḥ-ti, Copto tah-t
piombo, che ricorda il lontanissimo Kechua ti-ti id.

Georg. tqavi I. tqav, M. tqebi, L. tkebi (> tebi R., kebi Tr.)
pelle, cuoio — G. tqe, M. tqa bosco.

Georg. thkhven I. thkhön, M. thkhva, L. tkua(n) e tqua(n)
voi : Kürino qhün, Tab. i-kü, ecc. — Cfr. //Ai //gau ‘voi’ ogg.
II Suano ha sga per *sgva = Nama sago voi.

Ceceno thχauw tetto. Con vocale intermedia : Avaro ṭoχ plur.
ṭóχa-l. Cfr. Latino tego, toga, ecc. Il Tsachuro ha daχa-l ‘tetto’
con d, cfr. Arabo dgg II texit (armis), dugug tenebrae, caligo,
Bari lo-dek tetto.

Georg. dgo-ma stare, dga-s egli sta, a-dge-n-s egli colloca.
Cfr. Nama //goe giacere, Santali digo dogo pigro, Less. 168.

448. Vi sono poi altre combinazioni del tipo čk, pure molto
interessanti, le quali nascono spesso da una specie di sdoppiamento
della gutturale (cfr. in senso inverso Lat. ecce, cioè ekke, pron.
ekče, Franc. accéder). Abbiamo, per esempio, Georg. brkia-li e
brka-li-eba splendore (: Arabo barḳa-la fulminavit absque pluvia),
poi col detto sdoppiamento brc̣qi-n(w)a e brč̣qwia-l-eba id. Di
fronte al Georg. kinc̣i ‘collo, occipite’ da *kinki = Lazo džiniki
sta il Mingrelio e Suano kinčχ = Eg. ḥngg. Il Lazo ha marú-ki
‘stella’ (= Sanscr. marī-či- ‘lichtatom’, Less. 431) e mavu-čχi
= mari-cχi, Mingr. Lazo muri-cχi id.

Lo stesso fenomeno sembra essersi prodotto anche nel pre-Indoeuropeo.

I gruppi čkh č̣k e škh skh si semplificano nel Georgiano perdendo
il secondo elemento.

M. čkhi obl. čkhin-, L. čku e čkin opp. šku e škun- noi :
G. čven I. čon. Kürino čun, Chinalug kin, Agul čin, Tsach. ši,
369Pron. 107. — Cfr. //Ai //gai ‘noi’ ogg., Nandi a-ček, VI Kabana
a-gego, Domara e Mairu keke-, VII Malacca hīk, IX Chumash
kiku noi, Pron. 258. Senza il raddoppiamento VII Kiranti 13 ī-kin
incl., Tipura čun, ecc.

M. č̣kom-, L. č̣kom- e škom- o škum- mangiare : G. č̣ama.
Con questo concorda l'Avaro čʼam- masticare, mentre a č̣kom- si
collegano il Karata kama-thla e Arci khummu-s mangiare. —
Cfr. da una parte II Scilluk čāmo, Anywak čama, Dinka čam
mangiare, IV Sanscr. čam- sorbire e ǧam- divorare, VII Munda
ǧam, Kurku ǧome, Savara ǧumā mangiare, dall'altra Cafro khuma
rosicchiare, II Suk kām- Funj kama-s, Saho ḳam imper. o-ḳóm
mangiare, gam masticare, Arabo ḳamma voravit, IV Isl. hvoma
inghiottire avidamente, Polacco skoma, Less. 132. Il Nama ha =|=ũ
mangiare, cfr. Somali on per *(k)om e Drav. un- id.

M. škhvidi, L. škviti, S. iškhvid sette : G. švidi — M. uškhuri,
L. oškuri, S. visgv mela : G. vašli — M. škha mezzo : G. šwa.

M. skhwe-ri, L. sk(u)e-ri cervo : G. šwe-li, m-šwe-li. Cfr.
Thusch sag Ceceno sai, Kab. siχ o šsyχ, Shaps. šige e sseχa,
Arci cej — M. skhua figlio : G. šwi-li. Etrusco seχ figlia — M.
skh(u)va-mi, skhua-mi, L. skuá, p-skhua, sguá-li, S. mu-sqve-n
bello : G. m-švenie-ri.

Mingrelio mor-dzgwi, Mingrelio e Lazo mar-dzguani, Suano
mar-sgvan mano destra : Georgiano mar-džvena — Mingrelio
gomordzgua vittoria : Georgiano gamardžve-ba.

449. I gruppi č̣q c̣q, čχ cχ, šχ sχ sono conservati anche nel
Georgiano.

M. č̣qori, S. šqazv : G. c̣qeri quaglia — M. ga-č̣qoro il s'est
faché : G. ga-c̣qra. Appartiene al tipo koro ira, rancore, afflizione,
Less. 102 — M. č̣qiri-li ferita, L. č̣kir- tagliare, mietere : G.
c̣qlu-li ferita (accanto a da-č̣ri-li).

M. e L. c̣qa-ri acqua : G. c̣qa-li (cfr. c̣qa-ro fonte).

M. e L. čχoro, S. čχara nove : G. cχra — L. m-čχuri, M.
šχuri pecora : G. m-cχvari I. cχor. Cfr. Kürino qar pecora di
un anno, VI Canarese kuri pecora, V Burjato χurja-gan, Tung.
kur-kan agnello, Less. 96 — Georg. čχara rapidamente. Cfr. a.
Slavo skorŭ celer, skoro illico, Lat. curro, ecc. — M. varčχi-li,
S. varčχi-l : G. vercχ-li argento (‘bianco’). Cfr. Semitico warχ,
Copto *worḥ luna (‘bianca’), Less. 177.

Suano my-cχi = Kürino mä-qí freddo. Cfr. Nama !kei freddo
= I Krebo ke, Orungu keyi freddo. Less. 89 — Mingrelio sχali
e χuli, Lazo sχali e sχuli o m-cχuli, Suano i-cχ pera : Georgiano
(m-)sχali, Inghiloi (s)χal, pag. 124.370

450. Il Suano ha spesso i gruppi šth e šd dove le lingue
affini presentano solo th. Di ciò ho dato esempi in Num. 133.
Qui riesaminerò per la sua importanza il nome S. šthuga topo,
šthugo ratto. Cfr. da una parte G. thagv-i topo, vir-thagva =
M. vir-thχa ratto, L. tugi topo, Thusch daχko Cec. daχka id.,
II Afar-Saho an-dáwā per *an-dágwā id., VII Ciam takuh, tako
ratto, Maleop. daga topo, Tag. daga Bis. i-laga ratto, e d'altra
parte Shaps. tsgo Kab. dzyγo o zugo topo, Ab. šage ratto =
Basco sagu topo, II Chamir ie-c̣úk sing. ie-c̣uwā, Bilin in-šuwā
= Geez an-ṣawā topo, VII Gog go-sug ecc. ratto, IX gr. Maya
(Chontal e Quekchí) tsuc topo.

Indoeuropeo

451. La fonologia indoeuropea è progredita a tal punto che
poco resta da fare per le linee generali, quando non si voglia
ricorrere alla comparazione con altri gruppi linguistici. Io pertanto,
mentre rimando ai ben noti lavori di Brugmann, Meillet ecc.,
mi limiterò ad accennare brevemente ai punti in cui i raffronti
extra-indoeuropei apportano nuova luce, o inducono a modificare
le opinioni comunemente professate.

Il vocalismo è normale, con rigorosa distinzione di brevi e
di lunghe. E qui sorge subito il problema dell'origine delle vocali
lunghe (« Dehnstufe »), problema che resta in gran parte insolubile
coi soli dati indoeuropei.

Come è noto, Streitberg IF. III spiegò l'allungamento di é
ó á
di sillabe aperte in ḗ ṓ ā come una specie di compenso per
la perdita di una vocale che in origine seguiva immediatamente,
per es. patḗr da *patére. Questa teoria fu a torto combattuta,
mentre essa entro certi limiti (le sfuggono, per es., le forme come
bhére e bhére-ti) è inoppugnabile. Io aggiungo che *patére sussiste
effettivamente in patére-k duale e patére-s plurale (Greco πατέρε
e πατέρε-ς), inoltre con spostamento dell'accento nel gen. patré-s
patris. Moeller SI. 143 affermò che la legge di Streitberg « auf
Schritt und Tritt mit den Tatsachen in Widerspruch steht » e
collegò l'indoeur. ē col sem. ā (ivi, e W. XIII). Ma anche nel
Semitico gli allungamenti vocalici hanno spesso un'origine simile
a quella affermata da Streitberg per l'Indoeuropeo, per es. Arabo
tafʻil accanto a tafʻila- (Brockelmann Grundriss I 73) e ʻawān
‘nupta viro mulier’ probabilmente per ʻawána = Greco γυνή
dial. βανά, Less. 66.371

Il fenomeno è molto naturale e perciò diffusissimo. Bechtel
e Johansson citarono forme di moderni dialetti svedesi come brinn
quasi = briinn da brinna e vêt fâr (quasi véet fáar) da veta
fara
. Streitberg trovò giustamente un parallelo, fra altro, nelle
lingue baltiche. Infatti il Lit. žél-ti ossia žéel-ti ‘verdeggiare’
confrontato con lo a. Slavo zele-nŭ ‘verde’ appare derivato da
*žéle-, e così ánti- ossia áanti- ‘anitra’ da *ánati- : Lat. anat-.
Nel Serbo si ha bōg ‘dio’ ossia bóog da *bógo-, Hirt IF. VII 136.

Già abbiamo veduto nel Jaunde fáàk ‘pettine’ da fágà, ecc.,
§ 396, e in seguito troveremo altri casi simili.

452. Le vocali postoniche, anziché dileguarsi interamente, in
molti casi dunque si aggiunsero alla precedente vocale tonica :
da ála si ebbe áal ossia āl. Ma anche le vocali protoniche si
aggiunsero in molti casi alla vocale seguente tonica : da alá si
ebbe laá ossia . Darò alcuni esempi di questo fatto interessante
(v. anche pag. 147).

Greco παλά-μη e Lat. pal-ma da *pála-mā : a. Irl. lā-m da
*palá-mā = *plaa-mā — Lat. anat-, Lituano ánti- da *ánati-,
Sanscr. ātí- per *āntí- da *anatí- : Greco νῆσσα da *anáti̯-a
Greco ϑάνα-τo-ς ‘morte’ : ϑνη-τό-ς ‘mortale’ da *ϑναα-τό-ς.

Greco ὄνο-μα : Latino nō-men da *noo-men — Greco eol.
ε-στόρo-ται : στρῶ-μα, στρω-τό-ς da *stroo- stendere.

Sanscrito rūpá- n. ‘Gestalt’ da *vurupá- donde *(v)ruupá-,
cfr. várpa-s- id.

Particolare interesse offrono sotto questo rispetto le lingue
slave. S'insegna che le combinazioni proto-slave or ol ed er el
tra consonanti (eccetto ) si mutano nello a. Slavo rispettivamente
in rā lā e rē lē, per es. prāsẽ (Lit. parša-, Lat. porcu-s) =
Serbo prase Cecho prase, Polacco prosiẽ Sorbo proso, ma Russo
porosjá porcellino. Quest'ultima forma è, come io credo, la più
arcaica. Il Russo, infatti, conserva le combinazioni primitive bisillabe
oro olo ed ere ele (« Volllaut »), dalle quali (non da or ol
ed er el) derivano le combinazioni monosillabe. Cfr. a. Ted. farah
e barah, poi III Thusch buruk, VII buruku maiale. Sono poi note
le corrispondenze o, per meglio dire, opposizioni d'accento fra il
Russo e il Lituano ; per es.

tableau cornacchia | russo | voróna | lit. | várna | váarna | *várana | corvo | vóron | varna- | vaárna- | *varána-

In principio di parola si hanno forme come a. Slavo rā-lo
= Cecho ra-dlo ‘aratro’ da orjã inf. orā-tī ‘arare’ e a. Slavo
rābŭ ma Cecho ecc. rob ‘servo’. Chi può credere che rābŭ e
372rob derivino da *orbŭ ? La forma fondamentale non può essere
che *orobŭ, cfr. a. Sass. araβē-d a. Ted. arabei-t lavoro, fatica.

Anche il Russo ogónĭ ‘fuoco’ non può essere spiegato con lo
a. Slavo ógnĭ. Cfr. I okoni, Akurakura ogon, ecc., Less. 34.

Le pretese metatesi delle liquide si trovano anche nello a.
Prussiano, per es. glawo e galwo da *galawo = Russo golová
testa, prastia-n da *paras- porcellino.

Il rapporto che passa fra il Russo boroda e lo a. Slavo brādā
‘barba’ ricorda quello che passa fra il Mingrelio e Lazo tšχoro
e il Georgiano tsχra ‘nove’.

Il medesimo fenomeno si osserva nel Semitico, per es. Assiro
anaku piombo (Arm. anag stagno) : Geez nāʼk da naʼaku piombo
(Sanscr. nāga- piombo, stagno) ; Ebraico anaḳ e naʼaḳ gemere ;
Arabo alaka he acted as a messenger, communicated a message,
alūk messo, messaggio : Geez laʼaka legare, nuntium rnittere, lāʼk
minister, famulus (= III Avaro laγ schiavo, Less. 458).

Nel Dravidico troveremo degli esempi cospicui di questo medesimo
fenomeno.

453. In altri casi l'allungamento è di « compenso », come
abbiamo visto a pag. 143. Ma resta anche un'altra origine, di
cui ora diremo.

Delle vocali lunghe che si trovano nelle basi del tipo dhē-
Streitberg disse doversi considerare semplicemente come un dato,
poiché noi « nicht die geringste Aussicht haben, über die Entstehung
…jemals auch nur das geringste ermitteln zu können ».
Egli ebbe torto di ipotecare in tal modo il futuro, negando quella
possibilità che doveva ben presto divenire una realtà. Infatti
Moeller riusciva pochi anni dopo a dimostrare che le basi con
ā ē ō sono derivate da radici e parole con seconda o terza laringale,
per esempio dhē- ‘porre, fare’ da *dheʼe- (Less. 209 e
cfr. specialmente il Finnico teʼe- fare) ; kār- e gār- da *kaʼar- e
*gaʼar-, cfr. Arabo gaʼara he cried out = Nama gāre lodare.
V. specialmente « Die sem.-vorindog. laryngalen Konsonanten »
(Kopenhagen, 1917).

Del resto Augusto Fick aveva già scritto che i tipi dō dē dā
non contraddicono punto ai tipi bhéro bhére bhéra, potendosi considerare
come equivalenti a déʼo déʼe deʼa (W4, I, pag. XXXIII).

La preesistenza delle laringali nell'Indoeuropeo è spesso attestata
dalle vocali a o in luogo del comunissimo e.

Anche ī ū possono avere un'origine simile a quella di ā ē ō,
per es. Sanscr. dhū-sa-ra- ‘staubfarbig’ da *dhuʼu-, cfr. Mong.
togo-su-ra- ‘staubig werden’ (Cr. 139).373

454. Qualche parola sulla pretesa vocale indistinta ə attribuita
al proto-Indoeuropeo. L'esistenza di tale ə fu già negata da H.
Pedersen. Io non l'ho mai ammessa.

Questo ə avrebbe avuto origine dalla riduzione delle vocali
ā ē ō e sarebbe rappresentato in generale da i nelle lingue arie
e da a nelle rimanenti lingue indoeuropee. Un caso già abbastanza
strano questo di i in corrispondenza di a proprio in idiomi che
ridussero all'uniforme a anche il primitivo e (e o).

L'idea di siffatta vocale indistinta fu suggerita certamente
in primo luogo dal nome ‘padre’, che è Arm. hair gen. haur,
Greco πατήρ, Lat. pater, a. Irl. athir, Got. fadar, ma a. Ind. pitā
Av. pita a. Pers. pitā. Ma, in primo luogo, non tutte le lingue
arie hanno i nella prima sillaba (per esempio Pers. padar, Av.
patarō plur.), e poi questo i si spiega facilmente come sorto per
analogia coi nomi d'agente del tipo Sanscr. ǧanitā genitore.

Tale i è frequentissimo nell'esito delle radici, ove però alterna
con ī. Ma in questa posizione esso rappresenta niente altro che un
i primitivo, come vedremo nella Morfologia. Già Berneker IF. VIII
287 dimostrò che molti i o ī indiani, pretesi continuatori di ə,
corrispondono invece alle medesime vocali delle altre lingue indoeuropee.
Per es. Sanscr. vámi-ti e á-vamī-t : Lit. vemi-ù sputo,
vomito ; stáni-hi dröhne, brülle : a. Slavo stenj-ã, stenī-šī, stöhne ;
svápi-ti : a. Slavo sŭpī-tŭ dorme ; á-grabhī-t : Lit. grēbi-u afferro.
Cfr. anche rṓdi-ti piange, rudi-más, impf. á-rōdī-t, col Latino
rudī-vī ; il tema bhavi- col Latino fī-s, ecc.

Secondo Moeller lo -i- del Sanscrito si avrebbe in corrispondenza
delle laringali ʼ e , mentre -ī- corrisponderebbe a ʻ (laringale
sonora), per esempio :

tableau hávī- | anrufen | geez | vocare | invocare | hávi- | opfern | tributum pendere

455. Le consonanti esplosive si distinguono per il loro modo
di articolazione in quattro specie, per es. nella serie dentale t
th d dh
. Le corrispondenze normali sec. Moeller sono le seguenti :

tableau semitico | indoeuropeo

Le esplosive semplici ed enfatiche alternano tra di loro nel
Semitico (per es. t : ) e così pure le corrispondenti consonanti
nell'Indoeuropeo (per es. t- o -d- : dh).374

456. Il mutamento delle sorde in sonore non iniziali può essere
comprovato anche senza uscire dall'Indoeuropeo, per es. to-d ‘das’
in luogo di *tó-t(o), Sanscr. píba-ti ‘egli beve’.

Il -b- proveniente da -p- si è conservato immediatamente dopo
r l, m n, u̯ i̯ e davanti a r (e l ?), per es. Greco νεβρό-ς cerbiatto
= Assiro nipru ‘kind, sprössling’. Negli altri casi il -b- si mutò
in -u̯- (per il tramite di -v-), per es. appunto nel Greco νεαρό-ς
giovanile. Lat. nover-ca, Ann. noro- nuovo.

Questo mutamento trovasi anche nel Caucasico e Uraloaltaico.
Il Vogulo K. ńaur da *neur ‘giovane animale, puledro’ corrisponde
a νεαρό-ς e ńaure-m ‘bambino, fanciullo’ è = Lappone S.
nuore-mu-s o nuorai-mu-s ‘il più giovane’ da nuora ‘giovane’,
Finnico nuori ‘giovane, fresco’ = Arm. noro- ‘nuovo’. Cfr. con
-f- : I Eregba nofi, Bayong emfi, Koama nofal nuovo, giovane, II
Bilin infā o imfā ragazzo !, Quara enfärā ragazzo, servo, Kunama
anfura giovane, Egizio nfr giovane, puledro, nfr-t ragazza, nōfr
bello. Similmente nella serie parallela con j- in luogo di n-(Less.
343) : Avestico yavan-, Sanscr. yuvan-, comp. yav-īyas-,
Latino juven-i-, III Agul ivra o ivura puledro =. V Vogulo N.
jēwer > jeur id., Turco Osm. jauru Ciuvasso śëwër per *jëwër
Jungen. Cfr. con -f- : I Ngoala afi, Meto ifia nuovo, giovane, II
Chamir iefā ragazzo !, ragazza !, indiv. (i)eferā, Nuba affī bambino,
ragazzo, Arabo yafaʻ young man, yāfiʻ boy grown up, yafan
annosus, V Magiaro ifiū, ēfiū, iafia iuvenis, adolescens. Invece con
-b- Austr. 93 yabarri giovane.

Restano però da determinare le condizioni precise per il mutamento
della sorda in sonora. Al Semitico pataḥ- ‘aprire’ corrisponde
il Greco πετά-ννυ-μι, Lat. patē-re, ecc., con -t- conservato.
Questo -t- io spiegai come semplificazione di un primitivo -tt-
(Semitico pattaḥ- intensivo), Enf. 34 seg. ; e questa spiegazione
verrà confermata in seguito. Ma in altri casi, specialmente quando
si tratta della terza consonante, i motivi della deviazione devono
essere diversi. Al Sem. karat- ‘tagliare, recidere’, alternante con
ḳaraṭ-, Moeller collega il Lettico s-kardī-t ‘zerteilen’, alternante
col Sanscr. kṛdhú- ‘verstümmelt’. Ma io non dubito che a karat- si
colleghi direttamente il Lit. kertù ‘haue’, Sanscr. karta-na- n.
il tagliare, Av. karĕta- m. coltello ; V Jacutico kärt- ‘hauen,
fällen’, Turco kärt- Kirghiso kert-, Mongolo hertji- recidere =
Tunguso kärtji- fare a pezzi. In questa serie la sonora compare
nel Jacutico kärdi-s ‘incisione, solco’. Cfr. anche Lituano herpù
‘taglio con le forbici’ = Turco Osm. ḳyrp-, ma Calmucco kirw- da
*kirb- tagliare con le forbici.375

457. La corrispondenza con le enfatiche del Semitico è univoca
e non offre difficoltà.

A un ossia semitico corrisponde dunque un dh ossia
indoeuropeo. Vi è mutamento da sorda a sonora e in pari tempo
mutamento di ʼ in ʻ nell'Indoeuropeo. Ma propriamente s'ignora
qual fosse la vera natura delle consonanti indicate con gh dh bh.
Si ammette generalmente che fossero sonore, perchè sono rappresentate
da sonore in quasi tutte le lingue indoeuropee ; però il
Greco ha kh th ph, il Latino f- (e h-), l'Osco mefio- di fronte
a medio- del Latino. Si noti anche Zing. thuv = Sanscr. dhūma-,
Greco ϑυμό-ς Lat. fūmu-s. La questione non mi sembra ancora
risolta in modo definitivo ; Enf. 21. Vere enfatiche si trovano
nell'Armeno e nell'Osseto, ne si può affermare con certezza che
provengano da influenza di lingue caucasiche. Nell'Armeno tali
consonanti con occlusione laringale (ḳ ṭ ṗ e , comunemente scritte
senza il punto) a cagione della « Lautverschiebung » corrispondono
alle medie indoeuropee, ma prima di essa dovevano probabilmente
rappresentare appunto le « medie aspirate » corrispondenti alle
« enfatiche » del Semitico e del Caucasico. E forse la stessa cosa
avvenne nel pre-Germanico. A ogni modo si noti : Osseto Dig.
γarm, ma Tag. q̇arm (o ḳarm ?) ‘caldo’ == Indoeur. ghuormo-,
pre-Indoeur. ḳuormo- id.

Le sonore enfatiche hanno nel Semitico la tendenza a mutarsi
in sorde, e trovasi sempre rappresentato da . Nell'Indoeuropeo
sono rappresentate da sonore semplici.

Qualche osservazione richiede la serie labiale. Nel Semitico
essa manca delle enfatiche, soltanto l'Etiopico possiede accanto
ad un p diverso dal p primitivo, che si mutò in f come nell'Arabo.
Secondo Moeller le corrispondenze sono queste : Etiopico e > b
(Arabo ecc. b) = Indoeur. bh ; Etiopico p da * = Indoeur. b.
Ma e p iniziali occorrono nel Geez solo in parole straniere.
Anche, il Chamir, Quara e Kafa presentano in alcune parole o p
in luogo di f e l'Egizio ha p accanto a f, Num. 119 seg.

A ogni modo le labiali, comuni nel Semitico sono soltanto due,
p (o > f) e b, nell'Indoeuropeo pure due, p e bh-, e le corrispondenze
normali sono Sem. p = Ind. p- e -b- o -u̯- e Sem.
b = Ind. bh. Nell'Indoeuropeo il b è relativamente raro. Ecco
alcuni esempi di b iniziale.,

Sanscr. bála- n. forza, a. Slavo bolījĭ più grande, Lat. dē-bili-s
entkräftet, m. Irl. bal-k saldo, forte, Frigio βαλήν re — Sanscr.
buli- cunnus, natiche, Lituano bulì- natiche — Greco βύω, βυσ- vollstopfen,
βύσ-τρα tappo, Alb. buš riempio. Cfr. Malese -bus,
376Less. 394 — Lit. balà, a. Slavo blā-to palude, Anglos. pōl a. Ted.
pfuol pozzanghera. Il Dinka ha pul palude — Tracio βαίτη veste
da pastore, Got. paida sottoveste.

458. Le medie semplici del Semitico sono rappresentate da
tenui nell'Indoeuropeo, per es. Sem. d = Ind. t. Ciò è molto
notevole. Però gii esempi sicuri di tale corrispondenza in principio
di parola non sembrano essere numerosi e parecchi dipendono da
antichissime oscillazioni fra sorda e sonora, come vedremo in
seguito. Esamineremo un paio di casi particolarmente notevoli.

Sem. d-u̯-r in Arabo dāra da *dau̯ara kreiste, umkreiste,
daur plur. a-du̯ār Kreis, daura circum, ecc. : Indoeur. t-u̯-r in
Lit. tveriù umfasse, zäune, ecc. Cfr. V Turco Osm. dävir-, ma
Ciuvasso tawër- umwenden, VII Bahnar dar umkreis, Ciani pa-dar
umwenden, Malese dawar winden, aufwickeln, ma Giav. in-dĕr
e in-tĕr to turn ; Less. 299.

Indoeur. pór(o)kjo- porco : Lat. porcus, m. Irl. ork, a. Ted.
far(a)h ; Indoeur. pórogjo- : Russo póroz cinghiale. Con sonora
iniziale : a. Ted. barah, a. Isl. borg- porcus castratus. Cfr. III Lak
burkh gen. burč̣-al cinghiale, Georg. burwaki id., Thusch buruk
porcellino, Karata bolχo-n maiale, VII Sariba buruka, Kiriwina
buluka, buruk, Nada buruku maiale. Less. 186.

459. Restano le sorde aspirate kh th ph. Queste secondo
Moeller derivano da k t p dopo s- oppure nell'interno della parola
dopo ʼ e , per es. séda- da *séta- sedere : sthā- stare ; téu̯a- e
s-théu̯a- esser forte, pal- cadere : s-phal- far cadere, teg- e s-theg-
coprire, Sanscr. paṭ- da *palt- spaccarsi : s-phaṭ- da *s-palt- id.,
a. Ted. s-palt- spaccare ; Sanscr. nakhá- ‘unghia, artiglio’ da
*naʼká- ; Indoeur. lakh- da *laḥk- : Ar. láḥika lambere, lingere ;
laph- da *laḥp- id. ; kakh- da *kaḥk- : Sem. gáḥika ridere.

Restano parecchie difficoltà. Da a. Slavo χoχo-tŭ riso e Greco
καχά-ζω sembra doversi ricostruire un primitivo *kha-hha, che
potrebbe andare con Sir. ḳaḥ-haḥ risit e Arabo kaḥ-kaḥa rire
aux éclats. In questo caso indoeur. kh sarebbe da k-ḥ anziché
da ḥ-k. Anche th sembra derivare talvolta da t-ḥ anziché da ḥ-t,
per es. Avestico paϑa-na- esteso, Oss. fätä-n con t da th, forma
fondamentale *petha- probabilmente da *petḥa- : Semitico pataḥa
aprire (invece Gr. πετα- da *petaḥ-) ; e similmente Sanscr. pṛthú
Av. pĕrĕϑu largo, Gr. πλάϑα-νο-ν Brett : Arabo falṭaḥa expandit,
latum effecit, filtāḥ largo (invece Gr. πλατα- da *plataḥ-). Num. 120.

Altre considerazioni sulle aspirate si trovano già in Cr. 134-142,
e più avanti avremo occasione di ritornare sul problema
della loro origine.377

460. Esamineremo ora un fatto apparentemente poco importante,
dal quale si possono invece trarre delle deduzioni di grande
interesse. È noto che υ iniziale ha in Greco lo spirito aspro anche
quando si aspetterebbe un semplice u-, per es. ὑπὸ : Sanscr. upa.
Donde proviene tale spirito aspro ? Una spiegazione soddisfacente
non fu ancor data, neppure da Sommer, il quale imaginò un mutamento
di u- in i̯u- (Gr. Lautst. Strassburg 1905, pagg. 148-152).

In Pron. 356 io scrissi : « Per quanto l'ipotesi possa sembrare
ardita, pure non è impossibile che lo hu- del Greco corrispondente
al semplice u- delle altre lingue indoeuropee sia proetnico, cfr.
Greco húdōr obl. huda- da *huda-n- acqua : Tung. udu-n plur.
udu-r pioggia ecc., ma Kawi hada-n Malese hudja-n pioggia ».
Io ora determino meglio la cosa affermando che in casi simili
hu deriva da u̯u. Il Greco ὕδωρ deriva dunque da *u̯údōr. Il u̯- è
conservato in forma di v- nello a. Slavo vydra ottarda, altrove
si è dileguato : Lit. údra id., Sanscr. udrá- animale acquatico,
udán- acqua, a. Ted. ottar ottarda, ecc. Il u̯-, infatti, si è dileguato
di regola davanti a u nello a. Indiano : ūrdhvá- per *vūrdhvá
diritto, alto, úvaṇa- per *vúraṇa- montone ; nel Latino : urgeo
per *vurgeo ; nel Germanico : Got. niunda per *nivunda nono, ecc.
Ma u̯u è alla sua volta derivato da u̯o per il tramite di u̯ọ : la
forma u̯udró- (Sanscr. udrá-) deriva da *u̯ọdró-, cfr. a. Sassone
watar da *u̯ódero- acqua, a. Slavo voda id. Nel nome ‘acqua’
abbiamo i due tipi wed- e wod- anche fuori del gr. Indoeuropeo :
I Bulanda wede acqua, IV Indoeur. wed-, V Finnico vede-, VII
Danaw wet =. Banksʼ I. wet, wed, VIII Lambichhong wet id. —
III Kapucin wodo pioggia, IV Indoeur. wod- acqua, V Tunguso
udu-n pioggia, VI Austr. 90 wudha acqua, VII Bisaya la-wod
> la-ud mare, Marshall wut, a. Giav. hud-an pioggia ; Less. 394.

Greco ὑγ-ρό-ς da *u̯ọg-ró-s ‘umido’ : a. Isl. vok-r umido,
vok-va umidità, Av. vaχ-š- sprühen, ma Sanscr. uk-š- per *vuk-š-
besprengen ; Base wo(d)g-, cfr. Arabo wadḳ pioggia, Less. 395.

Greco ὕστρο-ς da *u̯ọnstró- ‘ventre’ : Lat. ventr- da *venstr-,
a. Ted. wan(a)st wanst, Sanscr. vanišṭhú- mastdarm. Less. 380.

Greco οὖ-ϑαρ da *ōu̯ọ- ‘utero’, a. Slavo vymẽ per *vy-dmẽ,
Sanscr. ū-dhar gen. ū-dhnas prob. da *uvu-, ecc. Propriamente
‘ricettacolo delle uova, ovario’ : il primo termine è ōu̯o- ovum,
il secondo è un nome verbale appartenente à dhē- porre.

Il Greco ὕπνος non deriva da *su̯epnó-, come i più credono
(v. Hirt,Ablaut 2-1), bensì da *su̯ọpnó- sonno. Similmente ὑφή
‘tessitura, tessuto’ da *u̯ọbhā, cfr. ὑφαίνω con a. Nordico ofinn
participio di vefa tessere.378

Sanscr. u-bhā per *vu-bhā ambedue, a. Cymr. u-keint Corn.
u-gans 20 per *vu-, a. Slavo vŭ-torŭ alter : cfr. Latino vī-gintī
‘ambedue le decadi, venti’, Tochario A we, B due.

Indoeur. us-mé acc. ‘voi’ da *u̯ọs-mé, cfr. Lat. vōs ecc. Tra
le lingue caucasiche il Chürkila ha ḥˈuši-m ‘vobis’ prob. da
*u̯uši-m, poiché ḥˈu ‘tu’ (Dargua mer. u, M. Kajtach , Udo
dial. hu-n, Tsachuro hu) corrisponde a vu ‘tu’ del gr. Kürino,
Pron. 96. Cfr. Ebr. egli = Begia articolo maschile.

Indoeur. uk-s-én- da *u̯uk-s- bue : Turco ökü-z, ögü-z =
Ciuv. vugu-r bue, Tung. hükü-r, ükü-r, dial. oku-n, uki-n vacca.

A. Slavo vŭpī-tī rufen = Russo vopi-tj chiamare, Lit. vapi-ti
piangere. Cfr. a. Slavo vābī-tī herbeirufen ; Got. wōpjan esclamare,
invocare, Anglos. wōp grido, esclamazione, wēpan piangere.

Indoeur. a-u- da *a-wu- (pag. 212) vestire, *wues- id. in Gr.
ἕννυ-μι che non si spiega da *ues- nè alla maniera di F. Sommer.

461. Un trattamento di i̯i da i̯ẹ parallelo a quello di u̯u da
u̯ọ si deve probabilmente ammettere. Nell'Indoiranico e Germanico
i̯i si ridusse aie nello Slavo a ī.

Il Greco ha ἐσχάρα ‘focolare’ per *ἑσχάρα da *i̯éskharā, lo
a. Slavo ha īskrā ‘scintilla’ da *i̯iskhrā. Cfr. per il primo termine
i̯es- bollire, Cymr. iās fervor, e forse il Sem. ʼis per *i̯is fuoco ;
Less. 449. Il secondo termine prob. con a. Sass. hër-th focolare.

A. Slavo īmã ‘io prendo’ da *jĭmã, inf. jẽ-tī, inoltre jemljã
‘io prendo’. Lo j- si considera come « protetico » come in tanti
altri casi e al pari di v-, perchè in composizione si ha īz-ĭmã
e vŭn-emljã e il Lituano ha im-ti ‘prendere’ (però anche jim-ti,
Lettico jem-t). Ma non bisogna dimenticare il Sanscrito yáma-ti
hält e Av. yam- halten, fassen. Le basi sono em-, i̯em- e nem-,
Less. 412 e 327.

Un j- protetico si avrebbe anche nello a. Slavo jele-nĭ ‘cervo’
confrontato col Greco ἔλα-φο-ς. Tuttavia converrà ricordare che
l'Arabo ha ijjalu-n gen. ijjali-n cervo (Ebr. ajjal, ecc.). Nè può
dirsi protetico lo j- dello a. Slavo jẽzy-kŭ ‘lingua’, perchè senza
di esso non si comprenderebbe la perdita dello l iniziale : *ljẽzy-kŭ.
Il Pruss. insuwi- sta per *(l)jinzuwi- id. Cfr. Indoeur. i̯ēku-ṛ-t
obl. i̯eku-n- per *ljeku- fegato : III Kürino läq plur. läqe-r, V
Burjato e-ljege-n id.

Nell'interno della parola lo i corrispondente a h del Semitico
deriva da ji e ulteriormente da γi o gi. Ecco alcuni esempi.

Indoeur. dei- da *deji- risplendere, a. Ind. diyāú-, Lat. diē-s,
Indoeur. dēi-r- da *dēji-r- praeclarus = Ar. ẓāhi-r- conspicuus ;
Georg. dγe giorno, ecc. — Greco ποιμή-ν pastore : Sem. bahima-
379bestiame, prob. con I Sango e Ndunda i-buguma vacca — Greco
οἰφ- da *o-jibh-, Sanscr. jábha-ti, Slavo jebā-tī futuere : Ebr. āhēb
amare, Arabo habba e hab-haba essere eccitato, Egizio n-hp coire ;
cfr. anche III Kürino iṗín bramoso, lussurioso, e V Magiaro īv- coire
(dei pesci), īvā-š coitus piscium — Indoeur. bh-i̯- temere :
Sem. b-h- ; cfr. I Pedi βọi- per *βọgi-, Less. 392.

462. Le riduzioni di u̯o a ()u e di i̯e a ()i inducono a ritenere
che anche in altri casi o si sia mutato in u ed e in i.

Davanti a vocale ei̯ si muta in ii̯ ed eu̯ in u̯u, v. Hirt IF.
VII 150 segg., Ablaut 17. Il vedico diyāu- deriva da *deiḗu-
(cfr.Lat. deivo-) e il pronome tuvám deriva da *te̯uóm (cfr. téu̯o-
tuo) probabilmente per il tramite di *tou̯óm. Si noti ancora Sanscr.
bhruv-ás : a. Ted. brāwa da *bhrēu̯ā, Sanscr. brávī-mi io dico :
bruv-ánti essi dicono.

Iu Pron. 349 io diedi alcuni esempi delle alternazioni é : i
ed ó : u. A me sembra che tali alternazioni giovino a spiegare
il vocalismo così vario che accompagna le nasali e le liquide nei
casi in cui comunemente si parla di nasali e liquide sonanti. La
famosa « Sonantentheorie » ha perduto continuamente terreno.
Anzitutto non poterono sostenersi le « sonanti lunghe », e basterà
ricordare il fatto che il Greco possiede ancora spessissimo forme
coi bisillabi άρα άλa e άνα άμα. Poi si dovette rinunziare alle
sonanti innanzi a vocale (Hirt, IF. VII 143 seg.). Ma Brugmann
ha ragione di non voler separare i casi come Greco δαρ-τό-ς da
quelli come δαρῆ-ναι ; e così anche nei primi non si può parlare
di originaria liquida sonante. In quali condizioni, dunque, avrebbe
avuto luogo la sonante ? Anche coloro che ammettono le sonanti
in casi speciali non sono in grado di determinare dove fosse in
origine la riduzione e dove il totale dileguo della vocale che
accompagna la liquida o la nasale. Nel Greco, per esempio, si
avrebbe αρ nel caso di riduzione e ρα nel caso di dileguo : δαρ-τό-ς
da *dḁr-tó-, δρα-τó-ς da *dṛ-tó-, base dere- scorticare. Senonchè
Kretschmer ha dimostrato che la regola in origine era άρ e ρα, per
esempio δάρ-σι-ς e δρα-τό-ς, στάρ-το-ς e στρα-τό-ς, ϑάρσος e ϑρασύ.
Il rapporto è precisamente identico a.quello di ϑάνα-το-ς e ϑνη-τό-ς
da *ϑναα-τό-ς, vale a dire che άρ : ρα = άρα : ρᾶ da *raa. Se ne
deduce che ρα non è altro che una metatesi di αρ, per es. στρα-τό-ς
per *σταρ-τó-ς.

Quanto alla qualità delle vocali che accompagnano le liquide
e le nasali, in generale si trovano soltanto a i u, poiché e o
occorrono solo nelle lingue italiche (en em e or ol) e anche qui
spesso sostituite da i u. Nello specchietto seguente la prima forma
380è quella che trovasi dinanzi a consonante, la seconda dinanzi a
vocale.

tableau ind. | iran. | arm. | greco | alb. | ital. | celt. | germ. | b.-slavo

La vocale u, caratteristica del Germanico, trovasi però in
molti casi anche in tutte le altre lingue indoeuropee, per esempio
a. Ted. mullen ‘zermalmen’ : Greco μύλλω ‘macino’, a. Isl. sporδ-r
(con o = u) coda di pesce : Lett. spur-s pinna, spur-t ausfasern,
Greco σπυρ-ίδ- sporta, cesto intrecciato. Ora questo u deriva
da o per il tramite di
. Cfr. Latino spor-ta, Greco άγορά :
ἄγυρι-ς, Lat. folium : Greco φύλλον, Greco πολύ : Ind. purú, ecc.,
Pron. 349. Si tratta di riduzioni della vocale piena o, non di e ;
cfr. anche Gotico fruma ‘primo’ con πρόμο-ς (non con πράμο-ς),
a. Ted. gi-burt ‘nascita’ (Lat. fort-) con φόρτο-ς. Il Gotico wulf-s
‘lupo’ conserva il w- davanti a u probabilmente perchè è da
*wolf-s (a. Ted. wolf).

Similmente la vocale i, caratteristica del Balto-Slavo, trovasi
anche altrove e deriva da e per il tramite di . Il Lit. pird-i- sta
allo a. Ted. furz come πέρδε-ται sta a πέ-πορδε, ossia i : u = e : o.

Bisogna poi notare espressamente che questi i e u si trovano
anche non in immediato contatto di liquida o nasale, per esempio
Lit. pisù ‘coeo’ da pes-, a. Slavo pĭcī imper. di pek- cuocere,
a. Ted. drī-zug tredici, a. Isl. stofn ‘stamm’ da *stuβna- accanto
à stafn da *staβna- (Güntert, Ablautpr. 83).

Lo stesso deve dirsi di a, che è così frequente nelle altre
lingue indoeuropee. Ma di questa vocale avremo occasione di trattare
anche in seguito.

463. È noto che il Latino ha spesso av dove, stando al Greco,
noi ci aspetteremmo ov. Una spiegazione accettabile di questo
fatto non si è ancor data. Per tentarne la spiegazione dobbiamo
partire dal Germanico.

Nel proto-Germanico -i̯- e -u̯- dopo vocale breve tonica si
mutarono nelle geminate -i̯i̯- e -u̯u̯-. Da -u- si ebbe Got. -ddj-
e Nord, -ggj-, da -u̯u̯- Got. e Nord, -ggw-, mentre nel Germanico
381occidentale il primo formò con un precedente a il dittongo ai
e con un precedente i la lunga ī, e il primo si unì in dittongo
con a o i precedenti e con u diede la lunga ū. Esempi : Gotico
twaddjē a. Isl. tueggia, ma a. Ted. zweiio duorum — a. Isl. Frigg,
ma a. Ted. Frīa — ; Got. glaggwō genau, a. Ted. glauwēr chiaro — Got.
bliggwan, a. Ted. bliuwan battere — Got. skuggwa specchio,
a. Ted. skūwo ombra.

Gotico twaddjē da *twajjē come Lappone S. iddja da *ijja
(K. ejj, ijj), gen. ijā, notte.

Anche altrove occorrono le geminale -i̯i̯- e -u̯u̯-, per es. nel
Greco οἰκεῖο-ς, ποῖο-ς e δίκαιο-ς, prob. εὔιδε, cipr. κενευϜόν, ecc.

In epoche preistoriche tali geminazioni devono essere state
frequenti. Il Latino accanto a cavus aveva *covus (donde Port.
cova, Spagn. cneva), questo = Gr. κόο-, ecc. Ora io spiego cavus
da *kau̯o- e *covus da *kauu̯o- con contrazione proetnica di au
in o. Con la nostra serie Moeller identifica quella del Semitico
gau̯u̯- (per esempio Arabo gau̯u̯u a low or depressed part of the
ground), che presenta appunto la geminata.

La negazione greca оὐ deriva da *au̯u̯u = Sirj. abu, Mordvino
af = Brahui af.

I nomi indoeuropei della bocca e dell'orecchio sono in ultima
analisi identici (bocca = buco = orecchio). Ora il tipo universale
per ‘bocca’ è ap, ab con a, Less. 461. Tale a è conservato in
au-s- da *au̯u-s-, mentre da *au̯u̯u-s si ebbe o()u-s-. Quanto ad
ō-s-, io non credo che derivi da *ōu-s-, bensì, in determinate
condizioni, direttamente da au-s- per contrazione (cfr. Lat. ausculum
e ōsculum, austium e ōstium). — Anche nell'Ugrofinnico forme
con au̯- e con ou̯-, Less. 462. Ed è singolare che il Turco abbia
aγy-z ‘bocca’, da *agu-z e il Jac. uo-s = Ciuv. vu-r da *ogu-z.

La geminata -u̯u̯- si ebbe anche davanti a nei casi come
neuu̯i̯o- accanto a neu̯i̯o- nuovo. La prima forma è attestata da
a. Ted. niuwi, poi con perdita del Got. niuji-, Lit. nauja-.

Uraloaltaico

464. Il fenomeno più importante che s'incontra nel vocalismo
uraloaltaico consiste nell'armonia delle vocali. Ne faremo un
breve cenno.

Nelle lingue uraliche le vocali si dividono in posteriori : a o
u y
, anteriori : ä ö ü, e neutrali : e i. L'armonia è generalmente
bene osservata nel Magiaro, nel gr. Finnico (compreso l'Estonico
382di Dorpat) e Ceremisso montano, meno bene nel Mordvino e nel
Vogulo della Tawda e bassa Loswa, mentre nel Lappone, Sirjeno-Votjaco
ed Ostjaco essa è scomparsa. Fra gl'idiomi samojedi il
Kamassino è quello che meglio la conserva.

Finnico kala-lta abl. di kala pesce : isä-ltä abl. di isä padre,
Suoma-lainen Finnico : Lätti-läinen Lettone, Magiaro hāz-ban
nella casa : säm-bän nel cuore, goz-nak essi lavorano :.kēr-näk
essi pregano ; Kamassino kuš-pu uccello mio : süt-pü latte mio,
saderljam io scuoto : säderljäm io spio.

Nel Magiaro e in una parte del Ceremisso trovasi anche la
triplice variazione o : ö e, poiché con o alterna ö se precede vocale
labiale, in caso contrario e ; per es. Magiaro hārom-sor tre volte :
öt-sör cinque volte, ma hēt-ser sette volte, Ceremisso jol-žo piede
suo : βür-žö sangue suo, ma kinde-že pane suo.

Nel Tunguso sono vocali posteriori a o u, anteriori ä ü, neutrali
e i ; per esempio plur. -sal e. -säl, loc. e dat. -du e -dü.
Nel Mangiu u corrisponde a u e ü delle lingue affini, ma per
l'armonia vale per lo più come anteriore. Variazione nei suffissi
duplice, a : ä (e), e più spesso triplice, a : o : e ; per es. diminutivi
in -kan -kon -ken. Nel Mongolo-Burjato sono vocali posteriori
a o u, anteriori ä ö ü, mentre i è neutrale. Ma il sistema più
perfetto si ha nel Turco con quattro vocali posteriori o gutturali
a o u y e quattro anteriori o palatali ä ö ü i senza alcuna vocale
neutrale. Questa divisione combinata con l'altra delle vocali dentali
e labiali dà un sistema che può essere rappresentato nel modo
seguente :

tableau dentali | labiali | larghe | strette | gutturali | palatali

Per gli affissi è importante la distinzione tra le vocali larghe
a ä o ö e le vocali strette y i u ü. Il Jacutico, per esempio,
ha la quadruplice variazione delle une e delle altre, per es. aγa-lar
padri, äsä-lär orsi, oγo-lor bambini, dörö-lör freni ; aγa-ny patrem,
äsä-ni ursum, oγo-nu puerum, dörö-nü frenum.383

465. Interessanti sono i casi di passaggio d'intere parole da
una serie all'altra.

I. Serie gutturale : serie palatale.

Finnico ahma : ähmä Vielfrass, jalka piede : jälke- orma,
tarma : tärmä robustezza, tarkka : tärkiä acutum, aika Zeit : ikä
Lebensalter ; mouhia : möühiä mürbe, pūhkia : pöühkiä turgidum,
tumidum, ruma : rümä brutto, onnista- : önnistä- render felice,
tuhma : tühmä stupidum.

Magiaro kavar- herumrühren : kever- mischen, čal- ingannare
(Sanscr. čhala- inganno, astuzia, cfr. Osmanli čal- rubare) : čel
astuzia, fala- parete : fele- lato, metà.

Mongolo bakdara : bekdere irrigidirsi per freddo o spavento,
baki-m : beki saldo, durevole, χasu- (zurecht) schneiden : kese-
zerschneiden, χata-gu : kete-gü hart, fest, χagur : kegür das Krachen,
daγus- : tegüs- compiere, šibana- : šibene- bisbigliare, sabaγa
stanga : sibege palo ; uru- : ürü- zerbrechen, buru grau : bürü
trübe, χurija- : kürije- umzäunen ; keleng-χalang vacillando.

Turco tangry (Jac. tangara) : tängärä e tengri cielo, Jac.
oγus : T. öküs bue, Jac. aγys : T. sägis otto, T. ana : Altai änä
madre, Jac. ulaχan : T. ülkön grande, T.jal : Jac. siäl criniera,
Ciag. Kumük. kaz- : Ciag. Uig. käz- girovagare.

Mangiu fat-χa piede d'animale (fata-n pianta del piede) :
bet-χe piede d'uomo ; legde-lagda trascinando dietro (cfr. logdo-lagda
goffamente), tete-tata esitando. Tunguso arcā- : arca- ricevere,
tadza- : tädzä- credere, tawu- : täwu- laden.

II. Serie dentale : serie labiale.

Finnico sema mucchio : soma quantità, kello campana : kolo id.,
tono cupo, samea torbido : sumea cupo, torbido.

Magiaro lebeg librarsi : lobog svolazzare, dibeg-dobog öfters
pochen, ripeg-ropog öfters krachen, fele- lato : Finnico puoli id.

Mongolo tegeri : toγori voltare, Mangiu gele- temere : golo- spaventare,
Jac. āχ : T. oḳu lesen, Alt. Tel. piči : Tar. pütü scrivere,
T. är: Soj. ör marito, Osm. bin- : Urj. mun-, myn- montare.

III. Tra le lingue ugrofinniche quelle che conservano meglio
l'armonia vocalica distinguono anche meglio il vocalismo anteriore
o posteriore della prima sillaba (radicale), mentre le altre
presentano molto spesso vocali posteriori in luogo delle anteriori ;
per esempio :

Magiaro lēpe- lien, splen : Sirj. lop, Votj. lub milza — Finn.
elä-, Lapp. ele-, Mordv. erä-, Mag. el-, Cer. ile- vivere : Sirj. ul- vivere,
ulo-n vita — Mag. kēr pregare, kere-š cercare : Sirj. kor- pregare,
invitare, kor-ś- pregare, cercare, Less. 55. — Finn. peni
384cagnolino, Mag. fene : Sirj. pon cane (ma cfr. Juraco wueno, Koib.
bän = Kam. men, invece Motor e Taigi bun cane).

Tuttavia anche il Finnico ha talvolta vocalismo posteriore in
luogo dell'anteriore, per es. :

Finnico tal-ve- inverno (Lapp. tal-ve, F. dal-vve, Ostj. tal) :
Magiaro tele-, Cer. tele, Mordv. E. tele (M. tjala da *lele), Sirj.
töl, Vogulo teli (L. tal) — Finn. sappe- fiele, bile (Lapp. sappe),
però Liv. zäp : Mordv. säpä E. sepe, Mag. epe, Sirj. söp, sep
Finnico vala-, Mordv. valy-, vaio- versare : Cer. vel- effundere,
spargere — Finn. puole- lato, mezzo, metà : Mordv. pälä, pele,
Cer. pele, Mag. fele-, ecc.

466. Nelle lingue uraliche le vocali, al pari delle consonanti,
sono soggette ad una variazione o gradazione (Ablaut), che può
essere quantitativa e qualitativa.

La variazione quantitativa è frequente nel Magiaro ; per es.
hāz casa : haza verso casa, kēz : keze- mano, vēr sangue : vere-š
rosso, vīz : vize- acqua, ūr signore : ura-m signor mio. Cfr. nel
Jacutico uon da *ōn dieci : onu-s decimo.

Resti dell'originaria variazione qualitativa si trovano specialmente
nel Lappone e nell'Ostjaco, ma tracce anche altrove.

Insegna Castrén che nell'Ostjaco di Surgut « das tiefe a »
alterna con u. Di questa e di altre alternazioni trattò Paasonen,
FUF. II 88-90, e più a lungo Karjalainen in un lavoro che non
ho presente. Per es. (dial. Jugan) kan principe : kūnə-m p. mio,
an pilastro : ūnə-m p. mio, wat vento : wutə-m v. mio, tārəγ
gru : turγə-m g. mia, pas guanto : pusə-m g. mio, mas-tl es taugt :
mus es taugte. In siffatti casi il dialetto del Konda ha generalmente
o (talvolta a), per es. wot vento, pres. mos-t : pret. mos.
In origine vigeva in tutto l'Ostjaco un'alternazione a : o, poi
furono generalizzate le forme con a, più raramente quelle con o.
Jugan adla dormi ! : pret. odlə-m, hadla ascolta ! : pret. kodlə-m.
In siffatti casi il dialetto Konda ha generalmente a (talvolta u).
Nell'Ostjaco sett. si trovano spesso doppie forme, come χān e
χōn principe, χāt e χōt casa, χatl e χotl sole, saχ e soχ pelle.
Quanto al rapporto fra o e u si noti, per es., Jugan ong mündung :
ūngə-m. Analogo rapporto fra ä o e e i, per es. ärəγ canto :
irγə-m, imper. irγä canta, pret. iryə-m ;  : ning- moglie, lenk- coprire :
pret. linkə-m, kät e kit due, kēmən draussen : kim hinaus.
Szinnyei cita ńātləm (=Vog. ńelm) lingua : ńitlmə-m l. mia,
khèr : khīrə-m Ofen, phàrt- (in luogo di *phärt- ?) : pret. phìrthə-m
comandare ; sårth : sùrthə-m Hecht, mòrt- rompere : mùrthə-m io
ho rotto : myrtha rompi. — Presso Castrén (dial. Surgut) pāret- :
385pīrde- comandare, āmas- : ūmse- sedere, jēnt- : jīndje- bere,
mōngat- : mūngde- fregare, lönk- : lünki- coprire.

Nel Lappone di Russia la vocale interna del tema verbale si
muta nel presente in questo modo :

tableau vocale | presente | tema

Per es. da titte- ‘sapere* pres. tieda-m, tieda-χ, tiett ; da
cieilhke- ‘dire’ pres. cealka-m (pret. cîlki-m con Umlaut : cfr. 3.
sing. älgi da alge- cominciare, puekti da puokte- portare). Inoltre
â si muta spesso in å, a in ö e viceversa ö in a. La sola vocalizzazione
distingue, per esempio, kåvvas ‘egli ritorna’ e kôvves
‘egli è ritornato’.

Lappone K. uëks ramo : oavs-anč rainicello, kï'ètte capanna :
koatta-s verso casa, puëtte- venire : poaδa-m vengo — pielj
orecchio : pealja in das Ohr, ienn madre : eanna der Mutter —
Lapp. F. gŏlbma tre : goalma-d terzo.

Alternazioni simili si osservano nel Samojedo.

Notevoli sono le seguenti forme del verbo ‘ardere’, trans.
‘bruciare’ :

tableau lappone f. | finnico | mordvino | trans. | pret

Magiaro haza- casa : honn zu Hause (= Ostjaco χāt : χōt) ;
interr. hā-ń wieviel : ho-l wo, ho-va wohin, ho-dj wie. Finnico
kuole- morire : kal-ma cadavere, kala pl. kalo-i- pesce.

467. Le corrispondenze delle vocali nelle lingue uraliche restano
ancora da determinare. Io mi limiterò ad alcune osservazioni.

1. Alla vocale a del Finnico e Mordvino corrispondono spesso
altrove delle vocali labiali (Lapp. uo, ecc.), per es. Finnico
maksa fegato, Mordv. maksa E. makso, Vog. majt, Mag. māja- :
Lappone muokse, muökse, Cer. mokš, Sirj. mus, Ostj. mugol, S.
mūgotl, I. mūgot ; Samoj. Jen. mudo, Jur. mued ecc. Anche in
parole di origine iranica si hanno le medesime corrispondenze,
per es. Finn. sata, Mordv. śada E. śado, Vog. sāt, Mag. sāz : Lapp.
čuötte, Cer. šüδö, Sirj. śo Volj. śu, Ostj. sòt (dial. sàt) cento.

Si notino le seguenti corrispondenze :

tableau finnico | lappone | mordvino386

Nel Finnico uo < ō (e ie < ē). Per uo = Mordv. a si notino
i seguenti esempi : Finn. nuoli (Est. nōle), Lapp. ńuola = Mordv.
nal freccia ; F. suola = M. sal sale ; F. suoni vena, L. suodna
nervo = M. san (cfr. Vog. tān, Ostj. S. tlān, Samoj. Tav. tān).

Talvolta pare che invece di corrispondenze si abbiano delle
alternazioni.

2. E questo sembra essere il caso dei pronomi Finn. minä
= Lapp. e Mordv. mon io, ecc., Pron. 129. Cfr. Indoeur. mene
e mono-, forme del pronome di prima persona. Generalmente si
pone come vocale fondamentale y. Ecco altri esempi simili :

Finn. lintu uccello (‘volante’, cfr. lentä- volare, Mordv. lije-,
frequ. liende- e liinde- id.) : Lapp. lodde uccello, Cer. ludo anitra,
Vog. Ostj. lunt oca, Mag. luda- id. — Finn. nita, nilja e nilju
lubricum quid, pituita, koivun nila alburnum betulae (Juraco
hō-nīl'u id.), anche näljä e nälvä pituita, mucor, Sirjeno nilig
schleim, schlüpfrig, giatt : Finn. nulju, nuljo id., Livonico nol'g
schleim, Est. nëlˈg rotz der pferde, Mordv. nolga rotz, nola splint,
Mag. ńāla- saliva, ecc. — Finn. sito- ligare, vincire, sido legame :
Mordv. sodo- binden, anbinden (Kam. šüde- anbinden) — Finn. sika
maiale : Lapp. sokke, Mordv. tuvo M. tuva — Finn. iso grande :
Mordv. oéu — Finn. viha ira, odio : Lapp. vašše, Votj. vož, Vog.
otši — Finn. viha-nta verde : Mordv. ožo — Finn. sīpi ala :
Mordvino śov.

Finn. netka incurvatus, inflexus : Finn. notko flexura, locus
demissus inter montes, notka biegung, Est. nëtk, nëtsk niederung,
Mordv. mutška öhr, knoten — Finn. perke-le, perku-le diavolo :
Est. përg, Mordv. purgi-ńe (e pirgi-ńe).

Per l'origine delle vocali ü o si notino i seguenti esempi.

Finn. üli quod supra est, locus superus : Sirj. vel-dor superficie,
Mordv. vel-ks das oben belegene, M. velˈ-ks oberes, decke,
Cer. val, vül, vil parte superiore — Finn. üksi uno : Mordv. veike
— Finn. ütime- midollo : Vog. valem, Ostj. velym, Mag. velö
Finn. künsi unghia, artiglio : Vog. kwons, kwänš.

Finn. süö- Est. sö- mangiare : Mordv. seve-, Ostj. I. tēve-, Vog.
tē- id., tēp cibo (cfr. Mangiu dze-, Tung. dzepi- mangiare) —
Finn. üö = Est. ö notte : Mordv. ve, vej, E. ve, veä, Sirj. voj,
Votjaco uj e üj.

Cfr. Jac. üös da *öz, Osm. öz midollo, mezzo : Ciuv. var
Jac. küöχ da *kök, Orkh. kök azzurro : Ciuv. hëwak.

468. Il vocalismo nelle lingue turche è molto costante, solo
il Ciuvasso se ne allontana considerevolmente. Noteremo che nei
dialetti dell'Irtysch e del Volga e nel Baschkir ä o ö si restringono
387in i u ü, mentre nel Kirghiso e nei dialetti Abakan ä si
si muta in e. Nei dialetti dell'Asia centrale y si muta in i, ma
le precedenti consonanti gutturali restano invariate : Taranci ḳir
Kante = Aitai ḳyr (invece T. kir Schmutz = A. kir).

Nel Jacutico è frequente la vocale stretta y in luogo della
larga a, per es. kynat = ḳanat ala, tyng = tang spuntar del
giorno, yl (Ciuv. il) = al prendere, tymyr = tamyr radice. Il
rapporto inverso è molto meno frequente, per es. sap = jyp filo,
alta = alty sei. Cfr. Kirg. ḳyja = ḳaja rupe, Soj. χyr : ḳar
anbrennen. Anche i u ü occorrono talvolta in luogo delle vocali
larghe ä o ö, per es. ikki (anche Tar. iki) = äkki due, itir =.
äzir ubbriacarsi, il = äl popolo, kim = käm chi, timir =
tämir ferro ; unga = ong rechts, külük = kölök ombra.

Anche nel Ciuvasso y è frequente in luogo di a, ma nelle
parole introdotte in un secondo periodo trovasi u (dial. o), e infine
a in quelle del terzo periodo ; per es. χyrăm = ḳaryn ventre
(ma kuryn-daš = ḳaryn-daš fratello, ἀδελφός), tymar vena =
tamyr radice, yltăn = altyn oro, yit = ait dire — ut = at
cavallo, χur = ḳaz oca, χura = ḳara nero, χuran = ḳazan
caldaia, tut = tat gusto, turt = tart tirare, kurak = ḳarγa
cornacchia, ula = ala variopinto, puč = baš testa. Molto notevole
è anche a gutturale in luogo di ä palatale, per es. ar = är
vir, kandyr = kändir canapa, alyk = äžik porta, kas = käs
tagliare, ala = äläk staccio, sakkyr = sägiz otto.

469. Vocali lunghe derivano spesso da contrazione, per es.
Taranci saḳal Kirg. saγal > Altai saal > dialetti orientali sāl
barba (Mongolo saχal, invece Mangiu salu). Però nel Jacutico
abbondano le vocali lunghe le quali, contrariamente all'opinione
di Radloff (pag. 77) e di Grönbech non possono spiegarsi tutte
in questa maniera, per esempio āt nome, χās oca, tās pietra, kīn
ombelico, būt anca, coscia. Le lunghe corrispondenti a ä o ö sono
rispettivamente iä uo üö, dittonghi mobili ; per es. biäs cinque :
bäsi-s quinto, uon dieci : onu-s decimo, tüört quattro : tördü-s
quarto. Grönbech ha osservato che dopo vocali originariamente
lunghe nell'Osmanli seguono consonanti sonore, per esempio :

tableau jac | cavallo | osm. | jac. | nome | erba | fuoco | aprire | hungrig

Jac. būt anca = Osm. bud coscia, ǖt = süd latte, kǖt-
aspettare : güd- custodire, kǖs = güdž forza, kiäsä = gädžä
notte, kiäp = gibi come, būs o mūs = Ciag. buz o muz ghiaccio.388

Questo fenomeno fonetico è abbastanza singolare. Radloff collega
ad al verbo ada- nominare. Io ricorderò che l'Eschimo ha
ate-q ‘nome’. Nel Khasi le vocali a i u sono brevi o lunghe
secondo che segue un'esplosiva finale sorda o sonora.

Nel Ciuvasso le vocali lunghe subirono spesso la dittongazione :
jat = Jac. āt nome (invece ut = J. at cavallo), tšul
da *tjal = J. tās pietra (invece tul = J. tas esterno), jur da
*χjar = J. χār neve — vun = J. uon dieci, vut = J. uot
fuoco, var = J. üös midollo, mezzo ; tëwar = J. tūs sale, këwak
= J. küöχ azzurro, këwar : Osm. köz carboni ardenti, këwaba :
Osm. göbä-k ombelico, tëwattë : J. tüört quattro — šël da. *dīl :
Jac. tīs Osm. diš dente.

470. Do nella seguente tabella le corrispondenze normali per
le esplosive sorde iniziali.

tableau finnico | ostjaco | vogulo | magiaro | samojedo | turco | mongolo | tunguso

1. Molto importante è la distinzione tra il k posteriore o velare
e il k anteriore o palatale determinata dalla natura della vocale
seguente. Il k velare si muta nella spirante corrispondente, mentre
il k palatale resta inalterato. Finnico kolme tre : Vogulo ḳūrŭm
dial. χ̇ūrŭm, Ostj. ḳhōləm dial. χ̇ōləm, Mag. hārom (ant. χolm) ;
invece Finnico käte- mano : Vog. kǟt, Ostj. kèt, Mag. kēz. Nel
Jacutico χ̇ occorre solo davanti alle vocali gutturali larghe a o,
per es. χ̇at = ḳat zwirnen, χ̇ap = ḳap afferrare, χ̇al = ḳal
rimanere, χ̇onuk = ḳonoḳ albergo notturno, χ̇omus = ḳamyš
giunco. Nel Ciuvasso χ̇ davanti a vocali gutturali e χ da davanti
a vocali anteriori da posteriori, per es. χ̇ul = ḳol mano, χ̇ulăm
= ḳalym sposa, χ̇yrăm = ḳaryn stomaco ; χil = ḳyš inverno,
χĕr = ḳyz ragazza, χĕrrĕχ = ḳyrḳ quaranta. Anche nel Sojonico
χ̇ per davanti alle vocali posteriori a o y. Nel Mongolo χ̇
davanti a o u, mentre l'esplosiva k è conservata nel Burjato
transbaikaliano enei Tunguso. Nel Mangiu si trova invece assai
spesso la spirante χ (opp. h) ; cfr. f da p.389

Nel Giapponese ora k- e ora h- senza regola facilmente riconoscibile,
per es. kuba-ri (aus)theilen = Mong. χ̇uba-ri Theilung,
hasa-mi forbice, tagliare con le forbici = Mangiu χ̇asa-χ̇a forbice,
χ̇asa-la-, Calm, χ̇asa- tagliare.

2. Quanto al t, abbiamo solo da osservare che Kam. š e
Koib. s derivano certamente da ossia tj che trovasi spesso nel
Samojedo accanto a t, per esempio : Kam. šü Koib. siü (siu) =
Sani. Ostj. tˈü accanto a fuoco, Kam. tha-n tu : šiʼ voi.

3. Notevole è il mutamento di p in f che trovasi nel Magiaro
(cfr. Ostjaco ph), in una parte del Samojedo e nel Mangiu. Più
notevole ancora è l'ulteriore mutamento in h (o χ) che conduce
al dileguo totale. Fra i dialetti meridionali (estinti) del Samojedo
il Motor ha ch e il Taigi h, per es. Motor cha albero e Taigi
bosco = Koib. pa albero (Kam. pha, Tav. , Jur. pea, cfr.
Mag. fa = Finn. ) e bosco. Davanti a vocale palatale la
consonante si è dileguata nel Motor, per es. in-de notte, Taigi
hin-de notte, oscurità : Tav. faemei oscuro. Nel gr. Tunguso p
è conservato nei dialetti Goldico e Olcia, mutato in f nel Mangiu
e nei dialetti del basso Amur, mutato in χ nel Dahurico, in χ
o h nei dialetti della Tunguska inferiore, di Ochotsk ecc., in h
nel Tunguso di Castrén, nel quale la consonante si dilegua pure,
come nel Manägrico, Ciapoghiro e Solonico. E questo è anche il
caso del Turco e del Mongolo. Per tale evoluzione fonetica vedi
Ramstedt, J. Soc. F.-Ou. XXXII, il quale ricorda i fenomeni simili
del Magiaro, Ostjaco del Jenissei, Giapponese e di lingue indoeuropee
(Armeno, Celtico, Germanico), ma non quello del Samojedo
meridionale.

Gold. polo, Olcia pulu espe, Mangiu ful-χa pioppo, Tung. holo
espe : Mong. Kh. uliā espe, pappel (cfr. Lat. pō-pulo- pioppo) —
Gold. pung odore, profumo, Mangiu fung-šun, Oroc. χunke Tung.
üngü id., Gold. fūnī- riechen : Mong. ünü-r odore (Less. 365) —
Mangiu fodo, fodo-χa salice : Mong. udu-n — Mangiu feje nido :
Aitai uja (Less. 348) — Mangiu ferχe, Manägr. urgó, Dahur.
χerige pollice : Mong. erkei — Mangiu futa strick : Mong. uta-sun
zwirn, faden — Gold. puri famiglia, familiari, Mangiu furi, fur-sun
figli, progenie, frutto, Manägr. uri kinder : Mong. üre kind, progenie,
frutto.

471. Secondo F. Müller le lingue uraloaltaiche non avrebbero
posseduto in origine le consonanti sonore, opinione che io combattei
già in U. 213 (v. anche Cr. 167).

Limitandoci ora alle esplosive sonore iniziali, ricorderemo che
esse si trovano al pari delle sorde nel Mongolo e Tunguso. Fra
390gl'idiomi turchi quelli orientali possiedono solo le sorde iniziali.
In particolare si noti quanto segue.

1. Il primitivo b- è conservato nel Jacutico, mutato in p in
tutti i dialetti orientali, nell'Uiguro e nel Ciuvasso. Negli altri
dialetti predomina di gran lunga il b e il p è ancora eccezionale.
Tale p non può confondersi col p primitivo, che sappiamo essersi
dileguato. Radloff era in errore quando ammetteva qui, come nelle
altre serie, quale primitiva la sorda ; e invece di un'alternazione
p : m (§ 206) doveva porre b : m, per es. Altai pökö da *bökö
forte : Abakan mökö.

2. Il primitivo d- trovasi spesso conservato nell'Osmanli e in
altri dialetti meridionali, è sempre confuso con t- nei dialetti
orientali e nel Ciuvasso (però Ciuv. šël = Osm. diš dente, invece
čul = Osm. taš pietra), e infine talvolta conservato nei rimanenti
dialetti, compreso il Jacutico. Daremo alcuni esempi (v. Gombocz,
KSz. XIII).

Osm. dalak = T. talak (Ciuv. sˈula) milza : Mong. deliγu-n,
Mangiu deleχu-n, Tung. dälki-n (cfr. II Barea dillé fegato) —
Osm. daγy = T. taγy ancora : Mong. daki-n id., daki- ripetere,
Mangiu daχi- id., Tung. daki dial. da e, ancora (questo = Jac.
da, Camc. da, Georg. da, Hausa da, ecc.) — Osm. däli, dälü
stolto, sciocco = Tel. täli id., Jac. döi- taub werden : Mong.
dülei taub (III Lazo dura sordo, II Begia dun-dur sordo-muto,
Berb. a-dor-dur, a-der-dur sordo) — Osmanli dülä-n- quietarsi,
düläk-lik quiete, Ciagatai düläk o tüläk mite, quieto, modesto :
Mong. dülγe-n, dülje-n doux, paisible, Tunguso dulú-mnu sanft,
ruhig — Osm. dilki e > tilki = Uiguro tülki, Altai ecc. tülkü
volpe : Mangiu dšelke-n specie di martora, Gold. dželüka, džellkī
ermellino, Lamut deliki mustela sibirica (simile è Tung. sūlaki,
šulaki, soloki volpe, Mangiu solaki id., soloχi zibellino) — a.
Ciuv. *dǖl > Mag. dēl = T. tüš mezzogiorno : Mong. düli milieu,
midi, minuit, Mangiu duli-n mitte, hälfte, mittag — Osm. döšä- stendere
= Ciag. töšä- als lager ausbreiten : Mong. deli- étendre,
tendre, Calm. Burj. delge- ausbreiten — Osm. dil = Turco til,
Orkhon ecc. tyl zunge, sprache, wort, Ciuvasso tjəlγe̥ : Mangiu
džilga-n voce, suono, Gold. dželga voce, djelga sprache, Tung.
dilga-n, dylga-n, delga voce — Jac. dai- volare : Mong. dabi- id.
— Osm. dör-t : Mong. dür-ben quattro.

Però t- in luogo di d- si trova anche esteso a tutti gl'idiomi
turchi, per es. Turco tuz, Jac. tūs, Ciuv. təvar sale = Mong.
dabusu-n id., Turco törü Osm. törä regola, legge = Mangiu doro.
D'altra parte trovasi anche d- dove ci aspetteremmo t-, per es.
391Osm. diš = Ciag. tiš das äussere, Ciuv. tul id. : Mangiu tule
ausserhalb (cfr. III Chürkila dura accanto a Kajtach tura id.,
Varkun tala auswendig = Turco laš extérieur).

Ma in altri casi al d- del Mongolo e Tunguso corrisponde j-
(donde Ciuv. ś- Jac. s- ecc.) nel Turco. Ciò è estremamente interessante.
Ecco alcuni degli esempi dati da Gombocz.

Turco jak- Tar. djak-, Uig. jaγu- avvicinarsi, Orkhon jaγu-k,
Uig. jaγy-n Koib. tjaga-n e djaga-n nahe : Mong. daγa-n près,
Mangiu džaka-n nahe, Tunguso daga id. (II Barea degi, altrove
con l- : Lappone lakka, laγa-, VI Andam. lagia, VII Figi laki,
VIII Pahri laka-sa, e anche II Suk legi-t) — Orkhon jaγy guerra,
nemico, Küärik jag, Soj. tjā Karag. djā (cfr. Giapp. djaku nemico) :
Mongolo dai-n per *dagi-n guerra, nemico (a. Cinese dik o dek
nemico, guerreggiare, Annam. dik nemico) — Orkhon jöγä-rü en
haut, joγa-ru en amont, Koib. tjoga-r e djoga-r hinauf : Mong.
deγe-re en haut, Burj. dē-re auf : dō-ro unter (II Nuba KD. dogo
sommità, dogo-ro su, M. dō-ro, VII Tib. deg- aufheben, dzeghinaufsteigen,
IX Azteco tlèko monter = S. Paiute tyʻ) — Altai
joroko-n tasso : Mong. doroγo, Burjato dorgo, dorgo-n, Tunguso
doroko-n (Amur anche doroχ-sa, donde il Ghiljaco tork-š ; cfr. il
Ted. dachs ?) — Osm. ecc. jala-, Tel. djala-, Kirg. džala-, Jac.
salā-, Ciuv. sjula-, Koib. tšalγa- leccare : Mong. doloγa- e dolija-
per *doliγa- leccare (ma cfr. anche e piuttosto Mongolo džalgi-
leccare) — Altai ecc. jal, Com. jali, Osm. jälä, Küärik jälä-k,
Kys. jälä-n, Koib. djīle-n e djēle-n criniera : Mong. del, Mangiu
delu-n, Tung. däli-n (= Bantu -delu, Less. 301) — Altai jibi-
nass werden, aufweichen, Tar. djibi- id., Tel. jibi-k feucht, nass :
Mong. deb-te- être trempé, mouillé (Samoj. Jur. jap-tu feucht w.,
Ostj. tjap-tu, Koibal džib-da rugiada ; Ostjaco I. tēbe-t, N. lēby-t,
lēpy-t weich, Lapp. S. lap-se Cer. lupə-s rugiada) — Kasan jomak
racconto, indovinello : Mong. domok racconto, leggenda.

Gombocz ritiene che in questi casi il suono primitivo fosse
la spirante δ- (cfr. § 477). Io non trovo nulla in sostegno di
questa opinione, e le forme da me confrontate entro parentesi
inducono a ritenere che il suono primitivo fosse dj- (talvolta lj-)
alternante con d-, proprio specialmente del Mongolo e del Mangiu,
pur essendovi esempi opposti come Osm. dol- riempire, dolu e
dolgu-n pieno : Mangiu džalu- riempire, džalu Tunguso dzalū-m
pieno. Il ‘primitivo’ j- di Radloff è rappresentato da j in alcuni
dialetti, da tj o (Jac. s Ciuv. sj) in altri e dalle consonanti
sonore dj dž džj dzj z ž nei rimanenti dialetti ; e alcuni hanno
anche le palatali accanto a j. Ora le corrispondenze sono (v. Cr. 65) :392

tableau turco | mong. | mangiu

Da ciò si deduce un'alternazione o equivalenza fra j- e nel
Mongolo-Mangiu come fra i dialetti turchi. Si aggiungano i
casi come Mangiu dasa- reggere, ordinare, curare : Tung. djasa-,
dzasa-, Mong. dzasa- : Calmucco jasa-, Turco jasa-, jaza- id.

Il Turco je- ‘mangiare’ sta per *dje-, cfr. Burjato i-dje-,
Mangiu dže-, Tung. dze-pi-, Less. 286.

3. Come è rappresentato il primitivo ġ- e g- nel Turco ?
Davanti a vocali posteriori l'Osmanli ha solo k, il Ciuvasso ora
j e ora χ : O. kar — C. jur neve, O. kal = C. jul- rimanere,
O. kan = C. jun sangue, O. kyn = C. jin Scheide, ma O. kyz
= C. χir ragazza, O. kaz = C. χur oca. In quest'ultimo caso
il Taranci ha γaz e. la sonora iniziale corrisponde a quella del
Mongolo gala-gu-n, Tunguso gala-f oca, Mangiu garu cigno. In
generale però mi sembra che il g- si sia dileguato o si sia mutato
in j-, secondo la vocale seguente :

Osm. adžy amaro, dolore, Jac. asy sauer, bitter, Altai atšy-
bitter oder sauer sein, provare un sentimento doloroso, atšu bitter,
sauer, Schmerz, K. Karag. atjé-k, atjy-k bitter, sauer : Mongolo
ġasi-gu-n, Cairn, ġusoa-n Burj. gušu-ṅ bitter, herb, Mong. ġaši-la-
bitter, sauer w., Tunguso gatši, gotji amaro — Ciuvasso ala, alë,
Koib. eli-g, Osm. el mano : Mangiu gala id. — Altai ün suono,
voce, Ciag. ön, on id., Osm. ön voce : Tung. güni- dire — Jac.
ās hungrig, T. atš hungrig, nüchtern, Ciuv. vïś- hungern : Tung.
gätä nüchtern — Ciag. (j)il-tra- blitzen, funkeln, Osm. jyl-tra-
funkeln, jyl-dyry-m lampo, jil-diz stella : Mong. gil-tere- glänzen,
Mangiu gil-ta(ri) splendore abbagliante, ecc., Less. 178 — Altai
jyda lancia : Mangiu e Schibä gida, Tung. djida, dzida, ecc.

Fra i numerali è sopratutto da esaminare il ‘tre’ : ütš, ütj-,
Ciuv. vissiẹ. Da oltuz 30 del Nogai si deduce un tema *gol- che
concorda con gol-ma del Lappone e gur-ba- 3 del Mongolo. Il
g- si è dileguato anche in ila-n del Tunguso (dial. gila-ṅ), cfr.
Jucaghiro jal- 3 simile al Turco al-ty 6. Per il dileguo di -r-
e -l- v. § 481.

472. Fra le lingue ugrofinniche soltanto il Magiaro e il Sirjeno-Votjaco
possiedono le esplosive sonore iniziali. Il Samojedo Juraco
e Ostjaco hanno solo le sorde, il Tawgy, Jenissei e Kamassino
(col Koibal, Motor e Taigi) hanno b-, che però rappresenterebbe
un v- originario.393

1. In parecchi casi b- è comune al Magiaro e al Sirjeno-Votjaco.
Le altre lingue ugrofinniche hanno p oppure v.

Mag. bas- futuere, Sirj. byčky- stechen, einstecken : Mordv.
pasky- E. pasko- futuere, Lapp. poske-te- pungere, Finn. puske-
pungere, cozzare con le corna ; Vog. put- stechen, stossen, L. put-
futuere (per la semasiologia.cfr. I Herero ruma futuere, ruma-ta
mordere, Bantu lọma id.) — Mag. bogo- nodus, tuber, buga id.,
bog-lja mucchio di fieno = Sirj. bugy-lj buckel, beule : Est. pung
knolle, knospe, beule, Cer. pongo fungo, Mordv. panga fungo,
spugna — Magiaro bońolo-d- sich einwickeln, bodjol-, bendjel-
einwickeln, Votjaco biń- umwinden, einhüllen, bińal-t- wickeln,
einhüllen : Ostj. I. pań- verwickeln — Mag. beder stark gedreht,
fest gezwirnt, bedere-d- sich zusammendrehen, benderī-t drehen,
zwirnen (accanto a peder, pender), Sirjeno byd-mal- umwinden,
zusammenwickeln, -drehen : Cer. vüdel- M. vidyl- involvere (cfr.
anche Mag. bendjel-), Est. vǟnda- wenden, biegen, drehen —
Mag. bot baculus, fustis, boto-l- batuo, verbero, fustigo, Votjaco
body bastone, canna, bota-l- spingere con un bastone i pesci nella
rete : Cer. M. panda bastone, pando canna, S. vondo id. (cfr. Lat.
battuo, a. Irl. batha-ch moribundus, Cymr. bathu battere, Anglos.
beadu a. Ted. Batu- combattimento ; Russo botŭ bastone, ecc. :
I Bantu beta, bata, II Bari but, VII Sakai bāt, VIII Cinese *bat).

2. A b- del Magiaro o del Sirjeno-Votjaco corrisponde in alcuni
casi v- (o l'equivalente b-) nel Samojedo.

Mag. bal 1. laevus, sinister, 2. malus, malignus, balo-g id.,
balo-š golfo, stolto ; Votj. pal-jan sinistro lato :> sinistro, palä-g
stolto, sciocco, leggero (sec. Munkácsi da Pers. bad cattivo =
Gabri vad) ; Estonico vaza-k, vaza-m link : Jur. wādi-sei, Ostjaco
kueda-gi, kuedä-gi (con ku̯- da u̯-) ; Tav. badi-ʼe, Jen. badi-ʼo,
bari-ʼo sinistro — Votjaco bor-d parete, bor-dy an, zu ; Mag.
par-to- ripa, latus, Cer. pür-dü-ž parete ; Finn. vieri, Est. wēr
margine : Jur. wār, wuara ; Jen. baro, Tav. bara margine (cfr. I
Bantu -balẹ e -balu lato, Malinke bada riva, bara à côté, Atjülo
be̥ra parete, II Nuba KD. beri lato).

Nei casi seguenti il Samojedo ha p :

Sirjeno badj prob. *bai-d salice ; Finn. paju id. : Jur. pieu,
Ostj. py scorza di salice (cfr. a. Ted. wī-da salice) — Mag. bīr-
valere, potere, tenere, sostenere ; Sirj. ver-my-, Votj. vor-my-
potere, Vog. N. vēr-mi- id., vēry-ti sostenere ; Vog. K. pēr-mi-
sostenere, sopportare : Jur. pirʼa-, pireʼa-, Tav. fira- potere.

3. Interessanti sono le corrispondenze di b- con p- nell'ambito
del Samojedo.394

Tavghy baikaʼa, baikua, Jen. bahuo vecchio : Jur. puhu-ljie,
puhu-my vecchio, puhy vecchia, Ostj. paja id. — Kam. biš-te-ljä-
(Cer. βoš-tə-la-, βaš-tə-la- rider forte, deridere), Motor biž-ne-
ridere : Jur. pise-nga-, pise-ljū, Ostj. pise-ńa- Tav. fisi-ljiʼe- id.,
Jen. fisi-nge- rider forte — Jen. bora-, Tav. bara- schaben, hobeln,
gerben, Jur. wara- schaben, hobeln : Kam. phār-ga- hobeln (Mag.
fara-g- schnitzen, behauen, zimmern) — Tav. bie vento : Jur. pyu
vento primaverile — Tav. boujuʼa-, bosua- überfahren, übersetzen,
Jen. bōʼaroʼ B. boeado id., Kam. bei- überschreiten, übergehen :
Ostj. pu-, pua-, pō-ka- id.

4. Si notino ancora i seguenti casi.

Mag. veše rene : Mordv. piči — Sirj. vež, Finn. viho viror,
viha-nto viridis, virens, vihe-lä, vihe-riä viridis : Mordvino piže
verde — Finn. velje- frater : Mordv. päl-nä.

Sirj. pań cucchiaio di legno, Cer. pańe : Tav. bańa Spaten,
Less. 336 — Finn. peni cagnolino, Sirj. pon cane : Jur. wueno,
Koib. bän, Motor, Taigi bun, ecc., cane.

473. Più difficile è rintracciare le iniziali d- e g- primitive.

In alcuni casi d- è comune al Magiaro e Sirjeno-Votjaco, per
esempio : Magiaro düh dial. dühü rabies, furor, dühö-š rabiosus,
furiosus, dühü-l- furere, Sirjeno döz-my- sdegnarsi, inquietarsi,
annoiarsi, döz-mo-d- e doz-mo-d- molestare, essere scortese ; Finn.
tuho, tuhu male, danno. Secondo Munkácsi da Ario dus-, δυσ-.

Il Magiaro derǖ ‘tempo sereno, splendor di sole’ fu collegato
da Anderson Wandl. 62 seg. con Votjaco dzˈar ‘aurora’, Sirj.
dzˈarka-l- ‘risplendere’. Cfr. Uig. Ciag. jaru- glänzen, jaru-ḳ
hell, Aitai jary scheinen, leuchten, jari-ḳ belle, licht, Kirghiso
zˈar-ki-n- glänzen, strahlen.

Il numerale ‘quattro’ è deite nel Motor e deide nel Taigi col
primitivo d- come nel Turco Osm. dört, dördü- (cfr. Mong. dörben,
Mangiu duin, Tung. digin) ; gli altri dialetti samojedi hanno t-,
per es. Kam. thēʼde, Ostj. tetta per *terta = T. tört.

Magiaro gon-do- cura, pensiero : Mangiu gōni- pensare (cfr.
Georg. gon- pensare, goni pensiero, Less. 191) — Mag. gör-be
curvo, gör-ge-, görö-g- volvi, volutari, Sirjeno gö-gör cerchio.

474. Nell'interno della parola le sorde geminate nel Finnico
e Lappone si presentano con le seguenti alternazioni :

tableau finnico | lappone

Queste alternazioni furono cagionate dall'accento e il grado
forte trovavasi tra una vocale tonica e una atona, il debole dopo
395una vocale atona. Esempi : Finnico akka gen. aka-n (in origine
akka : aká-n), Lapp. S. ahkkā gen. āhkā donna vecchia, moglie ;
Finn. sūttu- adirarsi : sūtu-n mi adiro, Lapp. S. suhtta- : suhta-u
id. ; Finn. sappe- gen. sape-n, Lapp. S. sàhppē gen. sahpē fiele.

Nelle altre lingue uraliche è di regola generalizzato il grado
debole, quindi k, salvo kk e hk o kh del Juraco dial. Kondin ;
t, Mordvino e Sirjeno-Votjaco anche , Ostjaco anche th, Samojedo
Ostjaco anche tt = Juraco dial. tt, mentre la sonora d trovasi
soltanto nel Kamassino col Koibal e Taigi e talvolta nel Samoj.
Ostjaco ; p, Mordvino anche , Magiaro e Juraco anche pp (dial.
Kondin ph = Tav. Jen. f), mentre la sonora b trovasi soltanto
nel Kamassino (anche p) col Koibal e Motor e β nel Ceremisso.

Negl'idiomi turchi si trovano talvolta le geminate, che si
devono forse presupporre per tutte le lingue altaiche. Per il Turco
v. Pedersen, ZDMG LVII 557.

475. Nell'interno della parola le sorde semplici alternano nel
Finnico e Lappone con le spiranti sonore, dopo nasale con le
esplosive sonore. Nelle altre lingue si trova generalizzato ora il
grado forte, ora il debole.

tableau finnico | lappone n. | mordvino | ceremisso | sirjeno-votj. | ostjaco | vogulo | magiaro | juraco | tawgy | jenissei | kamassino

Esempi. Finn. teke- fare : sec. XVI teghe-n cioè teγe-n, ora
tē-n io faccio (cfr. Mordv. teje-, Mag. tev-, tē-) ; Lapp. N. geēhtå
gen. geēδå mano, Finn. käte- gen. käδe-n o käpe-n (cfr. Cer. kit
acc. kidə-m, Sirj. Votj. ki, Mag. kēz ecc.) ; Finn. hupa gen. huva-n
fuggevole, caduco, misero (cfr. Mordv. šuva, šuvańä tenue, Mag.
šovāń magro).

Nel grado debole della serie dentale è notevole il comparire
delle liquide. Ciò fa parte di un fenomeno comunissimo nelle lingue
uraloaltaiche. Il Finnico ha kota casupola, gen. koδa-n o kopa-n ;
396e nelle parlate popolari mato verme, gen. mado-n, malo-n o
maro-n (cfr. in dialetti italiani maronna per madonna). Il Votjaco
ha ku̯a per *ku̯al ‘capanna d'estate’ ma illat. ku̯ala, cfr. Sirj.
kola ‘tenda, capanna’.

476. Il fenomeno cui accenniamo si manifesta assai sviluppato
nelle serie δ e δˈ rappresentate nelle seguenti corrispondenze. Nel
Finnico e Mordvino queste serie si confondono con la serie t.

tableau lappone n.s. | ceremisso | sirj.-votjaco | ostjaco | vogulo | magiaro

Nei dialetti samojedi a δˈ corrisponde Jur. e Ram. j, Jen.,j
e , Tav. d (δ) o dileguo, Ostj. dˈ dž opp. tˈ ttˈ. Il δ è rappresentato
in modo simile, oppure da r. Riguardo a questo r importa
notare l'alternazione t (d) : r che trovasi, per es., in Ostj. tittä :
Jur. tjīr Tav. tjīrü Jen. tiori nuvola (Tav. tjiedu-a e tjīrü-bala
nuvoloso) — Juraco tādibea, Jen. tādebe, Ostj. tytebe : Jur. K.
tāribeä, Kam. thārba Schaman — Jur. jēdie- essere malato, jede-
dolere, Jen. jēdoʼ : Tav. jari-ti- id.

δ — Lappone N. nåδδå gen. nåδå manubrio, Finn. nüte-,
Mordv. ńedˈ schaft, stiel, Sirj. nud stiel, Vog. nǟl, Ostj. natl,
S. nütl ecc., Mag. ńele- manubrio ; Tav. ńir manico di coltello,
Ostj. ner, ńer, nir(e), Kam. ńir-že. Presenta r anche l'affine
Tunguso nūr, ńur, niru, noru freccia (di ferro), cfr. Lapp. N.
ńuōllå, Finn. nuoti, Mordv. nal, Votj. ńil, ńel, Sirj. ńöl, Vog. ńāl,
Ostj. ńatl, ńal, Mag. ńila freccia ; Kam. nié, Koib. ne, nié freccia.
Si aggiunga infine : Mag. nāda- canna, Mordv. nudˈej, ńude, M.
nudi, ńudi canna di giunco, rohrpfeife, parole che Munkácsi fa
derivare da Sanscr. nadȧ- canna di giunco, a. Pers. *nada- mod.
nai giunco (> Arm. net freccia) ; inoltre Sanscr. naḍá- canna,
giunco, m. Ind. naḷá- e nalá- id., Pers. nāl rohr, stengel, Afgh.
nāṛa stengel, forma fondamentale *narda- donde Ebraico nērd,
νάρδος. — Sirj. med lohn, miete, meda-l- Perm mida-l- mieten,
dingen (>Ostj. mìt) ; Jur. mir preis, Ostj. mir, mirè, mer id.
Cfr. Arabo e Siriaco mahr- dote, Ebr. mohar e Aram. g. muhăr-a
kaufpreis für die braut, Arabo mahada he did kindly : mahala
lente egit, mahl gentilezza, Greco μείλια, a. Slavo mīlo dote, ecc.,
Moeller W. 159 seg. — Lapp. N. åδδam gen. di åδå midollo,
S. atām gen. atāma, Finn. ütime- nom. üpin o üpin, Mordv.
udˈime, Cer. βim, Votj. vijym, Vog. βäləm, Ostj. u̯ētləm, Mag.
välö. Cfr. Turco öz l'interno, cuore, midollo, il meglio, essenza,
397Jac. üös midollo d'albero, Kirg. özö-n midollo, interno ; Ciuv. var
interno, ventre, Mong. ürü interno. — Lapp. N. uaδδe- dormire,
uaδā-m dormo, S. ōäte- dormire, Finn. vuotē- letto, Mordv. udo-
dormire, udo-ma sonno, Cer. o-m id., Votjaco unm- e umm- da
*ul-m- id., Vog. ūlŭ-m, Ostj. ātlə-m (dial. ālə-m e ūtə-m), Mag.
ālo-m id. Cfr. da una parte il Turco udu-, uzu- dormire = VIII
Bodo udu id. = VII Mabuiag utu- dormire, Miriam ut sonno ;
dall'altra Ebr. ḥălō-m sogno, Less. 457. — Lapp. N. čaδa per,
trans, Finnico südäme- cuore, Mordy. sedi, Cer. šüm (cfr. šidä
midollo d'albero), Votj. śulem, Vog. sim, Ostj. səm, Mag. sīv ;
Jur. siej, šej, Jen. seijo, Ostj. syd, sidže, Motor keje cuore. —
Lapp. N. čaδδa gen. čaδa carbo fabrorum, Finn. süte-, Mordv.
sedˈ carbone, Cer. šü() ; Sam. Ostj. sīdˈe, setˈe, Kam. siʼ carbone.

δˈ — Lapp. N. guöδδe- lasciare : guöδā-m io lascio, S. kuöte-
lasciare, Finnico kato-a- perire, sparire, Mordvino kado- lassen,
zurücklassen, Cer. koδà-m rimango, koδè-m lascio, Votj. hylˈy
rimanere, übrigbleiben, Sirjeno kolˈ- id., lasciare, Vogulo kūlˈi-
verlassen, Magiaro hadj- lasciare ; Sam. Ostj. kuedˈa-, kuedža-
lasciare, Kam. kojo- restare, ecc. ; Orkhon Uig. ḳod-, Osm. ḳoj-
verlassen, hinterlassen. — Lapp. N. ōδδå nuovo, pred. oδā-s,
S. otō pred. otō-s, Finn. ūte-, Mordv. od, Cer. ui mod. ū, Mag.
ūi, Sirj. Votj. vylˈ. Cfr. VIII Bodo udui be young, II Ebr. ḥāda-š
nuovo, fresco, Geez ḥadī-s novus, recens, junior, ecc., Less. 459.

477. Nelle lingue turche le sonore g d b non iniziali si sono
evolute in modo simile a quello che abbiamo visto nelle lingue
uraliche, ma qui l'evoluzione dipende anche dalla natura, delle
vocali che precedono.

1. Il g è conservato in Orkhon, Uiguro, Taranci (anche γ)
e Koibal.

tableau orkhon | osmanli | kirg. | kas. | altai | jacutico | ciuvasso

Orkhon, Koib. tag monte, Tar. taγ, Osm. dat. daʼa, Kirg.
Kas. tau, Altai , Jac. tya (bosco), Ciuv. tu gen. tëwë-n
Orkhon täg- toccare, Osm. däj-, Kas. tej-, Altai Kirg. ti- id.

Fenomeni simili si osservano nei moderni dialetti del Mongolo
e nel Tunguso, per esempio Mong. tšilagu-n pietra, mod. tšilou-n,
Burjato tšolū, šulu-ṅ.398

2. Il b è conservato in Orkhon e Uiguro (qui anche v), mutato
in v nell'Osmanli, in w nel Ciuvasso ; altrove si fonde con la
vocale precedente.

tableau orkhon | uig. | osmanli | ciuvasso | taranei | koib. | kirg. | kas. | altai

Per l'evoluzione da ab pei il tramite äu öu öü ad öi (öj)
v.. Pedersen ZDMG LVII, 551.

Osm. avudž hohle hand, Tar. ōč, Kas. , Kirg. ūs, Altai ūš,
Koib. ōs, Ciuv. ïwëś — Orkhon äb casa, Koib. eb, Osm. äv, Kas.
Taranci öj.

3. Notevoli sono i mutamenti della dentale : Orkhon e Uiguro
d = Jac. t = Abakan z (in esito, -s) = Ciuv. r, altrove j :

tableau piede | coda | dormire | betulla | saziarsi | corpo | inviare | adaḳ | ataχ | azak | ura | ajaḳ

Abbiamo già visto (§ 476) le corrispondenze di udu dormire.
Per adak piede e ḳudu-ruḳ coda v. Less. 458 e 94. Aggiungo
alcune, altre comparazioni.

Schor kozan (donde Kamass. kozan), altrove kojan lepre =
Germ. hazán- e hásan- id., Less. 19 — Orkhon ädgü buono, cfr.
jäg per *däg buono, migliore, jägä-d migliorare (prob. con Mong.
dege-re superiore ; cfr. IV Irl. deg- e dag- buono, Gall. Dago-vassus)
— Orkhon jada-g o jada-γ a piedi, pedestre = Mordv.
jal-ga, Less. 150.

478. Al proto-Turco -d- corrisponde pure -d- nel Mongolo.

Uig. bodu-γ colore, Jac. butu-i- colorire in rosso, Osm. boja-
colorire, Ciag. boja-γ colore : Mong. budu- tingere, budu-k tintura,
colore, Goldico bót-ko colore, Mangiu bočo colore, aspetto
esteriore (cfr. Turco boj corpo). Questa serie va con I Pul boḍe
rosso, Nyany. bolo-lo colore, Sotho *m-bola ocra rossa, II Nama
boro colorire la faccia con ocra rossa, ecc., Less. 397. — Uig.
idi, idä signore, possessore, dio, Bask. ijä signore, genio tutelare,
399iδə dio : Tunguso adí, edé, edi marito, Mangiu edže-n signore,
principe, Mong. edze-n signore, sovrano. Cfr. da una parte Ebr.
adō-n signore, dall'altra Sem. il dio = III Cec. ēli signore. —
Uig. kudu-γ Urj. kudu-k pozzo, Osm. kuju : Mong. χudu-k pozzo,
fossa, buco, Burj. χode-k pozzo, Mangiu χōči-n. Cfr. Jucaghiro
kotu- scavare, kolu fossa, Tamil kottu scavare. — Turco kaja
rupe : Mong. χada, Mangiu χada, Tung. χada-ga, kadá-ga id.,
Gold. kadda-r felsgeröll, Tung. kadā-r monte. Cfr. il tipo kala
in Less. 39. — Sag. kaza- fest stecken, hineinstecken, Küär.
kaja-l- pungersi : Mong. χada- enfoncer, clouer, Burjato χada-
piantare un chiodo, befestigen, Mangiu χada- cacciar dentro,
inchiodare (anche Turco kada- ‘stecken, hineinstecken’). Cfr. I
Ewe klã Ga kla annageln, Neuole kla fermer (Teui kara ouvrir),
II Kunama kara-nā befestigen, aufhängen, Ebr. kālāʼ einschliessen,
IV Lat. clāvi-s, claudo, Sanscr. kārā prigione, Moeller W. 131.
— Altai jud-ruk, Jac. sutu-ruk, Kas. jozo-rok, Karag. ńudu-ruk
pugno : Burj. ńode-rga, ńuda-rga id. Cfr. Juraco ṅ-uda, Tav. jutu
gen. judu, Jen. uda, ura, Kam. uda mano.

Nell'ultimo esempio citato si avrebbe secondo Gombocz un
-d- primitivo comune al Turco e al Mongolo, come in jada-
affievolirsi.

479. In tutti gl'idiomi turchi si trovano tracce di un'alternazione
z : r (rotacismo) in mezzo e in fine di parola ; v. Gombocz
KSz. XIII 2, Radloff Phon. 189. Nel Ciuvasso a z corrisponde
regolarmente r, per esempio čur = jaz primavera, syr- = jaz-
scrivere, šur = saz palude, χir = kyz ragazza, χ̇ur = kaz
oca. Ora Gombocz ha dimostrato che anche il Mongola ha r in
corrispondenza di z del Turco ; e poiché a questo z in alcuni casi
corrisponde invece s nel Mongolo (per esempio küzä- bramare :
küse- id.), deve certamente trattarsi di una triplice alternazione
s : z : r. Infatti nel Mongolo abbiamo jisün 9 : jiren 90 (secondo
Ramstedt e Gombocz con T. jüz Ciuv. śər 100), kesü- e χerü-
girovagare, cfr. T. kaz- scavare, raschiare : Ciuv. χyr-, ma anche
Kas. ecc. kər-, Mong. χaru- id. Esaminerò alcuni casi che offrono
corrispondenze con altri gruppi linguistici.

T. kazan caldaia : Ciuv. χuran id., *χarangy > Mag. harang
campana : Mong. χaranγa grosso cembalo di rame. Il Tunguso
ha kalan caldaia. Cfr. VII a. Giav. hurĕn topf, Tagala kalan,
Pamp. kalang, Malese hĕran ecc., Anthropos IX 280, Less. 78. —
T. koz noce: Mangiu χōri zirbelnuss. Indoeur. kos-lo-, Georgiano
ni-gozi, Ebr. ĕ-gōz ecc., Less. 168. — Osm. boz gris, grisâtre,
bleuâtre, Com. buz caeruleus, Kas. buz grau, weisslich : Mong.
400boro gris, gris foncé, Mangiu boro braunrot. Cfr. Latino furvo-
e fus-co-, Anglos. basu purpureo, Irl. bas-k scarlatto, Pers. bur
rotgelb, Lit. bēra- bruno, a. Ted. bero orso, brū-n bruno ; Less.
397. — T. öküz bue : Ciuv. vəgər toro, bue (Mag. ökör bue) :
Mong. ükür vacca. Indoeuropeo uksé-n- bue. — T. kaz-, kazy-
scavare, raschiare : Ciuv. χyr- id. : Mong. χaru-. Indoeur. kes
raschiare, pettinare, Greco χέω schabe, ξυ-ρό-ν rasoio, Sem. gaz-
(con z !), Moeller W. 144 ; ma anche Malese tja-kar ecc., Less.
54. — T. jaz- Kirg. džaz- scrivere, disegnare : Ciuv. śyr- da
*jyr- (Mag. īr-) : Mong. džiru- dipingere, disegnare. Cfr. I Pul
ʼjar-, n-ḍjar- incidere, tatuare.

480. A š turco non iniziale corrisponde spesso nel Ciuvasso l
(lambdaismo), per es. šyl = tiš dente, čol = taš pietra, χĕväl
= kujaš sole, kəməl = kümüš argento, χəl = ḳyš inverno,
salt- Kirg. šeš- sciogliere, ilt- Osm. išit- udire, alt- Osm. äš-
scavare. Ora Gombocz ha dimostrato che anche il Mongolo ha l
in corrispondenza di š del Turco. Come osservò già Setälä (FUF.
II 273) il lambdaismo del Ciuvasso è parallelo al rotacismo,
quindi a s : z : r deve corrispondere la serie š : ž : l, ossia tra š
e l bisogna ammettere ž come intermedio. Esaminerò alcuni casi
che offrono corrispondenze con altri gruppi linguistici.

T. taš extérieur, Osm. diš Ciag. tiš das äussere : Ciuv. tul id.,
tula hinaus (Cer. tül) : Mangiu tule fuori. Cfr. da una parte III Udo
toš ausserhalb (boš innerbalb, qʽoš hinter), dall'altra III Chürkila
dura = Kajtach tura id., Varkun tata auswendig. — Osm. köšäk
petit animai, giovane camello : Ciuv. *kölük > Mag. kölök, kolˈök
catulus, piccolo, cagnolino : Mong. gölige, gölöge, gülüge un jeune
chien, petit. Secondo Munkácsi qui anche Sirj. kolˈk Perm kulˈk
ovo = Rutul gülüg, gulug, Kab. gedykhe id. (con Pers. kōdak
kind, kleines). — T. äšäk asino, Aderb. äšä-dšik, Tel. Schor.
äš-täk eselsfüllen : Mongolo el-tšigen, il-džik, Khalkha el-džigen
asino. Secondo Vámbéry = al-čiḳ ‘rossiccio’ come Arabo ḥimār.
V. anche Less. 19 seg. — T. töš, Jac. tüös petto : Mangiu tulu id.
(di cavallo o di bue). Con questo tulu coincide esattamente il
Bantu -tọlọ, Mbundu tulu, ecc., petto. — Osm. döšä- ausbreiten,
betten, Ciag. töšä- als lager ausbreiten, Schor töšä- id. : Mong.
deli- tendere, stendere, Calm. Burj. del-ge- id. Anche con t- :
Mong. tele-, teli-, tel-ge-, Mangiu tele- distendere. Cfr. Indoeur.
s-tel- : a. Slavo steljã inf. stĭlā-tī distendere.

Il lambdaismo non è però limitato al Ciuvasso. Tra gli esempi
dati da Gombocz trovo T. kašyk e kalak cucchiaio, kaška e kalka
calvizie, Altai kaš-kala taucherente (da *kala-kala = VI Mabuiag
401kala-kala, Miriam kal-kal a fowl), Tel. köžögö (Uig. köšiγä ecc.)
e kölöγö tendina. Il Jacutico ha tül sogno (= Ciuvasso tələk,
Mangiu tolgi-n, tolγi-n) accanto a tüsüö- sognare, Turco tüš sogno.
481. Accenneremo infine ad alcune particolarità fonetiche le
quali riguardano la posizione dei suoni in principio, in fine o nel
mezzo della parola.

1. Nel Samojedo manca quasi completamente lo r iniziale.
Allo r- ugrofinnico corrisponde qui l-, v. Paasonen,. Beiträge 48
seg. Anche nel Mongolo manca r- e nel Turco e Tunguso è rarissimo.
Si noti : Tunguso rokta = orokta e orχo pianta, erba
(Finn. ruoho erba, cioè *rōho prob. *oroho) e raketa orso, ἄρκτος.

Anche l- è raro in parole turche genuine e così pure nel
Mongolo e Tunguso. Allo l delle altre lingue corrisponde spesso
d nell'Altaico, per es. Mong. daγa-n Tung. daga vicino = Lapp.
lakka § 471, Altaico kada rupe = kala Less. 39, Orkhon jadag
= Mordv. jalga a piedi.

Perfino n- è raro nel Turco e sembra essere scomparso o
sostituito da j-.

2. Lo -m viene mutato in -n nel Finnico, nel Turco e nel
Tunguso.

Finnico -n per -m segno dell'accusativo determinato, per es.
isä-n il-padre, patrem (cfr. Mordv. ava-ń una donna, mulierem).
Similmente sano-n per *sano-m io dico.

Turco ḳaryn : Ciuvasso χ̇yrăm stomaco, ventre (= Assiro
kirimmu, Pruss. kērme-n-, pag. 112) — Turco ärkäm, ärkin
(anche Mong. ärkin) : Jac. ärkim caro, Less. 261 — T. jan lato :
Ciuv. čum — T. ḳan, Jac kān, Ciuv. jun sangue : Samojedo Jur.
χeam, hēm, Tav. kam, Ostj. kam(e), käm, Kamassino khem id.
(cfr. VII Mon čhim, Khmer ǧhām e ma-ham, Bahnar p-ham, ecc.)
— Kas. jäšin : Ciuv. čizim lampo — T. tün notte, oscurità :
Ciuv. tü-tüm oscurità, Less. 225.

Lo -n alterna anche con -n, per es. Kas. ḳain Ciuv. χ̇uryn
= Soj. ḳadyṅ betulla ; Abakan tīn Kirg. tīṅ scoiattolo ; Altai
tärän Kas. tirän : Jac. diriṅ profondo ; T. jalyn e jalyṅ fiamma.

Abbiamo anche esempi della triplice variazione -m : -n : -ṅ,
come Kas. üläm : ülän : Kirg. ölöṅ erba, Tel. jum Ciuv. čum :
Kas. jön : Altai jüṅ lana. Cfr. nel Votjaco pum, pun e puṅ estremità,
limite, Less. 350.

3. Vi sono molti indizi che -r- e -l- si siano dileguati spesso
davanti a consonante.

Tung. gärbī nome : Mangiu gebu nome, Ciag. gep, kep parola,
discorso (quindi prob. Uig. keb, kep imagine, forma, Altai kep id.,
402Osm. gibi simile, Jac. kiäb da *kēp forma) — Tung. ụrgä, Olcia
urga, Kond. urgó schwer : Mangiu uǧe-n schwer, wichtig — Tung.
bargi-lá jenseits, bargi-t von jener seite : Mangiu baǧi-la jenseits
des flusses — Tunguso nur(u)ga > Oroc. nugga pugno : Mangiu
nuǧa-n — Tung. ụrkä porta : Mangiu uče — Tung. gurgakta
barba : dial. godzakta.

Turco ḳarγa : Tar. ḳāγa corvo (VII Dajak kak, Khmer khēk,
invece Mon khḍāk ; parole composte, cfr. : Turco ḳara ‘nero’ e
Bahnar Ann. Ciam ak corvo). Radloff Phon. § 101.

Jur. parka : Jen. fagge veste, Jur. ṅarka : Jen. agga grande ;
Jur. sarmi-k : Jen. sāme lupo, Jur. harua- Tav. karbu- : Jen.
koma- desiderare, amare (Less. 118). Similmente si dilegua -l-,
come in Jen. kame-ro cadavere, Jur. ńāmi lingua, Kam. sima
occhio. E.anche in lingue ugrofinniche -l- (o qualche fonema equivalente)
si dilegua spesso.

Interessantissimo è il caso seguente. Al Mangiu falangu (Mong.
alaga, aliga = Manägr. alγa) corrisponde il Manägr. aranga
handfläche, poi senza la liquida Gold. painga o pańga, Tunguso
di Castrén hanga. Ramstedt osserva con ragione che quest'ultima
forma, ricorda la serie Finn. pivo pugno, hohle band, Est. peo,
pihu handfläche = Jur. peang, pieng flache hand, Tav. feang,
Kam. pheng, Jen. feo. Vedremo nella parte generale la grande
importanza di questo fatto.

Al Jacutico tüört quattro corrisponde il Ciuvasso tëwattë, alla
quale forma si avvicina il Samojedo Ostjaco tietta, tetta. Num.
164, 180, 322.

Anche Pedersen col legò üč ‘tre’ a Orkhon otu-z ‘trenta’
confrontando il rapporto che passa fra Osm. oǧak ‘focolare’ e
od ‘fuoco’. Il Nogai oltu-z ci porta un passo più avanti verso
*gol-, cfr. Lapp. gol-ma tre.

Mong. χata-n, χata-gu, Burj. χatu, katu hart, fest, Mangiu
χata-n, Tung. kata hart, Osm. ḳaty hart, stark, Giapp. kata-i
hart, fest, kata-sa festigkeit, kata-kari e kata-mari fest werden.
Tutte queste forme sono prive dello -r- che si trova nel Samojedo
Tavghy kartja-gā hart, kartja-kā sehr hart, kartja-ku-á hart,
kartjā-tu- hart sein ; cfr. anche Jen. kore-gaʼa dial. kode-gaʼa
hart. Tutta questa serie va col Greco κάρτα, Got. hardu-, Assiro
ḳardu, ecc., Less. 6 (v. anche U. 220 dove si trovano altri
esempi simili).

In molti casi la liquida mediana deve essersi assimilata alla
consonante seguente, risultandone una doppia, la quale spesso fu
poi mutata in semplice.403

Dravidico-Australiano

482. Nelle lingue dravidiche le vocali sono le cinque normali,
brevi e lunghe. Non vi sono dittonghi primitivi.

Lo -ai (Caldwell -ei) del Tamil contiene un suffisso -i, per
esempio mala-i ‘hill’ : mala-nāḍu ‘a hilly country’, Mal. mala
(pron. malä), Can. e Tulu male, ma Telugu mala monte, Less.
430 ; tala-i testa, Mal. talä (dat. tale-kka), Can. tale, Tulu tare,
Korvi teli, Kaikadi thālī, ma Tel. tala, Gondi tallā, Kui tlā-u,
Less. 234 ; kudira-i cavallo, Mal. kudira (ma gen. kudira-y-uḍe,
dat. kudire-kka), Korvi kudri Kaikadi khudrī, ma Gondi kōṛā.
Dal tema iva- questo (donde m. iva-n, f. iva-ḷ, plur. iva-r) il
Tamil forma il plurale neutro iva-i (Mal. iva) = Tel. iv-i.

Nel Telugu e Canarese le parole terminano sempre in vocale,
ma -u spesso non è altro che una specie di vocale d'appoggio,
come -i nel Nuba e Georgiano, -u vocale indistinta nell'antico
Magiaro, ecc. Tamil kādu orecchio, ma kād-il nell'orecchio. Nel
Tamil possono essere finali soltanto le liquide e le nasali.

Le corrispondenze delle vocali non offrono nulla di notevole.
In Pron. 143 segnalai un'alternazione dravidico-australiana wa- :
(w)o- nel numerale ‘uno’ parallelo a ya : (y)e. Ecco alcuni esempi
di quest'ultima.

T. (y)āḍu goat, Mal. Can. āḍu : Tulu ēḍu, Tel. ēṭa — T.
(y)ānḍu year, Mal. ānḍu : Can. ēḍu, Tel. ē(n)ḍu — T. (y)āṛu
river, Mal. āṛu : Tel. ēṛu — T. (y)ānai elephant, Mal. ānä, Can.
Tulu āne : Tel. ēnu-ga — T. āmai turtle, Mal. āmä, Can. āme :
Can. ēve, Tulu ēme — T. (y)ār who, Mal. ār, Can. (y)ār : Tulu
Tel. ēru — T. yakkai body : Tulu ečči — T. n(j)āṇ rope, Mal.
njāṇ : Can. Tulu nēṇu — T. n(j)āyiru sun, Mal. njāyiru : Can.
nēsaru, Tulu nesuru — Tel. n(j)ālu-dal hang, Mal. njālu-γa
(e njēlu-γu) : Can. Tulu nēlu — Mal. njāṛu, T. e Can. nāṛu young
plant, Tel. nāru : Tulu nēlu.

Nel Tamil e-van e yā-van m. chi ?, nān e nyān = Tel. nēnu
io (ma acc. nannu). Queste corrispondenze chiariscono il rapporto
che passa fra nāl- ‘quattro’ e l'Ugrofinnico neli-, njeli- id.

483. La quantità delle vocali è bene distinta nelle lingue
dravidiche, come si vede nei casi quali Tamil kal pietra : kāl
piede. Cfr. anche Tamil kaṇ occhio : kāṇ vedere, nakku leccare :
nākku lingua, paḍu to suffer : pāḍu suffering, min to glitter :
mīn a star, ecc.404

Talvolta la vocale lunga proviene da contrazione susseguita
al dileguo di gutturale intervocalica, per esempio Tamil pādi da
*paγadi naif (cfr. paγudi Can. pagadi a tribute, a share), śayaḍu
> śāḍu a cart, Can. togalu : Tam. tōl pelle.
Frequenti sono gli allungamenti di « compenso », come Tamil
oru : ōr uno, karu : kār nero.

Più interessanti sono i mutamenti del tipo ala > (§ 452),
che si osservano specialmente nel Telugu. Ecco una serie di esempi.

Tarn, paravu spread : Tel. prāvu — Tam. avar quelli, quelle :
Tel. vār — Tam. mara-m albero : Tel. mrā-n(u) — Tam. āgadu
nicht seiend : Tel. kādu.

Tam. irā notte : Tel. da *riā — Tam. ila nicht vorhanden,
ila-du nicht : Tel. , lē-du — Tam. iḷa young : Tel. — Tam.
iralai deer : Tel. lēḍi — Tam. ilaśu tender : Tel. lēta-du — Tam.
ira-ṇḍu due : Tel. re-ṇḍu — Tam. Mal. viral, Can. Tulu berelu
dito : Tel. vrēlu.

Tam. uḷa entro : Tel. — Tam. ural mortar : Tel. rōlu — Tam.
koḍu spitze : Tel. kro — Tam. ugir claw : Tel. gōru prob. da *ugar.

Cfr. anche Tam. arai pietra : Tel. rāy come Tam. varai
scrivere : Tel. vrāy, invece Tam. kaḍai esterno : Tel. krē.

484. Nel Tamil le esplosive iniziali sono sempre sorde, mediane
sono pure sorde se geminate, in caso contrario non possono essere
che sonore. Esamineremo dapprima le iniziali.

Il k trovasi mutato nella spirante χ nel Kurukh e Brahui,
per es. Brahui χan, K. χan(n) occhio = Tamil kaṇ, Mal. Can.
kaṇṇu, Tel. kannu, Malto qanu, Korvi khaṇṇa (con aspirata) ;
Kurukh χedd piede = Tam. Mal. Gondi kāl, Can. Tel. kālu,
Malto qeḍ(u) ; Brahui χal pietra = Tamil kal, Mal. kalla ; Tel.
kallu, Brahui χaf, K. χeb-dā orecchio = Gondi kavī, Can. kivi ;
Brahui χākū, K. χāχā cornacchia = Tam. kākka-i, Mal. kākka,
Tel. kāk-i, Malto qáqe ; Kurukh χoss-, χott- scavare = Tam.
kottu ; Kurukh χaṛ- rubare = Tam. Can. kaḷa- id. ; Kurukh
χekkhā mano = Kui kāgu, Malto qeqe ; Brahui χīsun oro, rosso,
K. χẽsō sangue = Malto qéso rosso, qésu sangue. In mezzo e in
fine di parola γ nel Brahui.

Si noti che il Malto, in corrispondenza del χ dell'affine Kurukh,
ha un suono indicato con q da Droese, il quale non ne determina
chiaramente il valore (= χ ?).

La spirante ϑ trovasi nel Malto e corrisponde a d del Kurukh,
mentre h del Malto corrisponde a s del Kurukh, per es. Malto
īϑ = Kurukh īd haec, hoc, Malto īh (plur. īr opp. īhaber e
e īsaber) = Kurukh īs hic.405

La spirante f trovasi nel Brahui in parole genuine soltanto
come mediana o finale, per es. ba-fa non venire ! (ma χan-pa
non vedere !), af non è. Trovasi f anche nel Toda, nel Canarese
moderno p > h.

Oltre alle spiranti il Kurukh e il Brahui possiedono anche
le aspirate sorde e sonore. Secondo Trumpp le aspirate non si
sarebbero introdotte nel Brahui in tempi recenti, perchè esse si
trovano anche in molte parole genuine come phudī il freddo,
phudē-n freddo. Quanto a phī dung = Tamil ecc. ‘man's
dung’ e phut ombelico = Telugu poṭṭa v. Less. 343 e 381.

485. Come per gran parte dell'Uraloaltaico, così anche per
il Dravidico dobbiamo vedere se si deve ammettere la preesistenza
delle esplosive sonore iniziali.

Secondo Subbayya (A Primer of Dravidian Phonology, Indian
Antiquary 1909) nel Canarese, Tulu e Telugu le esplosive iniziali
vengono sonorizzate quando nella sillaba seguente vi siano delle
esplosive sonore (specialmente cacuminali ?) o delle liquide. Ecco
una serie di esempi (precede il Tamil).

keḍu fixed time : gaḍu, Tel. gaḍa-vušeḍi Mal. čeḍi tree :
giḍa (Tel. celta) — kūḍu nest : gūḍukuṇḍru Mal. kunnu hill :
guḍḍa (Tel. koṇḍa) — kaṇḍa-n male : gaṇḍa-n, Tel. gaṇḍa, T.
gaṇṭakańdži Mal. kańńi gruel : gańdžikulai bunch : gole,
Tel. golakāl wind : gāḷi, Tulu gaḷikili fear : gilikuṛi
mark, aim : guri, Can. guṛikīṛu scratch : gīru, Can. gīṛu.

tuḍukku rashness : duḍukutoṭṭi cowpen : doḍḍi, Can. doḍḍe
tuṭṭu coin : duḍḍutaṇḍu stalk : daṇḍutonnai a cup :
donne, Tel. donnatigil (tiγil) fear : digulu, Can. digilu
tappai a. slit of bamboo : dabbe, Tel. dabbatari way : dāri,
Tulu dari.

šavaḷi M. čavaḷi cloth : ǧavaḷišalli M. čalli bit : ǧalli
šari-vu M. čari-vu slope : Tulu ǧari, Can. ǧaru-gu, Tel. ǧara-gu
šinai M. činä pregnant : ǧina.

La serie labiale si comporta diversamente. Qui troviamo in
parecchi casi b- nel Telugu dove il Tamil Mal. Can. e Tulu hanno
p-, per es. (precede il Tamil) palli lizard : ballipanda ball :
bantipaṭṭi cloth : baṭṭapadil exchange : badulupattai
a bit : baddapār alive : bāru.

Ma il caso più frequente è quello della corrispondenza del
Tamil e Mal. v- con b- del Canarese e Tulu. Il Telugu ha generalmente
v-, ma in alcuni casi b-. Ecco alcuni esempi :

varu, Tel. vattšu venire : baruvāy, Tel. vāyi bocca :
bāyiviḍu let : biḍuvittu seed : bittuvarai, Tel. vrāy
406write : bareviral, Tel. vrēlu dito : bereluvāna-m sky,
rains : bān, Tulu bāne hill — veṛi, Tel. verri madness : beṛa-gu,
Tulu bera-guvil, Tel. vilu-ču to sell : bel, Tulu bile (n.) —
vanḍi cart : Tel. e Can. banḍi, Tulu banivayal fleld : Tel. e
Can. bayalu, Tulu badžiluvil a bow : Can. billu, Tulu bir.
La stessa cosa si osserva nell'interno della parola : ševi, Mal.
e Tel. čevi orecchio : kebikavi, Tel. kavi-yu cover : Tulu kabi
(ma Can. kavi).

486. Senza dubbio il b e primitivo come dimostrano le lingue
dravidiche settentrionali, cfr. Kurukh barā, Malto bara, Kui bā-mu,
Brahui bar venire, Less. 368 ; Kurukh bai, Brahui bocca ;
Kurukh χeb-dā orecchio ; Brahui billa a bow.

Quanto alle altre sonore iniziali, mi sembra che la regola di
Subbayya non sia esatta. Abbiamo da una parte gaṭṭi — Mal.
kaṭṭi (Tamil keṭṭi) hard, dall'altra numerose forme come taṭṭu
to tap, taṭṭi screen, kaṭṭu bind, kaḍu extreme, kari black, ecc.,
comuni alle cinque principali lingue dravidiche meridionali. Notevole
il Brahui kuttā-m nido = Tamil kūḍu di fronte a Tulu gūḍu.

Nelle lingue settentrionali le sonore iniziali sono frequenti al
pari delle sorde. Per il Brahui noteremo ancora : gudulū ‘il solletico’
prob. *gud-gulu (cfr. II Ndorobo gŭl-gŭl- ecc., Less. 91),
gaḍ pecora selvatica, prob. con II Nuba é-ged pecora, Less. 162 ;
ǧur labbro ; das- seminare, dal- mordere, giorno, sole (: Lat.
diē-s ecc.), mano ; , be(h) sale = Malto béku, Kurukh beχ
id., bin- udire (Less. 365), bot monte — Can. beṭṭa (Kurumba
beṭṭu. ma Kota vettu-me) id., bolū scimmia, Less. 406. Notevolissima
la corrispondenza del d- con n- delle altre lingue in darī
zunge = Can. nāli-ge (Nuba M. nar) id., du-vī prob. *dal-vĭ
zunge = Mal. nā-va per *nāl-va (Magiaro ńäl-vä-, Less. 327),
dittar = Tulu nettar sangue, dīr — Tamil nīr acqua.

487. Nelle lingue dravidiche abbondano le cacuminali, e qui
sorge il problema della loro origine. Nel Tamil esse non possono
mai trovarsi in principio di parola, ma nel Canarese, Tulu e Telugu
si trova talvolta ṭ- o ḍ- in luogo di t-, per es. Can. ṭagar ram,
ṭoḷḷe hollow, Tulu ḍoḷḷu id., ṭappa, ṭār riverlet, Tel. ṭāpu place.
Nelle lingue settentrionali le cacuminali in principio di parola non
sono rare, per es. Malto ṭeṭu mano, ṭaḍure morire, ṭamare to
stop, to stay, Brahui ḍaγār suolo, paese.

La netta distinzione fra le cacuminali e le dentali comuni
appare dalle parole seguenti del Tamil citate da Caldwell :

kudi to leap : kuḍi to drink — pudei to hide : puḍei to sift
kattu to make a noise : kaṭṭu to tie — kottu to dig : koṭṭu
407to drum — ari to gnaw : ari to know : aṛi to destroy — en
to say : eṇ to count — manei a house : maṇei a stool — aru to
be scarce : aru to cut off : aṛu to weep — kol to kill : koḷ to
take — tulei to end : tuḷei to bore.

È ovvio domandarsi se le cacuminali dravidiche hanno avuto
un'origine analoga a quella delle cacuminali del Sanscrito. In
generale queste sono prodotte dall'azione di un precedente r
(cacuminale), per esempio kāṭá-s profondità < kartá-s fossa, kaṭú-
acre, acuto, mordente (kaṭu-ka- sharp, pungent, vehement), da
*kartú- che vuolsi appartenga a kart- tagliare. Il Tamil ha, necessariamente
con sonora mediana, kaḍu to ache, to be hot, pungent,
fierce, swift, kaḍi to bite, tp cut, to reprove, kaḍu-gu to make
haste, kaḍu-gu mustard. La concordanza di quest'ultima forma
col Sanscr. kaṭu-ka- è senza dubbio notevole, e non può trattarsi
di voci prese a prestito da una parte o dall'altra. V. anche
§ 481. Però conviene tener presente il Bantu -kalẹ acuto, severo,
amaro, acido, Pul hāḍi pl. kāḍi (con enf.) essere amaro, acuto,
duro, Galla haḍā (con cacuminale enf.) amaro, Less. 83. Infine
col Tamil kaḍi ‘mordere’ possono collegarsi : II Dinka katj mordere,
III Udo qaṣ̌- abbeissen, V Mong. χadza-, Mangiu kadza-
zerbeissen, VII Figi kati mordere.

In U. pag. 114 io accostai già il Can. ōḍ-i-s- ‘far correre’
da ōḍ-u (Tam. ōḍ-u) correre al Somali ord-ī ‘far correre’ da
órod correre. Avremmo dunque -ḍ- da -rd- in questo caso. Per
la parentela del Som. ó-rod v. Less. 257. Se poi il -ḍ- derivasse
da -dr-, converrebbe pensare alla serie cui appartiene il Lazo (III)
o-dro ‘veloce’ accanto a o-rdo id., Less. 247 seg. Ma con ōḍu
si può in ogni caso col legare il Santali (VII) uḍau volar via, Mon
dau̇ fuggire, correr via, Bahnar kü-däu, kö-dū fuggire, correre.
Di questa serie dovremo trattare anche in seguito.

L'origine delle cacuminali da noi supposta sembra essere confermata
dalla serie delle « cacuminali palatalizzate » che si possono
indicare con ṭr ḍr ecc.

Degno di nota è il coloramento delle vocali i- ed u- davanti
alle cacuminali e liquide seguite da a. Nel Canarese, Tulu e
Telugu si ha generalmente in tal caso e- ed o-, per es. Tamil
iḍa-m place : Can. eḍa, Tamil e Mal. uḍal body : Can. Tulu e Tel.
oḍalu. Nel Tamil stesso i ed e davanti a cacuminali si pronunciano
ü ed ö, per es. vīḍu casa = vǖḍu e peṇ donna = pöṇ,
forma che viene a coincidere con n-pön, fön del Medio Salwen,
Less. 67. Cfr. Tamil veḷḷi : Tulu boḷḷi argento, Can. beṭṭa : Brahui
bot monte.408

488. Per le lingue andamanesi mi giovo anche di un lavoro
manoscritto della mia scolara Dr. Emilia Pilla (« Studi di fonologia
andamanese », 1921).

Indico i vari idiomi nel modo seguente : 1 = Bea, 2 = Bale,
3 = Puchikwar, 4 = Juwoi, 5 = Kol, 6 = Kede, 7 = Chariar.

1. La vocale a raramente si conserva inalterata come, per
esempio, in 1-5 kar brillare, to glisten (ma 1, 3, 5 ker to shine,
cfr. Austr. 140 karra, 205 karo, ma 163 girree light).

Allo a del Bea corrisponde spesso oa del Bale = o opp. å
degli altri idiomi andamanesi. Negli esempi che seguono ometto
di regola i suffissi nominali come -da del Bea, -lekile del Juwoi,
-če del Kol.

a = o. — 1 kangira (Bia kengara) ; 2 koangara ; 3 kongra,
4 kongrå, 5 hongara grossa formica— 1 ar-tam ; 2 ar-toam ;
3 ar-tom, 4 ra-tom, 5 a-tom, 6 e 7 ava-tåm antico — 1 dama ;
2 doamo ; 3 toma, 4 e 5 tome, 6 tomo, 7 ye-tomo, Boj. toma
carne — 1 bang ; 2 boang ; 3-5 pong, 6 e 7 ta pong, Boj. to pong
bocca — 1 aka-tang ; 2 aka-toang ; 3 o-tong, 4 åkå-tong, 6
ka-tong, 7 aka-tonge-l, ma 5 tå-tang-le albero — 1 kagal ; 2
koagal ; 3-5 kåkal salire (un monte) — 1 aka-ran ; 2 aka-roan ;
3 e 5 o-ron, 4 åkå-ron avido, ingordo — 1 kam ; 2 koam ; 3
e 4 kåme, ma 5 kame breasts — 1 ar-ram ; 2 ar-roam ; 3 e
5 ar-rom, 4 rom nido.

Allo a delle altre lingue corrisponde spesso e del Bea. Talvolta
lo e trovasi anche nel Bale e altrove.

a = e. — 2-5 mare, 4 anche mara, 6 ot-maro ; 1 mere, Bia
mere = Boj. mere hide (mila = Boj. mile conceal), nascondere
— 2 ar-yere, 3 ar-yara, 4 ra-džara, 5 a-yara (verbo a-yara-k) ;
1 ar-yere svelto, quick, quickly — 2 ot-lari, 3 åto-lara, 4 åtå-lara,
5 åte-lara-iča ; 1 ot-lere ombra, shadow — 3, 5 kat, 4
kate ; 1 keti-k, 2 kiti attorcigliare, to curl, turn round (1 idži-keti,
5 ira-m-keta to whirl) — 3 batel ; 1, 2 betel, 4 betal
risplendere, lampeggiare.

2. Di fronte a molti esempi di e = e ve ne sono altri di e = i.

e = e. — 1 keti-a, 2 keti-ma, 3 keti-å, 5 keta-wa poco —
1-5 telu pollo — 1,2 pedi, 3-5 pete schiaffo (a mano aperta) —
1, 3, 5 mewadi, ot-mewado chiudere — 1, 2 tegi, 3, 4 teke,
5 teki suono — 1-3 lela, 4 e 5 lele, 6 ara-m-lele, 7 ara-m-lea
to swing (cfr. 1 lela-nga vertigine, lele-ka barcollare) — 1,2 ǧeg,
3-5 ček riunione, convegno, 6 ot-ček to assemble.

e = i. — 1, 2 ǧeder, 3-5 četer ; 6 kiter, 7 kider noce di
cocco — 1, 2 rir ; 3-5 rer to chafe, scaldare fregando — 3
409ar-gede, 5 la-gede ; 1, 2 ar-gidi, 4 ra-gide to rock, to roll (cfr. 1
ad-gede, 2 ar-gele, 4 am-kete to roll) — 3 čepe, 4 čepa, 6 to
čerbo
, 7 ot-čerepu ; 1, 2 čiba, 5. čipa, Oenge e-čibe, a-čibe starnutare.

Similmente, di fronte a molti esempi di oo (opp. å) ve
ne sono altri di Bea e Bale o = u dei rimanenti idiomi :

o = o. —1,5 on-yom, 2, 3 ong-yom, 4 ån-džom, 6 tum-yom,
7 tain-džom abile (a lavori manuali) — 1 dodo, 3-5.tote lentamente,
6 ngem toto lento — 1, 3, 4 ropan, 5 råpon rana —
1-5 ǧowio banco di corallo — 1 yop, 2 yåb (ma yåp to soak),
3 yåp-ič, 4 džop-ič, 5 yop-ič tenero, molle — 1 ot-go, 2 åt-go,
3 åto-go, 4 åtå-go, 5 åto-go-k surround, tie round, fasten.

o = u. — 1 gola-i, 2 golo ; 3 kula, 5 kulo-k, 6 ot-kul-le far
cambi — 1,2 ǧobo ; 3-5 čupe, 6 o pie čupe, 7 bara lu čubi
serpente — 1 bodo, 2 bådo ; 3-5 pute sole — 1, 2 bådo ; 3-5
pute unghia — 1, 2 gono ; 3-5 kune yam, ignamo — 1, 2 bolo ;
3-5 pule orfano — 1, 2 bo ; 3, 4, 6 pu, 5 o-pu (ma 7 tu bolo)
— 1, 2 ǧodo ; 3-5 čute budella, ventre — 1 gomoli, 2 gomalo ;
4 kumal, 3 e 5 kunyel prob. *kumyel curvare, to bend — 1, 2
goli ; 3-5 kuli tardi, esser tardi, tardare — 1, 2 godla ; 3-5 kutal
bernoccolo — 1,2 ropo-k ; 4 rup, 3 e 5 rub divorare, mangiare
da ingordo — 1, 2 gåra ; 3 kura, 6 e 7 er-kuro to be careful
— 1, 2 -lodapi ; 4 -lutup, 3 e 5 -lutap portare in mano —
1 boǧig-ngiǧi, 2 boǧo-ngiǧi ; 3 e 5 pučik-čam, 4 pučik-čom, 6
ar-puči-čir, 7 otar-puči-čier aborigeni.

3. Non sono rari gii esempi di Bea e Bale u = u, e sono
poi molto frequenti quelli di Bea e Bale i = i, ma frequentissimi
sono gli esempi di Bea e Bale u = i delle altre lingue.

u = u. — 1, 2 bumu, 3 bume, 5 buma scarafaggio — 1-4
tup, 5 te-tup cavar sangue — 1-4, 7 e 8 pur, 5 puru-k battere,
to clap (the thighs) — 1 kulala, 2-5 kulal anitra — 1-3 tul-ra,
4 tul colpo dato col pugno chiuso — 1 aka-mulwa, 2 anye-mulwa,
3, 5 o-mulwa, 4 åko-mulwa- sordo (1 ig-mulwa persona pacifica,
mila = 3 mile star quieto, stare in silenzio) — 1, 3-5 -pulaidži,
2 -pulaidžo sciogliere (sale in acqua, ecc.) — 1,2 on-kutur, 3,
5 on-kutar, 4 ån-kuter nocche, the knuckle.

i = i. — 1-5 čir razza (pesce) — 1, 3-5 čipro garfish, piccola
anguilla di mare — 1,3 bili-čao, 2 bili-čoao, 5 bile-čao, 4 bile-čaowe
pesce volante (cfr. 1 bilawa a swift, rondone, Less. 401)
— 1, 2 lie, 3, 4 liye, 5 liyi bel tempo, Bia lia, Boj. lii, 6 e 7
liu tempo calmo ; 1-5 li-l id. — 1-5 dil tempo oscuro, nuvoloso
— 1 yiti, 2 id-iti, 3 yite, 4 džite, 5 ter-yite cavar sangue —
4101, 2 ad-gin, 3, 5 om-kin, 4 am-kin to bear children — 1-5 pil
cadavere, 3 om-pil-, 4 am-pil-, 5 om-pil-en-, 6 e 7 em-pil morto
— 1 ig-bida, 2 id-bida, 3 ir-piti, 4 re-piti, 5 er-piti, 6 ir-bidi
mano destra.

u = i. — 1, 2 gud ; 3 ir-kit, 4, 5 kit braccio — 1, 2 gudur ;
3 kitar, 4 kiter, 5 a-kitar dorso — 1,2 ar-mun ; 3 ir-mien,
4 ra-mina, 5 er-mina ; 6 ir-mine, 7 er-mine cervello (cfr. 1
aka-mun matter coming from the ears, ecc.) — 1, 2 mugum ;
3-5 mikam sotto, below — 1, 2 ab-luga ; 3 ab-like, 4 a-like,
5 e-like senza figli— 1 ar-lu-re, 2 ar-lu-nga ; 3 ar-líwa-nga,
4 ra-liwe, 5 ka-liwa-n fatto — 1, 2 gur-ba ; 3 kir-ba, 4, 5
kir-na freddo rigido — 1,2 puga-t ; 3 bi, 4 bika, 5 bika-k bruciare
(per es. con un ferro rovente) — 1 ara-duru ; 2 ar-diri,
3 ar-dire, 5 a-diri tutti, molti — 1,2 aka-n-guru ; 3, 5 om-kiri,
4 åko-m-kiri forte (del suono) — 1,2 mugu ; 3 mika, 5 er-mika
fronte — 1, 2 ǧuru ; 3 čira, 4 e 5 čire, 6 e 7 čiro mare —
1 gudu, 2 gudž : 3-5 kite radere, cancellare — 1,2 lubu : 3 liba,
4 libe, 5 libi grease, grasso, sugna — 1 lutu, 2 ludu : 3-5 lite
cadere a gocce, gocciolare — 1, 2 mug : 3-5 mik fegato — 1
gumar : 3 kimer, 4 e 5 kimar (6 kir, 7 kir-me) sudore — 1
murud : 3 mirad, 4 e 5 mirat, 6 e 7 mirid piccione — 1, 2
gumul : 3-5 kimal, 6 e 7 kimil stagione delle pioggie — 1, 2
buǧ : 3, 4 biǧ, 5 bič scopare — 1, 2 ulu per *wulu : 6 wile,
7 ili per *wili urina.

Talvolta in luogo di i si trova e, come negli esempi seguenti.

1 ruča, 2 ruč-ka ; 3 reča, 4, 5 reča-k rifiuto — 1,2 dut ;
3, 5 tet trafiggere (verbum plurale, Notes 320), ma 6 e-tute 7
e-tude — 1 rutu, 2 rut ; 3 reta-ng, 5 rete-ng prudere (cfr. 1
rutu-nga prurito) — 1 tar-kudul ; 3 -ketel, 4 tra-ketel, 5 on-ketel
calcagno — 2 kuru-da : 3-5 ker russare.

4. Circa le vocali finali dei temi ci limiteremo a notare la
spiccata predilezione per -e del Puchikwar, Juwoi e Kol, quale
si manifesta, per esempio, in tote = Kede toto lentamente. Nel
caso di -i si può avere l'epentesi e la palatalizzazione, come
vedremo altrove.

Del resto le vocali finali spesso si elidono. Nel Juwoi e Kol
si elide anche non di rado la vocale della prima sillaba, per es.
Juwoi trape Kol trepe = Bea Bale teripa Puch. terepe ruvido.
Elisione della seconda vocale in 1 yalpa = 2 yalapa, 3 e 5
yalap, 4 ǧalap to whisper, 6 bilke = 7 bilek dio ; della terza
in 1 waligma 2 walagmo = 3 wolokam = 4 e 5 wlokam a
paddle, remo, pagaia.411

5. Le semivocali w y si trovano in principio e nel mezzo di
parola. Spesso w- scompare nel Chariar (si noti oka = Bea e
Kede waka lobster) e y- sempre si muta in ǧ- nel Juwoi, talvolta
anche nel Kede e Chariar.

489. Le esplosive sorde rimangono inalterate in tutti gl'idiomi
andamanesi, mentre alle esplosive sonore del Bea e del Bale corrispondono
spessissimo altrove le sorde in ogni posizione.

g : k — 1,2 goli : 3-5 kuli tardare — 1 gola-i, 2 golo : 3
kula, 5 kulo-k, 6 ot-kul-le cambiare — 1,2 gudur : 3 kitar, 4
kiter, 5 a-kitar dorso — 1, 2 gårob : 3, 4 kurup, 5 o-kurup
spina dorsale — 1, 2 ad-gin : 3, 5 om-kin, 4 am-kin to bear
children — 1, 2 tar-gali : 3, 5 ta-kole, 4 tra-kolö vantare —
1 ganga, 2 goang : 3-5 kong masticare — 1,2 aka-tegi : 4 åkå-teke,
3 o-teke, 5 o-teki, 6 e 7 aka-teku language — 1, 2 log :
3-7 luk channel — 1,2 ab-luga : 4 a-like, 5 o-like donna sterile.

ǧ : č — 1, 2 ǧobo : 3-6 čupe, 7 čubi serpente — 1, 2 ǧodo :
3-5 čute ventre, budella — 1,2 ǧit : 3 čet, 4 e 5 čeat, 6 četo, 7
to ǧer četå aguzzare — 1,2 ǧop : 3-6 čop, 6 e 7 čup canestro —
1, 2 ǧoi : 3-5 ču bruciare — 1 ǧat, 2 ǧoat : 3, 5 čot, 6 čot cucire.

d : t — 1 diya, 2 diwa : 3-5 tiyu, 6 tiuwo, 7 tiu shade
(1 ot-diya, ecc., a shadow) — 1 dodo : 6 toto, 3-5 tote lento,
lentamente — 1 dia, 2 dege : 3., 5 tiyi-, 4 tiye-, 6 e 7 ti- mio —
1 åko-dubu, 2 åkå-dubu : 3, 5 o-tipe, 4 åkå-tipe, 6 aka-tipu,
7 aka-ti to be kind (cfr. 1 ig-dubu-da persona quieta, di buona
condotta) — 1 ab-dere-ka, 2 ab-dare-ka : 3 ab-tire, 4 e 5 a-tre,
6 e-tira, 7 e-tire bambino — 1 duru-ga : 3 tire, 4 e 5 tri-ka
calpestare — 1 dama, 2 doamo : 3 toma, 4 e 5 tome, 6 tomo, 7
ye-tomo carne — 1 lada, 2 lade : 5 loti, 4 lote, 3 loto, 6 lem yote
dirt, sudiciume — 1 oda-g = Oenge udu-ge, 2 kådu-g (kådo
tossire) : 3-5 kuta-k, 6 e 7 kåt tosse — 1, 2 pedi : 3-5 pete
to pat, dare un colpo leggiero.

b : p — 1 bumila, 2 bumula : 3, 4 pumis, 5 pumit, 6 piemo,
7 pulimu mosca — 1 banga, 2 boang : 3-5 pong, 6 ot-pong, 7
ara-pong scavare — 1, 2 bådo: 3-5 pute unghia — 1 bodo, 2
bådo : 3-5 pute sole — 1 ig-bida, 2 id-bida (Oenge -bi mano) :
3 ir-piti, 4 re-piti, 5 er-piti mano destra — 1,2 bolo : 3-5 pule
orfano — 2 id-bir : 3 er-pir, 4 re-pir, 5 ter-pir taglio di un'arma
— 2 bon : 3-5 pun bollire — 1 ot-badali, 2 ot-badalo : 3 åto-petel
by chance — 1 buǧ, 2 buč, Oenge buču : 3-5 peč, 6 paič
(ma 7 ot-baič) cooking pot — 1 beǧeri : 3-5 pečer possedere —
1, 2 ar-leba : 3 ar-lepa, 4 ra-lapa-k, 5 a-lepo-k, 6 ara-yepa, 7
ara-lepa vedova — 1 rab, 2 rroáb : 3-5 rap intreccio ornamentale.412

Un fatto molto notevole è che nella serie labiale, e solo in
essa, si ha anche la corrispondenza opposta Bea e Bale p = b,
come dimostrano i seguenti esempi.

p : b — 1 pamila, 2 pomala : 3, 5 bamila, 6 bamo, 7 buamo
(cfr. anche 4 blema, Oenge bebele) farfalla — 1, 2 puluga : 3
bilik, 4 e 5 bilak, 6 bilke, 7 bilek dio —-1,2 puga-t : 3 bi,
4 bike, 5 bika-k bruciare — 2 påda : 3 budu, 5 butu, 4 btu
debole — 1 ara-pate-k, oaro-pate : 3 ara-m-bate, 4 ra-m-bta-ka,
5 aka-m-bate-aka strillare (per paura) — 1, 2 åt-punu : 3, 5
åte-bin, 4 åto-bin abbracciare — 1 paiča, 2 poičo : 3 baiča, 4
e 5 boiče colore — 1 pete-mi, 2 pat (e pate-mi strozzare) : 3-5
bat schiacciare con le mani — 1 ik-poko, 2 id-poku : 3 ir-bō, 4
re-båkå, 5 er-boke, 6 er-bu, 7 er-buah orecchio ;— 1 ig-pålo, 2
id-pålo : 3 ir-bulu-k, 4 re-bulu-k, 5 ter-bula-k mark — 2 lepi,
lipi : 3-5 lebe fare un bagno, lavarsi.

Per giudicare esattamente questo fenomeno conviene notare
clie le sonore possono anche trovarsi in tutte le lingue andamanesi,
come dimostrano i seguenti esempi.

1,2 ab-gidi, 4 a-gide, 3 ab-gede, 5 gede to shake — 1-6 dadi
‘sail’ in ‘sailing ship’ e 1-8 birma ‘fumaiuolo’ in ‘steamer’
— 2 id-bingra, 3 ong-binger, 4 e 5 binger, 6 ir-bingere. to ask
— 1-5 dil to be dull (del tempo) — 1, 2 buǧ, 3, 4 biǧ, 5 bič,
6 ti biǧ, 7 ti bel, Oenge to te be to sweep — 1 ig-rogodi, 3
ir-rogode, 4 re-ragade, 5 ter-ragode brackish — 1, 3, 4, 6 čabia,
5 čabia-i, 7 čabio sea-weed — 1, 2 båroga, 3 buraka, 4, 5
bruke (rocky) beach — 2-5 dem beautiful — 1, 2 bumu, 3 bume,
5 buma a beetle — 1, 3, 4, 6 betmo, 2 betma, 5 beatmo a (thick)
cord — 1,3 dårop, 2 i-dårop, 4, 5 drop, 6 dorup (ma 7 torup)
to flip — 1, 2 bulab, 3-5 bilap to grieve — 1, 2 ot-gigia, 3
åto-gigewa, 4 åtå-gigeiva, 5 åte-gigawa to waddle.

Talvolta il Chariar (7) presenta la sonora in accordo col Bea
e col Bale, — 1, 2 bo, 7 tu bolo : 3-6 pu dung — 1, 2 ǧobo,
7 bara lu čubi : 3-5 čupe, 6 opie čupe snake — 1 -ådo, 2 -kådo,
7 -kodu : 3, 5 -kute, 4 -kote, 6 -kuto to splice.

Questi fatti dimostrano che sonora = sorda non è una corrispondenza
ma un'alternazione, della quale tenteremo altrove di
indagare la causa.

490. Nel Bea si dilegua spesso il k iniziale dei temi, per es. :

1 ar-eta da *ara-(k)eta back : 2 ar-kate, 4 ra-kata, 5 a-kata
— 1 ot-aič the bark : 2 ot-kaič, 3-5 -kaič — 1 ema a small ant :
3-5 kema, 2 kamait — 1 ar-ålo after (d-ar-ålo after me) : 2
ar-kolo — 1 erepaič astringent : 2 karepaič.413

Frequente è in tutte le lingue andamanesi l'elisione di k nel
corpo della parola :

4, 5 nakar : 1, 3 nar, 2 noar (carnal) desires — 1 dakar,
2 doakar : 3-5 toar a bucket— 4 takar, 5 taker : 3 tar navel
(cfr. 2 akar, 1 er) — 4 peker, pakar, 5 peakar : 3 per land,
clay — 4 ålam-takal, 5 -teakal : 3 -tail, 2 -tala, 1 -tela to shake,
or clench (the fist) — 4, 5 båkal : 1-3 bol, 6 boal (7 bar, cfr. Bia
e Boj. por) a cane — 4, 5 beakiń : 3 bein, 2 puń-u, 1 puinń-ur
the brow — 4, 5 čkom : 1, 3 čam, 2 čoami to be sore — 1, 2
roko : 3, 4, 6 ro, 5 , 7 roa a canoe — 5 er-boke, 4 re-båkå :
3 ir-bo, 6 er-bu (7 er-buah) the ear — 4, 5 paka : 2, 3 pa,
1 pe, the lip — 1, 2 aka- e åko-, 4 åkå- : 3, 5 o- prefisso di
classe — 4 maka, 5 meaka (prob. *mekaka = Tasm. megog
rocher) : 3 me, 6 mio, 7 me pietra.

L'elisione di altre consonanti è rara o dubbia. Confrontato
con 1 e 2 tabi ‘to carry on the back’ 3-5 te sembra derivare
da *ta(b)i. Elisione di -r- si osserva in 3 om-tepe = 4 åkom-terpeak
5 akom-terpeak ‘to dive’ e in 1 e 2 čiba, Oenge -čibe
= 6 čerbo to sneeze, 3 čepe 4 čepa 5 čipa = 7 čerepu id.
Elisione di -l- in 3 åto-weči, 4 åtå-weče, 5 weče, 6 ǧo weǧe
1 åt-welaiǧi, 2 åt-welaiǧo to untie.

491. Non sono molti gli esempi sicuri di r = l. In primo
luogo va ricordato il numerale -pår 2, che nel Kede e Chariar
si presenta nella forma -pol.

1-3 bol, 6 boal : 7 bar, Bia e Boj, por a cane, a rattan —
7 om teli : 6 om ter to shout — ku-pila, 4 e 5 ku-pel on that
side (3 i-pila, 4 e-pel, 5 i-pel on this side) : 2 koa-bar-te
3 kelape, 4 klipa, 5 kalipi : 7 o kerpi to be hungry.

Più rari e incerti sono gli esempi di r o l equivalenti a t
o d. Nel Kede l si muta spesso in y (e quindi anche in ǧ), mutamento
che qualche volta si trova anche nel Kol e nel Bea e Bale.

492. Per le lingue papuane della N. Guinea mi giovo anche
di un lavoro manoscritto della mia scolara Dr. Maria Amorini
(« Studi fonetici sulle lingue papuane », 1921).

Indico i vari idiomi con numeri corrispondenti a quelli usati
dal Ray : 1-13 dal confine olandese-britannico al fiume Fly (6 =
Mabuiag, australiano), 14-22 golfo papuano ad est del Fly, 23-37
gruppo centrale, 38-43 costa nord-est, 44-46 costa sud-est e
Luisiadi. Le lingue della N. Guinea già germanica sono indicate
col proprio nome.

Quanto al vocalismo, noteremo che nelle lingue ad ovest del
Fly (Bugi, Dabu, Mabuiag e specialmente Miriam) si dileguano
414spessissimo le vocali finali ; e così pure in quelle della N. Guinea
già germanica. Ad est del Fly le vocali si conservano e le sillabe
sono generalmente aperte.

Nei trisillabi si dilegua talvolta una vocale mediana atona.
Secondo la posizione dell'accento possiamo distinguere tre casi.

7 blome da *bolóme : 10, 11 boromo porco — 8 groba : 6
geru, 7 galuwe canna da zucchero — 8 vrate : 9 werut lingua —
7 drego : 4 daranga cane — 46 knai-ku : 36 γune noce di cocco.

5 burme da *búrime : 2 barim, 3 berim sputo — 44 ause
da *áu̯ese donna : 45 awesa donna, moglie — 7 sible, 8 ibro :
11 sibara, 10 hibara coccodrillo —7 budre : 39 betari morire
— 5 arko : 4 alako mosca — 4 qalba : 32, 34 karava pesce —
8 orka-k : 27 arigo dente.

Bongu bagrī da *bagarī : 44 bega, 15 ei-baga foglia — Varop
arví da *aruví : 10, 11 arubi uomo — Bongu dōrwā per *dorawā :
23 du-dura, 11 guba-dora freddo.

V. anche § 497 per la elisione di sillabe con r nel corpo
della parola.

493. Nelle lingue papuane e australiane le esplosive sorde e
sonore si equivalgono e si scambiano, come pare, senza alcuna
legge. Numerosi esempi di k = g, t = d, p = b in lingue
papuane si trovano nel lavoro citato della Amorini, e la cosa si
spiega con difetto di sensibilità acustica, v. § 388. Per le lingue
australiane v. Gatti, Studi III pag. 6 segg.

Secondo H. Ray nel Mabuiag « There is some confusion between
the voiceless and voiced consonants », mentre nel Miriam « The
voiceless and voiced consonants are more disünct than in the
language of the Western Islanders ». Nel Bongu sembra che sorde
e sonore siano ben distinte.

Per le lingue dell'Australia osserva Curr : « it is often difficult
to decide whether certain sounds should be expressed by b or p,
others by d or t, and others by k or g, nor is it possible,
as far as my experience goes, to make the Blacks aware
of these distinctions of sound
 ».

Io non voglio però escludere che la distinzione tra sorde e
sonore sia preesistita e sussista ancora in alcune lingue ; e forse
sarà possibile stabilire dove prevalgono le sorde e dove le sonore.
A ogni modo non posso convenire con W. Schmidt quando afferma
con tanta sicurezza : « In den australischen Sprachen ist… der
Unterschied von tonlosen und tönenden Konsonanten
unbekannt
 » (Personalpr. 6). Questo egli osserva a proposito
del suffisso dell'ergativo -ta, -da ; ma da Pron. 162 egli avrebbe
415potuto apprendere che nel pronome ‘io’ la consonante è generalmente
t(h), mentre nel pronome ‘tu’ è di regola d a cagione dello
n che precede. Anche il Gatti osserva che dopo nasale si trovano
generalmente le medie. Proprio nel caso speciale del suffisso dell'ergativo
si trova dunque una chiara distinzione tra sorde e sonore.

Se noi osserviamo la distribuzione dei tipi bula e pula ‘due’
nell'Australia, troviamo che pula (spesso pola-) è proprio specialmente
delle lingue di Victoria. Tenuto conto anche dell'Andamanese
-pol, questo non può essere un caso.

In kuyu, kuya ‘pesce’ il k- primitivo (cfr. I Kamba i-kuyu)
è conservato in circa 30 casi, mutato in g- solo in 9 casi, Less. 44,

Per ora basteranno questi cenni, poiché altrove dovremo discutere
il problema se si debba ammettere una distinzione primitiva
di esplosive sorde e sonore. Esamineremo intanto il fenomeno della
spirantizzazione delle esplosive che, iniziato nelle lingue australiane,
prende grande sviluppo nelle papuane.

494. In lingue australiane abbiamo k > h specialmente davanti
a vocale gutturale (o, u), ma h è raro e spesso si dilegua o è
sostituito da w.

106 koora canguro : 181, 134 hoora : 128 oora, 132 woora
— 94 koodoo cane domestico : 15 hotther : 14 utter, 164 wata
181 kurro-ngi anitra nera : 154 hooire : 155 oora, 210 woora-ng
— 207 f koa uovo ; 159 heua — 78 ngamukka madre : 81
hummagga, 73 homochi : 76 ummaka, 79 amukka — 158 kamoo
petto : 72 amma — 62 kowi, 60 cowie acqua : 15 howa : 59,
60 owie — 190 guar, 179 gewarra, guiv luna : 213 huerra,
154 howa : 155 a-urra — 159 gooyong fuoco : 98 hoojen : 27
wejenna — 190 geerach vento : 154 hurrica : 177 yarraga, yerga
— 19 kire, 30 kiar sì : 29 hooer : 42 arri — 155 kurra no :
174 hur-da : 154 urra, 39 wurra — 142 hungar dormire : 150
oongar, 143 woongar — 119 hagun pioggia : 136 uganna — 28
koordey oggi : 14 hurder — 122 hoola-n morto : 115 ōlă, 128
olla, 110 wolla-i— 179 kookoo, 180 goko acqua : 79 hoko : 72
ookoo, 74 ooko.

Spesso si deve ammettere il dileguo della gutturale anche se
non occorrono forme con h, per es, 158 undoola = 150 koondooloo,
151 goondooloo emu, 155 oolbury = 122 koolburra id.

Nelle lingue papuane abbiamo k (g) > γ > h e dileguo totale
specialmente, come pare, davanti ad a o u. Si noti poi che k
manca nel Kupele (ossia Uberi, n. 30), e nel Meroka.

20-22 kika : 18 hika : 19 ika bambù — 1 kaweme, 8 komu :
23 habe-ra : 45 ama-ra, 7 amu-ge ventre — 28 ecc. tago, 29
416tagu : 33 taγo, 27 taho : 25 tau, tau-ve sangue — 34 bebe-ruka :
36 bebe-roho : 35 bebe-ru farfalla — 29 rogo, 31,32 o-rogo :
27 roho : 33 o-roˈo venire — 1 gote : Poom hoda, 23 hoa ; 36
γone : 35 ona cane — 15 sa-kewa-napa : 41 hawo bianco — 15
goi, 14 gui : Kai hoe, Poom hai piovere — 21, 22 kai-sava :
18 hai-hava maschio — 7 ma-ge : 23 ma-hʼ madre — 28, 31-34
ma-gi : 33 ma-i donna — 25 komada, 29 komedo : 15 amadu
mosca — 32, 33 koro : 28, 30 oro stella —11 gupuru, 9 kopor,
Mabuiag gupar : 10, 11 upuru, 7 opolo ombelico — 34 guma :
31, 32 uma, 26, 27 uma-ha strada — 34 gudi : 25, 32 udi
calce — 11 gubiri : 41 amboro seppellire — 8 kiri-ka : 7 iri
frutto del pane — 31 kolo : Valman ólo-gōl monte — 5 kut :
19-22 uti ; 44, 45 kita : 34 ita osso — 44 mugu, Bongu moka :
44 mohu, 45 moho banana — 32, 34 baγa, 28, 30, 33 paγa :
33 baa noce di cocco — 26-28, 32 kina testa, 24, 29, 32 kina
capelli : 30 ina testa, capelli — 11 kaiani : 17 aiane topo —
35 kowa : 17 opa calce — 26 gobe : Kai upe collo — 44, 45
kutani : 36 utune collo.

Seguono alcuni esempi di spiranti papuane corrispondenti ad
esplosive gutturali australiane :

120 yakka, 118 yekka due : Kai yahe, yeyahe, Poom yaheka
— 120, 40 karboo, 181 koolaba tre : Poom háraba, Bog. χalub
94 koodoo (15 hotther) cane : Poom, Kamoka hoda — 128 kudda
capelli : Poom hodo — 145 koori testa : Poom horo — 124 koa
pioggia : Kai hoe, Poom hai (Kelana Kai koya) — 102 kootoo,
190 gutta fumo : Kai hosa.

495. Nelle lingue australiane abbiamo spesso t > th (talvolta
d > dh) come mutamento spontaneo, indipendente dalla qualità
della vocale che segue. Il th ha il valore di spirante, non di
aspirata. W. Schmidt scrive, non so perchè, e . Nell'opera
del Curr, almeno, la grafia è inglese.

199 tōlem, 201, 203 tolomi, 202 toolomi anitra nera : 201
tholomi — 69, 190 turroo, 69 a turu, 79 tooro, 80, 81 tooroo
serpente : 8 thuro, 69 thuru, 71 thoro, 78 thuroo — 115 tīrră,
168 tier denti : 182 thirra — 97 tamboo, 99 tambo latte : 99
thambo — 121 tula, 131 tular, 141 toola, 146 tulla wood : 114,
130, 131 thoola, 181 thooloo (e tooloo) —118 tullba, 126, 133
talba barba : 114 thulba — 44 ture, 46, 49 tooroo, 56 turo
fuoco : 55 thooroo — 45, 48 toopo, 46 topoo, 47, 48, 49 toopoo,
56 turo-tupu fumo : 50 thopo, 51 thoopoo — 30 tallong, 119
tallan, 120 tallang, 153 talina lingua : 29 thallan, 124 thalein
95, 97 tangoo grasso : 99 thango — 125 teegoora, 145 tigaroo,
417147 tickeroo, 148 tekoroo tuono : 136 thegaroo — 69 muttoo,
69 a mittu, 71 moto, 80, 81 mootoo erba : 73, 74 mootho, 78
mothur, 82 mutho — 70 kalati, 79 kulti, 80 kalti emu : 73
kathie, 16 kulthi, 7 kalthi — 77 pelta pelle, corteccia, 72 palta
pelle : 73 paltha, 76 pultha, 82 palthu pelle, corteccia — 79
pooltooroo, 80 pulturu canoe : 81 pulthro, 82 pulthoro.

161, 163 dan a blackfellow, 162 daan the blacks : 166 dhan
— 19 daa, 24, 128, 134 da bocca : 197 dha.

Poche lingue papuane possiedono le spiranti t dh, parecchie
hanno le affricate ts dz, ma quasi tutte possiedono s (z). Il mutamento
t > s procede talvolta fino a h, che può anche dileguarsi.
Ecco una serie di esempi che dimostrano essere il fenomeno indipendente
dal vocalismo.

45 iti mangiare, idi bere, idi-idi cibo, 10, 11 o-di-o bere :
25, 26 isi mangiare, 44 sisi bere, isisi mangiare, sisi cibo, 25
eka-isi bere (eka acqua), 42 ko-isa, 34 e-isa id. — 35 baita,
baida, 36 maita, 23 mada : 28-32 mesia pesce — 5 mid, 9
med, 6, 10 madu : 27 misi, 39 pisi, 35 busa-ki carne —21,
22 salava : 18 harava carne — 3 qod, 5 kut : 14, 15 gosa ; 44,
45 kita : 44 kisa osso — 44 aveta donna, aueta moglie : 45
avesa donna, moglie, 44 ause donna — 38 di, 43 di-i, 2 te-r :
25 si-sa dente :— 35 tuba : 15 soba albero — 6 (Mabuiag) bata :
39 wasi da *bati : 17 ecc. maho ala — 3 ta-boda, 6 ada-bad :
8 bosa-bosa : 10 kiri-buo, 35 baˈa-va sale — 19 mato : 37 mesu :
20 mahe-a sale — 33 pata, 32, 34 bata : 37 wasa, 35 vaesa :
28 bau luna — 7 e-iti : 35 ia-isi, 32 isa-laγanu, 30, 33 isa-raγanu :
28 ia-raγanu, 35 ia-isi vivere — 19 taita, 22 teita :
21 teisa remo — 42 toro, 43 u-turu-ve : 18 horo-u : 21 oro-u,
44 oro, Mabuiag uru fune — 4 pimi-sire, 11 isi-sira : 10 idi-hira :
38 ira fune — 35 varo-ti : 35 dial. varo-si fune — 10 ota-tibi
radice d'albero : 9 sip, Mabuiag sipi radice — 34 tinavai : 37
senevai fiume — 18 harita : 21 farisa freccia — 10 tere, Mab.
taia-k per *tara-k : 9 sari-k freccia — 4 toba-l, Hatzf. tapa-ka,
41 tipa ecc. : 15 soba, 13 sopa-ra freccia — 2 tabi, 35 tuba-iaiki :
14 i-sapa foglia — 25, 29 uti : 28 uhi : 30 ui cenere — 44
dari : 45 sari cane — 13 tuap, Varop teve, Bongu dab Man. dabe :
12 suapi orecchio, 11 sepa-te lobo dell'orecchio — 4 bida-bida,
25 maita : 42 misi mazza — 5 rugu-kad fanciullo : 5 kasalrami-rug,
14 ka-kasi id. : 40 kae fanciulla — 39 beta-ri, 46
ad-wid-widi : 35 i-pisi, i-bisi : 46 boa-boa-i, 44, 45 bau morire.

Seguono alcuni esempi di spiranti papuane corrispondenti ad
esplosive dentali australiane.418

118 taboo pesce : 2 Bangu thawa, Kelana Kai sabo-n (cfr. 19,
20 tava mullet) — 121 tula = 131 thoola, ecc., wood : Fujuge
súle foresta — 6 moder capelli (Andam. Oenge mådé id.) : 11
Kiwai muso, 9 Miriam mus — 164, 167 tamboo-r bocca : Wenke
zombu, Aug. samoa — 102 kootoo, 190 gutta fumo : Kai hosa
6 tanara-nga luna : Valman sanār da *thanára — 25 nodda,
nooat mosquito : Kai nusu (cfr. 10, 11 nati) — 159 deea, 169 dea
osso : Kai sie — 189 dirrel osso : Bongu surle (ma Hanke ha
suγúle) — 125 doonga-lla acqua : Kelana-Kai sango — 209 b
boet = 98 bothoo stomach : Valman pusū, Kai fusu-ṅ ombelico.

Come si vede, in parecchi casi austr. th = pap. s. Cfr. ancora :
176 withi-n, 178 withi-rung = Fujuge vise erba ; 179 bithi-n,
pathi-n = Kelana-Kai bosa-ṅ war-spear.

Del resto s e z cominciano a comparire nella parte settentrionale
del gr. Aranda e nelle lingue del Capo York, per es.
Mabuiag ukasar due, Ngerrikudi suma-suma tre.

496. In lingue australiane è frequente b > w in principio e
in mezzo di parola. Talvolta in luogo del b (che deve considerarsi
come suono fondamentale) sta il p.

174 booroonda, burunth pellicano : 45 worandoo — 152
boligar lobster, astaco : 65 wolkoo — 156 bumba serpe : 41 wamba
— 65 bingera uomo bianco : 14 winger — 12 banda budella :
16 wanda — 69 birra war-spear : 13 weera,94 bulba erba :
10 worroba — 114 balbu-n osso : 45, 47 walpoo — 203 barabo
coscia : 62 warlpoo, 63 wallpoo — 159 barbay bambino : 35,
40 walboo — 187 bingai fratello maggiore : 102, 104 wangi
74 burndi tuono : 140 worndi — 143 balgoo canoe : 118, 119
woolgo, 120 wolgo— 106 burk luce : 210 werrook, 9 worooga
— 181 boolate, boolet caldo : 59 walta, 83 waldi — 102 boothi
fumo : 180 wothi — 43, 56 banni no : 11 wannie — 97 barragoo
dolce : 143 wargoo — 181 Namoi boola assetato : 127 woola
10 bamba dormire : 147 woomba — 35 ngooboo oscuro : 50 ngowoo
— 67 kabie acqua : 65 kowie.

48 pandi cane domestico : 142 wandi — 8 pungari gambero :
190 wangar — 69 purti eaglehawk : 83 wulde.

Similmente in lingue papuane b > w. Qui pure trovasi il p
in luogo del b, che è il suono fondamentale.

32, 34 bata luna : 37 wasa — 8 büle wood : 3 wöle albero
(7 uli id.) — 6 bata ala : 39 wasi — 7 bagra fanciullo : 8 wugra
— 39 boru bambù : 8 wura — 16 bira freccia : 10 were, 8
wöye — 34 bote-ka paniere : 1 wade-ke — 6, 9 baz nube : 5
war, 2 dav-war— 11 bubu-ere nube : 8 wubu — 10, 11 boromo
419porco : 8 woroma — 23 o-bu porco : 29, 38 o-wo — Hatzf.
o-bora-i venire : Kai ware-dzo — 3 ana-bod cibo (42 ani mangiare) :
4 wata mangiare — 8, 10, 11 aibi remo : 7 ewei — 7
gabe, 10, 11 gabo strada : 24, 25 kuwa — 42 ebo dormire : 38
a-ewo — 5, 6, 9, 10, 11 baba padre : 14, 15 wawa — 39 giba
foglia : 16 kiwa — 35 sabia mazza : 41 sawaia — 35 i-bisi, 7
bud-re morire : 46 ad-wid-widi — 44 ebo-ebo buono : 39 ewa
10 o-pia sole : 10 i-wio luce del giorno, sole.

Austr. 69 birra : 13 weera lancia = Papua 16 bira : 10 were
freccia. Cfr. II Masai en-a-bere lancia =- I Yoruba a-bere ago,
Less. 272.

Abbiamo, d'altra parte, p b > f v, cui può seguire h e il
dileguo totale. In questo caso sembra che p sia il suono fondamentale.

43 p(o)uma testa, 32 pomo-ka penna, piuma, 23 ni-buma id. :
27 foma id., capelli, peli, 42 foma capelli, peli, 25 voma peli :
32, 33 oro-homo peli, capelli, 28, 33 ugo-homo, 34 ugua-homoka
penna, piuma (ugo uccello) : 32 gina-omo peli, capelli, 31 oro-omo
id., 42 ome testa, peli, capelli, 25 umu testa, 34 omo-te id.
(si noti però 31 oro-komo, 28 e 30 oro-γomo peli, capelli) —
20, 21 ma-puso : 20 ma-fuso : 18 ma-huhu : 16 ū acqua — 28,
30 uvulu : 32, 33 uhulu fiume — 32 i-piko: 32 i-fiko : 33, 34
i-hiko : 33 i-ika orecchio — 39, 41 pu, 23 o-bu : 27, 32 o-fo,
29 o-vo : 31, 34 o-ho porco — Mabuiag pepe : 18 veve-roro : 18
hehe-roro sottile, magro — Kelana-Kai kap, 32,kobi : 43 ovu :
39 ou vaso — 18-22 ape bocca, 35 abe bocca, porta : 34 ava
bocca — 44 ave-ta, 45 ave-sa donna, moglie : 17 aˈe — 10 baura
fiocina : 21 haura lancia — 5 opa : 27 ufe, 32ufi, 25, 26 uve,
28-30 uvi : 31, 33, 34 uhi : 33 ui banana.

Perciò le corrispondenze australiane-papuane sono di 2 specie :

a) 155 parroo uovo : 21, 22 fare — 94 pooga morto :
32, 34 foge morire — 51 pulla giorno : Kai fule-dzo farsi giorno
— 177 pitta notte : 21, 22 faita — 50 mepa cattivo : Oru-Lopiko
a-mifu — 15 opa pelle : 44 ofi (45 obi) — 130 waberri notte :
Koita vafiri — 98 bothoo stomach : Kai fusu-ṅ ombelico.

b) 188 buba canoe : Varopu vúva — 118 taboo pesce : 19,
20 tava mullet, 17 nava, 2 thawa, 46 teu pesce — 138 kobburra
cane : Tauata kovéla — 115 kōpē (Semang e-kob) serpe : Tauata
kovó — 97 ooir-bur caldo : Miriam ur-weri id. (ur fuoco).

497. In lingue papuane è frequente l'elisione di r intervocalico.

39 kandoro : 10 genoʼo per *gendoro topo — 35 di-bura :
35 wa-bua (cfr. 46 ua notte, oscurità) oscurità — 26 uro, 21
420era-era : 18 eroʼo per *ero-(e)ro vaso — 10, 11 boromo : 46 boama
porco — 43 dare : 44, 45 lae-a per *lare-a strada — 42 toro,
43 u-turu-ve : 14 tao, 35 u-a per *u-tara, 26 u-ta-va fune —
22 vea-toro (cfr. 30 wai pelle), 43 a-ndora : 46 doa, toa-be, 5
toi pelle — 39, 43 gari : 35 babu-gai vedere — 20 e-hare : 18
e-kai piccolo — 2 ter, 3 tol : 19-22 tao dente — 39 bu-bura
grandine, 35 ora-buri-ki vento : 5 bue, 14 i-bua vento — 23
tubureda : 35 teboari per *teborari uccello — 13 gar, 10 ka-gari,
7, 10, 11 ga-gari : Mabuiag ga-gai arco — 17 miri terra, 17-22
miri sabbia, 11 na-mira paese, 10, 11 diri-o-moro id. (cfr. 5
dar-dar spiaggia) : 18-21 mea terra, paese — 35 kurina : 35
koina gamba — 44 au-duri piede, 34 dari-bu gamba, 13 sara id.,
9 te-ter gamba, piede : 44 au-doi piede (cfr. 44, 45 au gamba),
40 tei, 42 to-dua id., 39 tai piede, gamba— 19-22 sare : 11,
sai luce del giorno — 19-22 koru : 18 kou stella — 18, 20 lare :
46 loo-bini (cfr. 5 bina nome), 39 dao, 41 dou nome — 14 tara,
15 ture fiume: 46 bwa-ndai (cfr. mbwa acqua) id. — 17 ere
acqua : 29, 34 ee, 28, 30 ē acqua, 24, 25 ei acqua, fiume, 36 eo
acqua, 23 iu acqua, fiume — 11 kara-kara : 18, 21, 22 kai-kara
sale — 17 omoro-kuru-ai (cfr. 5 umule) : 35 kue parlare — 6,
11 sarima : 3 saima-i (Mabuiag saima) outrigger float — 7 biri,
39 bambari : 44 babai andare — 39-41 oro casa : 29 oo villaggio
— 34 bebe-ruka : 27 goba-uka (9 kap, 26 a-koba) farfalla — 32,
34 karu : 35 kau-gi noce di cocco — 17 kore, 32 si-goro-ima, 45
da-guru (39, 41 adu) : 9 geu-m, 13 goe-a, 41 si-goa (32 si) timore.

Talvolta la liquida che si dilegua sembra essere l anziché r,
per esempio Mabuiag nel : 9 nei, 17 noi, 46 nō-adobi nome ; 21
la-fauli : 20 la-fauʼe noce di cocco.

Molto interessanti sono i casi seguenti di parole trisillabe nelle
quali insieme con -r- si è dileguata la vocale della sillaba mediana.

26 terebu canna da zucchero : 23 tebe da *térebe, 35 deva
da *déreva, 41 dovo da *dórovo — 15 daragi fanciullo : 46 tegi
da *téregi — 9 gerip, 25 goriba orecchio : 14 gibi, 15 i-gibi da
*gíribi, 35 a-kube da *kúrube (cfr. 35 a-kuru) — 5 turuku pipa
di bambù : 25 togu da *tórogu — 11 geradu sputare : 14 getu
da *géretu — 17 o-morope tabu : 17 mupu da *múrupu — 13
durupa stella : 17 dopo da *dóropo — 10, 11 wato-torope (cfr.
7 weta) lingua : 19 airi-tupa da *túrupa — 34 kere-kare, 32
kori-ka, ko-kila rosso : 29 kibi prob. da *kíri-bi — 4, 6 karaba
remo : 5, 6 kaba da *káraba, 46 keve da *kéreve.

Aggiungo alcuni esempi del mutamento di liquida in y, fenomeno
frequente anche in lingue australiane.421

r > y — 35 di-bura : 30 di-buia oscurità — 4 pimi-sire,
11 isi-sira : 7 seia fune — 29 gambari : 41 kabuia mordere —
19-22 tapa-re : 10 dobo-ia dolce — 43 para-ito : 44 baia frutto
del pane — 10, 11 tere, 9 sarik : 6 (Mabuiag) taiak freccia —
45 rara (44 lala, lara) : 35 iaa sangue.

l > y — 24, 25 laga : 30, 33 iaga, 32, 34 yaga, 33 iaka,
31 ioga casa — 18 e-lamo casa, 5 magi-dama villaggio : 46 yamo
casa, 38 iama villaggio — 29 lodi : 26 yodi nero.

498. Daremo per ultimo alcuni esempi di gruppi consonantici
mediani, i quali si trovano principalmente nella sezione sudcentrale
di Schmidt, mentre altrove si hanno forme con ll o nn.

dl. — 37-39 adla, 40, 57, 62 mootla, 45 meetla, 42 medla
(> 43 milla), 41 e 51-68 con poche eccezioni moodla o mudla
naso : 35 moola, 33 mooli, 27-30 moolya, ecc. — 61, 62 koodla,
65 kudla, 59 oodloo (> 60 ooloo), 63 kurdloo, 64 coordloo, 58
oordloo, 72 kurloo canguro : 52 kulla, 182 kula, 106, 208 koora
— 67 kadle, 68 kadli, 84 kedlu > kellu, 65 gardley, 81 kurli
cane domestico : 78, 87, 201 kalli, 80 kalya, Less. 114 — 65
kadla, 68 gadla, 41 gadla, 63 kurdla, 67 gurdla, 64 cardla
> kalla, 58, 61, 62 erdla, 59 ardla, 69, 76 kurla > 60 urla,
11, 15 ecc. karla fuoco : 18 ecc. kalla — 161 ecc. boodla due,
Num. 201 (Koko-Yimidir burla ambo) : tipo comune boolla, boola
— 45 mudli, 57 mudle, 42 madlera freddo : 47 mullara, 48
multee, 28 murdie — 41 widli, 62 weedley, 67 wudlie pellicano :
40 weely, weele.

Si noti : « On the River Murray » dlauŏ g. dlam- essi due,
nge-dlu noi due, Adelaide nga-dli noi due, nga-dlu noi, Parnkalla
nga-dli noi due, pudla-mbi essi due (Adelaide purla, cfr. il tipo
boodla due), Dieri yu-dla voi due. La forma nga-dli ‘noi due’
corrisponde al Tamil enga-ḷ- ‘noi’, onde Austr. dl = Drav. .

dn. — 37 oodna, 38 atna, 39 adna, 41-72 con poche eccezioni
koodna o kudna, 59 e 60 oodna, 161 e 170 koodna, poi
48, 73, 78-80 koorna (eccezionale 77 koolna), 82 kurnang =
203 kornongi, ecc., escrementi : tipo comune koonna — 116, 160,
162 bidna, 161, 168, 170 pidna orecchio : tipo comune binna,
pinna, Less. 365 — 41 idna, 42 peedna, 43, 45, 48, 56, 65
tidna, 55 thidna, 57 tedna, 58, 59 edna, 60, 64 yedna, 61
eedna, 62 teedna, 63 tidni, 67, 72 didna, 68 tedna, 161 didna,
168 tidna, 170 tchidna piede : forma comune tinna, dinna.

Molto notevoli le forme gurra escrementi e gerra piede di
213 Upper Murray, poiché di solito è r che si assimila alla consonante
seguente, v. Gatti I 41 seg.422

Dove si trova dl e dn si trova anche bm. Cfr. Lappone N.
suōdnå gen. sūonå sehne, gol˚bmå gen. gòlmå tre.

ld. — 34, 43 pilda, 35, 58, 60, 65 bilda, 61 peelda (62
peedla), 59, 67, 80 bilta, 68, 69, 72 pilla, 83 pilta-ri, 87 bult ;
40 pirlta, 55, 56 pildra opossum : 41, 63 pilla — 45 pelta-nooree,
62 peltha, 64 balda, gr. Darling palta, pulta pelle, cfr.
38 poodla : 37 e-poola, 84 pilli, e d'altra parte 43, 102 batta.

Sembra che i gruppi subiscano spesso delle metatesi, per es.
10 mooltha (> 11 moodtha, 13, 15 mootha) = mootla, moodla
naso ; 12 gunda = kudna escrementi ; 83 tintha, 185 dinde =
tidna, didna piede ; 48 koodri = 40 koorti cigno, Adelaide 68
gudlyu = 67 guldyu id., 61 peelda : 62 peedla opossum, 48
multee (28 murdie) : 45 mudli, 57 mudle freddo, 100 kurto per
*kutro due, Parnkalla erg. padlo per *pal-do egli.

Mundapolinesiaco

499. Al proto-Indonesiano appartengono le cinque vocali normali,
e inoltre ĕ, di cui diremo tra poco. Però secondo Brandstetter
le vocali e o spesso stanno in luogo di altre (per es. Mad. pote
= Indon. putih bianco) e raramente parole con tale vocalismo
sono estese a tutto il gruppo, come bela compagno, consorte, partecipare
alla stessa sorte, sor in alto, in basso (Tag. anor per
*an-sor sollevare, portare, Tontb. so-sor salire, a. Giav. sor giù,
Lampong aṅ-sor diminuire, Form. ma-sor eccedere). Nello Hova
manca o e nel Mentaway e è raro.

Con ĕ viene indicata la vocale indistinta pĕpĕt del Giavanese.
Essa è conservata in parecchie lingue dell'Indonesia, per esempio
Malese, Sundanese, Karo, Simalur, Bol. (Borneo) tĕṅah, Savu tĕṅa,
Bugi tĕṅṅa metà, alcuni. Altrove lo ĕ si è dileguato oppure si
è mutato in una delle vocali normali. Però la preesistenza di ĕ
viene attestata da parecchi fatti. Nel Makassar dopo a da ĕ le
consonanti si raddoppiano come nel Bugi dopo ĕ, per es. Mak.
takkaṅ = Bugi tĕkkĕṅ = Giav. tĕkĕn bastone, Mak. annaṅ =
Indon. ĕnĕm sei, invece Mak. anu = Indon. anu qualcuno. Cfr.
con e Iloco tekken bastone, leppás libero = Mad. lĕppas = Mal.
lĕpas. Nello Hova dimi con d da *lima cinque, invece álina con
l da alĕm notte, télina da tĕlĕn inghiottire.

1. Lo ĕ si dilegua in alcune lingue in sillaba protonica. Nel
Gayo ĕ (che non porta mai l'accento) scompare tra muta e liquida,
per es. bli accanto a bĕlí comperare, Ciam blĕi. Cfr. Tagala i-tlóg
423da *tĕlúṛ uovo. In sillaba postonica lo ĕ può dileguarsi tra semivocale
e consonante, per es. Malese daun : Dayak dawen = Indon.
dawĕn foglia.

2. Lo ĕ può mutarsi in qualsiasi altra vocale. Così a tĕlú
‘tre’ del Kawi corrisponde taló nel Pangasinan, telu nello Hova,
tilu nel Sundanese, tolu nel Toba, tulu nel Tingian. Cfr. ancora
Giav. tĕkĕn = Mak. takkaṅ, Dayak teken, Tag. tikín bastone ;
Indon. ĕnĕm = Mak. annaṅ, Hova énina, Toba onom, Formosa
dial. unum sei. Talvolta dialetti della medesima lingua differiscono
nel trattamento dello ĕ, per es. Minangkabau dial. Agam bareh,
dial. Tanah Datar boreh da *bĕṛas riso.

Per esempi di parole contenenti ĕ in lingue dell'Indonesia
v. Brandes, Bijdrage 90 segg. Naturalmente ĕ è riduzione di vocale
piena, v. Num. 239. Secondo F. Müller sarebbe sempre una riduzione
di a, il che non mi sembra dimostrato. Nella Melanesia e
Polinesia ad ĕ corrisponde di regola o, per es. tolu, toru tre, ono
sei. Nelle lingue Mon-Khmer è frequente ö, specie nei prefissi,
nei quali il Khasi ha una vocale breve indistinta che si suole
indicare con y.

500. Il vocalismo maleopolinesiaco è semplice e poco varia
da lingua a lingua. Quanto al vocalismo delle lingue Mon-Khmer,
la complicazione sarebbe assai grande nella esposizione fattane da
W. Schmidt, il quale però non ha tenuto bene distinte le vere
corrispondenze dalle alternazioni. L'alternazione più frequente è
senza dubbio a :o (u).

1. Di tale alternazione si trovano numerosi esempi nel Khmer.
Dopo iniziale sorda con a alterna o, per es. kap e kop collegato,
čang e čong legare, comporre, ṭang e ṭong manico, pas e poḥ
polverizzare (similmente pras e proḥ spruzzare leggermente, pras
e pros ravvivare, khlas e khlos ombrello reale, ecc., Lautl. § 50),
trang e trong filtrare. Dopo iniziale sonora con a alterna u, per
esempio lat e lut spegnere, lak e luk dormire, lap e lub detergere,
lavare, nāu e nūw essere, rimanere, wang e wung palla, disco,
rang e rung grande, splendido (grong strahlen), dal e dul stützen,
gang e gung tenersi dritto, pregal e pregul abliefern, mat e mut
festsetzen. Però das e doḥ, sperren, las e loḥ interruzione, maṅ
e moṅ difetto.

Nel Mon an e on poco numeroso, pah e poh lanciar pietre
con un arco, bak e bok seguire,maw e mow odoroso. Cfr. nel
Bahnar kät e köt annodare, däp e döp coprire.

Spesso l'alternazione si manifesta da una lingua all'altra,
per es. Khmer grab : Mon grop coprire, Khmer lan : Mon lon sehr,
424Mon tah : Khmer ṭoḥ (Bahnar toh) euter, Khmer saʼap avversione :
Stieng soop odiare, Khmer ka : Bahnar a-ko collo (Semang kua,
Annam. kọ, VIII Ahom kho), Mon da-kat annodare : Stieng kot.

Nel Khasi l'alternazione non è rara, per es. ah e oh tagliare,
wah e woh hangen, lait to deliver : loit to loosen ; pār e pūr
strisciare. Cfr. san crescere, grande (Mon san prospero) : Khmer
sun sehr, übermässig ; san : Mon pa-sun cinque ; oṅ parlare :
Bahnar aṅ annunziare, ǧōr succo : Khmer ǧār resina.

Anche nel Santali è frequente l'alternazione di cui parliamo,
e secondo Schmidt u starebbe con iniziale sonora, o prevalentemente
con iniziale sorda, come nel Khmer ; ciò che io non posso
confermare. Per es. labar falso : laboṛ illudere, dapʼ coprire :
la-dopʼ coperto, dal e dol panicum stagninum, bačʼ ausrupfen :
bočʼ ausziehen (Bahnar.buč ausreissen). Spessissimo l'alternazione
ha luogo nei raddoppiamenti come alatʼ olotʼ confuso, sciocco,
alapʼ olopʼ stupido, rayal ruyul sacht hin und her schaukeln
(Khmer yol schaukeln). Santali ha-ko : Mon-Khmer ka pesce.

Cfr. Figi rara e roro ‘pena, assai’.

2. Meno frequente è l'alternazione a : e. Nel Khasi dāp voll :
dep beendigen, har-har e hèr-hèr gradevole, ly-tar to prostrate :
iap-tèr to fall prostrate, e qualche altro esempio. Cfr. poi Stieng
tap : Khasi tep ‘seppellire’ e molti altri casi simili.

Bisogna distinguere il caso frequente di a > e per influenza
di consonanti palatali finali o di altre consonanti simili ad esse
per natura ed origine (specialmente s).

3. Dopo ciò si comprende che vi siano anche dei casi di triplice
variazione, a : e : o. Il Nicobari ha tēk-haṅa e tōk-haṅa
‘zerreissen’ accanto a et-tač-haṅa ‘sbucciare noci di cocco’. Cfr.
Mon tak ‘bersten’, Khmer ṭāč ‘rottura’, Stieng têč ‘rompere’.

501. Per il dileguo di vocali mediane e finali v. pag. 93. Lo
-a scompare spesso nel Mon-Khmer, per es. Mon mat = Maleop.
mata occhio. Con allungamento di « compenso » : Khmer ār segare
= Sant. ara sega, Bahnar tār candido : Kawi tara trasparente.

Le vocali finali -i e -u sono spesso dittongate in -ái e -áu.
Questi dittonghi si contraggono poi non di rado in -e e -o, e ciò
avviene in qualche lingua quando la parola è seguita da un elemento
enclitico, per es. Karo lau acqua : lo-na acqua sua.

Mal. hati fegato, cuore, Giav. ati cuore, Malg. ati fegato ;
Nic. atī id. : Ciam. hatai, Tag. Bis. atay fegato, Day. atai cuore,
Sund. ecc. até id., Figi yate-na, Pol. ate fegato — Maleop. tali
corda : Tiruray taley, Ciam talĕi ; Bahnar tölêy, Khasi tyllai
Mon kni topo, sorcio : Stieng könêi, Bahnar könē id., Khasi khnai
425topo (cfr. Santali hon sorcio) — Bahnar, Stieng bri bosco, giungla :
Khmer brāi (cfr. Santali bir) — Mundari singi, Khasi sngi sole,
giorno : Mon tngai, Khmer thngai — Maleop. ma-tai morire,
pa-tai uccidere, balai casa, ecc. — Mon tami nuovo : Khasi thymai,
Stieng mēi per *tmēi — Alto Annam mi tu : Tonchino e Coc. mai.

Mal. Giav. baku, Malg. paku klebrig : Day. bako id. ; Khmer
kāw colla, Mon kaw colla, pappa, Nic. pakau resina, pece —
Mal. ecc. si-ku, Malg. min-ku gomito : Tag. si-ko, Tonga ko-ko id. ;
Mon da-kau angolo — Figi tu essere, Aurora e Pol. tu stare :
Fate e Sesake to id. ; Mon da-tau stare, Khmer sã-ṭau gerade,
Khasi kyn-tīu erigere, Sant. a-to villaggio — Bal. ḍanu, Giav.
Malg. Motu ranu acqua, lago : Mal. Day. Tag. danau, Bat. dano,
Bul. rano, Figi drano ; Bahnar dönäu — Stieng fuggire : Mon
dau, Bahnar kö-däu id., Sant. u-ḍau volar via ; Figi dro flüchten
— Mal. labu gurke : Khmer rabau, Stieng röbou — Kawi i-bu
dama, madre ; Khmer termine di rispetto per i vecchi : Mon
bau nonna, Sant. bau termine usato dalle donne — Mal. ecc. tĕbu
canna da zucchero : Khmer ãbau, Mon βau — Mal. de-ru, Bat.
do-ru brüllen ; Mon b-ru tönen, Santali ru laut schallen : Mon
kam-rau gridare, Khmer e Bahnar ro, Stieng rou brüllen, Khasi
riu tönen (cfr. Malese pa-rau, Khmer g-raw rauco) — Sant. bulu,
Bahnar e Stieng blu coscia : Khmer bhlau, Nic. pulō per *bulō.

Brandstetter ammette anche un dittongo -uy, per es. in babuy
maiale, apuy fuoco (> Simalur ahoy come laṅoy = Giav. laṅhuy
nuotare). Il Malgascio afu avrebbe perduto lo -y come walu cambiare,
voltare, ma imper. mi-waluza (con z da y) = Kawi cong.
waluya da waluy. Invece il Malese api avrebbe perduto il primo
componente del dittongo. Ma probabilmente a-pu-i deriva da un
primitivo pu ‘fuoco’, Less. 347. Si noti che a-pu è rappresentato
in parecchie lingue dell'Indonesia, oltreché nel Malgascio.

In mezzo di parola ai e au non sono dittonghi, per es. Malese
la-ut mare = Bis. la-wod, Giav. Tag. Bis. pait = Mal. ecc.
pahit amaro, Nic. hayöt = Mon phyöt acido. Anche il Malese
bau ‘odore’ è bisillabo = Tag. Bis. bahu.

502. Dittonghi ascendenti si trovano nel Khmer, Stieng e
Bahnar nelle forme ie e uo. Accanto a ie stanno e i, accanto a
uo stanno o u, e l'evoluzione avviene nel senso seguente :

tableau e | ie | i | o | uo | u

come vuole W. Schmidt. Darò di preferenza degli esempi in cui
siano rappresentati i tre gradi.426

M. da-kep, B. śö-kep zange : Kh. ṭaṅ-kiep id., S. giep kneifen :
Kh. čip prendre une pincée — Kh. ǧ-rek fendre, k-rek crépiter,
M. ka-rek spaccare : Kh. ǧ-riek (ab)spalten, fendre : Kh. rīk
platzen, sich spalten — B. kreo castrare : Kh. kriew : S. kriu
Kh. keḥ enlever en grattant : kies enlever en raclant : ka-kis
gratter légèrement — S. riêh radice : Kh. rīs — B. pet kneifen,
zwicken : Kh. piet reiben, pressen : B. pĭt drücken, Less. 348 —
B. hö-lem consolare : liem bello, buono.

B. pot fregare, M. sa-pot : S. puot reiben, Kh. puot id. (cfr.
Annam. vuoṭ e voṭ) : Kh. put mit der Hand reiben — B. bö-tol
erdhügel : Kh. duol hügel, plateau : S. buk-tul erdhügel — S. kot
legare : S. kuôt annodare, B. tö-gūöt, Kh. guoč knüpfen, Less. 102
— S. kuôp e kup pelle, cfr. Pen. di Malacca -kop id., Less. 127 —
Kharia, Amok, Boloven ecc. moi uno : Stieng muoi ecc., Num. 246
(dittongazione di -o- o di -i ?) La forma mui può derivare direttamente
da moi.

Nel Bahnar hoač e hiač versechwenden ; hoah ébreché (hueh
un peu ébreché, un peu déchiré) : hiah déchiré, délabré ; tiöč =
Khmer ṭuoč berühren, haften, ecc. Similmente Khasi khūn : dial.
Synteng khian figlio ; liat aborto : Khmer ra-lūt Stieng rö-lut id.,
Mon lōt cadere, scivolare ; khyn-diat (anche khyn-dit e rit) poco :
Mon ḍot, Khmer ṭuoč e ṭuč piccolo ; ryn-khiang trocken : Khmer
tyr-khong. Così a Velletri si dice biono in luogo di buono.

Khmer pek scindersi : Khasi piah separare = Malg. piakă,
Giav. piyak, Mal. pihak (sich) lostrennen.

503. La distinzione delle esplosive sorde e sonore è in generale
bene osservata in tutto il gruppo Mundapolinesiaco. Esamineremo
prima le iniziali.

1. Nelle lingue Mon-Khmer le sorde corrispondono alle sorde
e le sonore alle sonore. Nella serie delle palatali e sibilanti si
notano delle eccezioni, come Mon čhu Stieng čü albero, legna =
Khmer ǧhö legna ; Khmer čoh percer, trouer, Stieng čôh mordre,
manger (di serpi, pesci, uccelli) = Bahnar, ǧoh becqueter, piquer ;
Bahnar śai e ǧai ausstreuen, śār e ǧär breit, Stieng sör bruciar
bene : ǧör se chauffer ; Schmidt, § 118 e 119. Questo fatto sembra
doversi mettere in relazione con un altro simile, di cui ora diremo.

Nel Khmer le gutturali e palatali davanti a ie e uo occorrono
generalmente in doppia forma, come sorde e come sonore, per es.
kiek e giek abbracciare, čies e ǧies schivare, čuoń e ǧuoń trafficare.
Il Bahnar ha kuöt e guöt annodare, kruöl e gruöl rotolare,
lo Stieng ha čöl e ǧuöl zoppicare. Secondo W. Schmidt primitiva
è la sorda, la quale si sarebbe mutata in sonora per influenza
427delle sonore j e w ; per es. Mon kep tagliare i capelli, Bahnar
śö-kep zange, Khmer kiep > giep kneifen, Stieng giep id. ; Bahnar
čo̠ń comperare, Stieng čuiṅ handeln, Khmer čuoń > ǧuoń id.
Anche nelle lingue maleopolinesiache si avrebbero delle oscillazioni
simili, per esempio Mon kit mordere = Malg. ke-kitră id.,
Khmer kiet knirschen, *giet = Mal. gi-git, Mota ngit mordere.

2. Nella fase moderna del Mon e del Khmer le esplosive rappresentate
come sonore nella scrittura si sono mutate in sorde.
Anche lo Stieng presenta in molti casi la sorda in luogo della
sonora, per es. tõh = Khmer kh-duḥ eiter (II Galla ḍuk-ā, Afar-S.
e Somali ḍoh, dūh midollo) ; tõh = Khmer ph-duḥ sprühen,
Bahnar doh. In tal caso le vocali acquistano un suono cupo.

Nel Khasi manca g, che viene sostituito da (ṅg > e da)
kh, per es. khan riflettere, meditare = Khmer gan osservare,
indagare, Less. 190.

La maggior parte delle lingue del Medio Salwen ha mutato
le sonore in sorde, per es. Palaung dial. čeng, Angku čöng, Wa
čong, song, Riang čong, Danaw söng piede, gamba = Khmer
ǧöng, ecc. ; Palaung dial. pe, pye, Angku, Wa, Riang pe, Danaw
pö-pe capra = Stieng bêh, Bahnar bö-be, Khmer ba-be id.

Il Nicobari ha mutato le sonore g ǧ b nelle sorde corrispondenti
k č p. Ecco alcuni esempi.

N. ol-hakī mattino : Bahnar pöge, Less. 354 — N. ka-čāp
incatenare : Khmer ǧāb attaccare, solido — N. pa-čau diventare
acido : Khasi ǧew-sew molto acido, Khmer ǧūw, Bahnar ǧo acido
— N. ta-pōa guancia : Bahnar — N. pulō coscia (Palaung
plau, plo, Riang plu, pli, Danaw pli) : Stieng e Bahnar blu, Khmer
bhlau, Santali bulu, ecc.Cfr. IX Yumana (gr. Arawak) burú coscia.

3. Il mutamento contrario delle sorde in sonore è molto meno
frequente. Nella fase moderna del Khmer il p si è mutato in b
e lo stesso mutamento si osserva nello Stieng, per es. bêk rompersi
= Khmer pek. Abbiamo anche Khmer => d, per es. ṭak
(Bahnar tāk) togliere = Stieng dok.

Una parte dei dialetti Palaung e Wa hanno la tendenza a
mutare le sorde in sonore.

4. Nell'Annamito si ha un mutamento di sorde in sonore e
viceversa, nel Müöng sono generalizzate le sorde iniziali :

tableau müöng | annam

M. ka, A. ka pesce : Mon ecc. ka — A. gau orso : Bahnar
sö-gau, Ciam ča-gau — A. kăm mento : Stieng găm, Khmer dgăm
428— M. e A. čʹim uccello : Mon čem, Stieng čʹim — M. čʹön, A.
čʹöṇ piede : Bahnar ǧön, Mon, Khmer ǧöng — M. töt, A. ḍöṭ terra :
Bahnar teh — M. ten, A. ḍẹṇ lampada : Khmer dien — M. pa,
A. ba tre : Mon pi — A. vay due : Stieng ecc. bar — M. pur,
pun, A. vọy calce : Kha pun — A. vuoṭ, voṭ frotter : Stieng puọt,
Bahnar pot, Khmer put.

504. Esplosive sonore finali si trovano nel Khmer, mancano
nel Mon, Bahnar e Stieng. Nel Khmer stesso si trova quasi soltanto
-b, che del resto sembra essere derivato da -p per assimilazione
con una iniziale sonora, per es. ǧub ‘susurrare formole
magiche’ da Pali ǧap- ‘susurrare’, rāb gieich : p-rāp gleichmachen,
grab coprire (invece krap Klapper).

Nel Khasi vi è interdipendenza tra la quantità delle vocali
a i u e la qualità delle esplosive finali : vocali brevi con le sorde,
lunghe con le sonore, per es. ṅap ape, miele, lit spaccare, tup
cannone, invece thāb battere, tīd id., būd seguire, accompagnare.

Fra le lingue dell'Indonesia poche conservano le sonore finali,
come il Kawi e gl'idiomi delle Filippine. Al Bisaya la-wod ‘mare’
corrisponde il Malese la-ut. Kawi rug ‘verwüstet’ : Mal. bu-ruk
‘zerfallen’, ma rug-i ‘schädigen’ perchè l'esplosiva non è più
finale. Similmente Kawi si-sig fregare con le dita : Malese sig-i
scavare con le dita, Kawi tub auf etwas andringen : Mal. tub-i,
Kawi an-tĕg hingelangen : Toba caus. tog-i hinführen.

In parecchie lingue dell'Indonesia (Bugi, Bima, Nias, Hova),
e più ancora in quelle della Melanesia e Polinesia le consonanti
finali tendono a scomparire o sono interamente dileguate. Nello
Howa nifi ‘dünn’ sta per *nifis che ricompare in ma-nifis-a imperativo
di *ma-nifi ‘verdünnen’.

505. Nelle lingue della Melanesia e Polinesia l'articolazione
dei suoni sembra essere spesso indistinta e oscillante. Nello Hawai
il primitivo t si mutò in k, ma i parlanti non hanno coscienza
del divario dei due suoni (« It is difficult to make Hawaiians
perceive the difference between the English sounds of k and t »,
Andrews). Nel Wango di S. Cristoval il primitivo l si mutò in
r. « yet a native… will pronounce some familiar word with l,
not r, and be perfectly unconscious of it » (Codrington, 200).
Anche nella Polinesia l e r vengono spesso confusi. Frequente è
poi la confusione tra esplosive sorde e sonore. L' ortografia ormai
invalsa attribuisce agl'idiomi della Polinesia soltanto k t p (nel
Tonga i missionari inglesi usano b in luogo del p dei missionari
francesi), però i raccoglitori furono spesso incerti fra le sorde e
le sonore. In alcune lingue della Melanesia la distinzione tra sorde
429e sonore è piccola e incerta, e la stessa cosa si osserva negli
idiomi melanesiani della N. Guinea (« In many of the languages
there appears but little difference between the surds and sonants »,
Ray, 417). E Codrington osserva che « In Araga some individuals
use b and some mb ; and the same word will be pronounced
indifferently pev, bev, mbev, vev ». Questo è certo un notevole
esempio di quella « phonetic looseness » di cui parla lo Sweet.

Si comprende dopo ciò quello che Codrington scrive a proposito
dei mutamenti e delle corrispondenze dei suoni : « it is generally
impossible to find a law of change… it is apparentily impossible
to show a law prevailing between one language and another »
(201 e 202). La stessa cosa afferma per le lingue melanesiane
della N. Guinea.

Io credo però che il caso non sia così disperato e che, entro
certi limiti, si possano stabilire delle regole di corrispondenza.
Codrington stesso si pone la questione « whether this double indistinctness
and uncertainty are a primitive condition of articulation
not yet settled into distinctions, or a degradation of articulation
which has lost exactness » ; e propende per la seconda ipotesi.

506. Per un esame generale delle esplosive può servire la
raccolta di sei parole in 253 linguaggi oceanici (esclusi quelli
dell'Australia e Tasmania), che ci diede il Ray. Le sei parole
sono nel Malese mata occhio, api fuoco, ikan pesce, bulan luna,
bintang stella, batu pietra.

k. — Dove si trova una voce corrispondente a ikan, il k
è generalmente conservato. Però 16 Nias iʻa, 107 Gani (Gilolo)
ian, poi fino a 134 Waigiu generalmente i(y)a, i(y)an o simili
forme senza il k, cioè a Buru, Amboyna, Uliassers, Ceram e isole
vicine. A Flores troviamo 140 Ende e 141 Lio ika, ma 142 Sikka
iang = 145 Sumha iyang ; a Timor ikan salvo 150 Manatoto
ehan =154 Kissa ihan (156 Timor Laut ian). Il Mafoor o Nufor
della N. Guinea olandese ha iyen e nella N. Guinea britannica
« ika is nowhere found in its originai form » (Ray), bensì generalmente
nella forma iana, 18 Tubetube ie = Tami ī Jabim i.
Il Jotafa ha ige con g come Kelana iga, Rook I. ig, N. Irlanda
igen (dial. ien = Duke of York ian, N. Georgia ihana o igana,
N. Britannia en). Nelle lingue della Melanesia si distingue il gruppo
Mota, 8-24 dei « Vocabularies » di Codrington, con iγa (indico
con γ il « Melanesian g », che è « very characteristic of the
Melanesian languages »), cui corrisponde iγa in 30 Fagani e 33
Florida, mentre in 26 Rotuma, 30 Wango, 31 Bululaha la forma
è ridotta a iʼa, e in 29 Ulawa, 31 Alite a ia (31 Saa iie). Il
430primitivo ika ricompare in Fate Sesake Api Ambrym e nel Figi,
poi nella Micronesia e Polinesia (qui in parte iʼa o ia).

Il gr. Mota ha γau, γai albero, cui corrisponde γai in 30
Fagani, 33 Florida e 35 Bugotu (cfr. anche 36 Gao γazu =
Fate kasu, Malgascio hazu), mentre la parola è ridotta a oi nel
Rotuma, ai in 29 Ulawa, 31 Bululaha e Alite, hai in 32. Vaturanga
e 37 N. Georgia. Forme col k primitivo : Sesake e Api
kau, Fate kasu, Figi kau, Pol. la-kau, ra-kau. Nella N. Guinea
generalmente ai e au, Sumba e Molucche ai.

Il gr. Mota ha γutu pidocchio, per influenza di u Mota ecc.
wutu. Cfr. 33 Florida e 35 Bugotu γutu, invece 31 Bul. uʼu e
Alite u. Il Rotuma ha ufa per *utu. Forme col k primitivo : Fate,
Figi e S. Cruz, kutu, Pol. kutu. Nella N. Guinea generalmente
utu, Jotafa us, Mafoor uk, Ambon utu (anche Bugi utu).

t. — Sorprendente è la persistenza del t quale appare in
‘occhio’, ‘stella’ e ‘pietra’. La sonora si trova in 138 Bima
(Sumbawa) e 146 Sawu mada occhio e wadu pietra, poi in 235
Palau mada-l e bad id. Lo strano mutamento in k si trova in
154 Kissa maka-n e waku, 155 Baba mak-ne, Mafoor nga-si
da *m(a)ka, N. Guinea ingl. 3-7 maka (1 maha, 2 maʼa), lai
e-maka-n, Lifu ala-mek, e infine Hawaii maka. Cfr. Form. maχa.
Nel gr. Mota il Pak, Sasar e alo Teqel di Vanua Lava eliminano
spesso il t, per es. ol-γi per *tol-γi uovo, e la stessa cosa si
osserva in parecchie lingue delle isole Salomone (Ulawa maa per
*mata, Wango Fagani Saa Bululaha ma, Alite lao mae occhio
> faccia = Hula Keapara Galoma ma occhio). Infine il mutamento
del t in liquida è raro : Api mara = Tagula mara, Bilibili
Mitebog Karkar mala.

Tutto questo viene generalmente confermato dalle forme dei
numerali 3, 4 e 7 che contengono un t primitivo, per es. Ulawa
e-olu 3, e-hai 4, e-hiu 7, Api vari 4, Bilibili pali id.

p. — Il mutamento più frequente è quello in f, come nel
Malgascio afu. Da f proviene spesso h e quindi dileguo totale.
Lasciando da parte le forme isolate come 15 Baniak (Sumatra)
ahe, 70 Cagayan (Filippine) afui, abbiamo da 111 Kayeli (Buru)
ahu fino a 134 Waigiu per lo più forme con la spirante f o che
la presuppongono : 114 Amblau afu, 115-118 Amboyna aau, 120
Saparua hao, hahu-lo, 123 hao, 127 aau e 122 aau-sa, 124 yafo
125 yaf, 126 aif, 128 afi-ra (122-128. Ceram), 129 efi, 130,
131 ahi, 134 Waigiu fo-r, afo-r ; inoltre 138 Bima afi, 146 Sawu
aʼi, 147 Rotti hai, 149 e 152 Timor ahi (> 148 ai), 156 Timor
Laut yafu, 157 n-af, isole Aru au (160 Wattelei āi). Nella Micronesia
431forme come yaf e ai, nella Polinesia afi e ahi. Il gr. Mota
ha invece forme con v, come avi, av, ev (anche Ambrym av).

Tutto questo viene generalmente confermato dalle forme dei
numerali 4, 7 e 10 che contengono un p primitivo, per es.

tableau giavanese | florida | gao | ulawa | polinesia | pat | vati | fati | e-haʼi | fa

Come si vede, la regolarità delle corrispondenze non può essere
messa in dubbio.

507. Per le sonore g e d non ci soccorre la raccolta del Ray.
Supplirò come meglio mi è possibile.

g. — Non è facile determinare le corrispondenze del g, perchè
nella stessa Indonesia occ. il suono alterna spesso con k, come
si può vedere in Less. 142, 178 e 189. In da-gang ‘forestiero’
il g è senza dubbio primitivo, cfr. I Wolof gan étranger (Tem
-ganã da *gana altro), Suaheli -geni fremd, Ganda mu-genyi, Pedi
mọ-ẹng da *mọ-gẹngi ospite, forestiero ; Less. 180.

Anche il g di ga-gah e gai-gah violenter, user de violence
(Mal. gagah forte, potente, coraggioso, forzare, costringere, Giav.
Day. gagah, Bat. e Tag. gaga, Sund. gegah id., Malg. gaika o
geika > geka costringere, costrizione, violenza) è primitivo, cfr.
II Hausa gagá-ra bezwingen = Arabo ḳaha-ra he overcame,
overpowered, oppressed, forced, IV Sanscr. ǧi-gāya perf. conquistare,
Greco βία violenza, ecc., Moeller W. 87. Il sem. ḳah- da
*ġah- corrisponde esattamente al Mal. -gah. Ma anche qui ignoro
se e quali corrispondenze vi siano nel resto del gruppo.

Secondo Kern k del Figi corrisponde a g dell'Indonesia, per
esempio, in i-koti forbice = gunting o gonting. Cfr. specialmente
Sawu guti e Timor nguti. Il Dayak ha gunting e kunting ; cfr.
con questo Moa. kunti. Il Malgascio ha heti.

Jotafa yunot, Kelana ta-geno Tami ta-gen = Tagula ra-gena,
9 e 13 gena, 18 keno, 7 ecc. eno, 39 yenu-ri, 30 e 38 yen =
Karkar ien = Malekula ien, Florida eno dormire, Motu eno lie
down. Less. 193.

d. — Il numerale ‘due’ può servire per studiare le corrispondenze.
Il d si trova quasi esclusivamente in una parte della
Indonesia, altrove si trovano le liquide r l. Abbiamo dwā già
432nel Ciam (Trao-Lay dua), poi dua nel Malese, Acinese, Batta,
Nias, Madurese e Bali (Sund. duwa). Il Giavanese Ngoko ha ro,
nell'isola di Celebes forme con d e con r. Dayak dua, duä, invece
Malgascio rua, rui. Alle Filippine generalmente d, mentre a Formosa
prevalgono le liquide r l. Salibabo e Sangir dua, anche
Sasak e Rotti dua, ma alle isole Bum lua e rua, Amblaw lua,
Gani (Gilolo) lu, Amboyna lua e rua (però Lariko dua), Saparua
rua, is. Ceram lua, Matabello e Teor rua, Mysot lu, Bima lua,
Timor rua, Manatolo e-rua. Nella Melanesia, Micronesia e Polinesia
nessuna forma con d (il Sesake accanto a rua ha ndua in
causa della nasalizzazione), e delle liquide r e l prevale la prima,
cosicché il suono rimane spesso distinto dallo l del ‘tre’. E la
stessa cosa deve dirsi degl'idiomi della N. Guinea. Notevole è
soltanto il Mafoor dui con d poiché (osserva Kern) il d si muta
di solito in r nel Mafoor come nel Giavanese, Malgascio e Bulu.

La cosa più importante da notare è che il d non si confonde
col t. Il Fate ha tua dial. tue ‘twins’, ma è voce distinta da
dua ‘due’ (cfr. II Nandi towae both, Hausa tauai gemello, Sem.
táuʼa-m e tuʼā-m id., ecc.).

Veramente, in alcuni casi sembrerebbe che il d fosse rappresentato
da t. Come voci corrispondenti al Malese darah ‘sangue’
troviamo nella Melanesia ndar(a) con la consueta nasalizzazione.
A Vanua Lava il Vureas ha ndar (> Mosin nar = Mota nara),
ma il Pak, Sasar e alo Teqel hanno tar, cfr. Fate ta, N. Guinea
28 tala, 29-34 e 36 tara, 37 tar. Ora il t di tar non è un t
originario, poiché sappiamo che questo si elide (già abbiamo citato
Pak, Sasar e alo Teqel ol-γi per *tol-γi uovo), ma un t derivato
da nd. Cfr. Pak meti-γi, Sasar e alo Teqel miti-γi (Lo mot,
Lakon matu-n) naso = Vureas mendu-i (Meralava mandu-i, Gog
mondu-n, Volow mendi-γi, ecc.), Mosm monu-γi, Mota manu-i ;
invece Pak meʼi-γ, Sasar e alo Teqel miʼi-γ noce di cocco =
Vureas e Mosin moto, Mota mati-γ, Lo matu, ecc. Il divario è
assai forte : Pak meti-γi da *mendi-γi, Pak meʼi-γ da *meti-γ.

Del resto vi è nel Lakon di S. Maria e nelle isole Torres un
t di suono speciale che corrisponde a nd, per es. Lakon ta-tun
uomo =. Gog to-ndun = Mota (anche Merlav) ta-nun, Lo tom-tom
pensare = Mota nom-nom, altrove ndom ; Codrington 207.

Malese e Giav. depa, Sumatra dopa, Borneo depe, Filippine
dopa, dipa ‘a fathom’ (Ray) — Celebes depa e repa — Malg.
refi, N. Guinea ol. rof, Banks' Islands rova.

b. — Il trattamento del b è talvolta diverso secondo la vocale
che segue. Kawi wintang stella, Giav. Ngoko watu pietra, 51 e
43353 ulan luna ma watu pietra = 58 watu, 70 Cagayan fulan
ma batu, 78 Sideia wăto, 83 fural e fwatu, 89 watu, 91-94
watu (e 94 wulan), 97 wura, 98 fulalo ma batu, 100 fuia, 101
Bugi ulang ma witoeng e batu, 103 wulan ma binoin e batu,
104 wula ma bintoing e batu. Fin qui non vi è confusione col
p, salvo qualche caso come 70 Cagayan (afui fuoco). Buru 112 e
113 fhulan, Ceram 122 phulani e 125 phulan, Amboyna hulan(i),
120 Saparua hulano e 119-121 hatu, 123 wulani, 126 wuan,
127 hulan, 128 ulan e wituan, 129 wulan e watu, 131 wulan,
wituina e watu, 136-158 generalmente w-, salvo 147 Rotti e
148 b-, 149 fitu e fatuk (ma ahi fuoco), 156 vulan, 159-162
Aru fulan e fatu (ma au, āi fuoco). Nelle lingue melanesiane del
gr. Mota generalmente vula (Aurora wula), vitu o viti e vatu,
Florida vula, veitu-γu e vatu, Figi vula e vatu. Cfr. Malgascio
vulană dial. vula e vatu. Samoa fetu stella e fatu pietra, Satawal
fuhu e fahu id. Cfr. Fate fatu pietra, Wango hura luna, heʼu
stella, fau, hau pietra. Nella N. Guinea prevalgono, come pare,
le forme con v.

508. Riassumendo indicheremo nella seguente tabella le corrispondenze
normali delle esplosive.

tableau indon | malagasi | indon. or. | figi | mota | polinesia

Per mutamento e più ancora per dileguo di consonanti molte
parole di linguaggi della N. Guinea e Polinesia subiscono delle
trasformazioni assai forti. Ne darò alcuni esempi.

Maleop. tangis piangere : N. Guinea 9 tagi 8 tāi 13 te, 1 hai,
10-12 agi, 6 kani — Maleop. talinga orecchio : N. Guinea 28-30
taniga, 34-37 taina 38 teina 24 tina, 7 kaina, 2 aina ; 8 taia,
5 e 6 kaia, 10 keha ; 18 tega, 9 sega, 12 ega, 11 eha — Maleop.
langit cielo : Samoa langi, Maori rangi, Hawaii lani, Marquesas
sud-est ani, nord-ovest aki, Tahiti raʼi.

509. Restano molte eccezioni che a primo aspetto sembrano
essere inesplicabili. Al prefisso del causativo paka- dell'Indonesia
434corrisponde regolarmente Figi vaka- e Pol. faka-, ma pang ‘ramo’
dell'Indonesia è rappresentato da pa nella Polinesia. Perchè in
questo caso il p non si è mutato in spirante ? La ragione è che
pa sta per *mpa come dimostra il Figi mba. Anche nel Mafoor
p > f, e nondimeno sussistono molti p, i quali però rappresentano
propriamente mp ; per es. paik ‘luna’ da *m-pati, cfr. Ansus
em-bai, Salawati pīt, piet, Misol pet, Cani (Gilolo) pai, Anudha
vati. Lo stesso dicasi del Malgascio. Il primitivo t, come sappiamo,
è conservato quasi sempre ovunque ; e nondimeno si trova, per
esempio, Figi dovu ‘canna da zucchero’ (da *tĕbu) scritto con d,
che però si pronuncia nd. La sonora dipende dallo n che la precede.
Di questi fenomeni di nasalizzazione tratteremo altrove.

Qui vogliamo particolarmente accennare ad un fenomeno di
fonologia sintattica, per il quale le parole acquistano un doppio
aspetto fonetico, che può produrre perturbamenti e oscillazioni di
natura analogica. Si tratta di una alternazione tra esplosive e
spiranti sonore. Nel Sangir abbiamo :

gγ dr bw

Le esplosive si trovano come iniziali assolute di parola e dopo
consonanti, le spiranti dopo vocale ; per es. bera parlare, futuro
attivo mĕʼ-bera, ma futuro passivo i-wera. Anche nel contesto :
iaʼ mĕʼbio n baha io racconterò della scimmia, invece ankúṅ i
waha
disse la scimmia. Similmente nel Talaut : bale = Sangir
bale, casa, bingi margine : su wingi n sáluka sul margine del fiume.

Nel Tontemboan γ è generalizzato, e come iniziali assolute si
trovano le spiranti ; per es. wale casa : am bale in casa. Si notano
molte perturbazioni.

Anche nel Cenrana sussistono solo le alternazioni d : r e b : w,
per es. dami solo : mesa rami uno solo.

Nello Ibanag solo d : r. Qui il d si muta in r quando precede
la vocale a, per es. dakay malvagità : ma-rakay malvagio.

Nel Bugi d : r e b : w. Le esplosive si trovano dopo i prefissi :

tableau wĕnni | notte | maʼ-bĕnni | pernottare | caus. | pa-bĕnni

Regolari sembrano essere i casi come wĕtta tagliare, pa-wĕtta-wĕtta
headhunter : maʼ-bĕtta recidere.

Anche nel Nias d : r e b : w, ma qui dopo i prefissi si trovano
le spiranti ; per es. bua frutto : mo-wua produrre frutti, dua due :
da-rua essere un paio. Inversamente abbiamo g : χ con l'esplosiva
dopo i prefissi, per es. χaru dig : mo-garu to dig.435

Notevole è il caso seguente del Malgascio (Hova). Il primitivo
g iniziale si mutò in h venendo così a confondersi con k > h,
per es. hántuna da gantung to bang, húruna da gulung to roll,
come húditra pelle da kulit. Però il primitivo g ricompare in
man-gúruna to roll, mentre da húditra si forma man-úditra to
peel. Cfr. il Nias.

510. Fin qui ho seguito Brandstetter. Il fenomeno però ha
maggiore estensione.

Accanto a d : r abbiamo t : r, per es. Api tai uno : o rai sei,
quindi vari quattro. Anche Ambrym t > r.

Un chiaro esempio di b > w si ha nel Malese da-wuk Giav.
ḍa-wuk Greis confrontato con Bahnar bo̱k nonno, antenato, Stieng
bôk bianco, grigio. Nel Mon il b si muta in w dopo prefissi, per
esempio but to grind (as paddy) : kha-wut mill or machine for
cleaning paddy, baw to heap : ba-waw a pile or heap, bak to
follow : bha-wak, ph-wak a follower ; Schmidt, Lautl. 199. Anche
p > w in pa to do : p-wa deed, action, ecc. ; cfr. Khmer ghwāl
weiden, hüten da Pali gōpālo rinderhüter, Bahnar köl testa da
una forma simile al Pali kapāla (Less. 50). Il Sesake ha p > w
o v nei raddoppiamenti come poka-woka klopfen, pochen : poka
schlagen, pili-wili blinzeln, piri-viri sciogliere.

Gli esempi di d > r abbondano. Al Nias da-rua da dua corrisponde
Ceram da-rua, Manguian da-raua, Negritos d-ruha, Tagala
da-lauá e da-luá con l da r, ecc. Il Maleop. du-ri osso, spino,
(Ciam da-ruai épine) proviene da un raddoppiamento, cfr. VI Tamil
elu-mbu osso, V Finnico , Cer. Vog. lu, Samojedo ly osso, III
Georg. dzva-li da *dua-li id., Ing. zo-l = Melan. su-ri. Anche
da-rah ‘sangue’ proviene da raddoppiamento, cfr. Malese merah
da *ma-irah rosso.

Nelle lingue Mon-Khmer il p o b finale si muta spesso in w.
Ecco alcuni esempi.

Khmer dab serrare, turare, Stieng kol-döp chiudere la porta
o la finestra : Mon daw chiudere la porta — Bahnar däp, döp
coprire, nascondere, Stieng dup nascondere : Mon ga-düw nascondere,
Khmer da-dūw voiler — Bahnar ǧup verbinden (Khmer
ǧum id., umkreis, da *ǧumb) : Mon ǧüw wall — Khmer ǧub
susurrare formole magiche (Mon ba-ǧam da *ba-ǧamb zauber) :
Bahnar bö-ǧäu zaubern — Mon s-tap ritto, ga-tup erigere, Bahnar
täp piantare in terra : Mon tüw piantare, tāu stare (p-tāu aufstellen),
Khmer san-ṭau gerade.

Nella serie gutturale il mutamento è in h oppure j, come
mostrano i seguenti esempi.436

Bahnar lak peler, écorcher : Khmer laḥ, lāḥ écorcher, dépécer,
Mon lüh to untwist — Bahnar tok prestare : Mon ga-tah debito
— Khmer tāk deporre (Mon tang) : Bahnar tah — Khmer sã-pök
nido (pök aprire) : Mon sa-pai, ga-poai, B. pu nido, nidificare ;
Less. 348 — Bahnar höh godere il fresco : Khmer ra-höj ventilato,
fresco, tranquillo — Mon bak, bok seguire : B. boi — Khmer buk
barba : B. boi ciuffo di certi uccelli — Stieng pok, Mon pük far
vento (paṇik ventaglio) : Khmer pah wehen, fächeln : B.päj id. —
Khmer bāk portare un vestito, Stieng nbak eine schärpe tragen :
Khmer s-bāj id.

Nel Khasi il k finale si trova sempre mutato in h, per es.
bah portare in ispalla.

Mutamenti in j sembrano avvenire anche nella serie palatale
e dentale, per es. Bahnar kač e koč (Stieng kuač) = kai kratzen,
pö-lut = pö-lui illudere, far credere, Mon ḍut coda d'uccello :
Khmer kan-duj coda (Santali ha-dui zottig, buschig), Mon talot :
Khmer taluj flauto, Khmer wāt = wāj battere.

511. Molto interessanti sono le vicende delle finali non esplosive
nelle lingue Mon-Khmer.

1. Di regola -l è conservato nel Khmer, Bahnar e Stieng. Nel
Khasi è sempre sostituito da -r, per es. kōr : Bahnar kal wichtig,
wār valle : Khmer wāl pianura, kyr-dar hastig : Stieng dăl eilig.

Nel Mon -l scompare e la vocale precedente si allunga se è
breve, per es. kjā aria : Khmer khjal vento,  : Khmer wāl
pianura. Però dopo le vocali e o ü, che non si allungano, -l si
muta in -w (cfr. -r) ; per es. düw : Bahnar dal fino a, düw monte :
Khmer duol tumulo di terra, dow mezzo : Bahnar dol midollo
d'albero.

Il trattamento di -l (e di -r) nelle lingue del Medio Salwen
è molto interessante, poiché concorda in modo sorprendente con
quello che noi osserveremo nelle lingue indocinesi. Lo Schmidt
ritiene erroneamente che -l e -r non si siano conservati in nessun
caso, considerando arbitrariamente le liquide finali date dalle fonti
come semplici segni grafici (egli, per es., trasforma ngall in ṅau).
Che -l sia scomparso, egli lo deduce principalmente da Palaung
wa(h), wagh, Angkú e Wa wa, Riang wass weit, che collega con
Khmer wāl pianura. Ma non è più ovvio pensare a Khmer wās,
Bahnar weh messen (Länge) e quindi al Malese ecc. la-was grande,
largo, ampio ?

Angkú, Mong Lwe, Riang ngallfuoco (sotto la cenere) : Amok
nge da *ngai : Wa ngau > ngo : Khmer ngã — Angkú kamull
(Lemet kmul) argento : Wa b. mür : Mong Lwe kamun : Amok
437moi > Wa a. , — Angkń mull, Mong Lwe māl fratello
maggiore : Amok me-ng, Wa u-mé — Angkú, Mong Lwe sʼpall
bianco : Amok apai-ng — Khmer khjal vento : Tailoi kurr, Wa
b. gur : Wa a. kö(a), ka : Danaw kun — Stieng buk-tul cumulo
di terra : Wa b. tur collina : Wa a. (a), tua — Tailoi sʼurrdebole :
Wa a. soi, sʼö, Khmer ke-suoj id., Mon sʼoi avvizzito —
Amok tall, Riang twal sei : Palaung taw o tau > to : Danaw tön
— Riang s-kall dieci : Palaung se-kö, , Wa kao, kau > ko,
Amok n-kyu : Danaw pa-kyin — Khmer wāl pianura : Riang wur
valle = Khasi wār id.

Abbiamo dunque l conservato o mutato in r, poi il mutamento
in j o w e il dileguo totale, infine il mutamento in n proprio
del Danaw. Per r cfr. il Khasi, per w e dileguo cfr. il Mon. Il
mutamento in j si osserva talvolta anche altrove, per es. Khmer
ra-ṅuol > ra-ṅuoj in Menge, Bahnar a-drol > a-droi marciare,
kal > ke potere, Bahnar šöl soulever : Khmer söj relever, Malacca
gūl = gūi to sit.

2. Di regola -r, è conservato nel Khmer, Stieng, Bahnar e
Khasi. Nel Mon si muta in -w e dopo ā scompare del tutto (cfr. -l),
per esempio paw = Khmer par volare, dha-güw : Khmer ph-gar
tuono ; βā : Bahnar bar due, phjā = Khmer phsār bazar. Anche
nel Nicobari -r scompare.

Il trattamento di -r nelle lingue del Medio Salwen è simile
a quello di -l. Anche qui non posso seguire lo Schmidt.

Palaung a. hēr, Wa b. yer, Tailoi err, Riang yer pollo (=
Khasi iēr, Stieng iēr, ir) : Angkú iau, Mong Lwe ē, Amok ya :
Palaung b. yan, yen, Danaw yin — Wa b. ur, Tailoi sa-urr,
Palaung a. k-war caldo (= Khasi ur-ur id., Stieng ur riscaldare) :
Wa a. s-u : Palaung b. un, să-un — Riang n-wur, Palaung a.
wēr strick : b. wan — Riang nyer verde, Wa ngür, ngar giallo
(cfr. ngall verde) : Wa nga, s-nga verde : Palaung b. kyen giallo
— Riang hir ferro : Palaung b. hin — Riang hur pelle : Palaung
b. hue e hun — Riang kyer luna : Wa khe, kyi (= Khmer
khē ecc., e si noti che r è escluso dopo e i) : Palaung b. kyen
Riang kār due : Palaung ā, e (questo da *ai, cfr. Annam. hai) :
Danaw an.

Le liquide alternano talvolta con -t, per es. Mong Lwe katill,
= Angkú katit carne, Riang kwall = Wa kwat gettare, Riang
dell = Palaung b. det grande, Riang pul = Palaung a. put
Danaw pet sette, Malacca na-ar = Car-Nicobar ne-ät due.

3. Lo -s manca al Mon, Stieng, Bahnar, Khasi e Santali.
Generalmente subentra h con epentesi di i, e lo h può quindi
438scomparire. Alla finale -as o -ās del Khmer corrisponde di regola
-aḥ opp. -eh nel Mon, -aiḥ opp. -eh (-ih) nel Bahnar, -ahi opp.
-eh (-ih) nello Stieng, -ai, -ei opp. -eh (-i) nel Khasi, -e nel
Santali. Nel Nicobari trovasi e -ih.

Khmer ṭās scuotere, premere, kan-ṭās schnäuzen : Stieng köndeh
id., Khasi tāi stacciare, Santali te per *teh wannen, sichten
— Khmer bas serpente : Stieng beh, Bahnar bih — Khmer mās
oro : Stieng mahi, Bahnar maih — Khmer us (e uḥ) legna da
ardere, Pen. di Malacca us, os fuoco : Mon oh legna da ardere —
Khmer mūs zanzara, Malacca kĕ-mūs : Stieng mŏe, Annam. muôi.

Nel Khmer stesso -s alterna spessissimo con -ḥ, per es. las
interruzione : s-leḥ interrompere, ka-kis gratter légèrement : ka-keḥ
gratter fortement, prās = prāḥ gettare a terra, pras = proḥ
spruzzare leggermente, pas = poḥ polverizzare.

Anche -s mancherebbe secondo Schmidt alle lingue del Medio
Salwen. Però il Wa ha tuss = Khmer tuḥ euter, mus = Mon
muh naso, wis gettare : Khmer weḥ schivare. Lo -s può corrispondere
anche a un -t, per es. mus : Khasi kh-mut naso, wis :
dial. wut e k-wat gettare, puss : dial. pot cervo. Il Riang ha wass
weit (v..s.), puss = Tailoi puss = Wa b. buh cervo, plas =
Malacca bulus (Giav. bulus Tag. bulos) lancia, wass pulce.

4. Vi è anche un -ḥ del Khmer che sembra non alternare
con -s. Mentre a questo corrisponde -ḥ nel Mon, a quello corrisponde
di regola -h.

Khmer khāḥ, Mon kah per *khah, Bahnar kho per *khoh,
Stieng khah secco (Less. 5) — Khmer seḥ, Mon kh-jeh, Bahnar
ö-šeh, Stieng seh (cfr. Proon sej) cavallo — Khmer pre-leḥ, Bahnar
p-leh raccogliere.

Anche nelle lingue dell'Indonesia è frequente -h, per esempio
na-nah eiter (Khasi ty-nah, phy-nah denso, sciropposo), da-rah
sangue, ma-tah terra, pĕnuh pieno. Indon. pilih scegliere = Stieng
pleh raccogliere, bĕlah spaccato = Khmer bhlaḥ tagliare in due.
Sembra che in molti casi l'origine sia da gutturale : Tib. r-nag
eiter, kh-rag sangue, Malacca teh e tek = Dayak pe-tak terra.

Alternazioni fra -h e -s non mancano neppure qui, come pare ;
per es. Mal. pĕrah Sund. pöröh Giav. pwah = Dayak pehes Giav.
pĕrĕs premere.

512. Nell'Annamito e Müöng le finali -s e -h sono scomparse,
ma il trattamento delle liquide è simile a quello che abbiamo
trovato nelle lingue del Medio Salwen.

M. 11 kŭr ; 9 kŭn ; 6-8, 10, 12 kuy = Tondi, kuy legna
da ardere — M. 11 thŭr ; 9 thŭn, 5, 14 thọn ; 1, 6, 8 thọy =
439Tonch. thọy souffler — M. 11 war ; 13 văn ; 8 vay, 6, 7, 10
k-way (3 pay) = Touch, vay seminare.

M. 1, 10-12, 14 köl ; 8 kön, 9 gön, 6, 7 kön-kön ; Tonch.
kai albero — M. 11 kọl ; 8 kọn tronco — M. 1, 3, 10-12 čʹăl ;
6-9 čʹăn ; Tonch. čʹay correre — M. 2, 3 tol, 11 tul ; 7 don ;
6, 8, 9, 14 toy = Tondi, ḍoy fame — M. 13 khlal, 15 ku-hal,
10-12, 1, 3 khal ; 5, 7, 9, 14 khan ; Ann. khay tigre — M.
10-12, 1, 3 ńel ; 6, 9, 14 ńen ; 7, 8 ńe = Tonch. ńe leggero
— M. 11, 12 möl, 14 milh ; 8, 14 mön, 9, 10 măn ; 3 moy,
1 mai = Tonch. mai nube — M. 15 mul ; 5, 9 mun ; altrove
muy, salvo 14 muyč naso — M. 10, 12 pal, 15 kö-pal ; 5, 8
pan ; 1 βay, 13, 14 βay, 9 vay = Tonch. vay spalla.

M. 1, 12 βăl, 15 βöl, 3 văl ; 11 βar ; 9, 10 βăn, 5 văn ;
Tonch. mai cucire — M. 1, 3 wẹl, 12 vẹl, 14 vith ; 11 wẹr ; 8,
9 viẹn, 10, 14 vẹn ; Tonch. vẹ revenir — M. 10, 12 kăl, 13, 14
kal : 11 kăr ; 6-9 kăn ; Tonch. gai cantare — M. 1, 10, 12 păl,
3, 15 pöl, 13 pẹl, 14 pilh ; 11 pŏr ; 6, 8 păn, 7 băn, 9 pön, 14
pĭn ; Tonch. bai volare — M. 1, 3, 10, 12 pọl ; 11 pur ; 6, 14
pun ; 8 vọy = Tonch. vọy calce — M. 15 kö-pal ; 11 par ; 5,
9 pan ; 1, 3, 8, 10, 14 pay = Tonch. vay stoffa — M. 13 plal,
1 klal, 2, 10 tlal ; 11 plar ; 14 plan > 5, 8, 9 ṭṣan ; 3 play
garçon.

Sembra che solo M. 11 possieda -r. Questo corrisponde a Mon-Khmer
-r in pŏr = Balmar Rongao păr volare, pur = Khmer
kăm-por calce ; invece köl albero (kọl tronco) = Khmer găl tronco
d'albero.

513. Nel Mon e nel Khmer trovansi dei suoni che furono detti
« cacuminali », benché nell'odierna pronuncia del Khmer e, in
parte almeno, del Mon non abbiano tale carattere. Comune al Mon
e al Khmer è , proprio di questo , mentre delle esplosive il
Mon possiede solo e il Khmer solo .

I caratteri alfabetici usati nel Mon e nel Khmer per i suoni
in questione corrispondono effettivamente all'ordine o varga delle
cacuminali, ma la vera natura di tali suoni resta incerta. Il
Maspero ammette per il Müöng, Thai e Mon-Khmer due consonanti,
d e b, qualificate come « douces non sonores, mi-sourdes »,
perchè, pur non differendo nella pronuncia dalle sonore, rispetto
al tono e al timbro delle vocali si comportano come le sorde. Io
mantengo la denominazione di cacuminali sopratutto perchè esse
corrispondono non di rado alle cacuminali che sono così frequenti
nelle lingue Munda (Mundari ṭ ḍ ṛ, inoltre davanti a e ,
per es. čeṇṛe o čẽṛe a bird). Nel Nicobari il d che alterna con r
440viene considerato dallo Schmidt come cacuminale, ed esso infatti
corrisponde spesso a cacuminali delle lingue affini.

1. Lo nel Mon e Khmer appare chiaramente di origine
secondaria. In principio di parola è rarissimo, per es. Khmer
ṇeḥ questo : ṇoḥ quello.

Nel Khmer n e l si mutano di regola nelle sorde e quando
precedono dei gruppi formati da consonanti pure sorde seguite da
vocale nasale o da re (propr. re o r vocalico), per esempio sãṇak
Haut da sak häuten, kũṇāt tranche da kāt recidere, treṇot serie,
fila, preṇek Splitter da pek rompere, kũḷoḥ gioventù da khloḥ
giovane, čãḷöj risposta da čhlöj rispondere, kreḷā luogo di riposo,
preḷung esteso da lung lungo. Invece di -re- trovasi spesso -a-,
per esempio kaḷā = krelā cambiare. E questo avviene sempre
nel Mon : kaṇek Griffel (accanto a kneh) da keh scrivere.

Lo Schmidt vede in tutto questo un fenomeno di assimilazione
alle sorde iniziali. Però le eccezioni alle sue regole sono assai
numerose, come egli stesso confessa. Con iniziale sorda abbiamo,
per es., kũnāč malvagità, srenoḥ ricordo, sãlak ferita da slāk
ritzen, prelang lite (invece preḷung esteso) ; con iniziale sonora :
gãṇāl udienza, ǧãṇā bontà da ǧā buono, ecc. Cfr. anche āṇār
sega da ār segare.

Io credo che il mutamento sia stato prodotto dalla vocale
nasalizzata e dallo r in particolari condizioni di accento.

Un mutamento simile di t in ha luogo nel Khmer quando
la parola assume un prefisso, per es. tič peu : pan-ṭič un peu,
tong e pre-tong sich zusammenziehen : san-ṭong bugsieren. Probabilmente
pre-tóng, ma sán-ṭong ; Enf. 48.

2. Esamineremo ora le corrispondenze delle cacuminali del
Santali.

a) A del Santali corrisponde regolarmente del Khmer
(= t del Mon ecc.).

ka-ṭokʼ cacciare in bocca : ṭak cacciar dentro, če-ṭakʼ battere :
ṭa-ṭok battre la crécelle, ṭiakʼ condurre per mano : ṭik condurre,
ka-ṭičʼ piccolo (-ṭučʼ id.) : tič-ṭuoč poco (ṭūč piccolo), i-ṭičʼ zwicken :
ke-ṭič id., giṭičʼ coricarsi : ṭék id., ko-ṭečʼ rompere : ṭéč rottura,
su-ṭučʼ toccare : ṭuoč id., po-ṭočʼ to dislocate : s-ṭuoč abgebraucht,
go-ṭetʼ toccare : ṭit id., la-ṭapʼ raccogliere : kan-ṭap id., le-ṭepʼ
fievole : ṭiep avorté (fruits, ke-ṭip frutto embrionale), si-ṭapʼ chiudere
improvvisamente : ke-ṭap serrare il pugno, ku-ṭam hämmern :
ṭã id., a-ṭal strato : ṭal arrivare.

b) A del Santali corrisponde regolarmente del Mon e
del Nicobari (= d del Khmer ecc.).441

ḍakʼ acqua : ḍāk (= Nic. ḍāk) id., roḍočʼ spremere : kha-ḍuf
zerren, -ḍam notte : Nic. ḍām id.

Oscillazioni fra e , e quindi fra t e d, sono abbastanza
frequenti ; ma questo non autorizza a considerare come normale
la corrispondenza Khmer  : Mon , come fa lo Schmidt, mentre
si tratta piuttosto di un'alternazione. Il Khmer ṭūč piccolo non
corrisponde al Mon ḍot, bensì le due forme stanno tra loro come
Santali -ṭučʼ piccolo sta a ḍučʼ id. (cfr. ḍetʼ = Khasi khyn-diat
piccolo, poco, hhyn-dit poco). Così nel Santali abbiamo reṭetʼ e
riḍetʼ premere, schiacciare, ṭepʼ-ṭepʼ e ḍepʼ-ḍepʼ hart, steif, ecc.
A la-ṭapʼ corrisponde, come, abbiamo visto, il Khmer kan-ṭap,
mentre a la-ḍapʼ corrisponde il Mon -ḍap. Nel Nicobari ḍām =
Sant. -ḍam notte e ha-tom = Mon b-tã (Day. pi-tam), Müöng tẹm.
c) A del Santali corrisponde regolarmente r nel Mon-Khmer.
Talvolta sembra che vi corrisponda sr come nei casi
seguenti : hoṛo pianta del riso, huṛu riso non sbucciato = Mon
sro, Khmer sruw, Stieng sörêi, Bahnar södro Rongao hadru, Sakai
čaroi riso, paddy ; o-ṛečʼ stracciare = Mon srāk id. ; la-ṛučʼ
ba-ṛučʼ
= Stieng saruk nudo. Talvolta le sillabe re ro alternano
con ṛi ṛu, per es. sarečʼ barečʼ avanzo : baṛičʼ distrutto, rovinato ;
deretʼ piccolo : liṛicʼ e uṛičʼ id.

3. Non è facile determinare l'origine di e , benché sia
evidente che in molti casi si tratta di semplici varianti di t e d.
Un rapporto simile a quello ora indicato si avrebbe in S. pedečʼ
pedečʼ
piccolo : piḍičʼ piḍičʼ id., ladoṛ badoṛ balbuziente : laḍur
baḍur
distratto, gotočʼ aggiungere : ǧuṭučʼ e ǧuṭičʼ id. ; però vi
sono anche degli esempi contrari.

Santali dob proibire : la-ḍopʼ socchiudere ; dapʼ coprire, la-dopʼ
essere coperto : ḍab-ao coperto, oscurato, ḍopʼ ḍopʼ nuvoloso ; ḍub
sprofondare : lan-dupʼ precipitare. Se le connessioni sono giuste,
va notato anche il variare della consonante finale.

Vi è però un caso in cui l'origine di si fa palese, quello
di = da nd. Ad Annam. ṇ- corrisponde spesso Müöng ḍ- (semi-sorda
di M.), 3 e 7 ẓ-, 5 ń-, per es. Tonch. ṇüok Coc.
ṇüök A. Annam ṇak acqua = Müöng ḍak, 3 e 7 ẓak, 5 ńak.
Cfr. Santali ḍakʼ ecc., mentre la palatalizzazione delle forme ẓak
e ńak fa pensare a Sedang diak, Khmer dīk, Samre tiek, Malacca
diau ecc. Ignoro come si debba giudicare l'antico Khmer trak.
Il numerale ‘cinque’ è Ann. ṇăm (con le decine lăm) = Müöng
ḍăm, 3 e 7 ẓăm, 5 ńăm ; cfr. Bahnar pö-ḍăm Rongao bö-ḍăm,
ma Khmer p-ram con r. Annam. ṇăm = Müöng nām ‘poignée’
è diverso anche per il tono.442

Di questo fenomeno ci occuperemo altrove trattando della nasalizzazione.

4. Cacuminali si trovano anche in lingue dell'Indonesia, per
esempio nel Giavanese. Ecco alcuni esempi : ḍaḍa = Mal. dada,
Malg. tratra petto, seno ; ḍap, haṇ-ḍap sotto, basso, profondo ;
ĕṇḍog per *entlog = Kawi hantĕlū, Tag. itlóg uovo ; kĕ-ḍik e
ṭi-ṭik poco (cfr. Khmer ṭic-ṭuoč ecc.) ; ṭah molto. Un molto
diffuso si avrebbe in sĕḍeng = Mal. sĕḍang Bis. saḍang moderato,
acconcio, cfr. Mon ḍong ermüdet. Spesso poi abbiamo = r,
per es. Tag. Bis. ḍahun = a. Giav. ron radd. roṇ-ḍon = Figi
ndrau foglia, Bal. ḍanu = Giav. ranu =. Figi ndrano lago.
La connessione delle cacuminali con r appare anclie dai casi come
Giavanese tiṇḍih = Malgascio tindri premere : Bahnar hö-drih
sich schnäuzen, Santali u-ḍau (weg)fliegen : Figi ndro fuggire.

514. Vogliamo ora trattare brevemente delle esplosive aspirate.

1. Le sonore aspirate sono assai più rare delle corrispondenti
sorde. In fine di parola non si trovano, in principio mancano nel
Bahnar e sono rarissime in parole genuine nel Mon e nello Stieng.
Anche nel Khasi sono molto rare, per es. bhoh prob. *h-boh =
sy-buh schmeicheln (cfr. ǧhīh = Bahnar ha-ǧuih feucht), ǧh-ia
= Khmer ǧh-ī malato : Mon jā-i prob. *ja-ja id., bhuk e buk
plötzlich.

Soltanto nel Khmer le sonore aspirate sono abbastanza frequenti
(una cinquantina di temi), benché molto meno delle sorde.
Spesso però si riconosce la loro origine secondaria, per es. ǧ-hām
accanto a ma-ham (Bahnar p-ham) sangue e pre-hām aurora,
dhuon = thuon bastare, bhuk = phuk sterco.

2. Sorde aspirate in fine di parola si trovano soltanto e di
rado nel Khmer, come dākh prendere nella rete, nāhh signore !
In principio di parola sono frequenti e il Khasi le presenta spesso
anche in corrispondenza di non aspirate delle lingue affini. Circa
la loro origine si noti quanto segue.

In molti casi le sorde aspirate nascono per elisione della vocale
del prefisso davanti a temi comincianti per h, per es. Mon
baden : p-hũ trans., Khmer hap ausser atem : t-hap ersticken,
Bahnar heč rompersi : p-heč rompere (cfr. Stieng b-heč spezzare
frutti), hal e p-hal fare un piacere, hiel e p-hiel afflitto, Stieng
t-hur ampoule produite par le feu : Bahnar hur passer sur le feu,
Khasi t-hang accendere : Stieng hang brennend, beissend, k-hun
gebogen : pyn-hun biegen (o questo sta per *pyn-khun ?).

Nel Bahnar da šö-kăng > ha-kăng ruvido, quindi *h-kăng >
khăng id. Similmente šö-käm > khäm minacciare e šö-kep > khep
443tanaglia. Bahnar höti > Stieng thi oben, Stieng kuč e khuč dissipare,
ecc. Khasi thiah = Mon s-tik giacere, dormire (si comprende
perciò la mancanza di s- davanti ad aspirate nel Khasi). Nel Mon
s > h davanti a liquide, nasali e semivocali, per es. sla > hla
(mod. lha) foglia, slai > hlai cambiare, slung > hlung alto, sning
> hning ruggine, swaw elisio, *hwaw > mod. fow.

Credo che anche le gutturali producano l'aspirazione, per
esempio Khasi kythang da *kthang = Mon katang amaro, thām
da *kthām =- Khmer kṭām B. kötam gambero, granchio, thor
tremante = Mon kha-taw tremare, thar to scarify = Khmer
k-ṭār forare, pyr-thīu arrostire : Mon ktāu Khmer kṭāu caldo.

Nel Mon i prefissi possono avere la sonora non aspirata o la
sorda aspirata, per es. ba-güh e pha-güh soffiare, da-kat e tha-kat
legare, ga-tã e kha-tã granchio. Davanti a j da s la sorda si
aspira, per esempio ka-sāu giuramento : kh-jāu giurare, ka-sap
intenzione : kh-jap considerare, ha-sī : kh-jī tremare, scuotere.
Nel Khasi i prefissi hanno l'aspirazione specialmente davanti alle
liquide, per es. kh-lāb milza, th-līm sanguisuga.

3. Annamito e Müöng concordano nell'uso di kh e lh, per
esempio A. khaṇ M. khan turbante, A. M. khwe valido, khoy
fumo, A. khaṭ M. khat aver sete ; A. M. thöp basso, thọy abbastanza,
thep acciaio, thăm visitare.

Quanto a ph, esso si mutò in φ e quindi in f nell'Annamito,
per es. fọng gonfiare. Anche nel Nicobari p- si mutò in f- (e quindi
talvolta in h-). Nel Santali spesso k- si riduce a h-, per es. hon
= Mon kon fanciullo, figlio.

4. La grande antichità delle sorde aspirate appare dall'accordo
col Santali in casi come i seguenti.

Santali de-khit deliberately : Khmer khit stabilire — har-khet
inquietudine, angustia : Bahnar khet, khat festhalten, sperren —
čha-chakʼ spezzare : Khmer čhāk recidere col coltello (cfr. Santali
ča-čakʼ rotto, bucato : Khmer čāk traforare, Mon čāk stracciare)
phečʼ gocciare, spruzzare cadendo : Bahnar pheč spezzare, Khasi
kyn-phait bespritzen.

Però Santali ṭher tuonare : Bahnar tēr rumore del tuono, ecc.
Cfr. Stieng thiêr schmieden : Bahnar tīer id.

5. Nelle lingue dell'Indonesia le aspirate sono sempre di origine
secondaria. Il Madurese aspira costantemente le sonore. Aspirate
nascono poi da composizione o raddoppiamento, come Tag. bug-háw
blu, Bis. hag-hag texture, Kawi hat-hat to take care.

Nel Ciam nascono delle aspirate in seguito ad elisione di
vocali intermedie, per es. phun = Maleop. puhun albero, thun
444= Mal. tahun anno, dhan = Mal. dahan ramo. Ma non tutte
le aspirate sono sorte in tale maniera.

In altri casi, al contrario, s'interpone una vocale, come nel
Mak.pahala (Mad. paʼalah) da Sanscr. phala- utilità, Dairi dĕhúpa
Toba daupa da Sanscr. dhūpa- incenso.

515. Alcune poche lingue dell'Indonesia distinguono r linguale
da r uvulare (che indicheremo con ). Nel Besemah ribu mille,
ṛatus cento.

In parecchie lingue r e si sono confusi nell'unico suono r,
ma di regola l'evoluzione dei due suoni è divergente in sommo
grado. Da ribu 1000 si ha libo nel Tagala, mentre da uṛat vena
si ha ugát. Le corrispondenze normali di sono :

r : Malese, Sundanese, Bugi-Makassar, Madurese, Batak, Ciam.
Alle Filippine hanno r l'Iloco e il Tirurai.

l : Pangasinan, Kankanai, Inibaloi, Bontok, Kalamian.

g : Tagala, Bisaya, Bikol, Ibanag, Magindanau, Sulu — Favorlang
e Singka (Formosa) — Chamorro nella Micronesia — Duzon
e Iranun (Borneo NW.) — Ponosakan e Mongondou (Celebes N.).

h : Dayak, Sangir, Bulu. Talvolta h, ma generalmente dileguo
totale nel Giavanese e Balinese.

y : Lampong, Gayo e Pampanga col Batan e Sambal. Nel
Malgascio questo y si è mutato spesso in z.

La grande varietà di forme può essere illustrata con esempi
tolti dalle lingue delle isole Filippine :

tableau gr. iloco | pangasinan | tagala | pampanga | ramút | lamót | gamút | yamút

516. Daremo una serie di esempi che valgono a dimostrare
il trattamento in principio, nel mezzo e in fine di parola.

Casa. — Mal. rumah, Bat. ruma, Mad. roma, Bugi pe-ruma
— Form. guma — Day. huma ; Giav. umah mod. omah, Bal.
umah, Mak. pe-uma, Sund. imah.

Amboyna ruma e luma, Motti, D. of York ruma, Maf. rum,
Wango ruṁa, Fag. rima, Rot. ri ; Bouru, Amblaw, Ceram luma,
Alite luma. Saa nuṁe, Ulawa e Bul : niṁa = N. Guinea ingl.
numa (accanto a ruma e luma o limi). Senza consonante iniziale :
Lakon uṁa, Api uma, Esp. S. iṁa, Lo eṁa, Neng. ṁa, Volow
eṁ >Urep. eṅ, N. Guinea uma (e yuma). Notevole il Sesake suma.

Cfr. Wa röm-i, VIII Ahom rün > Khamti e Shan hüm casa ;
e si noti come questo hün si accorda con Dayak huma.445

Notte. — Talaut ṛăbbi ; Iloco rabíʼi — Pang. lábi, Kalamian
labíi, Kank. labi, Bontok lafi, ecc. — Tag. Bis. gabíʼi e gabʼí,
Ponos. gowii — Sangir hĕbbi ; Nias owi — Sambal yábi.

Figi ya-kavi sera, dial. yavi pomeriggio (= Sambal yábi
notte ?). Probabilmente ya-kavi proviene da un raddoppiamento
simile al Pol. afi-afi sera, che non ha niente a che fare con afi
fuoco. Infatti nella N. Guinea troviamo Wedau ravi-ravi = Malo
rav-rave sera, Mallikollo rab-rab, senza raddoppiamento Roro
rabi id., Mota rav dusk.

Cfr. VIII Tib. rab-rib oscurità, IV erb- in Anglos. eorp dunkel,
a. Ted. erpf fuscus, rebh- in a. Ted. reba-huon pernice, orbh-
in ὀρφ-νό-ς, ecc., Moeller W. 70. Il Barriai lai-lai ha un aspetto
semitico, ma è = Nakanai lavi-lavi, Mono lafi-lafi ; v. Lafeber,
Anthr. IX, 264.

Radice. — Bagobo ramot, gr. Iloco ramút — gr. Pang.
lamót, Bur. lamutĕ — Ib. gamut (il Tag. gamút vale ‘medicamento’
come il Giav. djamu) — Sangir hamu — gr. Pamp.
yamút.

N. Guinea ramu, lamu, Wedau wa-rami, Wango ramu, Vaturanga
lamu ; Saa imi-imi.

Vi sono anche forme con t iniziale : Ceram tamu-n e tamuti
radice, Mal. tamú specie di curcuma = Giav. tĕmú. Il Figi ha
ndamu col significato del Sangir ma-hamu rosso.

Cfr. V Turco tamyr Jac. tymyr radice, Ciuv. tymar vena.

Spalla. — Barriai bara bringen = Ambon hala portare in
ispalla, spalla, Namoluk au-far portare in ispalla ; poi col significato
di ‘spalla’ Toba a-bara, Karo e Dairi bara, Ciam barā,
Sikka wara, Timor-Laut a-wara-t, Sekar o-bara, Satawal e-vara-
— Pang. a-bala, Kupang hala, Mono fala — Tag. II. a-baga,
Sulu a-bāga, Mong. o-baga, Chamorro a-pāga, Motu paga ; Mentaway
beγa, ecc. — Day. baha, Sek-Hwan a-baha, Ponos. o-waha.

Qualche forma con gutturale potrebbe forse disgiungersi dal
tipo bara. Nel Müöng abbiamo pal e vak spalla, altrove bara
e baga ‘portare, spalla’. Less. 388 e 398.

Fibra. — Malese ecc. urat, Iloco urát — Pang. ecc. ulát
Form, ugat, Tag. Bis. ugát, Mong. ugat, Chamorro gugat — Day.
uhat, Bulu ohad, Sang. iha ; Giav. uwad mod. uwat, Nias uwo,
Sumb. uwa (il w è suono di trapasso) — Pamp. uyát, Batan
úyat, Gayo uyöt, Lampong oya ; Malg. úzatra.

Indonesia u-ṛad ‘vena, nervo, tendine’ e ‘fibra, radice’
Quest'ultimo significato secondo Brandstetter, Mata-Hari 19, trovasi
nel Malese, Minangkabau, Tagala e Gayo. Col secondo termine
446cfr. Wango Fag. rari, Flor, lala, Gao ng-lati, Sesake la-ke, N.
Guinea 28-30 dede radice.

I Magiame n-rari radice, n-rarī vena, Pul ḍaḍi coll. radice,
filo, nervo, II Dinka rāl vena, nervo, Golo a-rará vena, IV Latino
rādī-c-, ecc.

Tipi affini sono : I Logba u-lóli radice ; Pedi mọ-li pl. lili
fibra vegetale, Suaheli m-zizi radice fibrosa, Tem líde pl. lilá
radice — II Nuba u-ris e u-rsi da *u-risi radice — IV Greco
ῥίζα id. — VII Khmer rīs = Stieng rieh radice ; Khmer rus e
rös = Bahnar r(i)öh e Mon rüh o röh, Kha ruh, Rongao e-rih
Ciam ö-rih, Nic. yiah da *riah id. Cfr. anche Khasi tyn-rai,
Ann. rẹ radice. E queste ultime forme sembrano essere contenute
nelle parole della serie seguente.

Riso (sbucciato). — Mal. bĕras, Bat. boras, Mad. bĕrös, ecc.
— Pang. belás — Tag. bigás, Bis. bogas, Il. bagás, Tir. begás
Day. bĕhas, Sund. beas, Bal. baas.

La prima sillaba ricorda quella di Dayak e Bugi bari riso
cotto, Malg. wari riso ; cfr. anche VIII Lushei e Kami , Cin
mer. riso cotto. La parola ‘riso’ si diffuse largamente : VI
Tamil ariśi riso sbucciato, Malay. ari id. (come Nic. arōč o arōš
e arōe riso), II Somali bärïs riso, IV Greco ὄρυζα, Sanscr. vrīhi-
(cfr. Indoeur. rughi- Roggen ?), Av. bereǧya- id. Il Tibetano ha
ʼa-bras riso.

Sole. — Mal. hari, Bat. ari, Mad. areh, Lobo orah da *ĕrahi,
Pol. da *rah (cfr. Giav. rahi-na giorno) — Form. wagi
Bal. ai. Kawi we.

Le varie forme sembrano essere riducibili a due tipi, *áreγi
ed *ĕráγi. Cfr. Egizio rēʻ Hausa , Cauc. reγ e raγ sole, Basco
argi luce, Less. 267 segg.

Sangue. — Mal. darah, Bugi dara, Bat. daro, Mad. dörö
Tag. dugó Bis. dogó — Day. daha, Bul. raha, ecc. — Pamp. daya.

Una forma con γ compare nella Melanesia : Arag (Whits.)
daγa. Cfr. Fagani mera-mera-γa ‘rosso’ nel suo rapporto col
Malese merah id. Cfr. anche la serie precedente.

Uovo. — Mal. tĕlur, Kawi tĕlor, Aru tulur Kei tilur — Tag.
i-tlóg, Giav. Sund. eṇ-ḍog — Dayak tan-teloh, Bal. taluh ; a. Giav.
han-tĕlū, Bul. a-tĕlu — Lampong tĕlui.

La gutturale si trova anche in Dewalor pein-telgo, Figi ya-loka,
Lepers' I. toliγi, e in altri gruppi linguistici, Less. 255 ; ma non
pare che corrisponda alla gutturale del Tag. i-tlóg.

Coda. — Malese e-kor, Bat. i-kur pr. i-hur, Iloco i-gor
Pang. i-kól — Form. Tag. Bis. i-kog — Day. i-koh ; a. Giav. i-kū.447

Una forma con -j nel Jotafa : e-goj. Abbiamo poi Bal. i-kut
coda, Tag. li-kud = Pon. li-kur schiena. Less. 94.

Cocco. — Mal. niyur, ecc. — Tag. Bis. niyog — Dayak
enjoh ; Kawi nyū.

Qui il Jotafa lascia cadere la consonante finale (niu) come il
Sesake, ecc. Less. 169.

517. Per indagare l'origine della differenza fra r e importa
notare anzitutto che vi sono frequenti oscillazioni nella medesima
lingua. Sappiamo già che l'Iloco e il Tirurai appartengono al
gruppo R, nondimeno troviamo nell'Iloco abága come Ib. abagá
= Toba abara spalla, úgas come Sulu hugas = Toba uras lavare,
abágat come Tag. habágat = Mal. barat vento d'ovest, bu-ssúg
sazio, dagás accanto a darás lesto, pronto, Tagala dalás (con l
= r) e dagás chiamare in fretta, ecc., e nel Tirurai gebá accanto
a rebá cadere, gakit = Mal. rakit a raft. Viceversa il Bagobo,
che appartiene al gruppo G, ha horas lavare, ramot radice. Il
Pampanga appartiene al gruppo Y, però ha gatús (Batan yatús)
= Mal. ratus cento, ecc. Queste oscillazioni così forti dipendono
da leggere varianti primitive.

Talvolta si notano delle differenze di significato, accompagnate
o meno da differenze d'accento ; per es. Iloco baró nuovo : bágo
nuovo venuto, bekkór convesso : bekkóg concavo, Tagala gimbólo
invidiare : giboghó gelosia. E può darsi che l'originaria posizione
dell'accento abbia prodotto in molti casi la differenza fra r e
(cfr. ancora Tag. bolok e bogók = Mal. buruk guasto).

Vi sono poi differenze fra lingue e lingue, poiché alcune attestano
r e altre nella medesima parola. Le corrispondenze del
Malese buruk, ora citato, accennano in parte a r, come Bul. wuruk
e Giav. borok, e in parte a , come Giav. wuk a. wūk da *wuuk
= Tag. Bis. buguk, Pon. Mong. buyuk. Anche il Giavanese ha
dunque una doppia forma, come il Tagala, e io non dubito punto
che la differenza risalga ad epoca molto antica. Possiamo ricostruire
due forme primitive :

búruk : Tag. bólok = Giav. borok, Malese búruk, Bul. wuruk,
Malg. ma-búrukă, Bugi am-poro da *am-borok, Samoa a-fulu.

buṛúk : Tag. bogók o buguk, Bal. sĕm-buuk, Kawi wūk da
*wuúk, Pon. Mong. buyuk > Sund. biyuk, Bent. wuwuk.

Al Giavanese buri (Kawi wuri) parte posteriore, Bis. buli da
*buri, corrisponde il Figi mbui coda. Ora nel Figi r rimane,
mentre scompare come nel Giavanese : perciò dobbiamo ammettere
due forme primitive buri e buṛi (cfr. per questa anche il
Tag. puit per *pugit hinten, After). Less. 211.448

Il mutamento di in g avvenne certamente per il tramite
di γ. Tale suono è conservato negl'idiomi della Pen. di Malacca,
per esempio γāhu nube, cielo, che è il Sanscr. rāhu mostro che
divorando il sole e la luna cagiona eclissi (Malg. rau, Ferrand
Phon. 310). Interessante è γaukn = gon sumpit-dart, dial. rong
flèche de sarbacanne, a-jong. Notevolissima la forma del numerale
naγ = nar due.

518. Le parole in cui si trova sono molto numerose, più
di un centinaio. In una serie di parole molto meno numerosa si
trovano delle corrispondenze alquanto diverse. Come suono fondamentale
si può forse porre .

r : Giavanese, Bulu, Malgascio, ecc. Nel Tagala e Bisaya
questo r si è mutato in l,

d : Malese, Madurese, Bali e spesso anche altrove.

s : Bugi e Makassar. Prob. da z = Figi δ.

g : Batak (Toba e Karo) e Mentawai, inoltre Pangasinan,
Iloco e Ibanag nelle Filippine. Nias gh, Pon. e Mong. y.

La cosa più singolare è di trovare qui Tag. Bis. l (da r) =
Bat. g, mentre per abbiamo trovato Tag. Bis. g = Bat. r. Non
è facile spiegare tale contrasto così strano.

Quanto ? — Giav. pira, Day. pirä, Malg. firi, Filippine pira,
pirá ; Bis. Pamp. pila — Bali pida — Batak piga, Ment. píga,
Ib. píga, Pang. pigá.

Il Figi ha viδa = visa, forma comune nella Melanesia. N.
Guinea ingl. : 16 hisa, 27 e isa ; 5, 7 vida, 8 hida ; 10-12 vira,
21 e hira, 26 vila ; 28 piha-ga, 31 bia-ga, 34 bia-mo. Polinesia
fiha, fia.

Paddy (riso non sbucciato). — Giav. pari, Sund. pare e paréh,
Day. paräi = Tir. farei, Bis. párai, Bantan parái ; Tag. Pamp.
palai — Malese, Bal. padi, Mad. paḍih, Ciam padai — Bugi e
Mak. ase — Karo e Toba page, Iloco págai, Pang. pagéi.

Fratello (minore). — Kawi ari, Mak. ari, Bug. anri ; Tag.
ali, Mad. aleh — Mal. adik, Giav. Bai. Sund. aḍi ; Day. Mak.
andi ; Malg. zandri — Nias aghi, Batak angi.

Figi taδi fratello o sorella minore (con altro prefisso Letti
wari, Rotti vadi), N. Guinea 10-12 ari, 21, 22 tari, 9 tali, 8
tadi, 26, 27 tasi. — Cfr. Mon deʼ fratello o sorella minore, Cinese
da *dik, Mongolo degü Mangiu deo, I Toma deγe, ecc.

Nome. — Giav. aran, haran, Day. ara, aran, Sang. Bent.
arĕn ; Kawi, Bul., Sund. ng-aran, Sumb. ng-ara, Malg. an-arană ;
Tag. Bis. ng-alan — Bal. adan — Bugi asĕng, Mak. aseng
Ib. ng-agán, Iloco n-agan.449

Il Figi ha y-aδa. Cfr. Turco ad nome, ada- nominare.

Naso. — Giav. e Sund. irung, Bul. ng-irung, Day. urong =
Malg. urună ; Mad. elong, Tag. Bis. Sulu ilóng — Malese hidung
— Batak igung, Ib. igúng, Iloco agóng, Nias ighu.

Figi uδu ecc., Less. 233. Il « nearest approach » è II Ufiomi
dunga naso, ma cfr. I Pokomo dung-ata, II Galla ḍung baciare
= Nicobari dong id. da ‘fiutare’. Il Malgascio ha uruka odorare,
baciare.

Schiuma. — Batak bura, Malg. wuri, Day. burä ; Tag. bulá,
Bis. bola — Sund. buḍah — Bugi e Mak. busa — Ib. baga-k.

Figi vuso da *buseḥ, cfr. Kawi wĕrĕh accanto a wĕrö.

Bile. — Day. pero, Bul. apĕru = Malg. aferu, Giav. ampĕru
— Mal. hampĕdu, Tag. apdó Bis. apdo — Bugi ăsuʼ — Bat.
pogu (Pon. Mong. opoyu), Ib. aggu da *abgu.

La forma ampĕru ricorda vivamente l'Indoeuropeo ambrorappresentato
da Sanscrito amblá- acido, b. Ted. amper bitter,
scharf, a. Ted. ampfaro rumex acetosa. Col Malese hampĕdu cfr.
particolarmente Arabo ḥāmiḍu acido, ecc., Moeller W. 8 seg. Cfr.
anche Penisola di Malacca empot, Madur. budja sale, II Nuba
umbud id.

Ombelico. — Giav. Sund. Bul. pusĕr, Tag. posor ; Form. pusol
— Bis. posod, Bai. puṅsĕd, Mal. pusat per *pusad ; Malg. fuitra
— Batak T. pusok, D. posong.

Nella seguente parola il suono originario è l.

Punta. — Giav. sula punta, Bul. sula, su-sula pungiglione,
cardo, Tag. Bis. sula > Ib. tula canna a punta — Sea su-suda
pungiglione, cardo, Mal. suda — Toba suga, Pang. II. suga >
Ib. tugá spino.

Figi δulà punta, i-δula ago, δulā cucire, pungere. Cfr. Khmer
sul pungere, Nic. kom-šol- cacciar dentro, e v. Less. 10.

In alcuni casi una parte delle forme attesta e un'altra
parte .

Acqua. — Mal. ayar, ayer, Atjeh iyĕr, Kawi air, er (anche
wer ?), a. Bugi ere — Mag. ig, Duzon waig, Iranun aig, ma anche
Batak aek da *ayĕg, Mad. aeng — Bal. yeh ; Kawi uwai, wāy
o way = Bugi uwáe.

Figi wai = Pol. wai. Forme fondamentali ari, yari e wari.
Già Buschmann e Bopp confrontarono il Sanscr. vāri acqua. Less.
447 e v. Brandstetter, Mata-Hari 14 seg.

Serpe. — Mal. ular, Giav. ulĕr, Tag. oór — Bis. olod, Bal.
ulĕd, Sund. hilöḍ, Mal. ulat per *ulad verme, Day. uret id., Malg.
ulatra serpe, ulitra verme — Mong. ulag — Kawi ulā — Tag.
450olai verme = Bulu ule serpe ; Lampong ulai ; Chirin wudai =
Form. vaulei.

519. Molto interessante sarebbe uno studio dei gruppi consonantici
iniziali nelle lingue Mon-Khmer. Noi ci limiteremo ai
gruppi dell'Annamito e Müöng studiati così bene da H. Maspero.
La seconda consonante è l o r, la prima è k t p o b e m, e
questa viene dal Maspero considerata sempre come un prefisso
asillabico. Certo è che occorrono spesso forme con e senza la
prima consonante (per es. Tonchinese lăt e ńăt da *mlăt raccogliere),
ma nel secondo caso può trattarsi di dileguo. Per non
pregiudicare la cosa, preferisco non parlare di prefissi la cui funzione
sarebbe ignota.

1. Nel XVII secolo, ai tempi del P. Rhodes, l'Annamito possedeva
i tre gruppi tl bl ml che sono scomparsi da poco più di
un secolo (salvo tl conservato in qualche dialetto dell'Alto Annam,
per. es. tlu bufalo). Alcuni dialetti Müöng conservano kl tl pl
(rar. bl), altri possiedono solo kl e tl, altri solo kl o tl, altri
infine hanno trasformato quei gruppi in ṭṣ. Anche nell'Alto Annam
e nella Cocincina tl e bl, si sono mutati in ṭṣ scr. tr, mentre nel
Tonchino bl badato z scr. gi (all'italiana) e tl ha dato tšˈ scr.
tr. Seguono alcuni esempi.

Luna. — Ann. di Rh. blăng, Müöng 3 plăng, 11, 13, 14
plong, 15 pian — 1 klăng ; 4, 10 tlăng, 12 tlang — 5-8 ṭṣăng, 9
ẓuang ; Tonch. ẓăng scr. giăng, A. Annam e Coc. ṭṣăng scr. trăng.

Cfr. Ann. di Rh. blăng bianco (ancbe tláng) = Bahnar bölang
(Stieng kölang per *klang ?) id., poi Maleop. bulan, Mak. bulang
Salibabo burang, luna, mese. Il nome ‘mese’ è Müöng 11 krang,
14 khlang, 3, 9 khang, 1 kṣang, Annam. thang, cioè ha r in
luogo di l (11 plong luna : krang mese).

Ragazzo. — Ann. di Rh. blai, Müöng 3 play, 11 plar, 13
plal, 14 plan — 1 klal ; 10 tlal — 5, 8, 9 ṭṣan ; Tonch. zay
scr. giai, A. Annam e Coc. ṭṣay scr. trai.

Cfr. Mon blay, Khmer kŭmloh Stieng kömloh = Kha kˈömbroh
garçon. Sorprendente è l'accordo di queste ultime forme con Eddystone
kumbru, N. Georgia komburu child, Austr. 10 gumbarra,
85 kimbill baby ; pag. 61.

Frutto. — Ann. di Rh. blái, Müöng 3 play, 11, 13, 14plẹ,
15 pli — 1 klay ; 2, 4, 10, 12 tlay — 5-7 ṭṣay, ecc.

Cfr. Khmer phle, Bahnar plei, Rongao pli, ecc., Less. 363.

Bufalo. — Ann. di Rh. tlâu, Alto Annam dial. tlu, Müöng
2, 4, 5, 10, 12, 15 tlu — 1, 3, 13, 14 klu, 11 krau (con r) —
6-9 ṭṣu = A. Annam ṭṣu scr. tru, Tonch. tšˈau scr. trau.451

Di questa serie troveremo un interessante riscontro nel gr. VIII.

Uovo. — Ann. di Rh. tlüng, Müöng 10, 12 tlöng — 1, 3,
13, 14 klüng, 11 klöng — 9, 15 ṭṣöng = A. Annam ṭṣüng scr.
trüng, Touch, tšˈüng.

Benché la finale non concordi, ritengo che tlüng si debba
collegare al Mal. tĕlur, Tag. i-tlóg, ecc. Curioso è che nell'Africa
troviamo una corrispondenza esatta in Kasm telunga, Less. 255.

Testa. — A. Annam ṭlọk > ṭṣọk, 10, 12 tlọk — 1-4, 11, 13,
14 klọk, 15 köluk — 6-8 ṭṣọk, 9 ẓọk.

Anche questa serie ha notevoli riscontri nel gr. VIII. Müöng
11 kro cranio.

Per raffronti con le lingue affini si noti Ann. di Rh. tlăm
100 = Mon klam, Ann. di Rh. tlăn pitone = Mon klăn, Khmer
thlăn, Ciam klăn, antico tlăn. Si noti il continuo passaggio di
tl in kl.

Quanto al gruppo ml- dell'Annamito, l'evoluzione in ń- avvenne
certo, per il tramite di my- ; per es. Ann. di Rh. mlát colpo,
*myat > mod. ńat,

2. I gruppi con r originario conservano questo suono in Müöng
11, lo mutano in hl (= r) o in l in 13-15, e subiscono forti
mutamenti altrove. Nel Müöng settentrionale e orientale le iniziali
sono unificate in k.

Tuono. — Müöng 11 kröm — 3, 10, 12 khöm — 1 kṣöm ;
8, 9 ṣöm = Tonch. söm.

Cfr. Bahnar Rongao Ciam gram (Ciam anche grum) = IV
Slavo gromŭ, ecc., Less. 112.

Stella. — Müöng 11 kraw — 3, 6, 7, 10, 12 khaw
1 kṣaw ; 9 ṣaw (8 ṭaw) = Tonch, saw scr. sao.

Corrispondenze nel gr. VIII.

Dopo. — Müöng 11 krau ; 14 khlau — 3, 10, 12 khau
1 kṣau ; 8, 9 ṣau = Tonch. sau.

Cfr. Mon krāu. Tai-Loi tam-kru, Pen. di Malacca kĕru, ecc.,
dietro, dopo ; Less. 94.

Corno. — Müöng 11 krin ; 13 klüng, 14 khlüng — 3, 6, 7,
10, 12 khüng — 1 kṣüng ; 9 ṣüng, 8 ṣüng (e ṭhüng) = Tonch. süng.

Cfr. Mon grang, VIII Bahing grong, Garo korong, Less. 47.

Profondo. — Müöng 11 kru ; 14 khlu— 10, 12 khu — 1
kṣau ; 9 ṣọ (8 ṭhu) = Alto Annam ṣu.

Notevole la palatalizzazione della iniziale in Khmer ǧrau =
Giav. djĕro.

Di tr non trovo esempi, bensì di pr, fra cui molto interessante
quello del numerale ‘sei’.452

Sei. — Müöng 11 prau ;14, 15 phlau — 6, 12 phau — 2,
3, 7, 10 khau — 1 kṣau ; 8, 9 ṣau = Touch. sau.

Cfr. Stieng prou, ecc., Num. 249 seg.

Ebbro. — Müöng 11 prai ; 14 phli, 15 pli — 12 phai, 13
phi — 3, 10 khai — 1 kṣai ; 8, 9 ṣai = Tonch. sai.

Un tipo *pra ‘latte’ è attestato da Müöng 12 pha, 10 kha.
Il Tonch. saok (scr. sóc) scojattolo è = Bahnar Rongao prok,
Khmer kam-prok.

Indocinese

520. Per la fonologia indocinese poco si è fatto finora e il
meglio si trova nell'opera del Conrady.

In generale si può asserire che l'alterazione fonetica aumenta
quanto più si procede verso oriente : mutamento delle sonore in
sorde, delle esplosive in spiranti, dileguo di consonanti finali,
semplificazione di gruppi consonantici, ecc.

Data la generale tendenza al monosillabismo, è opportuno
trattare a parte delle consonanti iniziali e finali.

Quanto alle vocali, ci limiteremo a poche osservazioni. Il
Tibetano scritto distingue le cinque vocali normali, ma i dialetti
parlati possiedono accanto ad a o u le corrispondenti vocali anteriori
o palatali ä ö ü, le quali dovevano trovarsi anche nella
pronuncia antica davanti alle dentali che, in fine di parola, tengono
anche il posto delle palatali. Il Tibetano dṅul (dial. šmul)
‘argento’ è propriamente dṅül = Ahom ṅün, cfr. Turco *kümül
argento > kümüš, Ciuv. kəməl.

Il Tibetano non ha dittonghi discendenti, il Birmano ha ei
e au, lo Siamese ai e au, il Cinese un maggior numero. In fine
di parola sono frequenti, per esempio Bodo brŭi Tipura kai-brui,
Mojung lai Moshang ma-lai Empeo ma-dai quattro.

I dittonghi ascendenti non sono rari. Si possono anzitutto
notare alcuni casi di dittongazione, per es. Sema a-kwesā =
Sopv. kosā Kezh. kotho gatto ; Kabui nu-koan = Arung mi-kon
orecchio, Langrong Aimol kuor = Hallam kor, kūr id. ; Murmi
kwān = Tib. gon veste ; Cin. yuet da *guet = VII Hüei kot
luna, Birm. kuap legare. In particolare poi il Tibetano classico
ha spesso yi e ye in luogo di i ed e dopo consonante, per es.
phyi = Ladakh phi dietro, bye-ma = L. be-ma sabbia, phyed-ka
= Nyamkat phit-ka metà, ʼa-khyer = Ny. kher bring, byed
= Kag. pe fa, rgyab = Lhoke geb schiena.453

Le « vocali » tibetane trascritte con a e ʼa sono ben distinte
nel dialetto Khams. La prima corrisponderebbe allo hamza dell'Arabo
ed è rappresentata da γ nel Khams, come mostrano i
seguenti esempi, in cui però Grierson usa ʼ (per errore ?) :

tableau ʼar-po | angry | khams | γar-po

La seconda è priva di hamza ed è rappresentata da nasale
nel Khams :

tableau ʼa-khol-ba | to boil | ṅ-khol-ba

Nel primo caso ʼ indicherebbe bene il suono e l'origine, nel
secondo caso si dovrebbe usare (così Conrady) o , o meglio
ancora ã.

521. Le consonanti iniziali possono essere sorde o sonore, aspirate
o non aspirate ; le finali invece sono generalmente sorde non
aspirate, fuorché nel Tibetano classico, in.cui sono sempre sonore
(anche nel gr. Kanawari si trovano spesso le sonore finali).

In tutto il gruppo indocinese si nota la tendenza
a mutare le sonore in sorde
.

Nel Birmano il mutamento è avvenuto in epoca assai antica,
forse prima dell'era volgare, e scarse sono le sonore rimaste, le
quali, per di più, sembrano provenire in gran parte da sonorizzazione
di sorde non iniziali ; per es. a-bhuì e quindi bhuì accanto
a phuì-e nonno, a-bhuā e quindi bhuā accanto a phuā-e nonna
(il Tibetano ha phyi-mo, Conr. 113).

Nello Siamese il mutamento ha avuto principio dopo l'introduzione
della scrittura. Le antiche medie e medie aspirate si
mutarono in tenui aspirate (g e gh in kh, ecc.), quindi il Pali
bhāsā ‘sprache’ divenne phāsā. Per distinguere queste nuove
tenui aspirate dalle antiche, seguendo l'esempio di Lepsius, si
usano i segni ecc., quindi pʼāsā (meglio pʻāsā). Al contrario
si ebbe anche p > b e t > d, onde pāli suona bāli e gotama
(Budda) suona khōdo̥m, mentre, accanto a păn ‘dividere’ si ha
băn, ecc. Ma sembra che queste siano semi-sorde.

Anche nel Cinese il mutamento delle sonore in sorde incominciò
assai presto. Le sonore però esistono tuttora nell'« Old
Middle Dialect » di Edkins, la cui base si stende « from the mouth
of the Yang tsï kiang along the sea-coast to the south boundary
of Che kiang », mentre il vertice è in Kiang si. Il dialetto più
noto di questo tipo è quello di Shanghai. In quello di Amoy
454rimangono ancora g dž dz e b, in quello di Fukien o Hokkien
g ž e b, e b- corrisponde a m- o w- degli altri dialetti.

Infine anche nel Tibetano si è prodotto il mutamento delle
sonore in sorde, per es. bu figlio : dialetti orientali pu. Interessante
è notare che a bu-pho figlio : bu-mo figlia corrisponde nel
Kotto fu-p figlio : fu-n figlia.

Tib. dža = Siam. tšʻa =. a. Cinese dža, Shanghai dzō,
invece Punti (Canton) tšʻā.

Devo però avvertire che in molti casi la mancanza delle esplosive
sonore non significa punto che esse si siano mutate in esplosive
sorde. Una lingua arcaica del gr. Siamese, ora estinta, l'Ahom,
possiede le esplosive sonore o semi-sorde b e d, le quali però non
sono rappresentate da p e t ne da ph e th nelle lingue consorelle
Khamti e Shan, bensì in questo modo :

tableau ahom | b | khamti | shan | w | nasalizz | m

Nel Shan « the uneducated frequently pronounce m as if it
was b » (è invece un b conservato). Le forme nasalizzate e non
nasalizzate si scambiano frequentemente, ma nel Shan prevale l
e nel Khamti n. Talvolta è l'Ahom che presenta la nasalizzata,
per es. niu (anche Shan) = Khamti liu dito. Lo Siamese conserva
il d. Ed ecco ora alcuni esempi.

Ahom  : Kh. e Sh. dire — Ahom bān : Kh. e Sh. wān,
Siam. wān sole, giorno — Ahom bān : Kh. mān, Sh. wān e mān,
Siam. bān villaggio — Ahom bau : Sh. wau e mau a youth—
Ahom blåk : Kh. e Sh. måk fiore.

Ahom dau : Kh. nau, Sh. lau, Siam. dau stella — Ahom dün :
Kh. nün e lün, Sh. lün, Siam. düen luna — Ahom din : Shan
lin, Siam, dīn terreno — Ahom  : Kh. , Sh. , Siam.
buono — Ahom dip : Kh. nip, Sh. lip vivo.

Nell'Ahom trovasi anche la sonora , che è rappresentata
da y nel Khamti e Shan, mentre in altri casi al y di queste
corrisponde, con nasalizzazione, ń nell'Ahom ; per es. Ahom džau
= Kh. e Sh. yau essere completo, finito, Ahom ńüng = Kh. e
Shan ying, Siam. ying donna, femmina.

522. Secondo Conrady il mutamento spontaneo delle sonore
in sorde sarebbe avvenuto per questa via : g > gh > kh opp. k.
In tutto il suo libro egli parla di « Spaltungen » della media in
tenue e tenue aspirata (pag. 65, 83, 91, 117, 133,151,153, ecc.),
le quali sarebbero equivalenti e si scambierebbero liberamente
tra loro : Birm. tup = thup legare, Siam, păn teilen = fán da
455*phán klein schneiden, Cin kai = dial. Punti khoi coprire. Non
credo che le leggi fonetiche consentano di ammettere tale equivalenza
in condizioni identiche. Edkins (Introd. 185 seg.) faceva
dipendere la doppia forma dall'accento : il primitivo gio ‘a bridge’
sarebbe divenuto khiau nella maggior parte dei dialetti moderni
« because it is in the Hia pʻing tone class », mentre gio ‘a sedan
chair’ sarebbe divenuto kiau « being in the Hia cʻhü tone class ».
Al che Conrady osserva : « Wenn das aber nur nicht ein Schluss
der Art, post hoc, ergo propter hocʻ ist! ». Forse k deriva direttamente
da g come kh da gh. Il mutamento di g in gh sarebbe
più antico, quello di g in k più recente.

Ma secondo Conrady le sorde possono provenire dalle sonore
anche in modo non spontaneo, per via combinatoria, come indicheremo
ora brevemente esaminando la formazione del causativo-denominativo
studiato in modo magistrale dal valoroso indosinista.

523. Nel Tibetano il transitivo può avere le seguenti forme.

1. Intransitivo con iniziale, sonora con o senza prefisso ã-
(talv. m-) : Trans. con prefisso s- (talv. r- o z-) ; per es. gab-
stare nascosto : s-gab- coprire, ã-gul- muoversi : s-gul- muovere.
Senza prefisso 44,. con prefisso 20, totale 64.

2. Intransitivo come sopra : Trans. con iniziale sorda o sorda
aspirata ; per es. za- mangiare (zo, zo-s mangia !) : ã-tsho- e g-so-
nutrire, ã-gum- (perf. gum) morire :, perf. b-kum, imp. khum uccidere.
Senza prefisso 28, con prefisso 17, totale 45.

3. Intransitivo con tenue aspirata iniziale : Trans, con s +
tenue oppure con tenue (forma mista, cfr. II) ; per es. ã-phel-
accrescersi : s-pel- aumentare, ã-khod- sitzen : perf. b-kod setzen,
gründen. Con s- 27, senza 20, totale 47.

4. Forme miste : Intransitivo con media e Trans, con s + tenue
(cfr. II), 7 ; Intransitivo con tenue asp. e Trans. con s + media
(cfr. I), 3. Totale 10.

Abbiamo dunque (scegliendo la gutturale per iniziale) :

tableau intr | trans

Ma secondo Conrady i tipi originari del causativo sono soltanto
quelli qui indicati con I e II. Il tipo kh- intransitivo avrebbe
acquistato tale valore nella proposizione passando dal transitivo
per il tramite del passivo-riflessivo (come, per contro, ã-g- da
intransitivo divenne transitivo). Quanto a s-k-, che parrebbe essere
un doppio causativo, sarebbe piuttosto una forma intensiva o perifrastica
derivata da k- (o da kh-, non essendo possibile skh- ?).456

Conrady poi procede oltre e ritiene che all'unica forma dell'intransitivo
(g-) non se ne contrapponessero in origine tre, bensì
una sola da essa derivata mediante un prefisso (s-g-). Da sg- per
il tramite di gh- si sarebbe avuto tanto kh- quanto k-. Ora qui
è difficile seguire in tutto il Conrady.

Ammetto senza difficoltà che la tenue aspirata proviene in
molti casi dalla fusione del prefisso (in forma di spirante) con
l'iniziale, cfr. s-lad-pa mescolare con cosa peggiore : lhad-pa
cattiva mescolanza (propr. h-lad-pa, cfr. in Greco ῥήτωρ trascritto
in Copto hrētōr e in Latino rhetor, Hess IF. VI 133) ; ma come
si spiega la coesistenza, per es., di stabs maniera > thabs occasione,
forme che si leggono nella medesima opera ? Forse accanto
al prefisso s- del causativo si deve ammettere h- come nel Semitico.
In tal caso hhal ‘carico’ non deriverebbe da s-gal id., bensì
da *h-gal. Io poi non mi so persuadere che kor ‘rotondo’ derivi
da s-gor- (v. s.).

La conclusione cui perviene Conrady (pag. 85) è estremamente
inverosimile, come io già dichiarai in U. pag. 214 seg. : le lingue
indocinesi avrebbero posseduto in origine unicamente suoni sonori,
e tutti i verbi transitivi sarebbero secondari derivando da intransitivi
con iniziali sonore. Perchè sarebbero mancate le consonanti
sorde, che non mancano in nessuna lingua del globo ? Perchè
primitivi sarebbero soltanto i verbi intransitivi, contrariamente
a quello che noi abbiamo affermato al § 268 ? Come si vede, si
va incontro all'assurdo.

A pag. 159 ho già accennato che in molti casi le sorde sono
primitive e, viceversa, le sonore derivano dalle sorde per influenza
di un prefisso nasale corrispondente appunto ad ã- del Tibetano.
Anche il mutamento delle sorde in sonore nel verbo negativo del
Cin mer. fu senza dubbio prodotto da un prefisso nasale divenuto
latente, per es. ka sit-ü io vado : ka zit-nü io non vado. Secondo
Fryer la particella negativa è appunto una nasale, che può precedere
il verbo o seguirlo, o precederlo e seguirlo insieme. Un
esempio caratteristico ci è fornito da Khyeng kon aver tempo :
gon non aver tempo (Conrady 126 considera erroneamente il primo
come causativo del secondo).

524. Se lasciamo da parte le ipotesi per attenerci ai fatti,
troviamo forme di causativo-denominativo con iniziali sorde e di
intransitivo con iniziali sonore o derivate da sonore.

Il tono distingue la qualità delle iniziali originarie
anche quando queste sono mutate, poiché alle antiche
iniziali sonore e alle loro posteriori modificazioni si accompagna
457il tono basso, alle antiche iniziali sorde e alle loro posteriori
modificazioni si accompagna un tono più alto ; per esempio :

mutamento spontaneo > ghà > khà opp.

mutamento combinatorio sgá ghá khá ká

E ora darò alcuni esempi del causativo senza prefissi apparenti,
traendoli dall'opera del Conrady.

1. In primo luogo vengono le forme che appartengono al tipo
sonora : sorda non aspirata.

Sunwar bok aufstehen : pok aufstelleu, Bahing bok- : pok- id.,
Vayu buk-ta aufgestanden : puk-ta aufgericlitet (cfr. bukʼ wachen,
bokʼ-ta wach : puk- wecken) — Newari daya essere, stare : taya
fare, collocare, mezzo : tagliare — Vayu dam- esser pieno :
tam- riempire, džikʼ zerbrochen : tšik- zerbrechen — Bahing gīk-
nascere : kīk- generare, gūk- esser curvo : kūk- curvare, džī-to
zerrissen sein : tšī-to zerreissen, dok- fallen : tok- fällen, buk-
geborsten sein : puk-, pwak- bersten — Lepcia dyūk sputo : tyūk
sputare, zak richtig sein : tsak errichten — Cin mer. , di morire :
tük uccidere, Khyeng duu,  : tuu, tükʼu id., ạ-bŏk bianco : pio,
piăk caus. — Kuki džoi(n) vendere : tšon, tšoi comperare.

Si noti che il Bahing dok- ‘cadere’ sta per *n-dok- come
dimostrano le forme Tibetano log- ‘hinfallen’ e Cin. lok ‘fallen,
abfallen’.

Appartengono per la loro origine al medesimo tipo le forme
come Siamese scr. glon pron. kʻlon vacillare : klōn muovere, scr.
gom pron. kʻom curvato : kŏm beugen : scr. dăp pron. tʻăp capanna :
dam secondo C. da *tam coprire, e similmente scr. bōi pron. pʻōi
castigo : bōi da *pōi percuotere.

2. Seguono le forme che appartengono al tipo sonora : sorda
aspirata.

Tibetano occ. bap- scendere : phab- far scendere, be- aprirsi :
phe- aprire — Newari džor andare : tšhor spingere, dong aufstehen :
lhong aufstellen (Tib. s-long- erheben, cfr. Mon s-lung erhaben,
hoch) — Vayu dam perire : tham- perdere, duk muoversi : thuk-
muovere, dum diventare : thum caus., dong arrivare : thong- caus.,
bekʼ entrare : phek- introdurre, bokʼ nascere : phok- generare —
Garo bekā spezzato, bāk metà : o-phākā spaccare — Kaciari (Bodo)
beng gerade werden : pheng gerade machen.

Si noti die il Newari dong ‘sorgere’ sta per *n-dong come
dimostrano le forme con l.

Appartengono per la loro origine al medesimo tipo le forme
come Siamese scr. dāi pron. tʻāi libero : thăi liberare, scr.
458pron. pʻŭ piaga : phu marcire, scr. găm pron. kʻam boccone : hăm
tagliare a pezzi (Tib. kham boccone), scr. găb pron. kʻăb stretto :
hăb, hŏb chiudere.

Credo che appartengano a questo tipo anche le serie come
Newari kan raccontare : kha racconto, tong bere : thva, tho
bevanda, Lhota fū-ālā pesare (e-fū peso) : e-fhū bilancia. Conrady
inverte l'ordine (kha : kan ecc.) e collega queste serie al I tipo
(Siam, kʻom : kŏm).

3. Caratteristico del Birmano è il tipo sorda non aspirata :
sorda aspirata.

Birm. kya fallen : khya fällen (Tib. gyel- : s-gyel-) — kyap
dazwiscben stecken : khyap einscnieben — tsut zerrissen sein :
tshut zerreissen — martello : thu martellare — pri esser pieno
o completo : phri riempire, compiere — pyak esser distrutto :
phyak distruggere — pok essere traforato : phok traforare —
luat, lūt esser liberato, esser libero : lhuat, lhūt liberare — lut
tremare : hlut o lhut scuotere — ńī essere uguale : ńhi uguagliare
nok trübe sein : nhok trüben.

4. Tipo con sorda non aspirata in ambedue le forme, ma con
tono basso : alto.

Cinese antico gik morire, sfinito : kik uccidere, dial. Punti kìk
sfinito : kík uccidere, Hokkien kèk : kék id. La sonora iniziale è
conservata in giuh ‘Ende, erschöpft’ del dialetto di Shanghai.

5. Vi sono anche altre forme sporadiche, come Magari gūm-čo
krumm : ghum-ke sich bücken, Vayu im- dormire : hem- addormentare,
yep scharf sein : čhop- schärfen, ram fürchte ! : χam-to
schrecken.

525. Studieremo ora le iniziali prendendo in esame alcune
parole comuni alla maggior parte delle lingue indocinesi.

Nella serie gutturale è frequente il mutamento in palatale o
sibilante, donde talvolta si perviene fino alla dentale. Da kh per
il tramite di h si arriva al dileguo totale.

Cane. — Tib. hhyi dial. khi, Murmi Gurung na-ki = Taksya
nā-ga, Kanawari hhúi, ecc. — Magar čiu, čü, Rong ka-džu, Thami
ku-ču, Cingtang ko-ču-wa Balali ko-ču-ma, Bodo sŭi-ma Mech
sei-ma, Dimasa ši-ša (= New. khi-ča, Manyak k-ša), Tip. sui,
Chutiya ši, Garo a-ča-k (cfr. Bhramu a-kyā), Sema a-tsü Kezh.
e-tsü, Chungli a-za, Thuk. pf-zā, Yach. čē-nu, Tamlu ši, Sopv.
u-si, Kabui si-rū (cfr. Lhota fhū-rrō), Arung se-ttei — Khoirao
thi, Maram a-thī (e a-čī) — Empeo hē-tē ; Angami u-hē, Rengma
te-hi, Khari a-i = Hati G. a-hi, Banp. Mut. hi ; Nams. (prob.
Lohorong hūʼ-wa) =. Khangoi , Phadang kwī = Chairel hwī,
459Meithei hūi. gr. Kuki wūi, ui, wi — Tangkul fa, Angami te-füh,
Lhota fhū-rrō.

Iniziale primitiva kh (non k), onde si spiega la riduzione a
h e il dileguo. A questo kh corrisponde nelle lingue caucasiche
χ, per es. Kajtach χua = Thociu khwa, Kubaci χve = Birm.
khwē, Agul χui = Kanawari khui, Tabassarano χu = Nams. .

Casa. — Tib. khyim dial. khim, Takpa khēm, Sunwar khi,
gr. Khambu khim, Kanawari khim, ecc. — Gyarung čhēm =
New. čhẽ, Darmiya čim Rangkas čyam Mane, čum (= Bunan
kyum), Tamlu Moj. čam, Tang. šim Phad. sim Mar. čim — Murmi
tim, Gurung dhĩ, Cepang tim (accanto a kyim) — Horpa hyō,
Limlu him, Banp. Mut. ham, Nams. hūm, Mikir a-hem, Chairel
him ; Magar im, gr. Kuki in (Anal anche ēm) = Taungtha ecc.
īm, Birm. im — Moshang yim, yüm, Meithei yum.

Cfr. VII Medio Sahven : Mong Lwe kim, Angkú him villaggio ;
IV a. Ted. heim casa, dimora, Got. haim- villaggio, Pruss. kaimi-
id., Lit. kaima- fattoria, Sanscr. kšēma- dimora. L'iniziale indocinese
è kh come in ‘cane’.

Dieci. — Angami kerru, kerr, Empeo garēo, Arung kerou,
Maram kerō, Kwoíreng karyū, Mikir krē-, Khami khrā-sʼa
Sopv. Kezh. čiro, Rengma serr, Khoirao sarā, Chairel šurū-k
Phadang Khangoi tharrā, Meithei tarā, Ao ter, Chungli terr,
Lhota tero, taro, ecc.

Stella. — Tib. s-kar-ma, Horpa s-grē, Manyak krah, Kanaw.
kar, s-kar, Mru kere, Kami kar-si, ecc. — Gurung sārā, Sunwar
sorru = Bahing sorū, Chour. soru, Thulung swar, Dimasa hā-srāi,
Tangkhul sirā, Phad. sar-hā, Maring sora-wa — Murmi Magar
tārā, Rangkas tār, Giang. tarā, Bodo ha-thor-khi, Dimasa hā-trāi,
Koch tārā, Lalung phan-darā.

Il tipo tārā corrisponde a Sanscr. tārā, VII tara o tala in
Kobe mo-tala = Gurung mu-sara, Solor pa-tala, Motu bi-n-tala
(cfr. Lalung pha-n-darā), Bima n-tara, Endeh n-dara, Mafor
a-taruwa (cfr. Dimasa hā-trāi, hā-srāi, Maring sorawa).

Naso. — Garo na-kung, Maram na-kang, Mru nā-kong
Tableng nā-tieng, Mulung na-teng, ecc.

Piede. — Thado kēng, ecc.. — Tengsa ta-čing, ecc. — Bodo
a-theng = Mikir a-keng ; e qui va probabilmente il tin ‘piede’
del gr. Siamese.

526. Nella serie dentale è pure frequente il mutamento in
palatale o sibilante. L'assibilazione appare spesso indipendente
dalle vocali e prodotta da th per il tramite di ϑ, che è così
comune nel Birmano.460

Acqua. — Tipi comuni di, dūi, con la sorda ti, tūi — Garo
1 e 2 tšī = 5 , Koch tšī = Konch , Chutiya džī = Angami
dži e dzü, Rengma dzü (dial. ), Sema ā-zu, Kezh. e-džü, Nams.
džo, Chungli tza — Sopv. u-za, Khari e Mongsen a-tsü, Hati G.
a-tši = Miri a-si, Dafla i-ši dial. e-si, Mishmi 1 ma-dži, 2 ma-tši
(ma 3 ), Dhimal tši.

Notevole il Maring yūi = Kabui e Khoirao dūi. — Qualche
incertezza nasce dalla presenza di un tipo parallelo con gutturale :
Thuk. kih Yach. kyē, Thaksya kya, Gurung Murmi kui, Khaling
, Aka χu, ecc. Il tipo con dentale va con VII Nahang o Suk
do, So doi, Pen. di Malacca doh, due, diau, con la sorda tēu,
bi-teu, ba-tiau, Annam. thuy, ecc.

Morire. — Lalung thi = gr. Kuki thi, Bodo thoi, Dimasa
thēi, Garo 4 tāi-, Ahom ecc. tai — Tib. ši, Newari si, Gurung
Murmi Magar Toto si-, Dhimal sī-, Thami Yakha Khambu siyā,
gr. Kanawari si-, ši-, gr. Assam sī-, Garo I e 2 sia, Koch ši,
Chutiya tši dial. si-, Angami .

Nella parola ‘ferro’ oltre al solito mutamento di t- in th-
e s- si trova anche il mutamento in dž- e y- (cfr. il trattamento
dello l-).

Ferro. — Angami the-zhi = Rengma ta-g(h)i, Mishmi M.
ten-gri, Kabui tan, Maring thar, Dafla yo-dar, gr. Kuki t(h)ir,
Anal thal — gr. Khambu sel, gr. Bodo sil, sēr o šēr, Lalung
sar, Khoirao san-gri, Andro sēn, Sengmai sēl — Nams. zān e
džān, Banp. džān — Moshang Mulung Tableng yān, yan, Tengsa
yin, Lhota yon-čak Miklai un-čak, Chungli īn, Khari a-yin, Hati
G. džā-yen.

Takpa lē-kh = Khamti lē-k, Ahom li-k, da *slē-k e *sli-k ;
cfr. Turco Osm. tseli-k ‘acciaio’ accanto a Mangiu sele ‘ferro’,
Less. 252.

tableau sema | kezh | empeo | arung | ferro | āghi | ezü | hēgē | hegei

Non mancano esempi di t > r. Nel Tibetano, per esempio, il
suffisso del locativo -tu suona -ru dopo vocale (de-ru dorthin).

527. Il d- corrispondente a l- oppure r- non si muta, come
pare, in t-. Le corrispondenze dello r- offrono poi particolare
interesse.

Dare. — Gyarung da-vo ; Bunan da-u, Rangkas Darmiya
Ciaud. — Garo 3 lā-u, Chutiya la-re ; Banp. lā-ka, Konch
461lā-khau, Moj. lā-bu, Nams. lā-hē — Kanawari ra-n-, Kanashi
rā-ṭ, Manc. rã-u, Ciamba ra-ṇ-ḍī — Dimasa ri, Tip. ru-di, ro-di,
Garo 2 ro-nʼā — Bodo , Mech hu, ho, Garo 1 o-nʼa, 3 hu-nʼnā,
Koch ho-n — Singpho  ?

Per r > h nel Bodo vi sono molti esempi : hom = Tipura
rom, Lalung ram, Hojai rem, Dimasa rim afferrare ; = Tip.
ri, Dimasa veste ; ukhui = Dimasa Hojai hukhri, Garo okhri
(Tip. ukhu) fame ; begeng = Tip. bekreng osso, ecc.

Si noti che il Kabui ha lan oppure ran ‘ricchezza’ ma soltanto
ka-ran ‘sua ricchezza’, essendo la liquida divenuta intervocalica.

Venire. — Rong di, Balali dā-ba, Loh. dā-be, ecc. — Dhimal,
Gyami , Manyak le-mo, Toto lē-lē, Gurung la-go = Meithei
lā-ku, Giang. la-u, Shonshe lai-wa, Lushei lō-kal, Cinbok la-ou,
Yawdwin lå-pyi, Shö lō-we, lo-e, Birmano (e lā-ḥ per *lā-s
vieni !) — Magar rā-, Thami raā, Bahing rā- ; Bunan ra, Rangkas
ra-, Darmiya rā-, Ciaud. Byangsi  ; Garo 1 e 2 rēʼ-bāā, 4
rāeʼā-wā ; Chungli ā-ru-, Khari ra, Hati G. roh, Lhota e Miklai
roā, Yach. a-ra-m-, Nams. ka-rō (= Moshang N. kā-lo), Khoirao
rā-le, Tangkhul kha-rā (pref.), Phadang t-rā-, Maring ār-wā =
Hiroi arr-bāng — Garo 1 ēʼ-bāā.

L'imperativo è identico a VI Telugu vieni ! Il medesimo
elemento è contenuto in Angami vo-r venire : vo andare,
ke-r venir giù : ke andar giù, ecc., poi negli imperativi come
Kanawari džā-rā vieni !, zā-rā mangia !, Lushei ecc. pe-ro dà !
Cfr. il Greco δεῦ-ρο (vieni) qua ! Less. 368.

Piovere. — Lushei ru, Lepcia rūa, Bahing rwā-, Birm. rwa
piovere ; Mikir arve pioggia — Thado e Siyin yu, Cin mer. yōō
da *rovo, Cinese piovere.

Cfr. da una parte VII Maewo e Merlav reu, N. Guinea 18,
31-33 ga-rewa pioggia, dall'altra II Suk Nandi robo-n piovere,
Suk ka-robo-n pioggia, Nandi rob = Som. rōb, Afar robe id.,
Galla rob- piovere, Kamasia ko-roi-ta, Hausa rūa = Lepcia rūa,
Nuba KD. a-ru, a-rwi = Mikir a-rve pioggia. In questa serie
è pure interessante notare il generale affievolimento del b in w
in posizione mediana.

Osso. — Tibetano rus-pa, mod. ru-ko, Serpa rū-ba, Manyak
rū-khū, Lushei a-rū-k, Manip. sa-rū, Bhut. rū-tok, Mikir ri-pi,
Vayu, Naga — Cin. mer. yo, Birm. .

Probabilmente rus- è identico a Maleop. duṛi, ruṛi ‘osso,
spino’. Altrove l'iniziale è l, per es. Tamil e-lu-mbu osso, V
Finnico , Samojedo ly. Però v. pag. 362.462

528. Nelle parole che seguono il suono fondamentale è l,
mutato qua e là in r oppure in d. Notevole il mutamento in dž-oppure
y-, seguito quest'ultimo dal dileguo totale.

Lingua. — Vayu , Kanawari , Lushei lei, Purum lai, ecc.
— Dafla , Garo 1 e 2 srē, Kabui barei — Dhimal dē-tong,
Mikir a-dē, Mru dai — Chutiya či — Tableng yi, Tamlu ye,
Rengma ī, ingi, Miri ai-yō (cfr. Dafla e ai-lyi).

Pesante. — Lepcia , Vayu līs-to, Cepang lī-to, Birm.
Lushei rīt (Shanda ru e Manipuri ru-m non concordano nella
vocale) — Kami e Cin mer. .

Quattro. — Takpa pli, Mulung pili, Siyin , ecc. — Manyak
rē-, Giangali pari, Aka firi, Mishmi D. ka-prei, gr. Bodo biri,
bri, Meithei mari, Chairel murī — Gyarung ka-dī, Dhimal di-ā,
Angami d-ā, Sema bidi, Kezhama pedi, Empeo Arung Kwoireng
ma-dai Maram mu-dai, Kabui Sopv. ma-dai (cfr. anche Tangkhul
ma-ti, Phad. ma-theu, Khangoi ma-tlī) — Tib. bži, Toto dži,
Chutiya mu-tši, Rengma pezi, Ao pez-a Chungli pezü, Lhota mezü,
Miklai medžo, Thuk. mezhe, gr. Siamese si, ši, Cinese ssï, Gyami
— Newari pi, Pahri pi-, Bhramu bi, gr. Kanawari , Miri
a-pi-, Mishmi C. ka-ppi, Yachumi phi, Andro pi-, Cinbok phi,
Yawdwin pyi, Yao piei.

Che ? — Darmiya kha-lī = Meithei ka-ri, Khoirao ka-di,
Ang. ke-di-po — Ciaud. Byangsi kha-i, Giang. hā-ii, Dhimal ha-i,
Singpho ma-kha-i (da *ma-ka-di, cfr. Singhalese mo-ka-da
Andam. Bale mia-ka-t id.).

Mano. — Tib. lag-pa, Bunan lag, Thami lāk, Takpa , ecc.
— Mishmi M. — Nams. dāk — Garo 1 e 2 džāk = Koch
džāk, Garo 4 e 5 tšāk = Konch tšāk, Banp. Mut. tšāk — Tipura
yāk = Tableng yāk, Mulung yak, Gyarung ta-yak, Mojung yik,
Moshang yók-phā = Mishmi M. yo-p, Dimasa yao, iyā = Lalung
iyā (e džā), Gyarung yo, Murmi .

Piede. — Khambu e Kulung long, Balali lāng e lākʼ, Lohorong
lāng, Tamlu , Mru k-long — Mishmi D. m-g-rung — Nams.
, Koch dū-theng — Garo 1 džāʼ 2 džāʼ-pā, Thociu džā-kō,
Lalung džā-thang Konch džā-ṭeng, Banp. Mut. tša — Tableng ,
Mojung yo, Moshang yā-pha = Garo 4 tšā-pa, Tipura yā-kum
= Garo 3 tšā-kam, Dimasa iyā-ka, yē-ga.

529. Da p o b si passa a w o v, e talvolta le spiranti si
mutano in h davanti alle vocali o u, oppure scompaiono interamente.

Maiale. — Tib. phag, Limbu phag, Kiranti bhag o bhak,
Mikir Mru phak, Cepang piak, Takpa New. phā ; Sunwar phō
463Magar wak = Birm. wak, Sak vak = Lushei vak, Manyak
= Singpho , Horpa  ; Cin sett. wök mer. , Naga the-vo,
Sbandu  ; Kami ōk — Meithei ōk.

Cfr. III Udo bo̥q, Kürino wakkχ, Agul vuakk, Buduch vaak,
IV Tedesco bache, VII Figi vuaka, Nengone puaka, Fate wago,
inoltre Chirin bagu e Mandarese bagi, Less. 187.

Ventre. — Rong ta-bōk = Tengsa ta-buk, Chungli te-pok,
Lhota o-pōk Miklai a-pak, Yach. pok, ecc. — Sema a-pfo
Banp. wok, våk, Mut. vok, Nams. wak, vok, Moshang vak, Kezh.
me-vo (= Thuk. mi-po), Angami  ; Garo Koch Konch ok, Tip.
bo-hok suo ventre, Dimasa , Tangkhul wuk > Phad. Maring ūk.

Qualche incertezza nasce per la presenza del tipo con nasale
finale : Lushei pum, Aimol won Hallam von, Kabui buṅ ;Less. 380.

Venire. — Yakha a-bā, Sangpang ecc. bā-na, Balali dā-ba,
Ciamba a-bī, Garo i-bāā e rēʼ-bāā = Hiroi arr-bāng — Maram
Kwoireng pā-lo, Sunwar pi-u = Bahing pī-wo, Dumi Rai piā
Vayu phi, Limbu phe-rē, Konch phāy, Angami phi ; Bodo fai
Mech foi, Lalung fi, Dimasa fai = Garo 3 fai, Tip. fai-di
Angami vo-r ; Newari,, Khangoi wā-lo, Maring ar-wā, Anal
a-wā-wā Kolren a-wā-yē ; Mikir Empeo wang = Mru wang,
gr. Kuki hong-, Aimol a-yong.

Probabilmente sono confuse forme di due verbi diversi, uno
con b (> w) e l'altro con p. Nello Angami troviamo il seguente
parallelismo fra ‘andare’ e ‘venire’ :

tableau vicino | fuori | su | giù | ai campi | on the level | andare | venire

La forma hong- del Kuki equivalente a wang fa pensare che
possa spiegarsi in modo simile il Kuki ecc. dente.

Dente. — Tib. so (Ladakh so e so-ga), Horpa syō, Thociu
swē Gyarung ti-swè, Murmi swā > Gurung sa, Toto si, Dhimal
si-tong, Thami suwā Bhramu swā, Manc. tshoā Ciamba tshuā,
Bunan soa Giang. svā, Darm. Ciaud. , Mishmi 3 tsī e sī-pā,
Mikir a-so, Andro šo, Sengmai šoa — Takpa New. , Garo ,
wā-gām, Tip. buā (b-uā suo dente ?), Konch phā, Chungli te-po
Khari ta-phā Hati G. te-fā Tengsa ta-phu, Tableng Tamlu Mulung
phā, Nams. , Banp. dial. , Mut. , Moshang dial. ,
Singpho  ; Rong ā-fo, Kezh. e-fü, Garo 3 fā-tong — Limbu
e hā-bo, Yakha , Dafla e-hi (dial. fig), Lalung = Koch
ā, Bodo Dim. hā-thai = Chutiya hā-ti, Angami hu, ho, Sema
464a-hu, Rengma hāh, a-hē, Lhota o-ho Miklai a-ha, Thuk. Yach.
, Moj. hā-o, Kabui ho, Sopv. u-hū, Tang. Phad. , gr. Kuki .

Non è facile l'analisi di queste forme. Probabilmente vi è
connessione col verbo ‘mangiare’ : Tib. za- imp. zo, Konch ecc.
, Chutiya ha, Mishmi = Mulung , ecc. Da soa si avrebbe
swā donde, per il tramite di *hwā, deriverebbero le forme e .
Ma restano non poche difficoltà.

Uccello. — Tib. bya, Purik , Baiti büu, Dänj. phya ; Takpa
pyā, Gyarung pyē-pyē, Limbu , Thulung čak-pu Chour. čak-bwa,
Khaling sal-po Dumi sal-pa, Kanaw. pyā, Darmiya si-pyā, Giang.
bbā (cfr. bvā gallo), Mishmi C. pyā D. m-piā, Chairel phū, Sairang
bāh, Hiroi pa-wā — Banp. fā-uo, Rong fo — Cingtang Rodong
wa-sa, Cepang , Mishmi M. , Angami vö-dzü (= Kezh.
pfü-džü) gallo, Chungli o-za Thukumi u-zā = Tableng aw-hā
(: āw-pong gallo), Lhota wō-ro, Mojung ou, Mut. ō, Nams. vo,
Moshang , Mikir a-vo, Tang. vā-no Phadang wā-nau, Maring
, Singpho , Khongzai wa-ča Thado va-ča, gr. Kuki , va,
Lushei sa-va, Khami ta-wa, ta-wō, Dimasa ta-o, da-o, Garo 4
ta-o 5 ta-oa, Chutiya du-wa (: du-fā gallo), Mru , Birm. u.

Dare. — Gurung pin Murmi pin-go, Toto pi-čā, Dhimal pī-li,
Thami piyāng Limbu pi-rē, Yakha pi-, Khambu ecc. pi-, Bhramu
py-ū, Thaksya pi-no, Mishmi pī-šu, Angami pi, Lhota pī-ā Miklai
pi-yā, Banp. phā, Mikir pī-, Empeo pē-, Arung pe-lao Khoirao
pi-lē, Sopv. pi-, Maram Kwoireng Khangoi pi-lo, gr. Kuki =
Mru — Sharpa bin (Dänj. phin), Takpa , bin, New. bi-u
Pahri Rong bi, Dumi Rai bi-ngā, Cepang būi ; Dafla bik- Miri
bī-, Mishmi ha-bā — Giang. vai, Aka ve.

Battere. — Murmi pungo, Kusunda pung-bogo, Mishmi M.
pong-, Meithei phū, Ahom po Khamti — Rong būk, Bodo bu
Tip. bu-, Chutiya bo, bong-, Sema bu, Empeo beo-, Kabui bai-nā,
Anal a-bū-ma — Angami , Rengma vü-, vū-, Arung vu-, Khoirao
wū-lē, Khongzai a-wa-tā pres. -wē, Thado vo-tan(gu) = Sairang
vo-thāng, Siyin vā-to = Nams. vā-to, vā-t-, Lai vē-ḷ, Lushei vua
e ve-l = Purum wē-l, Aimol a-vē ; Kom wūk = Rong būk.

530. Per indagare le corrispondenze del Tib. s- torna opportuno
l'esame del pronome interrogativo ‘chi ?’ = Tib. su. Magar
Newari Bunan Khari su, Horpa Takpa Manyak Gyarung e Vayu
, Bahing Thul. Dumi syū, Sunwar su-me, Thami su-guri, Giang.
su-ngi-mai, Khoirao sū-o, Bodo su-r = Mech so-r, Angami so-ā
e so-po. Poi con palatale abbiamo : Dhimal a-šu = Chour. a-ču,
Lhota o-čo. D'altra parte abbiamo anche Maring hu-we con h,
poi Mutonia e Banpara o-ve, Moshang yu-va (dial. u-la), Moj. o.
465Infine con t Kezhama tu-o = Khoirao su-o, Pankhu e Purum
a-tu, Hallam , tū-mâ.

Le forme precedenti hanno la vocale u, talvolta o. Vi sono
anche forme con la vocale a. Accanto a su-r il Bodo ha sa-r
= Koch sa-ra gen. sa-ne, Garo Chutiya e Rodong , Gyami
syā, Tip. sa-bo, Yakha i-sa, Balali a-sā e a-sā-lo, Rungc. sa-ng.
Con palatale : Mishmi D. šā ; Hati G. čyā, Garo ča-ng, Lalung
ča-ra, Empeo Arung ča-olo. Anche qui forme con h : Toto e Limbu
, Bhramu ha-i, Kanawari ha-t ; quindi Manciati Ciamba a-ri.

Restano alcune forme con vocale i, talvolta e. Tengsa si-nē,
Khambu e Kulung ā-se, Miri se-ko, Pahri se-lā. Con palatale :
Ciungli šī, šī-ba, šī-r, Dimasa še-rē ; Lhota o-či. Forme con h :
Dafla , he, Gyami hi-mē.

Aggiungo il confronto con alcune forme del pronome ‘che ?’ :

tableau chi | che | tib | pahri | horpa | dhimal takpa | mojung | magar | aimol

Kanawari ha-t : ta-t, Ciungli ši-ba : ke-či-ba, Newari su : čhu,
Gyarung  : thū, Khambu a-se : u-e, ecc. Per Aimol i-mo (Purum ī)
cfr. Khami a-ti-mo Banp. te-m e Gyami hi-ma, Tangkhul khi che ?

Sorprendente è l'accordo con le lingue del Caucaso :

tableau indocinese | caucasico | takpa | dhimal | ciungli | avaro | chürk | hati g | dafla | kürino

Alle concordanze partecipa anche il Basco coi temi so- e se-
(pag. 121), e in particolare se-r coincide col Dimasa še-re e prob.
se-in col Tengsa si-ne.

531. Davanti a nasale e liquida s- si muta spesso in h- che
poi si suole trasporre.

Naso. — Tib. sna, Giangali sinā, Andro sana-utī, Sengmai
san-ung — Newari hnā-s(a) e hna-ku, opp. nhā-sa, Mishmi D.
hnyū-gom (e hanā-gam), Magar nhā, Dhimal nhā-pū, Rengma
nhi-kå, Kezh. nhu-kā, Lushei nhā-r, ecc. — Murmi ecc. .466

Giorno, sole. — Lepcia sańi, Wassu te-šni giorno — Newari
hni, Angami ki-nhi giorno = Shö kḁ-nhi sole — Gyarung ki-ni
= Hiroi ki-ni, Kom ka-ni, Lushei ecc. ni sole, Tib. ńi-ma id.

Maturo. — Tibetano smin-pa maturare, smin-po maturo —
Newari hnin, Khari te-nhing, Lhota e-mhe, mhen-, Birm. mhań
pron. mhë, Haka hmin, Kumi, mhun, Taungthu hma, Sgau-Karen
a-mhī, Cin mer. hmyin — Dhimal min-ka, Sgau-Karen me.

Scala. — Tib. skraska > skaska, occ. šraska > šrëka
Birm. lhekā, Cin mer. a-hlauk, Haka hlè.

Interessante è il ritrovare questa parola nel Nicobari nella
forma halāk.

Lungo. — Tib. sring-ba allungare (da ring-ba lungo) —
Gurung hrim-pa o rhim-pa, Thaksya hrim-ba, Waling rhin-bo,
Dhimal rhin-ka lungo ; Gurung rhē-mo lontano ; Birm. rhań, rhë
esser lungo, rhay in die länge ziehen.

532. Interessanti sono le trasformazioni dei gruppi iniziali
composti di esplosiva + liquida. L'esempio più notevole del gruppo
kl- ci è dato dalla parola ‘luna’.

Luna. — Bodo khlā, Haka kla (mese), Shö o Khyeng khlau,
khlō, dial. khra, khro, Angami krö, krü, Kezh. e-krü, Sopvoma
u-khro, Thulung khlē, khlyē, Mikir a-či-klo, a-ši-klo (?, cfr. Maram
si-kō) ; Lai kla-pa = Shandu khla-pu, quindi Banj. tla-pa, Kuki
of C. e Lushei thlā = Langrong ṭhlā, Sairang flā-pa, poi Siyin
thā — Gyarung tsile o tšileh, Horpa sli-kno, Thami čalā =
Bhramu čala-wani, Chour. twa-syāl, Vayu čolo = Lhota čoro
Miklai čara ; e qui va messo il Tib. zla-ba — Mishmi hlo >
lho, Rangkas ecc. lhā — Khambu ecc. , Nams. .

Sorprendente è la concordanza con forme americane ; cfr., per
esempio, Kanawari gol-sáng con Atnah gol-tsei, Ciamba la-zā per
*k(a)la-zā con Khwakhlamayu kala-ža.

tableau lushei | langrong | pankhu | sairang | hallam | luna | correre

Bodo khlā, Siam, klā-n parlare : Tib. zla-ba : Pahi hlā, Newari
hlā-t : Cinese yue-t — Siam, klom rotondo : Tib. zlum-pa ruota,
cerchio : Cin. lün id., yün giro, far girare, Cin mer. lun to be
round — Pankhu tlang e klēng venire, lhūng arrivare, Lushei
tleng id. — Shö klāng uomo, khyāng (1841), khyeng.

533. Nei dialetti centrali e orientali del Tibetano i gruppi
k(h)r, t(h)re p(h)r si mutano in (h) e i gruppi gr, dr e br si
467mutano in . Così dunque si formano delle cacuminali. Esempi :
Lahul ṭad-pa = krad-pa cuoio, scarpa, ṭhag = khrag sangue,
ḍon-mo = dron-mo caldo, ḍhugu = phrugu child, dial. centrale
ṭa = skra capelli, ḍhö-pa e ṭö-pa = grod-pa ventre, ṭung-du
= drung-du davanti, Spiti ṭhon-pa = khron-pa fonte, ḍhi =
gri coltello, ecc. Un esempio importante del trattamento di dr si
ha nel numerale ‘sei’.

Sei. — Tib. drug, Manyak trū-, Manciati Ciamba Bunan trui
— Tib. mod. e Lhoke ḍhuk, Spiti ḍuk > Sharpa ṭuk, Gyarung
ku-tok, Gurung ṭu, Murmi ṭu, dhū, Toto ṭu, Dhimal tu, Khambu
tuk-, Thaksya tu, Kanawari ṭug = Rangkas Ciaud. Byangsi ṭuk
Darmiya ṭuku, Bodo ḍå, Dimasa mā-do, mā-ta, Garo 1 e 2 dok,
5 gai-dok = Tip. kai-dok — Ladakh ruk, Sunwar ruk(u), Bahing
ruk-ba, Thulung ro, ru-, Khaling , Dumi rā-, Aka rieh, Bodo
ṛå Mech -ṛō, Banp. a-rah, a-rok, Nams. i-rak, i-rok, Pankhu
rūk, Ahom rūk, rok, Yang ruk — Mojung luk, Chairel , Siyin
lōk, luk, Cinese luk — Shö soke, Sema tsugwo, saghā, Banp. a-zok.

Il trattamento è in tutto simile a quello che si osserva nel
medesimo numerale del gr. Caucasico, pag. 363 e 201.

Solo nel dialetto Digaru del Mishmi trovo una forma mā-trau
‘vacca’ con tr, e ancora accanto ad essa sta mā-ču. Le lingue
affini hanno forme simili a quest'ultima : Bodo mo-sau, Angami
mi-thu, thāo, Moshang mān-sū (: Nams. mān), Kwoireng ma-to-m.
Però il Tamil mā-ḍu ‘bue, toro’ con la cacuminale sembra
provenire da *mā-dru e quindi da *mā-tru. Cfr. VII So n-tro
(per *m-tro ?) e dro bestiame bovino, Annamito scr. trâu bufalo.

Per il trattamento di br- si noti : Tib. bri (= Tamil varai,
Telugu vrāy, Canarese e Tulu bare), Birm. , Lushei lai, Cin
mer. le scrivere. Tib. s-brul, brul serpente, Manyak bru, Gyarung
ka-bri, Shandu parī da *brī, con perdita del b Lushei rūl, con
perdita dello r Magar bul, Cin sett. pul mer. phå, Horpa phū,
Sak ka-pū, Singpho la-pū, Lepcia , Newari , Sunwar bū-sā
= Cin mer. phå-hsŏ (Kami pā-sou) a cobra, Thociu bū-gi. Molto
alterato il Gyami šrē, cfr. Ladakh šreu = s-preu scimmia.

Per il trattamento di kr- si notino intanto le due serie seguenti :

tableau angami | kri | buy | sema | khi | lhota | ši | mongsen | li

Corno. — Garo korong, Bahing grong, Birm. krō — Serpa
ar-kyok, Cin. kak, Naga kia.

Cfr. Mon grang, dialetti Müöng krin, klüng, Less. 47. Si collega
al noto tipo semitico ḳarn corno.468

534. Il gruppo my del Tibetano classico si muta spesso in
ny nei dialetti, per es. Spiti nyon-pa = class, smyon-pa ‘insane’.
Il Tib. rmyi-lam ‘dream’ è rappresentato nel dialetto di Ladakh
da rmi-lam e nyi-lam. Conrady 157 cita Tib. sńeṅ-ba accanto a
rmyeṅ-ba sich strecken, snag inchiostro : smag- oscuro. Così si
spiegano parecchie forme del nome ‘occhio’.

Occhio. — Gyarung tai-myēk, ta-myēk, Rungc. maāk, Lhota
o-mhyek, Lai, Shonshe myit, Birm. myak — Dafla a-nyi, nyūk,
Mojung nynk, Tengsa te-nyik — Khari te-nik, Chungli te-nak
Hati G. ti-nak, Kezh. nhē-ču, Aka ni.

535. La gutturale finale va soggetta al semplice dileguo.

Mano. — Tib. lag-pa, Thami lāk. Bunan lag, Dafla lāk, Miri
a-lāk, Garo džāk, Tipura yāk, Tamlu lāk Tableng yāk, Nams.
dāk, ecc. — Horpa lhā Takpa , Murmi , Pahri , Thulung
lwā Chour. , Rangkas ecc. , Dafla a-lā, Dimasa i-yā, Lalung
i-yā e džā.

Bunan lag = Rang. Darm. Ciaud. Byangsi come ag =
Manc. Ciamba e Rang. Darm. Byangsi ā bocca.

Però quando, dopo la vocale palatale i, la gutturale dovrebbe
mutarsi in palatale, non essendo questa ammessa in fine di parola,
in luogo di č subentra la dentale t.

Vacca. — Rong bik, Toto pikā (> Dhimal piā Chour. bīa),
Yakha e Lohorong pik — Limbu Rungc. pit, Cingtang Dung. pitʼ
— Khambu piḥ = Bal. pihʼ (abrupt tone), Kulung ecc. , Dumi
Rai bhii = Sunwar bi.

Occhio. — Tib. e Kan. mig, Magar ecc. mik, Waling ecc.
mak — Tableng mak, Vayu mēkʼ = Kabui mhek, Balali mūhʼ
e mūik, Khambu mik-si = Yach. mak-či, ecc. — Nams. mit,
Kwoireng Maring mit Khangoi a-mit, Singpho mīt, gr. Kuki mit
(però Chiru mik, Rangkhol a-mig e a-mit) — Gurung Murmi mi,
Dhimal , Cepang mai (accanto a mik), Thaksya mi, Rangkas
mi, Lalung Dimasa mu = Horpa , Ang. mhi, mhå, Taung. mi.

Si noti che il t si trova soltanto dopo la vocale i, mentre la
gutturale può essere preceduta da qualsiasi vocale.

536. Per indagare le sorti dell'esplosiva dentale -d o -t è
utile un confronto delle forme corrispondenti a Tib. brgya 100
e brgyad 8 :

tableau tib | brgya | brgyad | ladakh | rgya | rgyat | spiti | gya | gyat469

Ecco altre forme del numerale ‘otto’ che presuppongono il
medesimo mutamento : Murmi bre, pre, Pahri tše-, Toto , Dhimal
, Khambu re-, Dumi , Dimasa ma-džai, Chutiya mu-še, Sema
ta-tšē, Rengma te-tsē, ecc. Notevoli le forme come Garo tšet con
e ma anche con dentale conservata. Evidentemente la dentale si
è palatalizzata prima di dileguarsi, cfr. Sairang gait > Khongzai
gēt e ulteriormente Toto . Infatti il Tib. r-god-ma ‘cavalla’
suona goid-ma nel dialetto Sharpa. E si noti che vi sono anche
forme con gutturale finale,come Pankhu riek = dial. riet, Lushei
pa-riek = dial. pa-riat, Banj. pa-rīek = pa-reyet, Anal ta-rik,
Cinese dial. b-(i)ak. Il Birmano ha rhats > mod. šit e šē.

1. Mano. Kanawari gud Kanashi guḍ, Vayu gōt, Cepang
kutt, Magar hut, Maring khūt Khangoi a-khut, gr. Kuki kut,
khut, Thado khot — Sunwar gui Toto kui — Andro ta-khū >
Sengmai ta-hū, Kom e Anal ka-kū.

Come corrispondente del Kanashi guḍ trovasi guṛ nel Manciati
e Ciamba. Cfr. Dhimal khur,

2. Mano. — Tengsa ta-khāt, Hati G. de-khat ; Chungli ket,
Khari ta-khet — Giangali ha-kai = Bodo a-khai, Mech nā-khai ;
Lhota ō-khe, Miklai ā-khe — Yach. Thuk. i-kā, Kong ā-ká.

Parallelo a Dhimal khur è Khaling Dumi Rai khar.

Vi è corrispondenza perfetta col trattamento della parola ‘mano’
delle lingue ugrofinniche. Thado khot = Ostjaco S. kōt (cfr. anche
Kuki kut con Sirjeno-Votjaco kut- afferrare), Tengsa ta-khāt =
Vogulo kāt (Ostjaco I. katt- afferrare, tenere), Chungli ket =
Ceremisso ket. Con le forme -khai e -khe concorda il Sirjeno ke-,
ki, mentre col Toto kui concorda il Cer. koj- afferrare. Infine la
cacuminale del Kanashi guḍ ricorda il suono laterale dell'Ostjaco
katl-, kadl- afferrare, tenere.

D'altra parte con -khai, -khe concorda pure il Dravidico kai,
kei, Less. 28.

Però la corrispondenza più notevole è con l'Andamanese : 1
e 2 gud braccio = Kanawari gud, 4 e 5 kit = Chungli ket.
Probabilmente 3 ir-kit è = Hati Garya de-khat anche nel prefisso.

Correre. — Bodo khăt — Dimasa khai.

537. L'esplosiva p o b media o finale va soggetta al mutamento
in w, come nell'Indoeuropeo e in altri gruppi linguistici.
Ci limiteremo a un paio d'esempi.

Battere. — Danj. tip, Sunwar tup-, Bahing teup-, teub-,
Chour. tūp-tā, Vayu toʼpo imp. toʼpa, Thaksya thop-, Lhota tapa,
Tengsa taphe-t, Singpho dūp, Mru tēpa imp. tēp, Ahom thip,
Siam. thib — Thaksya tāu, Kanashi tou, Miklai tawa.470

Foglia. — Singpho lāp — Dhimal hlāva ; Gurung lau ; Vayu
Mikir Cepang , Tib. lō-ma, Cin mer. — Kami e Magar .

Alquanto distinte sono le forme Bodo hlai, Taungthu , Garo
lē-čak. Cfr. VI Tamil ilai.

538. Lo s finale, frequente nel Tibetano classico, trovasi conservato
nel dialetto di Ladakh, in altri dialetti si muta in j.

tableau ladakh | nas | frumento | čhos | religione | ḷus | corpo | lahul | lhassa

Nel Birmano subentra non di rado , per es. kāḥ = Tib. gas-
spalancarsi, kruiḥ = Tib. s-grogs strick, ruiḥ = Tib. rus-pa
osso, ϑāḥ = Tib. b-tsas-pa figlio, lā-ḥ venire !

Due. — Hati G. ā-nek, Khyau niek — Tib. g-ńis, Ladakh
ńis, Gyarung ka-nēs, Magar Thami nis, Nac. nīs-, Kanawari niš
Kanashi ńiš, Bunan ńis-, Rangkas Byangsi nisī = Sunwar niši
Pahri nisi ; Newari nasi, Birm. nhats — Birm. mod. nhit, Rong
ńat, ńet, Tengsa ā-nnat, Haka pă-hnit — Spiti ńi, Takpa nai,
Toto , Giangali , ecc.

La gutturale primitiva sarebbe attestata anche da Horpa e
Dhimal ngē, Murini ngi, Thociu ngā- ecc., Num. 274. Ma come si
deve giudicare il Bahing e Chourasya niksi ? Il secondo elemento
del Sunwar ni-ši, Byangsi ni-sī ‘due’ si trova anche nel Kanawari
ní-šī noi due, kí-šī voi due, Bahing gā-si, Lohorong anā-čī id.
Il medesimo elemento si trova nel Caucasico, ma la consonante
ora è š o s, ora è χ ; per es. Varkun ni-š-a, Kajtach ni-s-a e
ni-χ-a, Kubaci ni-si e ni-χi noi. Se è primitiva la gutturale
(cfr. Limbu ani-gē, Khari ni-gi-la noi), la forma niksi 2 risulta
equivalente a *nikči da *nikki. Cfr. Aka kši due.

Aggiungiamo alcune forme del 7 che derivano dal 2 o lo
contengono.

Sette. — Darmiya Ciaud. nīs, Rangkas nhisī, Takpa nis,
Gyarung ku-šnēs, Gurung Murmi nis ; Newari nhas-n, Birmano
khvã-nhats — Birm. mod. khvõ-nhīt, Miri 1 kīnit-, 2 kunít-, Ao
tenet, Tengsa thanyet, Tableng Tamlu niyet, Tam. nyet, Mulung
niath, nith, Banp. nat, a-nat, Mut. a-nath, Singpho sinit, Meithei
tarēt, Mru ranit — Horpa znē, Sunwar tšani, Dafla kannī, Bodo
sĭnī, sni, Angami thennā, Mongsen teni, Hallam sarī, ecc.

Cervo. — Lalung mas — Bodo mŭi.

539. Molto interessante è il trattamento delle liquide finali
l e r che concorda con quello delle lingue del Medio Salwen e
dell'Annamito-Müöng. Esse si mutano in n o y o scompaiono.471

Premetto che nel Birmano -l e -r sono spesso sostituiti da
-ḥ (visarga), per es. khāḥ = Tib. m-khal lombo, phāḥ = Tib.
sbal rana, phuëḥ = Tib. sbur-ma loppa, spreu.

Nello Siamese moderno -l e -r mancano e sono mutati in -n.
Nel Cinese, invece, sono mutati generalmente in -t.

Ricorderò ancora che nel Tibetano le sillabe -al -ol -ul vengono
palatalizzate in -äl -öl -ül.

Sole. — Garo 1, 2, Koch, Tipura sāl, Lalung sāl-a ; Chairel
sal — Moshang N. róng-šarr — Bodo, Mech sān, Dimasa šãin,
šēng, Garo 4 rang-sān, 3 e 5 rā-sān, Konch rā-šān, Nams. sān,
Moj. čān-a, Singpho ǧān, Banp. e Mut. rang-han — Mosh. rā-šī
— Chutiya — Thado ni-sā, ni-ša, Sairang ni-sāh, Kuki of C.
ni-sa, Hallam nī-sā, Rangkhol mī-šā, mī-sā.

Probabilmente appartiene alla serie anche Mru tsāt- con -t
come Mech wāt fuoco.

Fuoco. — Garo 1 wāʼāl, 2, 4 e 5 wāl-a, Koch āl ; Andro
wal — Garo 3 oār, Tip. hor opp. hår, Konch wāṛ, Mosh. varr
— Banp. Mut. Nams. van, vān, Moj. Sing. wan — Tableng ā,
Mul. e S. ah, Tamlu au.

Mech wāt, Bodo ăt (a pag. 111 åt opp. år), v. ‘sole’. Il Bodo
ha anche gă-fut = Tipura khu-fur bianco. Cfr. anche Mech
hā-tat-khi = Bodo hā-thor-khi stella.

Gallo. — Anal hal, Meithei yel lābā (= maschio) — Hiroi
L. harr, Hallam e Langrong ār, Banj. Pankhu Rangkhol ār-kong,
Lai ar-lhi, Shonshe arr-lhi-pa, Lushei ar-pā = Tangkhul har-vā,
Phadang herr hen — Chungli āen-bong (fowl : ā-en, ān, en), Khari
a-hün ben, Mongsen ān fowl, Lbota hām-pōng (hen : hān-khö),
Miklai ham-pun, Thuk. han-a-po, Tengsa ān hen — Chinbok
ai-lhur (prob. Yawdwin ī-rhwī. cfr. Taung. at-rhwī) — Khangoi
hen, Sairang āh, Kuki of C. ā ; Tableng āw-pong, Banpara
â-pong, ecc. ; Shö 1 ā-li-pha (= Shonshe arr-lhi-pa), 3 ā-lhui
= Siyin ā-lui, Khami 1 ā-lū, 2 āa-lūhi.

Rangkhol ār e vār uccello, Lai a vār.

Cavallo. — Anal, Hiroi sa-kol, Khongzai sa-kol, Meithei
sa-gol, Khangoi si-gōl — Rangkhol ecc. sa-kor, Aimol sē-kor,
Lushei sā-kor, Sairang čā-hor — Maram čā-kon, Kwoireng čā-gon,
Kabui Khoirao ta-kon, Arung ho-kōn — Phadang sa-koi, Tangkhul
si-gui, Maram ta-koi — Tableng kanwe Tamlu kauye, Mulung
kowai (= Dimasa korai).

Il primo termine è il Tib. r-ta = Gurung ta, Takpa , Shö
šē, Mikir alo-seih (cfr. Lolo alo-mo), ecc., cavallo. Il secondo
termine nella forma -kon ricorda lo Slavo konĭ, Avaro χoani, ecc.
472L'intero composto sa-kor, *ta-kor corrisponde a V Uiguro at-kyr
untier, Koib. os-kër, Karag. ās-kar stallone (: Turco al cavallo).

Ferro. — Khambu ecc. sel, Sangpang sel e syel, Bahing syāl ;
Garo e Koch sil ; Sengmai sēl ; Anal thal — Dafla yo-dar, rok-dor ;
Bodo šurr, Mech švor-ā, Lalung sar, Dimasa šēr, Garo 3 sēr,
Tipura sor ; Maring thar ; Chairel thir, gr. Kuki tir, thir
Kabui tan, Khoirao san-gri = Mishmi 3 ten-gri, Andro sēn,
Nams. zān e džān, Moshang yān, ecc. — Khongzai Thado thi
= Shö thi, Taungtha ši, Yawdwin ma-ši (= Chinbok am-ser),
Thuk. i-sē, Mishmi 1 si, 2 tsi e sai, Gyami ši, Manyak thē
Horpa tšū =. Purum a-tū ; Aka sza.

Il Cinese ha thit, thiet, donde il Giapp. tetsu.

Orecchio. — Thami kul-nā ; Garo 4 e 5 nā-kal = Konch
nā-kal ; Kuki of C. kul — Mishmi 2 krū-nā ; Garo 3 nā-čor
(= Koch nā-čul) ; Sairang korh, Hallam kor, kūr, Aimol kuor,
Rangkhol mi-gor, mi-gūr — Empeo Khoirao kon, Arung mi-kon,
Kabui nu-koan, Maram in-kon, Kwoireng pā-koṅ, Meithei nā-koṅ
— Shö 1 nā-kkū : Limbu ne-khō, Dumi nē-čo (= Garo 3 nā-čor),
Kusunda čyāu, Yach. nu-ghu.

Argento. — Tib. dṅul ; dial. šmul, gr. Kanawari mul
Banp. ṅun, Mut. ṅwun, Nams. ṅun ; Sengmai ṅon (Andro on),
Siyin Lai ṅūn ; Ahom ecc. ṅün, Siam, ṅön — Cinbok Yawdwin
ṅwi, Birm. ṅwe ; Murmi mui.

Cfr. VII Khmu e Lemet kmul argento = V Ciuvasso kəməl,
Turco kümüš id.

Venti. — Garo kol, Tipura khol, Meithei kul, Andro hol, Lai
pö-kul = Murmi bo-kal, Shonshe ma-kul, ecc. — Shö kūr, Tipura
kuri-bā 20 X 5 — Singpho khūn, Yawdwin ma-kōn — Shö goi,
Angami me-kwü, me-khi, Sopv. ma-kē, Phadang ma-kūi, Mikir
in-koi, Empeo ẽ-kai, Kabui čoi, Khoirao ma-či, Lhota me-kwi, ecc.
— Chinbok um-ku = Sema mu-ku, Khangoi ma-kū, Shö go,
Tangkhul ma-ga, Angami me-kko.

Il significato originario è ‘(un) uomo’- Cfr. Taungtha khan,
Ahom kūn, Nora kun, kōn uomo. Cfr. anche la serie seguente.

Uomo. — Gr. Kuki pa-sal uomo, vir — Cinbok čan, Anal
sen-pa = Singpho tsin-phō — Kom pa-sē = Khamti pa-čai
(: pa-ying donna).

Meithei ul prob. *vul pelle (cfr. VI Tamil uri) : Lushei a-vūn,
Kami a-hūn, Cin mer. u-ün sett. wūn, Cepang pūn — Tip. khul
cotone : Bodo khun — Pankhu mel bocca : Hallam, Maring mūr :
Kwoireng ča-mūn : Maram a-mūi, Kuki mu — Lushei lāl capo :
Cin mer. lān — Birmano thakrā zucchero : Cin mer. zigan.473

Esamineremo per ultimo il nome ‘stella’ eminentemente polimorfo.

Stella. — Tib. s-kar-ma, Horpa s-grē, Manyak krah, Khambu
son-ger Khaling son-gar Rai san-ger, Kanaw. s-kar, kar, Ciaud.
lhā-kar (: lhā luna), Dafla e Miri ta-kar, Mishmi adi-kro, Mru
kēre, Kami kar-si — Rungc. san-gen, Singpho tsī-gan (cfr. si-tā
luna), Kwoireng čā-ghān (cfr. čā-hyn luna), Maram čā-ghan-thai
Khoirao sa-gan-thai = Andro san-gun sī — Maram sa-gai, Garo
4 as-kuī 5 as-kī, Lohorong san-ge = Yachumi tsin-ghi.

Gurung sara, Sunwar sorru = Bahing Chour. soru, Murmi
Magar tara, Rangkas tār, Dimasa hā-trai dial. hā-srai — Garo
3 lei-tēn — Chutiya dži-ti, dže-thi = Mutonia le-thi (cfr. le-tlu
luna), Aka li-tse = Banpara le-tsī (: le-tnu luna), dial. li-tzu,
Tamlu li-thā, Tableng ša-thā.

Si noti le-, li- davanti a dentale-palatale, invece lhā- davanti
a gutturale in lhā-kar.

La molteplicità delle forme si spiega con raddoppiamenti accompagnati
da dissimilazioni, del tipo *tara-kara o sim., un collettivo
come il Sem. kau-kab. Si confronti V Sirjeno kodzˈul da *kon-dzul,
Votjaco kizili da *kin-zili, Vogulo khoń-š stella (III Chinalug
pi-χun-ts), Turco jyl-dyz Uiguro jol-duz id., Less. 214 seg., VII
Tsui-Hwan tala-ta, ecc.

540. Quanto alle nasali finali, dalla labiale -m si passa alla
dentale -n o alla gutturale -ṅ, oppure al dileguo totale.

Via. — Lhota o-lam, Lepcia lōm, Tib. Limbu Kiranti Magar
Singpho Birm. lām, Cepang liam, Takpa lem-daung — Khami,
Cin mer. lån, New. lōn — Sak lāng, Shö lang (Phayre, 1841) —
Sunwar , Shandu , Cinese lu, Sema a-lā.

Ballare. — Lushei lam, lom — Cin mer. lån, Kami m-lan
— Naga me-lå.

Tre. — Tipo comune t(h)am, sam, sum — Gyami san, Rengma
ke-šān, Shonshe ma-tōn, Shö 2 thün, Khami 2 tun-, 3 thūn-,
sud ka-tōn, ka-tūn, Mru 2 šūn — Gurung e Si-fan song, Sunwar
sang, Pahri song-o, Toto sung, Balali sung-, Mishmi 2 ka-sång,
Thuk. e Yach. a-sang, Chairel thūng, Khami thūng, thōng
New. Gur. , Birm. — Chutiya mun-g-da, Sopv. ko-sa ; Horpa
, Aka zu, Kezh. ka-tsü, Sema ke-thu o ke-ṭü e ke-the, Angami
, Thociu k-šī- Man-tze k-si-, Manyak sĩ-.

Capelli. — Rong ā-tsóm, Maram t(h)am, ecc. — Miklai
a-tšān, Shö 2 a-sån — Sunwar tšāng, Khambu to-sang, Bahing
swōng, Rodong twōng, Mishmi 2 thang, Chungli te-zang — New.
, Pahri , Lhota o-tsã — Khangoi ako-sā, Sema a-sā, Ang.
474, thà ; Giang. sāu, Aka ke-ti, ke-tšü, Mikir a-tšu, i-šuh, Tamlu
šu, Mul. su, Rengma pe-heh = Sopv. pi-sū.

Casa. — Tib. khyim, ecc. — Khangoi sing — Kuki in
Ang. ki, kei, Sema a-ki = Mongsen ecc. a-ki, Chungli , Arung
, Kabui kai, ecc., Sunwar khi.

Mano. — Kabui bān, Khoirao wān, Maram vān, Phad. pān,
Banj. ka-bān, Kusunda gi-pan, Shö bån = Lushei bān braccio,
Kwoireng čā-ben, Rengma bēn —Tang. pāng = Mru bong
Rengma n-bē, Kezh. , Ang. > bi, Sema a-u = Maram a-va,
Empeo mi-pā Arung mi-bā, Sopv. u-bbā.

Cfr. col significato di ‘cinque’ : Khami pān, Bodo .

Fiore. — Birmano Sak pān, Singpho si-pām, Kami pōn
Lushei ni-pū, Garo pa, Mru paau, Shandu a-pā, Cin mer. pha.

Bocca, — Chungli te-bang, Khami lă-baung, Khami ta-baũ.
— Khami lē-bāo, Purum bāo ; Hallam bāy, Thuk. .

Piede. — Tib. r-kang-pa, Khangoi ā-kong, Meithei khong,
Singpho, la-gong, Mikir ā-keng, Khari ta-čang Tengsa ta-čing,
Sairang kēing, ecc. — Thado ka-khīn (accanto a kēng) = Khongzai
ka-kēng, prob. Thaungtha khan = Shö khon, Kusunda čān
gr. Kuki , ka-kē, Anal ka-khū, Shö khå, Maring a-ho, Andro
ta-ka = Khari ta-čang, Sema a-ku-pu = Lushei ke-phah, Miklai
a-ča, Darmiya la-kī, Horpa , Thociu džā-kō (Singpho la-gōng).

541. Data la grande importanza che hanno i toni nelle lingue
indocinesi e nell'Annamito, conviene trattarne qui brevemente, per
quanto la materia sia difficile e molte questioni restino oscure.

Si possono distinguere tre sistemi, il Tibeto-Birmano e Lolo,
il Cinese e il Thai-Annamito. Benché i principi fondamentali siano
i medesimi, ciascuno di essi ha qualche caratteristica speciale.
Il principio fondamentale comune consiste nella connessione fra i
toni e le iniziali : alle iniziali sorde corrisponde un tono
alto, alle iniziali sonore corrisponde un tono basso
.
Con ciò si accorda l'osservazione di Rousselot : « De la comparaison
des champs auditifs nécessaires pour la perception des fortes
et des douces, il semble résulter que les sons qui entrent dans
la composition des premières sont les plus aigus » (Phon. II, 884).

Il Cinese divide la serie bassa in due secondo che l'iniziale
bassa è una sonante o un'esplosiva, il Thai invece suddivide in
due la serie alta secondo che l'iniziale alta è aspirata o non
aspirata. Nel Cinese s h sono basse, nel Thai alte.

Un modo conveniente di rappresentare i toni è quello del
Maspero per mezzo di cifre poste in alto o in basso per indicare
il tono superiore o inferiore :475

tableau siam. | ann. | égal | montant | descendant | rompant | retombant

Con a s'indica un tono medio (a¹ trovasi nel Cinese in cui,
viceversa, manca a).

1. I toni esistono nel Tibetano centrale e mancano, come pare,
nei dialetti ad est e ad ovest. Qualche nozione ne ebbe il Georgi,
ma il primo che ne attestò chiaramente l'esistenza fu Jäschke, il
quale distinse due toni, l'alto e il basso. Posteriormente Sandberg
distinse tre toni, alto (‘femmine style of voice’), medio e basso.
I primi due, però, sarebbero poco distinti tra loro, ma bene contrapposti
al tono basso. Esempi :

tableau tibetano scritto | tono | basso | alto | medio

Sempre alte sono le tenui aspirate, basse le primitive
sonore senza prefisso
, medie le sorde con prefisso, alte o
medie s- š- e le sonore con prefisso. Queste le regole di Sandberg
completate da Conrady. Il tono, come si vede, dipende dalle iniziali
primitive della lingua scritta.

La cosa più importante è che le antiche sonore mutate in
sorde si distinguono dalle sorde primitive per il tono, per es. s-
da s- è alto o medio, s- da z- basso, ser-wa da ser medio, ser
da zer basso. Inoltre il tono attesta la preesistenza di molti prefissi
o comunque di consonanti iniziali scomparse, per es. ṅan-pa
> ṅem-po di tono basso perchè l'iniziale era sonora senza prefisso,
ma sṅon-po = ṅöm-po di tono medio perchè l'iniziale era
sonora con prefisso. Così ancora gyap ha il tono medio non ostante
l'iniziale sonora, perchè deriva da rgyab.

Più preciso sembra essere il sistema di Amundsen, che concorda
in gran parte con quello dei grammatici tibetani. Vengono
distinti quattro toni : alto, medio, ‘curvo’ o interrogativo, basso
o discendente. I primi due sono brevi con le finali esplosive g
d b
, lunghi nel resto. La finale s allunga o produce tono basso.

Non tutto mi sembra chiaro e non saprei come conciliare
qualche disaccordo.

Altri ancora attribuiscono cinque toni al Tibetano, quattro al
Lolo e tre al Birmano. In questo tutte le parole con esplosiva
finale hanno il medesimo tono, indipendentemente dalla iniziale.476

2. Il sistema cinese antico era molto regolare e simmetrico.
I toni comprendevano due elementi, l'altezza e l'inflessione. L'altezza
era duplice, superiore e inferiore, e dipendeva dall'iniziale :
le sorde erano alte, le sonore basse. Le inflessioni erano quattro
e dipendevano, almeno in parte, dalla finale.

tableau superiéur | inférieur | égal | montant | partant | entrant

Per es. toṅ : doṅ₁, kiĕp⁴ : giĕp₄. Le numerosissime parole cinesi
che passarono nell'Annamito (sino-annamito) presentano regolari
corrispondenze nei toni : ogni inflessione è resa con un tono annamito
diverso secondo che l'iniziale cinese era sorda o sonora,
per es. kiĕp⁴ divenne kĭp², invece giĕp₄ divenne kip₁, (conservandosi
in tal modo un indizio della diversità primitiva dell'iniziale). Ma
poiché l'Annamito non ha al massimo che sei toni (dialetto tonchinese)
per rendere gli otto toni del Cinese antico, necessariamente
si produssero delle confusioni ; e la serie bassa si suddivise
in due secondo che l'iniziale è una sonante o un'esplosiva.

3. Nello Siamese si distinguono cinque toni, che dipendono
dalle iniziali e finali della parola. La finale può essere 1° una
vocale o (ciò che non costituisce differenza) una nasale, 2° una
esplosiva. Le iniziali sono 1° alte = aspirate e spiranti sorde,
medie = sorde non aspirate, 2° basse = sonore. Gli altri dialetti
del gr. Thai hanno perduto la distinzione della serie alta e della
serie media, distinzione che ritrovasi poi nell'Annamito. Nei vari
dialetti, poi, i toni possono essere diversi ma le corrispondenze
rimangono costanti :

tableau siamese | shan | tai nero | tai bianco | thô | dioi | io | lontano | fendere | carbone

Nell'Annamito del Tonchino e nel Müöng di Uy-lô (11) si
distinguono sei toni, negli altri dialetti cinque, essendosi a⁴ confuso
in alcuni dialetti con a₄ in altri con a₂. Il sistema corrisponde
esattamente a quello delle lingue Thai con triplice serie
d'iniziali e con le medesime distinzioni per le finali. Le corrispondenze
dei singoli toni annamiti e siamesi furono determinate
dal Maspero.477

A noi interessa specialmente vedere quali toni assumono nell'Annamito
le parole che appartengono al fondo mon-khmer. Ora
il tono è diverso secondo che l'iniziale originaria era sorda, sorda
aspirata o sonora. In generale le parole con iniziale sorda o semisorda
hanno il tono a o a², le parole con iniziale sonora hanno
il tono a₁. Anche qui dunque le antiche sonore si distinguono
dalle sorde primitive per il tono, per es. ka² = ka pesce, kăm
= Stieng găm mento, bọṇ² = Mon pan quattro, kăp₁ = Stieng
giẹp Ciam gyap tanaglia. Inoltre il tono attesta la preesistenza
di un s- o h- davanti a nasale e liquida, per es. la² = Mon sla
Bahnar hla foglia, luă² = Mon sro Khmer sruw riso, möy² =
Kha hmẹ nuovo, ṅay² = Bahnar söṅay Rongao höṅay lontano,
ṅay² = Mon sṅọy Khmer čhṅay vicino. In altri casi le iniziali
sono scomparse senza influire sul tono : ṅay₁ = Mon tṅai Khmer
thṅai giorno.

4. Conrady ammetteva che i sistemi tonici così complicati
nelle fasi moderne si fossero sviluppati separatamente in ciascuna
lingua, in epoca non molto antica, e provenissero da un sistema
primitivo comune a tre toni distinti secondo l'altezza (alto, medio,
basso) e senza inflessioni. Le ricerche posteriori ci obbligano ad
ammettere che ognuno dei sistemi tonici è di formazione antichissima.
Maspero ha dimostrato che i toni delle lingue Thai provengono
da un sistema comune. L'esatta e regolare corrispondenza
dei toni in Tibetano, Birmano e Lolo si spiega con la derivazione
da un sistema appartenente al periodo unitario. Lo stesso dicasi
dei dialetti cinesi. Quanto all'Annamito, il Maspero non crede che
esso abbia sviluppato spontaneamente il suo sistema di toni, e
perciò propende a collegarlo al Thai piuttosto che al Mon-Khmer.

Secondo il Maspero l'evoluzione fu da sistemi ricchi a sistemi
più poveri, e ora i sistemi sarebbero in piena decadenza e destinati
a scomparire.

542. Ostjaco del Jenissei e Kotto.

Ritengo opportuno raccogliere qui alcune osservazioni sulla
fonologia di queste lingue, poiché essa presenta fenomeni interessanti
di ogni specie.

1. Tra le vocali palatali mancano ö ü, mentre accanto ad e i
si trovano nell'Ostjaco le corrispondenti vocali cupe o gutturali
indicate da Castrén con è y. A y (è) corrisponde qualche volta
nel Kotto a (cfr. Turco y : a), per es. dyl = djal Arino jal
bambino, χyf = hapi commercio, bèt-n (Jacutico byjyt) = pāt
salmone lenoc. In altri casi abbiamo y = u (o), per es. fyp =
fup figlio, bys = puš Arino poš penis, bèń (Klaproth byn) =
478mon Ar. bon non, fèr = fur mergus merganser, fyer = fur
chiaro. Assai più frequente sembra essere la corrispondenza y = ī
(rar. ē), per es.

tableau abete | principe | tremula | grasso | maschio | arco | corvo | anno

Le altre corrispondenze si devono esaminare tenendo conto
delle alternazioni qualitative e quantitative che, specie nell'Ostjaco,
sono assai frequenti. Spesso intervengono anche i dittonghi ascendenti
come nel Samojedo.

a) Allo e del singolare corrisponde spesso a nel plurale
dei nomi.

O. kes pl. kas-n capitone (kasja-ṅ fegato di capitone) — O.
tēt pl. tat-n vir — O. tjam-get pl. tjam-gat piccola anitra (tjama-t
grande anitra, cfr. tjem oca) — O. ses pl. sās, K. šēt pl. šatí
fiume, ruscello — K. ēg pl. ag capra — K. χep pl. χapa-ṅ barca,
cfr. Koibal kimä — K. χem pl. χama-ṅ freccia, O. χam pl.
χāma-ṅ id. — K. tem pl. tama-ṅ palla, kugel — K. šēt pl.
šata-ṅ beinling. O. sās — K. pēš pl. pača-ṅ erdhase — K. pēg
pl. pak-ṅ klotz, O. bāg pl. bak-ṅ — K. thēg pl. thak-ṅ coreggia.

Qui possiamo ricordare anche O. tjip pl. tjap cane e χyt pl.
χat-n lupo.

Abbiamo invece a al singolare ed e al plurale in O. lam (però
dial. ljam e ljiem = Samojedo O. lēm, liem) pl. lēme-ṅ brett e
lāf pl. lēfe-ṅ stück. O. bana (banā) pl. bēne-ṅ, invece K. hai-pen
pl. hai-pana-ṅ manica.

Cfr. ora O. saghatl : K. šēki span — O. fas : K. feš zaubertrommel
— O. χan : K. hen klafter, faden — O. χā : K. χēg
parola — O. fai : K. fei cedro.

Lo e del singolare deve ritenersi in generale derivato da a
per influenza di un preesistente elemento -i di cui si hanno numerose
tracce, per es. O. χō-i pl. χo-n orso, K. χe-i pl. χe-n morto
(χa morte), fe-i pl. fe-n cedro, šūl-i pl. šūl-a-ṅ haken. Si noti
anche O. bitj dial. bit per *bik-i : pl. bik-ṅ colymbus arcticus,
χūtj dial. khuot-i : pl. χuk-ṅ luccio.

D'altra parte accanto ad -e- (ed -a-) del plurale trovasi talvolta
-i, per es. K. šēt da *šát-i : pl. šat-í fiume, hat : pl. hat-i
fuoco. Da tale -i dipende, come credo, la modificazione della consonante
finale in O. kylj plurale di kyl corvo e la modificazione
della consonante e della vocale insieme in O. kūlj da kol tronco
479d'albero, χūlj da χol pollice e in qualche altro caso. Cfr. O. dūp-s :
K. tōp cibo.

b) Accanto all'alternazione e :a abbiamo l'alternazione o :a.

In contrapposto alla vocale a del presente indicativo e imperativo
il passato ha spesso o (generalmente ō), per es. O. kāba,
kābi raschiatoio ; kābe-tat : pass. kōbi-lje-tat schaben ; kabe : pass.
kōbe-ne tagliare ; kāb-tji : pass. kōbe-n-tji strappare ; tabāχ : pass.
tobāχ verlassen ; seste I. sesta, imper. sesa-k-te : pass. sesō-r-te
sedere ; a-ba-tághan : pass. ā-ba-toghan, imp. ā-ku-toghan sudare ;
K. an-χa muori ! : on-χa morto.

K. paga-n : O. bokh guanto — K. paga-i : O. bogha-t recht —
K. falaṅ : O. fōraṅ dolce, dial. hēläṅ (come fōrakh dial. haljakh
polvere) — K. taχ : O. dōgha-t parte — K. al-thaχ : O. tōχ,
tōgh anas clangula — K. kulap : O. hulup barba — K. hāpar,
hāpur : O. χōpteneṅ schiuma — Pump. ab, Arino bj-app : Imbazk
ob, óbo, Assano e Kotto op (Klaproth) padre — O. χaghal : K.
ogar bile — O. fan : K. fuṅ rete — O. takh : K. thoχ zehe —
O. -fan : K. -fun senza.

Nel caso seguente si manifesta chiaramente l'origine di tale
alternazione. Il Kotto ha phago, fago schmutz (donde phago-i,
fago-i, plur. fagó-n, mosca), fagu-ā- cacare. Di qui non si può
disgiungere phoga-r o foga-r podex, phōg o fōg pl. fōga-n o
fōka-n koth, schmutz, O. fokh pl. fóχe-ṅ koth, dial. hōkh pl.
hōghā-ṅ koth, dreck. È chiaro dunque che le forme con ō derivano
da quelle con a per epentesi di u. Che la vocale a sia primitiva
viene confermato dal Tamil pakku e Telugu pāku dirt.

c) Frequenti sono gli allungamenti delle vocali, come O.
fas pl. fās zaubertrommel, sútan pl. sutān mezzo. Talvolta la vocale
allungandosi cambia anche di timbro, per es. kidj pl. kēdje-ṅ
(K. ki pl. kēja-ṅ) prezzo, lus pl. lōs vulva, lum pl. lōme-ṅ legnetto
dell'amo, χup pl. χōf cima. Affine all'allungamento è la dittongazione,
per es. I. khup pl. khuoba-ṅ id., kop pl. kōfe-n e koafe-n
scoiattolo.

—O. des pl. deäs occhio, K. tīš pl. tēčagan id. — O.
ei pl. eäi lingua — O. eṅ pl. eäṅe-n uovo — O. keṅ pl. keäṅe-n
ala, K. kei pl. kea-ṅ — O. seṅ pl. seäṅe-n fegato, K. ši-čil (cfr.
Si-hia si) — O. tjem pl. tjeäme-n oca,. K. šame (Klaproth) —
K. šēt : O. seäs larice, K. ēti : O. eät acuto, K. šēnaṅ : O. seäneṅ
(cfr. Si-hia se, Liao ši) sciamano.

ie — K. iti (cfr. Ciukcio ritti) : O. iet ma plur. īte-ṅ dente
— K. in (Jac. innä) : O. ien ago — K. pīl : O. biel lontano —
K. hem : O. kiem dann — K. ki : O. kie nuovo.480

oa — O. kop pl. koafe-n scojattolo — O. kol dial. koal
tronco — K. ton : O. doan coltello (don-ol manico di coltello),
K. halap : O. χoalap metà.

uo — O. bul pl. buole-ṅ piede — O. fun pl. fuóne-ṅ (anche
funḗ-ṅ) figlia — O. us pl. uose-ṅ lancia — I. khup pl. khuoba-ṅ
cima — K. tu : O. duo fumo, K. huš : O. χuos tenda, K. thum : O.
tuom nero, K. tūt : O. duot lima, K. ūča ; O. ūos betulla, K. šūlje
O. suolje uncino, K. koi : O. χuoi vuoto, K. ʼōp : O. uop padre

2. Interessante è la « Lautverschiebung », che ricorda in molti
punti quella del Germanico. Nella serie dentale abbiamo O. d- :
K. t-, invece O. t- : K. th-, come si vede dai seguenti esempi :

tableau occhio | des | tīš | bastone | tāfa | thapui | lima | duot | tūt | dito | takh | thok | fumo | duo | tu | nero | tum | thum | amo | dup | tupun | pettine | tūgen | thun | cibo | dūp-s | tōp | taimen | toat | thit | coltello | doan | ton | neve | tik | thīk | filo | dal | tal | bianco | tig bes | thēga-m | lago | deä | tēg | budella | tuolje | thutuli | tre | dong | tonga | ottarda | tār | thēgär | aquila | diʼe | tagé | schmieren | tāb-gīt | tha-kīt | parte | dōgha-t | tak | sotto tygä | thīga | abete | dyn | tīni | sinistro | tūl | thul | berretto | dyʼè | te | ti | querüber | tet-kei | thēta

Sembra che nel Kotto vi siano alternazioni fra t e th, per es.
tiš (pl. tēčagan) occhio : thēč-ur lacrima, thēg Riemen : thi-tēg
Bauchgurt, tak-ṅ Eiter : thaga-r Schmutz (thaga-n sabbia).

b) Similmente nella serie labiale abbiamo O. b- : K. p-,
invece O. *p- : K. ph- dial. f-, con l'avvertenza che *p- si è
mutato in f-, I. h- (qui l'Ostjaco va oltre lo stadio del Kotto).

tableau piede | bul | pul | maschio | fīg | hīg | yg | fī | ig | vento | bei | pēi | femmina | faṅe | haṅe | pheṅ | feṅ | straniero | bi | bī | pei | cedro | fai | hai | fei | penis | bys | puš | prunus | hī | phi | fi | terra | baṅ | paṅ | profondo | fōgh | huogho | phōge | fōge | sera | bis | pīš | pattume | fokh | hōkh | phōk | fōk | ceppo | bāg | pēg | rete | faṅ | hèäṅ | fuṅ | anitra | bèän | pin | chiaro | fyer | hyel | phur | fur | lontano | biel | pil | figlio | fyp | hyp | fup481

Nel Kotto b- trovasi nella preposizione ba- e in parole straniere,
raramente in corrispondenza di b- dell'Ostjaco (K. bili,
biljä = O. bilä wo). Molto notevole è l'alternazione K. pul
piede : bulaṅ a piedi.

c) Nella serie gutturale manca g- ad ambedue le lingue,
però anche qui le corrispondenze sono di più specie.

tableau ala | keṅ | kei | uomo | ket | het | hit | aurora | kèńe | kinig | canapa | kīt(e)-n | hīta | inverno | kète | kēti | principe | hīje | nuovo | kiä | kie | ki | corvo | kyl | hīla | prezzo | kitj | barba | kulap | hulup | grasso | kyt | kīr | carbone | kūfel | hupōi | midollo | koʼa | kō-naṅ | cavallo | kus | huš

Lo h del Kotto deriva da kh, che era conservato nell'Arino
(per es. khitt uomo, khus cavallo).

tableau parola | morto | dorso | cinque | pollice | osso | arco | khāga- | χāja- | khēgä | χēgä | khei | χei

Il kh dell'Ostjaco appartiene al dialetto d'Imbazk, il χ al
dialetto di Sym. Nel Kotto kh- è raro, di regola si trova h- come
negli esempi seguenti :

tableau corno | nonna | dieci | guancia | zia | bocca | metà | buco | dorso | luccio | schiuma | tenda | klafter | uno | arco | punta | khyet | χytj | hī | khup | χup | hupa-r

Anche qui l'Arino aveva kh-, per es. khopp dorso, khúsei uno,
khoa dieci. Ad Ostjaco khuoi, χuoi ‘vuoto’ corrispondono nel
Kotto due forme, hui e koi ; ed è poi curioso che l'Ostjaco abbia
kuoi ‘zio’ contrapposto a khui, χui ‘zia’, mentre il Kotto ha
hai ‘zio’ e hāja ‘zia’. Notevole anche K. hou morto.

Talvolta si trova nell'estinto Arino una gutturale iniziale che
manca altrove, per es. Arino kina : Pump. hinea-ng : Kotto īna
482due (similmente Angami kenā : Mikir hini : Miklai ini due) ; Arino
kus : Kotto ūča betulla ; Arino kull acqua e kur pioggia (IX Ugalenz
kule, kulle pioggia, Niskwalli kul-um, Bilhula kullah acqua, Moreno
χulla pioggia) : Kotto ul acqua e ur pioggia.

d) La somiglianza con la « Lautverschiebung » del Germanico
e dell'Armeno si manifesta nel mutamento delle sorde non
aspirate in sorde aspirate e specialmente nel mutamento delle
sonore in sorde, che si osserva nel Kotto. In ciò il Kotto si comporta
verso l'Ostjaco come il Germanico e l'Armeno verso le altre
lingue indoeuropee. Curioso a ogni modo è il trovare come corrispondenti
di Got. halba- Ingl. half mezzo e Got. halba a. Nord.
halfa metà, lato, le seguenti forme : O. χoalap pl. χoalafe-ṅ,
I. khoalap (anche khoaläp, § 95) mezzo, metà, lato, parete, K.
halap pl. halapa-ṅ metà, halapu-k dall'altro lato, jenseits. Nel
dialetto Imbazk di Bachta trovasi la forma khoalj (K. -al per
-hal nelle frazioni) senza il suffisso labiale prob. identico a quello
del Magiaro közä-pä- Ostj. kudy-p mezzo, metà (cfr. Arabo gan-b
the side, lateral half, half : Pul gāni l'altro lato) ; Num. 396.

Un'altra curiosa concordanza è la seguente. Nella formazione
delle decine il Kotto usa thuk-ṅ =. Assano -tuk-n (dial. -tago,
-tagao) = Kischtim o Kamatsch -tugu e -tu, le quali forme ricordano
il Kotto thok pl. thoga-n, O. takh dito. Ora si confrontino
le decine come a. Isl. tu-ttugu, tuí-tug- 20, ϑrí-tug- 30, a. Ted.
drī-zug id. Può essere un caso ; ma dopo la scoperta del Tochario
la cosa potrebbe anche spiegarsi diversamente.

3. Aggiungeremo alcune osservazioni sulle esplosive non iniziali.
La cosa più notevole è che l'Ostjaco presenta f in luogo
di p del Kotto, per es. K. hapar : O. χāfet dorso, K. īpal : O.
yfel tremula, K. hupōi : O. kūfel carbone, K. thapui : O. tāfa
bastone, K. hāpi : O. χyf commercio. Però il dialetto d'Imbazk
ha khābet ‘dorso’ con b (cfr. Arino bikh-jal : O. fīg-dyl ragazzo)
e khub pl. khuoba-ṅ ‘cima, estremità’ dove il dialetto di Sym
ha χup pl. χōf per *χōfe con perdita della vocale finale come
in ātap pl. ātāf tenaglia. Cfr. :

tableau scoiattolo | kop | plur. | kōfe-n | tetrao | χup | χūfe-n | luna | mese | figlio | suola | uncino

Esempi di alternazioni nelle altre serie sono tik pl. tigḗ-ṅ
neve, sīfut pl. sīfúde-ṅ sorcio, kuot pl. kuode-ṅ podex, ma fit
pl. fitḗ-ṅ colla, ecc.483

Un'alternazione più notevole si ha fra t e r nei casi come
O. χāfet : K. hapar dorso, O. khoapte-ṅ : K. hāpar schiuma (cfr.
V Ciag. köpür- e kobur- schäumen, Less. 129, II Chamir gefrā
Tigrigna ʻafrā schiuma), O. fāt : K. fāra-n folto, al contrario
K. šat : O. sar Karausche. Mentre O. kyt ‘grasso’ concorda col
Bantu -kuta, K. kīr id. concorda con IX Tupi kyra (in una parte
del Bantu -kura).

In fine di parola abbiamo t > n in K. pin (Pump. ban) pl.
pat-n anitra = bata Less. 393, K. āgan pl. āgat-n lince, O.
dā-ben io volo : dā-bet-n noi voliamo, dā-bon io getto : dā-bot-n
noi gettiamo.

E ora si comprende meglio la regola secondo la quale i nomi
in -ra -la -na formano il loro plurale nel Kotto. Abbiamo K.
i-sár (per *ig-sár) gallo di montagna : plur. i-sat-n, e similmente
fen-tšer-á gallina di montagna : plur. fen-tšat-n. E così djir-á
pl. djit-n lucertola, ecc. La regola si estende a molti nomi in
-r -l -n. Il Kotto ha thēgär pl. thḗgät-n ottarda, šel-i pl. šet-n
animale selvatico, O. atjēr (dial. asselj) pl. atje-n id., tjēl pl.
tjet-n mammuth, èäl pl. èät-n rana. Cfr. O. bul = Turco bud e
K. pul =. Indoeur. pod- piede.

Vi sono anche dei casi di t = s, per es. K. šēt Arino sat :
O. ses fiume (cfr. i nomi di fiumi Ir-tyš o Ir-tšis prob. = Ir-dat
come Ar-zas = Ar-dat) ; O. di Pumpokolsk dat = des occhio,
kut = kus cavallo ; K. āreš pl. āret-n Roggen.

4. Il w manca totalmente, il j- trovasi solo in poche parole
dell'Ostjaco (jāgh- I. dāgh- ridere, K. čak- id. — cfr. Arino jal :
O. dyl : K. djal fanciullo — juok-s pl. juakh Scheit : uk-s pl.
akh albero). Manca pure totalmente r- ed anche l- o lj- trovasi
solo in poche parole dell'Ostjaco, per es. lokh o ljokh schmutz
(cfr. Finnico loka id., Illirico *luga = Lit. liuga- palude, Basco
lohi = Copto loihe schmutz, Tuareg i-luk id.), luon o ljuon =
K. djān labbro, ljaṅa-t ‘braccio con la mano’.

Nel Kotto manca n- e nell'Ostjaco è rarissimo. In questo m-
trovasi solo in mam capezzolo e māmar latte (cfr. nāmut succhiare)
e anche nel Kotto è raro.

Perfino s- manca nel Kotto come nel Jucaghiro e Ciukcio.
Cfr. O. tuk, tok (dial. tjuk, tšok) = Ghiljaco tuχ ascia (Tib.
tog-tse hoe) con Mongolo süke id., O. tūl K. thul = Jucaghiro
tulagi sinistro con Mong. solgai Turco sol id.

Queste mancanze e limitazioni fonetiche, insieme con molte
altre caratteristiche anche morfologiche, danno alle lingue del
Jenissei un aspetto singolarmente arcaico.484

Lingue dell'America

543. Eschimo e lingue paleoasiatiche.

Le consonanti dell'Eschimo formano un sistema perfetto. Quello
della Groenlandia può essere rappresentato nel modo seguente :

tableau uvulari | velari | dentali | bilabiali | sorde | sonore

Davanti alle consonanti uvulari le vocali subiscono un processo
di uvularizzazione, per es. ulr e uλv con metatesi diventano
orλ, e così unr > orn, ecc. Nei gruppi in cui r è preceduto da
liquida, nasale o s γ avviene di regola la metatesi.

Le consonanti vanno spesso soggette ad alternazioni determinate
dall'accento. Questo può stare sull'ultima o sulla penultima,
ed è mobile. Nella formazione del plurale molti nomi sono ossitoni
nel singolare, parossitoni nel plurale ; per es. amé-q : pl. ámmi-t
pelle, nanó-q : pl. nánnu-t orso, aβatá-q : pl. awátta-t a buoy.
Come si vede, la consonante postonica viene raddoppiata o rinforzata.
Ma le consonanti della 4a serie, che stanno solo in sillabe
deboli, rinforzandosi si mutano nelle corrispondenti della 3a serie ;
per es. saβí-k : pl. sáφφi-t coltello, ferro, kanijó-q : pl. kaníssu-t
sea-scorpion, talé-q : pl. táλλi-t braccio.

I gruppi tq λq sq si mutano in rq, per es. atéq : pl. árqi-t
nome, itéq : pl. érqi-t ano, qitéq : pl. qérqi-t centro, metà. Da ipéq
‘dirt, filth’ si ha un plurale éwqqi-t. Si noti poi iméq : pl. érṅi-t
(per *éñri-t) lago, qanéq : pl. qárni-t (per *qáñri-t) bocca. Da
umí-k ‘barba’ plur. úṅṅi-t accanto a úmmi-t.

Da isiṅá-k ‘piede’ si ha un plurale isíkkä-t (propr. da *isiká-k),
da nujá-q ‘capello’ plur. núttä-t e da tasé-q ‘lago’ plur. tätti-t.

Per l'alternazione q : r si notino erneq : pl. erner-i-t figlio,
neqé carne : neriwoṅa io mangio (Disco Bay neriwoq = Oommannaq
Fjord neñiwoq come anore = anoñe vento). Di k :
485abbiamo già dato un esempio nella parola ‘piede’. Tutte le consonanti
della prima serie sono poi soggette a passare nelle corrispondenti
della seconda, specialmente in fine di parola (ma cfr.
uppik : pl. uppeṅ-i-t owl).

544. Poche osservazioni posso fare intorno alle lingue paleoasiatiche.

Nella flessione, composizione e derivazione Bogoraz distingue
nel Ciukcio forme forti e forme deboli. Le vocali i u ä del grado
forte alternano rispettivamente con e o a del grado debole, per
esempio íry-n (plur. íry-t) veste : abl. eré-pu, dal., erê-ty. Ora
in Num. 176 seg. e 298 io avevo gicà segnalato un'alternazione
e : a estesa dal Ciukcio-Corjaco fino al Kolosh, per es. Ciukcio
niräχ 2, ma niraχ- in 7, Kolosh teχ 2, ma taχá due volte,
taχ-ún 4, taχa-tušú 7 = Camc. i-taa-tuk.

Quanto alle consonanti, i mutamenti più notevoli si osservano
nella serie dentale. Ciukcio mú-ri noi = Corj. mú-ju o my-i e
mu-š-, bu-ž = Camc. bu-že, bu-ze (ma bu-ri-n apud nos) ; Ciukcio
tú-ri voi = Corj. tu-ju e tu-š-, šú-že = Camc. tu-zza, su-ž, ecc.

Nel Corjaco spesso r > j, per es. Ciukcio giralgin : Corjaco
gijalgin ginocchio, Ciukcio χoratol : Corj. χojataul carne, ecc.,
Radloff 15. Ciukcio niräχ dial. nyjak e gijak due.

Notevole t > r nel Ciukcio γe̥-t > γe̥-r tu, cfr. niräχ =
Corjaco nitaχ due.

Camc. čok, čook 3, čak, čaak 4. corrispondono a forme come
grokk 3, grakk 4 del Ciukcio-Corjaco ; vale a dire il č- deriva
da un gruppo iniziale kr-, non da iniziale semplice.

545. Gr. Algonchino.

1. Nella serie dentale è notevole la mancanza di l in parecchie
lingue. Tale suono è generalmente sostituito da n, nel Cheyenne
da t, in due dialetti dell'Arapaho pure da t, in altri due da ϑ.

Uomo. — Shawnee (h)ileni, Lenni-L. leni, Mikmak lenu (cfr.
helno ‘Indian’, Penobscot alno-be id.), Peoria läni-a — Cheyenne
hitană — Arapaho hīnén, Menomeni inani-wa, Fox ineni-wă,
Ogibwa ineni. Ott. nine, Pot. nene.

Athapaska : Cep. ʼtinne, denne, Tank, dīni, tenni, Umpqua
töne, Nav. tennay, Kinai teenná, Ink. tynni, Kucin ten-ghi ; Kolosh
thlin-kit.

Stella. — Shawnee alag-wa, Peoria alang-wa, Del. alank
— Cree atak — Fox ḁnāg-wă, Og. anáng, Natick anógq-s (cfr.
anógqussu he appears, shows himself).

Cfr. Kotto alaga, dial. alak e aláχ, plur. alaga-n e alak-ṅ,
Assano alak stella, pag. 190 seg.486

Cane. — Del. allum, Nipmuc alúm, Quinnipiac o Quiripi
arúm, Malecite dim. ulamu-s, Mikmak pl. elmō-dži-g, Abnaki
arem8-s, Miami lām-wah — Cree atim (cfr. Abn. atié pl. atía-k,
Peq. ahteah), Abn. w-dami-s suo cane, Pass. n-demi-s mio cane
— Fox ḁnemōʻă, Og. animo-š dim., Natick anúm pl. anúmwo-g.

Io. — Miami nila, Shawnee nela, Mikmak nil, Ecemin nel,
Malecite nil, Cree dial. nila e nira (anche niya), Wiyot yil ;
‘old Algonkin’ nir, Illinois nira —Knistinaux nitha, Cree dial.
nita — Ogibwa e Alg. nin.

Similmente gli altri pronomi personali, per es. Malecite kil
Wiyot kil e Yurok qel : Fox kīnă, Og. kin tu.

Suo. — Wiyot -eʼl (per es. we-lin-eʼl occhio suo, detere-ʼl
naso suo), Alg. -ali, Mal. -ḁlʻ ecc. — Fox -ḁnĭ, Og. -an.

Cfr. V Ostjaco -l, -tl, -t suo.

Cinque. — Abnaki nalánʻ Minsi nalan — Arapaho yāϑan, id.
Gros Ventre yātani, Wood-lodge yanaϑanīʼ — Algonchino nanan.

Invece Cheyenne nohon da *ni̥si̥n = Blackfoot nisi-tó. Per
s > h intervocalico cfr. ancora ahona da *asi̥ni pietra = Fox
ḁsenĭ, Cree assni, Og. assin, Nat. hasḁn, Del. ʻaϑín, Abn. si̥nʻ
pietra, nd-asní-m mia pietra ; maha large : Cree misi- much,
verv, Nat. mi̥si, mḁsi great ; nāhá thrice, nahe three of : Fox
néswĭ, Cree nis-to.

Vi sono poi chiari indizi di un'alternazione t : l, poiché il
Wiyot e Yurok hanno talvolta t come corrispondente di l e viceversa.
Cree wāti trou dans la terre : wāyi-si-w creux, con y da
l. Per t : r si noti Yurok qoot- e qoor-eu uno, -p-ern = Wiyot
-etere (=Micmac -itn) naso, horäu = Arapaho hoti freccia.

2. Il Wiyot presenta lo strano mutamento dello n in r. Iniziale
n manca ed è sostituito da r (anche da l ?). Es. rawili
destro : ka-nawili (non destro >) sinistro ; ru-, r- mio = Yurok
no-, ne-, Blackfoot nu- (no-), n-, ecc. ; m-elir occhio : w-elin-eʼl
occhio suo ; m-etere da *etene = Mikmak -itn naso ; ri-t(w)- :
Fox ni-šwĭ, Blackfoot ná-to-ka due ; riaw- : Fox nyäwĭ quattro.

Nell'Albanese tosco, come è noto, n originariamente intervocalico
si mutò in r, per es. ϑεrī = ghego ϑεnἰ lendine, verε
= ghego vẽnε vino.

3. Nella serie labiale è notevole il progressivo affievolirsi
delle esplosive che va fino al dileguo. Cree nipi-w egli muore
(nipa- uccidere) : Cheyenne nāe morire, Cree tibisk- notte : Chey.
tāe-va nightly, Fox wāpḁ-m- vedere : Cheyenne vō-m- id. Però
per Cheyenne ni-ve 4 in fonti più antiche si trova ni-pa, mentre
nel resto del gr. Algonchino a questo p corrisponde w ; Num. 344.487

4. Ritengo opportuno dare alcuni esempi del trattamento dei
gruppi come sk, st, sp.

tableau orso | castoro | donna | legna | albero | cree | natick | fox | ogibwa | delaware

La parola ‘donna’ ha riscontro in molte lingue americane.
Athapaska : Cep. čekwè, Tahkali čeko, čiqoui, Dogrib čikwe, ecc.
Maya : Chol išíḳ, Quekchi išḳ, Quʼiché ecc. išóḳ, Pok. iškʼó-n
donna. Cfr. iš- prefisso femminile di fronte ad aχ- maschile nel
Maya. La parola ha poi esatte corrispondenze in lingue asiatiche :
VIII Tableng šikāw, Mulung. e Sima čikō, čikkhō, Banpara sikau,
šīkū, Mutonia čikō, Moshang Naga yā-šik, yäl-šik donna, VII
Khasi (dial. Synteng) ka škāw moglie.

Un trattamento simile subisce il gruppo sp o šp, per es. Cree
mišpun : Fox meʻpu-, Natick muhpoo nevica ; Cree išpimik above,
Snawnee spemegi on high, Abn. spemk cielo, Pass. spemek alto :
Fox aʻpemegĭ, Peoria pämingi above.

Secondo Sapir si avrebbero le seguenti corrispondenze :

tableau alg. | blackfoot | wiyot | yurok | due

Wiyot tšwi da *tkwi behind, Yurok he-Lqau id. (cfr. horäu
da *hotw- freccia) : Cree iskw- le dernier. In altri casi i gruppi
sk, skw (opp. con š) e st originali sarebbero rappresentati nel
Wiyot da k, kw e t probabilmente con allungamento della vocale
che precede.

546. Gr. Dakota.

1. Le vocali sono le cinque normali che si conservano generalmente
inalterate. Soltanto è da osservare che il Ponka manca
di o, che viene sostituito da u (anche Kansa e Osage u oppure
un suono tra o ed u), mentre esso trasforma il primitivo u in i
per il tramite di ü conservato nel Kansa e Osage.

Combinazioni di vocali o dittonghi sono ai ei ai e au.

2. Le esplosive sorde possono essere di tre specie indicate
nel modo seguente :488

tableau sorde | dorsey | aspirate | forti

Ponka pa testa, naso : pʻă amaro, pi fegato : pʻi buono, te
bufalo : te morto : tʻe segno del futuro. Nel Dakota di Riggs
(dial. Santee) le prime due serie sono confuse, per es. pi ‘fegato’
e ‘buono’, però pa ‘testa’ e ‘naso’ : pʼa ‘amaro’ (con ʼ denotante
un hiatus, simile allo hamza). I suoni della terza serie,
detti ‘emphatic’ od ‘explosive’ o ‘click sounds’ da Riggs, furono
erroneamente considerati come aspirati da F. Müller.

In principio di parola i suoni della terza serie occorrono di
rado. Alcuni esempi del Dakota sono : ḳa e, ḳa e ḳe scavare, ḳu
dare a uno ; ṭa e ṭe (dial. ṭin) morire ; ṗe olmo, ṗo nebbia.

3. Quanto alle sonore, nel Dakota S. sono frequenti b e d
anche iniziali e, mancando l, il d corrisponde pure a l del dialetto
Teton. In questo trovasi il g- nelle combinazioni gl- e gn-,
come vedremo, mentre il γ- nel Santee non è frequente. Nel
Ciwere mancano g l b e anche z (insieme con s) e ž. Nell'Osage
le sonore sono ridotte a γ e δ, essendo le altre sostituite, secondo
Dorsey, dalle corrispondenti ‘sonanti-sorde’.

4. Fra i gruppi iniziali sono notevoli i seguenti del Dakota
(S. = Santee, Y. = Yankton, T. = Teton) e Ponka :

tableau ponka

Questi e altri gruppi si produssero inseguito all'elisione di
una vocale che trovasi conservata nel Winnebago (Hociangara),
come dimostrano i seguenti esempi :

tableau winnebago | ciwere | kansa | ponka | dakota | separated | pulverized | come back | to smell | go back | pára | pra | bla | bδa | mda

Interessanti sono anche i gruppi consonantici che si formano
coi pronomi ‘io’ e ‘tu’ in unione con l'iniziale della terza persona
singolare (v. pag. 288).489

tableau egli | tu | io | dakota | kansa | ponka | osage | biloxi | winnebago | ciwere | ya | yu | da | du | m-da | m-du

A dichiarazione di queste forme occorre osservare quanto
segue. Nel Dakota manca r e nel Ponka manca y. Secondo Dorsey
nel Ponka stesso, e nei suoi rapporti con le lingue affini, si osservano
le seguenti alternazioni : š-χ, z-γ, δ-n. Quest'ultima spiega
lo n di š-na in luogo del δ. In luogo di md il Dakota S. ha
pure bd.

I verbi che cominciano con pa hanno Winnebago ká-wa-
Ciwere k-wa- egli (p > w, ma Ponka gi-pa- e Dakota k-pa- ;
e similmente Winnebago ša-wa- Ciwere š-wa-, ma Ponka š-pa-.
Il medesimo rapporto si osserva in Winnebago a-kéwe- Ciwere
ša-kwe 6 = Dakota ša-kpe.

547. Uto-Azteco.

1. Sapir ammette cinque vocali primitive. Da notare : Azteco
e = Pima e Shosh. y = Luiseño-Cahuilla e opp. o = Gabrielino
ö, o ; per es. Azteco mēts-tli : Fern. moā-t luna, Cahuilla emem :
A. C. omom voi. Inoltre :

tableau azteco | paiute | ute | papago | cora | o | u

2. Per il consonantismo la cosa più notevole è che nel Paiute
S. le esplosive mediane dopo vocali sonore possono essere geminate,
nasalizzate o spiranti :

tableau p | t | tš | ts

Similmente la serie qw e ki. Le spiranti sono soltanto postvocaliche,
e di esse le sorde stanno davanti a vocali sorde.

Abbiamo ancora : I m, II e III -mm-, IV -ṅw- ; poi come
alternazioni non più vitali I n, II e III -nn-, IV — (dileguo),
490e I s o š, IV ʼ (glottal stop, hamza). Il nesso ṅw (che può derivare
anche da w postvocalico nasalizzato) ricorda il medesimo
nesso africano e melanesiano ; es. Hopi dama dente : Paiute S.
taṅwa- (Ute tãwa-, quindi Mono -tawa).

Per l'alternazione p : v si noti Paiute S. pai- tre : na-vai-
sei (Hopi pahi-o : na-vai, come leiyi 2 : na-leyi 4 : na-nal 8).
Per p : mp si noti Gabrielino tukupa-r Möh, duguba-t : Paiute S.
tuγumpa, Shosh. togumba, Tüb. dogamba-l cielo.

A t : r del Paiute mer. corrisponde t : l del Luiseño-Cahuilla
e del Tübatulabal. Il suffisso nominale -tl o -tli dell'Azteco (tl per
le corrispondenze non si distingue da t) è rappresentato da -tsi
per *-ti nel Paiute mer., da -t o -l nel Cahuillo, da -l nel Tübatulabal,
ecc. Esempi : Cahuillo duku-t gatto selvatico, ki-š per
*ki-t casa, ma pa-l acqua ; Luiseño hunwo-t, ma Tüb. una-l orso ;
A. C. alwa-t da *atwa- cornacchia ; Azteco mēts-tli : Fern. moā-t
Git. müa-t, Mono müa-ts Shik. möγa-tsi : Tüb. müya-l, Luis.
moi-la, Cahui. meni-l luna.

Per k : γ si noti Azteco Cahita maka : Fern. Cahuilla maχa :
Paiute S. maγa- dare.

3. Qualche osservazione dobbiamo fare su alcune consonanti.
Il p primitivo è rappresentato nel Papago da v davanti a i e da
w davanti alle vocali labiali o u ü ; fenomeno che ha riscontro
nell'Arapaho e altrove. Il Cora ha p prob. davanti e i primitivi,
h o χ davanti a, o (> i), u. Anche il Huichol avrebbe talvolta
h e dileguo e l'Azteco dileguo totale. Esempi : Paiute S. pā- Shosh.
pāʼ Ban. bāʼ, Tüb. bā-l Git. bā-tš = Cora hā-, Huichol ha =
Azteco ā-tl acqua ; Cahita Tar. pusi-, Tep. bui, Pap. wui̥ = Cora
hísi, Huichol huži = Huichol utši, Azteco iš-tli occhio. La cosa
però non è chiara. Accanto ad ā-tl acqua l'Azteco ha pā-ti acqua
diventare, liquefarsi ; sembra dunque che p- sia un elemento prefisso,
mentre χa, aha è un tipo frequentissimo per ‘acqua’ nelle
lingue americane (Less. 440). Quanto alla parola ‘occhio’ cfr.
Azteco itta e itwa da *ite-wa, Pima hitšy da *hity, Gabr. huta-a
vedere, secondo Sapir da *hite- e *hote- (cfr. VII Mad. hita, Dayak
e Bugi ita, m-ita, Tag. Bis. kita, N. Guinea ita, kita, gita, Arag
γita, Pol. ite, kite, Khmer pre-ṭā, VIII Thai ta vedere).

Lo l dell'Azteco è quasi soltanto postvocalico e manca in
principio di parola (i-lpia ‘legare’ con i- prostetico come in
i-sta-tl sale, i-sta-k bianco, i-ste-tl unghia, ecc.). Azteco Tar. l
= Cora Cahita, Tepehuana e Tepecano r = Shosh. n. Sono corrispondenze
molto notevoli, alle quali si aggiungono delle alternanze
come Azteco kuilo-ni sodomita : Paiute S. kwittu-mpi- anus ;
491Azteco -lo passivo e impersonale : Paiute S. -ttʼua- impersonale ;
Azteco pil-li (Cora péri, pári) child : A. C. pulyi-ni-š baby, sec,
Sapir da *puti- (poiché l avrebbe dato n).

Il tl dell'Azteco per le corrispondenze interne secondo Sapir
equivale a t. A me pare che si abbia una triplice serie t : tl : l.
Il caso seguente è molto notevole. Cora tšuita da *kwita escrementi,
Paiute S. qwitša- da *qwita- defecare, kwitty- anus : Azteco
kwitla-tl escrementi : Azteco kwilo-ni sodomita. Con kwitla-tl
concorda mirabilmente il Camciadalo ov. hejλaa-λ (con λ = l
velare polacco) excrementum, merda, Camciadalo del fiume Camciatca
kele-l excrementum.

4. Sapir ammette come primitive soltanto le esplosive sorde.
Ma vediamo quali sono le continuazioni di y e w secondo il
valente americanista.

Il y sarebbe mutato in d nel Tepehuana, Tepecano e Papago
(qui scritto t, donde davanti i ü u), per es. Azteco yaka-tl
naso, punta, Tar. yaχka, Cah. yeka, Hopi yaka naso, Paiute S.
yaγā- fine = Tepecano dāk, Tepeh. daka (Eudeve daka-t), Papago
dāhkü. Senonchè la medesima parola trovasi nella forma -táku,
-i-táku nel gr. Arawak (Achagua nu-daho, Cauix. no-ä-tága M.,
no-tokó S., ecc.), Guato taga, Chorotega tako, Subtiaba dakko,
Masaya taʼko, Mosquito nán-ki-ták (mio naso, -ki- mio), Tehua
tkhó, Changuina ϑaka-i, quindi Cibcia saka, Guaymi seku-a, prob.
anche Rama taik = Pano raiki. D'altra parte alle forme yaka
e yeka si collegano quelle del Ciukcio : iaχχa-ia, ieχa e jeko,
nonché quelle del Jucaghiro : jogu, jogu-l naso. L'iniziale primitiva,
però, sembra essere d.

Il w primitivo (Cora anche v) sarebbe mutato in g nel Tepehuana,
Tepecano e Papago (qui scritto k), per es. Azteco o-me
due, o-ppa due volte (o- da *wo-, cfr. na-wi quattro), Cora wá-po
due, Tar. wo-ka, ma Tepeh. go-ka- e Tepec. gō-k due. Ma abbiamo
anche Opata go-de, Pima ko-ke, kua-k, ecc., e per ‘quattro’ Azteco
na-wi : Cahita na-ki. Le difficoltà aumentano per la concorrenza
dei tipi k-k- e b-, Num. 321.

Talvolta si può essere incerti fra p- e b-. Le forme Azteco
ò-tli path, road, Cora huyé Weg, Tepecano voi road, Papago road,
trail, concordano con be o bey ‘via’ del gr. Maya (Pok. we),
mentre Shosh. poe, Luis. pe-t, concordano piuttosto con , a-pé
‘chemin’ del gr. Tupi. Un b- originario bisogna ammettere in
Cora hukú pino, Tepecano huk id., Azteco oko-tl pinus tenuifolia,
Paiute S. oγo- fir, cfr. Tunguso boki resina, Nicobari pakau per
*bakau resina, pece (Malese baku klebrig), III Thusch bako pino.492

A Cahita Tar, pusi-, Tep. bui da *busi, Azteco iš-tli ‘occhio,
faccia’ si collegano le forme del gr. Maya : Mame wits Cakch.
witš, Quʼiché watš, Maya itš occhio, poi Samojedo Juraco pady,
paidè, ecc., guancia, Vogulo pajt, poit, Finnico pos-ki id. =
Hausa fus-ka viso, ma Kamuku o-búse-ka, I Tonga busio, ecc.

La questione delle sonore in questo gruppo ha bisogno di
essere ripresa in esame.

548. Gr. Maya.

Indico le varie lingue coi numeri che hanno nel vocabolario
comparativo di Stoll (Zur Ethn. der Rep. Guatemala) : 1 Huasteca
— 2 Maya (col dialetto di Peten) ; 3 Chontal, 4 Tzental, 5 Tzotzil,
6 Chañabal, 7 Chol — 8 Quekchí, 9 Pokomchi, 10 Pokomam ;
11 Cakchiquel, 12 Quʼiché, 13 Uspanteca ; 14 Ixil, 15 Aguacateca,
16 Mame.

1. Oltre alle vocali normali trovasi y specialmente in 3 e 7
come corrispondenza di a, in luogo del quale in 5 e altrove trovasi
spesso o.

2. ecc. qʼab, 10 qʼam mano : 1 o-kób, 16 qʼob, 5 qʼom : 3 qʼyb,
7 qʼy — 2 ecc. qʼan giallo : 5 qʼon : 3, 4 qʼyn, 7 qʼyn-qʼyn
2 naq ventre : 3 nyq — 2 ecc. χaá acqua : 5 χoó — 2 ecc.
balám giaguaro : 5 bolóm — 2 ecc. al pesante : 5 ol — 2 ecc.
am ragno : 5 om — 2 ecc. qʼaʼq fuoco : 5 qʼoʼq — 2 ecc. kab
miele : 3 kyb.

Nel Maya e in altri idiomi del gruppo le vocali sono spesso
raddoppiate e l'accento sta di regola sulla seconda ; 2-4 χaás
banana, 1 aám ragno, 2-4 e 7 χaá acqua, 2 χoól testa, quú nido,
luúm terra, buúl fagiuoli, maáš o máaš scimmia, náab unzione,
páak nettoyer (: Azteco paka lavare). Da ciò si spiegano le dittongazioni
come 7 tié albero, 6 tiá = 2 taá feci, 11 kiáq accanto
a kaq rosso, ecc. Lo i di questi dittonghi ascendenti cagiona poi,
come vedremo, il mutamento per palatalizzazione di gutturali e
dentali precedenti.

2. Il c (qu) di Stoll è = k mentre il suo k è = k svizzero,
che io trascrivo con q. Il j di Stoll è = ch svizzero : io uso χ.
Le « letras heridas » (181) sono indicate mediante un apostrofo :
kʼa, ma aʼk.

Delle sonore b è frequente, g e d sono rare. Proprie del Maya
sarebbero dz e .

3. Parole contenenti il sono, per esempio, gʼaʼq fuoco, qʼeʼq
nero, qʼan giallo, qʼin o qʼiχ sole, aʼq lingua, qʼab (ma 1 o-qób)
mano. Io trovo poi il q specialmente in fine di parola : baq osso,
saq bianco, oq piede, iq vento, ecc.493

Mentre il q e il sembrano conservarsi in ogni posizione,
anche davanti a vocali palatali, il k e il si palatalizzano molto
spesso, specialmente in 1 nella forma ts e in 3-7 nella forma ,
come dimostrano i seguenti esempl.

2 ka, 8 kaib, 15 kab, 10 kiem, ecc., due : 1 tsab ; 3 čapé
6 čabé, 4 čeb, 5 čim, 7 ča — 2 kan, 8 kaχib, 15 kiáχ, ecc.,
quattro : 1 tse ; 3 čompé, 4 čanéb 5 čaním 6 čané, 7 čum
8-12 kaq, 11 ecc. kiáq rosso : 1 tsaq-ni ; 3 čyq, 4 e 7 čy-čyq,
6 čaq, anche Maya čaq e ča-čáq — 8 kaq, 9-12 kʼaq, 15 kʼiáq
pulce : 1 tsak ; 5 čʼak, 3 e 7 čʼyk — 8-15 kuk scoiattolo : 3-5,
7 čuč, 6 ču — 8 ecc. kamináq, 15 sa-kím, 2 kimén morto : 1
tsamnéq ; 3 aχ-čomé 7 š-čymú, 4 e 5 čamél — 9-12 iškʼaq
unghia : 1 itsík ; 5 ičáq, 7 eχčáq ecc., anche Maya ičʼáq — 9-13
kináʼq, 8 kenq fagiuoli : 4-6 čenéq, inoltre 16 šenq — 8, 9, 12
uʼk pidocchio : 1 uts ; 3-5, 7 , ma 6 uk — 11 ecc. saník, 2
siník formica : 1 i-tsanits ; 3, 5, 7 šaníč, 4, 6 šiníč.

4. Un fatto singolare è che, mentre in 3-7 si ha č in luogo
di k, nelle medesime lingue si trova invece conservato il t anche
quando altrove si è assibilato. Questo si osserva in parecchi esempi.

3-6 te = 1 te, 7 tié albero : 14-16 tse ; 2, 8, 9, 11-13 tše,
10 tšié — 3-7 ti bocca : 2, 9-13, 15 tši, 14 si, 16 tsi — 3 ta
= 1 e 2 ta, 7 tiá, ma 4 tsa 5 tso feci : 9 sa, 15 tša, 16 tsʼ-il
— 4-6 tan, 3 tsi-tán, 7 tiun, cfr. 2 taán cenere : 14 tsaá, 15
tsa, 16 tziá-p ; 8 tša, 9-11, 13 tšaχ — 3, 5 taχ-té, 7 tiaχ-tié,
2 taχ pino ; 14, 15 tsa, 16 tsaχ ; 1 saq-té ; 8-13 tšaχ — 1 tokó-b
pl., 5 tok, 4 toχk-ál = 7 tiok-ál nuvole : 8 tšoq — 4, 6 biqít
dünn : 2 bekéč — 6 naχát (cfr. 11 naχt, 8 naχ) lontano : 2
nač, Peten naáč — 8 ecc. tap granchio di mare : 15 tšap
13 teu freddo : 14-16 tšéu.

Parole contenenti s sono, per esempio, saq bianco, si legna da
ardere (solo 7 tsi), us mosca, zanzara (solo 9 uts). Per š v. le
parole ‘sandali’ e ‘verde’. Per tsʼ cfr. tsʼi (10 tsʼe) ma 14 tšʼi
15 tši 16 tši-an cane, soʼta pipistrello, a-tsʼám sale. Per tšʼ cfr.
tšʼo topo, 2, 7 tšʼak = 14, 15 tšʼaʼtš, 8, 11-13 tšʼat, ma 6 tsat e
1 tsei letto (per la finale cfr. 14, 15 kʼatš = 12, 13 kʼat Tragnetz,
15 paq : 1 pač : 3 pet guacal).

Soltanto in 8-13 trovasi r. In sua vece sta j in 1-7, tš-e
-j in 14-16.

8-13 raš verde : 2 ecc. jaš, 14-16 tšaš — 8-13 kar pesce :
2, 15, 16 kaj, 4, 6, 13 čaj — 9-13 r- suo : 2, 4 j-, 7 i- (invece
14-16 t-) — 12 ra douleur : 2 ja — 12 tsar âpre : 2 tsaj aigu,
pointu — 12 riχ mûr : 2 jiχ.494

5. Per il p si noti pop (2 poóp, 4, 6, 10 poχp) stuoia ; per
il b, fra altro, baq osso, ba talpa, be via.

In fine di parola il b è sostituito da m in 5 e 10 e si dilegua
in 7 e 11.

2 ecc. qʼab mano : 5 qʼom, 10 qʼam : 7 qʼy, 11 qʼa — 4
χa-cuúb pettine : 5 χa-čum : 7 čiy — 9 a-tób buono, 12 a-tob
bonté : 11 a-to — 12 ab, χun-áb, 14 yab 15 yeb, 9 χab anno :
10 χan-ám : 11 a, χun-á — 2 aqʼáb, 9 čaqʼáb notte : 10 čaqʼám :
11 aqʼá — 8, 12, 14, 16 ánab sorella : 10 aná — 4 qib, 6 čʼub,
12 ku-kúb, 13 qʼib brocca per acqua : 5 qim, 7 u-qúm, 9 i-kom.

I numerali 2-10 hanno la terminazione -b in 4 ecc., -m in
5 e 10, dileguo in 6 e 11.

6. Una strana corrispondenza fra 2-7 n e χ o nulla delle
altre lingue si avrebbe in ogni posizione.

2, 3 nal pannocchia di frumentone : 6-15 χal — 2 ne (Peten
neχ), 3 niyχ, 4, 5, 7 ne coda : 9, 12-15 χe, 11 χej, 8 χ-tié
— 2 na (Peten naχ), 4, 5 na, 6 na-íts casa : 12, 13, 16 χa
3 niy, 5 ni, 6 niχ-ál genero : 8, 11-15 χi.

2, 4, 6 šanáb, 3 šynyb, 5 šonóm, 7 šynó sandali : 11-13
šaχáb, 15 šáχab, 9, 10 šiχáb : 8 šam, 14 šab.

2-4, 7 qʼin sole, giorno : 9-14 qʼiχ : 14 qʼi giorno, 1 qi id.,
15 qʼe sole, giorno, 8 sa-qʼé sole — 2 to-ón, 3 no-ón noi : 12,
13 , 11 r-oχ, 10 k-oχ, 9 reχ-óχ : 14 o, 8 la-ó — 2, 4, 6
on, 3, 5 un (7 um) aguacate : 9-13, 15  : 10 o — 7 sini-án
(1 siní senza il secondo elemento), 2 sin-án scorpione : 9 tsin-áχ,
11-13 sin-áχ : 3, 15 sin-á — 3 a-kʼén molto : 9 kʼiχ, 10 kʼeχ :
11 kʼiy, 12, 13 kʼi — 2 čaqán pianura : 11 taqaχ : 8 taqá.

Conviene osservare subito che χ trovasi anche invariato in
tutto il gr. Maya, per es. χun uno. Lo stesso dicasi di n, per es.
2-7 winík : 8-13 vinák uomo, 4, 6 nan = 10-12 nan madre,
qʼan (però 16 qʼam) giallo, čikín, šikín orecchio. Perciò nella
corrispondenza n = χ non può essere primitivo nè l'uno nè
l'altro suono.

Si potrebbe partire dalla nasale velare , ma io non credo
che in n = χ si abbia una vera corrispondenza. Spesse volte
il χ appare in luogo di un y, per es. 14 yab, 15 yeb (12 ab)
= 2 χaáb, 3, 9 χab anno ; 11 beyón, 13 biyóm (8 bióm) =
9 beχóm ricco ; 6 ayín (5 ecc. ain) =. 1, 4, 7 aχín, 3 yχín
alligatore. Similmente ba, bay e baχ talpa, wa, way e waχ
tortilla, be, bey e biχ via. Il in 9 paláu-χ mare, lago, 11
palóu-χ mare di fronte a 8 paláu, 12 paló, poló mare, lago, 16
palú mare sembra essere aggiunto, cfr. Taino balawa mare, lago,
495Cumanagoto parawa (> Chayma paragua), Tam. parava, Accawai
paraho mare, Bakairí páru e parú acqua, fiume, Aparai paru
(anche palo, falo) fiume Amazzoni, Pano paro fiume Ucayali.

Però vi sono molte difficoltà. Il tipo kaχí- 4 è certamente
primitivo e deriva da un raddoppiamento (Num. 351 ; cfr. Kiowa
già > yía 2 : yíä-gyä 4, ecc.), ma anche il tipo kan, tšane- è
primitivo, cfr. il kiana, tsian dei Pueblos e Bribri keng = Jacalteca
kanek. Il Maya on noi (: en io) ricorda l'Irochese õ- e
Dakota ũ- noi, mentre il Quʼiché concorda con oko dello Mbaya
e quindi col diffusissimo ko- nostro, pag. 188.

549. Gr. Caribico.

1. Il k- rimane di regola inalterato, solo nel Bakairí si muta
in kχ- ; per es. kapu > B. kχau cielo, kana > B. kχana pesce,
Bak. kχopö = Wayana kopo, kopö pioggia. Nell'interno della
parola subentra spesso la sonora, per es. Tam. katti, Cum. i-kati :
Bak. i-gati o i-γadi grasso. Però a-kále giaguaro : Tam. a-kére,
Crich. e-kere id., a-kere cane, Wayamara o-kheri id., Palmella
o-koro giaguaro.

2. Nella serie dentale è notevole la frequente equivalenza delle
liquide r l alle esplosive t d, per es. Wayana ua-tiki-ri e ya-tki-r :
Aparai a-riké-re Maquir. raki-rre coda ; forma comune pata :
Accaway para casa, villaggio (cfr. Pokomchi e Pokomam pat
casa) ; Tamanaco petti, Galibi i-piti : Paravilhana e-perö coscia ;
Caribi rambu e i-dambu (= Galibi i-rambu) morire ; Carib i-dupa
= Wayana ecc. i-rupa bello, buono ; Accaway idu = Crich. iru-ia
fare, mettere ; Cum. adamo = Aparai alamo pidocchio.

Nel Maquiratare t > r e nel Paravilhana t > r o l sono frequenti,
v. Karl v. den Steinen, Bakaïrí-Spr. 274. Particolarmente
notevole Maqu. d-rhé =. Par. ré-ré = Tam. je-je da *te-te albero
(cfr. Tam. te-, Bak. se, poi Bororo ad ovest di Cuyabá ti albero,
gr. Maya te, tié id., Attakapa te bois, Tehua te forêt, Cinuk -tē
tree, wood, con raddoppiamento Navajo tʼi-s forêt, Apace tši-š
bois, ecc., Less. 226). Qui dunque il Tamanaco je-je avrebbe
mutato il t in j. Lo stesso mutamento trovasi in Arecuna yeh
albero, jʼe-i legna, Pimenteira jé-jé legna, cfr. Orarimugu i per
*ji = Bororo ti albero. E se noi confrontiamo col Cumanagoto
tu-to foresta il Chayma yu-to Tam. yu-tu, poi il Bak. i-tu Palm.
hi-to id., appare molto probabile che tutte queste forme derivino
da un raddoppiamento con t > y.

Un mutamento simile si avrebbe in Chayma yamue, Wayana
eyamé, Bak. yemuí pidocchio, se queste forme vanno con Cum.
adamo = Aparai alamo id.496

3. Nella serie labiale è frequentissimo l'affievolirsi di p(b)
in w o v. Nel Bakaïrí p- si muta in -w- quando intervengono
dei prefissi possessivi, per es. paríγo fratello : o-wariγó-ru tuo
fratello. E spessissimo -w- corrisponde a -p- o -b- delle lingue
affini, per es. e-wi = Cum. e-pi venire.

Nel Maquiritare p si muta in f- e in -h-, per es. faroro =
parúru banana, taho o thaho = Bak. túχu : Aparai topu, ecc.,
pietra. Nel Bakairí sempre pu > χu, cfr. ancora Bak. χúto da
*futo = Cum. i-potu pelo, capelli.

Forma comune pata, Car. bata casa, villaggio : Parav. e-vödé,
Carin. Arec. a-vté, a-uté., Mac. e-u̯ete, Gal. Carin. a-uto : Carij.
a-ta, Bak. å-ta, å-té, Carin. a-tto id. Con pata, bata, Caribico
delle isole bati, concordano il Kariri baté capanna, Taino batey,
poi il Pokomchí e Pokomam pat casa. Col secondo tipo prob.
Chol oti-ót, Chontal ot-ot, col terzo tipo Huasteca a-ta, inoltre
Cavineña e-tta-re Maropa e-ta-i, Lapaciu a-ta-ri Uainuma a-ta-si.
— Bak. póto selvaggina, preda, carne, Carin. boto pesce : Galibi
a-oto, oto e wotto, Caribico delle isole a-oto e oto, Chayma voto,
Cum. Tam. woto pesce, Galibi otó-li carne. — Bak. póhi, poze
erba, prateria : Palm. weze ; Car. ohi, Gal. uói prateria, Carin. wori.

Non credo che il Woyawai wetta corrisponda direttamente al
Bakairi péto fuoco, come vuole Karl v. den Steinen. Dalla radice
pot- ‘allumer’ si forma il Cum. wa-poto, Tam. wa-pto fuoco,
quindi con pt > tt Car. wa-ttu e Woy. we-tta.

4. Si devono ammettere esplosive sonore primitive in questo
gruppo ? Nel Bakairí d- è rarissimo e b- trovasi soltanto nel nome
nazionale bakaïrí, bakáiri. Presso altre popolazioni tale nome
suona makairí, onde io deduco una forma primitiva *mbaka(š)i-ri.
Se noi riconduciamo Cum. wane Tam. vane Chayma guane ‘miele’
ad un primitivo *bane, possiamo spiegare senza difficoltà da una
parte il Bak. péna ‘miele’ e Crich. paná ‘cera’ e d'altra parte
il Chayma mane (da *mbane) id. E analogamente, ammettendo
un b primitivo, si possono spiegare altri casi simili ricordati da
v. den Steinen, pag. 314 segg.

550. Gruppo Tupi.

Il fenomeno fonetico più cospicuo in questo gruppo è quello
della nasalizzazione, di cui tratteremo altrove. Qui mi limito a
poche osservazioni.

1. Tra le vocali va segnalata la y gutturale, che è molto
frequente : y(g) acqua, fiume, ybá-ha cielo e yba-té in alto, yby
terra, yrundy quattro, py piede, jasy luna, ugy sangue, epypagare
(Guarani t-epy pagamento, cfr. Caribico epe-, ebe- pagare,
497Chayma t-epe-z, Aparai epe-epu-ri, ecc.), apy bruciare, kyba
pidocchio, kyr piovere, kyra grasso, kysé coltello, sy madre, pyá
visceri, ventre, stomaco, cuore.

Anche nel Kariri si trova y, per es. by = Tupi py piede
(invece abé pagare concorda col Carib. ebe-).

2. Delle esplosive sonore il g- è raro e trovasi davanti alle
vocali e i y come equivalente a j-, per es. gebyr e jebyr tourner,
gy e jy (dial. gi e ji) o jir hache. Frequente è gw, che però
nei dialetti è rappresentato da w e b, per es. gwayby e gwaimi
= waimi vecchia, gwatá = watá e atá camminare, gwem o
gweẽm e gwene = Oyampi weéme e weéne vomitare, paragwa
= parawa pappagallo, tagwá = tabá e tawa giallo. Si noti
però Austr. gorá e Kam. hura di fronte a gwyrá, Cayowa gwera,
uccello.

Il d- sembra essere rarissimo. Può darsi che si celi nella
forma di j-, cui corrisponde spesso z- nell'Emérillon. Il comune
jepé ‘uno’ è rappresentato ivi da mo-zepé, dialetti Apiaká a-dipé
e ma-žüpé (anche ma-sipé) ; cfr. da una parte Pano a-tšupé, dall'altra
il Catawba dĕpé, Ciatino dipe, ecc. Auetö tauvát tigre,
Em. zawát cane, tigre, Kam. jawát tigre, Oyampi jawáre cane,
tigre, Guarani jagwár cane ; Auetö tepejab, Em. zapeá, Oyampi
japeá, Guarani jepeáb legna da ardere ; Auetö toköt, Kam. juköt,
Guarani jukyr nitre, salpêtre, sel. Si noti che l- manca, anzi in
generale l si trova solo talvolta in alcuni dialetti come equivalente
di r.

Frequente è il b-, nei dialetti rappresentato anche da w o v ;
per es. bebé mod. wewé = Chiriguano vevé volare (Oyampi o-vevai
egli vola) ; Guar. ába, Omagua áwa, Apiaká áva capelli ; Guar.
kába, Tupi mod. káwa vespa, ape (Oyampi kaa per *kawa e kao
per *kaw, cfr. Guarani asáb > Tupi mod. asáu e asáo passare).

3. L'alternazione t : r è frequente. In fine di parola già nel
Tupi di Anchieta (1595) si trova aír e aít figlio, a-júr e a-jút
vengo. Emérillon, Kamayurá, Auetö kwat = Guar. kwar, Oy.
kware, Tupi kwára buco ; Em. Kam. Au. tapiít = Tupi tapiíra
tapiro, bue ; Oyampi ekát = Guarani -ekár cercare.

Tupi t-úba il padre, il padre di lui : Pedro r-úba di Pedro
il padre, te-panakũ il paniere, nde re-panakũ il tuo paniere. Il
comune roy, ray ‘freddo’ si presenta nella forma tuy nel Tupi del
Diccionario brasiliano del 1735, cfr. Uspanteca teu > Ixil Mame
tšéu freddo, Quʼiché téu-χ id., téu neve, ghiaccio, pag. 179. In
particolare l'Omagua ra-t ‘freddo’ da *ta-ta concorda con Aymarà
tha-ya, tha-a, Haida ta-da, Ostjaco del Jenissei ta-i, ta-je- freddo.498

551. Gruppo Pano.

Le lingue di questo gruppo sono interessanti per la fonologia
non meno che per il resto. Nel lavoro del Rivet « Sur quelques
dialectes Panos peu connus » pubblicato nel JSAP VII (1910)
gl'idiomi appartenenti al gruppo sono così numerati : 1 Amahuaca,
2 Atsahuaca, 3 Canawary, 4 Caripuna o Jaun-avo, 4a Chacobo,
5-9 Conibo o Kunibo, 10 Culino, 11 Jamináua, 12 Kascinaua,
13 Mayoruna domestica, 14 Mayoruna fera, 15 Maxuruna, 16-18
Pacaguara o Pacavara, 19 Pano, 20-22 Sipibo, 23-24 Yamiaca ;
e si aggiunge 25 Arazaire.

1. Sulla corrispondenza delle vocali si trovano alcune osservazioni
nel lavoro di Créqui-Montfort e Rivet « Les dialectes Pano
de Bolivie » pubblicato nel Muséon, 1913.

Nel gruppo occidentale Arazaire-Atsahuaka-Yamiaka si trova
-ay in corrispondenza di -i degli altri idiomi.

Yam. huay, ú-huay, Ats. ú-huay pioggia, Ar. u-huay piovere :
Car. ui, Pac. oi pioggia, Pac. ohi piovere — Ats. kuiuay mento :
Pac. kehui — Ats. kenay barba : Pac. kuéni — Ar., Ats. e Yam.
-tay suffisso per oggetti fabbricati e per parti del corpo : Car.,
Pac. -ti, -te.

La vocale a corrisponde spesso da una parte ad e i, dall'altra
ad o u ed ö. L'alternazione ha luogo in fine di parola, per es.,
in Yam. ena = Pac. χene Ciac. χini acqua, Yam. ursa = Car.
urše Pac. oše e osi luna, Ats. čina-póto = Pac. čine-po cenere ;
šróba : Pac. Ciac, šobo casa, Pac. muša : Ats. mušo spina. Nell'interno
della parola sembra essere meno frequente : Pac. zani-hua
= Ciac, zoni-hua egli, Ciac. káno = Pac. kono allons !, ecc.
Nel nome ‘orecchio’ troviamo triplice vocalizzazione : Ar. rackani,
Ciac. rikini, Car. erökin.

Mano. — Ats. maká-ni, Ar. macke-na, Case, maká, May. d.
maku, Con. Sip. maaki — Pac. meke, Ciac. mäki-na — Car.
maéka-na, Con. Sip. mueke, Pano moiké, Max. mukoü, Casc.
mökön (Abreu).

Kechua maki, Mucik o Cimu mäč mano (mäča-na handfläche)
Midd.. möcqua Carr. ; Guaicurú : Toba e-mak, e-mač mano, mano
sinistra, Payaguá i-maχá, i-mahiá, Lengua i-maχá mano. La
parola si trova anche nell'America centrale e settentrionale : Totonaco
maka- ; Cora moáka, Hopi maa-t, Azteco mā-i-tl da *maχa
(cfr. maka dare), ecc. La forma manki del Mayoruna f. corrisponde,
se esatta, a mang del Tehua, ecc., Less. 415.

2. Già nel 1888 Raoul de la Grasserie aveva segnalato una
specie di « Lautverschiebung », per cui alle esplosive sorde del
499Maxuruna corrisponderebbero delle sonore nel Mayoruna e delle
spiranti nel Culino I, Pano II e Pacavara III. Il Conibo IV e il
Caripuna V oscillerebbero fra il secondo e terzo gruppo. Ecco
alcuni esempi della serie labiale e dentale.

tableau maxuruna | mayoruna | culino | pano | pacavara | capelli | occhio | sole | fanciullo | due | naso | serpe | poples | pu | bu | bou | wo | wu | voôn

Occhio. — 15 pora — 4, 19, 22 buero prob. *buera-u, 5-9,
20 bueru, 13 bedo da *buedo, 7, 21 buiro ― 2, 23 wuira-wui,
25 huira-hui, 16 huiro, 1 huero, 12, 17 huéro, 8 ham-weru, 10
würru ; Ciac. huáruo.

Con pora cfr. Kariri po, Baniva nu-puri, prob. Cahita e Tarahumara
pusi- ; con buiro cfr. Tepehuana bui ; con wero cfr. Mosetena
ve, Mame wits, ecc.

Sole. — 15 pary o pari, cfr. Arasa puāri — 25 fuarri
7, 13, 14, 20-22 bari,4 baari — 3 warí, 10, 18 wari, 7, 17,
19, 24 huari, 2, 23 huāri — 5, 6, 16, 19 vari.

Sembra che la parola sia composta e che il primo termine
corrisponda alla prima sillaba di ‘occhio’ : pu-āri, fu-arri, ba-ari.
Il Bororo ha m-eri e l'Otuke n-eri sole, giorno. Il secondo termine
andrebbe con Cotoxó ari Marauha ary, Tupi ara (prob.
contenuto in kwarasy sole), Cayowa ali giorno ; Achagua erre,
Mbayá ali-lega, Alakaluf are-lok sole. Ricordo però che una lingua
dell'Istmo, il Xinca, ha pari ‘sole’ identico al Maxuruna pari.

Via. — 25 fuahí— 19, 22 bai, 20 baihi, Cax. bai Abreu
— 12 huaí, 18 wahi.

Con fuahí da *puahí cfr. Tupi , a-pé, Shoshoni poe, Luis.
pe-t, Cora huyé da *phuyé ; con bai cfr. be o bey del gr. Maya ;
con wahi cfr. Pokomam we, Tepecano voi, ecc., poi Jagan wa.

Uovo. — Casc. ba-ti Abreu (cfr. Bororo ba), Con. bo-ši
Car. wa-čé, Pac. vua-či, Cul. vo-ši.

Naso. — 15 tü-šan — 14 di-zan, 13 de-han, Casc. dö-ki
Abreu — 4 erö-kin, 2, 23 ré-kani, 25 ra-ckani ; 5, 9, 20 re-cki,
7, 19, 21, 22 re-ki, 10 rü-ki ; 1 ril-ki, 12 ril-kí.500

Il secondo elemento viene considerato come un suffisso, ma
k-n ‘naso’ è frequentissimo nell'America e fuori, per es. Bororo
i-keno Otuke šeno, Botocudo ginne, Yuri yu-kóne, su-kane, Noanama
keun, Zoque kina, Totonaco kin, kin-kan, ecc., Indocinese kenno, khen,
khan, Giapp. hana, Egizio χan-t, Pul kinne sing. kinne-re,
Wolof ba-kan. Il medesimo termine si trova poi in ‘orecchio’
come nelle lingue indocinesi. Quanto al primo termine, sembra
che significhi ‘punta’, se pure non è una forma del numerale
‘due’ (cfr. Acoma vuy-pin orecchio, lett. ‘Zwei-Ohr’, Gatschet,
Zwölf-Sprachen 131).

Per le forme dei numerale ‘due’ posso rimandare al §211
e 375.

3. Devo però osservare espressamente che non mancano esempi
di p- e t- comuni a tutte le lingue del gruppo. Questo fatto è
importante.

Orecchio. — 15 papi-šan, 14 pahui-ran, 13 pabau-an — 5,
9, 22 pabi-ki, 20 pavi-ke, 7, 21 pavi-ki, 8 ham-pawe-ki
12 pauin-kí = Cax. pabĩ-ki — 2, 23, 25 páu-kani ; 4 pau-ke,
16 pao-ki — 17 pa-s-ki.

Il Culino tsa-byn-ky in unione con Cax. pa-bĩ-ki dial. pa-uin-kí
mostra chiaramente che l'elemento fondamentale è il secondo.
Siamo quindi ricondotti al tipo rappresentato dal Kariri benjé,
Sabuya peni-ch, Caribico piana-, pana-, ecc., Less. 365. Per
l'elemento pa- cfr. specialmente Wainumá (gr. Arawak) pa-by
‘auris’ accanto a pena-gho ‘auditus’, poi Coroado pe-pēna
orecchio, ecc. — Non facile da spiegare è -s- di 17 pa-s-ki.

Piede. — 13 taku, 5 tak — 22 táeg, 9, 20 taeg — 18 tahe,
17 tae, 4 taé, 25 taē, 6, 7, 21 tai, 8 ham-tai, 14 tahi, Casc.
taö — 19 tarri, 12 tal.

Yarura tao, tahu piede, Tacana e-ta Maropa e-tá gamba, Mixe
teík (cfr. taeg), Tarahum. tala Heve tara-t piede. Con 19 tarri
cfr. anche il secondo termine di Cuman. pu-tar Tam. p-tari piede.

4. La serie gutturale presenta qualche difficoltà. Capistrano
de Abreu afferma che nel Caxinauá « h aspirado, r forte, v
permutam-se », che sarebbe una cosa veramente straordinaria.
Di regola si trova ra-, hi- e hö-, vô- e vu-. Vediamo quali sono
le corrispondenze di h- prendendo in esame alcune parole che
hanno questa iniziale.

Sangue. — 9, 20 gimi — 22, 25 himi, Cax. himi, Ats.
hemi — 4, 15 imi, 8 imí, Cul. e Max. ymy.

Tacana e Maropa ami, poi nel lontano settentrione Shasti ime,
Aleuto ama-k sangue. La gutturale iniziale ricompare su suolo
501asiatico : V Samojedo Jur. hēm, χeam, Tav. kam, Jen. , Ostjaco
kam(e), kän, Kam. khem ; VII Khmer ma-ham, Bahnar p-ham,
Semang ma-ham, Nic. ma-hām, Santali ma-yām. Iniziale primitiva
g, come appare dalle forme africane come Pul ʼyiʼyam, in
cui -am è suffisso dei nomi dei liquidi.

Acqua. — 20 gene — Ciac. känä, χini, Pac. χene—22
hene; 8 hon-egg, 25 hūnu rivière, Cax. hönö rio, agua — 4
énne, Yam. ena.

Il tipo con vocale chiara è = Tacana jene, Peba a-in ecc.,
il tipo con vocale cupa è = Kechua (h)unu. Nel gr. Arawak
coesistono i due tipi : Paioc. ina, Piapoco huni, Mawakwa wune.
Cfr. specialmente il Maipur ueni. Con 8 hon-egg cfr. Guaicurú
ni-ogo (il primo termine in Mataco yno-té, ynna-t e in Abipon
enó-pe = Algonchino ni-pi).

Uomo. — Cax. huni vir, 25 hūni homme, mâle, Ciac. hóuni,
Pac. χuni — 4, 16, 20 uni.

Rivet aggiunge 7 ecc. buene (Cax. bönö marito), che potrebbe
essere un composto. Il Kechua runa resta per ora da parte, invece
è ovvio pensare al winiq del gr. Maya. D'altra parte nukuny
‘homo’ del Culino concorda col Pat. nuken ‘homo’ (: nakuna donna),
cfr. Tsoneca di Hale kina, Puelche id. kine, Tehuelche a-honi-kan,
Jagan won, Alakaluf a-ckini-š uomo (: a-ckhana-š donna).

Labbra. — 15 gipy (scr. guipy), 10 ghüba — 9, 20 kebi,
5, 19 kebi bocca, 22 kepoya ; 2, 23 kiwua-či bocca, 25 kipua-či
— 13 ibi bocca.

Dzubucua hebi labbro, hebe riva, gr. Guaicurù a-gipi, a-čibi,
a-čip labbro, Puinave ye-sipi-k id. (ye bocca). Cfr. VII Khmer
kepe margine, V Giapp. kiva id., II Ebraico śāpā labbro, margine.

Coscia. — 15 ghüsü, 10 ghisy — 13 kesi, 4 kišé, Pac. kiči,
Pano Con. kiši.

5. Un esempio interessantissimo di Cax. ra- pari a ha- delle
altre lingue è il seguente :

Lingua. — Cax. rana — 17 χana ; 2, 4, 8, 19, 23 hana,
25 hanah, 1 han-dá — 5, 7, 9, 15, 20, 21 ana ; Arasa e-āna.

Senza dubbio hana deriva da rana e la forma primitiva è
*lana (manca l). Il tipo l-n ‘lingua’ è rappresentato da Jagan
lan(e) o lön ; Yukuna nu-léna, Araicú n-elon, Totoro n-ile ; Hopi
len-gi, Hiowa den ; Delaware w-ilano sua lingua, Miami w-elane.
Per assimilazione n-n : gr. Arawak -énene, -nene, nena, Kariri
numi ; Azteco nene-pilli (gr. Lenca na-pel), Cora nanu, Tep. nunu,
Cahuillo nan-g Gabr. non-gi ; Natick -énan. Raramente l-l, come
in Tübatulabal lala. Con Arasa eana (Tacana, Maropa, Sapibocona
502id.), che sta anzitutto per *ehana, concorderebbe il lontano
Shasti ahana, ehena (Aleuto agna-, ahna-). Cfr. Hʼtaäm hhena-pail,
Othomí qhane, Mixe yen, Chontaquiro guenè, Mobima cuana,
Pampa ya-hun mia lingua. Se queste forme derivassero da un
tipo simile allo hana del gr. Pano, il mutamento fonetico r > h
avrebbe una estensione enorme. Cfr. anche da una parte Texas
di Béranger a-leane, dall'altra Chitimacha huene = Tehua hänn.

6. Nel Caxinauá manca s, cosa assai notevole. Cax. ti =či(i),
tsi, si fuoco (Arasa či e kuá-ti id.), bi-ti = Pac. vi-či (Bororo
bi-ri) pelle, ba-ti uovo = Pac. vua-či, ecc.

In luogo delle palatali tš š e delle sibilanti ts s si trovano
spesso le combinazioni rš rs opp. šr sr, talvolta anche r.

Luna. — 4 urše, 24 ursa — 8 osre — 5, 19 uše, 2, 16,
18 oše, 10 oší, 6 uši, 15 uyši, 25 hušē ; 20, 22 use, 4 osse, 23
ose, 17 osi, 7, 21 ussue.

Seno. — 7, 21 ruma — 4 sruma (= šruma latte) — 10
čuma ; 15, 25 šuma, Cax. šôma ; 9, 20, 22 suma.

Casa. — Car. šroba — Pac. čobo, šobo, sobo, Ciac. šobo, Ats.
Yam. šōpo, Cax. šobô.

Sabbia. — 5 mari — 25 marší — 19, 22 maši, 4 maši-na ;
13 massi, 14 mazi, 7, 21 masi-č.

Mais. — Car. šröki — Ciac. rsiki — Ciac. šéki, Pac. tséki.

Il medesimo fenomeno si trova anche altrove, per es. Arawak
7 hámuri e amursi, amoši (= 13 kamozi, kamuzi, 44 kamosi)
sole, Tupi dell'Orenoco jarsi = jasy luna.

Talvolta le palatali-sibilanti si dileguano, per es. 15 puši, 22
huči, 10 uči fratello, 25 pussi figlio, fanciullo : 4, 20 pui, Cax.
pôi fratello. Spesso poi esse derivano da gutturale, come 12 tešu
13 tešo : 10 tüka 9 teka 20 teká collo.

552. Gruppo Guaicurú.

Sulla fonologia di questo gruppo abbiamo osservazioni di
Lafone Quevedo, Adam, Koch, ecc. Io mi limito alle caratteristiche
più salienti.

1. Quanto al vocalismo, la cosa più notevole è che l'Abipone
presenta spesso a in luogo di o degli altri dialetti, per es. akám
= okom noi, e-kám = e-kóm ombelico.

2. Frequentissima è l'alternazione g : , per es. Abip. laeta-ṛat :
plur. laet-káte figlio, ketèlk : plur. hetelṛa mulo ; Kadiuéo 1 ogo,
Mbayá 1-3 ogo-di, Kadiuéo 2 oggo-t : Kadiuéo 2 di Koch oṛō,
3 ṓro-de̥ acqua ; Toba alogon : dial. loron = Abipone alarán
nadar ; Mocovi ogone : Toba orone venado. Tavolini ha y-okopagá
mi hambre : d-okopara-i tu hambre, ecc.503

In luogo di r si trova anche scritto gr rg e perfino rgr, ma
devo osservare espressamente contro l'opinione del Koch che il
possessivo gr- dell'Abipone sta per *gar- e corrisponde a kad-
di Tavolini e Barcena.

3. Corrispondenze fra (t)d da una parte e r l dall'altra si
trovano non di rado, per es. Abipone karami = Mocovi kadami
tuo, Ab. karam = Moc. kodám nostro ; Toba yale-dipi e yali-ripi
= Ab. yoali-ripi mucha gente ; Toba e-nodeč, nodèk : Mocovi
a-noréh, noréke fuoco ; Ab. arala-ik nuovo : Mocovi e Toba adalá
verde ; Ab. arém — Moc. adén sapere ; Moc. asoró = Toba
asodó, asoló zio, ecc.

4. Il trattamento dell'esplosiva labiale è il solito : Moc. obé,
ubé, dial. ovè, uhvé, Toba Mbayá ogué, Ab. avé, aoé, Kin. ohé
dente — Moc. abi, ebé, vi peli, Toba avé, aué peli, foglie, Moc.
avé; evé, ové capelli, Ab. eué peli, Toba gué capelli (gr. Tupi
ába, áwa, áva, Oy. áwe peli, capelli, Guar. ńandũ r-agwé penna
di struzzo, A. t-agwé poil du corps) — Moc. abá, va, ava braccio,
avá, Toba avá, auá, Abipone avá, aoá ala, penna (cfr. la serie
precedente, poi Tamanaco y-apa-ri, Bakairí -awa-ri e -awo-ri
braccio, -avo-li ala, prob. anche Tupi j-ybá braccio) — Moc. ové,
ouvé, Toba owé sale (cfr. Mucik up sale, upo salato, Less. 466).

5. Nel Toba qualche volta, di regola nel Mocoví si trovano
i gruppi tk e kt in luogo delle consonanti semplici k e t. Talvolta
tali gruppi si formano per sincope di vocale interposta, più spesso
kt. corrisponde a t senz'altro ; per es. Mocoví actée = Ab. até
madre, aictá = Ab. aitá olor, akalacti dial. akalaté cipolla,
eekacté (anche Ab. ekact) = Toba ekat metal, alactarni mosca.
Auche nell'Ona ct s'incontra spesso.

In fine di parola il Toba ha spesso -k in luogo di -t dei
dialetti affini, per es. ohuak e uvat mano, iváč braccio = ohák
di Carranza. Tali forme si spiegano probabilmente col confronto
dello Mbayá baaga-di mano, braccio.

553. Osservazioni generali.

Per il sistema fonetico delle lingue americane considerate nella
loro totalità v. pag. 180 seg. Qui farò alcune osservazioni sui
punti più importanti.

1. Quanto alle vocali mi limiterò a segnalare la presenza
dello y in molte lingue dell'America settentrionale e meridionale.
Ora questa vocale gutturale y può considerarsi come caratteristica
di molte lingue del nord e nord-est del continente asiatico.
E forse ci riesce di identificare qualche parola con vocale y in
lingue asiatiche ed americane. Al Tupi kyra o kyrá ‘grasso’
504corrisponde l'Ostjaco del Jenissei kyt pl. kytè-ṅ, Kotto kīr pl.
kīra-ṅ con i come nel Tupi mod. kira (cfr. anche Ostjaco dial.
kyet pl. kyede-n con Tupi mod. i-kiera il est gras). Quanto alla
consonante, si noti l'alternazione nel Tupi kwara e kwat buco.
Lo y può benissimo derivare da u, cfr. Slavo y da ū. Si potrebbero
così ricostruire due forme primitive, *kúta e *kurá, le quali corrisponderebbero
esattamente a -kuta e -kura ‘grasso’ delle lingue
Bantu.

2. Quanto alle esplosive, la questione più importante riguarda
la distinzione delle sorde e delle sonore. Spesso le sonore g d b
(e insieme con esse r) mancano in tutto o in parte, oppure sono
escluse dal principio della parola, ma ciò avviene, come pare,
più spesso nelle lingue del nord che in quelle del sud. Una eccezione
cospicua è data dal Kechua, che però è di origine settentrionale.
Il Goachira manca delle medie, ma queste si trovano
nell'affine Arawak ; per es. Goach. ta-ya = Ar. da-i io, pi-a
= bü-i tu, pia-mu = bia-ma due. Nell'Ona della Terra del
Fuoco mancano b d (anche g- è raro), ma negli affini idiomi della
Patagonia g d b trovatisi anche in principio di parola.

Il Kariri distingue sorde e sonore, ma sono avvenuti degli
spostamenti in tempi senza dubbio recenti. Il Sabuya ha spesso
la sorda dove gli altri dialetti hanno la sonora, per es. peniéh
= benjé orecchio (Less. 365), pyh = by piede, pukoéh = byké
sorella minore, ratah = rada (Pedra Branca rada e ratah) terra,
mutúh = mudu ventre, tibo = dibo être lavé. Però abbiamo
anche Sab. bathüh = Pedra batthüh Kipea bati stella e perfino
Sab. blüh = Pedra plü Dzub. pli Kipea pri sangue, Less. 406.

Possiamo dare uno sguardo generale almeno alla serie labiale
prendendo in esame il numerale ‘due’ caratterizzato da p b w o v.

p. — Yuki ō-pi anim. ō-pa, Huchnom ō-pe, Wappo hō-pī
Huave e-poe-, Subtiaba a-pu — Guajiquiro pee, Lenca pee, pae,
Similaton pe, Xinca pia-r — Colorado pa- in 20, Cayapa pai-
in 200, Aymará pay-a, pai-ni, Atacama poy-a, Amueixa e-pá
gr. Arawak : Guaná piá, Moxa a-pi, a-pió, Yuri peia, Goachira
pia-mu Parauha pi-mu, Ipurina i-pi, i-pi-ká, ecc. — Ciolona i-p
— Yahuna i-po, i-poi, Tucano piá-na, pe̥á-ro, Wanana pia-ro,
Waíkana pia-dó, Bará pe̥á-ga, ecc. — Catoquina u-paua — Araucano
e-pu, Puel-ce Nord pē-tši Sud poē-tši, Jagan -pei suffisso del
duale (kom-bei 2, anche kom-pai-pi).

Dakota nõ-pa, Winnebago nõ-pa, nõ-pi, Hidatsa no-pa, do-pa
— Kayuse li-púyi ; Klamath lā-pi, ta-p- in 7, Whulw. na-po
Zapoteco to-pa, tio-pa > Papabuco tšo-pa — Max. ta-pu- (in 4).505

Klamath lá-puk both = Molele lá-pkḁ 2, Cimacua lʻá-kua
per *lʻá-pkua (cfr. lʻá-wuk- 2), Zimshian du-pχā — Yokuts pogoe
in 20 — Tiribi pug-da, gr. Cuna pokwa, Paya pok, Rama puk-sak
(cfr. pang-sak 3).

Sahaptin la-pit, Walawala na-pit, Whulw. nī-pit, Klamath
la-pit — Pani pit-ko — Uro pis-ke — Kechua pitu paio —
Puel-ce pētši prob. *pēti = Campa a-piti.

Catawba na-perra (cfr. ne-péra, de-péra altro, purre-purra
4) — Puquina s-per 4, Kechua e Aymará -pura (forma una specie
di duale) — Chontaquiro a-piri, Jupua a-pära.

Dakota na-pín both — Klamath pän, pēn again, a second
time, lā-pĕni 2 — gr. Maidu pḗne, pen, peni-m, Cushna pani-m
— Aymará paini, pani (pers.) — Mosetena paná — Moxa a-pina.

b. — Cuicateco u-bi — Bribri bo, bui, Terraba kra-bu
Sumo buú, bui, Ulua , Matagalpa buyo — Cilanga oso-bé
Mocochís ka-bó.

Mikmak dā-boʻ e ta-bo o ta-bu — Pano da-bui, Maxuruna
ta-boe, Pac. ra-bue, ecc. — Alakaluf ina-da-ba 4.

Yuma : Mʼmat χu-bík, Diegueño ha-bík, ecc. — Brunka bug.

Caddo bit — Tacana beta.

Bribri bul, buur — Matagalpa burro, Cacaopera burru.

w. — Klamath wo-nip, vû-nep 2 X 2 — gr. Tano (Pueblos) :
Piro wi-yú, Isleta wi-si, Taos wû-na ; Jemes wi-š ; S. Ildefonso
wí-ye — Kauvuya vuy, Paiute Sud vay (invece pay 3), Pavant
wy-une, Gabrielino wehe ; Tätätl wo, wah ; Cahita woi, Cora
wa-po, Azteco o-me per *wo-me — Amuzgo u-we, Mixteco u-wui
— gr. Choco o-mé (= Azteco o-me ?) — Tsoneca wa-me.

Gr. Caddo : Hueco wits, Wicita witš— Nacez á-wēti, á-witi
— Isleta wisi, Jemes wiš — Gr. Pano : Ciacobo dá-vita.

Dal nostro elenco appare chiaramente il predominio del p, e
nondimeno sembra che primitivo sia il b, al quale si riconduce
anche il w o v. Le comparazioni extra-americane confermano il
b come suono primitivo, v. § 211 e 375.

554. In alcune lingue americane si è notata la presenza dei
toni. Osserva Harrington che vi sono nel Tewa dei vocaboli monosillabi
distinti unicamente per il tono ; per es.

tableau acqua | pʼō | low falling | buca | pho | orma | mid falling | neve | mid level | luna | high level | capelli

Conviene indagare se il tono è in rapporto con l'iniziale primitiva
sorda o sonora come nelle lingue indocinesi e nell'Annamito.506

Acqua. — Tewa pʼō, pʼo acqua, fiume, Tiwa pʼâ id., Towa
(Jemes) pʼà acqua, fiume, lago ; Kiowa pʼa fiume, ruscello —
Shosh. pāʼ Paiute Sud pā-, Comance paha-r, Kizh pa-r, Netela
pa-l, Bau. bāʼ Tüb. bā-l Git. bā-tš, Cora hā- Huichol ha acqua,
Azteco pā-ti liquefarsi, Opata wa-t (cfr. Kwakiutl wa fiume) —
Dorasco e Gualaca ba-li, Chumulu vá-le, Guaymi Sab. b-le mare.

Se questa serie si collega a III Lak bʼar Arci bari lago e
II Arabo baḥr mare, il tono basso sarebbe in rapporto con la
iniziale originariamente sonora.

Orma, via. — Tewa pʼō, pʼo, Taos pĭă trail — Shosh. poe,
Luis. pe-t, Tepecano voi, Cora huyé via — gr. Maya be, bey,
Pokomam we via — Tupi , a-pé via — Kariri wo id. —
gr. Pano fuahí, bai, wahi via — Jagan wa id.

Vi è qualche probabilità che questa parola si colleglli alla
seguente che significa ‘piede’. Anche nelle lingue dell'Australia
piede = orma = via, « a road being often called a track by
bushmen » (Curr, I 29).

Piede. — Tewa po gamba, coscia, Jemes pa-, Kiowa pá-ki
thigh — Guarani py, mby piede, Chir. py piede — Botocudo ,
Djop. , Malali a-paó piede — Araicú na-wuy. gamba, Mariaté
puy coscia — Kariri by piede, , u-vó gamba, cfr. Guato a-poo
piede e u-vi = Macusí u-pé coscia — Vilela a-pe piede — Mocovi
e Toba pia, a-pia piede.

Qui l'iniziale originaria sembra essere stata p, Less. 329 segg.

Luna. — Tewa pʼō, pʼo, Tiwa pʼa, Jemes pʼàà ; Kiowa pʼa
— Palin — Pawni pa — gr. Maya : Quekchi, Pokomchi e
Pokomam po — Ayook o Mixe poo (cfr. poo-p bianco = Lule
poo-p e Tucano occ. poo id.), Zoque poya e xa-pa, Totonaco pa-pa
— Colorado (donde ke-pe notte = Bakairí kχo-pai Cuman.
kos-pay, cfr. Guaicurù pe, e-pé notte : epe-nai luna prob. = Tao
pannah, Geicó-Tapuya paang, Ciapacura pana-to, Itene pane-vo)
— Baniva e Yavitero pia — Machaculí puá, Capoxó pua
Chiquitos paa-s — Puel-ce pioo.

Qui l'iniziale primitiva è decisamente p, cfr. VII Nicobari
chiaro di luna, Eddystone po-pu luna, Nifilole o-pa bianco,
Maleop. pu-tih id., VI Sungumana a-po bianco, II Sandawe pho
bianco, Saho i-fō luce, I Papiach i-fo bianco = Banda i-po luna.
Il significato fondamentale è ‘splendore, luce, bianco’, epperò
appartiene alla medesima serie anche ‘sole’ :

Sole. — Tewa pa- sunshine, Jemes pe, pei (sec. Gatschet
pʼe, pay) ; Kiowa pai — Othomi pa, Maz. e-pa (giorno) — Cuna
i-pe sole, i-pá giorno.507

Cfr. II Berbero a-fa luce = I Doai a-fa sole, ecc.

Buca. — Tewa pʰo, pʻo hole, pitfall ; Kiowa po trap, spider
web. Non ho altre comparazioni.

Neve. — Tewa pʰo. Non ho comparazioni evidenti (forse
Yokuts pon-pon neve, Fox pe-pŏnĭ inverno).

Capelli. — Tewa pʰo capelli, testa, Tesuque poh, po pelo,
Tiwa pʻa, Jemes fwo-lâ capelli, lanugine, pelliccia ; Kiowa pa
fur, down, pa-gi downy, sen-po baffi, barba (sen narici) = Tewa
so-pho id. — gr. Dakota : Osage pauha capelli, Jankton paha,
Omaha pahee capelli, pah testa — gr. Caddo : Riccari pahi
capelli — Paiute mer. pu̥ā- hair, fur, Fern. paū- Gabr. pwahead,
hair, Papago woh-poh peli, Tepehuana bo-poe capelli, Cora
ki-poá head-hair — Maiali pöe piuma, Yupua poá capelli,
foglia, pohjá piuma, Coretú phoá capelli — gr. Pano bu, wu o
wo capelli, Caripuna poe, poö piuma — gr. Betoya : Uanana poá,
Waíkana poá-li, puá-li, Bará ecc. póa capelli — Cholona pe
capelli — Mocovi a-bi, e-be, vi capelli, peli, foglie.

Il tipo originario sembra essere rappresentato dal Pano e
Bororo bu, cfr. VI Kuni bú-i capelli, peli, piume, I Nyelim bu-i,
Less. 372. Dal b si sviluppa ph o f piuttosto che p : I Nteghe
e Mutsaya le-fu capelli, Ewe capelli, lana, II Copto , fō-i
capelli, III Udo pho-ph id., IX Tewa pho, Coretú phoá. Questo
fatto è molto notevole e ricorda l'alternazione camitica (o in
generale africana) b : f, pag. 349 seg.

Una connessione fra il tono e la qualità delle esplosive iniziali
originarie, analoga a quella che si osserva nelle lingue indocinesi,
appare verosimile e sarebbe utile indagare la cosa. A me basta
avervi accennato. Aggiungo alcune altre parole del tipo precedente,
delle quali però non conosco il tono.

Fuoco. — Tewa pʻa, Tiwa pʻa-, Jemes fwa-ya ; Kiowa piă
Timote , Paniquita i-pi — Chiquitos pee, ecc., Less. 347.

Sopra. — Tewa pi-ge sommità, cima, pi-ye up to, down to,
Jemes pi to ascend ; Kiowa píă-ya sommità, cima — Cayapá
fe-ka en haut = Eschimo pi-ka lassù, Azteco pa-ni en haut, au
sommet, ecc., Less. 350.

Castoro. — Tewa oyo, Tiwa pʼâyâ- ; Kiowa pʼo — Zuñi piha.

555. Poche osservazioni si potrebbero fare per ora intorno alla
serie gutturale, molte, come di regola anche altrove, intorno alla
serie dentale.

Già abbiamo accennato alla equivalenza delle esplosive t d
e delle liquide r l. Interessanti sono anche i casi di alternazioni
fra liquide e gutturali.508

Qui vogliamo occuparci brevemente dei suoni laterali che si
trovano nell'Eschimo-Aleuto, nell'Athapaska e in molte lingue dei
gruppi Pacifico settentrionale e Centrale di Brinton. Tali suoni
furono indicati con tl, χl, tχl e in altri modi simili, ma ora gli
americanisti (Boas, Goddard, Swanton, ecc.) li concepiscono come
suoni semplici e come tali li rappresentano con L spirante, L
affricata, ecc., cioè come varietà di l. Così, per esempio, in luogo
di tleχ o tlek ‘uno’ Swanton scrive Lēq! per il Tlingit o Kolosh,
in luogo di thlūn o tχlon ‘tre’ Boas scrive Lōn per il Cinuk.
A noi importa soprattutto determinare se tali fonemi hanno origine
da suoni semplici o da gruppi di consonanti. E la trascrizione
migliore sarà quella che meglio ne lascierà scorgere l'origine.
Intanto io userò di regola la vecchia trascrizione, tanto più che
Swanton stesso dichiara trattarsi quasi di tl e dl.

Premettiamo che fra le lingue uraliche l'Ostjaco ha due specie
di l, cioè 1° un l sonoro non spirante = l delle altre lingue
(per es. lībət = Vogulo lupte = Magiaro levele-, foglia) ; 2° un
l che in alcuni dialetti è sordo e spirante e che nel dialetto di
Surgut fu da Castrén rappresentato con tl o thl (prob. ϑl), mentre
nel dialetto dell'Irtysch trovasi mutato in t (ma alla metà del
sec. XVIII Fischer scriveva l o lh, una volta dhl e una th, per es.
nillha quattro, chulom tre, lhilen vivus, pelh auris > pet di
Castrén). Ora questa seconda specie di l corrisponde in alcuni
casi a l delle altre (per es. Surgut tlouχ, Nord tlū e tlū o loχ,
Irtysch teu da *tleu osso : Vogulo lu, Finnico , Samojedo ly, le),
mentre in altri casi esso corrisponde a t del Vogulo e Samojedo,
a s del Sirjeno-Votjaco, ecc. (per es. Surgut tlān tendine, Vogulo
tān tendine, vena, refe, Samojedo Jur. tean tendine, vena, Tav.
tana tendini, Kam. then, invece Finnico suoni vena, tendine, nervo,
= Germ. *sena-u̯ō tendine).

Uno. — Ugalentz tleki, Cepew. a. s-thlagi, Dogrib a. n-thlaγè,
b. en-klai, d. thlie, Takulli e. i-tlah, i-tlhi, Kato Laχa, Hupa
chlah e kle-vunna (alias La e Lū-wûn), Navajo tlahī, kli, a-χlai,
Apace e. os-tlaχ in 11 ; Kolosh a. tleχ b. tlek c. tlèek — d.
klejek, f. tša-tlek (cfr. tša-tléka irgend etwas), Swanton Lēq! ;
cfr. anche Alaska sud-ov. a-tlχa, Ciug. a-tlχe-nok, Norfolk-Sund
tlaaš — Inkilik ki-sleka — Dogrib c. thelgai, Kinai a. zelkei,
d. tšilki, zylik-, Atnah šelkae ; cfr. Namollo atta-šlik.

Le ultime forme con vocale fra l'iniziale e l insieme con le
varianti tl kl sl attestano che si tratta di gruppi consonantici,
vale a dire che, per es., Ug. tleki sta per *teléki o sim. — Con
Inkilik ki-sleka concorda il lontanissimo Payaguá ge-zle.509

Tlatsk. tχlié, Umpqua ái-tχla = Takulli b. é-tχla — Apace
taχla, daklá, Kucin tiχla-gga.

Cfr. Aleuto taγa-tak = Alakaluf taku-taku, forme semplici
Niskwalli daho, Mazahua daχa, Iten taka, ecc. Allo Apace taχ-la
si avvicina specialmente il Bakairi toká-le.

Due. — Nutka (Wakash) b. atχl, a. attla = c. akkla, g.
athlak, Kwakiutl c. mātl = e. mākl e māhl, anche atli — Ciachta
tuklo (prob. Accaway asakre Aparai assakoro, cfr. Galibi takwe).

Cfr. Jucaghiro á-taχ-loi agg. á-taχu-n, quindi Kinai tyχa,
teχá, Kolosh teχ, taχa-, ecc.

Tre. — Squallyamish thleuch, Kawicin thleuch, thlewh,
Niskwalli thliwh, Haida tlkwu-, Clallam klekw Lummi klikhw,
Skwali tkhlikho, Kowelitsk ka-tkhle, Shushw. ke-tχles, Okanagan
kaal-thleis ecc., Num. 300 ; Cinuk thlūn, (t)χlon, thlown, alias
Lōn, Watlala tkhlom ; Zimshian gu-tlḗ, cfr. Salin aku-tlea-ppay
accanto a tlû-bahi e kla-pʼhai. Cfr. anche Kwakiutl ka-tlowk,
kʼe-tlṓq, ke-tχliuk 6 — Kinai e. toluke, Ugalentz toolkoa ; gr.
Moquelumne o Miwok teloko, teleka ; Galibi terewa, Caribi elewa
per *selewa ; Baniva terḗtsi, dial. ma-dálli-pa, Karútana mā-daλi,
Warekena -talí-sa, ecc.

Le forme della prima serie, così aspre, hanno un'importanza
eccezionale. Anzitutto Zimshian gu-tlḗ e Salin aku-tlea-ppay concordano
con V Ostjaco kū-dle-m. Il Salin kla-pʼhai va con III
Avaro χˈla-b-go. Le forme del Cinuk concordano con VIII Tableng
lum Mulung lem, tipo comune sam e sum = Caucasico mer. sam
e sum. Quest'ultimo tipo ricompare nell'Australia settentrionale :
Ngerrikudi suma-suma, Coen R. tšuma-džum = Mapoon R. tšuma-yum,
Otati yoma-n, Gudang (Capo York) dama. Nelle lingue del
centro o gr. Aranda abbiamo 37 ol-pi-tšana, 38 ura-pi-tšama,
orra-pa-tšama, 39 uvu-pu-tšama, ove -tšama deriva manifestamente
da 38 thrama, 39 dramma due (Aranda tera). Ed ecco
di nuovo il gruppo consonantico primitivo ! Cfr. anche Wakka
tšrommu-da tre. Il medesimo tipo è contenuto nel ‘sei’ del
Maleopolinesiaco : ĕnnĕm da *ĕn-d(l)ĕm 2X3, cfr. da una parte
le forme comuni anam, onom, dall'altra Form. romu, u-rumu,
Wahai lomi, N. Irlanda lon, Palau lo-llom, Hainan lom e tom
= Xong dam, ecc. — Naturalmente il Kinai tolu-ke va con
Maleop. tĕlú, tolu, il Galibi tere-wa con Indoeur. trei̯-, ecc.

Topo. — Ceppewyan tlunnè, kleunè, Tac. tenne-tay, Kolosh
tlinnaa, zuchan-kli.

Cfr. Ostjaco Nord thlen-gyr, Mangiu sin-geri topo, len-geri
specie di topo, Less. 144.510

I gruppi tl e kl si scambiano facilmente tra loro e l'evoluzione
è in parte attraverso ϑl e χl a hl opp. lh, in parte attraverso
tj e kj a s o š. Talvolta avviene pure che scompare l,
per es. Kolosh thlin-kit (il secondo termine = Ostjaco del Jenissei
ket Arino khitt uomo ?) : Kucin ten-ghi uomo, gr. Algonchino leni,
hi-leni : Cheyenne hi-tană uomo.

Fonologia generale

556. Nella Fonologia speciale ho deliberatamente omesso di
regola la trattazione di tre fenomeni che, per essere comuni ad
ogni gruppo linguistico, meglio si possono esaminare in questa
parte generale. I tre fenomeni sono la nasalizzazione, la palatalizzazione
e la labializzazione. Di ciascuno di essi tratterò ora,
quindi esaminerò altri fenomeni importanti che riguardano le
vocali, e le consonanti.

La nasalizzazione

557. I fenomeni che io comprendo sotto il nome di nasalizzazione
sono importantissimi e lo studio di essi, in massima parte
nuovissimo, rivela una quantità di fatti sorprendenti e fecondi di
conseguenze di grande valore.

Alcuni fenomeni di nasalizzazione ci sono familiari, come quelli
di assimilazione e dissimilazione, che possiamo indicare con la
formo la *

ambaabba o ammaamba

Per es., Osimo monno mondo, Velletri annare andare, gamma
gamba, Roma piommo Lecce kjummu piombo, Sic. scinniri scendere ;
d'altra parte Nap. embé ebbene, ecc. Anche è noto che le
nasali, come sonore, producono spesso la sonorizzazione delle esplosive,
sorde seguenti, per es. Nap. quando quanto, Greco mod.
pende πέντε.

I gruppi nasale + esplosiva sono indubbiamente i più antichi
fra tutti.

558. Lingue dell'Africa.

Nel Bantu sono frequentissimi i gruppi ṅg nd mb nell'interno
dei temi, e si possono considerare generalmente come consonanti
rafforzate da nasalizzazione. Spesso però sono iniziali e nascono
511dall'unione col tema di un prefisso nẹ- che ha perduto la propria
vocale, per es. n-doto sogno da lota sognare.

I gruppi ṅg nd mb rimangono generalmente invariati nelle
singole lingue bantu. I mutamenti avvengono come segue.

a) Nel gr. Ciuana e Makua subentrano le sorde semplici.

B. -kingo collo : Masasi i-šiko, Medo i-siko — B. -tinga filo,
vena : Pedi le-šika — B. gẹmba cantare : Masasi ipa — B. lẹnda
custodire : Masasi lita, Sotho leta — B. lẹnga essere uguale :
Masasi lika, Sotho leka — B. tunda insegnare : Pedi Rolong ruta,
Tlaping tʻuta — B. ẹ-m-bula pioggia : Masasi Mos. i-pula, Medo
e-pula, Sotho pula — B. tọnga legare : Sotho rọka — B. ẹ-m-boli
capra : Masasi e-puri, Mos. i-puri, Sotho poli.

b) Nel Sotho la nasale iniziale è conservata soltanto nei
temi monosillabi, per es. Pedi ṅ-kʼu pecora da *ṅ-gu, ma kʼwẹna
coccodrillo = Suaheli M. n-gwena. Ciò dimostra che ng nd mb
si mutarono dapprima in nk nt mp, del quale mutamento —
opposto a quello più comune — si trovano esempi anche altrove,
come Ilamba lyampa leccare, wonko cervello. Cfr. Shambala s f
da nz nv.

c) In alcune lingue, previa assimilazione, scompare l'elemento
esplosivo e restano solo le nasali ṅ n m, per es. Mbwali
ṅome da n-gombe vacca, moo da m-bogo bufalo.

Nel Ganda tale mutamento avviene di regola quando nella
sillaba seguente trovasi una nasale o una combinazione nasale,
per es. ṅenda per n-genda io vado, olu-limi pl. enimi per en-dimi
lingua, olu-bambo pl. emambo per em-bambo pflock. In tal caso

tableau ṅg | ndj | nz | nd | mb | si mutano in | ṅ | ń | n | m

Fenomeni simili si osservano nel Bemba, Dzalamo, Suaheli,
v. Meinhof, Z. für Kol., III, 4. Nel Kuanjama, invece, viene denasalizzato
il secondo gruppo, per es. oṅ-gobe = Herero oṅ-gombe
bue, on-djaba elefante = Ndonga on-djamba ippopotamo, oṅ-gadu
coccodrillo = Her. oṅ-gandu ippopotamo, Duala n-gandọ coccodrillo.
Però ng rimane : om-binga lato.

Nel Bulli, Fan, Jaunde, ecc., mb divenuto finale si muta in m.

559. Nell'interno dei temi raramente occorrono i gruppi nk
nt mp
(per es. nunka puzzare), ma essi si formano spesso dalla
unione al tema di un prefisso nẹ- che ha perduto la propria vocale,
per es. ṅ-kala granchio di mare, n-tọma io mando. E probabilmente
quelle combinazioni si devono considerare in ogni caso come
secondarie ; cfr. B. mọ-ntọ uomo con Wolof nit id.512

I mutamenti cui vanno soggetti i gruppi nk nt mp sogliono
essere assai forti nelle singole lingue bantu.

a) La nasale è conservata e i gruppi rimangono inalterati
o quasi :

tableau kulia | nk | nt | mp | cafro | ṅkʼ | ntʼ | mpʼ | bondei | zig | nkh | nth | mph | shambala | ṅkh

Secondo Meinhof il Cafro avrebbe conservato i nessi primitivi,
che egli dà appunto in quella forma, mentre k t p si mutarono
in kh th ph. Al contrario nello Shambala a k t conservati (ɒ
divenne h) si contrappongono nessi con aspirazione.

b) La nasale davanti alla sorda si muta in sorda e tende
a scomparire. Nel Pokomo si fa sentire solo dopo vocale nel contesto,
mentre il Pedi e Suaheli la consertano solo coi temi monosillabi,
per es. Suaheli m-phya IX nuovo.

tableau pokomo | suaheli

Anche le denasalizzate si distinguono dalle continuazioni delle
sorde semplici, che nel Pokomo sono k h f, nello Suaheli k t p,
nel Pedi χ r φ.

c) In parecchie lingue la nasale è scomparsa in ogni caso :

tableau makua | digo | kh | th | ṭh | nyika | duala | k | t | p

Le primitive sorde semplici sono üivece rappresentate così :
Makua ʼ r v, Digo kʼ' h β, Nyika k h v, Duala ʼ l w.

d) In altre lingue invece da ṅkh nth mph scompare l'elemento
esplosivo e rimane la nasale con h :

tableau dzalamo | namw | ṅh | nh | mh | sango | ṅχ

Nel Kuanjama risultano dei fonemi rappresentati con ʻṅ ʻn ʻm,
nel Bena, Hene e Kinga restano le semplici nasali ṅ n m.

e) Nello Herero, Yao e Konde le nasali trasmettono la loro
sonorità alle esplosive, onde si ha ṅg nd (Konde ṇḍ) e mb. Così
la serie sorda viene a confondersi con la sonora. Nello Ndonga
si trovano i nessi nt e mp.

f) Singolari e non omogenee sono le trasformazioni del Siha :
ṅg nr b.

560. Come esempio del trattamento di nt può servire la parola
B. mọ-n-tọ uomo :513

Cafro u-mntu, Zigula mntu, Bondei Pokomo Shambala muntu,
Rundi u-muntu. Ganda Nyoro o-muntu, Kerewe Ziba Sena Nganja
munta, Tete, gi-Tonga munthu, Senga mntu, Bisa u-muntu, Bemba-Luba
muntu, Nkundu bontu, Congo muntu — Yao Konde Matengo
Kamba Taveta Kuyu mundu, Mosci mndu, Her. o-mundu (invece
Ndonga o-muntu) — Thonga e Jonga monhu, Sango Dzalamo
Kaguru Gogo Nyany. Sukuma munhu ; Kuanj. o-muñu ; Hehe e
Luyi munu — Sotho motho, Venda muṭhu, Makua mtu, Suaheli
Digo mtu, Giryama mtʼu, Nyika mutu, poi ad occidente Bangi
Kimb. mutu, Kele mutyi, Duala Isubu motu, Benga Kwiri Noho
moto, Bulu Jaunde mot, Fan mur (cfr. Teke mburu), Fern. Po
motšo — Si ha nru.

Interessante è notare che il tipo moto, mutu ricompare nello
Hausa mutú-m homo e Assiro mutu vir, Less. 416.

561. La corrispondenza h t p = B. ṅg nd mb propria dei
gruppi Ciuana e Makua si trova anche come alternazione nella
medesima lingua o fra lingue diverse, per es. Herero puta go
down to the ground : punda descend ; Kele, Soko e Rangi eta
(come Masasi e Pedi eta) andare : B. (g)enda ; Her. pakura e
pangura theilen, kaka to be hard : kangura to harden by fire.

k : ng. — Nkundu i-vaka (come Makua ni-vaka) coltello :
Yao lu-panga — Nkundu Congo teka, Isubu tikwa échanger (cfr.
Shamb. taγa) : forma comune tenga — Nkundu takana (accanto
a sangana), Tabwa sākana, Kimb. takajana, Fan kakha joindre :
forma comune kjanga — Tonga i-saka terreno sabbioso, Kele
n-šaka Bulu n-saʼ Fan n-sagh riva : B. -kjanga sabbia — Pokomo
se-heka terra arida, Kamba ki-ϑeka luogo deserto, Luyi mu-šeke,
Her. e-heke sabbia, Fan n-segha id. : B. -kjanga sabbia — Yao
laka-laka, Mambwe laka convoiter, Galoa dagina id. : B. lang-
convoiter — Congo aika, Galoa šika fermer, Nganja ček-ula ouvrir :
Rundi ecc. kinga fermer — Zigula lika (anche ligana) rassomigliare :
B. lẹnga — Isubu saka, Congo sakana accanto a yangalada
être joyeux : B. kjang- id. — Kimb. buka, Mbamba huka souffler,
cfr. Yao puga : B. pọnga — Bisa maka, Nkundu baka attacher,
Noho maka enduire : forma comune manga attacher, Her. manga
suspendre — Nkundu laki accanto a lengela éclairer, cfr. Ganda
laga : B. lang- éclairer — Zulu nika, Djagga neka dare : Kamba
nenga.

t : nd. — Konde ecc. patula séparer, ôter : Sango pandula
Suah. peta krümmen, beugen, Tabwa Ndonga petama courber :
Suah. pinda krümmen, Nganja pendama courber — Gogo pitula
Shamb. hitula changer, Kaguru hitula répondre : Matengo ecc.
514pindula changer — B. pota tordre : Kuanj. Ndonga ponda
Her. tutama urinare (oma-tuta urina), Kuanj. tuta devenir mouillé :
B. tọnda urinare — Xosa kotama, Ganda Nkundu kutama, Her.
kotamena, Isubu kotomi, Zulu gotama, Thonga Makua koroma,
Fan kôt e kôr se pencher, Suah. kota être courbé : Congo kunda,
Nyany. kundama, Luba kondama, Ziba kondamia, Hehe gondama,
Noho n-gondama, Konde gundama — Fern. Po e-kotto, Nganja
či-kotwa patte : B. -kondo — B. leta emmener, gi-Tonga rata
(cfr Sotho lata) : Congo landa, Mosci ende, Kulia renta holen —
Her. otama, Fan kor maigrir : Zulu ecc. onda — Kamba atia,
Taveta ratara, Nyoro ratera seguire : B. landa — Bisa Bemba
Kuanj. teta tagliare : B. tenda — Tete pita hereingehen : pinda id.

p : mb. — Yao Nganja tupa s'arrondir, s'enfler, Duala molopo
testa : Yao li-tumbi montagna, Nganja tumba sacco, B. tọmba
s'arrondir, s'enfler — Teke-Tio pepe bianco : Congo pembe
Tabwa apika cuocere : Zigula Bondei ambika — B. -kupa osso :
Ganda e-gumba.

562. Nelle serie precedenti abbiamo trovato qualche volta la
sonora in luogo della sorda. Ecco altri esempi.

g : ng. — Venda luga, Kuyu rugamira ranger : B. lọnga
B. pjaga e pjanga pulire, scopare — Konde ecc. oga lavare :
Yao jonga — Kag. ligana, Shamb. liγana, Zig. ligana accanto
a lika, Bondei ligana rassomigliare : Bondei lingana, B. lẹnga
Fan dughe legare : B. tunga — B. boga temere : Benga Noho
bonga id., Bangi m-bongo Duala Isubu bongo paura — B. laga :
Fipa langasa comandare — B. piga : Fipa finga pietra.

l(d) : nd. — Hehe ki-ala dito : Dzal. č-anda — Congo bela
odiare : Galoa benda — Pokomo hada, Gogo hadika piantare :
B. panda — B. tula tundere, battere, forger : cfr. Bamana tundu
forgeron — Pedi mọ-šili, Suah. šizi fuliggine : Pokomo sinzi id.

b : mb. — B. libala e limba dimenticare — Duala laba mordere,
Jaunde lob (con o) leccare : B. lamba lambire, leccare —
Fan babe, Zulu Suaheli beba (con e) portare : Isubu bamba id.,
Mbamba Kimbundu ki-mbamba fardello — Fan kobe supplicare :
Tonga ecc. komba — Rundi koba gratter, creuser, Isubu e-kobo
coquille : B. komba gratter, creuser — Fan kobe (con o) parlare :
B. gamba — Fern. Po obba, Isubu oba batter le mani : B. gomba
— Duala dube Is. lube lodare : B. lọmba — Bemba abuka Bisa
awuka Luba avuka, Tabwa (g)abuka, Teke-F. tsabuga, Ganda
yabula > Kuanj. yaula traverser : Nyoro ambuka, Congo sambuka
— Tonga zubuka, Luba sovoka, Congo souka franchir : Shamb.
omboka, Yao jomboka, Ganda somoka — Ziba i-tabi Ganda e-tabi,
515Subiya mu-tabi ramo : Shamb. tambi, Gogò li-tambi — B. kjọba :
Fipa sumba wegwerfen.

563. Secondo Meinhof la sillaba ni si muterebbe nel Pedi in
, per es. ma-ṅ chi ?, ẹ-ṅ che ?, cfr. Suah. na-ni chi ?, ni-ni che ?,
Konde a-ṇi chi ? ; loc. thaβẹṇ da *n-taba-ini sul monte.

Un mutamento di ni in è assolutamente inverosimile, poiché
si aspetterebbe piuttosto ń. Inoltre il preteso mutamento ha luogo
solo in fine di parola e si osserva anche altrove, come dimostrano
i seguenti esempi (invece di scrivo per maggiore chiarezza ng).

Pedi li-kχọng : Ronga li-kungi, poi Kimb. ji-huinii Mbamba
ji-kuinii, Luyi ti-ṅunyi legna da ardere — Pedi χlọng : Nkundu
n-sonyi, Kimb. ji-sonii vergogna — Pedi n-ọng aquila : Ganda
Nyoro ny-onyi, Luyi unyi uccello — Pedi mọ-tlang (Tlapi bo-yang,
Sotho joang) foglia : Ronga b-janhi, Fan me-yang erba, stelo —
Pedi mọ-φẹng, m-phẹng griff : Kimb. mu-binii Mbamba mu-hinii,
Luyi mu-binyi, B. -pẹni stiel.

Al Sotho khong e Ronga li-kungi fanno riscontro le seguenti
forme sudanesi : Vai kong Kono konge albero, Dzarawa n-gung id.,
Gbese n-gong Anang i-kang fuoco.

Il Sotho mo-feng e Tlapi mo-fing ‘manche, poignet’ corrisponde
esattamente alle forme di Vanua Lava (Melanesia) peni-γi,
peni-γi ‘mano, braccio’, mentre il Bantu -pẹni corrisponde a
Vureas peni, Less. 366.

Al Pedi mọ-ẹng da -gengi ospite, forestiero (B. -geni, Wolof
gan étranger) corrisponde da-gang forestiero delle lingue della
Indonesia.

La spiegazione è chiara : da B. -kọni mediante il suffisso -gi o
-i (di cui tratteremo nella Morfologia) si formò -kọni-gi o -kọni-i,
donde le forme come Ronga -kun-gi, ecc. E ora possiamo procedere
oltre.

564. Si considerino le seguenti serie interessantissime :

tableau stringere | attaccare | fare | odiare | opporsi | pina | finya | finga | fim-ba | sotho | dzal | mana | rundi | manya | manga | tete | fanya | tikuu | panga | bena | kele | benye | fern. po | benga | konde | ben-da | galoa | anya | kuanj. | anga | ziba | an-ka

Evidentemente fín-ya deriva da *fin-i(g)a e fin-ga da *fín-(i)ga.
Il Fipa ha fina strozzare, fyen-tha festschnüren, fyen-khana eng
sein.

Da ciò risulta l'origine secondaria di molte combinazioni di
nasale con esplosiva. Si osservino anche le seguenti serie :516

tableau surveiller | couper | être premier | kene | teke | kani | fan | ken-ta | tabwa | kan-ta | zigula | tan-d- | bantu | ken-ga | luba | kan-ga | yao | tan-g-

Il Bantu or. tandatu 6 è secondo Meinhof da *tatu na tatù
3 e 3. Bantu or. kenda, kendai 9 = Tem keniḍe. Bantu -gan-ga
medico da *gani-ga, Less. 190.

Io ritengo possibile che -nd- derivi in alcuni casi da -md-,
per es. in Suah. thende IX dattero, m-tende III palma da dattero ;
Arabo tamr dattero, Ebr. tāmār palma ; Bantu ten-da, tan-da
tagliare : tema tagliare, abbattere (come Greco τέμ-νω e τέν-δω),
Less. 276.

565. Tra le continuazioni delle esplosive semplici e delle nasalizzate
sorgono spesso delle differenze (alternanze) assai forti, che
importa conoscere esattamente. Al proto-Bantu risale nd da nl.
Per avere un'idea delle alternazioni si notino le seguenti forme
del Sotho :

tableau bona | vedere | rata | amare | pono | visione | thato | amore | lora | sognare | aγela | p. bauen | toro | sogno | kaγelo | bau

Tali alternazioni dipendono dalle seguenti corrispondenze (dial.
Pedi) coi suoni proto-bantu :

tableau k | χ | t | r

Dunque pono per *m-bono, ecc. Noi chiameremo denasalizzate
le consonanti che hanno perduto l'elemento nasale.

566. Il Sotho ha particolari affinità con le lingue del nord-ovest,
nelle quali, come anche nelle sudanesi, si trovano fenomeni
simili. Perciò noterò qui il sistema del Duala, che è il seguente :

tableau k | t | p | l | w

Per es. kangọ aspetto bruno dell'arrosto : anga arrostire,
m-boti veste da ʼboto vestirsi. Molti temi verbali cominciano con
k t p denasalizzati, per es. kuḷumane (B. kuta) coprire, pepe far
vento, pẹta superare.

Più notevoli sono le alternazioni del Galoa, che dipendono
dalle seguenti corrispondenze :517

tableau k | g | t | r | p | v

L'alterazione nella serie gutturale avviene in senso opposto
a quella delle altre due serie.

tableau k | goma | formare | imper | g | kenda | andare | genda | kamba | parlare | gamba | kola | comprare | gola

Le forme dell'infinito hanno un prefisso n- latente, quindi
kamba da *n-gamba.

tableau t | toma | mandare | imper | roma | tonda | amare | ronda | p | pona | guarire | vona | pia | bruciare | via | l | dena | piangere | lena | denda | fare | perf | a-lendi | b | bora | vestirsi | wora | bia | arrivare | wia

Altri esempi : panga perf. a-vangi fare, piagana passare :
i-viagano passaggio, danduna imper. landuna racheter, bonga
perf. a-wongi prendere, i-bega plur. di o-wega spalla. In luogo
di w talvolta trovasi y, per es. baga apporter : imper. waga, ma
perf. a-yagi

Della stessa natura è l'alternazione y o j : dy o dj (denasalizzato),
per es. dyufa imper. yufa rubare (similmente dyena
vedere, dyana generare, ecc.), e-dyeni plur. yeni fronte, jemba
cantare : o-yembo canto.

Da nz nž e nv si ebbe s š e f, per es. šuma perf. a-žumi
discendere, fala perf. a-vali lasciare, fwelia imper. vwelia chiamare.
Sappiamo già che nello Shambala da nz nv si ebbe s f
per il tramite di ns nf.

In parecchi casi la nasale è conservata, per es. i-wumu pl.
am-bumu ventre, i-vava pl. am-pava ala (Congo di-vava pl.
m-pava id.), i-vuni pl. am-puni schiuma.

Quanto al prefisso latente n- dell'infinito, esso trovasi conservato,
per esempio, nella lingua dei Wankutschu o Bankutu :
n-sona scegliere, m-beta chiamare, ecc., Anthropos VI 397. Similmente
nel Jaunde. Altrove il prefisso è i- e li- o di-, per es.
Kundu l-anga scopare, di-siloa detergere, l-ia venire, Isubu i-bola
fare.

In conclusione, nell'ambito del Galoa le alternazioni sono :

tableau semplici g | r | v | j | l | w | z | ž | denasalizzate | k | t | p | dj | d | b | s | š | f518

567. Nel Tem, lingua « sudanese », si osservano delle alternazioni
simili che si possono ricondurre al seguente schema :

tableau k | g | t | d | p | v

Tali alternazioni nell'ambito del Tem si riducono alle seguenti
fra sorde e sonore :

tableau semplici | g | gb | ǧ | d | v | denasalizzate | k | kp | č | t | f

Anche qui f deriva da nv. Così, per esempio, dare non
corrisponde direttamente al B. pa ne sta per *m-pa, bensì deriva
da *n-va, cfr. è vá date ! Similmente fèrí dire : è vérì dite !,
foke legare : è voke legate ! (Nkundu boka legare), fare pulire :
è vara, ecc. Cfr. kàlé lesen : è gálà.

Il Tem kélè dente sta per *n-gele, come dimostrano le comparazioni
(Lesa. 143). Così pure fa cane sta per *n-va. Notevole
ča mosca per *n-ǧa > cfr. ko-ǧa mosca tsetse.

Le sonore primitive sono conservate, per esempio, in di mangiare
e bó-re pietra (bo monte).

Va ricordato che si trovano nel Tem le combinazioni ng nd
mb
e talvolta anche nk nt (manca mp come il semplice p). Notevole
n-tonde labbro, Pul tondu id.

Non è chiaro il rapporto che passa fra te-ń albero (Bantu -tẹ)
e de-n albero, pezzo di legno. Certamente te-ń è da *n-te-ń.

568. Molto interessanti sono le alternazioni del Pul tra fricative
ed esplosive :

tableau semplici | h | s | f | ʼ | y | w | r | denasalizzate | k | tj | p | g | dj | d | b

Le alternazioni hanno luogo specialmente tra il singolare e
il plurale dei nomi e dei verbi. In questi ultimi la nasale è conservata
nei gruppi sonori (i gruppi sordi mancano del tutto).

La triplice alternazione del g dipende dalla natura della vocale
seguente. Abbiamo di regola

tableau ga | ge | gi | ʼa | ye | yi | go | gu | wo | wu | dja | djo | dju | ya | yo | yu

Esempi : gatja-ḍo pl. ʼatja-ʼbe schiavo riscattato, ʼalā-du pl.
galā-ẹi corno — giʼo-o pl. yiʼo-be veggente, yelem-de pl. gelem-ḍe
polpaccio — gor-ko pl. wor-be uomo, wude-re pl. gude webstoff.519

Comparato col Bantu il sistema risulta come segue :

tableau k | h | t | r | p | f

Quanto alla serie dentale, si noti che t e l() spesso rimangono
inalterati e senza alternazione.

569. Un fatto estremamente importante, del quale non possiamo
tralasciare di far qui un cenno, è che fuori del Pul si trovano
corrispondenze tanto per l'esplosiva quanto per
la fricativa
.

Pul haʼba plur. kaʼba legare, collegare, unire. — 1. Sem.
ḥab-l corda, legame, Arabo ḥaba-la legare ; Geez χaba-ra, χab-ra
connexum esse, χeb-r funis, ecc., Moeller W. 13. Lat. ap- comprehendere
vinculo, ape prohibe, compesce, *ap-lā (: Sem. ḥab-l)
in cōpula legame, Sanscrito āp-í- amico. — 2. Chamir ḳäb-rā
pl. ḳäbí-r corda, Quara käbä-rā id., kaba-ra string. Arm. kap
legame, kape-m lego.

Pul hāʼdi plur. kāʼdi essere amaro, salato, acuto, duro, difficile.
— 1. Galla haḍ-ā amaro, Arabo ḥadī-d ferro, ḥalī-f acuto
= Sir. ḥarī-p id., Less. 83 segg. — 2. Somali ḳad-ā-d essere
amaro (prob. in origine forma di plurale con raddoppiamento),
Hausa káli-fi ferro — Arabo ḥalī-f acuto, ḳar-fe ferro = Arabo
ḥar-f acies. Germ. s-kar-pa- scharf.

Pul hai-re pl. kāʼye pietra, rupe. — 1. Il Pul hai-re è da
*hagi-re e la forma dialettale haya-re (pl. kadje) è da *haga-re
= Arabo ḥaga-r pietra, rupe. Con *hagi-re va la serie Gr. ἀκί-δ-
Sanscrito áši-ri- ecc., con *haga-re va Lituano ak-men- pietra ;
cfr. Lat. oc-ri-s mons confragosus. — 2. Kulfan kaka-r, kaga-r
(I Muntu li-kanga con nasalizzazione). Germ. haga-la-, hag-la- da
*kagh(a)-lo- sassolino > grandine, Gr. κάχ-λη-κ- per *κάχα-λη-κe
χά-λι-κ per *καχά-λι-κ- sasso, sassolino. Eschimo qáqa- monte,
Cinuk kaka-m id., Kechua kaka scoglio, rupe. Il significato fondamentale
è ‘duro’.

Pul wuro pl. gure casa, cortile, dimora, patria. — 1. Krebo
wuro villaggio, città, Hausa wuri luogo, Galla worrā casa, stirpe,
famiglia, Barea wol casa. Basco uri città, Sumerico uru id. Tamil
ūr città (i-vvūr questa città), Brahui urā casa. Santali ōṛak casa,
Kurku urā, Nahali a-wār id. — 2. Gio guro, Munio n-guro,
Pika goli-no, gor-no villaggio, città. Dinka gol enclosure, Somali
áγal casa, Geez ha-gar plur. ah-gŭer città. Cfr. specialmente
Kanuri gurro luogo, città.520

Pul gor-ko pl. wor-be uomo, vir (wor-du animale maschio). —
1. Bilin gurū pl. vir, marito, Galla gur-ba petit garçon, Kemai
(nord di Binuë, « camitico ») guru-m uomo. Per numerose altre
corrispondenze v. Less. 65. — 2. Somali wor mann !, Kafa ūro
mann, wúro männlich, Galla oro-ma, or-ma nome nazionale (Num.
62, 81). Sanscr. vṛ-ša-n- vir, virilis, toro.

Forme simili sono le seguenti, per le qua-li non trovo corrispondenza
nel Pul : Somali wora-n lancia, Galla wara-na lancia,
giavellotto, trafiggere, pungere, ura trafiggere, pungere, coire —
Bari gor pl. goro lancia.

Pul woni pl. n-goni dimorare, abitare, trovarsi in uno stato,
essere. — 1. Antico Ted. wonē-n abitare (Ebr. mā-ʻōn dimora,
abitazione, ecc.), Less. 194. — 2. Bari gwon rimanere, dimorare,
essere.

Pul wur-ṅgo fiume, dim. gur-ṅge-l. — 1. Dinka war, wir
fiume, Bilin wora-bā Chamir wir-bā fiume, Somali webbi e wēbi
da *wer-bi grande fiume. — 2. Bari gore ruscello, Kafa gode-fō
fiume, Hausa gul-bi torrente, fiume.

Pul wulla pl. n-gula gridare, urlare, lamentarsi (wulā-ndu
pl. gulā-ḍi grido, wul-ti-ke essere sfortunato). — 1. Lat. ululāre.
Greco ὀλολύζω gridare, Sanscr. ululú- e ululí- ululato, Arm. ol-b
lamento. Cfr. Sem. ʻal- in Assiro elēlu klagelied, Arabo ʻul-ʻūl
continual evil or mischief. Si noti il perfetto accordo semasiologico :
gridare > lamentarsi > essere sfortunato.

Pul wol- pl. bol- parlare (wolu, wolw-i parlare, wolwe-re
pl. bolwe parola, discorso, wola-nde pl. bol-le parola, woli-nde
pl. bolī-ḍe). — 1. Barea wol parola, discorso, wol-ai far parole
> discorrere, imp. wole-k. — 2. Sotho bole-la parlare, Konde
ʼbula dire ; Maba bora parola, discorso.

Pul wiʼa pl. m-biʼa dire, parlare (wiʼa-na dire a qualcuno).
— 1. Ga wie, Yoruba , Ewe parlare, Tem è vérì dite ! Dinka
wet raccontare, wet pl. wel parola, discorso, Nuba KD. wē- dire,
parlare, wēre parola, discorso, Cusc. wår- raccontare. Indoeur.
were- parlare : Lat. verbum, ecc. — 2. Ewe be dire, a-be proverbio,
Ci be raccontare, recitare, Ga disputare, contendere.
Dinka ber rispondere, Quara dire.

Pul wako pl. m-bako portare sulla spalla o sul dorso. —
1. Pongue o Galoa waga imperativo di baga apporter. Indoeur.
weghie- portare, vehere. Finnico vie-, ferre, ducere, Sirjeno vaj-
portare, Lappone K. vykky-, vykke- führen, S. väǧǧe- apportare.
— 2. Dinka bahe recare, Copto bai (cfr. Sirjeno vaj-) tragen, ecc.
Roman. *baga, Less. 388.521

570. Simili alle alternazioni del Pul sono quelle del Wolof,
le quali dipendono dalle seguenti corrispondenze :

tableau k | χ | t | r | p | f

In molti casi i gruppi sonori sono conservati e dei sordi nk
e mp, per es. gis vedere : n-gis-te sguardo, föt lavare : m-pöt
lisciva, anyan essere geloso : n-kanyan gelosia ; inoltre sub tingere :
n-tjub colore.

Nell'ambito del Wolof le alternazioni si presentano come segue :

tableau semplici | χ | r | s | f | ʼ | y | w | l | denasalizzate | k | t | tj | p | g | d | b

Nel Fada si osservano alternazioni simili. Dalla Polyglotta di
Koelle si possono dedurre le seguenti :

tableau semplici | h | r | s | f | y | denasalizzate | k | t | tj | p | dj | b

Esempi : ga-n-karu pl. nya-haru unghia, gu-n-tšiye pl. wa-sije
ape, gi-sadu pl. ma-tšadu cane ; e-tendye pl. ma-renye tallone,
gu-ranka pl. ma-tanka piede ; gu-fungaru pl. ma-pungaru fucile ;
ga-m-bahi pl. nye-fahi spalla.

571. Nel Serer, come nel Pul. mancano i gruppi nk nt mp.
La nasale è, come nel Pul, conservata nel plurale del verbo e
nel singolare del nome, confondendosi le due serie nell'unica
sonora (ng nd mb), mentre le denasalizzate sono sempre sorde e
tutte le sorde sono denasalizzate. Ecco il sistema :

tableau k | χ | t | p | f

χōr pl. kōr (Pul hōde-re pl. kōḍe) stella ; χo-n morire, n-gon
da *n-kon pl. kon morte — kaina-k pl. gaina-k (Pul gainā-ko
pastore da gaina custodire il bestiame) pastore ; gidi pl. kidi fucile
(Duala n-gadi id., Less. 175) ; n-gūran pl. kūran ape — tew per
*n-dew (Pul dew-bo) donna ; tog pl. rog ragazza ; rik pl. tik cosa ;
n-dit pl. tit uccello ; don pl. ton bocca — m-bin pl. pin casa.

Nell'ambito del Serer le alternazioni sono :

tableau semplici | χ | r | f | g | d | b | denasalizzate | k | t | p522

Si aggiunga l'alternazione tj : dj, come tjadjal ‘lavoratore’
per *n-djadjal : plur. djadjal. Al Serer n-djak pl. tjak antilope
corrisponde nel Pul gāgi id. Fuori del sistema sarebbero i casi
come wīl capello : plur. bīl.

Nei raddoppiamenti si osservano alternanze simili (Hestermann,
WZKM, 1912), per es. hańan jalouser : o ka-hańan o-ha jaloux,
gim chanter (a kim musique) : o ki-gim o-ha chanteur, musicien.

572. Fra le lingue del gr. Mande il Mende presenta molteplici
alternazioni (v. Migeod, Languages of West Africa, I, 65) :

tableau k | kp | s | t | p | f

ke mostrare : bi na ge ange mostrami quello, kaka side :
mi yaka (per *mi gaka) which side ? — kpoyo finish : nu yira
gboyongo
one man finished (20), kpōtō much : nǧei wōtōngo the
water is much — kpande ǧoso load the gun : ngi soso-i lo I have
loaded it — tewe cut : bi dewe-a did you cut it ?, ngī lewe-ni
I did not cut it — li a pime corri ! : a mu wime corriamo —
fe dare : kpande ve dammi il fucile.

ngova old : kula wovei the old cloth, ngera ngera one by one :
yela one — nde say : de ngi ma tell him — a mu mbumbu let
us lift it : tī wumbu-ni they did not take it away.

Invece di g si ha w davanti o u e y davanti a e i. Cfr. anche
kulongo e wulongo little, tuwo e tugo, luwo e lugo before.

Le alternazioni del Mende sembrano essere in gran parte di
natura sintattica, ma in parte dipendono da nasalizzazione. Con
fe dare : ve dà cfr. Tem dare : è vá date. E sembra che il
massimo accordo si abbia appunto col Tem.

Un confronto col Bantu dimostra che nel gr. Mande ng si
mutò in nk e quindi in k. Malinke konko ‘talus’ per *ngongo :
B. mọ-gongo dorso, collina (spec. Mbamba mu-n-gongo collina,
Isubu mo-kongo) — Malinke kuru, kolo osso : Sotho mokolo da
*mo-n-golo dorso, Kwanj. n-goro Her. o-n-goro ginocchio, Noho
di-kolongo ossicino — Malinke kili ovo (invece Mende n-galu) da
*n-gili, Less. 148 ― Soso kira via : Giryama n-gira, Less. 152.

Si notino i casi di mb > m come Mande bamba : Bambara
bama coccodrillo, Soso tamba : Bambara dial. tama lancia, Mande
kombo : Bambara komi nebbia, Mande tambi : Bambara teme
(Mende tewe) passare.

573. Le lingue del Kordofan meridionale hanno numerosi prefissi
nominali variabili dal singolare al plurale. Fra i prefissi si
notano anche quelli nasali, n- ṅ- m-, per es. Eliri té-bu pl. nē-bu
523iena (Taveta ni-bao id.), ta-ngḗ pl. na-ngḗ leone, tú-duru pl.
nú-duru maiale, guri pl. n-guri stick, Tumtum kolo pl. ni-galo
uccello, Kanderma umbĕro pl. n-umbero calf, Kawama k-idi pl.
n-idi (Kanderma l-ĭdĭ pl. ṅ-idi), Talodi dj-as pl. m-as testa.

Anche in queste lingue la nasale si è spesso dileguata, ma
la sua preesistenza è attestata dalle alternazioni delle iniziali.
Sembra che il sistema si possa ricostruire presso a poco nel
seguente modo:

tableau k | h | t | r | p | f

Tagoy kām pl. hām capelli — Kanderma āl pl. n-gāl pietra,
Eliri oloba pl. n-goloba axe — Euri kŏmō per *n-gomo : pl. ŏmō
per *gomo bull.

Kanderma ó-rūva pl. i-tuva uccello, Eliri tunduru pl. runduru
serpe, Lafofa twi pl. ri stick — Kanderma dăvā pl. răvā leone
(Wolof dabḁ ecc., Less. 377), dūl pl. rūl giraffa, Lafofa damalal
pl. ramalal coltello, Talodi dŏk pl. rŏk cane, duwak pl. ruʼak
volpe.

Eliri pŏngŏ per *m-bongo : pl. ŏngŏ per *wongo volpe (Galla
wongṓ volpe, sciacallo, Kafa wångo specie di volpe, forse IX
Ogibwa wāgue e Natick wonkqŭ-ssis o wonk-sis dim. volpe, ma
non I Tonga im-pongo capra).

Si noti anche Kawama yare pl. jare albero.

Il Talodi duwak pl. ruʼak volpe ricorda il Kerewe lu-baka
pl. m-paka (B. -paka) gatto, ma va certamente con Somali dawao
e Afar wakō volpe, sciacallo. Alla forma ruʼak da *ruwak si
avvicinano straordinariamente il Sanscr. lōpāka- volpe, sciacallo,
il Magiaro rōka volpe, ecc.

Il Talodi ǧ-oma pl. m-oma casa ha probabilmente -m- da
-mb-, cfr. Nama ómi ogg. óma per *omba casa : Suah. ń-umba
casa, tj-umba camera, dj-umba palazzo. Il Nama muta -mb- in
-m- anche in /khomá supplicare (/khóm aver compassione) =
Bantu kọmba pregare. E si noti khom accanto a gawa o gaβa
(Kora kabā) e a gowa o goβa parlare, come nel Scilluk si ha
kōmo, koma accanto a kōbo in corrispondenza del B. gamba (ma
Fan kobe) parlare, Less. 195.

574. Il Masai possiede soltanto i gruppi sonori ng nd mb come
il Pul. I gruppi sordi si mutano in sonori, per es. i-ṗot chiamare :
i-m-ḅot tu chiami. Invece nl non dà nd, come di regola nelle
lingue africane, bensì ll per assimilazione recente. Si notino poi
524le alternanze come na-aï o dio : en-gaï il dio, ias fare : en-gias
lavoro, ue temere : ol-kure-t vile (Pul hula pl. kula temere,
Less. 110). Prob. émied 5 è da *em-bied.

Il Nandi ha in certi casi forme diverse per il singolare e
plurale del verbo, come il Pul e il Serer, per es.

tableau wendi | egli va | pendi | essi vanno | i-wendi | tu vai | o-pendi | voi andate | a-wendi | io vado | ki-pendi | noi andiamo

Inf. wi e o-pa andare. Nel Suk wet- plur. pet- andare. La
nasalizzazione era in origine nelle forme del plurale, come nel
Pul e Serer.

575. Nel Dinka sono notevoli le forme che assume il genitivo
dei nomi in esplosiva. Si hanno le seguenti alternazioni :

tableau k | g | n

tik gen. tiṅe donna, niač gen. mańe fuoco, dōd gen. dōne
tegola, lyep o lyeb gen. lyeme lingua.

Reinisch (Stellung des Nuba, 146) spiega questi mutamenti
con un primitivo suffisso -ne del genitivo, che sarebbe conservato,
per esempio, in pa-ne-mač luogo del fuoco, inferno. Da tn e dn
si avrebbe n, da pn e bn si avrebbe m per assimilazione, invece
da kn e gn deriverebbe ng > e da čn deriverebbe yn > ń
per metatesi. Ritengo preferibile o ammettere la metatesi in ogni
caso (per es. mańe da may-ne — cfr. may-ne-did fuoco della
grandezza, incendio — per *mač-ne), o ammettere in ogni caso
l'assimilazione, compreso per kṅ o gṅ e ń per čń.

Il caso di lyep o lyeb : gen. lyeme è particolarmente interessante,
perchè ambedue le forme hanno riscontro in tutti i gruppi
linguistici e sono strettamente col legate fra di loro, in modo particolare
nel gr. Uralico, Less. 289.

576. Per ṅ ń n il Nuba presenta fenomeni perfettamente simili
a quelli ora veduti nel Dinka, come dimostra, il Reinisch. In questo
idioma i gruppi nasali possono risolversi per assimilazione in
doppio senso.

1. Assimilazione della nasale all'esplosiva :

tableau pregare | fend- | bend- | fedd- | bedd- | aufgraben | find- | band- | fadd- | badd-

Con βnd- cfr. il Latino findo (Less. 335), con fedd- l'Arabo
fadda clamavit magna voce. — Al Scilluk bāng behind, after,
back, corrisponde il Nuba a-bāk hind part.525

2. Assimilazione dell'esplosiva alla nasale :

tableau scure | gambō | gambu | gamma | sale | ombod | umbud | immid | ummud

M. mug cane da *m-bug, cfr. wuk abbaiare, I Konguang mu
da *m-bu e Mbe bog cane.

577. Fenomeni di nasalizzazione si osservano in moltissime
altre lingue africane.

Il Logone ha fia ferisci !, ma í-pia da *ím-pia ferita ; il Maba
fēa dormi !, ma am a-bī io dormo, am a-bēa io passo la notte.

Nello Hausa raddoppiamenti come da-n-daka zerstossen da
daka id., ka-n-kare accanto a kar-kare radieren.

Galla gamā da *gambā lato, riva : Bilin gabā id., Arabo ganb
lato, metà, Sir. gabbā latus — Somali ḍáma-n e ḍába-n guancia :
Bantu -tama, ma Luba di-tambo id. — Som. da-bér e damér per
*da-m-bér asino (cfr. da-wåʻo dial. da-n-wåʻo sciacallo, dā-yer
dial. dā-n-yer paviano, ecc.) — Kafa bīǧ- essere infiammato o
ammalato : mīǧ- da *mbīǧ- scottare, bruciare — Kafa rūb e dūb
da *ndūb ballare,— Begia mar da *m-bar : Som. bár-bar lato,
accanto, I m-bari.

578. Nel Semitico non possono aver luogo i nessi nasali primitivi.
Come accennai già in U. 219, tali nessi sono sostituiti
dalle consonanti geminate in tutto il Camito-semitico (cfr. il Nuba).
Le geminate si semplificano poi nei derivati.

Sem. kapp- curvare — I Bakundu kambi beugen, IV Greco
καμπή, ecc., V Mag. kampō uncino, Finn. kampa krummbeinig,
kampu-ra = Turco kambu-r = Greco καμπύ-λο- curvo. V. anche
Less. 200.

Arabo ṣabba versare, versare acqua, Geez ṣaba-ja scorrere,
nuotare, ṣaba-ta nuotare — Bantu kjamba lavare, aspergere, versare,
Pondo e Ronga hlamba nuotare (Pondo hlaba lavare =
Bangi e Teke tsaba nuotare), Pul sumbu-nto nuotare. Less. 130.

Arabo agga burued, blazed, flamed — V Cer. ing- aduri,
ing-d- adurere, S. eng-d- ardere, Magiaro ēg- da *eng- ardere,
flagrare, ēge-t- cremare, urere.

Bab. i-gabbi egli dice ; Ass. ḳabū parlare, comandare, Arabo
kabaʻa clamavit. Cfr. Bilin gāb parlare, Quara gāb linguaggio ;
Nama gaβa Kora kabā parlare, Nama khom id., Scilluk kōbo e
kōmo o koma id. — Bantu gamba parlare, dire, Galoa kamba
imper. gamba, Fan kobe.

Abbiamo visto che in molte lingue dell'Africa occidentale si
trova un k che apparentemente corrisponde a un g delle altre
526lingue, ma in realtà deriva da ng. A questo « k occidentale »
corrisponde nel Semitico (ma Bab. g ?). Oltre all'ultima serie
ora citata, parecchi esempi di tale corrispondenza fonetica si possono
vedere in Less. in parole con g iniziale.

579. Lingue dell'Oceania.

Grande importanza ha la nasalizzazione nelle lingue della Melanesia,
nelle quali le consonanti g d b si pronunciano generalmente
ng nd mb. Così nel Figi tambu ‘consacrato’ (pron. ta-mbu non
tam-bu) — Pol. tapu. Lo scrivere g d b, come si usa da molti
(per es. tabu), è, per gli scopi scientifici, causa di equivoci che
non permettono di giudicare rettamente le corrispondenze fonetiche.
E queste, infatti, non furono ben determinate neppure dal
Kern nel suo eccellente lavoro sul Figi appunto per tale motivo.

Bisogna distinguere un doppio trattamento secondo che la consonante
è orale o nasale :

tableau indonesia | figi | pol.

Si nota una certa oscillazione fra le sorde e le sonore nasalizzate.
Il Figi ha ndule accanto a tule = Maleop. tuli cerume
dell'orecchio, sonke e δonke nome di un uccello, suδu e susu
(— Samoa susu, invece Maori. u per *huhu da *zuzu) petto, δala
invece Samoa sala peccato, Samoa aso giorno : ao (= Tonga aho)
luce del giorno, Sesake tu e ndu sedere, kinau e nginau io (anche
γoroi e ngoroi moglie, cfr. Ambrym γene e ngene mangiare).

In dialetti del Figi nd e mb occorrono anche denasalizzati in
deb, per es. bitu invece di mbitu bambù. La stessa cosa si
osserva qua e là in altre parti della Melanesia, ma fra le lingue
studiate da Codrington soltanto quelle di Nengone e Duke of York
hanno g d b puri. Nella N. Guinea, invece, le nasalizzate sembrano
essere rare.

Ecco ora alcuni esempi per la corrispondenza delle labiali :

tableau pref. | ramo | notte | casa | paese | otto | ind. | paka- | pang | *pwĕngi | balai | banua | walu | figi | pol.

Le forme primitive wĕngi, walai (ma Giav. bale !) e wanua,
supposte da Kern, non valgono a spiegare tutto. Da *pwĕngi (che
veramente sta per *kwĕngi o *kpwĕngi) si ebbe Indon. wĕngi.527

580. Affinchè si possa giudicare comodamente della differenza
tra forme nasalizzate e non nasalizzate do i seguenti esempi per
la serie labiale e dentale.

tableau farfalla | acqua | mano | sangue | naso

Quanto alla serie gutturale, noterò che il Malese langau ‘mosca’
si presenta generalmente nella forma laṅo, laṅ nella Melanesia
(Duke of York lag come taliga orecchio). Invece il nome ‘barca’
è (v)aka e solo Figi Whits. wanga, Lepersʼ I. anga, Volow ong,
Alite vanga hanno la nasale.

581. Anche r può essere nasalizzato e *nr con suono di trapasso
(cfr. Franc. cendre) si muta in ndr. Però in alcuni casi il
d è radicale.

Sangue. — Figi e Nengone ndra — Lo e Lakon ndara,
Motlav ecc. ndar, Whits. ndaga, Aurora ndai, Pak ĕnda, Tami
ndal Bilibili ndar — Mota nara, Mosina nar ; Timor nah. —
Malese dárah, Ibanag dága, Tag. dugó, Mad. ḍörö, Bul. ḍaha,
Karkar dar ; Kawi rāh, Malg. ra, N. Guinea rara, lala.

La maggior parte delle forme proviene da raddoppiamento e
la nasalizzazione affetta solo la prima parte. Cfr. Mal. merah da
*ma-irah rosso, ba-rah ulcera sanguigna, poi Tib. kh-rag sangue.
Si noti il del Bul. e Madurese. — Nell'Australia abbiamo 159
dere, 161, 163, 165 dee, 167 deel, e la medesima voce sembra
essere contenuta nel kandara del gr. Darling. Con dede concorda
Gaima e Girara (gr. Papua) dede e per il vocalismo si può confrontare
Jabim de, Eromanga nde, Nifilole ndela, ecc.

Acqua. — Figi ndrano pool of water — Marshall dren acqua
— Jotafa, Sinaugoro Hula Keapara nanu acqua. — Mal. Day.
Tag. Bis. danau, Bat. dano, Bal. danu lago (cfr. Bahnar dönäu id.) ;
Malg. ranu, Motu rano, Tami lan, acqua, Giav. ranu lago.

Figi ndranum acqua dolce — Iloco dammi, Day. danum e
ranum id. ; Duke of York danim fiume ; Formosa ralaum per
*danaum acqua.528

Cfr. Sanscr. dānu liquido, goccia, rugiada, Av. dānu fiume,
Osseto don acqua, fiume.

Foglia. — Figi ndau, Lakon ndraw-i — Urep. ndu-gi, Gog
ndo, Merlav ndo-i, Duke of York ndo-no — Mota nau-i, Mosina
no. — Mal. dau-n, Tag. dahu-n, Day. daw-e-n ; Melan. rau, Ses.
lau, Neng. ru, Vat. ra-rau, Pol. rau, lau, Lepersʼ I. rau-gi,
Motlav ro-n = Kawi ro-n, Malg. rav-i-nă.

Figi ndrau 100 — Maori rau id. (in origine ‘foglie’ e quindi
diverso da Mal. ratus 100).

Notevolissimo l'accordo di Tasm. driu-é foglia ; ne si può
escludere che appartenga in qualche modo alla serie anche il
Greco δένδρεο-ν albero da *de-n-dreu̯o- (cfr. Sanscrito da-ṇ-ḍá-
bastone e Indoeur. dereu̯o- albero).

Fuggire. — Figi ndro fluchten, ndro-taka, ndro-vaka correr
via, ndro-ndro torrente. — Kawi drĕ-s, drĕ-ng corsa veloce.

In questo caso il d di ndro è radicale, Less. 248.

Due. — Figi ndrua doppio (rua due) — Savo en-do due —
Savu nua, Banga e Bantanlang nu-sa, Onim nuwa Segaar nóa. —
Tipo comune dua, rua due.

582. Il Sesake presenta le seguenti alternazioni nel contesto e
nei raddoppiamenti :

tableau k | t | p | q

Abbiamo già accennato alle alternazioni tra sorde e sonore.
Vediamo ora alcuni esempi di nasalizzazione.

kani mangiare : ngani > gani id., radd. gani-kani ; similmente
guva-kuva volare — ndoro-toro caldo, ndau-tau bianco, puro,
ndalo-talo lack, tape e ndape prendere, tenere, portare ; duni-tuni
dolce — rowo e ndowo cadere, rua e ndua due, rongo e (n)dongo
udire, nduru-ruru tremare (ruru terremoto) — bilu-mbilu amico.

La forma rongo è = Figi Mota Api Ulawa e Pol. rongo, Mekeo
longo Kelana ta-longo Tumleo ka-long, N. Britannia va-longore,
Aru rĕngar, ecc. ; la forma (n)dongo è = Giav. ḍengĕr, Tag.
ḍingig Sang. ḍingihĕ, Bis. ḍongog con , Mal. dangar, Kei dĕnar
(cfr. Timor nena per *ndeṅa, Binongko pi-ndongo).

583. Nelle lingue dell'Indonesia i gruppi che risulterebbero
dall'incontro di nasale con consonante sorda si mutano per assimilazione
in nasale, cioè

tableau ṅk | ṅ529

Notevole è ṅ- davanti a vocale. Brandstetter considera come
primitivo questo , mentre a me pare che sia nato da ṅʼ (così
anche Blake : « In the case of an initial vowel, n is changed
to ng probably on account of the glottal catch which preceeded
the vowel »).

Nel Malese col prefisso verbale mĕn- si forma mĕn-dĕṅar da
dĕṅar udire, mĕn-gali da gali scavare, invece

tableau mĕṅampoṅ | kampoṅ | adunare | mĕṅuboṅ | huboṅ | riunire

Indon. manali legare da tali corda — Giav. kirim e ṅirim
mandare, tumbas e numbas comprare, pakah e makah ramificare
— Kawi pet att. met cercare, pu-puh att. a-mu-puh battere —
Karo ri-puk to crumble : mu-muk worm-eaten, kĕm-kĕm to shut
in : djĕr-ṅĕm to clutch — Tontb. a-tep to cover : ĕ-nĕp to conceal
— Mal. pu-siṅ to turn round : pĕ-niṅ to feel giddy.

In alcune lingue (Tag. Bis., Bul., Malg. ecc.) manca ń e
subentra n. La combinazione ntj rimane (Mal. mĕn-tjĕrrey da
tjĕrrey recidere), ma in qualche lingua si riduce a ń. Bali Sund.
Mad. ń < ns e ntj. Cfr. il trattamento nelle lingue dell'Africa.

Non sempre nè dappertutto il gr. nt si muta in n. Nella parola
seguente alcune lingue conservano nt, mentre altre lo mutano in n.

Stella. — Kobe mo-tala Buru me-tala, Solor pa-tala
Motu bi-n-tala, Mangarei n-tala, Bima n-tara, Endeh n-dara
(> Sikka dala) — Barriai nara, Kei nar, Timor Laut năra,
Kor nara.

584. Nel Malgascio si notano le seguenti alternazioni :

tableau h | s | f | ṅ-k | n-ts | m-p

ulun-kala persona detestata (hala) — lalin-tsayna grande
intelligenza — vuki-m-pari sazio di canna da zucchero (fari) —
sarun-duha vela (luha testa) — masin-dranu acqua salata, tanin-drazana
terra degli antenati — ambuni-n-dzatu chef civil —
ranu-m-bava acqua della bocca (vava), saliva, riam-batu cascata.

Di tipo schiettamente africano è nl > nd. Altri esempi di
questo mutamento sono : an dakana en pirogue (lakana pirogue,
ani en) ; a-luka to be thrown (spear), lukana to be hit (person) :
man-duka to throw a spear ; a. Malg. ma-leha : mod. man-deha
andare, ma-lua : mod. man-dua vomitare ; lafi action d'acheter
en gros : maṇ-dafi acheter en gros. Da lupa reggia, corte, palazzo,
530tettoia, si forma ta-ṇ-dāpa cortigiani, gente di palazzo, Malese
mĕ-n-dāpa padiglione (di qui Sanscr. maṇḍapa hangar, pavillon).

Di nl > nd vi sono esempi anche altrove.

Figi sa-laṅa avviluppare — Mal. sa-n-daṅ portare in ispalla,
Giav. sa-ṇ-ḍaṅ vestito, tracht ; Mon duṅ Bahnar doṅ tragen.

Lampong po-lor Sasak pu-lur albero del pane, Mal. kĕ-lur o
ku-lur — Mal. ku-n-dur, Kawi ku-ṇ-ḍur, Karo gu-n-dur, Tag.
ko-n-dol id.

Indon. langau, Melan. laṅo mosca (cfr. Semang ī-long ecc.,
pag. 65) — Ibanag dangau, Bugi anango da *an-dango, Nengone
nengo (per nd > n cfr. Tag. manikit da dikit battere).

Aggiungo qualche altro esempio di nr > ndr (cfr. il Figi).

Sole. — Gayo lo ; Vanua Lava lo, Fate e-lo, Mota lo-a, Whits.
a-lo, Aurora a-lo-a, Sinaugoro ga-lo Galoma ga-ro, Keap. ha-ro
Hula a-ro ; Tag. a-rau — Dayak an-dau, Nengone n-du.

Malgascio an-drau : Day. an-dau = Malg. han-druna : Day.
kan-doṅ stauen, einschliessen. Sembra che l'iniziale primitiva sia
in parte r, in parte l. Notevole il Bisaya a-dlau (per *an-dlau ?)
con dl come todlo = Tag. toro mostrare. Bagobo allo = Bis.
adlau come Bag. bolle = Bis. bodlai stanco (Brandstetter)

Pandanus. — Samoa fa-la pandanus, ananas, Tahiti fa-ra
Mal. pa-n-dan, Giav. pa-ṇ-ḍan, Bugi pa-n-rĕng, Mak. pa-n-dang,
— Malg. fa-n-drană,

Cfr. Khmer, dan doux, souple (Mon ḍün molle, pieghevole),
pa-n-dan adoucir, Stieng sö-n-dan arbre dont on mange les früits.
Ricordo appena Austr. 28 bandy dolce e Kotto phalang, Ostjaco
del Jenissei hēljang, heläng e fōrang dolce. Andamanese : Puch.
Kol talang- Juwoi tålang- dolce.

Lavare. — Pol. ho-loi, (h)o-roi — Day. ma-n-doi, Malese
ma-n-di sich baden (cfr. Batak ma-ri-ḍi id.) — Malg. ma-n-dru.

La base è *lau o *rau, cfr. Stieng rao Ciam a-rao lavare,
Khasi kyn-ruh Mon k-rāu id. Nic. te-n-dō (con -haše) mettere
in bagno i vestiti per lavarli. Il Sakai ha ki-loi nuotare, cfr. VIII
Manipuri i-roi nuotare. Less. 62.

585. Merita un cenno a parte lo « status constructus » del
Nias. Da teʼu rat si ha deʼu, per es. moi deʼu the rat goes. Secondo
Brandstetter il mutamento della sorda in sonora dipenderebbe dalla
posizione intervocalica nel contesto. Considerato che lo st. constr.
di ina madre è n-ina, sembra che moi deʼu si possa o si debba
spiegare da *moi n-deʼu con *n-deʼu per *n-teʼu.

Il medesimo n- anche con l'oggetto : mi fanombo n-asu wrap
up the dog !531

586. Oltre a nl > nd (donde talvolta d per denasalizzazione
o n per assimilazione) anche gli altri gruppi sonori si mutano
talvolta nelle lingue dell'Indonesia, specialmente mb > m ; per es.
Dayak buat : Mal. muat ladung. Sund. ba-buk to smite violently :
a-muk to attack furiously, Tag. bivas ancora : ma-mivas ancorare.

Il fenomeno è frequente nelle lingue Mon-Khmer :

Bahnar bet e met schräg einbohren, boa e mou (Mon maw,
mow, Less. 387) far odore, buhum e muhum rivendicare l'onore,
bröm e mröm freccia, böna e möna prigioniero di guerra, a-mil
per *a-mbil specchio (Khmer bīl Stieng bil id.).

Mon βüw, Bahnar e Stieng boh, Müöng boy, Pen. Malacca
empoi, empot, Madur. budja sale : Annam. muôi, Less. 466 —
Mon la-βak portare un vestito, Khmer bah id. : Annam. măk vêtir.

Mon ḍāk, Stieng dak, Müöng dak, ecc., acqua : Annam. ṇüök,
dial. ṇak —Stieng pö-dăm, Müöng dăm cinque : Ann. ṇăm
Müöng day, ẓay cervo (III Cec. sai, Thusch sag id.) : Ann. nay.

587. Le esplosive finali vanno spesso soggette alla nasalizzazione
tanto nelle lingue dell'Indonesia quanto nelle lingue Mon-Khmer.
Ecco alcuni esempi.

Karo gĕ-buk cloud of dust : a-bung ash — Khmer čāk traforare :
Mon čang — Stieng puk anschwellen : Khmer pong, Less.
357 — Mon tok contare : Bahnar tong, Stieng tang misurare —
Vizagapatam lāku lingua : Kurku lāng, Santali a-lang, Less. 288.

Kawi pĕ-pĕt to cover : sim-pĕn to conceal — Mentaway urat e
uran pioggia (secondo l'iniziale della parola seguente) — Masar.
ep-sefet anger : sefen angry — Khmer ban lien, union (prob. *band
con la serie del Ted. binden).

Tontb. ron-kap to feel : ron-kam to touch — Khmer lab
salben : Stieng löm, Less. 175 — Khmer ǧub susurrare formole
magiche (Pali ǧap- susurrare) : ba-ǧam incantesimo.

588. Qui è il luogo di esaminare il fenomeno delle esplosive
post-nasalizzate così caratteristiche delle lingue di Malacca. Tali
suoni, che occorrono solo in fine di parola, furono indicati con
kn tn pn, e si potrebbe forse scrivere anche kṅ tn pm. Cfr. nel
Mundari ubn capello, urign nome di un uccello, nel Lappone le
combinazioni S. kṅ tn pm, N. gṅ dn bm, nel Kotto kṅ tn, in
lingue dell'Australia tn o dn e pm o bm. Nel Dakota si trovano
delle varianti come

tableau edn | ed | en | in | obm | ob | om | con

Varianti simili si trovano nelle lingue della Pen. di Malacca.
Gli esempi sono di gran lunga più numerosi nella serie gutturale.532

Piede. — 1. ǧokn, djokn, 2. ǧōng, ǧaung, 3. čan, čun, 4.
djok, jōk, jūk.

Le forme 2, 3 e 4 hanno riscontro altrove, Less. 152. Il
Nicobari (Shom Pen) čuk ricorda 1 e 4 e inoltre le forme del
gr. Andamanese : Bea e Bale ār-čāk-da, Puch. ār-čok-da, Juwoi
rā-čok-, Kol ā-čok- gamba.

Mano. — 1. tĕ(r)kn mano, tīgn dito della mano, 2. ting mano,
dito, tong, tung mano, 3. tein braccio, 4 tīh mano.

Cfr. Kotto thok pl. thoga-n, Ostjaco del Jenissei pl. teagha-n
dito, nella formazione delle decine K. thukṅ, ecc. Num. 433 e 452.

Casa. — 1. dĕ(r)kn casa, dikn id., dign, dūgn capanna, 2.
ding, dong casa, 3. dīk, dēh, duk casa.

Con 2. cfr. Nahang dong Suk dung, Ann. dàng casa, con 3.
cfr. Khmer ph-dāḥ casa.

1. logn, de-lokn albero, 2. long, d-long, cfr. Bahnar long
1. lokn penis — 1. ni-lakn près de, 2. ni-langn voisin, lung id.,
3. e-lāko, nĕ-elak— 1. čōkn root, 2. čong rattan, 3. i-čog id.,
cfr. Mon ǧuk stridi, seil — 1. čerŭkn alto, 2. čeröng lofty, 3.
čĕron alto, 4. ǧĕrōk id. — 1. blegn braccio, 2. beling, belang
Sue bleng braccio, 3. blin.

Veste. — 1. a-batn, 2. a-ban, 3. a-bat.

Con 2. concorda Bahnar ha-băn e Ciam a-ban, con 3. cfr.
Birmano a-wat cloth, Bantu buata vestirsi, Ngoteng e-bat camicia.

Quattro. — 1. potn, hĕm-pudn o -pudn, 2. ĕm-pun, n-pun.

Con 2. concorda il tipo comune Mon-Khmer, con 1. cfr. Nicobari
(Shom.Pe) fuat = fuan, Indon. p(u)at.

Alternazioni simili si trovano anche dove mancano le postnasalizzate,
per es. bel-teg e bel-teng nero, tĕ-bīk e tĕ-bung pieno,
meg e mēng buono.

589. Nelle lingue australiane le combinazioni ng nd mb sono,
nell'interno della parola, di gran lunga più frequenti di nk nt
mp
, e si possono considerare come normali. Ciò appare, per es.,
dai pronomi personali, in cui a forme come na-ta e na-pa ‘io’
si contrappongono forme come nun-da e num-ba ‘tu’ (Pron. pers.
161 seg.).

Come nel gr. Bantu, nelle lingue australiane si alternano forme
con nasalizzazione e forme senza nasalizzazione. Nell'interno della
parola

tableau ng | contrappone | kk | k | gg | g | nd | tt | t(h) | d | mb | pp | p | bb | b533

Ng

194 kookoo laughing jackass : 199 kōōngo — 155 tikkarri,
diggari cockatoo bianco : 151 tingarry— 70 wako cornacchia :
15 wonga — 10 wokara id. : 12 wongalla — 196 mukka serpente :
140 mungoo — 182 mookin donna : 133 mungan — 210
yakkan madre : 145 yungan — 147 meekana sorella maggiore :
190 mingan — 29 thukkaree giovane : 67 dingarra — 78 miki.
80 maikkt occhio : 202 mingi, 201 maingi — 17 tooka orecchio :
19 donga — 201 wooloogi erba : 199, 201 woolngi — 103 beriko
petto : 186 birring — 164 tookoo budella : 130 thunga — 98
yooko war-spear : 52 yongo — 199 wooka oscuro : 42 wonga
106 mooka id. : 28 monga — 182 thooga fumo : 214 a thōnga
— 123 wooka dormire : 143 woongar — 159 bogo plenty : 190
bongo — 130 kokoro piccolo : 122 kangora — 76, 77 booka
morto ; 164 bong.

Nd

154 noota naso : 144 nunda — 194 tatha fratello maggiore :
212 tanda-ng — 147 kutta, 131 cutha testa : 98 kunda — 59
uta erba : 153 undoo — 59 moota thigli : 213 munda — 15
edoo sole : 59 undoo — 58 yatta giorno : 89 yanda — 208 b
poat pietra : 5 panda— 176 wooti where ? : 153 wondi — 90
goodo cane selvatico : 114 cundoo — 29 moodee freddo : 182
munda.

Mb

179 kaboa uovo : 179 kamboa — 161 nabba madre : 181
ngutnba — 95 yaba-rri giovane : 183 yamba — 2 yaba barba :
91 yanba — 199 poibo testa : 107 pumba — 168 kabui capelli :
170 kumbee — 178 bubbi-n luce : 155 bombi — 105 wobba, 106
woba no : 208 a, b womba — 120 cobara domani : 183 kombara
— 52 koba, 53 gooba big : 17 gumba — 27 juba piccolo : 28
jimba.

42 papoo ovo : 102pambo — 118 yeppe-yeppe bambino : 12
yamba — 106 wopa stomach : 119 woomba — 110 toppar scudo :
106 tombaroo.

A p(p) sembra corrispondere in alcuni casi mp anziché mb,
per es. 42 papoo ovo : 105 pumpo — 47, 48, 49 toopoo fumo :
88 toomp, 108 tumpa.

Daremo alcuni esempi di alternazioni od oscillazioni fra le
due serie.534

46 nanka (42 numka) barba : 12, 140 nanga, 24 nonga
32 dwonk, 22 dwanka orecchio : 21 dwonga, 24 dwoonga.

165 wontoo colle : 161 wondo-wondo, 11 wanda-rie — 41
paruntu morto : 42 pooranda —131 wunti, wantie cane domestico :
145, 157 wondi, 147 wandy — 177 munta serpente : 177
munda, 155 moonda.

105 pumpo ovo : 102 pambo — 100 tampo petto : 99 tambo,
thambo, 141 tumbo, 95, 97 tamboo (= Hatzfeldthafen a-tambu).

590. In principio di parola ng () è molto frequente, mentre
le altre combinazioni mancano quasi del tutto. Però io credo di
poter dimostrare che nd- si è mutato in n- e mb- in m-.

1. Molte parole possono cominciare per vocale o per gutturale
semplice o nasalizzata (ng). Il gruppo ng- si trova accanto ad
iniziale gutturale anche ove manchi P iniziale vocalica. Da ng-
si svolse n-, per es. nappa da ngappa (o n-appa da appa ?).

13, 46, 49 appa acqua : 17 gabba : 48, 56 ngappa : 106, 182
nappa — 72 ookoo, 74 ooko acqua : 79 koko, 179 kookoo : 77
ngoko, 78 ngookoo : 75 nokko, 8 nookoo — 60, 69, 73, 106 ama
latte : 155 kammoo-n : 82 ngama, ecc. : 46 namma — 76 undi,
78 unde denti : 79 hundthi : 74, 80, 82 ngundi : 75 nundee
unga barba (frequ.) : 11 ngunga : 136 nunga — 102 abori padre :
56 ngabri — 46 andree madre : 56 ngandri — 181 gilla, gilli,
killi luna : 149 ngillan : 148 nillan— 117, 124 kiddoo freddo :
23 ngiting : 20, 30 neeting — 128 ooda cane dom. : 94 koodoo :
150 ngooda : 131 noota — 137 oora, 177 woora cane dom. : 177
ngoora : 174 noora — 129 goondee, koondi terreno : 8, 9 nguntha :
155, 137, 143 nundee — 48 ooria camp : 50, 102 ngoora : 48,
51, 102 noora.

2. Il mutamento nd > nn avviene talvolta nell'interno della
parola, per es. 117, 121, 142, 146 nanni, 145 nunni ‘terreno’
per nandi, nundi. In principio di parola nn si ridusse naturalmente
a n. Ecco altri esempi di tale mutamento.

174 tunde terreno : 174 dundi : 137, 143 nundee — 177 tante
terreno : 177 nanthe — 210 tambo pesce : 163 daam : 74 namba
— 120 tinga negro : 40 niunga — 51 toonka cattivo : 63 nunko,
60 nunga — 47 tunka-da sedere : 81 nanga-la, 104 nunkia
65 ticka, 148 teeka sedere : 67 dikka-nie : 124 neeka — 61, 62
tura negro : 42, 45 nulla — 20 tar, 155 tarr bocca : 174 da,
18 dar : 8 narra — 117 turra, 123 tarra coscia : 168 durra,
158 darra ; 92 lar : 46 noora — 73 taronga tomahawk : 159
narrung — 168 tabbil acqua : 97 nabilla — 73 tiala, 178
talla-la mangiare : 176 dalli, 190 dally : 15 nalla — 108 takko
535piede : 5 locko : 5 nocka — Gippsland laua wife : 49 noa donna,
55 noa, 46 nooa moglie.

In principio di parola : Karandi ndara > dera lingua, Gudang
undara (cfr. unbomo uomo), Kokoyimidir undā, Yaroinga e Underekebina
undˈera.

3. In principio di parola mb si ridusse a m.

155 bundoo, 12 banda budella : 16 wanda : 155 munda stomach,
153 munda — 79 piindi, 74 burndi tuono : 140 worndi :
83 munti — 90 beangora anitra nera : 76 mengera, 77 mingera
— 20 woonan anitra nera : 21 moonan — 126 boongi serpente :
119 wingee : 140 mungoo ; 106 minga — 144 boongan vecchia :
10 munga —. 102 bungo capelli : 64 manga — 28 bingarra
scorza : 190 mingar — 64 burnda collina : 10 murnda (= pietra)
— 96 beringa domani : 39 merika ieri — 201 boorongi notte :
190 moorong — 137 buronga, 136 baringa luce : 10 waroo-waroo :
74 meerinki ; 46 marroo — 106 burk luce : 9 worooga,
210 werrook — 17 budelung pellicano : 26 muddaling — 24
bordang fratello maggiore : 31 mardung — 107 booka-n morto :
97 moka-n — 147 boota-n naso : 151 wootha : 13, 15 mootha
118, 119 wooroo, 120 woro naso : 162, 163 mooroo, 179 moro
— 55 pulkara notte : 169 mulkan — 68 piki luna : 25 miki
88 beit uovo : 120 meto — 166 bala pesce : 90 warra : 189
marra — 45 bookoo donna : 94 magoo — 68 burka vecchio :
10 meeroka — 190 bagu coscia : 120 wakka : 96, 99 mogo ; 1
macka — 10 wata coscia : 16 mata — 92 baab pelle : 16 mapo
— 24 barrak budella : 9 merka — 153 bara ; 177 barga warspear :
190 murra ; 129 moorga, 183 murga — 52 birta oscuro :
46 warroo : 20 mirat ; 12 marroo— 190 bulladi freddo : 164
wolli, worri : 48 multee ; 155 moori — 207 j bolt fumo : 85
mooltoo — 177 baka wood : 107 wokka : 45, 48 mukka — 128
barrie, 124 burree pietra : 207 marre, murrai— 97 barragoo
dolce : 143 wargoo : 40 morogo — 179 ballok by-and-by : 91
wurru : 209 mollogo, mooloko ; 102 mooroo.

Per altri esempi di w- : m- v. Gatti III 18 (v. anche II, x).

In principio di parola : gr. King's Sound mbila, mbal piede,
Yaroinga umbila, gr. Ord River ta-mbala > Kokoyimidir eda-mal,
cfr. Wulna ummal, Daly-R. mel, ecc.

591. I fenomeni della nasalizzazione sono assai sviluppati anche
nelle lingue papuane. Si nota però che i gruppi nasali mancano
nelle lingue 10-37 del Ray, ove sono sostituiti dalle nasali semplici.

1. La massima varietà si osserva nella serie dentale. Cominciamo
dal mutamento più semplice di t o d in nd.536

46 doa per *dora, 22 vea-toro pelle : 43 andora — 4 tota
spear, 11 tete fish-spear : 3 tonde-tawid spear — 6 mud, 8, 9
meta, 10 moto, 2 boot casa : 39, 41 mando, 40 mande — 33
tori osso : 39 undoru— 45 idi-idi cibo : 41 indi-ora mangiare,
46 Yela ndi-i cibo — 22 isa da *ita scavare : 41 enda — 6
dimur dito : 46 ndibu — 46 deua, Poom dyo > Kai dso fuoco,
24 dio, 26 fene-dio, 29 gogo-dio e vene-dui, 34 vene-duka fumo :
46 ndauwa, ndua, ndia, Poom nda fuoco — 4 wede naso : 41
wende — 41 mudu uovo : 39 mundu.

Più notevoli sono le alternazioni della liquida con nd, ma si
deve ammettere come tramite il d.

41 mero-to narice : 43 mendo naso, 39 mendo id., mendo-to
narice — 18 o-vera, 20-22 e-vera naso : 41 vende (cfr. 4 wede)
— 8 qopöro, 11 gupuru ombelico : 43 kepundu — 39 buri fune :
8 monde — 44, 45 muruu uovo : 39 mundu (cfr. 41 mudu).

Negli esempi che seguono abbiamo la triplice variazione da
esplosiva o liquida a nd e n.

29 kadi stand, 6 kadaka-mizi upright become : 46 gandi
stand up : 46 ganaki id. — 23 mude thigh : 39 taida-mundu
calf of leg (udu thigh) : 45 munu thigh.

43 kari, 10 gare orecchio (cfr. 23 gade-ru, gade-ro id.), 39
gari udire, vedere, conoscere : 46 Yela ńandia id., ṅanda-gu
udire : 46 ṅanea orecchio — 10, 11 mere boy : 43 e-mendi,
da-mendi : 41 mene-he.

Non sono numerosi gli esempi di nd : n, come 39 kandoro :
10 genoʼo topo ; 4 yindu : 5 inu, 1 nu dormire ; 10, 11 durupi ;
35 enauba corpo. Numerosissimi sono invece gli esempi di passaggio
diretto da t o d oppure da r o l a n.

25 udi, 26-32, 34 uri naso : 24 uni — 39 dao, 41 dou,
46 loo-bini ; 18, 20 lare nome : 17 noi, 46 nō-adobi ; 9 nei, 6
nel — 13 tumu ; 32 demo, 29 demodo (2 nambut, 3 lebud ?)
ombelico : 25 nemodo, 34 demono — 9 dab, Valman tapu spear :
18 nape — 44 ida-ra, 40 ere stand up : 42 eni-ma — 24-34
i-di, 17 i-ri albero : 39 ni — 37 e-du, 4 lu albero, 5 ro legna :
8 nö-vare albero (büle legna), Valman ńu-pōl — 10 o-ta albero,
23 o-ra legna, 5 rati ra big tree : 12 na-uka legna, 43-45 a-na
albero — Poom dabé yam : 39 ana(mba) — 41 bidi ventre : 44,
45 beni — 44 toba paniere : 45 novo — 5 kut osso : 23 kuni-a
— 12 toto osso : 46 dono — 44 dumuta, 39 demburi breadfruit :
14 nabudu, 45 namu — 5 dor 8 doru, 11 bo-doro 10 po-toro
torace : 24 noro-amu petto (25 amu id.)— 1 gote, Poom hoda
cane : 35 ona, 36 γone — 19, 20 tava mullet : 17 ṅava pesce —
5371 tamu, 32 tamu-la, 34 dema-ka cibo : 16 namu pesce — 17
dare sole : 10 nava — 17 dorè pietra : 8 nora.

8 rega, 14, 15 da-ragi, 30 ma-raga uomo : 37 ama-naga
— 10 boromo porco : 39 bonomo — 6 pura pelle : 44 u-buna
(cfr. 5 pol corpo : 45 u-punu) — Manikam alági dente : 25 anagi
— 14 ra-poda uccidere : 5 na-boda — 46 gola casa : 28 gone
8 bele areca nut : 44 veni, 35 bena — 43 i-vari fuoco : 16 i-bani
— 24, 25 le-le fuoco : 39 ni, Valman ni — 40 uve ventre : 29
uni — 39 ororo sangue : 43 onono — 44 lora fiore : 46 noa
30 wali sole, 13 pari occhio : 28 pani, 27-34 vani, 30 wani sole.

2. Anche nella serie labiale la variazione è considerevole.

38 o-gobi testa : 2 kambu (Austr. Turrubul kabui e kumbi,
Less. 49) — 24, 27, 29, 31, 32 bispear : 43 mbi— 5 bue
7 buwe, 12 pueri, 4 wur-lem 3 wir-lam, 14 i-bua, 39 bu-bura
vento : 2 bori-m-bor — 44 Domara qabu-qabu-ra giallo : 43 Musa
kambe — 3 δaba-δab e džibi, 5 sepā, 7 diba paniere : 8 dimba
— 41 kabuia mordere : 39 gambari — 34 peva, 35 pevai da
*pebai arco : 41 i-fembe da *i-pembai — 11 gubiri seppellire :
41 amboro (cfr. 39 goiari).

Negli esempi che seguono abbiamo la triplice variazione p
o b : mb : m.

43 koba, 27 haba, 6 gaba-u yam, ignamo : 42 komba : 26
game-ru (cfr. 44, 45 obi-ri ?), Kai qama — 38 ibo-i fumo : 43
gimbo, 39 imbo-si : 5 imo — 3 čebi piuma : 2 gombu capelli :
4 pa-qam 5 pa-kum piuma (pa uccello) — 16 qopā-ti, 17 kepo-ro.
44 ope 45 obe, 36 abi (cfr. Gondi kavī, Brahui χaf, Kurukh
χeb-dā, I Kanyop kaba-t), orecchio : 1 kambe-te : 42 omi — 6
buli mosca : 1 bara-mbure : 46 Yela bore-me.

Non sono numerosi gli esempi di mb : m, come 39, 41 ambe :
5 imi palma sago ; 3 damb, 4 dramba : 7 tame, 10 tamo, 11
tamu ala ; 46 Yela namba e name canotto ; 43 ambi : 39 ami
mazza. Numerosissimi sono invece gli esempi di passaggio diretto
da p o b a m.

9 dob-dob thick : 11 dumo-dumo — 10 gabo soglia, 46 kobu
bocca : 46 game, ngoa-kame porta, 12 kam bocca— 35 ta-pata
uomo : 43 ta-mata — 10 tuwo per *tubo notte : 39 tumba oscurità
— Aug. botar topo : 37 mudora — 7 gabe, 10, 11 gabo, 24, 25
huwa strada : 34 guma — 6 ada-bad, 8 bosa-bosa acqua salata :
19 mato, 37 mesu sale — 7 tape, 46 toabe pelle : 10 tama, 39
tamo ; 3 terim — 35 ia-laba serpe : 31 ia-rama, 29 sa-rama,
prob. 26 huma = Kai homa, hama — 44 bura, 10 oro-bere
sputo : 2 bari-m, 3 beri-m, 5 bur-me — 18, 21 pupu tabu : 17
538mupu — 9 pao ala : 17 maho, dial. bao — 17 pina naso : 14
mina, 15 mine — 11 ka-kabe fowl : 44 kamu-kamu, 46 Yela
kam-kam — 39, 41 pi-ari dare : 19 mi-ari, 21 mi-arai — 7
dobali, 10, 14, 15 dubari banana : 42 domoro — 39 poraga nube :
17 moroa — 8 burom mazza : 37 malemo — 25 goriba orecchio :
28, 29 gorema — 46 Yela bore-me mosca : 16 mora-po, 17
moro-po — 39 pisi carne : 27 misi, 5 mid — 35 baita pesce :
36 maita — 5 bora coscia, 42 buri gamba, piede : 21 mora
gamba, piede, 23 mude coscia — 38 u-gube gomito, 41 kopo
braccio : 35 komo gomito, 5 taṅ-kum id. — 46 ndibu dito : 6
dimur — 10 bopu, tu-popo (cfr. tu braccio) gomito : 14 mobe,
15 mopo-pira — 42 gibiri : 43 gembiro pietra.

3. Meno considerevole appare la variazione nella serie gutturale,
perchè in essa , terzo termine di k o g : ṅg : , può
sempre considerarsi come equivalente a ṅg e non ha esistenza
autonoma come n e m. Mi limito a dare alcuni esempi.

9 ge-gur, Bongu gare, Bog. gara pelle : 23 ne-ṅere, Hatz.
angar — 43 gomo torace (cfr. 35 koba, 6 kabu id., 10 amo, ecc.,
petto) : 5 ngam, 4 ṅama, 7 ṅame, Hatzf. angom — 25 kire
capelli : 7 ṅeli piuma — 44 guba piovere : 7 ṅupe — 44 bega,
15 ei-baga foglia (ei albero) : Bog. banga — 44 mugu, Bongu
móga (e óga) banana : Bog. munge — 17 naku uccello : Poom
nango — 45 saga torace : 41 saṅe — 7 drego cane : 4 daraṅa,
5 daraṅ — 6 kapu buono : 1 wini-ngupe, Valman ngopu — 2
gau-qer, ϑo-qir calf of leg, 35 kuri-na id. : 6 ngar gamba —
10 igiri unghia : 38, 39 iṅisi.

Sembra che si abbia anche n per come nelle lingue australiane,
per es. 28 γamu : 25 nama- dormire ; 6 geru : 9 neru,
canna da zucchero ; 32 γama 34 gama uccidere, 37 be-gamo
uccidere con la lancia : 37 a-namo id. con la mazza, ammazzare ;
5 gar : 9 nar boat ; 46 gao e nu-ṅua (= 34 go-go) freddo.

592. Meritano un cenno le alternazioni iniziali del Galela, che
io conosco solo per ciò che ne dice G. von der Galelentz, Die
Sprachw. 397, secondo il quale da sostantivi si formerebbero dei
verbi « durch Verhärten des Anlautes » :

tableau rumore | galalla | kalalla | tomba | boossu | poossu | ferita | nabo | dabo | vecchio | bĕrikki | pĕrikki | giardino | dorro | torro

Da questi esempi appare che i nomi sono derivati dai verbi,
e non viceversa ; poiché nabo si spiega benissimo da *ndabo,
mentre non si comprende come da nabo possa derivare dabo.539

593. Nell'Andamanese ng è frequente in ogni posizione, mentre
i gruppi nd e mb mancano quasi del tutto. Questo è un fatto
molto notevole e noi dobbiamo vedere se ci riesce di dimostrare
la preesistenza di nd e mb.

Premetto che si trovano alcuni esempi di esplosiva : nasale
in fine di parola, per es. Juwoi totuk : Kol totung ramoscello,
Bea gårob : Bale gårom spina dorsale, Juwoi e Kol pot : Kede
e Chariar pan gambero.

Esaminiamo ora le alternazioni fra sorde e sonore, di cui ci
siamo occupati nel § 489, e specialmente quelle delle labiali che
vanno in doppio senso. Io parto dal Chariar puli-mu mosca, che
ha perduto la dentale finale conservata dal Kol pu-mit. La forma
fondamentale comune è *puli-mut, che viene a coincidere con
e-puli-mut ‘zanzara’ .del Matatan (Mozambico) sulla costa orientale
dell'Africa ! Ora e-puli-mut deriva da *em-buli-mut con p
da mb (§ 558), perciò anche il p di Andamanese 3-7 sarà da
mb, mentre il b di 1 e 2 sarà un semplice b. In lingue australiane
e papuane si trova di regola b, per es. Austr. 108 bul-bul
zanzara = Kauralaig e Saibai buli mosca ; ed anche altrove b,
Less. 384. Si notino le seguenti concordanze (le abbreviazioni
significano rispettivamente mosca, tafano, ape, zanzara) :

tableau tugeri | bara-mbure | mordvino | bury-m | austr. | bore-mul | tedesco | bre | -mo | bu | -mal | sanscrito | bhra-mara | andam | -nuda | ba | -mbhara | yela | bore-me | bola | baru-m

Per il secondo termine cfr. anche Austr. 40 yoo-n-berra, 41
yu-m-barra, 63 yoo-m-bara mosca.

E ora possiamo procedere oltre. Con 1 e 2 bolo, 3-5 pule da
*mbîde ‘orfano’ concorda III Georgiano o-boli Mingrelio om-boli
‘orfano’. Kede e Chariar ta-pong = VIII Tengsa ta-bang bocca,
perciò 3-7 pong- da *m-bong, cfr. Austr. 57 manga da *m-banga
bocca, VII Phnong am-bong, VIII Rengma amang per *am-bang
bocca, I Yao e Mosci m-banga caverna, Less. 389. Ma anche nel
Bea e nel Bale si può avere p da mb. Così 1 oaro-pate = 3
ara-m-bate ‘strillare’ con nasale eccezionalmente conservata ; 1
-poko 2 -poku (ma 3 -boke ecc.) orecchio : VII Khasi sy-m-boh
padiglione dell'orecchio, I Ilamba m-bogo-go foro dell'orecchio,
Less. 355 ; 1 e 2 puluga da *mbuluga dio Puluga, in Africa bulgu,
bluku, ecc. ; 1 pa-mila (3 e 5 ba-mila) da *mba-mbila farfalla,
cfr. 4 ble-me, Oenge be-bele.540

Da mb si avrebbe dunque p in tutte le lingue andamanesi.
Nelle altre serie invece i gruppi nasali avrebbero dato ancora
delle sorde in 3-7, ma delle sonore in 1 e 2 (anche nelle lingue
australiane la serie labiale si comporta diversamente dalle altre).
La caratteristica del pronome ‘io’ è d- nel Bea e Bale, t- nel
resto, Pron. 170. La forma originaria fu probabilmente *nd- che io
identificherei ora col Bantu ndẹ- io. Il Bea d-a-mami-re ‘I slept’
ha aspetto schiettamente africano, cfr. Cafro (n)d-a-bona io vidi,
In qualche lingua bantu può trovarsi una forma (n)d-a-boni-re id.

Tanto 1 golai quanto 3 kula ‘cambiare’ hanno corrispondenze
in lingue africane : Bantu gola ‘cambiare’, Orungu kola ‘comperare’
con k da ng, Less. 181. Dunque ng > 3-7 k. La gutturale
di -gin e -kin ‘to bear children’ è originariamente sonora
(Indoeur. gjen- ecc., Less. 148).

Tutto dunque tende a dimostrare che l'evoluzione dei gruppi
iniziali fu la seguente (con B. indico il Bea e Bale) :

tableau ng | nǧ | nd | mb

594. Poche osservazioni basteranno per il Dravidico. Il Tamil
possiede soltanto i gruppi sonori mediani, i quali, poiché in posizione
intervocalica non sono ammesse le sorde semplici, possono
alternare soltanto con sonore semplici o con sorde geminate, cioè
-ng- con -g- (pron. γ) o con -kk-, ecc. Ecco alcuni esempi della
prima specie.

Tamil pagu to divide : pangu a portion, Tel. panču to divide
— Tamil migu much, great, to be much, Can. Tulu migu to
exceed : Tamil minǧu to abound.

Can. era-ḍu due : Tamil ira-ṇḍu id. (ira-ṭṭai doppio) — Tulu
e a. Can. mar-du medicina : Tamil maru-ndu — Can. Tel. ēḍu
anno : Tamil (y)ānḍu, Tel. ēnḍu.

Can. iru-ve formica : Tamil eRu-mbu (ricorda il Miriam iserum
id.) — Can. tiru-vu (cfr. Tel. tiru-gu). Tamil tiru-mbu to turn
(trans. tiru-ppu Tel. tri-ppu).

Tamil e Mal. mb, Can. e Tulu mb o mp e dopo vocale lunga
anche m o v (da b), Telugu mm e dopo vocale lunga m. Esempi :

tableau tamil | mal. | can. | tulu | telugu | corno | kombu | kommu | rosso | kembu | kempu | kemmu | serpe | pāmbu | hāmu | hāvu | pāmu541

595. Lingue dell'America.

Fenomeni di nasalizzazione si osservano in molte lingue americane.
Il Catawba (gr. Dakota) possiede nd e mb anche iniziali,
per es. mbṓsa wuyá kán sĕre I broke a rope (wuyá) by shooting
at it (mbṓsa). Si dice yí buhi-eʼhndó you are shooting, ma widabúi
mbúhi-endó
you shoot a deer, sundáwi widabúi mbosĕré you shot
a deer yesterday. Cfr. dĕpé o dĕpän e nĕpé o nĕpän uno, qualcuno.
Il pronome ‘io’ è dato da Gatschet nella forma ni e di (anche
di-i o dí-yi, varianti de e de-i o dé-yi), cfr. í-ksa mano : di-ksĕ
mia mano, invece šiči-na o čiči-né madre mia, nané-na o nane-nde
padre mio. Quest'ultima forma dimostra che ni ‘io’ sta per *ndi.
Ma si direbbe che siano avvenute confusioni col pronome ‘tu’
che nel Dakota è ni-š, ni-ye, mentre nello Hidatsa è di e nel
Ciwere di-re (nel Catawba dí-rĕ è dato per ‘I am’, ma si trova
poi come sinonimo di ni-rĕ nella frase ‘ye are sleepy’). Ritengo
probabilissimo un primitivo *ndi tu = Tupi endē tu, nde- tuo
accanto a ne-, col verbo ere- per *ede- tu, Pron. 228.

V'è qualche indizio di nasalizzazione nel gr. Maya. Il nome
‘lepre’ si presenta nelle forme imul, emol, umul, prob. da *ənmul
= V Mordvino E. numolo M. numyl, Lappone ńommel, Sirjeno
ńimal, Samojedo T. ńomu O. ńoma. Il Magiaro ha ńūl da *ńubul,
cfr. Samojedo Jen. ńaba Jur. ńawa O. ńewa. La parola è composta
(cfr. Ciuvasso mol-gádžë lepre) e la seconda parte di *ńu-bul
concorda con II Dinka buoi lepre, perciò m deriva da mb.

Nel Chatino si trovano i gruppi ng nd mb iniziali e Boas
afferma che « all voiced stops, particularly in initial position, tend
to begin with the corresponding voiced nasal ».

Effetti di nasalizzazione si osservano nel gr. Caribico in casi
come Krischaná paná cera : altrove mane, mani cera, resina ;
Bak. pána capezzolo (pånu, pónu latte) e wana-ri id. : Mac. mana
e mana-tü mamella, Car. i-banáti-ri : Apar. e-manati-ri id., Cum.
y-panapia-r seno : Crich. manape mamella ; Gal. pena, Bak.
pina-ta : Mac. mina-ta porta.

Ma le lingue in cui più sono cospicui i fenomeni della nasalizzazione
sono il Ciapaneco e il Tupi.

596. Il Ciapaneco possiede i gruppi ng nd mb anche iniziali
(ndios dio). Nell'interno della parola

tableau si muta in

Per r : ṅg o h, maleopolinesiaco. Invece di mb si ha m se
nella sillaba seguente si trova un nesso nasale. Esempi :542

tableau kope | vedere | ta-ṅgope | pomo | pensare | ta-mbomo | pele | volere | ta-nbele | panda | far venire | ta-manda

Interessanti sono le variazioni iniziali del nome :

tableau forma relativa plur. | sing. | assoluta | ko-kila | loro via | ko-koma | loro madre | ko-kima | loro testa | ko-poko | loro coniglio | ko-pomba | loro cavallo | ṅ-gila | sua via | ṅ-goma | sua madre | ṅ-go-kima | sua testa | n-boko | suo coniglio | momba | suo cavallo | nila | via | ńoma | madre | no-kima | testa | noko | coniglio | nomba | cavallo

Le forme relative si possono riferire anche alla prima o seconda
persona : ko-kila nostra, vostra via, ṅ-gila mia, tua via.

Sorprendente è la concordanza di ‘via’ con le forme africane
ṅ-gila e kila, Less. 152. — Le forme assolute come nila sono
difficili da spiegare (F. Müller, Grundriss IV 181, non persuade).
Certamente ńoma è n-yoma. cfr.-ńarikoimo lutto : plur. ko-payarikoimo.
Le forme assolute citate da F. Müller hanno quasi
tutte un prefisso nasale (si noti na-m-base parola : plur. ko-pase).

597. Nel gr. Tupi si trovano i gruppi ng nd mb e tutte le
vocali possono essere nasalizzate. L. Adam distingue parole di
« gamma orale » e parole di « gamma nasale ». Le alternazioni
sono le seguenti :

tableau k | t | s | ng | nd | n

Molto notevoli sono le alternazioni s : nd e r : n per nd.

tableau gamma orale | gamma nasale | juká-bo | en tuant | juká-reme | quand on tue | nupã-mõ | en frappant | nupã-neme | quand on frappe

Con le parole di gamma orale il causativo si forma in due
modi, per es. Guarani :

tableau kuáb | passer | so | aller | túi | dégorger | pag | s'éveiller | caus. | mbo-kuáb | mbo-só | mbo-túi | mbo-pág | opp. | mo-nguáb | mo-ndó | mo-ndúi | mo-mbág543

Invece con le parole di gamma nasale il prefisso è sempre
mo-, per es. mo-pũngá taire enfler, mo-kaẽm da kaẽm sec (però
mo-kirĩrĩ opp. mo-ngirĩrĩ da kirĩrĩ silenzio). Per mb : m cfr. il
Ciapaneco.

Secondo la gamma il prefisso del riflessivo è je- ji- opp. ńe- ńi-,
quello del reciproco jo- opp. ńo-, quello del causativo-comitativo
ro- opp. no-.

In alcuni casi la forma assoluta del nome è nasalizzata (cfr.
il Ciapaneco), per es. m-bo mano : še po mia mano, m-by piede :
nde py tuo piede, m-beú pus : še peú. Con gamma nasale murã
ombelico : nde puruã il tuo ombelico (anche muã se lever : a-puã
je me lève).

598. Lingue dell'Eurasia.

In principio di parola si trovano nelle lingue indocinesi numerose
tracce della primitiva nasalizzazione nella formazione del
causativo, di cui abbiamo già fatto cenno altrove. Prendiamo come
esempio il Khyeng duu morire : tuu uccidere. Tanto la sonora
quanto la sorda sono antiche, cfr. Cin mer. , Shö , (w)e,
Sbandu , Kami morire, poi I Wolof dẹ̄, davi (accanto a say
prob. = Siamese tay, Cinese ssï, ecc.), II Nuba dīe, Barea de,
Galla , dua. Per la sorda cfr. Bodo thoi morire (intransitivo !),
poi I Atjülo to morto, II Nama tóa finire, perire, Dinka tóu morire,
Kunama twā morte, ecc., Less. 241. Primitiva è però senza dubbio
la sorda e il d è denasalizzato da nd per nt. Il prefisso nasale
può in parte essere n- (cfr. Kawi ĕn-ti finito, ecc.), ma in parte è
certamente m-, cfr. Maleop. má-ti e ma-tái morire, Hausa ma-tše
per *ma-te e mu-tu = Egizio e Sem. mu̯-t id.

Infatti il prefisso caratteristico dell'intransitivo nel Tibetano
è ḁ- ossia ã-. Perciò ãbyong-ba ‘gereinigt werden’ sta per *mpyong- ;
Less. 344. Il p del Khyeng piăk ‘reinigen’ è primitivo,
mentre a-bŏk ‘bianco’ sta per *am-pŏk.

La sonorizzazione dopo ã- o m- è esattamente paragonabile
a quella che si osserva nel Tib. ã-džing-pa o m-džing-pa ‘collo’,
che corrisponde al Bantu -kingo, Venda mu-tsinga ‘collo’.

Il Birmano ha pri essere pieno : phri riempire. Cfr. Cin ple
to be full, to be complete, Tib. ã-pel-ba accrescersi, moltiplicarsi,
caus. s-pel-ba, poi VII Mundari peré to fill, pere-ó to be. fìlled
up, to become full, Indoeur. pel- e plē- riempire, essere pieno,
pele-u-, pel-u molto, Bantu pel-a compiere, pel-u compiuto, Less.
407. La sorda è primitiva e il Khyeng bri (accanto a pri) ‘essere
completo’ sta per *m-pri con quella nasale che ritroviamo nel
Greco πί-μ-πλη-μι io riempio.544

599. Ciò premesso, daremo alcuni esempi di nasalizzazione
iniziale esplicantesi nell'alternazione esplosiva : nasale (cfr. VII).

Siam. kiau cingere, curvare (kʼiau falce) : ngiàu chinarsi,
inclinato, ngiau serpente ; khõt legare, avviluppare : ngòt serpente ;
kʼọm curvato : ngọm curvo, gobbo.

Birm. tuìng e nhuìng confrontare (nhùn id.) ; thong prigione
(Tib. s-dong-ba unirsi, ã-dog-s-pa legare, Less. 266) : nhong
legare — Siam. tăm pungere : hnám spino.

Birm. puat zerreiben : mhuat pulverisiert sein ; phìn e mhin
matt sein ; phu-ā soffiare, phu-i mantice : mhut (Tib. s-bud-pa
soffiare) ; pit serrare : mhit chiudere gli occhi — Siam. pŏk e
hmŏk coprire ; făi fuoco : hmai ardere (Tib. me fuoco) ; pĭt chiudere :
mĭt chiuso ; pun aggiungere : mun mucchio —Tib. phan
e s-man ornamento.

Nero. — Cinese Hokk. bek nero, bak inchiostro, Cfr. Mongolo
beke, Burj. bike, Mangiu beχe, Giapp. boku inchiostro — Cinese
mek dial. mak nero, inchiostro, Shanghai muh inchiostro ; Tib.
s-mag oscuro, oscurità, Cin mer. müg nero, ecc.

Le alternazioni iniziali fra tj dj e le sibilanti attestano la
preesistenza di gruppi ntj ndj conforme a ciò che si osserva nel
Bantu-Sudanese, nel Mundapolinesiaco e altrove. Lo Siamese ha,
per esempio, sŭm radunare (sŏʼm aggiungere) : djŭm mod. tjʼŭm
essere sovrabbondante.

600. Anche la nasalizzazione finale si esplica nell'alternazione
esplosiva : nasale (cfr. VII).

Lepcia nāk gerade machen : nāng gerade sein ; nok schmutzig,
trübe sein, nhok trüben : nhong plagen (mhong inquietare, confondere)
— Balhing gūk- esser curvo : gung-gung curvo ; džik-to
zerbrechen : džing-so zerbrochen — Tib. gog Klumpen : gong-po id.,
s-gong-ba arrotondare ; theg-, ã-deg-s- sollevare : s-teng parte superiore,
deng-s- salire ; grog-s compagno : grong villaggio ; ã-bog- sich
eintauchen : s-bong- einweichen ; bug-pa buco, phug-pa caverna :
p(h)ung urna ; zog merce, beni : zong id.

Birm. puat abreiben : puàn abgerieben sein ; pit serrare, condensare :
pìn essere condensato in massa ; mhit chiudere gli occhi :
mʼìn avere gli occhi chiusi — Siam. hmuẽt wickeln, rollen : muen
sost. — Tib. ã-tshod- cuocere, colorare : tshon colore ; ã-grod-
migrare : ã-gron l'essere forestiero ; s-dud- sammeln : ã-dun-ma
assemblea ; ã-byed- scindere : d-byen-pa scissione.

Birm. ϑa-lip schleim : lím beschmieren, Less. 175 — Siam.
dăp mod. tʼăp capanna : dam coprire — Tib. gab- nascondersi,
ã-džab- nachstellen : gyam tetto, riparo.545

601. Per il Cinese Courant in un lavoro pubblicato nei MSLP
XII (1901) diede numerosi esempi delle alternazioni finali k : ,
t : n e p : m. Ne riporto qui alcuni (le forme rappresentano la
pronuncia dei secoli VII-IX secondo i vocabolari cinesi) :

tableau -k | -ṅ | kwak | ouvrir les yeux | khwak | détacher | couper | kwáṅ | oeil sans couleur | -t | -n | tat | affligé | tán | affliction | thap | grossier | nap | prendre femme | thám | inquiet | nām | recevoir

602. I fenomeni di nasalizzazione sono cospicui anche nel gr.
Uraloaltaico. Ne inizieremo l'esame partendo dai gruppi mediani
delle lingue uraliche, i quali sono ṅk : ṅg, nt : nd, mp : mb, e
inoltre mt : md. Le corrispondenze normali sono indicate nella
seguente tabella, nella quale sono particolarmente notevoli le risoluzioni
di ṅg nd mb da una parte in g d b (Sirjeno, Magiaro e
Samojedo del Jenissei), dall'altra in ṅ n m (per es. nel Kamassino)
per il tramite di ṅṅ nn mm conservati nel Finnico.546

tableau finnico | lappone | mordv. | cer. | sirj. | mag. | ostj. | sam. | jur. | tav. | jen. | kam. | nt | nn | dd | tt | nd | d | n

Cavità. — Lappone K. vïënka (il dialetto di Kola ha anche
nk) tana della volpe, N. vuoggo tana del topo, tugurio, Vog. vonga
fossa, tomba, vonqe-s fossa, tana della volpe, Ostj. u̯onχ fossa,
tana dell'orso, N. onk, unχ caverna, Finnico onka-lo caverna,
cavità, voragine — Samojedo : Jur. wānka, wāngʼ Grab, wānk,
wāng, βāngā Grube, Tav. banka gen. baṅa id., nido, boṅu- scavare,
Jen. baggo Grube, bagga- scavare.

Cfr. I Yao e Mosci m-banga, Tikuu m-vanga spelonca, VI
Andamanese Bea banga, Bale boang to dig up, Puch. ecc. pong
da *m-bong hole, VII Malacca ĕm-pong, Malese lu-bang id., Khmer
böng scavare ; Less. 889. A questa serie appartiene prob. VII Tag.
Bis. baṅka, Mong. waṅga, Bur. waga, Figi wanka, wanga, Alite
vanga, Mota aka boat (‘scavato’).

Portare. — Finn. kanta- tragen (kanna-n io porto), Lapp. K.
kuinte- id., S. kuödde- id. (kuöttā-u io porto), Mordv. kando- id.,
Cer. konde- B. kande- holen, bringen, Vog. χūnt- prendere o
portare sul dorso, χūnt, kūnt- (nom. kūt) carico— Samojedo :
kuanda-, kuenda-, kuenne- tragen, forttragen, Jur. hāna- portar
via, Jen. kadda-, hadda-, Kam. kullji- da *kun-lji- id.

Intendere. — Lapp. K. tomtë- intendere, S. toboto- sentire,
conoscere (topto-u io sento), Finn. tunte- sentire, conoscere, riconoscere,
Votj. tody- sapere, riconoscere, Magiaro tud- sapere —
Samojedo : Jur. tumda- apprendere, Tav. tumtuʼa- indovinare, Jen.
tudda- id., apprendere, Kam. thümnä- sapere, ricordarsi, thimnericonoscere,
Koib. tymne- sapere.

Cfr. IV Gotico dōm-s giudizio, riconoscimento, a. Nord, dōm-r
id., Anglos. dōm judicium, sententia, a. Ted. tuom id. ; II Sem.
ṭaʻm gusto, sapore, trasl. ‘intelligenza, prudenza, volontà, decreto’.

Onda. — Vog. χumb, kump (nom. kup), Ostj. χùmp, khomph
onda, Mag. habo- onda, schiuma ; cfr. Finn. kumpu-, kummu-ta
547scaturire, spumeggiare, Mordv. E. kumbo-ldo- ondeggiare, Sirj.
gyba-l- nuotare — Samojedo : Jur. hamba dial. kāmba, Tav. koṅfu
gen. kombu, Jen. kaba, O. komb(a), kūmb onda.

Questa serie concorda benissimo con II Somali húmbo e humbō
(Saho himbṓ) schiuma, Begia pl. hibba ; Less. 129.

603. Accanto a ṅk : ṅg si deve ammettere ṅṅ : , che è rappresentato
in modo assai diverso : Lappone N. gṅ : , S. kṅ : ,
Mordv.  : j v o dileguo, ecc. Similmente nel Samojedo  : j v
o dileguo, per es. O. muṅat : dial. mūt seno, kaṅar (Jel. kagar) :
dial. kār nassa, paṅ (Jel. pag) : dial. coltello. Ma tra ṅg e
si danno numerosi contatti e io ritengo che in ultima analisi
sia sempre una variante o alternazione di ṅg. Do alcuni esempi
a comprovare ciò che affermo.

Bocca. — Ostj. òṅ foce di un fiume, buco di una bottiglia,
χoD-òṅ porta, Vog. āβi porta, Sirj. (v)om bocca, foce, apertura,
Cer. an, äṅ id., Mordvino on-kstˈ, oj-kst pl., ov-ks morso nella
briglia, Finn. ovi porta, Lapp. vuoṅ-ås capistrum — Samojedo :
Tav. ń-āṅ bocca, Jur. ń-aṅ dial. ń-aʼ, Jen. ēʼ gen. eoʼ, dial. n-aʼ
bocca, O. āṅ, oaṅ, èaṅ bocca, āṅai briglia, Kam. aṅ, Koib. an
(ag-net = Kam. aṅ-naʼd briglia), Motor ag-ma, Taigi äṅ-de bocca.

Alcuni dialetti del Samojedo O. hanno ak o āk bocca, akai
briglia. Ritengo che la parola si debba connettere a Karag. ak-se,
Ciag. agu-z, Kirg. au-z > ō-s bocca, le quali ultime forme ricordano
le corrispondenti indoeuropee. Forse vi è fusione e confusione
di due tipi che nel Basco coesistono nelle forme ago e abo. In
ogni modo aṅ appare come nasalizzazione di ak, cfr. anche il
Mong. ang apertura, fessura, Less. 441 e 461.

Mento. — Votj. aṅ Perm an guancia, zigoma, Votj. aṅ-len
e aṅ-les, Cer. oṅ-laš M. oṅ-la- mento, Mag. ālla- da *aṅ-la- id.,
Ostj. oṅə-l mandibola, aṅyn I. āṅen mento, äγən, Vog. āʼyn id.
— Samojedo : Jur. ń-aṅu mento, mandibola, Jen. ń-aṅu mento,
zigoma, Kam. oṅai mandibola, Taigi üṅü-šta mento.

Anche qui alcuni dialetti dell'Ostjaco hanno forme con k da
ṅk, cioè āka, ākai, ākku. Una connessione con la serie precedente
è probabile. Alle forme äγən e *aγyn si avvicina assai il Frigio
ἀζήν barba, Lat. gen-a guancia, Greco γέν-υ- mento, ecc.

Ghiaccio. — Lapp. K. jieṅṅ, N. jeēgṅå gen. jeēṅå, S. jēäkṅa
gen. jēäṅa, Mordv. eṅˈ, ej, ev, je, Vog. jāng, ljäṅ, Ostj. jenk,
Mag. jēg, ecc. Ugrofinnico *jägä (donde *jäjä > Mordv. jäj, äj,
Finnico jää), nasalizzato *jängä.

Cfr. Celtico *i̯agi- (a. Irl. aig, n. Cymr. ia) ghiaccio, a. Isl.
jaki grosso pezzo di ghiaccio, ecc.548

Pugno. — Finn. pi(v)o da *piṅo pugillus, Est. pihu gen. pihu
e peu, sud peo handfläche — Samojedo : Jur. peaṅ, pieṅ, dial.
peʼ o pieʼ flache hand, Tav. feaṅ gen. feaṅa-ṅ, Jen. feo, dial. fe
o pe, Kam. pheṅ.

Ostjaco del Jenissei bieṅ plur. bieṅe-n mano. Per l'ulteriore
parentela (I. Sotho mo-feṅ manico, VII Melan. peniγi mano, ecc.)
v. Num. 430 e Less. 366. Qui l'Indoeuropeo ha un gruppo sordo :
péṅkue cinque, pe̥nk-s-ti- pugno, Germ. fing-ra- dito (Ostjaco I.
pāng id.).

In fine di parola è spesso un elemento aggiunto e in luogo
di questa nasale gutturale negl'idiomi di Perm si può avere ciascuna
delle altre nasali, per es. Votjaco puṅ, pun e pum fine,
estremità, Magiaro fo e fej testa, Lapp. paije supernus (Less. 350
e cfr. specialmente VII Semang pe e ka-ping o ka-peng above,
IX Groenl. pika lassù e pinga superiore).

604. È noto da molto tempo che ad un -m- delle lingue affini
corrisponde spesso un -v- nel Magiaro, ma il fenomeno rimane
ancora da spiegare. Lo -m- comune è rappresentato nel grado
forte del Lappone in modo diverso dall'altro. Ecco quali sono le
corrispondenze :

tableau nn | dn | mm | bm | tn

La terza serie si ritiene fosse originariamente m : β, la quarta
mm : m. Ma queste formole non spiegano nulla e il fenomeno è
assai più esteso di quel che si credeva.

Alternazioni del tipo m : v si sono trovate in questi ultimi
anni in tutte le lingue uraliche. In alcuni casi si tratta certamente
di suffissi distinti, per es. Finnico us-va dial. as-ma nebbia ;
Mordv. lo-v : Lapp. lo-bme, Finn. lu-mi neve, Mag. lo-mo- brina
(pag. 124) ; Finn. lo-vi incisura, cavamen, lacuna : lo-ma, lo-mo,
dial. lo-mi cavamen, lacuna ; Finn. li-va, li-vo e li-ma, li-mo.
schleim (cfr. Anglos. s-lī-w e a. Ted. s-lī-ma- id., Less. 175) ;
Lapp. E. tie-v : Cer. te-me pieno ; Lapp. S. tuol-w sordes, squalor,
fuligo : Finn. tal-ma fango o polvere aderente.

Nel Samojedo l'alternazione di m con b (prob. β) e u è comunissima.
Il Tawgy e Kamassino hanno spesso m, che invece è
raro nel dialetto del Jenissei. Interessante è poi osservare l'alternazione
anche nelle varie forme del medesimo tema e nella medesima
lingua, per es. Jur. ńem nome : ńeb-l nome tuo ; ṅama-
mangiare : imper. ṅawa-n, ṅawa-d (O. au-k mangia !) ; hēm
sangue : hēwo-tāu spalmare di sangue.549

In molti casi l'alternazione b : m o m : b può essere spontanea,
ma si può dimostrare che m deriva spesso da mb. Talvolta mb
stesso è conservato, per es. Mordvino M. šovar E. tšovar (Cer.
šuar) mortaio : Vepso humbar : Karelio hūmar. Esamineremo i
casi più notevoli.

Nome. — Lapp. namma gen. namā, F. nabma, E. nomma,
Finn. nimi gen. nimen, Sirj. Votj. ńim, Vog. nam, näm, Ostj.
nèm ; Jur. nim, ńem, ńum, Tav. ńim, O. nem, ńem, nim(e), Kam.
Koib. nim, Motor numme-de — Mag. neve- nom. nēv ; Jur. ńeb-l
nome tuo, O. nep, prob. Jen. ńīʼ o ńuʼ nome.

Il Jucaghiro ha niw, neve in pieno accordo col Magiaro ! Fra
le forme indoeuropeo per il vocalismo sono da confrontare specialmente
Alb. emən da *enmen, Pruss. emmen-, Slavo imen- da
*inmen-, ma è rappresentato da ambedue le parti anche il vocalismo
cupo. Per v cfr. Arra, anun gen. anvan, n. Cymr. enw,
a. Isl. nafn a. Sved. nabn. La combinazione n-m trovasi anche
nel Kanuri neme racconto, Sumerico inim parola, la combinazione
n-b si avrebbe nel Semitico nabaʼ proclamare. In VII troviamo :
Sakai R. īmo, imō, K. lĕmo (V Mordv. lem Cer. lüm) e kĕ-nōn
prob. *kĕ-nōm = Semang kĕ-nma, to-nma nome, Santali ńum
nominare (Kurku yūmū, yūmā), Mon ymu, Khmer ǧhmoḥ nome.
E sia qui ricordato anche il Sum. mu, mun nome, che sembra
essere contenuto nel corrispondente semitico. Infatti, invece di
derivati, può trattarsi di composti di sinonimi. A ogni modo la
prima parte di ne-m, ne-ve concorda con la prima parte del Mong.
ne-re nome, che viene quasi a coincidere col Pul in-de. Less. 192.

Lepre. — Mordvino numyl E. numolo, Sirj. ńimal, Lapp.
ńommel F. ńoammel ; Tav. ńomu, O. ńoma — Mag. ńūl ; Jen.
ńaba, Jur. ńawa, O. ńewa, ńuo, ńo.

La prima sillaba o è il prefisso dei nomi d'animali (v. Morfologia)
o, come vuole Munkácsi, va con Ostjaco nevi ecc. bianco,
chiaro (Less. 324). La seconda parte corrisponde a II Dinka buol.

Zanzara. — Samojedo Ostj. ńimara, ńimere — Jur. ńīberu,
Ostj. ńiuri.

Con la prima forma concorda esattamente Austr. 155 nemara
mosca, con l'altra cfr. Austr. 69 ul-beru, 63 yoo-m-bara id.

Esca. — Vog. pɯm, Ostj. pum erba, erbaggio ; Jur. peamea
esca, Kam. phēʼmü id., Koib. piadmia feuerschwamm, esca —
Mag. , füve- erba, erbaggio ; Tav. fụu erba per esca, esca,
Jen. feʼe esca.

Sorprendente è la concordanza con Arabo faʼama os herbis
implevit, fāʼm buccella, offa, panis, I Luba pamba cibo, Less. 329.550

605. In principio di parola tutti i suoni possono essere nasalizzati.
Ciò vale per tutto il gr. Uraloaltaico.

1. Alle parole che cominciano per vocale vanno spesso parallele
delle forme con n- ń- ṅ-. Daremo alcuni esempi, avvertendo
che spesso le tre nasali si equivalgono (il ṅ- è frequente nel
Juraco e Tavgy e si trova anche nel dialetto del Jenissei e nel
Tunguso), per es. Jur. narna- e ṅarna- knurren, nidea, nʼidea e
ṅidea baumkrümmung, ńindjïʼ e ninzeʼ o ṅ- palato, Jur. ṅamea-,
altrove ńim- saugen (Lapp. ńamme-, invece Mag. em- id.).

Finn. apaja tractus sagenae : Lapp. ńuope- sagenam trahere.

Kam. aṅ, O. āṅ bocca : Jur. ńaṅ, Tav. ńāṅ — Kam. oṅ-ai
mandibola, Taigi üṅü-šta mento : Jur. Tav. ńaṅu mento — O.
āmde, oamdä, èamde, Jen. eddo, Kam. amnu Koib. amna, Motor
amdu corno, Vog. ańt, Ostj. J. ōṅet id. : Jur. ńāmta, ńāmt, ńamd,
Tav. ṅamta, Jen. naddo — O. ämä, Taigi emme madre : Tav.
ńame, Jur. ńebea — O. apa, appa, oppe, Jen. oba sorella maggiore,
cfr. Lapp. obba sorella : Jur. ńaba-ko, ńabu-ko, T. ṅaba,
ṅafu sorella maggiore.

In alcuni oasi ṅ- corrisponde a gutturale o laringale di altri
gruppi linguistici.

O. ām-da- o ām-ta- sedere, om-da- o om-ta- sedersi, Kam.
am-na- e am-no- id., cfr. Ostj. omy-s- sedere, omy-t- collocare :
Jur. ṅam-di- sedere, Tav. ṅom-tuʼ sedersi (Arabo ʻamana, Eg.
ḥmsj, Saho kammas, Less. 168) — Jen. ole- venire ucciso, cfr.
Mag. öl- uccidere, ecc. : Jur. ṅal-baei ucciso (Less. 70).

2. A j- corrisponde di regola ń- e la nasalizzazione è spesso,
ma non sempre, determinata da una nasale mediana esistente o
preesistente.

Jur. jead, jeät, Jen. jide, iri, Ostj. tji, tši caldaia : Tav. ńetā
— Jur. jihea-, Kam. tjüʼb- schmieren : Tav. ńagi- id. — Tav.
jī- nascere : Jur. ńiʼ-, ńi-tā- id., Vog. ńi-t- partorire — Jen.
jire, Jur. jir- fila : Tav. ńiri-ṅ — Tav. jase (cfr. Finn. isä) padre :
Jur. ńisea o nisea e ṅaetsea — Tav. jinta arco : Jur. ṅin
Tav. jutu mano : Jur. ṅuda — Finn. jäsene- glied : Jur. ṅēsu.

Turco jaz : Mag. ńār estate — Turco jaka collana : Mag. ńak
collo — Osm. jama der flick, Ciag. jama-γ, Altai jama- flicken :
Tuba ńama-, Sag. Koib. nama- ; Gold. namú- id. — Osm. jalan,
Ciag. jalang, Karag. tjalang-aš nudo : Orotsch. ńulˈaki, Gold.
ńelagu svestire, ńelakχu nudo — Uig. jäk buono, eccellente,
Orkhon jäg buono, migliore : Kondog. ńaká-t migliore, Tung. náka
buono — Osm. jaba-š- Tar. joba-š- quieto, pacifico, mite : Mong.
nob, nom tranquillità, nomu-kan pio, pacifico.551

3. A v- o w- del Juraco = Ugrof. v- corrisponde b- negli
altri dialetti samojedi escluso l'Ostjaco. Nei dialetti meridionali
spesso e qualche volta nel Jenissei subentra m- per nasalizzazione
determinata da nasale susseguente.

4. Nei casi seguenti g- del Mangiu trovasi nasalizzato nel
Tunguso in ṅ-, donde anche n- :

tableau mano | gala | temere | gele-

Queste alternanze ricordano quelle australiane, tanto più che
occorrono anche forme con vocale iniziale come Ciuv. ala (se non
sta per *pala) mano, Tung. olo- Mangiu ol- accanto a Mangiu
e Mongolo golo- temere.

Sam. O. ku, ko, ol-ko isola : O. ol-ngo, Tav. ṅuai, Jur. ṅo
(anche o) — O. āmdal-gok imperatore : Jur. ṅāhy — O. kandek
autunno : Tav. ṅutuʼa — O. kod, kotte blaubeere : Jur. ṅodea
O. kundokkai, Tav. kuntagua, Kam. khüṅö lontano : Jur. ṅahy,
ṅyhy lontano.

5. Nella serie dentale possiamo segnalare pochi casi.
Lappone taste e > naste stella — Eston. tëuze- sollevarsi :

Finnico nouse- id. — Burjato deptē- (Mong. debte- être trempé,
mouillé) anfeuchten : nebte-re- id.

6. Assai numerosi sono gli esempi di b- : m-. Fra le lingue
samojede il Kamassino ha spesso b dove le altre hanno m.

Kam. beze- lavare ; cfr. Finn. pese- Est. peze- ecc. : Juraco
māsa ecc., Less. 62— Kam. begel schiena : O. mokal, Jur. Jen.
maha — Kam. bat- tagliare : O. mattsa- ecc., cfr. Lapp. mattso-
id.— Kam. bäkte collinetta : O. mäkte mucchio — Kam. bok-tu
basso : Tav. maga-ljiku — Kam. bērži, Koib. bursy vento : Jur.
meartsea, mērtse, mertše, meša = Jen. meze, O. märgä, Motor
merga vento.

Magiaro bozog- e mozog- muoversi.

Mongolo, Mangiu, Tung. bi, Osm. ben io : Turco or. men, Jac.
min, Mong. ecc. min- (similmente in ‘noi’) — Koib. acc.
mūne questo, Kar. bo acc. mone, Jac. bu obl. man- id. — Osm.
biṅ : Turco or. miṅ mille.

Osm. buz, Kam. e Koib. boi ghiaccio : Turco or. muz, Mong.
musu Burj. mösö, Koib. musu — Osm. burun naso : Jac. murun
— Mong. χabar. Mangiu oforo naso : Mong. χamar — Mong.
büke Calm. bükü Burj. bökö forte, saldo, Mangiu Tung. beki, buku,
Altai pökö, Osm. pek, Jac. bögö forte : Abakan mökö — Kirg.
buzau, Altai bozū vitello : Tar. mozai — Mong. balta ascia, Tung.
552balta martello, Turco balta scure : Altai malta id. — Jac. burān
collina : murān monte.

Uiguro bel-, bit- sapere, conoscere, Jac. bil- conoscere, imparare,
Osm. bili-š conoscenza, Uig. bili-k id. : Finn. mieli mens,
Est. mēle- senno, Mordv. melj id., Votj. myl sinn, Lapp. miälä
mens, ingenium, voluntas, miäle-k sapiens, propensus.

Mangiu bedere : Giapp. modor- ritornare — Mangiu ba luogo :
Giapp. ma spazio — Mangiu beje corpo : Giapp. mi corpo, stesso,
persona.

(Nei dialetti settentrionali del Giapponese la nasalizzazione è
frequente e si mantiene nelle parole passate nell'Aino, per es.
Giapp. kami > Aino kambi carta, Giapp. ido > Aino endo pozzo,
Giapp. kugi > Aino hungi unghia).

606. Poco c'è da osservare circa i fenomeni di nasalizzazione
dell'Indoeuropeo, che anche qui manifesta il suo carattere non
arcaico. I gruppi ng nd mb alternano con le esplosive semplici
e corrispondono ai medesimi gruppi del Bantu, per es. Latino
pande = Bantu pande (Less. 338), Latino lambe = Bantu lambe
(Less. 289).

La connessione fra i gruppi nasali e la geminazione delle
consonanti o allungamento della vocale precedente è innegabile.
Greco καμπή curvatura, biegung, καμπ-ύ-λο- curvato, Lat. campus,
Lit. kampa-s angolo, regione, kumpa- curvo, Pol. kẽpa- isola
fluviale, con mb Gall. Cambo-, a. Irl. kamm curvato — Irl. kep
da *keppo- (IF. II 173) a piece of ground, Sanscr. čāpa- (equivalente
a *čappa-) arco, Greco dor. κᾶπο-ς giardino, Lett. kāpe
= Greco κάμπη verme, bruco. Cfr. il Sem. kapp- curvare.

Sanscr. ǧambha- dente, Greco γόμφο-ς nagel, ecc. — Irl. gop
da *goppo- bocca, becco, muso.

Irl. tonn da *tundā onda (: Lat. tundo, Sanscr. tunda-tē) e
tot da *tuttā id.

Come in ogni altro gruppo linguistico, molte combinazioni
nasali sono conservate in forme con raddoppiamenti, per es. Sanscr.
ba-m-bhara- (cfr. bhra-mara-) ape.

Una riduzione di ṅg- a g- si ha nel Greco γυμνό-ς ‘nudo’ da
*ńgu-mnó- propr. ‘denudato’, Av. maγna- per *naγ-ma-, Sanscr.
nag-ná-, Lat. nūdus da *nogue-do-, Anglos. nako-d, a. Irl. noch-t.
Con queste ultime forme cfr. Samojedo O. ńage-dje, ńage-tjeä
nudo. Il Mangiu ha nioχu-šu-n nudo, nioχu-šu-le- essere nudo.

607. Anche nel gr. Caucasico i fenomeni della nasalizzazione
sono poco cospicui e i gruppi nasali occorrono di rado. Possiamo
però dare parecchi esempi dell' alternazione b- : m-.553

Kab. bgga, bgha, Shaps. bghe, bgho, Ab. bghög, brrög, Abchazo
sec. Erckert agu e aʼbga petto — Kub. meχka, Akusha meχkere,
Gek maχar, Rut. Tab. muχnr, Avaro mehéd.

Arci bočor (Osseto boč̣o) barba — Arci muč̣or ecc., Less. 22.

Varkun bikh, Akusba e Kaitach bekh ; Avaro biker, Rutul
vüqül, vükil, Tsachur bukol, vuhul, Dirr wuqul testa — Chinalug
mikir, Karata mijar ecc., Less. 46 seg.

Avaro boχˈ bein, boχ (Erckert) huf — Udo muχ unghia,
Lak miḥ id., Varkun e Kaitach mika huf, ecc.

Lak barγ, Arci barqχ, Chürkila varḥˈi = Kaitach barhi,
Avaro bag ecc., sole — Ceceno malχ, Andi ecc. miχˈli, Botlich
mihi, Georg. mze.

Lak barz, Arci bac̣, Dido boc̣i = Andi borc̣i ecc., luna —
Avaro mocˈ, Circasso maze, ecc.

Suano bykhv, Kab. žy-bgha accanto a žzy = Ab. ži, Shaps.
ži-bge vento, prob. Kaitach bukum — Lak marč gen. murča-l,
Andi moči, Udo muš, Tab. mik(i), Ceceno muoχ Thusch moχ.

Chürk. buriba, Kaitach büreba e birera, Kub. birro, Varkun
bira ago — Dido muri.

Mingr. e Lazo burg-u-li, Treb. burγ-i-li ginocchio — Georg.
muχli prob. da *mbu(r)χ-li.

Nell'interno della parola Lak χhaba pl. χhab-ri, Arci χab-χi
= Varkun χav-š pesce : Andi χŭami, Ciam. χŭamu pl. χŭame.

In forme con raddoppiamenti sono conservati anche qui i
gruppi nasali, per es. Avaro soa-n-soá cimice.

608. Conclusione.

I fenomeni così importanti della nasalizzazione hanno un
carattere estremamente arcaico, e molti di essi sono anteriori alla
individuazione dei singoli gruppi linguistici. Agli esempi dati molti
altri potrei aggiungere, ma devo limitarmi a un paio.

Lato. — I Hehe ecc. m-bali, Tete m-bari, Subiya m-badi,
Ganda e-ʼbali côté, Siha o-vari côte ; Dyula m-bari parete ; Bantu
-balu lato, Kulia -baru costole ; Malinke bada rive, bara à côté,
Atjülo be̥ra parete — II Nuba KD. beri lato, fianco, costola,
Galla bira lato, allato, Som. bár-bar lato — III Sumerico bar
lato — V Finnico vieri margine, riva, Est. wēr id. ; Samojedo
Jen. baro margine, Tav. bara, Jur. wār id. ; Votj. bor-d parete,
bor-dy presso — VII Malese bira-i margine.

II Begia mar lato, mar-i allato — IV Lat. mar-go, prob.
mare *riva > mare — V Samojedo Kam. mara margine, Tav.
moru Jen. mora riva ; Mag. mar-to- littus ; ripa, Mordv. mar-to
presso, con ; Burjato möre margine.554

Vento. — III Suano bykhv per *byrkhv — V Samojedo Kam.
bērži, Koib. bursy — VI Australia : Minyung burigin, buriguń,
borugin, gr. Kamilaroi burian, ecc.

III Lak marč gen. marča-l — V Samojedo Jur. merče, Ostj.
märgä, Motor merga — VI Australia : Narrinyeri nord moruko,
Kulin occ. mering, ecc.

La palatalizzazione

609. La vocale palatale i determina profonde alterazioni in
senso palatale delle esplosive precedenti nella maggior parte delle
lingue bantu.

Le esplosive restano inalterate, o quasi, nelle lingue del nord-est
(Ilamba, Kulia, Irangi, Limi, Buwe) e. nelle lingue del nord-ovest,
cioè del medio Congo, del Camerun e di Fernando Po. In
queste ultime si hanno spesso doppie forme. In molte lingue le
gutturali e le dentali si confondono in si e zi. Nel gr. Herero
e nel Tonga e Subiva la confusione è maggiore e nel Matengo
sembra che le sei sillabe siano ridotte ad una sola, hi.

Nella tabella che segue sono avvicinate tra loro, per gli opportuni
confronti, le sillabe con gutturale e dentale tenute distinte
da quelle con labiale. Sarà opportuno anche un confronto con la
tabella a pag. 337.

610. Circa l'evoluzione dei gruppi primitivi danno chiari indizi
le affricate che si trovano in pareccchie lingue. Per pi abbiamo
talvolta φsi nel Pedi e pši nel Tete, per bi abbiamo psi nel
Ronga, bsi nel Sena e bzi nel Tete ; per es. Pedi φsińa o fsińa
sbuffare, Tete bzi-kope palpebra. Il Tusi ha vzina da *bina ballare,
e uβu-vzimbi gonfiore da *bimba essere gonfio. In alcuni casi si
ebbe metatesi, per es. swi nel Pedi, swi e zwi nel Shona, sfi e
zvi con alveolari-labiali nel Venda.

I gruppi psi e bzi generalmente si semplificarono in si e zi ;
e poiché questi si e zi da pi e bi si trovano in non poche lingue
bantu, ne viene che i gruppi psi e bzi dovettero essere un tempo
molto diffusi. Naturalmente poi tali gruppi derivano da combinazioni
più antiche pji e bji, cfr. vji nel Rundi e ji nel Congo
accanto a vi e bi.

Diversa fu l'evoluzione che condusse a fi e vi. Lo stadio delle
affricate è rappresentato da fwi che si trova spesso nel Digo, da
pfi (accanto a psi) del Ronga e da cvi dello Dzalamo, per es.
Ronga pfi-fambu da bi- scarpe (Ruguru pfi-nhu da *bi-ntu cose).555

Tabella della palatalizzazione bantu

tableau ki | ti | gi | li | pi | bi | ilamba | pedi | cafro | ronga | venda | makua | yao | konde | sango | matengo | dzalamo | suaheli | zigula-pokomo | kamba | shambala | mosci | siha | nyamwezi | suk. | rundi-nyoro | sena-bisa | bemba | tabwa | tonga | luba | congo | mbundu | herero | ndonga | kwanjama | nkundu | bangi | teke | kele | galoa | bulu | fan | jaunde | noho | duala | isubu556

L'evoluzione degli altri gruppi s'intende facilmente, per es.
gi > *gji donde dji e (d)zi oppure ji e i. Anche da li per il
tramite di dji si ebbe (d)zi, poiché io non posso credere alla
evoluzione lji > lzi > dzi ammessa da Meinhof.

In conclusione, il leggero mutamento di i in ji cagionò i più
forti mutamenti. A vimba ‘gonfiarsi’ dello Suaheli corrisponde
zimba nel dialetto Lamu : vimba deriva direttamente da *bimba,
mentre la forma così diversa zimba deriva da *bjimba. E l'oscillazione
fra i e ji deve essere stata frequente su gran parte del
territorio bantu, onde si spiegano le doppie risoluzioni bi(vi) e zi
nella medesima lingua. Con ciò credo di aver tolto di mezzo
la difficoltà segnalata da Finck, Verw. § 46.

611. Nel Cafro e nei gruppi Ciuana e Thonga si trovano dei
suoni laterali, che non occorrono più altrove. Le corrispondenze
più notevoli sono le seguenti :

tableau cafro | digo | nika | pok. | pedi | shambala | venda | siha | ronde | nyamwezi | sango | duala s | suaheli | kulia | herero | ilamba

Abbiamo dunque esplosive dentali nel Venda e in parte nello
Suaheli (dialetto di Mombasa), h nello Herero (Ndonga χ) e in
parte nel Sango, e generalmente sibilanti altrove. Anche nello
Suaheli trovasi talvolta h, per es. kohoa tossire, hama umziehen,
hekemua starnutare.

Nel Cafro invece di hl si scrisse anche kl e sl. Preceduto da
n si muta in tl, per es. hlala sedere : in-tlalo seggio ; con sonora
dleka (o γleka ?) to be spent : in-dleko expenses. Meinhof usa s
e z con speciali segni diacritici sembrandogli « irreführend » la
grafia usata prima. Finck invece concepisce i suoni laterali come
varianti sorde di l accompagnato da un suono esplosivo o fricativo
della parte anteriore della lingua, onde egli scrive tl, ecc., con
un cerchietto sotto lo l. A noi importa sopratutto studiare la
genesi di questi suoni complessi se non composti.

Già Meinhof ha dimostrato con parecchi esempi l'origine dei
suoni laterali e dei loro corrispondenti da palatalizzazione di gutturali
o dentali spesso cagionata da un i internato. Do qui una
serie di esempi premettendo le forme con laterale attestata.557

k:kj

Cafro e Pedi χlala, Herero hara, Ndonga u-χala, Bangi dzala
rimanere, stare : Herero kara, forme comuni kala, i-kala — Pedi
χaχla seccarsi, indurirsi, Her. kaha, Ndonga kaχa, Kuanjama
kaša : Konde khakha, Galoa kaka, Less. 5 — Jonga hlanga,
forma comune sanga congiungere, Ilamba šangia mescolare : Yao
i-kangana, Fan kakha, spec. Bangi li-sanga-kangu — Xosa in-tlha,
Giryama tsa, Yao čanya punta : Makua wi-kani — Tlapi otlhe,
Pedi oχle, forme comuni onse, ose tutti : Cafro onke, Makua onkea
— Sotho hloko cura, Her. hunga Nd. χunga, Tete sunga veiller,
soigner : Luba kunga — Cafro hluba strappare, Sotho hluibila,
Zulu hluita arracher, Her. oka-hue gatto, Ndonga on-tsua iena,
Digo tzuwi, Suah. tšˈui, Nyamw. n-suβi leopardo : Luba di-kubi
Tonga mu-kubi vautour, Her. on-guvi iena — Sotho hlofa, Her.
on-dyupa, Ziba i-tsuba, Senga n-supa cruche : Galoa kopa, Bisa
in-kombe — Xosa hlunga soffrire, Bondei tungu, Kag. u-sungu,
Congo songo dolore : Nkundu konya soffrire — Sotho ahlama,
Her. yahama Nd. eχama, Zig. asama sbadigliare : Xosa akama,
Zulu ekama — Nyoro en-tšu pesce : Kamba i-kuyu, Less. 44.

g:gj

Sotho le-tlapa rocher : Nyika i-gamba, Shamb. gamba, Suaheli
mw-amba — Sotho llali, Venda n-dadzi, Nganja n-djazi lampo :
Yao n-gasi, Less. 175 — Pedi tlọla aufspringen, tlọli gatto-tigre,
Konde iky-ula rana, in-djuṣi gatto selvatico ; Suaheli djuu per
*djulu oben, Herero otji-uru testa, e-juru cielo, Zulu i-zulu id. :
Ilamba gulu cielo, Kulia i-guru oben, Less. 184 — Sotho u-tloa,
Tlapi u-tlwa, Xosa zwa, Nyoro zoba, Herero zuva udire : Kulia
i-gua, i-gwa, Pedi kʼwa, Pondo guva — Komoro žana, Sena ecc.
dzana, Nyamb. zana cento : forme comuni gana, i-gana — Zulu
a-zana se connaître : Bantu gan- pensare, conoscere, Less. 190
— Pondo i-zembe hache, Suah. djembe : Sukuma i-gembe, ecc.,
Less. 195.

t:tj

Sotho klano, Cafro klanu, Jonga n-hlanu, Thonga Ronga
n-tlhanu, Konde hano, Bondei ecc. sano cinque : Bantu tano
Sotho tlaha-φala essere impaziente, Her. haka indovinare, Pokomo
tzaka desiderare : Suah. taka id., Duala taka essere in bisogno,
Less. 261 — Sotho hleo-ha, Bisa selu-ka, Teke siele, Fan sele,
558Konde thyele-muka scivolare : Koude ṭhele-muka, Pedi thele-la,
Less. 250 — Pedi hlola erschaffen, Pokomo tzowa per *tzola
estrarre (la spada) : Duala tolo estrarre, Less. 209 — Konde ṣoka
uscire, sorgere (sole) : Yao tioka uscire, Less. 209 — Bantu satọ
da *tjatọ tre : tatọ id.

Pochi esempi vi sono di l : lj opp. dj, per es. Cafro dhla
(Xosa dia e tya) mangiare : Pedi Thonga dya, Yao lya id. ; Pondo
u-hlango (Xosa sango) : Matengo n-dyangu, Hehe mu-lianga,
Kerewe mu-lyango ingresso. Cfr. anche Ilamba lyampa leccare
con B. lamba leccare, lambire, Less. 288. Il Pedi tžʼwa ‘uscire’
fra al perfetto ḷu-le.

Quanto a p : pj si noti il Pedi tswara, swara, Venda faṛa ecc.
da i-pata (accanto a pata) tenere afferrato. Cfr., del resto, il
trattamento della sillaba pi.

Il fenomeno si estende anche alle nasali, per es. Ganda nya :
B. na quattro, Sotho nyenya : B. nene grosso, Mbamba nieta :
Mbundu neta id., Kulia nyunka e Mbundu nyuka : altrove nunka
e nuka riechen.

612. Dobbiamo dunque ammettere che kj e tj hanno dato dei
suoni laterali come χl e tl (o ϑl ?) unificati. L'evoluzione è
l'inverso di ciò che si osserva nel passaggio dal latino all'italiano,
in cui da kl e tl per il tramite di *klj si perviene a kj.
Quanto questa evoluzione è chiara, altrettanto l'altra è difficile
da spiegare (si notino però i casi come Slavo plj da pj). E restano
non poche difficoltà. I suoni derivati come tš ts o š s si comprendono
facilmente, meno invece χ o h. E nella medesima lingua
si osservano spesso più risoluzioni diverse. Sarà quindi opportuno
esaminare alcune parole con suoni laterali, che siano molto diffuse,
per vedere di chiarire il problema.

Occhio. — Sotho le-ihlo, Tlapi le-itlho, Pondo il-ihlo (Xosa
il-iso pl. amehlo per *ama-ihlo), Thonga t-ihlo, Jonga pl. ma-hlo,
cfr. Sotho ma-tlo faccia — Kamba ito, Lomwe itho, Luyi l-ito,
Masasi Medo m-ito, Suaheli M. dji-to pl. ma-to — Sango Gndo
Hehe l-iho, Pangwa il-iho, Benga d-iho — forma comune -iso,
cfr. Tonga bu-sio pl. ma-sio, Suah. u-so, Ganda ma-so faccia.

Ciascuna delle forme principali ha corrispondenze altrove,
v. Less. 163. Particolarmente notevoli sono le forme con l come
Ihewe elo, Oloma ilo-go, gr. Fulup -kil per -gil occhio, Bissago
a. b-ele faccia, Gobbu dž-ela Golo dž-ile, Ufiomi ila occhio, Bilin
ʻil, Quara (y)il, Somali il occhio, ʻēl fonte, poi Austr. ma-il
occhio, ecc. Se queste forme vanno con -ihlo, la formazione dei
suoni laterali risalirebbe ad un'antichità considerevole.559

Con m-ito concorda il m-it di VII e VIII, con ma-so concorda
esattamente il Malg. ma-su occhio = Melan. ma-so sole, stella.

Cinque. — Sotho hlano, Cafro hlanu, Jonga n-hlanu, Thonga
Ronga n-tlhano — Konde hano, Bondei ecc. sano, Bantu tano.

Anche qui sono numerose le forme con l, v. Num. 428 seg.
Se si potesse partire da *ϑlano o sim. si avrebbe per analogia
*ϑlato 3, che coinciderebbe con l'oscurissimo ϑalāϑ 3 del Semitico.

613. I suoni laterali sono evidentemente di formazione molto
antica. Altri fenomeni di palatalizzazione sono più recenti.

Nel Venda si trova regolarmente palatalizzata la consonante
iniziale dei nomi della V classe :

tableau sada | spalla | plur. | ma-hada | dzembe | scure | ma-ḷembe

Cfr. šela da *tyela versare e faṛa da *pyata afferrare. Fenomeni
simili si osservano nel Pedi :

tableau lẹ-šetʼe | testicolo | plur. | ma-retʼe | lẹ-tzʼoγo | braccio | ma-βoγo

Talvolta il fenomeno si osserva dopo prefissi diversi da lẹ-,
per es. sẹ-tzʼwato accanto a sẹ-βato macchia, mọ-sali donna. La
palatalizzazione di lẹ-sọme ‘dieci’ ha riscontro nell'Indoeuropeo
e altrove. Cfr. Cafro i-šumi.

Nel Bankutu il prefisso i- (pl. tu-) dei diminutivi penetra nel
tema trasformando la serie dentale. Con la serie labiale m- produce
effetti simili :

tableau šungu | bastoncino | *i-sungu | m-vudi | capretta | m-budi

614. Premetto pochi cenni sulla palatalizzazione nelle lingue
camitiche per passare al Semitico e alle corrispondenze europee.

1. Nel Nuba il ǧ appare spessissimo di origine gutturale,
per es. KD. ǧōre : M. gōre tagliare, mietere (Somali e Galla ḳor-
tagliare) ; KD. ǧen : M. gem anno ; K. ǧau D. ǧow-i : KD. gau-i
specie di albero. Si notino i raddoppiamenti come M. ǧi-g- e gi-g-
ridere, KD. ǧi-gid M. ǧi-gir topo, M. ǧi-gil-ti rene, ǧo-g- macinare
(M. ǧau mulino, D. ǧō farina).

M. ǧāg- (cioè *gjāg- per *gwāg-) temere : Dembea gŭag-in
paura — M. ǧakum per *čakum guancia : Bilin cehúm, šekúm
560ǧel-ew (K. ēw) da *čel- coda : Chamir ǧerā, Bantu -kẹla,
Less. 93 — MKD. ǧāne comperare, vendere : Kafa gan id. —
M. ǧun-ti gravida : Greco γόνο-ς.

2. Galla č̣inin (presso Massaja šinin) : Som. ḳanin mordere —
Galla šimbirā e simbirā, Som. šimbir : Afar-S. kimbirō uccello
— Galla silmā : Afar-S. kilim tafano — Galla lačū ambedue :
lakū gemelli — Galla sarḗ cane : Saho káre — Som. šalai : Galla
kalē-sā ieri — Som. šini : Galla kanī-sa ape.

Da k si avrebbe dunque s, nel Galla anche č e š. Il numerale
šan 5 (unico esempio con š costante) corrisponde alle forme bantu
šano, sano, perciò è d'origine dentale. In Pron. 85 e 88 richiamai
l'attenzione sull'alternarsi di s e š e supposi che dipendesse dalla
qualità della vocale seguente. I suffissi della terza persona singolare
sono nel Galla -sā per il maschile e -ši per il femminile
(però iši e isi essa, Saho íššī). Cfr. Hausa -sa e -ši, inoltre ši
egli = Kanuri ši egli, essa, su = Kanuri sa-ndi essi. Ora nello
Hausa le sillabe se si si mutano in še ši (analogamente ze zi in
že ži, inoltre te ti in tše tši e talvolta de di in že ži), per es.
ma-bušī pl. ma-busā soffiatore. Per assorbimento di le palatali
š tš ž possono poi venire a trovarsi anche davanti a vocali non
palatali come, per esempio, nello Hausa žuya per *ž i̯uya accanto
a žiwúya umkehren.

3. Nei dialetti berberi il k va soggetto al mutamento in č
o š e il g al mutamento in ǧ o ž (anche j), v. Bronzi Fon. 21
segg. e 32 segg. Nel pronome di seconda il k si trova generalmente
mutato in š, onde še-k m., še-m f. Nell'Egizio č, invece
nello Afar-Saho, nel Somali e nel Galla la sillaba ki si trova
mutata in si : Afar-S. sīn(i) voi ogg., sīn- vostro, Somali dial.
ísin voi, Galla si te, a te, ísin(i) voi. Cfr. Georg. še-n, Lazo si
= Basco hi per *χi tu.

4. I segni egizi trascritti da Erman s e ś valgono rispettivamente
z e s, come dimostrano le comparazioni. Nel Copto sono
unificati in s, mentre š rimane. Per altre consonanti abbiamo una
doppia corrispondenza nei dialetti del Copto :

tableau k | č | t | š

615. Le più notevoli corrispondenze fra il Semitico e l'Indoeuropeo
sono indicate nella seguente tabella :561

tableau arabo | geez | ebraico | aramaico | assiro | indoeur

Nel trattamento delle palatali l'Indoeuropeo orientale concorda
col Semitico (Sanscr. šˈ ecc.), invece l'Indoeuropeo occidentale
presenta il fenomeno insolito di palatali « risanate » (k ecc.).

Notevole arcaismo è la conservazione della gutturale nell'Aramaico
nella quarta serie, per es. Zingirli ma-uḳāʼ il levare del
sole, rḳj provar piacere, arḳ-ā terra, paese, Mandeo aḳamr-ā
(papiri di Assuan ḳmr) lana, (ʻḳ legna. Il Siriaco conserva g in
gĕḥhek = Ar. ḍahika ridere, gĕʻaṭ = Ar. ḍaγaṭa premere, gurḥ-ā
= Ebr. ṣārīaḥ cella. In luogo di g subentrò poi γ donde ʻ (al
contrario Mandeo in luogo di ʻ in aḳapr-ā polvere) : Aram. āʻā
= Ar. ʻiḍa- legna, bibl. ʻilʻā Sir. elʻā = Ar. ḍilʻ costola.

616. Importa assai determinare in quali casi il Semitico ha
ϑδ e in quali s z, poiché l'origine dentale anche di quest'ultima
coppia non può essere messa in dubbio.

Il pronome dimostrativo δe sost. δū questo, δā questa corrisponde
a Berbero -d, ai-d questo, Chamir ie-d pl. ie-z quello,
III Andi he-de- quello, Avaro (h)e-z quelli, poi Andi de-n io =
Aram, dē-n questo, ecc., pag. 137. Tutta questa serie si collega
al Bantu lẹ- plur. li- (donde spesso zi-) e così si spiega lo l del
plurale semitico e caucasico. Il suono oscilla fra l (in III anche
thl = ll) da una parte e d δ z dall'altra.

Il Semitico δbḥ ‘mactare, immolare, sacrificare’ corrisponde
esattamente a I Ndonga δipaγa battere, Herero δepa ledere,
uccidere (con δ), Duala dipa battere, Temne dif uccidere = Ufiomi
dif- in difāni battere e difitá trebbiare, Pul ripa plur. n-dipa
calpestare. Il -b- semitico ha riscontro in I Jaunde diβ battere,
Basa diba e dewa = Kra diwa uccidere, Nyoro e Kerewe libata
piétiner. È certo dunque che δbḥ deriva da un primitivo *δibaḥa
in cui il δ fu prodotto dal susseguente i come nello Ndonga.
Cfr. anche Eg. zfč (con f come Temne e Ufiomi dif-) ammazzare,
Greco σφαγή, ecc., Less. 305.562

Analoga fu in molti casi l'origine di ϑ. Tuttavia ϑ e δ devono
essere sorti anche non di rado direttamente da t e d per spirantizzazione
spontanea, § 419 e 426. Si confronti, per es., Arabo
ϑabba consedit firmius aliquo loco, ϑaba-ta constitit, stabilis, fixus
fuit con : Hausa taba-ta = Pul taba-to rimanere, Nuba KD. tēbe
stare, rimanere, I Bulu tabe, Fan tave rimanere, sedere, IV Sanscr.
perf. ta-sthāu stare (Lit. stovà stelle, a. Slavo stāvŭ compages,
Got. stōja da *stāu̯iō ricte, ecc.), caus. sthāpáya-, sthāpi-, Lit.
stapī- rifl. starsene quieto, a. Ted. stab bastone, stabē-m werde
starr, VII Khmer sa-n-ṭau ritto, Mon s-tap id., tāu stare, Less. 211.

Accanto a ϑaba-ta vi è saba-ta ‘riposare, dormire’, Indoeur.
séu-de in Greco εὕδω dormire. Ciò dipende dall'affinità di ϑ e s.
Anche nelle lingue indocinesi è frequente il passaggio da t a s
per il tramite di ϑ. E possiamo aggiungere che a ϑ- semitico
corrisponde spesso altrove st-, come nella serie ora esaminata.

617. Allo stato presente delle nostre cognizioni non molto si può
dire circa i fenomeni di palatalizzazione nelle lingue caucasiche.

1. Nella serie gutturale possiamo dimostrare l'origine di
georgiano da in molti casi. Di regola G. c c̣ = M. eL č č̣.

Visceri. — Georg. c̣eli gen. c̣eli-sa reins, hanche (da non
confondere con c̣eli gen. c̣eli-sa anno), plur. c̣elebi intestins, entrailles,
tripes, boyaux.

Cfr. Bilin gir pl. gilí-l e ǧir pl. ǧilí-l, Chamir zill-á pl. zille
e zilí-l budella, intestini, zíll-ā budella, stomaco, Galla ger-a
stomaco, Somali kelli, Nuba ǧi-gil-ti rene.

G. c̣ero gru : Latino grū-s, Greco γέρανο-ς, ecc. — G. c̣era
scrivere, dipingere, Mingr. č̣ar-, Lazo džar- id. ; Kürino c̣ar linea
di scrittura, c̣arú bunt : Finn. kirja, Less. 86 — G. c̣ili lende,
oeuf de pou : Arm. or-ǧil, Bari čiri pidocchio, Less. 12 — G. c̣veri,
Gek č̣iri barba : Less. 23 — G. c̣vima pioggia : Dido kema.

Nel Lak k kh e ḥ ḥˈ si mutano rispettivamente in č č̣ e š ṣ̌
davanti a i e a, per es. čakbān : Avaro kakbaze beten, čani :
Av. kan luce, culča obl. culk- volpe (cfr. Uiguro tülki, Tunguso
šulaki, soloki id.), učin : uk- dire, iuč̣an : iukh- morire, bašin :
bah- scopare, burkh : gen. burč-al cinghiale.

2. Nella serie dentale è notevole che, mentre a Georg. -li
corrisponde -ri nel Mingrelio e Lazo (per es. guli : guri cuore),
a Georg. -ri corrisponde spesso in ambedue le lingue -dži.

tableau χari | χodži | bue | m-χari | χudži | spalla | quri | qudži | orecchio | γori | γedži | maiale | phuri | phudži | vacca | piri | pidži | bocca563

A s z del Georgiano corrisponde spesso š ž nel Mingrelio,
per es. G. s-ma : M. šu-ma (cfr. Berbero su-) bere, G. suri : M.
šuri anima, spirito, G. swani : M. šoni Suano, G. -si : M. -ši segno
del genitivo ; G. mze : M. bža sole (invece G. rdze : M. bža latte),
G. ze : M. ži sopra. Vi sono però dei casi di s = s (per es. seri
sera) e di G. š = M. s, per es. G. šen : M. si tu. In quest'ultimo
caso il suono fondamentale sembra essere stato χ.

618. Nella seguente tabella do la corrispondenza dei suoni
palatalizzati iniziali nelle lingue uraliche.

tableau sirj.-votjaco | mordvino | ceremisso | lappone | finnico | magiaro | vogulo | ostjaco | juraco | tavgy | jenissei | kamassino | koibal | motor | taigi

Simili sono le corrispondenze in posizione non iniziale, salvo
il frequente comparire delle sonore. Nella quarta serie il Tavgy
presenta un'alternazione s : j, per es. kasu gen. kaju scorza.

619. Esamineremo ora alcune parole con iniziale della prima
serie.

Nervo. — Sirj.-Votj. sën nervo, vena, tendine, Mordv. san
vena, tendine, Cer. šön M. šün nervo, Lapp. suona F. suodna
nervo, tendine, K. synn, Finn. suone- vena, Mag. īn, ina- nervo,
tendine, Vog. tān tendine, Ostjaco I. ton, S. thlān, B. lon vena,
tendine, corda — Jur. tean, teaṅ, tön vena, tendine, Tav. tāṅ
(pl. tāna) tendine, Jenissei tīʼ gen. tino, Ostj. ten, čen, N. čat,
Kam. then.

Cfr. a. Isl. sin, Anglos ; sinu, a. Ted. sena-wa tendine, sec.
Petersson Arm. anu-r collare ; poi senza la prima vocale Sanscr.
564snā-van- (Av. snā-varə) tendine, snāi-yu legame, tendine, Greco
νευρά tendine, corda dell'arco, νεῦνρο-ν tendine, nervo, Lat. nervus,
Got. snōrjō cesto (intrecciato), a. Ted. snuor corda, Arm. ne-ard
tendine, filamento, fibra. — Probabilmente appartiene alla serie
il primo elemento del Turco sin-gir o sen-ger (Ciuv. šĕnĕr) nervo,
tendine, mentre il Bantu -tinga ‘tendine, vena, filo, corda’ resta
per ora in disparte. Molto notevole invece l'accordo con Indon.
tina-i interiora, budella, N. Guinea 9 sina-ge, 16, 17 sina-i, 13
tina, 24, 25 sine-u budella ; Less. 208.

Rubare. — Mordv. sala- rubare, sala-j ladro, Cer. šola ladro,
Lapp. suola id., Finn. sala clandestinus, Vog. tūli ladro — Jur.
tāli ecc., Less. 254.

Si alternano dovunque forme con t e con s iniziale. Con t :
Pul talla togliere, rubare, Magiaro -talan senza, Altaico tala-
togliere, rubare, Ciukcio-Corjaco-Camc. tul- rubare. Con s : Bantu
tjol-, sol- estrarre, Sem. sal- id. (Less. 209 ; Ebr. šālal anche
‘spoliavit, diripuit’, con ϑ Arabo na-ϑala), Brahui sal-, sell-
rubare, Gold. tšola- id. Il Germanico stel- riunisce i due tipi.

Sterco. — Sirj. sit Votj. sitˈ sterco, Finn. sitta, sittu id. —
Ostj. tüt kot, unrat, Kam. thüʼd, Tav. tˈiʼ pl. tˈidaʼ id., tˈidi-ʼefare
i propri bisogni.

Questa parola sembra provenire da un raddoppiamento. Si può
pensare alla serie titi di Less. 210, ma sembra più probabile un
confronto con Ebr. ṭīṭ fango, argilla, Avaro ṭi feccia, Khasi thiat
feccia, Santali titi amaro, acido.

Dito. — Vogulo tulˈä, Ostj. thluj, thloi, I. tuj, Mag. ujja-
dito — Motor taje, Taigi taja id.

Il suono laterale thl trovasi anche in III Varkun thlu-p =
Kubaci thu-p ecc., Chürkila thul, Less. 371 seg.

620. Nella prima serie sono caratteristici i suoni laterali dell'Ostjaco.
Tentiamo di indagarne l'origine.

Osso. — Ostjaco S. thlou-χ, N. thlū e luu o lo-χ, I. teu da
*thleu — Vogulo lu, Mag. -lo-k, Finn. , Samoj. ly, le.

I e II Vei súlu, Teda sóro e súr-ki, III Basco he-sur dial.
a-sur, Georg. dzvali Ing. zol, VI Papua 11 (Kiwai) soro, Bongu
sur-le, Austr. 189 dirre-l, Halifax sud duri, Minyung duri-gan,
Kuri nord tirru-k, VII Melan. 12-14, 30 suri, 31, 32 suli, 15,
16, 19 siri-γi, 18 sur-yi (=Teda sur-ki), Mota suri-u, Nengone
dure (= Malese duri spino), N. Guinea 9 tuli-ga, 13 turi-ga,
VIII Manipuri sarū, Gyarung hrū, Limbu saye-t per *sare-č,
Lepcia a-hre-t per *a-sre-č, Lushei arū-k, Vayu , Manyak
rū-khū, Tib. ru-s, ecc.565

Queste concordanze così precise ed estese fino al secondo elemento
dimostrano che l'Ostjaco ha conservato in thl un gruppo
assai antico, che meglio può rappresentarsi con ϑl. Il medesimo
gruppo si trova in III, per es. Karata thlu-za, Avaro ra-thla,
ra-tqlá obl. ro-tqló-, Andi ro-thli osso, Dido thla-ko fronte,
Abchazo la-χj per *thla-χj id. (cfr. Mag. lo-k in hom-lok fronte).
Altrove thl si è semplificato in l, per es. Chürkila li-ga ‘osso’
per *thli-ga = VII tuli-ga. Notevole anche il Lak thar-kh, ṭar-kh
obl. ṭur-č- osso = VII turi-ga.

Neve. — Ostjaco S. thla-ntˈ o thlo-ntˈ neve, I. tˈo-ntˈ id.,
N. thlo-ńs, thlo-sˈ neve, brina, dial. lo-nys — Mordv. lo-v, lo-u
da *lo-vo- neve, Mag. lo-mo- brina, Finn. lu-mi neve, ecc.

Il Vogulo ha tūj-, tujj- nevicare, tui-t neve ; cfr. Georg. thov-
nevicare, thov-li neve, Lazo e Suano thvi-ri. Ora il Georg. tho-v-
sta per *thlo-v-, cfr. Cec. luo Thusch law, poi Mordv. lo-v- neve,
pag. 124 e 179. A questa serie io collego il Sem. ϑal-g neve,
ϑala-ga nevicare. La gutturale è conservata nel Kajtach du-χa
per *thlu-χa.

Slitta. — Ostjaco S. thli-her — Mag. se-kere- carrozza.

A me sembra molto naturale col legare thli- con tele o tjele
‘scivolare’ di Less. 256, cfr. a. Ted. sli-ta slitta. Non credo che
il Sanscrito šˈákaṭa- carro sia *šˈaka-ratha- ‘scitica carrozza’,
mentre è evidentemente un termine preso a prestito (cfr. III Agul
čukar, čugar carro a due ruote). Samoj. Ostj. sour = Abakan
sor slitta = Giapp. sori id. ; Mong. tšir-ga, Burj. tsar-ga, šara-ga,
Tunguso tjer-ga, Mangiu šer-χe slitta ; Altaico ter-ge carrozza
(: Tamil tēr id.). Tutte forme che confermano la nostra analisi.

Cognato. — Ostjaco N. thleγo fratello del marito, cognato —
Finn. lanko gen. lango-n marito della sorella, cognato, Lapp. lave.

Cfr. da una parte Lit. laigo-na- fratello della moglie, cognato,
Anglos. ge-lenge affinis, dall'altra Lat. lēvir, Greco δαή-ρ, Anglos.
tāko-r, ecc. Ammettendo un gruppo iniziale dl, tutte le forme si
spiegano facilmente.

Camminare. — Ostj. thlang- camminare, entrare, N. thlonχ-,
lang- entrare — Vogul K. laχv- camminare, avvicinarsi, Votj.
lˈogy- camminare, lyk-ty- andare, venire, ecc.

VIII Pankhu tlang, klēng venire, lhūng, Lushei tleng arrivare.

Molle. — Ostjaco N. thlēpy-t, thlēby-t, I. tēbe-t — Votj.
lˈab, Sirj. lˈab, lab debole, tenero, Finn. leppe-ä molle, tenero,
mite, Est. lepe, lebe gen. lebe-da mite, ecc.

Lit. silp-ti indebolirsi, a. Nord. slafast schlaft ; Germ. slapa-
schlaff, Got. slēp- dormire, a. Slavo slābŭ debole ; Anglos. lēf
566debole, Ali), lˈap-s sono stanco, Lat. lepi-do- (identico a Eston.
lebe-da e Ostj. thlēpy-t o thlēby-t), ecc., Less. 455. Nel Semitico
la radice è ḥ-l-, Less. 453.

Fondandomi su queste e su altre comparazioni, che ometto per
brevità, io concludo che thl- dell'Ostjaco è originario e l- ne
rappresenta una semplificazione.

621. Passiamo ora alla seconda serie, che è di origine gutturale.

Pelo. — Mordvino M. šεjεrˈ (anche šεrˈ e šerˈ), E. čerˈ o
če(j)er capello lungo, Cer. šar setola ; Vog. K. šar, T. šǟr capello,
Mag. šör-ēń criniera (cfr. sēr mod. sör capello, pelo) — Jur. tar
capello, piuma, lana, Tav. torʼa, tar capello, Jen. toʼ id., Ostj.
tar(e) lana, Kam. ther capello, lana, Taigi tere pelo.

Altai šer-kek Borste, Ciuv, šër-t Kas. šir-t > Mag. šör-tä o
šär-tä setole di maiale. Cfr. Lituano šera-, šerī- setole di maiale,
šēr-tí- capelli, Germ. hēra- id., Cauc. čar, Arabo šaʻar, Less. 23.

Affilare. — Mordv. M. šova-, E. čova- aguzzare, affilare,
Cer. šume- id., Finn. hijo-, hivo-, hi(h)o- cote subigere. acuere,
polire, Eston. D. higo-, Lapp. saije-, saja-, sije- cote acuere, Vog.
sē- L. šie wischen, Mag. šī-ko- liscio, piano, ši-ma glaber, laevis
— Jur. tae- abwischen.

Cfr. anche Mag. čisa-kö wetzstein, cote. Tutta questa serie
appartiene a quella indoeuropea rappresentata da Lat. cō-t- cote,
Sanscr. šˈi-šˈā-ti aguzza, šˈi-tá- acuto, ecc., Less. 9.

Topo. — Mordv. šejer, čejerˈ topo, Sirjeno šir, šyr, Votj. šir,
Finn. hīre- id.

Turco or. ir-lan da *gir-lan sorcio, Tunguso šyngeri-kon,
čingeri-kān topo (in Mangiu sinceri souris, rat, lengeri specie di
topo o sorcio. Ostj. löngər ecc. è diverso solo il primo termine).
Sanscr. girí- topo, Lat. glīs, Somali džīr, Nuba džigir, Less. 144.

Buono. — Finnico hü-vä buono, Mag. sē-pä- bello, buono,
sä-rä- amare, Lapp. ča-bbe bello, ecc.

I Cafro hle bello, Kamba tsḗo id., Nyoro se-mira buono, II
Arabo šahīj piacevole, šahwa- desiderio : Hausa keao buono, III
Circasso šʼö, sšu buono, IV Sanscr. šˈḗ-va-, šˈi-vá- benigno, Arm.
sē-r amore, ecc.

622. Anche nella terza serie il Samojedo ha t o , salvo
alcuni dialetti dell'Ostjaco, che hanno č o c.

Puzzo. — Mordv. E. čińe M. šińe odore, puzzo, Lapp. N. civna
odor ingratus rei adustae, L. cīuna odore di bruciato — Jur. tˈińi-,
tˈuńu-, Tavgy tˈinü-, Jenissei tˈińi- riechen, Ostjaco tüde- da
*tün-de puzzare.567

Greco κνῖσα e κνίσσα vapore, odore, fumo di carne grassa abbrustolita,
Lat. nīdor da *knīd-ōs (cfr. Lapp. civnide- adustum olere,
Jen. tˈińeddi- riechen) odore d'arrosto, vapore, a. Isl. hniss odore.
Cfr. anche a. Isl. hnyk-r puzzo, Sanscr. knū- puzzare, ecc., Less.
124. Concordanze perfette anche nell'ordine semasiologico.

Bruciare. — Cer. č̣ük-t-, čuk-t- accendere, Finnico sü-ttüaccendersi,
Lapp. E. cakki- accendere, N. cåhka leviter flagrare.

Cfr. II Arabo šawai- scaldare, šiwāẓ calore, fiamma, Nuba,
džug- bruciare, III Lazo ču- accendere, čwa bruciare, Georg. c̣va
incendio, arrostire, Lak c̣u fuoco, IV Sanscr. šˈōka- fiamma, Lit.
šut-, šunt- schmoren, brühen, VI Tamil šuḍu to burn, to heat,
to fire, šūḍu brûler, šūṭṭu brûlure, Andam. 3-5 čū to burn, VII
Ciam čuh bruciare. Less. 29.

623. La quarta serie, come la prima, è di origine dentale,
salvo alcuni casi in cui ha preso il posto di čˈ.

Salice. — Finn. sala-va salix fragilis l. caprea, Mag. sala-go-
vimen, vinculum, Ostj. kon-salə magenbindel ; Mordv. E. śelˈeṅˈ,
sˈelˈej, M. sˈälˈi olmo, Mag. sil (ant. zyul), Cer. šolo id. — Ostj.
sai-ba, N. hal-be eberesche.

Lat. salix, m. Irl. sail gen. sailech, a. Ted. salaha, Anglos.
sealh, a. Isl. selja, prob. Greco arcad. ἑλίκη salice.

Legare. —. Jur. seara-, sˈara-, siera- anbinden, dial. šaru-,
Tav. sarü-, Jen. sera-, Ostj. sāra- dial. hāra- id., Kam. sār-
annodare, Motor šery-mann nodo.

Si collega a Lat. sero, seriē-s, ecc., Arabo sara-da conseruit,
sar-d series, surr cordone ombelicale (surra- ombelico, cfr. Suk
seru-m, VII Giav. pu-ser Tag. po-sor id.), Moeller W. 230, poi
I Dzelanga ser, Mano šero e suro cucire, Nyombe tere id. — Il
Semitico asara ‘legare’ non appartiene a questa serie, poiché
esso deriva da *aχiara.

Intestino. — Finn. suoli, Lapp. čole, Mordv. śula E. śulo,
Sirj.-Votj. sˈul, Cer. šolo, Ostj. sul, S. sot.

Ostjaco del Jenissei tuolje, Kotto thu-tul, thu-thūli, Jucaghiro
šole, šolje intestino, VII Gadaba sulōi ventre, IX Zuñi tuole, tsúole
ventre, intestino, Tarahumara sula cuore, Apianages i-tan-tholo
id., gr. Arawak -tula ventre, Ona tol cuore.

624. La quinta serie è decisamente di origine gutturale e il
suono primitivo è conservato nel Motor e Taigi. Però il k di queste
due lingue estinte può corrispondere tanto a čˈ quanto a , essendo
frequente l'oscillazione fra questi due suoni.

Bianco. — Motor kir, kyr, Taigi kyrr (= kyr chiaro) —
Koibal syry, Kam. siri, Ostj. ser, Tav. seraʼa, Jur. sear.568

Cfr. ‘neve’ (con ) : Jur. sire, Tav. sirụ, Jen. sira, Ostj. syr,
syrre, N. sèr, hèr, Kam. sirä, Koib. syra, Motor syre, syra,
sirrä, Taigi sirrä. Halász aggiunge la parola ‘sale’ : Tav. ser.
Il Giapponese ha širo bianco, il Mongolo šira, Burj. šara (cfr.
Jur. sear) giallo, il Mangiu šara-, šere- diventar bianco. Questa
serie si collega al Germanico s-kīra- chiaro, Arabo šahara ‘he
made apparent, conspicuous’, šahr luna nuova (cfr. Vog. sairi-ng,
Tung. saχare bianco), ecc.

Cavalla. — Motor ke-ibe — Koibal sjn-ima, Kam. šü-imü
id., femmina, š-em, Jur. š-ibe-ku, s- femmina, Ostj. šü-ma, sü-wa
auerhenne.

Ritengo che il secondo termine sia la parola ‘madre’ : Motor
ima, Ostjaco èm, äwue, Jur. ń-ebea, ecc. Per il primo termine
v. Less. 19 e cfr. specialmente III Abchazo a-čˈ-an cavallo-madre
> cavalla (: a-čˈ-ab cavallo-padre > wallach).

Cuore. — Motor keje, Taigi kei— Koib. sei, Kam. , sij,
Jen. seijo, seo, Tav. s(o)a, Jur. seai, siej, dial. šej, Ostj. syd, sidže,
sīdˈe, ecc. — Finn. sydä-me-, Mordv. sˈedˈe-ṅˈ ecc., Mag. sī-v,
Sirj. sˈëlë-m Votj. sˈule-m, ecc.

Questa serie è importante per l'origine di ugrofinnico. È
innegabile una grande somiglianza con la parola ‘cuore’ dell'Indoeuropeo :
Lat. cord-, Lit. širdi-, ecc. Nell'Uralico è andato
perduto lo -r- o, meglio, -rd- si è mutato in -ḍ- onde si spiegherebbe
bene -l- accanto a -d- nelle lingue ugrofinniche.

Due. — Motor kydy, kiddä, Taigi kidde — Koibal syda,
džidä, Kam. šide, Jen. side, sire, Tav. siti, Ostj. sede, site, sit(te),
Jur. side(a).

Come osserva Paasonen, questo numerale non può essere identico
al Finn. kaksi da *kakti, perchè -kt- si conserva nel Samojedo,
salvo il Juraco, Tavgy e Jenissei. Può essere andato perduto il
raddoppiamento o le forme derivano da *kigi-de o sim., Num. 417.
Ritengo poi che il medesimo numerale entri nella formazione del
‘sette’ con raddoppiamento conservato, ma senza il suffisso : Motor
kii-be Taigi kei-bü = Koibal seig-be o sejg-bi da *kegi-, Kam.
seiʼ-bü, Tav. sˈai-büa, Jur. si-u, še-u ecc. Nell'Ostjaco la formazione
è diversa : si-eldje dial. hi-eldž.

Fumo. — Motor kiundu, Taigi kündo, anche Tav. kinta. —
Jur. sˈun, šun, Koib. siunö, Jen. sˈuddo, Kam. šunju, Ostj. sümde.

Cfr. III gr. Kürino ḳuma, χum, Georgiano kom-li = Austr.
kumi-ri, IX Cahuillo kumi-t, gr. Caribico e-čumu, e-čun. Una
parola simile è Motor kiunda Taigi küntü-hä nero ; cfr. Sirj. sˈöd
da *sˈönd nero, sudicio.569

Nel caso seguente vi è concordanza precisa con lingue remotissime.

Vertice. — Cer. kurək-č'onγa vertice di monte, Ostj. sˈonga-m
monte, collina ; Lapp. čokka cacumen, cuspis, vertex montis vel
capitis, Sirj. čˈuk monte isolato.

I Ndonga o-χungu montagne isolée, Sukuma songa cima ;
Fan suχa estremità, Malinke soχo punta, ecc.

625. In alcuni casi la gutturale pura è conservata nel ramo
ugrofinnico.

Lingua. — Finn. kieli, Mordv. kˈelˈ — Mongolo kele (però
anche Taigi ki-šte, kä-stä, Motor ka-šte con perdita di -l- e con
suffisso come in Taigi a-šta piede, üṅu-sta mento) — Karassino
šel, šil, Koib. siul Jen. sioro = Tung. čoli, čole, čola ; poi senza
-l- : Jur. še, Tav. sieja, Ostj. šē, šī, Kam. ši-kä Koib. se-ka.

Similmente in VIII, per es. Khongzai kalei : Thami čili, Dimasa
šalai, Lalung sili lingua.

Leggero. — Finn. kepe-ä, keve-ä — Jur. sībi, sībi-tˈ, Jen.
sebi, sebi-de, sebi-re, Ostj. šäpe, säpe-k(a), šäbe-k, dial. seppa,
sepu-kha, sep-ka, Kam. šüm-kä.

Cuculo. — Finn. käki (cfr. Lit. gege, gege-le) — Samojedo
Ostj. šageä, šäga-lˈ ecc.

Serpe. — Finn. , Mordv. kuj, Votjaco kyj, Less. 42 —
Samojedo Ostj. šǖ, .

626. Il primitivo gj- è talvolta rappresentato da k- nel
Samojedo, dialetto Ostjaco meridionale. Altrove si ha dj- dž- risp.
tj- tš-, oppure j-, che può essere nasalizzato.

Cavallo. — a) Ostj. mer. könd, kündü — b) Ostj. sett. čönd,
čünd(e), tˈünd, tˈund, Karassin čjumde (con md) ; Mangaseja djuda
— c) Tav. junta = Turco jont, Jen. juda, Jur. junna, Kam.
īnä — d) Karassin njunda, Motor nunda.

Forma fondamentale *gjomda. Cfr. Somali gindi, Galla cimdī,
Saho ṣimde gespann, joch ochse, Assiro ṣimdu, ṣindu gespann,
Ebr. ṣamd-, Geez ẓemd jugum, par, biga (jumentorum). Less. 201.

Cintura. — a) Ostj. mer. cintura, kǖn-da- cingersi,
kündi-mo croce — b) Ostj. sett. čö, tˈǖ cintura, čöndel-mo,
tˈündi-l-mo croce, Kam. tˈi cintura — c) Sirj. ji, jy cintura,
Perm jy cintura, legame, Votj. id. — d) Tav. nieja, Jen. niojo,
Jur. ńi, dial. nī-wija, Obdorsk ni cintura.

Sanscrito jāu-ti, juvá-ti anbinden, anspannen, part. ju-tá(Av.
jū-tá-), Lit. jáu-ti zugochse, Lat. jungo, Greco ζυγό-ν giogo,
ζώ-νη cintura, ζωσ-τό-ς cinto, II Arabo zaww paio, ecc., Moeller
W. 79. Cfr. anche Turco jöj cucitura, Mong. dzüi- cucire insieme.570

Terra. — b) Ostj. ču, tˈū, Kam. tˈu, džu, dža, Jen. dˈā,
Koibal džu, dža, Motor tšia, dža, Taigi dža ‘terra’ > luogo’ e
‘terra > argilla, sabbia’ — c) Jur. ja, jea, Jen. id.

Albanese δē terra, paese, Greco γῆ terra.

Anche in posizione non iniziale troviamo mutamenti simili.

Alto. — a) Ostj. pergä, pirgä, Motor hirge, Taigi hürgi
b) Kam. phirže, Koib. pritse, Jur. pircea, pirtˈea, K. pir(i)šä,
piršeä, Jen. fidˈe, fize.

Av. barəz- alto, Arm. berdz altezza, bardz-r alto, Celt. Brigantes
(‘gli alti’), Cymr. bry alto, bre monte, a. Ted. bërg monte.
Con p- Got. fergu-ni monte, prob. Пέργαμο-ς.

Vento. — a) Ostj. märgä, merg, Motor merga, Taigi mergö
— b) Jur. mearcea, mērtˈ(e)a, mērce(a), K. merš(e)ä, meš(a),
Jen. medˈe, meze ; Kam. bērži, Koib. bursy.

Si noti anche il suffisso caritivo Tav. -kai, -gai, Ostj. -gedi,
-gadi : Jur. -ši, -seda, Jen. -si, -sede, Kam. -šet, -žet senza.
Curiosa la coincidenza col Barea -ketto, per es. aben-ketto senza
padre, orfano.

627. Le lingue altaiche conservano non di rado le gutturali
pure che altrove sono palatalizzate.

Ombelico. — Jac. kīn, Koib. kin, Karag. khin, hin, Soj. ken,
Turco kin-dik, Mong. kin, küi e küji-sün da *künji- o *küngi-
(inoltre Tav. kīng, , kin-, Sirj. gög Votj. gogy col secondo g
da ng) — Kam. šäng, Ostj. šöń, šüń, šön-dˈe, süi ecc., Jen. sˈūʼ
gen. sˈūo, Jur. sˈu(n), šung.

Con la gutturale abbiamo Copto S. kūn M. ken sinus. Col
significato di ‘ombelico’ : Nama suni-, Nuba KD. sēn, III Avaro
cˈino, Udo c̣an, Lak c̣un. Cfr. anche la serie seguente.

Fodero. — Turco kyn Scheide, Jac. kyn, Soj. ken, Mong. kui
da *kuńi — Kam. šen id., Ostj. šän, šen Messerscheide.

Nuovo. — Mong. kentü — Samojedo Ostj. šänd, šend, dial.
sänd(ä), sendä.

Corrisponde esattamente al Gallico kintu- in Cintugnātos
‘Primigenius’.

Zibellino. — Turco kiš id., Ciag. kiš ermellino, castoro (anche
Taigi ki zibellino) — Samojedo Ostj. šī, , Kam. šili, Koib. sile.

Forma fondamentale *kili.

Entrare. — Turco kir- entrare, penetrare — Samojedo Ostj.
šer-na-, ser-ba- entrare, siere-ptie- entrato.

Tav. kunse l'interno, kundˈe-ṅ hinein : Ostj. sündˈe ecc.

628. Il Turco possiede s š č conservati distinti nell'Osmanli
e in molti altri dialetti, Irtysch, Mischär, Baraba e Küärik s š c.
571Nel Kazak-Kirghiso, Schor, Karagass e Sojon č > š. Baschkir
della steppa ϑ sˈ sˈ, id. della montagna h sˈ sˈ. I dialetti Abakan
hanno unificate le tre consonanti in s e il Jacutico ha š e č > s
e lascia dileguare lo s.

1. Lo s è d'origine dentale, come dimostrano i seguenti esempi.
Osm. se-n, Jac. ä-n tu, cfr. Mong. tsi, Burj. ši, še (dial. anche
tši-, tše-), Mangiu si, Tung. ši, dial. si, hi : Finn. si-nä, Sirj. e
Mag. te — Turco saγ sano, retto, cfr. Mong. saji-n da *sagi-n
buono, sano : Khmer saḥ heilen, Lat. sā-no- guarito > sano, ecc.,
Less. 267 — Turco söz da *su̯er parola, discorso : Indoeur. su̯er-
parlare (Sanscr. svara- suono, Got. svar- giurare, Lat. ser-mo).

2. Quanto a š, si noti il seguente esempio.

Secco. — Ciag. šak-ša-l legna secca, Jac. sak-sa secco, arido.

È un doppione di Ciag. kak-ša-l legna secca, cfr. Altai kak-ša-,
Mong. kak-sa- trocknen, III Lak qauq-ṣa secco (albero). La palatale
iniziale si trova anche in Arabo šaga-r alberi, Berb. a-sγa-r
legna secca, Lit. žaga-ra- ramo secco.

Per la parentela del Turco cäri(g) Jac. särī esercito v. pag. 112.

3. Un esempio di č abbiamo nella seguente serie : Ciag. čira-i
colore del viso, Altai čira-i, Kirg. šira-i, Jac. syra-i viso ; Mong.
čira-i, Burj. čara-i, šara-i viso ; Mangiu čira viso, aspetto.

Pietra. — Ciuvasso čol, čul, Tung. ǧolo, Mong. čilagu-n.
Piuttosto che al Turco taš queste parole potrebbero collegarsi ad
Arabo ṣullāʻ e Geez ṣōāʻ rupe, Ebr. selaʻ id.

Celere. — Ciag. čala čala eilig, hurtig !, čalï-k flink, čalï-γ
cavallo che trotta veloce, Osm. čal-ka- e čaj-ka- schaukeln, Kaz.
čaja hurtig, beweglich, flink.

Si collega alla serie cui appartiene il Lat. celer, Less. 97.

629. Davanti alle vocali e i il Canarese e Tulu conservano
spesso le gutturali che nel Telugu e Malayalam sono mutate in
č e nel Tamil in š, ma talvolta la palatale si estende anche al
Canarese e Tulu.

Can. kiṛu, kiṛi, Tulu kiṛu, kidi piccolo : Tel. čiru (anche kiṛi),
M. čiṛu, T. šiṛu, Less. 25 — Can. kīṛu fischio : Tel. čīru, M. čīṛu,
T. šīru — Can. Tulu kellu bit : Tel. čilla, M. čillu, T. šillu
Can. Tulu keṇa-ku anger : Tel. čeṇu-ku, M. čiṇu-khu, T. šiṇu-ku,
Less. 123 — Can. kedaru bit, scatter : Tel. čidara, M. čidaru,
T. šidaru, Less. 90 — Can. Tulu giḍa albero : M. čeḍi, T. šeḍi,
Less. 220 — Can. Tulu kīpu bunch : Tel. čīpa, M. čīppu, T. šīppu
(invece Can. Tulu Tel. čīpu, M. čīppu, T. šīppu pettine).

Davanti ad a o u il Telugu ha ts, per es. M. čaḷi, Tel. tsali,
T. šaḷi freddo, Less. 86 ; Can. Tulu M. čaṭṭi, Tel. tsaṭṭi, T. šaṭṭi
572vessel ; Can. Tulu M. čokka, Tel. tsokka, T. šokka pure ; Can.
Tulu M. čappu, Tel. tsappu, T. šappu suck ; Can. Tulu čāpe, Tel.
tsāpa, T. šāppai mat.

In alcuni casi il Canarese, Tulu e Telugu hanno s, per es.
suru-, M. čuru-, T. šuru- to contract ; sāgu, M. čāgu, T. šagu-
dying ; sōru, Tel. sōlu, M. čōru-, T. šōru- to leak ; suḍu, M. čuḍu,
T. šuḍu to burn, Less. 29.

630. Il Sanscr. rāǧā ‘re’ diventa nel Tamil rāšā o rāšan
oppure rāyan. Nel Tamil meridionale la pronuncia volgare è y,
per es. ariyi (Mal. ari) in luogo di ariši riso, payi in luogo di
paši fame. Ma anche l'alto Tamil ha forme come pei-m = pašu-m
verde, e d'altra parte il linguaggio familiare, specialmente appunto
delle regioni meridionali, ha anche š in luogo di y, per esempio
vašaru per vayaru ventre. Anche a Madras pašangaḷ per payangaḷ
ragazzo, ašal per ayal vicino. Cfr. Muyiri-cotta con Μουζιρίς.
Questi fatti spiegano le corrispondenze come le seguenti :

tableau tamil | mal. | can. | tel. | ventre | vayiru | vayaru | basiru | stuoia | pāy | hāsi-ge

La consonante primitiva è -g-, cfr. Tamil mayir per *magir
= Korvi magara Keik. magri capelli (Austr. 19 mungarra,
Bongu bagri) ; Tamil muyal per *mugal to labour, to endeavour :
Greco μόγο-ς fatica, μοχλό-ς leva, μῶλο-ς sforzo, Lat. mōlē-s, ecc.,
(Caldwell confrontò anche Ingl. moil affaticarsi, sforzarsi) ; Tamil
uyir, ušir vita : Arabo ʻaiš, Less. 159.

631. Nelle lingue andamanesi la palatalizzazione delle gutturali
è frequente.

Bale ar-kolo after : Puchikwar ar-čule, Juwoi ra-čule, Kol
akar-čule, Kede čule, Chariar čulu — Bea ketia, Bale keta-ma,
Puch. katia, Kol kata-wa piccolo : Juwoi čote — Kede, Chariar
katain stella : Bea čato-da — Bea parek to beat : Bale påroičo,
Puch. påraiče, Kol praiče.

Quando la vocale finale è i, avviene spesso l'epentesi e la
palatale, trovandosi in fine di parola, può mutarsi in dentale.573

Bea tegi, Bale teg to keep : Puch. Kol teič, Juwoi teč — Bea
ab-ragi giovane : Puch. ab-rais-kui, Juwoi a-rois (con s) — Juwoi,
Kol bēak a cinder : Bea pīč : Bale pīt.

Talvolta si ha solo la palatale e la dentale, per es. Juwoi
kaič : Puch. Kol kait abitare ; Bea weliǧ Bale weleǧ to suck :
Juwoi wlet.

Epentesi di i si hanno anche in Puch. Kol -paike : Bale ot-pagi,
Juwoi åto-pake beside ; Bea ar-paid-nga, Puch. ar-pait, Kol
lar-pait : Bale ar-pad to doublé (fold) ; Bea taiǧ, Puch. Juwoi
Kol taič : Bale tač to shoot ; Bea ab-pail : Bale ab-pal adult
(female). Qui il Bale non ha l'epentesi, però esso ha forme come
kamait : Puch. Juwoi Kol kema piccola formica, molaič : Bea
måla steam.

Bea, Kede, Chariar teil : Bale, Puch., Juwoi, Kol tel zanzara,
mosquito.

632. Nelle lingue dell'Australia sono frequenti i casi di passaggio
di gutturale a dentale per il tramite della palatale.

158 ginna piede, orma : 115 chīnnă : 74 tinna — 80 kalka
reed-spear : 207 a, g chaark, 208 h chark : 207 k tark— 178
gallee, 12 kalla wood : 171 challe, 172 tchally : 171 talle, 173
talley — 208 b kallik-kallik ieri : 208 c challik-challik : 208 e
thallik-thallik — (Timbora king-kong) stella : 195 jingee : 194
tingee — 48 kako sorella maggiore : 203 chache : 190 kaitee,
gaadee — 52 minke naso : 53 minchi : 69 minthe — 23, 32
manik cockatoo bianco : 17 munich : 18 munite — 26 kugal,
22 gugal due : 24, 25 goojal, 30 goodjal : 35 koodal — 129
muggi fratello maggiore : 153 mudji : 48 mooto — 27 kogga
bambino : 19 goodja ; 41 kitcha : 53 kidtha — 48 poka erba :
207 a boaitch : 207 d boait, 208 b poat — 22 giga, 29 kaggee
lancia (war-spear) : 27 gajie, 31 geach, 33 keech : 136 githa
24, 129 kooga tomahawk : 24, 20 kodja, 130 koocha : 51 kootya
— 52 teke stella : 53 titchi, 46 duchee : 51 ditye — 88 biak
luce : 58 bichie : 52 bitta — 106 muka oscuro : 141 mutchaberri :
180 muther — 16 pirak giorno : 19 beeratch : 25 birite
— 115 kōkă acqua : 37 kootcha : 42, 45 koota — 129 parooga
vento : 138 parritcha : 130 parretta — 10 wulga cattivo : 10
wyldja : 107 wiltha — 190 wegalie bere : 190 weejallee : 190
weetallee — 208 j polagi due : 208 g pollaich : 208 c polet.

Talvolta manca o non è attestato il termine intermedio e si
va direttamente dalla gutturale alla dentale, per es. 87 koork,
201 koorki-oo sangue : 69 kurte. Per altri esempi v. Gatti III,
pag. 10 seg.574

633. Secondo F. Müller i suoni tj dj delle lingue dell'Indonesia
sarebbero sempre derivati da t d, non da k g, e ciò apparirebbe
dal fatto che a dj corrisponde talvolta nel Giavanese e
Battak d, nel Makassar, Dayak, Tagala e Malgascio l o r. Ecco
gli esempi che egli reca.

Mal. adjan premere : Batt. adon ; Mak. araṅ — Mal. djalan
via : Batt., Giav., Iloco dalan, Tag. daan ; Mak. lalaṅ, Malg.
lalană — Mal. djauh lontano : Batt. dao ; Day. rou — Mal.
hudjan pioggia : Batt., Giav. udan ; Tag. olan, Ib. uran, Malg.
urană — Mal. djaring rete per prender pesci o uccelli : Mak.
dari — Mal. hidjau verde : Tag. hilao — Mal. djuru guidare,
governare : Day. ruru — Mak. djuku pesce : Day. lauk.

Credo che in alcuni casi effettivamente dj sia una variante di
d, per es. in hudjan pioggia, Less. 395. Il Battadao ‘lontano’
concorda bene con Sanscrito dū-rá- id., compar. dáv-īyān, con
riferimento al tempo a. Slavo dāv-ē olim, dāv-ĭ-nŭ antiquus, ecc.

Ma generalmente tj dj sono di origine gutturale, come appare
già dal fatto che corrispondono a č ǧ delle lingue Munda-Khmer.
Alcuni considerano djalan ‘via’ come proveniente da raddoppiamento
(dja-lan, cfr. Malg. la-lană). Io ho collegato djala-n al
Bantu -gjẹla (Xosa n-dlela, Ndonga on-djila, ecc.), Less. 152 ;
cfr. anche Dinka džal = Serer djal viaggiare. Un termine geograficamente
intermedio si ha nell'Andamanese : Oenge i-čele, Jarawa
i-šele. E la parola sembra essere rappresentata anche nell'America :
Ciapaneco n-gila sua via.

Cane. — Giav., Bug., Bat., Form. a-su, Day., Tag. a-so ;
Mak. an-djo, Mal., Sund. an-djing, ecc. — Mon-Khmer čo, šo, so,
Sue a-šo, Penisola di Malacca čū, čuō, čuā, ecc. ; Di alcuni nomi
del cane, 10.

Aguzzare. — Tag. hása Bis. hasá, Giav. asah e ng-asah,
Malese ecc. asah, Mafoor jās, Figi jaδa ; Less. 10.

634. In fine di parola le palatali mancano nel Maleopolinesiaco
e in parte nelle lingue Mon-Khmer. Esse si mutano in dentali.
Ma le palatali stesse non sono originarie, ma di regola derivano
da gutturali (non viceversa, come vuole lo Schmidt).

Nel Nicobari si trova tanto -č -ń quanto -it -in (con epentesi),
e queste ultime forme sono proprie anche del Khasi. Si confronti
il trattamento di -s, § 511.

Escrementi. — Mon, Bahnar ik, Nic. aĩk — Khmer āč,
Bahnar , Stieng , Nic. aĩč, Sant. — Khasi eit.

II Barea kot, unrat, Ebr. ṣōʼā e ṣēʼa sterco = Ass. ṣū id.,
Aram, sĕj-an id., IV s-ki-d- cacare, ecc., VIII Cin mer. èk, Lushei
575ek sterco ; Less. 444. Una forma simile a eit del Khasi potrebbe
essere eiten Mist del Copto.

Bahnar dŏk, Stieng duk scimmia : Khmer doč orango — Mon
dik, Bahnar dik schiavo : Stieng dič — Mon ǧak tirare, trascinare :
Khasi pa-ǧait — Bahnar pĕk rompere, tagliare : Khasi pait.

Le palatali finali possono derivare anche da dentali, come in
Khmer guoč : Bahnar tö-guöt annodare.

La labializzazione

635. La vocale u determina profonde alterazioni labiali delle
esplosive precedenti nella maggior parte delle lingue bantu.

Le esplosive restano inalterate, o quasi, nelle lingue del nord-est
(Ilamba, ecc.) e nelle lingue del nord-ovest. In molti idiomi
le sei sillabe si riducono a due, fu e vu. Nel Yao sembra che
esse siano ridotte a u. E in generale si può dire che le alterazioni
labiali sono più forti e insolite delle palatali, poiché tra queste
ki ti e gi di in si e zi non hanno nulla di straordinario e solo
pi e bi in si e zi sono insolite, mentre le alterazioni di ku tu
e gu du in fu e vu appaiono strane.

La tabella delle corrispondenze ha molte lacune, specie nella
sillaba pu, dipendenti dalla insufficienza del materiale. Non tutte
le corrispondenze sono sicure e si sono dovute omettere alcune
varianti, di cui però faremo cenno.

636. Circa l'evoluzione dei gruppi primitivi danno chiari indizi
le affricate che si trovano in parecchie lingue. Per ku abbiamo
talvolta nel Nyamwezi kwu o kβu. Da kβu per influenza della
sorda k si ebbe *kφu, donde secondo Meinhof pfu (per es. nel
Venda e Nyandja) e il comune fu. Ma forse fu deriva in molti
casi direttamente da kfu, cfr. Nyamw. phokfu cieco.

Un fatto molto notevole è che nel gr. Ganda e in alcune altre
lingue (per es. Zigula e Kaguru) il ku si muta in fu oppure in
gu con sonora per la « legge di Dahl ».

637. Il trattamento di ku o kw davanti a vocale si può convenientemente
studiare nel verbo ku-a morire, Less. 68. Pedi χwa
(invece Sotho šoa Tlapi šwa con palatalizzazione), Makua kwa,
Kamba khwa, Kuyu kua, Teke-Fumu kwa, Kele gwa. Le forme
più comuni sono fwa e fa. Galoa wi, Bulu Fan Jaunde wu, Duala
wo, Isubu wa, Bubi ua. Kuanjama fia, Ndonga ta, ϑa, Herero
ta, tu con t « dentale », Nyany. tša accanto a fa, Sukuma tša.
Il trattamento è, in generale, simile a quello di ku davanti a576

Tabella della labializzazione bantu

tableau ku | tu | gu | lu | pu | bu | ilamba | pedi | cafro | ronga | venda | makua | yao | konde | sango | matengo | dzalamo | suaheli | zigula-pokomo | kamba | shambala | mosci | siha | kuyu | nyamwezi | suk. | rundi-nyoro | sena-bisa | bemba | tabwa | tonga | luba | congo | mbundu | luyi | herero | kwanyama | nkundu | bangi | teke f. | kele | galoa | bulu | fan | jaunde | noho | duala | isubu577

consonante. Per i casi di palatalizzazione (anche Malinke sa) sarà
opportuno ricordare il kia dell'Ilamba.

Nelle lingue del nord-ovest cominciano a comparire i suoni
composti o complessi kp gb così caratteristici delle lingue sudanesi,
per es. Jaunde fallen : kpe fällen (Duala ku̯ese). Non so
se Teke-Tio ecc. bua ‘cadere’ stia per *gbua, cfr. Bantu goa, gwa.

Per la fisiologia delle velari-labiali kp gb v. Heepe, ZDMG.,
1914. Ambedue le chiusure sarebbero contemporanee o successive,
ambedue le aperture contemporanee. A noi importa sopratutto la
genesi da kw gw. Nelle lingue del gr. Ewe da kua gua (non da
kọa gọa) si ha spesso kpa gba.

638. Premettiamo che nel gr. Ewe, come nelle lingue bantu
del nord-ovest, la vocale u lascia di regola inalterata l'esplosiva
precedente ; però pu > fu (il p si muta quasi in ogni caso in f),
Ci hu Ga hu accanto a fu, e gu > du nell'Efik, che del resto
muta ogni g in d. Inoltre, accanto a ku conservato, vi è Ewe
φu = Ci e Ga hu = Efik e Yor. ku (per es. Ewe φu osso,
presso Koelle χu, dial. Anecho pu, ma dial. Dahome hu, Less. 40).

Ed ecco ora le corrispondenze che più c'interessano :

tableau kua | ewe | kpa | ci | kwa | pa | ga | yor. | ef. | gua | gba | gwa

Tra kw e kp non v'è differenza essenziale, per es. Ewe kpe
pietra = dial. Dahome kwi e kpi, Ewe kpe-kpe peso = dial.
Dahome kwi-kwi.

Morire. — Ciana kpi > Kulango pi, Lefana (Togo) kpui,
Efik kpa, Ga gbo (cfr. gbele = Duala kwedi morte), Yor. gbé
morire, perire, Sandeh kpi morire, morto, kpió morte — gr. Senufo
kpo, gbo, Siti kpo Degha kpu, gr. Mande kpã, Gua gbwe > bwe,
Avikam gbi, Adyukru byi, byu, Newole e Abriwi b-la, Ga gbe,
Yoruba kpa uccidere.

Questa serie dà una chiara idea dell'estensione di kp gb.
Iniziali troviamo kp nell'Ibo. kp e gb nel Nupe, gb nel Bulom
e nel gr. Mande, kp e gb nel Kandjaga, Dagomba e Russassi, kp
e gb nel Sandeh, ecc. Ricco è il gr. Kru, che ha (oltre a kw
e bw) le combinazioni iniziali kp gb e kpw gbw. Queste ultime
triplici combinazioni, che hanno un carattere così spiccatamente
melanesiano, si trovano anche altrove, scritte kpu e gbu, per es.
Sandeh kpuara dividersi, gbueré danza, gbuá ieri, domani, gbuama
profondità, gbuanga corno, gbuari levarsi, gbuoru febbre.

Spesso va perduto l'elemento gutturale, che meglio si conserva
nel contesto precedendo parola terminante in vocale. Spesso
578kp si muta in gb, e un mutamento di kw in gw sembra doversi
ammettere nella serie seguente.

Calvo. — Ga kpale calvizie, Yor. kpari, a-kpari calvo, Ewe
kpá Ga kpa esser calvo, Yor. e-kpa calvizie, Ci pa divenir calvo,
Efik kwon id. II Begia gwålʼa = Ti. gwalḥa calvizie, Arabo
galā esser calvo in fronte, IV a. Slavo golŭ nudo = a. Ted. kalo
calvo, ma Lat. calvo-, V Mordv. koly-š nudo, calvo, ecc.

Nel gr. Mande trovasi gb e non kp, kw e non gw. Il Soso
ha gb solo in gbe-gbe ‘dick, viel’, che corrisponde al Sandeh gbé
assai (Ewe gbó-gbó molto, Yor. gbo-gbo tutto, tutti ; cfr. anche
Ewe kpì molto, Yor. kpi ganz). Ecco come è rappresentato gb.

Vai gbara vicino : Soso kwore, M. kata = *kwara (con gbara
da *gwara cfr. II Bilin gōr il vicino = . guore, Ar. gār id.,
Berb. γur vicino, Arabo ḳaru-ba he was near, IV Sanscr. ǧara-tē
egli si avvicina, Moeller W. 100) — Vai gbọro giuramento : M.
kali — Vai gbandi heiss, Kono gbandi caldo, malato : Soso χwondi
essere malato, M. kandi caldo, malato (spec. di febbre, cfr. per
la semasiologia Soso fura essere caldo o malato, furi caldo) —
Vai gbara secco : Soso χara da *χwara = Mano kore.

Dagomba e Kussassikpām grasso : Mossi kām — D. kpan-i
pl. kpan-a lancia : M. kan-de pl. kan-a— D. kpar-le Kussassi
kpara-le paviano (Ewe a-kpla) : M. kande-γa — D. kpaõ pl.
kpini, K. kpan-go pl. kpini Perlhuhn : M. kaun-go pl. kīni
D. kpia, K. kpi morire : M. kˈia.

Dagomba gbania inginocchiarsi : M. gān giacere, Dagari e
Birifo id., Less. 193 — D. gbon-g, K. gbon-go pl. gban-a pelle :
M. gan-gu — D. gbihi-a, Dagari gbiri dormire : M. gusi-ã
Kandjaga gbana zoppicare : Atjülo gwano zoppo.

639. Nella maggior parte delle lingue cuscitiche si trovano,
come nell'Etiopico, le combinazioni kw, gw. ecc. Nel Galla esse
preesistevano e subirono la metatesi, che è frequente anche altrove,
spec. nel Bilin e nel Begia, per es. Bilin sāḳu-ā pl. sāuḳ grasso.

Quara daχu-ā argilla : Galla ḍoḳ da *ḍauḳ schmutzig, schlammig
sein, ḍoḳ-ḗ (anche ḍaḳu-ḗ) schlamm, Chamir roḳu-ā, Afar
rug-ā argilla, fango, Less. 260 — Saho lak pl. láko-k e láku-k
gamba, coscia, piede, Quara lekŭ, leku gamba, piede : Galla luk-ā,
Som. lug pl. lugá-ha dial. lugṓ-gi, Chamir luk pl. lukú-k id.,
cfr. Indoeuropeo loku̯-, Less. 302 — Begia degŭ, dug osservare,
esaminare, dāgŭ essere custode o spia : Galla dow, do spiare,
indagare — Begia degŭ contare, misurare, caus. se-daug, part.
se-dagŭa : Galla dow, do contare — Afar akū debolezza, magrezza,
akåw essere debole o magro : Galla huḳ essere magro — Afar579

båkŭ-s strappare, render calvo, båkŭ-t divenir calvo, Bil. båkŭ,
bauḳ : Galla buḳ ausgerissen, wacklig sein.

Siffatte metatesi sono frequenti anche nel Berbero, per es.
Scilcha i-guó er guckte, fiens i-āng. E devono essere state frequenti
anche nel pre-Semitico, poiché, per esempio, al Begia dug
corrisponde esattamente l'Aramaico dūḳ inspicere, circumspicere,
prospicere, speculari. Cfr. Arabo fratello : uχ-t per *aχu-t
sorella (Geez eχu fratello). U. 217, Cr. 173, 198 seg.

I gruppi kw gw esercitano un'influenza anche sulle vocali
seguenti. Al Bilin guad corrisponde il Galla ḳōt scavare, arare,
Som. god fossa. Bilin ŭn-ḳŭā, Chamir e-ḳŭā ridere : Galla ḳōs
deridere, Som. ḳoš id., ḳosil ridere ; Less. 60.

640. Poiché mancano kp gb, molto importa indagare se questi
gruppi si siano semplificati in p b. Abbiamo indizi, che io raccolgo
qui per quanto siano insufficienti.

Barea obere fame : Eg. ḥḳr, Copto hoker aver fame, Less.
82 — Galla dub discorrere : Agaum. dokw-i, Chamir duḳ dial.
duk parlare, dire, rivolgere la parola a uno, duḳu-ā plur. duḳ
parola, discorso ; cfr. Quara e Bilin duw — Bilin baš mungere :
Chamir ḳŭaš — Alar-S. bal, imper. u-búl, vedere, distinguere,
Copto bal occhio : Bilin ḳwal, Chamir (w)al, Quara χ(w)āl ;
vedere, guardare ; cfr. Berbero wali guardare, a-wal occhio, U.
119 — Somali da-ber asino : Agaum. do-ḳuara, du-gara asino,
Galla do-n-gora mulo.

Più sicura è la riduzione a w, di cui precedono alcuni esempi.
Il Galla ḳāwā ‘buco, apertura’ corrisponde al Bilin gāḳā, gāḳ,
forma fondamentale comune *gāḳwā. Similmente il Galla worrā
‘gente, famiglia > casa’ sta per *ḳwarr-ā, cfr. Bilin ḳŭr gente.

641. Nelle lingue melanesiane trovasi un suono indicato con
q, il cui valore più complesso è kpw, semplificato spesso in pw
o bw, oppure kw, raramente in kp o kb.

Donna. — Vureas e Mosina re-qe — Bauro wai, Jabim a-wi
donna, Bugi bai, Tag. baye, Malg. va-vi femmina degli animali,
Tag. ba-báye, Negritos 2 ba-bi, ma 3 ba-gbi donna.

Cfr ; Austr. 37 quewa, 38 quea, 39 ar-qui-ča, Murunuda quei
donna, Tamil teri-vai Tel. teṛa-va prob. = Ottentoto tara-kŭe-
donna, Begia kŭa femmina, Bilin ḳŭī donna, I Afudu gbe id.,
Less. 63.

Donna. — Lo la-qavina, Volow li-qeven, Motlav l-qovin donna ;
Jabim a-qen moglie — Medio Salwen : Riang kpön, Angkú e Mong
Lwe i-kön, quindi Palaung i-pan, i-bön, Wa bön, i-wön, ecc. —
Maleop. bina(i) e ba-bina(i).580

Con le forme del Medio Salwen vanno VIII Lime e Degne
bön, Konkeu pön, VI Tamil peṇ pron. pöṇ, Austr. 96, 99, 100,
141 bunya, probabilmente anche Ostjaco del Jenissei fang, Kotto
pheng, feng femmina. Per questo tipo γυνή v. Less. 66. Esso deriva
dal tipo precedente con l'aggiunta di una forma ina o ana ‘madre’,
onde si spiegano le forme come Austr. 120 ga-in moglie = VIII
Maring ka-inū, Khoirao ha-inū id.

Colomba. — Mota qone, Bali kunay-an, kuna-an (dialetto
puna-an) — Mal. Bis. Tag. punai, Tont. punei, Gayo pune, Sasak
pune-an, Figi mbune, Motu pune, ecc.

Cfr. Miriam gaino = Mabuiag gainau carpophaga luctuosa,
the Torres Strait pigeon, Maclay-Küste 1 guna, invece Bongu būna
carpophaga. Qualche somiglianza ha Ebr. jōnā columba.

Testa. — Melan. 9, 12, 14 qatu, 13 qotu, 10 qatu-gi, 11
qatu-i, 17 qotu-i, 18 qutu-gi, 22 qite-gi, 24 qat — 7 Ambrym
botu, 5 bau, 6 ba, 4 bwan, 3 pu ; 27 vo̥, 29, 31, 36 paʼu, 30
baʼu, bau, 31 pau, 34 Savo batu.

Papua 4 bene-kwet, 5 bun-kut, 3 mo-gwod, Bogadjim kate,
Less. 47. Il secondo elemento di Mel. qa-tu, qa-tui s'identifica
con VII Hüei e Proon tui e col -tu, -tui delle lingue bantu.

Notte. — Melan. 9, 11-13, 15-21, 23, 24 qoṅ, 14, 22 qeṅ
2 piṅ, 3 pum-rok, 4 poṅ, 5, 6, 10 boṅi, 8 poṅi ; 25 bongi, 30-33,
35, 36 boṅi, 38 bug, 40 boi ; N. Guinea 5, 17, 18 boni, 9 bogi,
12 bogi, pogi, 13 boi, 38 pom ; Pol. po, Indonesia wĕngi.

Cfr. 1 Ndob gbong, pong, Mano gbeng, Landoma gben-di.

Ventre. — Melan. 24 toqa, 17, 20 toqa-i, 13, 14 toqa-n ;
18, 23 toqe-γi, 19 oqe-γi ; 12 teqe-i, 22 teqe-γi, 15 eqe-i, 16
eqe-γi ; 11 taqa-ṅi-i, 10 taqa-ṅi-γi ; 9 siqe-ṅi — 32 toba, 30
oba, 31 opa (ma Alite oga).

Cfr. Wa tük, tuh, Khmer tuḥ, Stieng e Bahnar toh, Mon tah
Euter. Molte forme simili nell'America : Kwakiutl takī ventre,
Cinanteco toho ventre, intestini, Betoi ru-tukú ventre, Tecuna
tuga-i (cfr. Melan. toqa-i) id., Guaymi-Sabanero takua = Maxuruna
tacqua fegato, ecc. Prob. connesso con taka, tako, Less. 259.

Porco. — Melan. 13-19, 21-24 qo, 9, 11, 12, 20 qo-e, 27
qo-i — 6 pu-i, 7 bu-e, 8 po-e, 10 mbo-e ; 28 po-e, 29, 31 po,
30, 31, 32 bo ; Gilolo e Mysol bo-h, Atjeh bu-i, ecc.

Cfr. da una parte I Melong n-go, Bulu n-gō-i, Jaunde n-go-é,
dall'altra I gr. Mande bo, bu-i, Kra bo-e. Less. 186.

Bianco. — Melan. 16, 17, 19 qaγ, 15, 21 qaγ-qaγ, 18 aqaγ,
20 aqaγa, 23 qa-qa — N. Guinea 26 pwapwa-kau, 25 popa-qao,
22 wawa-keiki.581

Orecchio. — 11, 12, 17, 20 qoro-i, 18 qoro-γi, 13 qoro-n ;
9 qero — Malo mbora, Nada i-pora-ru, Celebes nord boro-nga.

Cfr. Khasi š-kōr, Lyngam ly-kur ; Less. 232.

Morire. — Motu qare sign of death or misfortune, Hula
qare-(h)a morire, Rubi qare-ga (> Kiriwina kali-ga) id., Wedau
gwara death tabu — Keapara ware-(h)a, Galoma ware-ga o
wale-ga ; Misima ari-ga, Roro ari morire.

Cfr. Papua 3 kor morire, ecc., Less. 70.

Testa. — N. Guinea 8 qara, 3, 5 ola, 6 ara, 21 koa-koa,
31 kolʼa, 16 na-gara = 39 na-qaru ; cfr. Mwala nguala, Malekula
karu.

Il Bilin a-γŭar, Berb. a-ḳarru, Afar-S. hán-gal pl. hán-gōl
(: Kanuri kálā), III Tab. ḳul, Cec. khuor-tha, VI Austr. 145
koori, 42 kur-ty, ecc., VIII Miklai kuri, Dimasa kōrō, IX gr.
Tapuya i-kra, kuru, Jupua koere, Alakaluf or-kuar. Less. 46.

642. Nelle lingue papuane sono frequenti le combinazioni con
w. Abbiamo kw gw (il q di Ray è kw in accordo con l'uso
melanesiano), pw bw e anche ṅw. Da kw gw si passa spesso a
w e anche a p b.

13 kwaoa, 14, 15 gawa canotto : 7 poo — 3 kwŏl, 7 galu-we,
6 geru, 8 gro-ba canna da zucchero : 4 wala, 5 wora, 10 ure :
26 bura-du — 34 kwanau (Melan. 8, 10 kwanau, 11 wanau,
3, 5 onau) corda : 26 panou twine — 46 kwigi e pigi canna da
zucchero — 46 kowa (= 37 guwo) e pwa lime — 46 gwuda-gwnda
(= 5 kuta, radd. kut-kut) e puta-gwuda nero — 46 gwoba
(cfr. 6 gamu, 9 gem, 23 kau) e boa corpo — 4 kwata terra : 24,
29 wata, 29, 31, 32, 34 vata, 28 ata : prob. 39 butu, 2 bant (col
primo elemento cfr. 30 goāa dial. wa, 7 gawe, ewe, 3 wa-guma,
Less. 227) — 7 gawe terra, 35 geba argilla : 24 bawou sabbia
— Kai sakwo-ne cattivo : 14 savi-savi — 8 kwau piede, kwao
gamba, 3 kēb id., 2 kabo-kabo piede : 7 wabo id.

Spesso kw gw perdono l'elemento w :

2 kwar, 3 kwod, 4 kwetʳ osso : 14, 15 gosa : 44, 45 kita
da *kwita, 44 kisa (cfr. Nuba D. kōd, M. kōs, KD. kīd e kit, ecc.,
Less. 41) — 4 kwada-la morire : 3 kor, 5 kudu-dar, Less. 68
— 4 kwata collo : 6 kata — 4 kwobi oscurità : 9 kupi-kupi id.,
6 kubi-l notte — 4 pa-kwam piuma (pa uccello) : 5 pa-kum
5 kwar, kwa-k luna : 4 ka-k, 39, 41 kari-ga da *kwari-kwa(ri)
— Kai kwoali-ne freddo : 4 kal-kala — 4 kwalba pesce : 32, 34
karava, Less. 99.

643. I medesimi fenomeni si ripetono nelle lingue australiane.
Qui però kw gw sembrano essere raramente conservati, avendo
582perduto spesso il primo o il secondo elemento, onde la corrispondenza
k g : w, che a primo aspetto appare strana. Con kw
abbiamo, per esempio, 208 b quira > 13 weera (si noti però 69
birra) war-spear, con gw abbiamo 1 guarra > 25 warra cattivo.

11 karko cornacchia : 71 warko — 69 a karoo vecchio : 45,
57 warroo — 67 gailira luce : 63 wullara — 76 kailka notte :
58 weelcha, 60 wiltcha — 18 katta, 20 kattaa collina : 34
wadda, wunda — 42 karkoo sorella maggiore : 4 wurkoo.

121 kirta testa : 90 wirda, Less. 47 — 182 keean luna :
210 wane — 124 keeto freddo : 128 weeda — 123 kirroo freddo :
129 wirra — 102 chingo stella : 15 wengoo — 133 kindo vento :
27 windthoo — 201 chilka cattivo : 148 walko, 10 wulga.

102 kobi pesce : 7 wappi — 40 konky sorella maggiore :
153 wongi — 155 kokoolo serpe : 18 wokkel, 19 wokkal — 34
konky oscuro : 42 wonga— 208 komba dormire : 147 woomba.

114 kootha, 117 kooda naso : 151 wootha, 158 wooda — 8,
9 kootera due : 15 woothera — 24 koolang giovane : 11 walangoo
— 127 kundoo bambino : 160 wondoo — 127 kudtha capelli :
143 woodtha — 43 kutu erba : 174 wutho-n, 177 woottoo-n
201 koorki-oo, 202 gooki sangue : 141 wurki (= Papua 2 vurak,
invece Manikam ker da *kwer, ecc.) — 134 goomo grasso, fat :
190 woomo — 130 goonna escrementi : 15 woonna — 124 koola
wommera : 139 woorra — 168 kunta-n, 171 koota-n scudo : 18
woonta, 30 wooda — 129 kooga tomahawk : 82 waaka — 47
koola acqua : 214 wolla — 42 koota acqua : 90 wudha — 131
kurra no : 39 wurra — 164 kumba scorza : 50 wombo.

Come si vede, il fenomeno è molto frequente davanti alle
vocali o u.

Casi di schietta labializzazione, con passaggio dalla serie gutturale
alla serie labiale, si avrebbero negli esempi addotti dal
Gatti, III 12 seg. Parecchi sono molto incerti, mentre in altri
sorge il dubbio che si tratti di varianti morfologiche ; tuttavia
in parecchi casi il fenomeno appare evidente.

37 liggra, 39 lakara scorza : 37 labora — 95 gegera, 179
getoarra luna : 101 geber — 38 quarta, qwurta, 39 quirta uovo :
79 burti, 87 bert — 208 komba, 147 woomba dormire : 10
bamba — 178 kullung, 122 hoolan, 190 kalo morto : 190 ballo,
ballun, Less. 71 — Goa gwaro, medio Kuri guara, Bundyil
g(u)wáro, Meyu garu sangue : Yungar baru.

644. Nelle lingue bantu la nasale labiale del gruppo mw può
mutarsi in ciascuna delle altre nasali. Questo fenomeno ha riscontro
in molti gruppi linguistici ed è senza dubbio antichissimo.583

Bere. — Yao mwa (accanto a ngwa), Shambala mwa, Sena
Tele Nganja mwa, Senga mwa, Benga mo-to — Yao Gogo ngwa,
Dzal. Nyika Nyany. ṅwa (e mwa), Sukuma, Mambwe ṅwa
Hehe, Bondei, Kamba ecc. ńwa, Mosci ńa, Kuyu ńwa, Ganda
ńuwa, Fan ńüe, Jaunde ńu, Duala no — Forma comune mwa,
Sotho noa, Venda ṇwa, Siha no, Congo nua, Kele nå-tå, Bulu nu.

Cfr. I Temne mu-n, gr. Mande mi (ma Gio mu), Yoruba mo,
V Tung. umi-, imi-, Mangiu omi- (Mong. um-tan bevanda), VI
Papua 13 ie-mo, 32 i-ma, VII N. Britannia mo-mo, N. Guinea
25 a-mo-mu 26 mu-m, 28 uma, 29 uma-ia, 30-33 uma-i, 21
im = Mota ima, IX gr. Caribico eme-, gr. Guaicurú y-om, iy-om
— I Kiamba Kasm Yula nyo, Koama nyoa Bagb. nyua, Gurma
nyn-ni, ecc., II Nuba nie, VII N. Guinea 9, 11-13 niua, 10 niu
— I Ewe , Ga nu, Ari no, II Kunama .

La combinazione n-m in I Ci nom, Abe , V Giapp. nomi,
VII Maleop. inum, Figi unuma.

Bocca. — Yao, Ganda ka-mwa, Nkundu bo-mwa — Kuanj.
oka-nya Her. otyi-nyo, Fan o-ńü Jaunde a-ńu — Suah. ki-nwa,
forma comune ka-nwa, Rundi aka-nwa, Teke-F. mu-nwa, Congo
noa, Bulu a-nu ; Tlapi ga-no ; Siha ka-na.

Less. 418. Sandeh ngua, Ga dial. ńa. Le forme con n sono
drffuse : I Ewe nu, Ci a-no, Efik i-nua, Bissago ka-na, ecc., VI
Tasm. ka-nea = VII Danaw ka-nue.

Il Samojedo ha le varie forme col significato di ‘porta’ : Jur.
ńo, Tav. ṅoa, Jen. ṅia e no, nu.

Dito. — Ba-Long fi-mwe plur. lo-mwe, Ba-Fo bo-mwe plur.
ma-mwe — Jaunde o-ńu, Fern. Po mu-ńe ; cfr. Fan o-nii, Mbang.
mu-nii — Luba mu-nowe, Senga ecc. mu-nwe, Her. omu-nwe,
Ganda olu-nwe, Duala mu-ne ; Sotho mọ-nọ, Bulu o-nu, Rundi
i-no, Nyany. i-no-no.

Radere. — Yao, Hehe, Bondei, Nyany. moga, Konde,. Ganda
mwa, Ziba mo-isa, Galoa mwe-ra, Fern. Po mua-ha ; Konde imper.
i-mwa — Sotho ngoa-ea, Pedi e Ronga ṅwa-ya — Suah. ńoa,
Tikuu nyova, Ndonga li-nyaga Her. ri-nyaga rifl. ‘grattarsi’.

Fanciullo. — Forma comune mwana, Tabwa muana ; Kuanj.
o-mona, Fan mone, Duala muna — Sotho nguana, Pedi ṅwana,
Thonga, Venda, Shamb. ṅwana — Xosa u-nyana (cfr. Kele miana)
— Galoa o-nwana.

Uno. — Forme comuni mo, mue, mwe — Sotho ṅwe, Shamb.
-ṅwe — Cafro -nye.

Togo : Santrekofì ngwē, Logba nkpè. Cfr. anche Boschimano
Seroa ngoa.584

Voi. — Ganda mwe, Bemba ecc. i-mwe, Yao u-mwe, Nika
mwi-mwi, ecc. — Nyamw. i-ngwe — Suah. ńi-ńi, Duala ʼb-ińo,
Kamba i-ńwi ; poss. -ńu, -i-ńu — Bondei nwi-nwi, Ziba i-nwe ;
poss. -nu, -i-nu.

Questa serie è importante, perchè permette di unificare le
forme con m e n (ń) che in Pron. 39 io avevo tenute distinte.
Anche molte delle forme con n di altre lingue, registrate in Pron.
270 segg., potranno ricondursi al tipo con m.

645. Nelle lingue melanesiane si trova un m speciale, scritto
, il cui valore fonetico non è ben chiaro. Questo « more nasal »
m si trova generalmente insieme con q dove c'è w (dunque w
q ṁ
) ; se manca w, mancano anche q e (per es. Rotuma e
Florida-Vaturanga-Bugotu). Nella Nuova Guinea si trova nel
Dobu (scritto mu), nel Kiriwina, Tagula e Panaieti (scritto mw)
e nel Tubetube. Anche altrove il suono fu rappresentato con mw,
ciò che secondo Codrington sarebbe falso, « because the character
of the sound is imparted to it before the opening of the lips ».
Tale carattere sarebbe stato reso quando il Mota rereṁera si
scrisse rerenguera. Il suono fu anche rappresentato con ṅm o ngm
e con mm (prob. assimilazione di ṅm). Secondo altri sarebbe
velare, corrispondente a velare.

Comunque sia, a noi importa sopratutto determinare l'origine
di . In Pron. 201 io scrissi : « Una spiegazione richiede il -ma,
-ṁa tuo melanesiano di fronte a -mu. Io non dubito che -ma,
-ṁa derivi da *-mw-a in cui -a è quel suffisso che abbiamo
trovato nel Favorlang yo-a tuo da yo e nel Sek-H. ni-ssu-a tuo ».
Ritengo che ciò sia giusto e aggiungo che nel gr. Mota -ṁa
ridotto a -ṁ si muta in parecchi idiomi in -ṅ, mentre nel Maewo
troviamo addirittura -ṅa. Cfr. Mota iṁa : Merlav iṁ : Urep. iṅ
casa. Anche Codrington osserva che è l'anello di congiunzione
fra m e o ng ; per es. Indon. lima mano, cinque : Mota -liṁa
cinque : Figi linga, Maori ringa mano, Erromango -ring cinque,
prob. Dayak lĕngä mano, braccio. Il suono relativamente primitivo,
però, dev'essere da mw, donde *ṅgw > ṅg o , come nel
Bantu-Sudanese. Per *limwa ‘mano’ cfr. S. Cruz mu mano, Trao-Lay
lmu cinque ; per Mota iṁa ‘casa’ cfr. Erromango imo,
Anaiteum eom. Forme con n : Esp. S. lina, Malikolo linne cinque.

A conferma di ciò che abbiamo detto può servire la serie
seguente.

Serpente. — Mota, Fate, Dobu ṁata = Ses. mwāta > māta,
Malo moata, N. Guinea moata > mota ; Florida mata, ecc. —
Figi ṅata, Maori ngata > Samoa gata — Figi nata.585

Forma primitiva *mo-ata, cfr. Bis. ata ‘veleno di animale’
e Ceram mo-n-ata serpente velenoso ; Less. 425.

Le vocali

646. Le cinque vocali normali subiscono in generale pochi
mutamenti, come si può vedere in Less. e come apparirà nella
Morfologia. Molte lingue, che confondono tra loro varie consonanti,
distinguono invece nettamente le vocali, che di regola restano
invariate. Ciò si osserva, per esempio, nelle lingue bantu-sudanesi
e melanesiane. Tuttavia la confusione tra le vocali strette i u e
le larghe e o si trova in moltissime lingue.

Benché il Bantu sia molto conservativo, pure non mancano
in esso esempi di mutamenti dovuti ad assimilazione. Un caso di
a > e trovasi, come io credo, nella parola -geni ospite, forestiero :
Wolof gan forestiero, Tem -ganã altro, Pul gāni l'altro lato,
gańo nemico, Indon. da-gang straniero, Less. 180.

647. Le vocali si mutano spesso in dittonghi. Diremo prima
dei dittonghi ascendenti cui vanno di preferenza soggette le vocali
larghe e o. Di questo fenomeno abbiamo trattato anche nella parte
speciale, ma qui importa indagare se vi sia un nesso storico in
questo tra lingue remote.

Tra le lingue africane il Dinka presenta spesso le alternazioni
i̯e : i e u̯o : u nel verbo e nel nome. Daremo alcuni esempi della
categoria del numero.

tableau fanciulla | sing. | bim | pl. | byem | nebbia | rūr | ruor | tumore | pir | pyer | isola | tūr | tuor | topo | rīč | ryeč | mazza | rūm | ruom | lingua | līb | lyeb | cespuglio | but | buot | cibo | mīd | myed | sposo | duk | duok | maiale | dīr | dyer | gobba | dul | duol | ape | čič | čyeč | oca | tut | tuot

Similmente nei verbi : čiél perf. čil rimproverare, duòk perf.
duk restituire, ruòk perf. rùk legare, annodare.

Le vocali fondamentali sono e ed o, donde ie > i e uo > u
precisamente come nel Khmer e lingue affini (§ 502). Con līb :
lyeb o liéb cfr. Dyur lēp, Lur lévve Shuli leva, Acholi leba, ecc.,
Less. 289. Però il dittongo è antico e molto diffuso : Nandi nge-ljep,
Suk ngá-liep, Masai nge-džep, ol-ne-džap con da dj.586

In alcuni casi, però, le vocali fondamentali sembrano essere
i ed u. Cfr. rūr nebbia con Sotho le-ru, Fiote di-tuti, Pul rul-de
pl. dūle nube.

La grande somiglianza col sistema Mon-Khmer invita subito
ai raffronti. E questi sono precisi e persuasivi. Al Dinka duol
‘gobba, mucchio’ corrisponde esattamente il Khmer duol collina.
Il Dinka, kuot ‘unire insieme’ è = Stieng kuôt ‘annodare’ e
il dittongo si trova anche in I Soso kwe̥te legare, II Amharico
ḳŭāṭa-ra funibus ligavit, constrinxit nodis, colligavit, V Mag. köt-
da *ku̯et- ligare, vincire, VIII Cinese kuat, kuot (accanto a kut)
legare, Ostjaco del Jenissei kuot cintura ; Less. 101.

Molto diffuso è il dittongo nel primitivo gon- ‘russare, dormire’
e -koni ‘legna da ardere’, § 393 e Less. 193 e 34. E
poiché da ‘dormire’ deriva ‘abitare’, si devono aggiungere le
forme come Pul woni per *gwoni = Bari gwon rimanere, abitare.

Frequente dittongazione presenta anche il primitivo gol- ‘permutare’ :
Bari gwör-, gwer-, Indoeur. kwer-, Maleop. *gwĕli.

648. Un'altra notevole concordanza tra la dittongazione africana
e l'asiatica consiste nel passaggio da u̯o a i̯o. Per le lingue
Mon-Khmer v. § 502, ove è ricordata la forma biono per buono
usata a Velletri.

Nel Dinka dopo le labiali p b m in luogo di ua uo si può
avere ja jo, per es. buol e bjol lepre, buong e bjong veste, buot
e bjot seguire, puol e pjol esser leggero, puor e pjor asino, puór
e pjór bollire, puat e pjat buono, mual e mjal ginocchio. Per
puaǧ e piaǧ ‘mondare’ v. Less. 343 segg.

Cfr. Bantu bọato, bwato barca : Ronga byathu, Kele biali,
Fan bial ; Suaheli mwana fanciullo : Xosa unyana, ecc.

Io trovo che il medesimo fenomeno si produce nel gr. Dinka
anche dopo le gutturali.

Cane. — Scilluk, Gang, Anywak, Ja-Luo gwok, Jur guok,
Lango, Aluru guōk — Nuer ǧok da *gjok, Dinka ǧo, Bari djong.

Vi sono corrispondenze per ambedue le forme. Con Lattuka
en-gōk cfr. Sandeh an-gó, Ekamtulufu n-gwo ; con Nuer ǧok cfr.
III Lazo ǧóγo-ri.

Gallina. — Gang, Ja-Luo, Anywak gweno, Lango, Aluru
gwēno, Bongo n-gono — Scilluk gyēno, Jur gyeno.

649. I dittonghi ascendenti furono preceduti da un raddoppiamento
o distrazione della vocale, come It. piède da *peède e
buòno da *boòno. Anche questo stadio si trova talvolta attestato.

La tendenza al bisillabismo nelle lingue dell'Indonesia produce
forme come Bisaya goom ‘chiudere la bocca’ da gĕm ‘chiudere,
587fare il pugno’. Nel Minangkabau il nome di Roma diviene Ruhum
Costantinopoli.

Un fenomeno simile è la distrazione delle parole radicali con
inserzione di j w o h, per es. Malese bohong menzogna, falsità,
ma som-bong mentire, sim-bang falso ; Num. 121, Less. 55. Lo
stesso fenomeno si trova nel Semitico, per es. Arabo ḳaḥafa exemit
omne, gaḥafa he took away ; rad. kap, Less. 125. I suoni che
s'inseriscono (aa > aha ecc.) servono a togliere il iato, come
nei dialetti berberi ; v. Schuchardt, Berberische Hiatustilgung.

Fra le lingue del Caucaso trovo qualche cosa di simile nel
Ceceno nella formazione dei verbi frequentativi come ḥad frequ.
ḥied correre.

La distrazione delle vocali è poi frequente nelle lingue dell'America
centrale, v. § 548.

650. Dittonghi ascendenti si fermano anche per l'internamento
di vocali iniziali.

Nel Bantu è frequente l'internamento di i-, onde si spiegano
le doppie forme dei numerali (§ 47) e i numerosi casi di palatalizzazione
come i-kala : kjala.

Indoeur. su̯ekˈs 6 prob. da *u-sékˈs, Cr. 199.

Saibai ukasar : Kauralaig kwasur = Austr. kootera due —
Andam. Bea e Bale ogar, Austr. 143 oggera : 179 guir, 190 guar,
guer, Dabu kwar luna.

Nel Letti liora per *i lora ‘verso il mare’ ; Kern, Fidjitaal,
148. Nel Mafoor rama e riama venire, rob e riob volare, kanes
e kianes piangere ; ma non pare che si tratti d'internamento (o
epentesi) di i.

I causativi del Lepcia come pjok da pok ‘niederlegen’ si
spiegano con l'internamento di i-, prefisso del causativo.

Ciukcio-Corj. inen : Ghiljaco njanj uno — Hudson Bay ukalik :
Kotzebue Sound kwéllak lepre, Cr. 174.

651. I dittonghi discendenti del tipo ai au possono nascere,
come gli altri, o dall' incontro di vocali nella formazione della
parola o da dittongazione delle vocali semplici i u. Tale dittongazione
è frequente nei gruppi II, IV, VII, VIII.

Importa notare subito che siffatta dittongazione può aver luogo
anche davanti a vocale. Il Kunama ha ku-ā e hau-ā ‘gente,
popolo, nazione’, cfr. Barea ku uomo, plurale o collettivo ku-a,
Less. 63. Similmente ku̯ā e kau̯ā o kawā dieci. La spiegazione
di Westermann, Sudanspr. 99, è assurda.

Arabo ḳāla da *ḳáuala dire : Duala kuála id. da Bantu kọa,
Herero Nganja Luyi kúa gridare.588

Se si confronta il Semitico ḳául voce col Duala kuála si ha
l'impressione di un'alternanza fra dittongo discendente e ascendente.
Ciò avviene realmente qualche volta. Il perfetto di bona
‘vedere’ è boine nel Ziba, altrove è bu̯ene (con boi-ne cfr. Indoeur.
woi-de). Nella parola seguente vi sono tutte le forme possibili.

Mano. — Bantu -kono mano, Gwio kone dito, unghia, Bambara
koni, Mande kone, koni, kon-di dito, ecc., Kunama kona braccio,
mano, dito, Dinka kon braccio, Afar-Saho kōn cinque — Momenya
koán-bo mano, Gbe χoani, Plawi kweni dito, unghia, Kanyop
pu-koanye (: Bola e Sarar pu-kon) dito ; Scilluk kweno unghia,
Bari kani- da *kwani mano, kana-t, Turkana e-kan cinque —
Sandawi kiCana, Ufiomi koioan (anche hoán e kaóni) cinque —
Saho kaun, kaun-ā cinque.

Less. 56 ; e si notino le precise corrispondenze americane.
Naturalmente il Saho kōn può essere contrazione di kaun e questo
può corrispondere al bisillabo Ufiomi kowan.

Alla distrazione e dittongazione si contrappone la contrazione
delle vocali. Anche questa è molto antica. Come vedremo nella
Morfologia, au si contrasse in o assai prima che ai si contraesse
in e. Il Boni, dialetto del Galla, ha láuwa per *láuba due (Somali
laba senza l'elemento -u-), ma Somali -dṓba in 7, Austr. 137
loba paio, ambo, IX Hidatsa dopa, Pano rubä due, sono tutte
forme senza il dittongo.

652. Dittonghi discendenti si formano anche per epentesi delle
vocali i u. L'epentesi è preceduta da palatalizzazione o labializzazione
della consonante precedente, davanti alla quale può svilupparsi
un i opp. u di trapasso, suoni che spesso si mutano in
i opp. u (epentesi propr. detta). Da ali̯o- si ha ail per palatalizzazione
di l nello a. Irlandese e ail per epentesi nell'Armeno.

1. Do prima alcuni esempi di lingue indoeuropee in cui i
processi sono meglio conosciuti.

Nell'Avestico possono essere palatalizzate le esplosive dentali
e labiali e inoltre n e r (questo di regola), per es. airya- ario,
mainyu-š spirito, aipi sopra. Nell'Irlandese tutte le consonanti
possono essere palatalizzate : eich da *echu del cavallo, fāith da
*u̯āti-s vate, beir da *bere porta.

Nell'Avestico r viene di regola labializzato, per es. dāuru
legno, lancia, pouru- molto. Nell'Irlandese tutte le consonanti
possono essere labializzate : eoch da *echu al cavallo, ad-gaur da
*ad-garu io vieto.

Epentesi di i si trova nell'Armeno e Greco, per es. Arm. ail
da *ali̯o- altro, mēdž per *meidž da *medhi̯o- metà, Greco φαίνω,
589σπαίρω, κλαίω, ecc., cret. αἶλο-ς altro. Epentesi di u si trova nell'Anglosassone :
feolu da *felu molto, mioluk da *miluk latte.

Nelle fasi moderne il fenomeno è frequente : Franc. gloire da
Lat. glōria, Port. euga da Lat. equa.

Ted. haupt : Lat. caput, Ted. auge : Indoeur. okw- sono esempi
incerti. Il Greco πεύκη ‘pino’ potrebbe connettersi a III Thusch
bako pino, VII Nicobari pakau resina, pece, ecc.

2. Daremo ora esempi di epentesi in lingue di ogni parte
del globo.

Kambali taũ per *tanu = Bantu tano 5, gr. Atam -don, -lon,
-ron, Ewe a-tõ, Adele , to, Kögbörikö too per *tóon da *táon.

Nel Nuba i nomi terminano spessissimo in -i, come nel Georgiano,
e questo -i può internarsi ; per es. ingr-i e ingir dolcezza,
dolce, bań da *ban-i e bain discorso. Similmente nel Somali kibr-i
e kibir superbia, dilm-i e dilin solco.

A bain del Nuba corrisponde bḗn-ā del Barea, che perciò è
da *banj-ā. Cfr. Armeno ban gen. bani discorso, ecc., Enf. 13.

Nel Copto gl'indici del plurale -u e -i penetrano talvolta
nell'interno del tema in consonante, per es. anauš da anaš giuramento,
čalauǧ da čaloǧ piede, ĕmkauh da ĕmkah dolore, ĕ-bjaik
da bōk schiavo. E con epentesi si spiegano anche i dittonghi nei
nomi come oik pane (= Basco og-i, Less. 167), noit farina, sain
medico, main meraviglia, maire fascio.

Frequentissima è l'epentesi nel Ceceno e Thusch, per esempio
Thusch γair da Georgiano γari Ri une, qain per *qani vecchio,
laum-re per *lamu-re celeste, Cec. souw per *sowu (Thusch saub
per *sabu) superfluo, muš gen. muiš-iṅ corda.

Sirj. kwait sei : Votj. kwatˈ o kwatj — Sirj. koid somiglianza :
Perm. kodˈ id., Votj. kadˈ simile, come — Ostj. šoit rute, zweig,
Sirj. šait : Sirj. šatˈ ecc. — Eston. pailu da *palju molto, Finn.
avain da *avami chiave.

Australia 202 boolagi, 208 i palagi due : 207 c polaitch, g
pollaitch, a polletch, 206 poolet, ecc. — 41 kapi acqua : 23 keip,
31 kaip, 33 kairp — 26, 30 kane uno : 32 kaen, 24 ecc. kain,
16 kein — 20 tere stella : 97 teirga per *teriga.

Per l'Andamanese v. § 631.

Kupangi lako > laok andare, bole > boel essere capace (così
regolarmente nel contesto). Tontb. pair da Indon. pari pesce razza.
Mafoor air (Ambon eri) da *ari tosare.

Annatom gaup fuoco = Sesake kapu, Esp. S. γapu.

Nel Mafoor molte parole hanno forme con e senza epentesi
di i, per es. wōs e wois voce, discorso, kam e kaim tutti.590

Cuman. ein-ke bevi ! : Bak. eni- bere — Parav. poinke cinghiale :
Gal. ponike — Chayma mayum e maymu-r parola, parlare
— Bak. tokχa per *taukχa arco : Aparai taku.

Noanama keun per *kenu naso : Bororo i-keno.

653. Affine ai fenomeni ora esaminati è quello dell'assimilazione
vocalica o « Umlaut ».

Do prima alcuni esempi di lingue indoeuropee, in cui il processo
è meglio conosciuto.

Nell'Avestico a > o per assimilazione ad u di sillaba seguente,
per es. vohu = Sanscr. vasu bonum, pouru = a. Pers. paruv
molto. Analogamente a > e. Albanese elˈp orzo : Greco ἄλφι, dem
‘bestiame bovino’ da *dami-s. Irl. fer da *u̯iro-s vir, both da
*butā capanna. A. Ted. gasti > gesti ospite, wer da *u̯ira-z vir,
ioh da *i̯uko-n iugum, ecc.

Come nel Celtico e Germanico i si muta in e davanti ad a,
così anche in lingue camitiche, per es. Chamir bir sangue : ber-ā
una goccia di sangue, fiz seme : fez-ā un seme. Talvolta il suffisso
scompare dopo aver cagionato l'assimilazione, come nel Scilcha
i-zbel da *i-zbel-a, plurale di i-zbil piccolo capello.

Hausa taf-o herkommen : tef-i hingehen, serki per *sarki
(plur. sárakī) re, raba dividere : rebi metà, taka misurare con
la mano : teki spanna, miži pl. mazā sposo, S. matše per *mate :
K. mutu morire.

Pul yaha pret. yehi andare, ǧaʼba pret. ǧeʼbi ricevere.

Somali bah uscire : inf. behi > bihi, caus. beh-i > bih-i far
uscire gal entrare : gel-i introdurre ; a-qān io conosco : i-qin io
conobbi ; ḍah dire : imper. ḍeh da *ḍah-i, pret. í-ḍi da *í-ḍih-i
io dissi (ma yi-ḍāh-e-n essi dissero).

Ceceno lerig per *larig = Thusch lark orecchio, balda gen.
beld-iṅ labbro, hara pl. horuš questo, wad-ar pres. wod-u aor.
wedd-e correre.

654. Quando la vocale che ha cagionato l'Umlaut è scomparsa,
il fenomeno prende l'aspetto di Ablaut, come in Somali ḍah : ḍeh,
Cec. wāχ-ar : aor. wēχ-na vivere, Inglese man : men. I processi
dell'epentesi e dell'assimilazione vocalica ci aiutano a comprendere
uno dei fenomeni fonetici più oscuri, quale è appunto quello
del vero Ablaut.

Di questo noi vogliamo trattare ora con l'ampiezza che esige
la grande importanza e difficoltà del problema.

655. Il fenomeno della variazione o apofonia qualitativa e :o
si trova in tutte le lingue indoeuropee ed ebbe origine nel periodo
anteriore allo scioglimento dell'unità etnico-linguistica. Esso ha
591luogo tanto in sillabe radicali, come ped- : pod- piede, quanto in
sillabe tematiche, come Greco ῥητήρ e ῥήτωρ.

A priori si possono fare quattro supposizioni per spiegare il
fenomeno. Noi possiamo pensare 1° che ambedue le vocali siano
primitive, 2° che ambedue derivino da un'altra, 3° che e derivi
da o, 4° che o derivi da e.

Nel primo caso si tratterebbe di forme parallele, non però del
tipo speciale che si ha nei raddoppiamenti come Santali leng-long
lungo. Si potrebbe pensare ad un fenomeno di polarità, ritenendo
che in origine ped- significasse ‘piede piccolo’ e pod- ‘piede
grande’, § 297. Il Mangiu ha bet-χe ‘piede umano’ e fat-χa
‘piede d'animale, zampa’. Nessuno, che io sappia, ha tentato di
spiegare in questo modo il fenomeno ; e in ogni caso una spiegazione
simile sarebbe inapplicabile nelle forme della flessione.

La seconda ipotesi è quella sostenuta finché si credette che
e o non fossero altro che diversi colorimenti della vocale primitiva
a. Ma ora sappiamo che il proto-Indoeuropeo possedeva a e o ;
e in ogni modo non veniva spiegato l'apparire della medesima
vocale in triplice forma.

Che e derivi da o non fu sostenuto da nessuno. Contro tale
ipotesi secondo B. de Courtenay, IF. IV 53, sta il fatto che esiste
anche un o che non alterna punto con e e che rimase invariato
nelle identiche condizioni in cui, in altre parole, si ha e ; per es.
Lat. onus di fronte a genus.

Ultima resta l'ipotesi che o alternante con e derivi da questo.
G. Meyer per primo attribuì all'accento musicale il mutamento
di e in o (KZ. XXIV), seguito da Mahlow nel 1879 e da Fick nel
1880, e Moeller espresse pure un'opinione simile. Brugmann e
altri l'accolsero in parte e non senza riserve, Osthoff, Prellwitz,
Kretschmer e B. de Courtenay la combatterono. In tempi più
recenti l'ipotesi fu sostenuta da Hirt e da Güntert, i quali vi
apportarono modificazioni.

In generale si riteneva che é di tono alto si fosse mutato in
ò di tono basso nella sillaba che seguiva immediatamente quella
che portava l'accento principale.

656. Kretschmer, combattendo nel 1891 tale ipotesi (KZ. XXXI),
notava che essa era fondata principalmente sui seguenti fatti.

1° Sostantivi greci come δοτήρ e δώτωρ, ἀνήο e ἀγήνωρ. Il
Kretschmer vi opponeva i nomi di parentela come μήτηρ.

2° Composti greci di φρήν, come ἄ-φρων, εὔ-φρων. Ma abbiamo
viceversa παρα-βλώψ e κατῶ-βλεψ, inoltre πολύν-ρρηψ ‘che possiede
molte pecore’, onde ci aspetteremmo *πολύ-φρηψ ‘che possiede
592molto senno’ invece di πολύ-φρων, se pure -φρων non vale ‘pensante’,
cfr. ψώρ e κλώψ rubante, βλώψ guardante (qui Kretschrner
coglieva giusto, cfr. πσλλὰ φρονέων).

3° Nominativo dei temi in -s, come ψευδές n. menzognero :
ψεῦδος n. menzogna. Ma si noti da una parte πλήρης coi composti
come τριήρης, ἀμφήκης, εὐώδης, dall'altra αἰδώς ed ἠώς con acc. αἰῶ
da *αἰϜόσα accanto ad avv. αἰές.

Si aggiunga che i temi in -n non seguono la regola di quelli
in -r, cfr. da una parte ἔρσην, τέρην, dall'altra χιών, ἀγών, τελαμών.
La vocale o era in origine propria del nominativo, come si vede
dalle forme come Lat. Aniō gen. Aniēnis, homo gen. homin-is =
Got. guma gen. gumin-s, Lit. akmúo gen. akmen-s pietra, a. Slavo
kamy gen. kamen-e id. Nel Lituano tutti i nominativi di questo
tipo hanno l'accento su l'ultima, cfr. in Greco χεῖμα : χειμών. I
nomi d'agente seguivano in origine la norma dei temi in -r, cfr.
Sanscrito dātā dans : dātā dator (similmente in età preistorica
δώτω-ρ e δοτή-ρ).

Nel verbo l'ipotesi è lungi dall'avverarsi : φέρ-ο-μεv con o,
φέρ-ε-τε con e, ecc. Infine essa non serve a spiegare il vocalismo
nelle sillabe radicali come οἶδα, φλόξ.

Kretschmer osservava giustamente che il vocalismo varia
secondo certe categorie morfologiche
, qualunque sia la
posizione dell'accento ; che se in alcuni casi si nota una correlazione,
ciò dipende dal fatto che le cause regolanti il vocalismo
e quelle regolanti l'accento sono venute a coincidere. E giustamente
ancora egli concludeva col qualificare come « uralt » il
fenomeno della variazione vocalica qualitativa.

Ma poiché Kretschrner accenna vagamente all'ipotesi che in
un lontano stadio isolante le parole-radici possano aver espresso
certe sfumature di significato mediante varie intonazioni (come
nel Cinese), dalle quali sarebbe sorto il coloramento in a e o di
un'unica vocale, conforme alle vedute di Scherer, Verner e G.
Meyer, osserverò che siffatto sistema di intonazioni, il quale naturalmente
non avrebbe niente a che fare con l'accentuazione sviluppatasi
nel periodo della flessione, non gioverebbe a spiegare
l'apofonia qualitativa. Tutt'altro. Nel Tibetano il presente ã-ges
‘spaccare’ con e è di tono basso, l'imperativo khos con o è di
tono alto. Proprio l'opposto di quel che vorrebbe la teoria.

657. Per Baudouin de Courtenay, IF. IV 1894, la inverosimiglianza
del fattore addotto per spiegare l'alternazione e :o sta
nel fatto che niente di simile si osserva nei periodi storici in cui
il controllo è possibile ; cosa del tutto chiara dal punto di vista
593della fisiologia dei suoni, poiché e ed o non differiscono necessariamente
per intensità o altezza di tono. Nei vari dialetti del
Russo grande trovasi e mutato in o in sillabe toniche o atone,
per es. ńos egli portò, ńoslá ella portò, ńem muto : ńomój il
muto ; ma qui il mutamento fu cagionato dal carattere non palatale
della consonante seguente : davanti a consonante palatale e
rimase invariato tanto in sillaba tonica quanto in sillaba atona.

Fenomeni analoghi egli trova in altre lingue slave. Comune
al Latino e allo Slavo è il mutamento di ev in ov, per es. novus,
novŭ. E il latino fornisce altri esempi, come volo con l velare
di fronte a velit con l palatale.

Un tentativo però di spiegare in modo simile l'alternazione
e : o del proto-Indoeuropeo è appena accennato.

658. Hirt si mostrò propenso ad accettare l'ipotesi del de
Courtenay per spiegare la vocale o non alternante con e davanti
a labiale, per es. φέρομεv, mentre nei casi come πατήρ : ἀπάτωρ
nessuna influenza può avere la consonante finale (Der indog. Akzent,
327). Quanto all'accento, egli nega che nella sillaba immediatamente
dopo la tonica posasse un accento secondario, che anzi
quella sarebbe stata la più debole. Perciò i casi come γένος sarebbero
inesplicabili. L'accento secondario si trovava invece nei composti,
come φρήν : ἄ-φρών, πατήρ : ἀ-πάτωρ per *ἄ-πατὼρ. Qui l'accento
secondario sarebbe un'attenuazione del principale nella parola
semplice. Lo Hirt non si dissimula che in molti casi siffatta spiegazione
non regge, e che in altri bisogna ricorrere a ipotesi,
per es. che il Greco ποδ- sia sorto primieramente in composti
quali δί-ποδ- (IF. X 1899). Hirt poi aggiunse un'altra causa, cioè
lo spostarsi dell'accento, come in δώτωρ accanto a δοτήρ.

Posteriormente Hirt riprese in esame il problema (IF. XXXII,
1913) confermando l'opinione che o sia sorto dall'accento secondario.
Alla nasale m viene attribuita un'influenza nei casi in cui
formi sillaba con la vocale precedente (λύκον, ἔφερον). Quanto al
tipo γένος, si rimette in onore l'antica ipotesi che si tratti di
composti con es- essere : γέν-ὸς. Ma non giova seguire oltre l'autore
nella serie delle ipotesi.

659. Più recentemente si occupò del problema Güntert (IF.
XXXVII, 1916-17). Anch'egli fa dipendere dall'accento la variazione
vocalica del tipo φρήν : ἄ-φρων (questo sembra essere il cavallo
di battaglia). Per spiegare la contraddizione che si osserva nei casi
come δί-φρο-ς ed εὔ-φορο-ς, γί-γνο-μαι e γέ-γονα, cioè ora dileguo
della vocale e ora mutamento in o, ammette che quello sia avvenuto
in un periodo molto antico in cui prevaleva l'accento espiratorio,
594e questo in un periodo posteriore in cui prevaleva l'accento
musicale.

Di nuovo, oltre al principio cronologico accennato ora, Güntert
ammette il cambiamento di e in o in casi come πέμπω : πομπή,
σκέπη : σκοπή.

In conclusione, il mutamento dié in ò sarebbe avvenuto durante
il periodo d'accentuazione musicale per lo spostarsi dell'accento
di una sillaba verso la fine o verso il principio della parola.

Güntert non tien conto del valore morfologico dell'alternazione
e : o, e arbitrariamente ritiene che esso sia sempre di origine
secondaria. Di fronte a δυσ-μήτωρ sta δυσ-μήτηρ, ed egli osserva
che il mutamento ha luogo soltanto quando il composto ha carattere
di aggettivo, non di sostantivo. Benissimo : ma bisognava
spiegare il perchè di questo fatto così importante, in cui rientra
anche il famoso esempio φρήν : ἄ-φρων.

Ma l'obiezione principale che si può muovere alla teoria di
Güntert è la seguente : nel periodo in cui nacque γί-γνο-μαι anche
*γέ-γενα doveva diventare *γέ-γνα, da cui è impossibile venire al
reale γέ-γονα.

Si aggiunga che Güntert non può spiegare le innumerevoli
eccezioni alla sua regola, come ψόρος, se non ricorrendo a un
cumulo di supposizioni arbitrarie. Tanto meno gli riesce di spiegare
i monosillabi come ποδ- piede.

660. In U. (1905, pag. 62), riferito il giudizio del Brugmann
che l'origine dell'apofonia costituisca un problema in prima linea
fonetico, non morfologico-semasiologico, io l'accettai per quel che
riguarda la variazione quantitativa e una parte della qualitativa
(casi come φρήν : ἄ-φρων), però affermai che i casi come φώρ φόρος
ψορός φορά
non sono spiegabili con l'accento, ma rappresentano
un fenomeno antichissimo che ha riscontro nel Camitosemitico e
Tibetano. Fra Indoeuropeo ed Egizio io stabilii questo parallelo :

I. méne : I. me-móne =. Eg. méne : Eg. men-mōne

Con Eg. mēn rimanente (Ebr. āmēn stabile, fermo, saldo, vero)
confrontai μένω, con Eg. mōn rimanere confrontai μονή. E ricordai
che la vocale caratteristica dell' imperativo (= infinito o nome
d'azione) nei verbi transitivi è o nell'Egizio, Semitico e Tibetano :
Eg. ĕsmón stabilisci, Sem. ĕḳtól uccidi, Tib. khos spacca.

Nella prima appendice di U. (197-204) esaminai a parte il
difficile problema della variazione vocalica camitosemitica, che
H. Grimme aveva tentato nel 1902 di spiegare col tono (anche
Brockelmann, Grundriss I 1908, pag. 73, è propenso ad attribuire
595all'accento il variare della prima vocale in i̯á-qtul : i̯u-qáttil e
il variare del tema in i̯á-qutul o i̯á-qitil da qatal-). Al tono io
ammisi che si dovesse attribuire una parte delle alternanze, quelle
del tipo mēn : mōn (pag. 201), e ciò in considerazione dei casi
come Tib. zo mangia ! : ma za non mangiare ! (cfr. Afar u-búl
guarda ! : mā-bal-ín non guardare !). Ma in generale allora io
propendeva a spiegare la variazione vocalica semitica supponendo
che i temi triconsonantici si fossero modellati sui biconsonantici,
nei quali sono comuni i suffisi vocalici. Infatti la vocale variabile
si trova quasi sempre dopo la seconda consonante radicale, cioè
occupa quel posto che nelle antiche radici biconsonantiche era
occupato dai suffissi vocalici. Si sarebbe dunque trattato di un
fenomeno di analogia, per es. Zuawa a-bg|a|s ‘cintura’ da e-bges
‘cingersi’ come Mzab a-rz-a ‘rottura’ da e-rz rompere. Similmente
si potrebbe spiegare nel Tamasceq il plurale di a-mnis
‘cammello da carico’ su quello di a-nub-i bastardo :

sg. a-nub-i : pl. i-nub-a = sg. a-mn|i|s : pl. i-mn|a|s

Tuttavia in questo modo non si possono spiegare tutte le forme,
e bisogna cercare in altra direzione.

661. Nel mio lavoro « Sulla origine delle consonanti enfatiche
nel Semitico » (1911) considerai come un fenomeno morfologico
la triplice variazione e : a : o dell'Egizio, Indoeuropeo e Tibetano,
i : a : u del Semitico (pagg. 22-26). Quanto all'Indoeuropeo, la
necessità di aggiungere ad e : o anche a appare evidente dai casi
come Lat. patḗ-re (Osco patensins aperient, Greco πατά-νη padella),
tacḗ-re, manḗ-re, Greco μανῆ-ναι, δαρῆ-ναι. Ora noi abbiamo :

1. Bantu (Sumbwa) i-mana rimanere —Arabo ʻa-mana id.
— Lat. manḗ-re, Arm. mna- rimanere.

2. Bantu (Sumbwa) i-mēne perf. — Egizio mēn, mēne-, Arabo
ʻa-mina e a-mina, Ebr. ā-mēn — Greco μένε.

Cfr. anche col Bantu ẹneme perfetto di ẹnama sich neigen
l'Indoeuropeo e Tibetano nem-, nem-nem-. Il'perfetto bantu può
essere considerato come un presente di stato. L'opposizione pres.
a : perf. e, che nel Bantu ha un'origine chiarissima (§ 42), trovasi
anche nel Camitosemitico, per es. Tamasceq i̯e-lkam sequitur :
perf. i̯e-lkem, Saho cong. pres. a-ktāb-ō : perf. i-ktib-ē. Nell'Indoeuropeo
è rappresentata da casi come Lat. frango, fragilis : perf.
frēgī, Got. brēk-um (cfr. Sumbwa palaga : perf. palege couper en
tranches). Ma tracce si trovano anche altrove, per es. Finn. kīni
fest, Est. kēn gekäste milch, cfr. Assiro i-kān : perf. kēn firmus,
firmus est, formato come Tabwa kana : perf. kēne negare.596

Il Bantu dunque palesa chiaramente l'origine dell'alternazione
a : e non solo nei verbi derivati trisillabi, ma anche in una parte
dei verbi bisillabi (Enf. 23).

662. Resta da spiegare o. Nei verbi derivati trovasi anche
questa vocale nel Bantu come caratteristica dell'intensivo. Usando
lo schema semitico abbiamo per i verbi transitivi in -la la forma
semplice qata-la col suo perfetto qate-le, la forma « relativa »
qate-la e la forma intensiva qato-la (pag. 34). Abbiamo qui evidentemente
i tre temi ben noti del Semitico, qata-la, qati-la e
qatu-la. Ma nei verbi semplici bisillabi o di regola non compare.
Un caso speciale è lo-lo accanto a la-la : perf. le-le dormire,
Less. 280. Notevolissimo, ma isolato, è il caso seguente :

tableau sotho | hlanya | se hérisser | hlong | hérisson | wolof | sanya-ra-l | sunye-l

Nell'Ewe spalten : abspalten, he zienen : ho ausziehen,
tsé querliegen : tsó id., kreuzen, hineintun : id.

In generale si può dire che il Bantu non ha forme come Eg.
mōn e Greco μονή. Però la vocale caratteristica o si trova
come finale
nel tipo -mano ‘il rimanere’. Questa evidentemente
è la forma primitiva e da máno per il tramite di *máon
si ebbe mōn. Qui la metatesi o epentesi cagionò il mutamento
qualitativo della vocale radicale, mentre un processo simile nei
tipi mana, e meno avrebbe lasciato inalterata la vocale :

máno > máon > mōn
mána > máan > mānméne > méen > mēn

663. La vocale fondamentale è dunque a, mentre e ed o riflettono
la qualità della vocale finale originaria. Daremo alcuni esempi
di varie categorie grammaticali.

Genere. — Il Quara ha šēn ‘sorella’ per *šain da *šan-i
— Bilin žān-ī id. Lo -i è il suffisso del femminile che nel Quara
si è internato cagionando il mutamento della vocale.

Numero. — Nel Begia ʼōr ‘ragazzo, figlio’ fa al plurale ʼar.
Evidentemente ʼōr sta per ʼar-o, forma che corrisponde al Nama
gār-o- giovanetto, Hausa yar-o pl. yar-a ragazzo, cfr. anche Nuba
gar figlio, Ufiomi gár-i-ma, III Udo γar id., tutte forme con a
radicale. Similmente dōf ‘carne arrostita’ per *daof da *daf-o ;
pl. daf-a, inoltre mōk ‘collo’ per *maok (anche mág-e = Copto
makh) : pl. mák-a. Invece mēk ‘asino’, che fa al plurale mak,
sta per *maik da *mak-i.597

Nel Copto l'internamento o epentesi delle vocali finali è evidente,
per es. anaš giuramento : pl. anauš per *anaš-u.

Perfino nel Kotto del fiume Jenissei si trovano fenomeni simili,
per es. ēg ‘capra’ per *aig (= Greco αἰγ-) da *ag-i : pl. ag.

Caso. — Nel Thusch dal tema dak- ‘cuore’ si forma il nom.
dok che sta per *daok da dak-o conservato nell'inessivo dak-o-ḥ,.
Similmente da bath- ‘luna’ si forma il nom. buth da *bath-u,
e la stessa cosa deve essere avvenuta nel Copto a-bot, e-bot mese.
Sappiamo già che nel Thusch le epentesi sono frequentissime, per
es. mauχ̇ nom. da maχ̇u- rasoio. La differenza sta solo in questo,
che qui la contrazione di au in o non è avvenuta come nel caso
precedente, che rappresenta un fenomeno assai più antico.

Verbo. — Ma gli esempi più notevoli e abbondanti si hanno
nel verbo e nei nomi verbali. Perciò esamineremo le forme verbali
di alcune lingue molto importanti sotto questo rispetto.

664. Nel Dinka una cinquantina di verbi con a nel presente
mutano questa vocale in o nel perfetto (cfr. l'Indoeuropeo). Negli
esempi che seguono ometto il prefisso či- del perfetto.

dàk dòk sciogliere, dal dòl ridere, deridere, dàm dòm afferrare,
gal gol cominciare, γal γol tossire, singhiozzare, γat γòt
grattare, raschiare, kàr kòr cercare, indagare, laǧ loǧ scegliere,
làk lôk lavare, lavarsi, mal muòl rimanere, màl mòl partorire,
mâl môl non volere, mâr môr perdere, nak nòk uccidere, nàk
nók
appendere, pal p(u)òl cessare, piaǧ piòǧ mondare, puaǧ puòǧ
id., riaǧ riòǧ guastare, tan tòn bussare, picchiare, tar tor ferire,
cozzare, vtar vtòr trafiggere.

Una decina di verbi ha invece e al perfetto, per es. ṅuàt
ṅuèt
russare, tuń per *tuań : tuèń correre insieme, bar bèr allungarsi,
dak dek denodare (: dak dòk sciogliere).

Rarissimi e probabilmente errati sono gli esempi di distribuzione
inversa, come čen čan abitare, kòt kât fuggire.

Importa poi notare espressamente che molti verbi conservano
a anche nel perfetto o lo modificano leggermente, come kap o
kab capere, láp làp lambire.

Nel Suk una cinquantina di verbi con a radicale hanno e nel
presente (cfr. l'Indoeuropeo) e altrettanti hanno o. Negli esempi
ometto i prefissi e i suffissi (-an, talvolta -ei) del presente.

čām čôm whisper, iyam iyom dry, karial koriol dazzle, lany
lony
ascend, māl môl plaster huts, nanagh nonogh bind round,
nyar nyor damage, spoil, rang rong send, rapač ropoč box ears,
rial riol gleame, tap top join, tiag tiôg undo, tiagh tiogh untie,
tiam tiom measure, wany wony cease, stop.598

čam čem accept, čikan čiken be awake, iyar iyer look for,
kar ker close, cover, kas kes nap, kasan kesen carry on back,
lan len say, mar mer chase, pal pel bake, roast, par per strike,
kill, rat ret bind, tie, tamas temes be drunk, wagh wegh fear.

Qui i verbi che conservano inalterata la vocale a sono soltanto
sei.

Nel Nandi i verbi con a (118) hanno sempre o nel presente.
Negli esempi che seguono ometto i prefissi e suffissi del presente.

am om eat, čam čom love, kas kos hear, listen, feel, i-as os
multiply, i-lalany lolony heat, i-nyal nyol look, i-pat pot cultivate,
i-tar tor call, la lo carry on the back, lač loč burn, mal
mol
daub, imbrattare, nap nop sew, pai poi feed a child, give
to eat, pal pol dig, dish, par-par : por-por rub, sa so beseech,
sai-sai : soi-soi beseech prevently, sal sol paint, ta to bind round,
tal tol catch, wat wot scarify, yat yot unfasten.

665. La prima cosa da osservare è che del medesimo verbo
si hanno spesso tre forme, talvolta anche nella medesima lingua
(come Dinka dak, perf. dek e dok sciogliere).

Dinka nàm perf. či-nam prendere, abbrancare, Suk nam pres.
o-nem-an to catch, grasp, hold, Nandi nam pres. a-nom-e to
seize, hold — Suk lat pres. let, Nandi lat pres. lot castrare —
Suk rat pres. ret, Nandi rat pres. rot legare — Suk wal pres.
wel, Nandi wal pres. wol cambiare — Suk pan pres. pen, Nandi
pan pres. pon esercitare la magia — Suk kań pres. keń, Nandi
kań pres. koń aspettare.

Le vocali finali che cagionarono il mutamento di a radicale
in e oppure o sono conservate nel Scilluk, in cui secondo Westermann
il presente termina sempre in -o, onde si spiega senz'altro
il presente caratterizzato da o nel Suk e Nandi. Il Scilluk ha
ya māg-o io prendo (Gang mak-o), e di qui si possono spiegare le
forme Dinka muok pres., Bari mok = Teda muk, mentre Anywak
mak = Nuba māg- hanno semplicemente perduto la vocale finale.

Ed ecco ora alcuni raffronti che dimostrano come siano antiche
e diffuse le alternazioni di cui ci occupiamo.

Dinka nak perf. nok uccidere, nek perf. nok patire, Nuer nakh
uccidere, Scilluk nāgo uccidere, ledere, estinguere, Quara naγ
ledere = I Atjülo naγ battere, Berbero neḳḳ necare, intens. nuγ
da *noγ : Lat. necā-re, nocē-re, Less. 324 — Dinka kār perf.
kōr cercare, indagare, kōr (dal perfetto) cercare, volere : Kanuri
kōre- fragen, Copto S. kōr-š precari, III Lazo kor- cercare, V
Sirj. kor-kor- pregare, kor-ś- pregare, cercare : V Magiaro kēr-
pregare, VII Figi kere id., Giav. kere mendicare : IX Tupi e-kâr
599cercare ; Less. 55 — Suk nam pres. nem, Nandi nam pres. nom
prendere, tenere afferrato : Barea nem prendere, afferrare, Indoeur.
nem- prendere (perf. nom-) : VII Mundari name ricevere, ecc.,
Less. 328 — Nandi pai pres. poi nutrire : Indoeur. pā-, pi-, prob.
pōi- nutrire, Andam. 2 , Ulawa pi-pi nutrire,

666. Nel Copto una classe assai numerosa di verbi biconsonantici
presenta un'alternazione ō : ē opp. o : e, per es.

tableau sciogliere | bōl | bol- | bel- | bēl

Con pēt : pōt correre cfr. Lat. peto, impetus, Greco ποτή volo,
ποτάομαι e πωτάομαι svolazzare ; con čēp : čōp cfr. Lat. cēpī, Greco
κώπη manubrio. — I verbi in -i fanno alla maniera seguente :

tableau partorire | misi | mas- | mes- | mosi

Nello stato assoluto il primo i è un riflesso del secondo, presso
a poco come nell'Avestico miryeite ‘egli muore’ e nel Lituano
spiri-ù. Con phori cfr. Hausa fúrē fiore, Less. 362. È poi interessante
notare come alle forme del qualificativo mosi, phosi, ecc.,
si avvicinino le forme indoeuropee come Lat. moneo, Greco ψορέω,
a. Slavo loži-ti porre.

In questa classe compare a nello stato pronominale, cfr. Greco
χαίρω accanto a δείρω e δαρῆναι. Del resto a (atono) è frequente
negli aggettivi verbali, come wam-snof ‘mangiante sangue’, da
wōm, wem mangiare.

I verbi di tre consonanti fanno come kōlp pron. kolp-, constr.
kelp-, qual. kolp rubare (cfr. Lat. clepo, Greco κλοπή, κλώψ).

I verbi intransitivi hanno spostamento della vocale, per es.
hloǧ diventar dolce, qual. holǧ esser dolce, hlēǧe dolcezza ; hroš,
qual. horš pesante (Afar ʻolūs e ʻulūs). A hko per *hkor ‘aver
fame’ corrisponde III Lazo škor-, mentre al qualificativo hoker
corrisponde a. Ted. hungar, VIII Dimasa hukhri, Garo okhri.

Infine le forme con raddoppiamento come sol-sel qual. sel-sōl
consolare (cfr. Lat. sōlū-rī, Tib. sel- : imper. sol cure), s-kor-ker
qual. s-ker-kōr rotolare, tor-ter qual. ter-tōr trafiggere (Dinka
tar perf. tor), hanno molteplici corrispondenze altrove.600

667. Nel Tibetano la forma fondamentale del verbo è il perfetto.
Quando la vocale di questo è a, la vocale caratteristica
dell'imperativo è o, quella del presente ora e e ora o (cfr. il
Suk), talvolta anche a.

tableau presente | perf. | fut. | imper. | impedire ã-geg-s | b-kag | d-gag | khog | coprire | spaccare | gettare | udire | affidare | dare | predire | leccare | filare

Per o dell'imperativo si noti zo mangia ! da *za-o (cfr. ma za
non mangiare !) = Murmi ča-u > dialetti Khambu čo. Altri imperativi
simili sono Gurung lag-o vieni !, Bhramu sāt-o uccidi !,
Lepcia matta-o fa !, ecc. Sono forme antichissime che hanno
riscontro in molte altre lingue, per esempio I Suaheli ndjo-o =
Nyamwezi nzag-u vieni !, Itumba ko-o = VIII Thaksya kha-u id.,
Nama mĩ-o dis donc !

Un suffisso esteriormente identico forma un participio presente :
Kanawari bī-ō going. Di qui le forme del presente come Khambu
ker-o battere, Kanawari zā-o mangiare. Nel Tibetano il suffisso
si è internato : pres. g-son da *g-sáon per *g-san-o, cfr. il perfetto
g-san. Il processo è identico a quello delle lingue nilotiche.

Il Tibetano da s-krag-pa temere (= Ebr. ḥārag ecc.) forma
s-krog-pa spaventare, propr. ‘far paura’, da *krág-o > *kráog
‘paura’ = Birm. krauk temere. La radice in origine significava
‘trepidare’ e a s-krag-, s-krog- corrisponde a. Ted. s-krëkk-ôn
schrecken, verbo forte e quindi in origine con alternazione completa
a : e o.

Con kal- ‘filare’ concorda il Greco κάλα-ϑο-ς cesto (‘intrecciato’),
mentre a khol si collega il Lat. colus rocca, conocchia,
e il Greco κλώ-ϑω, κλώ-σκω da *kolo- filare.

Si noti infine la concordanza fra il Tib. kheb- : khob coprire
e il Copto kēp : kōp nascondere.

668. E basti per la fonologia quanto abbiamo fin qui esposto,
poiché molte altre cose spettano piuttosto alla morfologia.601

Noi possiamo stabilire le seguenti conclusioni.

1. La variazione a : e o nella sillaba radicale è un fenomeno
antichissimo comune a molti gruppi linguistici, che non può essere
in alcun modo spiegato come puramente fonetico e dipendente
dall'accento.

2. Il fenomeno è invece morfologico e fonetico nello stesso
tempo. Morfologico in quanto fu causato da preesistenti vocali
finali primitive, le quali avevano una loro speciale funzione morfologica.
Fonetico in quanto le dette vocali finali penetrarono nel
corpo della parola fondendosi con la vocale radicale a, o comunque
modificandone la qualità.

3. Nel Bantu il fenomeno fonetico non si manifesta ancora,
poiché l'alternazione a : e come in ẹma-na perf. ẹme-ne si spiega
col fatto che ciascun termine del composto subì la modificazione
morfologica (il perfetto deriva da *ẹma-i na-i). Naturalmente
anche maneo : μένω si spiega allo stesso modo, mentre ben diversa
è l'origine di men- pensare = Bantu manya, Less. 432. Anche
nel caso di Eg. pa-d, Indoeur. pe-d e po-d ‘piede’ non è necessario
ammettere l'azione di preesistenti vocali finali, poiché in
moltissime lingue troviamo forme senza l'elemento -d, cioè pa
donde pa-i > pe e pa-u > po.

4. Fuori della sillaba radicale il fenomeno è puramente morfologico
e non si devono ammettere epentesi di vocali ; per es.

tableau semitico | kalb-u-n | kalb-i-n | kalb-a-n | indoeur. | akm-ō-n | akm-e-n | akm-a-n

Di ciò nella Morfologia. Qui voglio ancora per ultimo avvertire
che non sempre i fenomeni di apofonia qualitativa provengono da
epentesi di vocali : da man-i si può pervenire a men o per il
tramite di men-i (assimilazione) o per il tramite di main (epentesi).
Ma gli effetti sono i medesimi e in ambedue i casi i si riflette
sulla vocale precedente
. Questo è il punto essenziale. I
fenomeni di « Ablaut » e di « Umlaut » non sono in ultima analisi
così diversi come si potrebbe credere.

Le consonanti

669. La prima questione generale che dobbiamo porre intorno
alle consonanti riguarda la distinzione delle esplosive sorde e
sonore con le loro derivazioni. E intendiamo parlare specialmente
delle iniziali.602

In tutti i gruppi linguistici si trovano le sorde in ogni posizione,
mentre in non poche lingue le sonore o mancano totalmente
o non occorrono in principio di parola. In parecchie lingue dell'Oceania
e dell'America settentrionale sembra esservi confusione
tra sorde e sonore.

Data l'importanza del problema, noi lo abbiamo già esaminato
anche nella parte speciale. In alcuni casi si può dimostrare che
le sonore iniziali preesistevano e che furono mutate in sorde per
un processo di « Lautverschiebung » simile a quello per cui nel
Germanico e nell'Armeno le medie si mutarono in tenui (Indoeur.
g d b > Germ. e Ann. k t p). In altri casi subentrano delle
spiranti e b può essere rappresentato da w e d da l o r. Infine
si possono avere per nasalizzazione ṅ n m.

La tendenza a sostituire le forti k t p alle leni g d b in
principio di parola, specialmente in sillaba accentata, si comprende ;
come pure si comprende il processo inverso quando si
tratta di sillaba atona (Pron. 350 seg.).

670. Qui vogliamo indagare se la distinzione tra sorde e sonore
si possa far risalire fino ai primordi del linguaggio. In Less. io
mi sforzai di tener distinte le due serie. Se esaminiamo le parole
date con g- (pag. 141-201), troviamo un accordo spesso molto
esteso nell'uso della sonora, ma non generale. Invece d- (o l'equivalente
l-) si trova rappresentato da t- solo di rado e in pochi
gruppi linguistici. Anche b- alterna più spesso con w- o m- che
con p-, come pare.

Evidentemente la distinzione delle sorde e sonore iniziali risale
ad epoca remotissima, ma non si può sostenere che essa sia primordiale.
Troppi sono i casi di equivalenza fra le une e le altre
in parole diffusissime.

Una causa di confusione dobbiamo riconoscere nelle forme con
raddoppiamento. Un primitivo titi va soggetto a mutarsi in tidi
per sonorizzazione del t intervocalico, e da tidi per assimilazione
si passa facilmente a didi. Questo è realmente avvenuto, come
si può vedere dalle tre serie che faccio seguire.

I Kami Hehe titu nero, oscuro, Koro tetu-re nero, Kum teto,
Koama Bagb. teta-ng Mbarike tita-ng notte ; Eregba u-tsutsu
Mand. suto notte ; Congo dii-tuti, Kimbundu di-tuta ombra — II
Sandawe tutu sonnolenza (cfr. tu-e notte, Nama turu oscuro) —
VII Kubiri titi-po oscurità — IX Kechua tuta notte.

I Mende teli-ngo nero, Bayong tidu-g notte — II Berb. tili,
Bari tili-mö-t, Wand. tšil-kō ombra (cfr. Basco i-tsal id.) — IX
Tunica téli-a shadow > soul.603

I Yor. didu e dudu nero (o-ruru notte), Atakpame dadu nero,
verde ; a-lele sera, Ebe didi nero ; Teke-F. i-dzil ombra, Kimbundu
n-dele ombra > spirito — II Scilcha i-dilli nero, Bongo dill,
Arabo ẓill ombra, Bagr. n-džili id. ; Bagr. n-dere, Hausa dele,
Sem. lail(i) notte — VI Andam. Bea ot-lere Bale ot-lari shadow,
Bongu didī-be oscuro — VII N. Guinea 28 didi-bala, 29, 32, 33
didi-bala oscurità, 24 i-dedu-ba, 25 dedu-ri, 26 dudu-bila id.,
28 didi-palena nero ; Bauro didi ombra — IX Mosquitos lili-a
shadow ; Lule lailo notte.

La medesima oscillazione si estese alle forme che perdettero
il raddoppiamento e alle numerose forme derivate (specialmente
con -ma), come si può vedere in Less. 224 seg. e 292 segg.

671. Ma l'oscillazione si produsse anche senza che fosse determinata
da raddoppiamento. Si notino le due serie seguenti significanti
‘sterco’.

pi. — I Ewe sporcizia, sterco, Ga escrementi — II
Hausa findi escr., Begia findo mist (: aṇḍo escr.), Galla fandṓ,
Somali fán-to e fal-to escr., Scilluk fyelo Dinka pel cacare ;
Nandi pie-k escr. — III Udo phein mist — IV Greco πίνο-ς
sporcizia, Arm. phin sterco ; Got. fani kot — V Juraco pal-ka id.
— VI Drav. sterco ; Tamil pani mist, Austr. 208 po-pan escr. ;
Tamil pakku Tel. pāku dirt (= Kotto phago schmutz) — IX
Colorado pẹ, Bororo pe, Pomo pa escrementi.

bi. — I Bantu -bi mist, crottes ; Ci bini escr., Fan m-vin,
Duala m-bindo sporcizia = Mossi bindu escr., Atjülo beno, ecc.
— II Kunama a-binga. cosa puzzolente (I Ci e-bing escr.) — VI
Papua : Sungumana bi kot, Bongu escrementi.

Moltissimi altri esempi si possono vedere scorrendo il Lessico.

Io credo che siffatte oscillazioni risalgano ai primordi del
linguaggio umano. Più tardi sorse nei parlanti la coscienza della
differenza tra le esplosive sorde e sonore, e le forme si fissarono
con la sorda o con la sonora pur rimanendo in grandissima copia
i doppioni.

Noi dunque possiamo domandarci col Codrington se l'attuale
oscillazione, ove si trova, sia da considerarsi come il proseguimento
di uno stato di cose primitivo, o come una perdita di
esattezza nell'articolazione e nella percezione dei suoni (§505).

672. Se il modo dell'articolazione andò soggetto a tale oscillazione,
il luogo rimase in generale costante, poiché non si danno
mutamenti spontanei da una serie all'altra. Quelli che si potrebbero
citare sono apparenti, come kw > p (tramite kp, § 387).
Dalla serie labiale non si passa alle altre due (salvo i casi come
604p > f χ nel Tunguso, § 470) nè viceversa, e solo le serie
gutturale e dentale sembrano avere qualche affinità tra loro.
Esempi di t > k abbiamo trovato in lingue maleopolinesiache
(§506, e si può aggiungere il Ciam). Alcuni esempi si trovano
pure nei linguaggi dei pigmei della grande foresta del Congo :
-karo tre, Ku-mbutti ba-kwa = Tonga ba-tua pigmei, mo-ku
per *mo-tu uomo. Invece k > t è frequente, ma per il tramite
di č (). A ogni modo va ricordato che accanto a ki ‘pidocchio’
universalmente diffuso si trova ti, te id., quasi altrettanto diffuso,
Less. 12 e 221.

Fenomeni comuni alle tre serie sono la spirantizzazione, ossia
passaggio da esplosiva a spirante con frequente dileguo totale,
la palatalizzazione e labializzazione e la nasalizzazione. Di questi
abbiamo già trattato. Daremo ora uno sguardo generale alle serie
gutturale e dentale, segnalando qualche fenomeno che non abbiamo
ancora esaminato.

673. Nella serie gutturale richiedono la nostra attenzione le
laringali semitiche (v. Enf. 8-12).

1. Lo ʼ (aleph, hamza) non ha alcun valore etimologico in
principio di parola, come ʼab padre. Non iniziale può essere inorganico,
come in Arabo máʼan- per *mána, Less. 432 ; oppure
può essere una riduzione di gutturale, come nel Geez ṭeʼ-ṭūʼ bene
dispositus > rectus, Indoeur. dhē- da *dheʼe- porre, fare, V Eston.
tege- fare, Finn. teʼe-n io faccio (Less. 208 segg., ove le forme
senza la gutturale sono frequenti anche altrove).

2. Lo ʻ (cioè ʻain) si trova davanti a vocale primitiva o opp.
u, talvolta a. Nei gruppi III, IV e V generalmente scompare, ma
altrove si conserva la gutturale primitiva.

Arabo ʻamija it was obscure, he was blind, III Chürk. amqw-
dur. umq- trübe werden, IV Sanscr. an-dhá- oscuro, cieco, Lat.
umbra da *oms-rā, a. Ted. amsa-lā merlo, VIII Cinese ām, ōm
oscuro (Khamti hōm ombra), II Kunama umm-ā oscurità — I Pul
guma essere cieco ; cfr. II Arabo γumma obscurus fuit, γammāi
tenebrae, obscuritas novae lunae, III Georg. γame notte.

3. La laringale sta a χ come ʻ sta a γ. Per l'origine si
noti la serie seguente (Less. 117).

Arabo ḥan-ḥana propensus, misericors fuit, ḥanna, id., ḥanā
amoris affectione propensus fuit, IV a. Ted. unna gönnen — Begia
kehan perf. a-khan essere amico, amare, Saho kahan imper.
e-khḗn amare, aver caro (cfr. Serer kahańan jaloux da hańan
jalouser), III Kürino khan amare, desiderare, IV Av. čana-h-
desiderio, perf. ča-kana, VII Mon čhān amare.605

Sem. salaḥ = Mon salaḥ mandar via, Less. 256 ; Sem. baraḥ
= Mon blaḥ, to escape, Less. 400.

4. Interessante è h. In forme pronominali come sembra
essere primitivo, § 275. Ebraico da * egli = Begia
articolo maschile, Ebr. da * essa.

Moeller ha dimostrato che allo h mediano semitico corrisponde
nell'Indoeuropeo. Questa importantissima corrispondenza si spiega
nel modo seguente. Già in molte lingue bantu la sillaba primitiva
gi si riduce a ji > i, talv. hi. Nel pre-Semitico gi si ridusse a
ji, donde hi, mentre nell'Indoeuropeo da gi > ji si ebbe i. Anche
nel Mongolo gi dopo vocale si muta in ji, e mutamenti simili sono
molto diffusi anche altrove, come dimostrano i seguenti esempi.

Luna. — II Ufiomi šehḗo, Sem. šahr da *kägir (cfr. Dinka
čjēr, Bari kasiri, Suk kogel per *kol-gel stella) luna — IV Germ.
s-kīra- chiaro — VI Isole del Capo York kisai per *kisari =
Narrinyeri nord kačera luna — VII Palaung kiarr, Nicobari kahē
da *kahēr, Hin kasai per *kasari, Pen. di Malacca kačil luna —
IX Gr. Arawak kasiri > kaire, kḗri, ecc., luna, Aimarà ʻhairi
luna nuova (: Arabo šahr luna nova).

Risplendere. — II Arabo ẓāhi-r da *ḍēhi-r conspicuus —
III Georg. dγe giorno — IV Indoeur. dei- da *deji- risplendere,
a. Ind. diyāu-, Lat. diē-s, ecc. — VI Andam. 6 die 7 diu sole,
6 diya 7 diwu luce del giorno — VII Utanata djauw sole.

Bocca. — II Nuba agil bocca, Ebr. ōhel *porta > tenda,
casa, Arabo ahl famiglia, gente — V Mongolo ajil, Tar. eγil,
dialetti turchi aγl, Altai ail villaggio di tende. Si aggiunga il
Kotto agel > ajel id.

Nel Vogulo K. varga-m io faccio : vari egli fa, vari-nä voi
fate. In queste e in altre forme simili si ha g quando immediatamente
precede o segue una vocale, in caso contrario i ; cfr.
anche jäni, tema jänge-, molto. Con var-g-, var-i- (Ostj. ver-
fare) cfr. Greco ἔρδω da *wer-gi-ō io faccio. Nel Vogulo N. doppie
forme come tārgē-m e tāriē-m io tremo (Ostj. N. toryjy- e torī-
zittern), kärrg- e kärri- murren ; Budenz, Alaktan pag. 40.

674. La serie dentale è la più ricca di variazioni. Oltre alle
frequentissime corrispondenze t = r e d = l abbiamo r = s(z)
e r = l. La questione più importante è di sapere se alle variazioni
della serie dentale prenda parte anche la nasale n direttamente,
cioè senza il tramite della nasalizzazione. Un primo esame
della questione fu fatto da me in Num. 443 segg. Ora possiamo
fondarci sul passaggio di -l o -r in -n che abbiamo osservato
nei gruppi VII e VIII, cercando di estendere lo sguardo ancora
606più lontano. Ed ecco che ci si presenta il fatto straordinario che
ciascuna delle forme assunte dalla medesima parola in quei gruppi
ha riscontro altrove.

Legna. — Müöng 11 kur legna da ardere : I Munsci i-kor,
Padebu kora bosco, II Somali ḳor legna, dial. ḳori pezzo di legno,
Nuba koir da *kori legna, albero, III Agul kur albero, VI Elema
kora albero, ecc., Less. 33.

Müöng 9 kun legna da ardere : I Bantu -kọni, Bute kon id.,
II Nandi kweni- legna da ardere, IV Lat. i-gni-, a. Slavo o-gnĭ
Russo o-gónĭ fuoco, VI Austr. 82 koonni-a, 83 keni, 163 n-goon
= Tasm. n-gune fuoco, IX Eschimo i-gne-k, e-kno-k, gr. Athapaska
kone fuoco, Zimshian kon legna da ardere, ecc., Less. 34.

Müöng e Tonch. kūy legna da ardere : I Nalu n-koi bosco,
Likpe kui albero, gr. Mande howi, koai legna, Bantu -kwi legna
da ardere, II Nuba M. koi id., albero, VI Tasm. gui legna, IX
Tonkawa kué legna ; Less. 32.

Pelle. — Meithei ul da *vul : VI Tamil uri, Mabuiag pura,
Austr. 37 pula, 38 polla, 84 pilli, Tugeri pōre, IV Lat. pelli-s,
IX Jagan a-pala, Alakaluf a-pule — Cepang pūn, Cin sett. wūn
mer. u-ün, Lushei a-vūn, Kami a-hūn : VI Papua 44 u-buna.

Per ‘uccello’ v. Less. 448. E poiché in moltissime altre parole
avviene la stessa cosa (perfino le forme VII Müöng kal o kar,
kan, Touch. gai cantare del gallo, § 512, hanno ciascuna corrispondenze
altrove : Pul kan-, Indoeur. kan- cantare del gallo, poi
Less. 179 seg.), io ne deduco che in tempi remotissimi vigevano
in fine di parola le alternazioni delle sillabe li o ri con ni.

Anche la corrispondenza r = γ (risp. g o h), che abbiamo
trovato nei gruppi VII, VIII e IX, è molto diffusa e probabilmente
trascende in parte i limiti dei singoli gruppi. Nel Berbero, in
prossimità di consonanti velarizzate, allo r di alcuni dialetti corrisponde
r velare (> y) di altri, per esempio azeggwar : Snus
azuġġwaγ rosso. Nell'Egizio molto spesso r si è mutato in laringale.
Nel Basco spesso r = g, h, per es. argizari e argizagi
luna, iruzki e iguzki sole, ziri : lab. zihi pflock. Mutamenti simili
anche in lingue caucasiche.

A pag. 403 abbiamo visto che al Mangiu falangu ‘handfläche’
corrisponde con elisione della liquida tra le due vocali uguali il
Gold. pańga e Tung. hanga id. = Samojedo peang, pheng flache
hand. Ma di qui non si può separare l'Indoeuropeo penkue 5 =
Indocinese pangu, pengu, ecc., Num. 430. Se ne deduce che -l-
tra vocali uguali potè elidersi in tempi remotissimi. La liquida
trovasi però conservata anche in VIII Miri pilingo- 5 e altrove.607

Circa l'esclusione delle liquide r l dal principio della parola
v. « Di alcune antichissime alternazioni fonetiche ».

Conclusione

675. Il sistema fonetico primitivo è presso a poco quello che
fu già da me determinato in U. 34 e 209 :

tableau a | i | u | e | o | k | g | t | d | l | p | b | n | m

In questo sistema mancano completamente le spiranti, compreso
s. Già abbiamo visto che s manca tuttora in lingue di molti
gruppi. Le liquide r l assumono spesso la funzione di spiranti
rispetto a t d, ma non hanno un'esistenza autonoma. Nelle interiezioni
e nei dimostrativi h può risalire al sistema primitivo.

Il quale non è costruito a priori. Esso risulta dall'esame
comparativo di tutti i sistemi fonetici, dallo studio delle corrispondenze
e dalla storia dell'evoluzione dei suoni. Il sistema dei
gruppi linguistici I, VI e VII si conservò semplice, poco allontanandosi
dal primitivo, invece nei gruppi II (in parte) e III si
giunse ad una notevole ricchezza di suoni differenziati dai primitivi.
Negli altri gruppi il differenziamento fu assai meno copioso.

676. Alcuni invece, partendo da considerazioni a priori, imaginarono
che il sistema primitivo dovesse essere assai ricco.

Dice lo Sweet : « That primitive language must bave had a
large number of sounds to build up its words with, is evident
from the consideration that man in his pre-articulate stage was
a hunter, and therefore must have been skilled in decoying wild
animals by imitating their cries » (History of Language, 35).
No certamente. Il linguaggio pre-articolato doveva comprendere
pochissimi suoni, e anche nei primordi del linguaggio articolato
questi non poterono essere numerosi. Si pensi ai faticosi acquisti
della favella infantile.

Georg von der Gabelentz, invece, non crede che si possa attribuire
alle più antiche fasi del linguaggio umano un sistema fonetico
semplice sull'analogia del linguaggio infantile. L'uomo primitivo
cercava di imitare i suoni della natura : « das Rauschen,
Zischen, Spritzen und Summen, das um ihn her ertönte, lehrte
ihn die š, s, ž, z anwenden … » (Sprachw. 314). Una confutazione
di codeste fantasticherie sembra essere superflua, poiché la nostra
608indagine e lo studio dei fatti ci ha condotto a risultati diametralmente
opposti.

677. Molti mutamenti fonetici anche di carattere insolito sono
comuni a più gruppi linguistici e appartengono probabilmente a
stadi antichissimi, anteriori all'individuazione dei gruppi stessi.
Di ciò abbiamo visto già non pochi esempi. In particolare è interessante
sotto questo rispetto la genesi dei nuovi suoni, tra i
quali s e r (non iniziale) devono considerarsi come i più antichi.

Resta dunque confermato che anche per determinare il grado
di parentela linguistica si può ricorrere con vantaggio alla fonologia.
Il trattamento delle consonanti finali non esplosive è un
chiaro indizio di stretta affinità fra i gruppi VII e VIII, mentre
i fenomeni di nasalizzazione e labializzazione congiungono tra loro
gl'idiomi dei Negri oceanici con quelli dei Negri africani.609

Morfologia

Il raddoppiamento

678. Un caso speciale di composizione si ha quando una parola
si compone con se stessa, cioè si raddoppia. Il raddoppiamento
(o reduplicazione) proviene dalla ripetizione totale o parziale della
parola, ossia è integro o incompleto. Nel secondo caso può essere
iniziale, medio o finale, e la parte abbreviata può assumere
l'aspetto di prefisso, infisso o suffisso.

Quantunque il raddoppiamento sia un processo semplicissimo
e veramente primordiale, pure non è allo stesso modo comune in
tutti i gruppi linguistici, e in taluni anzi è relativamente raro,
come nel Caucasico e Uraloaltaico. Noi esamineremo di preferenza
quelle forme di raddoppiamento che per il loro carattere speciale
e per la loro diffusione hanno grande importanza.

Del raddoppiamento, considerato come una delle formazioni
linguistiche più importanti, trattò già il Pott nel 1862, illustrando
il processo in idiomi di ogni parte del globo. Recentemente (1917)
Brandstetter studiò il fenomeno della reduplicazione nelle lingue
indiane (dell'America), indonesiane e indoeuropee.

679. Intorno alla funzione del raddoppiamento basteranno pochi
cenni. Per le lingue indoeuropee Brugmann, Kurze vergl. Gramm.
286, distingue tre motivi principali : 1° l'onomatopea, come nel
Greco πιππίζω e Lat. ululāre; 2° l'iterazione, continuazione, intensificazione
ecc., come nel Sanscr. divḗ-divē ‘giorno per giorno’
e Lat. quis-quis ; 3° l'affetto o sentimento eccitato, come nel
Sanscr. píba-piba bevi bevi ! e prīyás-prīyas carissimo.611

Al raddoppiamento vanno soggette tutte le parole primitive.
Ciò avviene spesso nelle interiezioni, per es. Greco πα-παῖ, VII
Maañan (Indonesia) pa-pai. Il fenomeno è frequentissimo anche
nelle voci dimostrative, per es. Bantu pa-pa Eg. p-fʼ qui, Bantu
mu-mu III Tabass. mu-mu qui, II Bari ni-ni id., Dinka tu-tui
là, V Ostjaco I. te-tte qui : to-tta là = Aino te-da qui : toa-da
là, VII Bisajra di-di qui, Samoa le-le là ; Indoeur. so-s m., to-t
o to-d n., IX Tlatskanai te-té questo ; Ott. ti-ti io, sa-s tu f.
(Pron. 18), Bantu ne-ne io, we-we tu.

Nelle voci verbali, data la loro origine onomatopeica, il processo
presenta il massimo sviluppo e si estende ai nomi deverbali,
per es. Lat. mur-mur come Sanscr. dar-dar- ‘stracciare’, Greco
τέ-τανο-ς come δέ-δορκα, Lat. qui-squiliae con raddoppiamento in i
come in si-sto, Greco ὀπ-ωπή ‘sguardo’ come perf. ὄπ-ωπα.

Nel verbo il raddoppiamento indica generalmente intensità o
frequenza, ma può avere anche altre funzioni. In VII Giav. aṅ-rapu
acquetare : aṅ-ra-rapu tentare di acquetare, IX Kwakiutl dōkwa
rotolare : dā-dōkwa ‘tentar di rotolare’ il significato è conativo,
mentre nel Sanscr. ǧi-ǧńā-s- ‘desiderare di riconoscere’ si ha un
affine significato desiderativo. Notevole il significato causativo in
casi come Kunama fura fuggire : fu-fura scacciare, § 64.

Comunissimo è il raddoppiamento negli aggettivi. Ecco una
piccola serie di esempi.

I-II Wandala ném-nemē pesante, dém-demē schwerfällig (demā
grande), Maba fa-fáda sottile, raro, sa-sála sterile, deserto ;
Assiro dan-dannu potente, Arabo ṣum-a-ṣim energico, gur-ā-gir
beone, ṣur-ṣūr grande — III Chürkila qir-qir avaro — IV Sanscr.
ba-bhrú n. bruno, Lat. me-mor — V Jacutico čar-čar incessante
— VI Miriam gebi-gebi freddo (processo frequentissimo in lingue
papuane e australiane, § 96) — VII Khmer wĭl-wăl indeciso,
Annam. bì-bì pesante, Semang bed-bod caro ; Buli bu-bulaṅ bianco,
ka-kalu rosso, Madurese tĕp-tĕp saldo, Mota ma-tol-tol. thick,
§121 — VIII Siam ngo-ngo tordu, ngom-gom courbé, Bahing
bubu-m bianco, keke-m nero, lala-m rosso — IX Maidu lak-lak
rosso, dal-dal bianco, Miwok kai-kai amaro, § 225.

Una funzione importantissima del raddoppiamento è quella di
formare il plurale, § 322 segg. Anche il verbum plurale è formato
spessissimo per mezzo del raddoppiamento. Nell'Indoeuropeo il
raddoppiamento forma anche il tempo perfetto e in lingue indocinesi
il tempo passato.

680. Passando ora ad esaminare le principali forme del raddoppiamento,
daremo anzitutto esempi di raddoppiamento totale.612

Cafro teta parlare : teta teta ciarlare, hamba andare : hamba
hamba
correre qua e là, vagare — Pedi opa bussare : opa opa
bussare spesso, βola parlare : βola βola ciarlare — Suaheli kata
tagliare : kata kata tagliuzzare, meka splendere : meka meka
brillare — Herero para grattare : para para andar grattando,
kanda muoversi : kanda kanda sgambettare — Pongwe kamba
parlare : kamba-gamba parlare abitualmente.

Kafa wāḳe battere : wāḳ-wāḳe bastonare, kár-kare litigare
continuamente — Bilin bir esser caldo : bir-bir ardere, läb cadere :
läb-läb vacillare, Chamir mir-mir indagare — Somali bṓd-bōd
far dei salti, tún-tun batter più colpi, kar-kar tremare, Galla
mur-mur tagliuzzare — Afar duk tastare : duk-duk tastarsi scambievolmente,
Saho ḍaḥ parlare : ḍaḥ-ḍaḥ ciarlare — Berbero
(Uargla) t-keš-keš scuoter forte (tipo raro) — Copto ber-ber bollire,
Eg. hm-hm = Arabo ham-ham- ruggire — Ar. gar-gara
sorbire, inghiottire, gridar forte, Aram, gar-gēr bere avidamente,
Geez guar-guara V mormorare.

Georg. kav-kav- abbaiare, hur-kuri bisbigliare, kac̣-kac̣i digrignare
i denti — Avaro ḳanc̣- saltare : ḳanc̣-ḳánc̣- far dei salti,
boṣ-bóṣ- prendere, gar-gár discorso ; Udo gyz-gyz- sorridere, č̣ur-č̣ur-
increspare.

Sanscr. ǧaṅ-ghan- da han- colpire, dar-dar- da dar- spaccare,
rompere, Lat. mur-muro, ecc.

Osm. javaš javaš, Aitai ahkyr akhyr lento, Mangiu gilta gilta
splendente.

Papua : 18, 20-22 muru-muru oscurità, 9 kupi-kupi id., 44
guri-guri seppellire, 45 gora-gora, 4 qal-qal scavare, Toaripi
terai terai constantly going, Bongu γale-γale battere ripetutamente,
ecc. — Tamil minu-minu- to glitter, veḷu-veḷu- to whiten,
mura-mura- to murmur, muṇa-muṇa to mutter.

Makassar pala interrogare : pala pala interrogare spesso,
djama tastare : djama djama tastare un poco ; Samoa tala parlare :
tata tala ciarlare, gridare ; Figi kere pregare : kere kere
mendicare — Khmer krŭy-krŭy lentamente.

Aimol a-yong-yongā venendo venendo.

Zimshian gīš : plur. giš-gīš Unrecht thun, haš : plur. haš-hāš
cane — Aimarà wara-wara stella.

681. Frequente è anche il raddoppiamento iniziale (prefisso).

Suaheli taga camminare : ta-taga oltrepassare, gota klopfen :
go-gota zerklopfen, tora ritzen : to-tora stechen, puta battere :
pu-puta bastonare ben bene (per altri esempi v. Z. für afr. und
oc. Sprachen, II 263), Pedi χlo-χlora abschütteln, ši-šinya schütten.
613Si noti però che il Bantu tetema e tọtọma ‘tremare’ non va
analizzato in tale maniera, poiché contiene un suffisso -ma (Less.
212). — Suaheli enda e en-enda andare.

Kunama fūra andarsene : fu-fūra scacciare, guarire : ba-bō
sanare — Chamir gi-geb impedire, ti-tek scaturire gorgogliando,
Quara be-ber ardere, dä-däb maltrattare ; Begia bir volare : ba-ber
svolazzare, kehan amare : ke-khan passare da un amore all'altro,
gŭhar rubare : gŭ-gŭhar andar rubando ; Somali go-gol distendere,
sa-sab essere amichevole, Galla kut tagliare : ku-kut recidere,
a-dem andare : de-dem vagare — Assiro ba-bālu portare, Amh.
ča-čāra scrivere male (tipo raro nel Semitico).

Udo ku-kub-sun mucksen, gu-guph-sun summen, tu-tuph-sun
tremare, lo-lob-sun einlullen. — Basco go-gor = Nuba ko-gor duro.

Greco δέ-δορκα, πέ-πηγα, Lat. pe-pigī — Greco γί-γνο-μαι, Lat.
gi-gno — Greco ἐν-εγκ-εῖν.

Bongu balaṅ- parlare : ba-balaṅ- ciarlare, batit- tirare : babatit-
tirar forte, γaue nuovo : γa-γaue nuovissimo, Kai ko-kopo
nero, Hatzf. wu-wul farfalla, ka-karo granchio, 18-22 pa-pare
luna, 89 bu-bura vento, 23 du-dura freddo.

Maori inu bere : i-inu tracannare, Tonga nofo abitare : no-nofo
abitare insieme con qualcuno, horo correre : ho-horo gareggiare
con qlc. nella corsa — Dayak sanaṅ tranquillo: sa-sanaṅ tranquillissimo,
a. Giav. tu-tuk bocca.

Ciaudangsi ku-kor-ta he carried off, syu-syung-tu I bave done
(Byangsi si-syung-ta did).

Zimshian gīak pl. gi-gīak comperare, dūlaχ pl. da-dālaχ parlare
con qlc., algiaχ pl. al-algiaχ parlare ; Maidu tsū-tsuk acido.

Il primo termine può risultare anche bisillabo, per es. Ibanag
turak scrivere : tura-turak andar scrivendo, Dayak sana-sanaṅ
tranquillissimo. Cfr. anche le forme come Sanscr. vár-vart- da
vart- vertere, Somali dab-dábar, VII Masar. res-reseh fürwahr,
IX Nass mīt-mītku pieni.

682. Molto meno frequente è il raddoppiamento finale (suffisso).
Se la base è biconsonantica, la consonante che si ripete può essere
la prima o la seconda.

1. La prima forma (‘gebrochene Reduplication’) è rara nel
Semitico, per es. Ar. ḳali-ḳa essere mosso, vacillare (cfr. ḳal-ḳala),
Aram, šm-š pa. servire = Copto šem-še (cfr. Ar. sum-ā-sim veloce,
Eg. šm andare). Fra le lingue caucasiche il Kürino ha degli imperativi
come qurú-q asciuga, χurú-χ intreccia, e il Lak delle
forme verbali iterative come šana-ša- da šana- dormire, kana-ka-
da kana- mangiare. Si noti anche Chürk. šini-š verde (Thusch
614sein da seni verde, blu, cfr. Slavo sinĭ blu scuro), kum-k leggero,
c̣ir-c̣ locusta, gal-ga albero, γaw-γa lite, Lak γal-γa colloquio
(Avaro gal- parlare), ecc. Per l'Indoeuropeo si possono citare le
forme come Greco μορ-μώ spauracchio (μόρ-μορο-ς paura), Lat.
bal-b- in balbus, Lit. mùr-m-iu mormoro. Il Giavanese antico ha
kuṅ-ku (Kawi) ‘rotondo’ accanto a kuṅ-kuṅ anello.

2. La seconda forma è frequente nel Camitosemitico. Ecco
una serie di esempi (v. anche § 323).

Begia dir uccidere : der-ir uccidere un dopo l'altro, ḍib
nascondere : ḍeb-ib nascondere un dopo l'altro, luw fare un giro :
luw-uw voltarsi spesso e in fretta, rigirarsi — Galla but-ut
stracciare, dug-ug astergere, has-ās lisp ; Somali kar-ir tremare
(kar-kar id.), ḳan-in mordere, for-ar chinarsi, bél-el fiammeggiare
(bél-bel id.) — Bilin fäk-äk aprire, bäd-äd separare — Afar
wad-ad da wad restaurare, salvare.

Egizio km-om diventar nero (Copto kame nero).

Nel Semitico forme come Ebr. sāb-áb, Ar. kar-ár-, con frequente
parallelismo coi ‘quadrilitteri’ come Ar. kar-kar-. Di qui
le forme con la seconda consonante geminata : Arabo karra da
*kárara, Ebr. sṓbb-ī, Ass. šall-ā-ta. Similmente nel Berbero :
Scilcha zerr da zer vedere, Zuawa neḳḳ da e-nγ uccidere, zeṭṭ
da e-zḍ tessere, Ahaggar sall da e-sel intendere. Cfr. anche Afar
wadd accanto a wad-ad, Somali dill vagare : Bilin däl-äl y id.
Tali raddoppiamenti sono però in parte d'altra origine.

Fra le lingue caucasiche il Kürino ha degli imperativi come
χ̇uqú-q taci, ǧaqú-q mastica, ḳhusú-s dormi, gatú-t bussa. Per
l'Indoeuropeo si possono citare le forme come Sanscr. arp-ip- e
Greco ἐρυκ-ακ- da ἐρύκω trattengo.

3. Se la base ha più di due consonanti, nella seconda parte
possono ripetersi le due ultime.

Ebr. sĕḥar-ḥar batter forte (del cuore), ḥŏmar-mar essere
rosso, Geez aḥmal-mala verdeggiare, anṣaf-ṣafa versare a gocce
— Copto krem-rem brontolare — Tamasceq ebγen-γen nasiller,
heden-den bégayer — Bilin wuliḳ muoversi : wuliḳ-liḳ muoversi
qua e là, Somali bílig glänzen : bilíg-lig glitzern.

683. Da basi triconsonantiche le lingue cuscitiche e neoetiopiche
formano dei derivati ripetendo la seconda consonante.

Bilin akikib raccogliere con cura (cfr. Chamir akeb-kib da
akeb raccogliere), šäräf rompere : šäräräf sminuzzare, habābar
mescolar bene ; Quara sababar spaventarsi assai ; Saho badal
cambiare : badadal far commercio di scambio, hadeg andarsene :
hadedeg scappare in fretta — Amh. sabābbara fare a pezzi.615

Evidentemente šäräräf sta per *šäräf-räf e questo per *šäräf-šäräf.
Il tipo šäräräf è poi interessante per spiegare la genesi
del tipo intensivo semitico ḳattal, che in parte deriva da *ḳatatal
come riconobbe già Halévy (non da *ḳa-ḳtal come voleva Sütterlin).
Il Berbero ha ḳettel, Ahaggar ḳattel : Zuawa e-kmez :
kemmez grattare, Ahaggar e-ldeš : laddeš essere stanco. Di questa
forma vi sono tracce anche nell'Egizio.

684. Le forme che assumono le voci infantili per ‘padre’ e
‘madre’ ci rivelano un tipo antichissimo di raddoppiamento, di
cui credo di poter dimostrare la grande diffusione. Ho già osservato
che a-pa è un raddoppiamento virtuale corrispondente a
pa-pa (§ 274), e si può forse dire che appa sta a pappa come
(Gius)eppe sta a Peppe. Comunque, ecco una serie di esempi in
cui la vocale iniziale tien luogo del raddoppiamento.

Bantu lẹ-, Bulu e Jaunde di = Sudan. di mangiare, Less.
285 — Sudan. di-di mangiare, Berb. e-de-d mordere — Indoeur.
e-de, Mongolo e-de, i-de mangiare.

Ewe ḍo leccare, succhiare, Fan lo- mordere — Ewe ḍu-ḍo
leccare ; Scilluk dō-do leccare, succhiare, Mongolo do-lo- leccare
— Indoeur. o-do- mordere, mangiare, Less. 296.

Pul li-l-, Saho ḍi-ḷī = Galla ḍi-ḍī mandare — Mongolo i-le-
id. (forma comune i-lege-, cfr. Lit. í-lga- lungo).

Eafeng di, Magiaro rī- piangere, Less. 284 — Bantu lẹ-l-,
forme comuni li-l-, ri-r-, ecc., Nandi ri-r- id. — Kanuri yi-rë-,
Berb. e-r- piangere, Somali í-l-mo lacrima.

Bari da-ra affaticarsi = Maleop. da-ra (anche ra-ra e la-ra)
pena, dolore, travaglio, Indoeur. da-ra in Greco δρᾶ-μα azione,
Lit. dár-ba- lavoro — Indoeur. a-ra in a. Ted. ara-beit lavoro,
cfr. Arabo ari-ba suscepit agendum.

Bantu-Sudanese ku- morire, uccidere, Less. 68 — Mangiu
ga-ku- morire — Finnico hu-kka- perdere : hu-khu- perire (cfr.
Sandawe kʼwa e hu-kʼwa uccidere), Mongolo ü-kü- perire.

Nel Less. si possono vedere le forme ko e o-ko vomitare
(pag. 79), Bagrima o-kkwō macinare = Begia hū-g (166 seg.),
Indoeuropeo o-kw- vedere (164), ecc.

Probabilmente il fenomeno qui esaminato spiega l'armonia
dei prefissi vocalici con la vocale del tema, di cui abbiamo fatto
cenno nel § 62 (v. anche § 122). Anche nelle lingue papuane i
prefissi vocalici armonizzano di regola con la prima vocale del
tema, specialmente con o ed u, per es. 38 o-gobi testa, 10 o-bo
acqua, 43 o-go id., 31 o-rogo venire, 44 u-buna pelle, ma anche
45 i-ti mangiare, i-di bere, 35 i-pisi morire, ecc.616

685. Molto frequente è la variazione vocalica fra il primo e
secondo termine.

Copto s-kór-ker trans. ‘rotolare’, cfr. Arabo imper. kár-kir
volta (invece Copto s-kér-ker intr. ‘rotolarsi’, Ebraico kir-kḗr
subsiluit, saltavit, Nuba M. ker-ker tremare) ; noh-neh scuotere,
invece neh-nūh per *neh-nṓh = Geez neḥ-nūḥ concussus —
Ebr. ḥar-ḥūr ‘ardore della febbre’, ecc.

Georgiano baga-bugi klopfen (Hausa bug- battere).

Greco γέ-γονα, κέ-κραγα, ecc., ἐδ-ωδή cibo, Lat. me-mor formato
su di un perfetto *me-morī.

Magiaro darab pezzo : dirib-darab pezzettini, ropog krachen :
ripeg-ropog öfters krachen, dobog pochen : dibeg-dobog öfters
pochen. — Jacutico tiäri tāry durcheinander, drunter und drüber.

Papua : Bogadjim gir-ger polvere, Miriam ker-kar nuovo,
ad-ud cattivo, wat-wet secco, gar-ger acuto, Kai se-soka grande,
34 kere-kare rosso (32 kori-kā iti.), 9 ge-gur,pelle, 5 ka-kir
freddo, 29 ve-voto piede (30 veto id.).

Saltai K. pel-pṓl scintilla (cfr. Slavo pe-pelŭ, po-pelŭ cenere,
Cecho plá-pol fiamma, Less. 200), ne-nói adultero, uel-uál tourner,
gel-gúl sedere, ge-gí febbre, pet-púd caro (Sömang bed-bód id.),
čäd-čúd coltivare, Semang tem-tóm cintura delle donne, tel-tíl
distendere, lĕ-lād freccia — Santali leng-long lungo, alapʼ olopʼ
stupido, alatʼ olotʼ confuso, sciocco, čang-čung compiere, digo-dogo
pigro, ḍab-ḍub auf einmal sinken — Khmer wĭl-wăl indeciso,
ńĭm-ńiēm sorridere, Annamito tum-tim id., húp-háp humer —
Malese giṅ-gang mundharmonika, Giav. tuku comperare : tĕ-túku
comperare questo o quello, Dayak ka-kupo farfalla (altrove kupu-kupu,
tipo comune kis-kas da kis e lip-lap da lap.

Siamese glüen-glon être dépecé, glon-glên remuer, vam-vêm
lampeggia.

Zimshian waš pl. wiš-waš veste, laup pl. lip-laup pietra, zap
pl. zip-zap bauen, okš pl. ak-okš cadere ; Nass ōl pl. al-ṓl orso,
qōs pl. qīs-qṓs saltare, dēs pl. dis-dḗs battere.

Come si vede, in molti casi il primo termine è più debole
del secondo, che porta l'accento principale ; perciò la prima vocale
suole avere minor quantità di suono (a ne ha la maggiore).

686. Fra il primo e il secondo termine può esservi anche
variazione consonantica, come nel Malese bapa padre (cfr. Beppe).
Essa costituisce un fatto fonetico, non morfologico, per es. Greco
τί-ϑη-μι, Sanscr. ǧa-gāda. Nei gruppi II, IV e VII abbiamo trovato
da-ra ‘penare, affaticarsi’ (§ 684), e il primitivo te-te ‘tremare’
si mutò generalmente in te-re, Less. 212.617

Una variazione consonantica molto interessante si trova in
forme raddoppiate di lingue appartenenti ai gruppi VII e VIII,
quando in luogo delle esplosive finali del secondo termine subentrano
le corrispondenti nasali nel primo termine, o viceversa ;
per es. Khmer ʻēk-ʻēṅ inutile, βăt-βēn piétiner, Annam. văṅ-văk
briller, thoăn-thoăt lestement, hūm-hūp gonfie, Siam, vāβ-vām
lampo (cfr. vām-vêm lampeggia).

687. Fra i due termini del raddoppiamento può trovarsi una
vocale, che per lo più è a oppure i.

1. Nell'Arabo si trovano degli aggettivi con -a- oppure -ā-,
per es. ṣum-a-ṣim energico, ḍum-a-ḍim valoroso, sum-ā-sim veloce,
gul-ā-gil ardito, gur-ā-gir beone ; cfr. Ebr. ḳĕl-ō-ḳēl misero.

Ponape (VII) rot-a-rot oscuro, pot-a-pot bianco.

Col tipo semitico sembra concordare quello del Sanscr. čar-ā-čará-
che corre lontano, ghan-ā-ghaná- che uccide facilmente ;
però resta ignota la qualità originaria dello ā. Nell'Armeno
abbiamo forme come mec-a-mec molto grande, č̣ar-a-č̣ar molto
cattivo, e si vuole che tale -a- sia identico a quello dei composti
come lus-a-vor *lucifero > chiaro, che però non fu ancora
spiegato in modo soddisfacente.

Io ritengo che le forme esaminate siano sorte presso a poco
come Franc. peu à peu è sorto da un raddoppiamento pari a It.
a poco a poco. Dunque Ponape pot-a-pot da *a-pot a-pot bianco
bianco. Il prefisso a- è quello dell'elativo arabo, per es. a-marru
— Lat. a-māro-, § 696.

2. Sanscrito bhar-ī-bhar- portare, nav-ī-nō- da nu- gridare,
sar-ī-sṛpá- strisciante ; Av. bōiwra- da *bha-i-bhra- battaglia ;
Greco πο-ι-πνύω sbuffo, πο-ι-φύσσω ansimo, μα-ι-μάω bramo furiosamente,
πα-ι-φάσσω guardo intorno fieramente, inoltre λα-ῖ-λαπturbine,
πα-ι-πάλη staubmehl.

Finnico se-i-so-, dial. se-i-s-ta- stare. Cfr. Indoeur. s-i-s-t(h)ā-
sistere,Ostjaco del Jenissei se-s-ta, § 542.

Iloco (VII) sim-i-sim ‘osservazione segreta’ accanto a sim-sim
‘prova, esame’. Hupa (IX) mil-i-mil accanto a mil-mil flauto.
In ambedue questi casi lo -i- potrebbe appartenere al primo termine.
Quanto al Kechua suma-i-sumaj ‘bellissimo’ si confronti
huarmi i huarmi eine Frau ja eine Frau = eine sehr grosse Frau.

Nelle formazioni verbali lo -i- ha un'origine analoga a quella
dello -a-, come dimostra il Masai. In questa lingua è frequentissimo
il prefisso verbale i-. Ora le forme raddoppiate sono non
soltanto come i-det i-det sognare, i-kit i-kit far solletico, ma anche
con omissione del primo i come mis-i-mis crescere rigogliosamente
618(di un albero), paš-i-paš verwöhnen, forme identiche a quelle
viste sopra.

688. Fra i due termini del raddoppiamento può trovarsi una
consonante.

1. Il caso più frequente è quello delle nasali. Quando queste
precedono altre consonanti, non sempre si può discernere se si
tratti di m o n originari. Premetto alcuni esempi in cui -m- è
fuori di dubbio.

Georgiano are-m-are intorno, qua e là, uzar-m-azar enorme,
grandissimo — Turco Osm. et m-et chair, viande, iskemle m-iskemle
chaise, Kirg. at m-at cavalli o simili animali.

Sull'analogia di simili forme ne sorsero numerose altre, in
cui la prima consonante nel secondo termine è sostituita da m.

Arabo hadir madir ciarlone, sciocco, šaδara maδara qua e
là, dispersamente, eg. sadāḥ madāḥ superficie piana ; Tña gezāʻ
mezāʻ
qualche cosa, gellāʻ mellāʻ di qualità scadente, čerāḥ merāḥ
cosa di niun valore ; Siriaco daiḳē maiḳē bagatelle — Georgiano
χili-mili frutta o sim. ; Udo kiri-miri schräg, kori-mori Windung
— Armeno sut mut falso — Turco Osm. toḳ moḳ sazio, Kirg.
sīr mīr vacche o sim., tuz muz sale o sim. — Mundari tara
mara
many.

Secondo Radloff, Phon. 279, il Kirg. at m-at sarebbe sorto
da at my at, con my particella interrogativa. Io identifico l'elemento
m- al Maleopolinesiaco e Australiano ma ‘e, con’, che ha
una parentela estesissima, per es. Aranda tära ma tära due e
due = quattro.

2. Sicuri esempi di -n- sono : Som. balá-n-bal unheil, bara-n-báro
blatta indica, bihí-n-bih geraunze, quindi anche kèli-n-kélo
solletico, kòro-n-hóro specie di cavalletta ; Tamasceq ebele-n-bel
se vautrer (quindi anche deme-n-demet se hâter).

3. In molti altri casi resta incerto se si tratti di m o n originari.
Il Bangu (Papua), per esempio, ha bori-m-bor vento (Austr.
94 wor-mora da *wora-m-bora), ma lo m potrebbe provenire
da n. Lo stesso dicasi dello Herero pa-m-baha ‘umhertappen,
betasten’ da paha cercare.

689. Nell'Indoeuropeo la sillaba di raddoppiamento esce spesso
in nasale, per es. Sanscrito čań-čūryatē accanto a čar-čarīti da
čar- muovere, dan-dahīti da dah- bruciare, Greco γαγ-γαλίζω
accanto a γαρ-γαλίζω faccio il solletico, τον-ϑορίζω. Anche nei
nomi : Sanscr. čań-čala- che si muove qua e là, Lat. can-cer, ecc.

Si ritiene comunemente che in questo tipo la nasale sia sorta
per dissimilazione da liquida e che poi si sia estesa per analogia.
619Sta però di fatto che questo tipo è straordinariamente diffuso,
come dimostrano i seguenti esempi.

Herero pam-baha (v. s.), Mosci ni̯-eni̯-eri e Senga ni̯-eni̯-ezi
accanto a Gogo ni̯-er-ezi e Thonga ni̯-el-eti (con ti per di) stella.

Hausa káṅ-kare accanto a kár-kare radieren, dán-daka zerstossen.
— Gobbu gin-klí accanto a Mangbattu kí-kili = Madi
Barambo Sandeh kíli-kíli rotondo.

Geez san-sal (anche Begia sín-sil, ma Ar. sil-sila-) catena,
ṣan-ṣal sistro ; Sir. zan-zel = zal-zel scuotere.

Georg. kan-kali tremito, c̣an-c̣ali, tan-tali — Basco kun-kur
o kon-kor (anche sun-kur) bucklig, ton-tor buckel, gipfel, sin-sur
gurgel, čin-čila (anche čin-čerri) klingel, gon-goilla tumeur.

Sangir (VII) dĕn-dila nome di un pesce, da dila lingua. —
Santali čon-čol inquieto, confuso, ǧan-ǧal angustia.

Kechua kon-kor Aimarà kon-kuru ginocchio.

Effettivamente sembra che la nasale provenga per dissimilazione
da liquida ; ma il mutamento deve risalire ad epoca antichissima,
e io lo metto in relazione col fenomeno osservato nei
gruppi VII e VIII, § 674.

690. Simile all'uso di -m- è l'uso di -p-, che si trova specialmente
nel Turco e Mongolo nonché nelle lingue Munda.

Turco a-p-ak bianchissimo, ka-p-kara nerissimo, sa-p-sary
molto giallo, ja-p-jakšy buonissimo ; Mongolo tsa-p-tsagan bianchissimo,
a-p-arigun purissimo, Burj. u-p-ulang molto rosso. Io
trovo questo tipo anche nel Finnico : tü-pö-tühjä del tutto vuoto,
tä-pö-täüsi pienissimo, ü-pö-üksinǟn del tutto solo. Cfr. inoltre
Magiaro ici-p-ici piccolissimo, icurka-p-icurka id., winzig ; poi
anche isolato pici id. (Votj. piči ‘piccolo’ accanto a iči ‘poco’,
Finn. pis-ku parvus, infantulus, poi Jacut. bïčï-kan piccolo, biči-kän
piccolissimo, Mong. biči-ken peu, petit) = II Agul pici o bici
(Dirr bic̣i) piccolo ; accanto alle quali forme ve ne sono altre con
m- (anche n-), Less. 24.

Nel Mundari gli aggettivi che denotano dimensioni formano
il superlativo inserendo un p dopo la prima vocale, che viene
poi ripetuta, per es. marang grande : ma-p-arang grandissimo,
džiling lungo : dži-p-iling lunghissimo, moto grosso : mo-p-oto
grossissimo. Probabilmente identico è il -p- che forma i verbi
reciproci, per es. Santali dal battere : da-p-al battersi a vicenda,
combattersi, getʼ tagliare : ge-p-etʼ tagliarsi a vicenda, daram
rec. da-p-ram, ecc.

Io considero questo elemento -p- come sinonimo di -m-, cfr.
Lake Hindmarsh (Australia) polleč pa kaiup due e uno = tre.620

691. Sulla analogia delle forme esaminate nei paragrafi 688
e 690 ne sorsero molte altre, oltre a quelle con m- già segnalate.
Si dicono parole gemelle o rimate.

Nell'Arabo il fenomeno (detto itbāʻ dai grammatici nazionali)
è molto frequente, specie con aggettivi. Esempi : šaiṭān laiṭān
satanasso, ʻaṭšān naṭšān molto assetato, gāʼiʻ nāʼiʻ molto affamato,
hasan basan bellissimo, ḳasīm wasīm id., χabīϑ nabīϑ infame ;
eg. ʻugar bugar difetti palesi e occulti, ecc. Ebr. tohū wa-bohū
vastum et vacuum.

Georgiano ač̣ia bač̣ia dummes Zeug.

Nel Magiaro il fenomeno delle parole gemelle (ikerszók) è
frequente e ben noto ; per es. tarka-barka bunt.

Khmer men-ten sincero, Annam. lùn-kùn nano, ecc.

692. Abbiamo visto come il Magiaro pici si sia isolato e reso
indipendente dalla combinazione ici-p-ici. Fatti simili si devono
essere prodotti spesso nelle fasi più antiche.

Il Mangiu ha adžige ‘piccolo’ e madžige ‘poco’. Molto verosimilmente
la seconda forma fu astratta da *adžige-m-adžige.

Il Greco ha μάλευ-ρο-ν accanto ad ἄλευ-ρο-ν farina di frumento.
Questo appartiene ad al- ‘pestare, macinare’, quello al sinonimo
mal-, cioè m-al-, come ho già affermato in Less. 455.

Formazioni nominali

Le classi del singolare

693. Le formazioni nominali comprendono le classi del nome
singolare e plurale e i casi (declinazione). Del genere, data la
sua importanza, tratteremo a parte, benché esso appartenga alla
categoria delle classi. Cominceremo dai prefissi vocalici che veramente
sono comuni al nome e al verbo.

I Prefissi vocalici

a

694. Nelle lingue sudanesi mediante a- si formano dei sostantivi
da verbi o aggettivi e degli aggettivi da verbi.

Ewe ḍu mordere : a-ḍu dente, fi rubare : a-fi topo, flu cianciare :
a-flu-i discorso — fu esser bianco : a-fu nebbia, bobo
esser molle : a-bobo lumaca, kpatsā ruvido : a-kpatsa scorza.621

Ci pere difendere : a-pere baluardo, ware sposare : a-ware
matrimonio, woro rauschen : a-woro cascata — wo esser gravida :
a-wo gravidanza, ketewa piccolo : a-ketewa nano.

Ga male mentire : a-male menzogna, be kneifen : a-bēle tenaglia,
wo partorire : a-wo genitrice.

Yoruba bo adorare : a-bo adoratore, bo ritornare : a-bo ritorno,
be interrogare : a-bere interrogatore.

Efik ta mangiare : a-ta il mangiare, bianga ingannare : a-bianga
inganno — fia essere pallido : a-fia pallido.

Ibo džu interrogare : a-džu interrogazione, fa sacrificare : a-fa
sacrifizio, ma sapere : a-ma testimonianza.

695. Nel Dinka e nel Kunama abbiamo le medesime formazioni
con frequenza di nomina agentis.

Dinka kuot legare : a-kut fascio, tjak creare : a-tjak creatore,
loi lavorare : a-loi lavoro, ljeb parlare : a-ljeb pronuncia — gout
adirarsi : a-got adirato, puol essere leggero : a-puol leggero, guom
pazientare : a-gum paziente.

Kunama fofa spumeggiare : á-fofa spuma, fa grasso ( ingrassare) :
a-fa pomata, lata puntura (late pungere) : a-lata spiedo,
nána canto : á-nana cantore, sana lavorare (lavoro) : a-sana lavoratore,
servitore — lab essere secco : á-laba secco, tu morire :
a-tuwa morto, bur essere ricco : a-bura ricco.

Nel Galla e Somali residui di a-, per es. Galla boru mattino :
a-boro primo mattino (Saho á-bori Afar á-buri crepuscolo), gudd
esser grande : a-gudu pollice, gab morir di fame : a-gabu digiuno,
a-ǧǧa cattivo ; Som. á-ḳri lettura, á-nkir avversione.

Nello Afar e Saho a- forma dei nomina actionis : Irob-Saho
a-gdāf l'uccidere, Saho a-bsā flatus ventris, Afar-S. a-bāḥ puzzo.

Nel Begia a- forma aggettivi che indicano qualità abituali e
permanenti, per es. ya morire : á-ya morto, tāb essere pieno (tib
riempire) : a-tāb riempito, pieno, a-gām stupido, a-māg cattivo.

Nel Berbero a- è frequente e forma dei nomina actionis, come
Mzab sitef introdurre : a-sitef introduzione. Identico è a- del verbo,
per es. Righ a-tef entrare : a-taf entrata, ingresso. Inoltre a- è
il prefisso più comune dei nomi concreti (plur. i-), per es. Scilcha
safu accendere : a-safu tizzone, a-tfil neve, Zuawa a-bgas cintura,
Tam. a-fud ginocchio, a-fus mano, a-šek albero.

Nell'Arabo a- denota 1. colori e difetti fisici : a-bjaḍ bianco,
a-swad nero, a-ḥmar rosso ; a-ʻwar guercio, a-ʻwag curvo,
a-ṣamm sordo ; — 2. elativi : a-kbar più grande, il più grande,
a-ḥsan più bello, il più bello ; — 3. collettivi : a-ϑlab pietruzze,
a-bjāt case ; — 4. astratti, nomina actionis : a-fkal il tremare.622

696. I gruppi linguistici III, IV e V non possiedono a- come
prefisso vitale, ma ne conservano non poche tracce.

Basco a-gor, a-dor secco, arido ; a-par schiuma, cfr. Greco
ἀ-φρό-ς, Somali a-búr, ecc., ma Georg. peri, Less. 354 ; a-ker
ziegenbock, cfr. Berb. a-kar, Lattuka a-ker montone, Less. 96.
— Georg. a-bano bagno, a-wi cattivo.

Io spiego il Lat. amāro- da *a-marro- identico all'elativo
Arabo a-marru (il) più amaro.

697. Il prefisso a- è molto frequente nelle lingue papuane,
meno nelle australiane.

Papua 26 goda : 3 a-goda fune (Less. 158), Valman piri :
14 a-biro bianco, 5 mura : 24 a-muro moglie, 5 mure : 23
a-muri donna, 34 sina : 24 a-sina ignamo, 19 papare : 22
a-papare giallo, Hatzf. gi : 4 a-gi banana, 23 dube : 25 a-duve
nero, 5 qar : Hatzf. a-karer osso, 45 torea fanciulla : 19 a-turea
fanciullo, Miriam de-tager dire : a-tager detto.

698. Anche nelle lingue maleopolinesiache a- è molto frequente
ed è tuttora usato come articolo, per es. Formosa hairi a rima
sinistra la mano, la mano sinistra, Figi a tama il padre.

Mon čak collegare : a-čak nesso, Stieng gleń verrenken : a-gleń
verrenkt — Pen. di Malacca 22 a-gos alive, 20 a-tei earth, 28
a-pil natte, a-tāp o a-tob sera, 30 a-ǧi (anche i-ǧi) giorno.

Ciam a-kyong = Khmer khang lato, a-kok = Scharai kak
testa, a-mrā = Mon mrā coltello, a-šit piccolo.

Malese á-tap Bis. a-top tetto (= Bahnar a-top avviluppare,
cfr. Khasi tap e Sakai tup coprire) ; Malg. a-fu = I Mandara
á-fu fuoco, Maleop. a-pui id. = VI Sulka a púi il fuoco.

699. Nelle lingue indocinesi a- è frequentissimo e costituisce
una caratteristica del Birmano.

Birm. tsāḥ mangiare : a-tsāḥ cibo, a-rā cosa, ecc. — Lepcia
o Rong a-čor acido, essere grande : a-tí-m grande, thí arrivare :
a-thít arrivo, kūng albero : a-kūng a bush, a-hám puro, a-tí uovo
(cfr. fo tí a bird's egg) — Miri a-lāk mano, a-sī acqua, a-pui
tutto, a-nū nuovo, a-nin vicino ; Chulikata a-khmo mano, a-mihu
fuoco, a-kuna orecchio, a-ku moglie — Bhramu a-kyā cane,
a-nām bocca ; a-bo bianco, a-lhok lungo, a-nyak corto, a-lham
grande — Chini a-ni sole, a-kai tigre ; a-thā buono — Lai
tossire : a-kū tosse, a-lūng shining.

700. Infine, anche nelle lingue americane si trova spessissimo
a-, per es. gruppo Guaicurù pia e a-pia piede, Tupi óba e a-óba
veste, Maya kam : Huaxteca a-kam piede, Jagan a-pala Alakaluf
a-pule pelle, Copeh pok : Arecuna a-pok fuoco.623

e

701. Le lingue sudanesi hanno e- per le cose contrapposto ad
o- per le persone. Tali prefissi non sono che pronomi.

Ewe βe pianura : e-βe la regione degli Ewe — Ci bone essere
cattivo : e-bone malum (o-bone uomo cattivo) — Ga far del
male : e-fõ male, puzzare : e-fũ puzzo, ša guastare : e-ša male.
essere resistente : e-kã bravura — Efik buot confidare : e-buot
fiducia, kara winden : e-kara circolo, ṅwana contendere : e-ṅwana
contesa — Ibo tše pensare : e-tsi pensiero, kpere pregare : e-kpere
preghiera.

Molto interessante è l'opposizione e-koni legna da ardere :
o-koni fuoco. Cfr. Latino igni- da *e-gni-, Eschimo i-gne- dial.
e-kno-, Guarauna i-kunuh fuoco : Slavo o-gnĭ, Russo o-gónĭ id.
Notevole anche il Banyun e-šunku schiavo. Logba e-kbó gebirge :
o-kbó berg.

702. Il Berbero ha nomi e verbi con e-, per es. Zenaga e-č
Tems. e-š mangiare : Z. e-či T. m-e-šša nutrimento, Zenaga e-ddeg
être ensemble : e-ddug assemblée, Ahaggar t-e-melli blancheur,
Zuawa i-brik essere nero : ϑ-e-berek noirceur.

Copto e-biō miele, e-biēn = Ebr. e-bjōn misero (cfr. Ci e-bone
malum). Ignoro l'origine del Copto e- in forme come e-kōt costruttore,
e-šōt mercante, e-čōš etiope.

Logone fuoco : e-fū calda (acqua), Wandala é-fuyā vento.

703. I gruppi linguistici III, IV e V non possiedono e- come
prefisso vitale, però ne conservano alcune tracce.

Già abbiamo visto *e-gni- accanto a *o-g(o)ni- ‘fuoco’ nell'Indoeuropeo.
Si aggiunga e-kju̯-o- cavallo, e-kju̯-ā cavalla, questo
= III Karata e-čo-a id., cfr. Udo e-kh pl. e-khu-r cavallo, poi
I Adampe e-so Ihewe e-huã, Yoruba e-ši = VII Bahnar e-sse id.
(con altri prefissi : I Yoruba e Oloma a-ši, Temne a-sóe Baga
a-šóe = VII Nanhar a-če e prob. IV Lit. a-šva ; I Angfu i-so
e prob. IV Greco ἵ-ππο-ς dial. ἴ-κκο-ς ; I Bulom ó-soe, Hwida u-so).

Nel Basco e- è frequente, per es. e-gun giorno (Nandi e-kon
id., Turco gün sole, giorno), e-uri dial. e-bri pioggia, e-lur neve
(pag. 124), e-garri sete.

704. Il prefisso e- si trova spesso nelle lingue papuane, meno
spesso nelle australiane.

Papua 20 falea : 19 e-falea zanzara, 36 onu : 24 e-ano (29,
31, 34 eno) collo, 18 e-lele radice, 20 e-hare piccolo, 33 gi :
34 e-gi dente (=I Ota e-yi), 2 beri-jan : 36 e-bere labbro, 20
624e-vera naso, 17 rave : 21 e-ravo casa, 21 loti : 18 e-loki barca,
32, 34 vari : 18 e-vere fronte.

705. Negli altri gruppi linguistici e- sembra essere raro. Per
VII si noti Pen. di Malacca 22 e-sent small, 33 e-si accanto a
23 i-si e 22 u-si corpo.

Per VIII citeremo Aka e-ni occhio, e-sa carne, e-pšū (anche
u-pšū) alto. Gli esempi potrebbero essere moltiplicati.

i

706. In lingue sudanesi trovasi un prefisso i-, per es. Efik
dara gioire : i-dara gioia, ṅwaṅa roden : i-ṅwaṅ Farm, diok
nuocere : i-diok nocivo ; Ibo zu-e nascondere : i-zu segreto,
vedere : i-hũ viso, kpe giudicare : i-kpe giudizio ; Nupe ta ingannare :
i-ta inganno, wu insegnare : i-wu insegnamento.

Certamente identico è il prefisso i- del Pongwe i-dyõnga le
boire, i-noka le mentir, ecc., prefisso che trovasi pure in molte
altre lingue bantu.

707. Nel Berbero i- non è raro, per es. Tamasceq i-zemer
agnello da latte, i-beker agnello piò adulto, Zuawa i-les lingua,
Scilcha i-mi bocca, i-fri buco, foro, i-gigil orfano, i-dilli nero.
Numerosi sono poi i nomi astratti con i-, per es. Mzab e-ddi
piler : i-dda pulvérisation, Uargla i-rar jouer, jeu (Zuawa u-rar
id.), e-bbi couper : i-bbai coupure, žal giurare : t-i-žilla giuramento.

Il Logone ha fia ferisci ! e í-pia ferita, ma questo sta probabilmente
per *im-pia.

Nel Semitico i̯-a- forma specialmente dei nomi di animali,
come Ar. ed. Ebr. i̯-a-ḥmūr specie di antilope, Ar. ed Aram.
i̯-a-rbūʻ springmaus, Sir. i̯-a-ḳrūrā rana, però anche Ar. i̯-a-ḥmūm
nero, fumo, ecc. Inoltre sembra che i sia internato nel tipo qitāl
per nomi di strumento, per es. Ar. ligām briglia, sinān e m-i-sann
punta di lancia, sirād e m-i-srad lesina, lisān lingua = Berb.
i-lsan pl. di i-les id., U. 101.

708. I gruppi linguistici III, IV e V conservano poche tracce
del prefisso i- nel nome.

Nel Basco, però, i- è frequente. Schuchardt citò le seguenti
parole che hanno riscontro in lingue africane : i-bai, cfr. Bagr.
ba, Begia e Galla a-ba fiume ; i-gel, Berb. a-geru rana ; i-kats,
lingue semitiche e camitiche del nord-est dell'Africa kasal, ecc.,
carbone ; i-tsal, Ar. ẓill ombra ; i-sar, Berb. i-tri, i-ϑri stella ;
i-sen, Ar. i-sm Berb. i-sem nome. — Georg. i-remi cervo, cfr.
Basco o-rein.625

709. Il prefisso i- si trova spesso nelle lingue papuane, meno
spesso nelle australiane salvo il Gudang, ove è frequente.

Papua 20 falea : 22 i-fali (cfr. 19 e-falea) zanzara, 15 kaka :
14 i-kaka pelle, 35 e-besa sputare : i-besa sputo, 14 i-vi acqua
(cfr. 39 e-vi, 34 e-ve mare), 10 gea-gea : 23 i-gei bianco, 5 bue :
14 i-bua vento, 34 peva : 41 i-fembe arco, Varopu avo : 35 i-ava
frutto del pane, 10 i-bubu freddo, 42 i-mona buono, 44 i-gutu
(Mabuiag kudu) gomito, 41 foka : 43 i-foga unghia, 24 ecc. ni :
44, 45 i-ni, Varopu i-ne occhio, 10 zogubo e i-sokupa stella, 17
i-kane fronte, 24-34 i-di =17 i-ri albero (identico a I Yoruba
i-ti legna, mentre 13 a-ti legna è pari ad Ewe a-tí albero).

710. Nelle lingue maleopolinesiache i- forma nomi di strumento,
per es. Iloco kalap pescare : i-kalap strumento per pescare.
Esso è molto frequente nella Melanesia.

Figi sele tagliare : i-sele coltello (anche per nomi di luogo,
i-koto-koto luogo per giacere) ; Mota γot to cut : i-γot a cutter ;
Florida karu to bale : i-karu baler, gaho scavare : i-gaho bastone
per scavare ; Santo duli to husk : i-duli husking stick — Roro
azi to scourge : i-azi a whip, bakave to swing : i-bakave a swing ;
Mekeo kupu chiudere : i-kupu recinto ; Pokau vua portare : i-vua
carico ; Kabadi i-birina trap ; Motu i-lapa coltello lungo, i-koko
chiodo, martello.

Si confronti l'articolo i, per es. Kawi i bapa, Kambera i ama
il padre, Bugi i Diyo la (signora) Diyo ; Mota i Vat il (signor)
Pietro : o vat la pietra, γale ingannare : i γale l'ingannatore,
i γanγanor il malo : o γanγanov il male.

711. Per il gruppo VIII citerò Mikir i-no orecchio, i-long
monte, i-hon fumo, i-nur elefante, i-poh ventre, i-phang spalla,
i-mum barba.

712. Nel Dakota i- forma dei nomi di strumento (cfr. VII),
per es. yumdu arare : i-yumdu aratro, kasdeča to split : i-časdeče
a wedge, kahiṅta spazzare : i-čahiṅte scopa, čapʼá to stab : i-čapʼe
a spear.

Nell'Othomí il medesimo prefisso forma dei nomi d'agente,
per es. opχo scrivere : i̯-opχo scrittore. Cfr. VII Mota i γale.

o, u

713. Le lingue sudanesi hanno e- per nomi di persone contrapposto
a e- per nomi di cose
. Però o- forma anche degli astratti.

Ewe gidi-gidi rumoreggiante : o-gidi-gidi epiteto del tuono,
klu schiavo : O-klu n. pr. di bambino consacrato alla divinità.626

Ci bone cattivo : o-bone uomo cattivo (e-bone cosa cattiva),
kese grande : o-kese uomo grande, fufa bianco : o-fufu uomo
bianco, sa castrare : o-sa castrato — o-yare malattia, o-wu morte,
o-yaw ingiuria, o-pene sospiro.

Ga fe essere superiore : o-fe uomo potente, pasa essere falso :
o-pasa uomo falso, sa castrare : o-sa-i castrato, gbo e wu morire :
O-gbo, O-wu n. pr. di bambino di cui sono morti i fratelli, O-gidi-gidi
epiteto della divinità (v. Ewe) — o-hĩa povertà.

Efik nion essere lungo : o-nion dalla testa lunga. Anche nomi
concreti di cose, come o-nuk ‘gurgel’ da nuk essere piegato,
o-kobo ‘coltello curvato’ da kobo essere curvato.

Nell'Ibo nomi astratti, come o-ku ‘parola’ da ku parlare,
o-bia ‘visita’ da bia venire, o-zi ‘spedizione’ da zi spedire. Il
medesimo valore ha u-, per es. ma conoscere : u-me conoscenza,
ri cantare : u-ri canto ; però u-ta opp. o-ta ‘arco’ da ta ‘colpire’
sembra essere il Bantu bọ-ta. Igbo ma saltare : o-mama salto,
o-gugu lettura, ma u-kwala ‘tosse’ da kwa tossire, u-ta biasimo.
Un prefisso u- si trova anche nell'Etik, per es. bak teilen : u-bak
teil, dia mangiare : u-dia cibo, u-tiṅe seltsam.

Banyun o-din amico, ma u-di-gen uomo, u-di-kam donna,
u-kel nonno, u-nam re ; w-olu ragazzo — Nalu w-ani amico —
Bulanda o-fula ragazza, ma u-dokti ragazzo — Limba fatie
o-yereme
ragazzo-femmina, ragazza, ma w-atẽ uomo — Temne
o-bai re, ma w-an ragazzo.

Nel Bantu hanno il prefisso (articolo) ọ- invece di mọ- opp.
ọ-mọ- i nomi ‘padre’ e ‘madre’, i nomi propri di persona e
alcuni nomi di animali, per es. Tonga u-so tuo padre, Cafro u-yiχlo
id., u-nomeva vespa, o dade le mie sorelle (voc. bo dade).

714. Cito innanzi tutto un caso interessante dello Ndorobo,
cioè o-rūe ‘sonno’ da a-rūe dormire.

Nel Berbero u- è frequente nel nome e nel verbo, per es.
Zuawa u-rar ‘giocare’ e ‘giuoco’ (cfr. Uargla i-rar id.), e-zzu
torréfier : u-zzu torréfaction, e-rfu essere in collera : u-rrif collera,
Nefusa e-ssen sapere : u-ssun scienza, e-ǧ abandoner : u-ǧi abandon,
Mzab beč s'envoler : u-buč vol, Bugia u-nag ‘ricercare’ e ‘ricerca’,
Kʼçur e-c mangiare : u-ča o u-či cibo, t-u-dera vita, Mzab a-f
trouver : a-u-fa trouvaille (cfr. l'aoristo Berb. i-u-fa).

Identiche formazioni si trovano nello Afar e Saho, in cui u-
opp. o- forma dei nomina acti dal tema del perfetto ; per es. Irob

tableau geburt | ich gebar | hieb | schlug | schlag627

Afar u-bkā e o-bkā nascita : ó-bokä perf. di bak, — Sahou-grā
e o-gurā schlag : ú-gurä e ó-gurä, imper. u-gúr, inf. á-gur (cfr.
Geez u̯-a-ḳara caedere) — Saho u-tkā (Afar id.) schlag : ú-tukä
e ó-tokä perf. di tak, imper. u-túk e o-tók, inf. á-tuk.

Appartengono al tema del perfetto anche i nomi che denotano
l'oggetto dell'azione, come Irob m-u-súl oggetto di riso.

715. Al tipo Afar o-bkā da *o-bokā corrisponde esattamente
il tipo Greco ὀ-ροφά tetto : ἐ-ρέφω io copro, senza il prefisso φορά.
Anche qui la connessione col perfetto è evidente. Il prefisso sembra
essere conservato anche in ὄ-ψο-ν e in alcune altre forme.

Il Basco ha o-rein ‘cervo’ con o-, in luogo del quale il
Georgiano ha i- in i-remi id.

716. Il prefisso o-, u- si trova spesso nelle lingue papuane,
meno spesso nelle australiane.

Papua 36 o-bude fanciullo ; 13 pup petto : 39 o-popo torace,
39 o-roro e 43 o-nono sangue, 11 muba : 21 o-mopa faccia, 36
o-none dente, 18 o-vera naso (cfr. 20 e-vera id.), 2 kambu : 38
o-gobi testa ; 34 fone-ga : 36 o-fene mosca, 29 o-wo, o-vo, 27
o-fo, ecc., maiale ; 5 o-toto taro, 21 roro : 22 o-rore foglia, 5
o-pa banana, 1 de : 45 o-de sago ; 4 tuka : 29 o-togu cielo, 4
pad : 29 o-badi monte, 28 o-tima id., 14 o-gosa porta — 17 u-pe
fanciullo ; 39 tu : 19 u-tu capelli, peli, 42 toro : 43 u-turu-ve
fune, 44 u-buna pelle (= VIII Cin mer. u-ün), 36 u-tune collo,
45 u-punu corpo ; 35 u-ba noce di cocco, 25 u-ve banana ; 17
rave : 30 u-rapu casa (cfr. 21 e-ravo id.), 16 vi : 18 u-vi casa,
12 teo : 39 u-tu cielo (cfr. 29 o-togu, con i- 14 i-ti).

717. Nelle lingue della Melanesia o è articolo non personale,
contrapposto a i usato per le persone. Mota o vat pietra (i Vat
Pietro), o pane-i mano, rave iγa to catch fish : rave o iγa to
catch a fish, o γene la cosa (i γene la persona).

Nelle lingue indocinesi u- sembra essere abbastanza frequente,
per es. Rai u-nu naso, u-kam bocca, u-ču figlio, Thami u-go
bocca, u-mā moglie, u-ni sole, Rungc. u-ding uovo, u-bhē freccia,
u-čho braccio, Khaling u-pāp padre, u-dhong testa.

I suffissi vocalici

a

718. Nelle lingue bantu -a in forme denominali sembra essere
molto raro. Lo troviamo nel Kulia ma-pigwa : Pokomo figo pietra
del focolare, prob. anche in sato per *satọa serpente pitone.628

Frequentissimo è invece -a come suffisso dell'individuale nelle
lingue camitosemitiche.

Bilin bit pidocchi : bitā pidocchio, gāb parole : gābā parola,
inšu ind. inšuwā topo, gīt ind. gīrā monte ; gänó ind. gänó-r-ā
pelle — Chamir bir sangue : berā una goccia di sangue, līs
lacrime : līsā una lacrima — Quara bār ind. bārā schiavo, kring
ind. keringā pietra, džēl ind. džēlā uccello — Afar tamír ind.
tamírā dattero, āror ind. arorā serpente, Saho yangūla una iena.

Arabo δahab oro : δahaba- f. un pezzo d'oro, ḥamām ind.
ḥamāma- colombo, marr il passare : marra- una volta — Ebr.
ŏnī flotta : ŏnījā nave, šīr canto : šīrā un cantico, sēʻār capelli :
saʻărā un singolo capello, ṣīṣ ind. ṣīṣā fiore.

Masai il-akir ind. ol-akira stella, il-abur ind. ol-abura schiuma,
in-garn ind. en-garna nome.

719. Tralascio d'indicare le corrispondenze negli altri gruppi,
che pure sono numerose e in generale parallele a quelle di -o.
Soltanto noterò che il Lat. aqu-a sembra corrispondere esattamente
a II Chamir aqŭ-ā ‘goccia d'acqua’, ind. di aqŭ coll. acqua.

i

720. Nel Bantu-Sudanese si trovano spesso dei nomi con o
senza -i (risp. -e), per es. -tọ e -tọi testa (Ewe to : Ga toi),
similmente Senga mu-tu : Kuyu mu-tui testa, Kamba ecc. mu-twe.
Forma comune -nungu porcospino, ma Shamb. nungivi > Tabwa
ki-nungi. Il nome del ‘leopardo’ si presenta nelle forme en-go,
in-go, oppure n-goi, in-gwe. Tonga lu-bondo e lu-bondue nome di
un animale, Sena sulo : Tonga sulue lepre.

Se il nome termina in -a, si ha -e per -ai ; per es. Bantu
-koba e -kobe pelle, Less. 127.

Se il nome termina in -i, in luogo di -i subentra spesso -gi ;
per es. da -kọni si forma -kọni-i o -kọni-gi, § 563.

Il medesimo -i o -e mobile trovasi nel numerale ‘uno’, che
è mo opp. mo-i o mw-e. Ma il preciso valore di questo elemento
appare meglio da altri gruppi linguistici.

721. Nel Nama -i (ogg. -e) e il suffisso del ‘genere comune’
e ha valore d'individuale, per es. gomà-b il bue, gomà-s la vacca,
ma gomà-ʼi (ein) rind ; khói-b l'uomo : khói-ʼi un uomo ; tara-s
la donna : tara-ʼi una donna. Cfr. tʼgú-i uno.

A -i del Nama corrisponde -i del Somali : nāg-i irgend ein
weib, habár-i una vecchia, rēr-i un villaggio, il-i un occhio,
fúlä-i accanto a fula vile, kora e kóra-i giovane ; poi rag-i degli
629uomini (etwelche männer) da rag uomini, ecc. — Bilin irku-ī
dente : plur. irku-k.

Anche nel Masai -i forma l'individuale 1. con nomi di popoli
e appellativi di persona: ol-oikop-an-i ind. di il-oikop i Masai,
ol-ašumba-i il Suaheli, ol-gera-i il fanciullo ; 2. con nomi di piccoli
animali : ol-kuru-i il verme ; 3. con altri nomi : ol-keko-i
spino, ol-seńa-i granello di sabbia. — Bari džoman-i una scimmia.

Il Nandi ha -i-a opp. -i-o, per es. mur ind. mur-i-a topo,
pēl ind. pēl-i-o elefante.

Copto S. haar : fō-i capello, inoltre prob. labō-i accanto
a B. labo vela, S. ba : B. ba-i ramo di palma, S. wa : B. wa-i uno.

722. Nelle lingue papuane e forse anche nelle australiane -i
è frequente.

Papua 39 tu : 20, 21 tui capelli, 45 araba-i maschio (cfr. II
Begia raba id.), 7 ewe-i remo, 8 mobi : 7 mabi-e luna, 35 koto
e godo-i collo, 27 e 29 tu : 32 e 33 tui id., 45 ode : 44 ode-i
palma sago, 6 salma : 3 saima-i outrigger float, 34 peva : 35
peva-i arco, 44 ana : 17 ana-i id., 30 niaba e niaba-i occhio,
30 idi-eba : 28 idi-eba-i frutto.

723. Nelle isole Banks e nelle Nuove Ebridi settentrionali i
nomi che significano parti di un tutto o membra di un corpo
(« things which can stand in a certain relation to some inclusive
whole », Codrington 141), quando non sono accompagnati da un
pronome possessivo, hanno una speciale « forma indipendente »
con suffissi propri, che sono -i o -yi e -n. Nel Mota naγo-k la
mia faccia, naγo-ma la tua faccia, ma nayo-i ‘faccia, una faccia’
in generale. Ecco alcuni esempi.

Lo toqa ventre : Mota toqa-i, Urep. toqe-γi (Gog e Lakon
toqa-n) — Lo tarapi corpo : Mota turia-i, Urep. tarepe-γi
Vaturanga suli osso : Aurora suri-i (Mota suri-u), Pak siri-γi
Duke of York nat child : Mota natu-i, Mosina natu-γi (Lakon
natu-n) — Mota qoro-i, Lepersʼ I. qero-γi orecchio — Aurora
toli-i, Lepersʼ I. toli-γi (Mota toli-u) uovo.

Di questa formazione sembra che vi siano tracce anche in
altre lingue del gruppo, per es. Samoa e Tonga manga : Maori
manga-i boccata (Florida manga bocca), Tonga tama-i padre. Per
esatte corrispondenze fra I e VII v. § 563.

Con I -tui o -tue ‘testa’ concordano esattamente Hüei e Proon
tui, Ka tuwi, Prou toi, mentre tuo-k del Suk è da *to-gi.

724. Negli altri gruppi linguistici rimangono tracce di tale
elemento. Così il nome del ‘cane’ è III Tab. χu = VIII Nams.
(Mishmi C. i-kū), ma anche III Agul χui = VIII Kanawari khui.630

Vi è però un suffisso -i che forma dei diminutivi e sembra
essere identico allo -i dell'individuale ora esaminato. Nel Ci fufu-i
kleiner jamskloss, te da *ta-e testolina, afo-e piedino, ḥo-e casina.
Galla manā casa : manḗ nido, ilkā-n dente : ilkḗ pungiglione
dell'ape. Cfr. Tigré kaléb cane : hallēb-āi cagnolino, Tña sab homo :
sab-āi vir, nonché il tipo qutail dei diminutivi semitici.

Greco παιδ-ί-ο-ν bambino, Latino pūs-i-o, a. Ted. arm-i-hha
paupercula. Finnico K. moama madre : moamo-i mammina, varo-i
cornacchia, kuko-i gallo, rebo-i volpe (o sono queste forme d'individuale ?),
Mag. Pal-i, ecc. Molto frequente l'ampliamento con n,
per es. Gotico gait-ī-n capretta, Greco κορακ-ī-νο- corvo giovane ;
Mordvino E. kudo casa : kud-i-ne casina.

o

725. Fra le lingue sudanesi l'Atjülo forma mediante -o (che
è il pronome o egli) dei nomi di persona, come pia-o capo, re,
bi-o o bi-u fanciullo (nu-bio fratello), bar-o vir, li-o homo (cfr.
VII Marshall lé-o marito, lí-o moglie).

Nel Masai -o forma l'individuale al pari di -a, per es. im-ḅit
ind. em-ḅīto tendine, in-gōṗir ind. en-gōṗiro piccola ala. Similmente
Afar éngir ind. engirṓ giovenco, Saho kimbiro un uccello,
dorah ind. dorho gallina.

Con le forme del l'Atjülo concordano quelle dell'Udo (III), come
khala grande : khala-o un capo, fuγara-o un povero, puri-o un
morto. Cfr. Thusch Somχo-w un Armeno, Cec. Naχč-uō un Ceceno,
darχ-uō un ferito.

Nel Georgiano aggettivi negativi, per es. saχli casa : u-saχlo
senza casa, khmari marito : u-khmro senza marito, u-mzeo senza
sole, u-rdzeo opp. u-rdzeo-th senza latte, u-čemo-d senza di me.
Da χuthi 5 si forma χuthio-de circa cinque. Il medesimo -o si
trova in nomi con sa- e mo-, per es. mephe re : sa-mepho regno,
γame notte : sa-γamo sera, zaphχuli estate : sa-zaphχulo estivo,
me (gen. čemi) io : sa-čemo meum ; didi grande : mo-dido grandicello,
c̣itheli rosso : mo-c̣ithlo rossiccio.

Una forma d'individuale è prob. δάκρυ-ο-ν lacrima, cfr. δάκρυ
χέων
versante lacrime. Come nel Georgiano, anche nell'Indoeuropeo
-o forma degli aggettivi negativi come ἄν-υδρο-ς ‘senz'acqua’
da ὕδωρ, però anche ὕδρο-ς ecc. L'identità dello -o georgiano e
indoeuropeo è fuori di dubbio, cfr. il -mo di sa-čemo e u-čemo-d
col -mo del Greco ἐ-μό-ς, poi la forma čemo-de-ni ‘come me’
col Greco κητώ-δη-ς ‘come una balena’, e infine le forme in
631-o-vani ‘ricco di, abbondante di’ come c̣qalo-vani ‘acquoso’ con
le forme indoeuropee come Sanscrito ápa-van-t- acquoso, Greco
ὀπό-Ϝεν-τ- succoso.

726. Aino ki pidocchio : ki-o pidocchioso, taiki pulce : taiki-o
pieno di pulci, nisiri nodus : nisir-o nodosus ; inoltre tur lutum :
tur-u-s lutulentus, kem-u-š bloody, numa-u-š hairy, ecc.

Azteco -o, dopo vocale -yo ; per es. šall-o arenoso, a-yo
acquoso, soki-yo fangoso. Cfr. ne io : no- mio.

Taino siba pietra : siba-o lapidosus, siba-yo nux, putamen. —
Cibcia muiska uomo : muisko scimmia. — Mucik fuoco : oχ-o
focoso, pup legno : pup-o legnoso, up sale : up-o salato, χa acqua :
χa-io acquoso. — Kechua rumi-yo-χ pietroso, unu-yo-χ acquoso.

Gli affissi consonantici

k

727. Il Bantu possiede tre prefissi caratterizzati da k, cioè ka-
kẹ- kọ-, con l'articolo aka- ẹkẹ- ọkọ-.

1. La funzione principale di ka- è di formare i diminutivi,
per es. ka-ana bambino, Tonga ka-bua cagnolino. — Un'altra
funzione ben distinta dalla precedente è quella di formare avverbi
a) da numerali : Konde ka-mo semel, ka-bili bis, Yao ka-kumi
dieci volte, Mbundu wa ka-tatu il terzo ; cfr. Konde ka-linga
quante volte ? b) da aggettivi : Konde ka-nunu bene, ka-bibi male.
— Ganda ka-baka = Limba g-bāk re, ka-tonga dio, Nyambu
ka-zova id., Konde ka-jamba tartaruga, Mozambico ka-raka patata
dolce, ecc. Notevoli : B. ka-tẹ centro o mezzo, ka-mwa bocca.

2. Il significato fondamentale di kẹ- è ‘cosa’ (Less. 26). Perciò
esso forma dei nomi di cose materiali fabbricate e dei nomi di
strumento e di luogo, per es. Xosa isi-χlalo sedia (χlala sedere),
Suaheli ki-thu ding, tj-a-ku-la = Herero o-tji-ku-ria cosa da
mangiare, cibo, ki-funiko coperchio, Her. o-tji-kombo scopa, Tabwa
ki-sitilo ‘mercato’ da sitila commerciare. — Esso esprime anche
il concetto di ‘uso, costume, maniera o modo’ : Suah. ki-suaheli
maniera o lingua suaheli. Di qui gli astratti, come Suah. ki-lio
pianto, Her. o-tji-ruejo pigrizia. — Spregiativi (persone considerate
come cose, difetti fisici) : Suah. ki-pofu il cieco, ki-pumba
lo stupido. Nello Suaheli e in qualche altra lingua bantu ki-
forma dei diminutivi, nello Herero degli accrescitivi-spregiativi,
nel Ganda degli accrescitivi di lunghezza (ka-ti albero piccolo,
ki-ti albero lungo, lu-ti albero grosso).632

3. Il prefisso kọ- ha generalmente il valore locativo di ‘presso’
e si usa anche per esprimere l'infinito alla maniera del to inglese,
per es. Ganda ku-gwa to fall. Di ciò tratteremo nel capitolo dei
casi. Vi sono però dei sostantivi formati con un prefisso kọ- (pl. ma-)
che sembra non avere valore di locativo : Tonga ku-tui (pl. ma-tui)
orecchio, ku-boko braccio, Suk. ku-kono id., ku-gulu piede, Konde
ka-ma-ṣo viso, Her. o-ku-moho braccio sinistro, o-ku-apa ascella,
o-ku-rama gamba, o-ku-rooro stagione delle piogge. Sembra che
prevalgano i nomi di parti del corpo. Secondo Meinhof si tratterebbe
sempre del prefisso locativo e, per esempio, Her. o-ku-tui
avrebbe significato in origine ‘am Ohr’.

728. Per le lingue sudanesi mi limito a pochi esempi.
Avatime ke-se terra, paese, kẹ-fú (Nyangbo-Tafi ki-fú) fuoco,
ki-do cosa — ku-ga (pl. si-ga) carbone, ku-woa erba ; ku-tù-kpá
orecchio.

Temne kḁ-bep spoon : aka-bep the spoon, kḁ-tílolo small cricket,
kḁ-bap small axe, kḁ-len corno, kḁ-bōk il piangere, pianto ; Bola
ka-badz Kanyop ka-bat orecchio, Bola Sarar Kanyop ka-tel pelle ;
Baga ka-rim neck ; Filham ka-ban = Fulup ga-ban spalla ; Banyun
χa-nuf orecchio ; Limba ka-sembe unghia — Sarar ke-wat orecchio,
ke-tūt throat, Pepel ke-tila pelle ; Banyun ke-gil, ke-gir
occhio, ke-dik piede, gamba, Bulanda ke-radn pelle ; Landoma
ke-bantsa spalla — Temne ki-lim neck ; Ful. gi-šil = Filh. dži-kil
occhio ; Kanyop ki-kas viso ; Banyun ki-nuf orecchio, ki-laχ
braccio, ki-γudž palma (mo-γudž olio di palma), ki-den albero
del cotone — Pag. ko-beda braccio, ko-nyit dito, ko-dyodyor
(Baga ko-dur) gomito, ko-fodo unghia ; Limba ko-wala costola —
Biafada gu-buda braccio ; Pag. ku-nofe orecchio ; Limba ku-ifa id.,
ku-bápita spalla, ku-tak gamba, ku-tenke dito, ku-džene albero
del cotone — Sarar k-ot pl. i-ot gamba, Baga e Temne k-or pl.
ts-or seno di donna ; Bulanda k-šit dente, k-ledža fuoco (ledža
legna da ardere).

Talodi (Kordofan) k-adu-k lancia, k-idu-k scudo, k-odo-k pietra
(plur. l-adu-k ecc.), ku-rasat mosca ; Tagoy k-afań sabbia : tj-afań
(plur. ń-afań) granello di sabbia ; Lafofa k-ruē pl. a-ruē uccello.

729. Anche in molte lingue camitiche il prefisso si è spesso
conservato.

Bari fele ventre : ka-fele-t ombelico, ka-tolo-k uova, ká-pule-t
(Suk pure-t e ka-pure-t) nebbia, ka-rín Nandi ka-ina Masai
en-gar-na nome, ka-ssiri (Masai ol-a-kira, cfr. Bongo kirr Djur
šiéro) stella ; Suk ka-pep ala, robon piovere : ka-robon pioggia ;
Masai en-ga-lem coltello (ol-a-lem spada) — Nandi ke-pep ala ;
633Madi a-ké-gilo carbone — Bari ki-idi mano, braccio, ki-dó petto,
ki-ko via, ki-ne Masai en-gi-ne capra ; Masai en-gi-poro-i (Nandi
peru-t) cicatrice, en-gi-tok donna, ol-ki-modžino (Bari morin) dito ;
Turk. a-ki-pí acqua — Turk. a-ko-piro Masai en-go-biro penna,
Dinka dir e go-dir locusta, Bari ko-tjaṅ sera — Bari turö fiorire :
kö-turö-ni fiore, kö-pukö-ni ala, kö-purö-t fumo (cfr. lu-kö-purö
polmone) — Bari ku-bí rete, ku-pir penna, ku-tuk bocca.

Si notino i nomi d'agente come Bari ka-gwörö-nit mercante
da gwörö comperare, Nandi ka-sup-in seguace da i-sup seguire,
Turk. ka-lepa-n mendicante, Masai ol-a-purō-ni ladro da puro
rubare. Un nome d'azione è Nandi ka-čilil-o errore da i-čilil
errare. Nel Masai i nomi d'azione hanno ki-, per es. en-gi-sudža-ta
purificazione. Cfr. Dinka did grande : ke-díd grandezza, čam mangiare :
ke-čam cibo (Scilluk gi-n-čam).

Anche nel Kanuri troviamo prefissi corrispondenti, per es.
ka-kē cosa, k-ūm pl. ām persona, ke-n-tsa bevanda, ku-m-bū cibo,
ka-ni (Nilotico ki-ne) capra, ka-nam formica, giro mordere :
ki-n-giro morso, he-sha, ki-ska albero (Berb. i-šek, a-šek). Bagrima
ke-sā cibo, ke-yō bevanda, ka-dža sole, k-aga (Bongo k-agga,
cfr. Teda akke pl. akka) albero, ecc. Hausa ka-dangere : Log.
dagara lucertola.

Con la forma bantu aka-mwa ‘bocca’ concorda il Berbero
aḳa-mum becco, aḳe-mmu- bocca, Less. 419. Il dialetto Zuawa
ha aḳe-mmuš ‘grosse bouche’ e aχe-n-fuš ‘bouche’. Come questo
è formato aše-n-afir labbro, cfr. Geez ka-n-far, Chamir ki-fír id.

730. Nei gruppi linguistici III, IV e V vi sono poche e malsicure
tracce di prefissi gutturali, poiché questi si trasformano in
suffissi, come vedremo. Il caso più notevole sarebbe quello del
si- georgiano, se deriva da *ki- ; per es. si-thbo calore, si-kudili
morte. Da *si-a- deriverebbe il sa- di sa-marile ‘saliera’ da
marili sale, ecc.

Per altre possibili tracce si veda U. 102 seg., Cr. 55 segg.,
Enf. 45. Nel Giapponese ko-, per es. uši bue : ko-uši vitello,
ko-jumi piccolo arco.

731. Con l'Andamanese ritorniamo nel dominio dei prefissi
nominali. Qui troviamo aka- (Juwoi åkå-, Puch.e Kol ō-, pag.
414) identico al Bantu e Temne aka-, e nel Bea e Bale accanto
ad aka- trovasi åko- che potrebbe corrispondere al Bantu ọkọ-.

bocca : Bea aka-bang-da, Bale aka-boang, Juwoi åkå-pong,
Puch. o-pong-da Kol o-pong-če — mento : Bea aka-ada-da, Bale
aka-koado ; Juwoi åkå-treye, Puch. o-teri-da Kol o-treye-če
lingua : Bea aka-etal-da, Bale aka-atal, Juwoi aka-tatal, Puch.
634o-tatal-da Kol o-tatal-če, Kede e Chariar aka-tat — mascella :
Bea aka-ekib-da ; Bale aka-toa, Juwoi åkå-tå — labbro : Bea
åkå-pe-da, Bale åkå-pa, Juwoi åkå-paka, Puch. o-pai.

Il medesimo prefisso hanno altri nomi oltre quelli di parti
del corpo umano, per es. Bea aka-tang, Bale aka-toang, Puch.
o-tong, Juwoi åkå-tong, Kede ka-tong, Chariar aka-tongel albero.

Notevolissimo è Papua 32 (Koiari) gote string : ki-γote rope
= I Kuyu ke-gotha corda, Less. 158.

732. Nel Khasi il prefisso k- denota in generale esseri animati
o concepiti come tali.

Nomi di parentela : ky-pa padre, ky-mī madre, k-thāu nonno,
k-iau nonna (iāu vecchio) — Parti del corpo : k-ti mano, ky-ǧat
piede, ky-poh ventre (poh internamente), khy-mat occhio, kh-mut
naso, k-long cuore, kh-lāb milza, kh-līh testa — Nomi di animali :
k-tung un pesce puzzolente (da tung puzzare), k-wak anitra, k-sār
volpe, ky-beit falco, k-si pidocchio, k-seu cane — Nomi di piante :
ky-ang ramo, k-tang specie di bambù.

Nel Nicobari ka- con nomi di parentela, per es. ka-tjau fratello
o sorella maggiore, ka-tau id. minore.

Nelle lingue dell'Indonesia ka- forma (con o senza il suffisso
-an) dei nomi di persone collegate, dei nomi di luogo e molti
nomi astratti.

Tagal ka-sama compagno, Ib. ka-bulun begleiter, dama litigare :
ka-rama rivale — Ib. ka-batu-an luogo pietroso, Battak
ka-matey-an luogo dove uno muore — Magind. ka-puti bianchezza,
Malg. ka-tsara bontà, Tontb. ka-wĕlar larghezza ; Giav.
ha-rĕp volere : ka-rĕp volontà, Mal. ka-tahu conoscenza, Tag.
ka-sulat-an scrittura.

La formazione degli ordinali come Mal. ka-duwa Figi ka-rua
‘secondo’ ha riscontro nelle lingue bantu, § 727.

Nel Khasi è frequente anche la combinazione ky-n-, per es.
kyn-rād sposo, padrone, kyn-thei donna, figlia, kym-pat lino,
kym-bat (Palaung bat, Tag. o-bat) erba, khyn-dew terra, kyn-phod
vestimento, kyn-tem aia (tem trebbiare). Pen. di Malacca kĕn-mo
nome. Cfr. il Bantu kẹ-n-tọ cosa, il Kanuri ken-, ecc.

733. Anche nel gr. Indocinese è frequente il prefisso ka- con
le sue varianti. Al Khasi ky-pa corrisponde il Kom ha-pā padre,
e nella medesima lingua troviamo ka-ni sole, ka-kū mano, ecc.

734. Nel gr. Othomí si trovano distinzioni di classi per mezzo
di prefissi, specialmente nei nomi di animali ; per es. Amuzgo
ke-tsu caballo, culebra, lagarto, ke-tsue perro (ke-n-due perros),
ke-tsoho alacrán, ke-tui camaron, pl. ke-n-dui.635

Nell'Itonama ka- è prefisso in nomi di parti del corpo.

735. Esaminiamo ora il medesimo elemento gutturale in forma
di suffisso, cominciando di nuovo dall'Africa.

Nel Tem -ka forma i diminutivi come ka- del Bantu ; per.es.
den-ka (plur. deni-si) bastoncino di legno, fekí-ka piccola zappa,
simí-ka uccello, čalí-ka scorpione, ni-ka dito.

Nel Pul diminutivi in -ko-ń opp. -ho-ń, ma con valore di
plurale : li-koń pesciolini, n-dawa-koń cagnolini, n-gelo-hoń piccoli
cammelli.

736. Nel Georgiano diminutivi in -ka e diminutivi-vezzeggiativi
in -ki (ambedue i suffissi possono essere preceduti da a opp. u),
per es. c̣igni libro : c̣ign-a-ki libriccino, dana-ki coltellino. Inoltre
diminutivi in -ko, come suli-ko da suli anima. Similmente nell'Avaro
-ko o -ḳo per i vezzeggiativi : wác-a-ko fratellino, jác-a-ko
sorellina, qad-á-ko passerino, ˈḥˈel-é-ko gallo, íc-i-ko gattino ;
wás-i-ko bambola maschile, jás-i-ko bambola femminile, ítar-ḳo
specie di falco. Circasso Bato-ko (voc).

Nel Basco diminutivi in -ka e -ko, composti -š-ka e -š-ko
(cfr. -ča e -čo), per es. ohe letto : oh-a-ko culla, a. nav. neska-ko
ragazzina, ize-ko zia, mendi monte : mendi-s-ka e mendi-š-ko collina.
Il dei diminutivi baschi, al pari di del Berbero, è
prob. da -ki, pag. 118.

737. Ben noti sono i diminutivi indoeuropei come Sanscrito
ašˈva-ká- cavallino, aǧa-kā o aǧi-kā caprétta, arbha-ká- piccolo,
Greco μεῖρα-κ- ragazzo, Lat. homun-c-iō (ampliato homun-culo-),
Slavo synŭ-kŭ figliuolino, ovĭ-cā pecora ; Gall. Seni-ccō, Pruss.
Tewi-ko, Serbo Mil-ko. Da -ki si ebbe -kio f. -kiā, per es. Sanscr.
juva-šˈ á- giovincello (Lat. juven-co-, cfr. Lit. jaunì-ki- gen. -kio
sposo, Slavo jūnĭ-cĭ gen. -cā torello).

738. Molto frequenti sono i diminutivi nelle lingue uraloaltaiche.

Finnico peni-kka catulus, muna uovo : munu-kka piccolo uovo,
vasa vitulus : vas-ka o vas-i-kka id., rämä-kkä frammento ;
os : sū-kko e sũ-kku osculum, vei-kho fratello, sis-ko sorella ;
puna-hko subrubidus — Mordv. E. panž-ke fiorellino, atˈa-ka
masculus, ava-ka femella — Cerem. S. šop-ke M. šap-ki pioppo
(Finn. hāpa) — Sirj. nyl-ka ragazza, zon-ka ragazzo, Vot. nuny-ka
bambino, Perm pu-o-k alberino, čˈ eri-o-k pesciolino — Vog. käš-ku
fratello minore, kvol-kve casetta, pyγ-ke-m figliuolino mio —
Lapp. S. piädna-k F. bänä-g cane, S. pardne-ku-č F. bardne-ku-š
figlio, ragazzo, S. uce-ka-č F. ucce-ka-š parvulus — Mag. āllat-ka
animaletto, ember-ke omino ; Jan-kō.636

Sam. Juraco ńaba-ko o ńabu-ko sorella maggiore, ńawa-ko o
-ku leprotto, jaha-ko flumicello ; ńüde-r-ka piccolino, paewa-r-ka
alquanto oscuro — Tav. jütü mano : jüda-ku manina, kolja-ku
(Jur. hāle-ko, Jen. kare-ku) pesciolino, ńomu-kü leprotto — Jen.
ńaba-ku id., toma-ke e tóbi-ku topolino — Ostj. awe-ku o -gu
noverca, emä-ku o ämä-gu id. — Kam. kulu-ka puledro (Turco
kulu-n id.), ne donna : nü-kä frau.

Turco ine-k matercula > vacca, eše-k asino, dialetti turchi
kuš-ka o kus-ka uccello, kïs-ka gatto, Turco or. ǧan-ga-i (voc.)
animula, Kirg. Ale-ké, Jac. aga-ka-m il mio caro padre — Mong.
aba-ga o abu-ga paterculus, fratello del padre, aba-ga-i signore,
ebü-ge(n) avo, eči-ge padre — Mangiu kesi-ke gatto.

Frequenti sono poi le forme ampliate, come Finn. kive-kse-
pietruzza, Tung. bira fiume : bira-kan ruscello, Mangiu amba-kan
grandicello, Mag. keš-keń schmal, vē-koń tenuis, subtilis. Queste
ultime forme ricordano il -koń del Pul.

739. Nei gruppi linguistici VI, VII e VIII, nei quali abbondano
i prefissi, sono naturalmente poco numerosi i suffissi. Tuttavia nell'Andamanese
accanto a Chariar e-tire Kede e-tira, Puch. ab-tire,
Kol e Juwoi a-tre- ‘a baby’ trovo Bea ab-dere-ka e Bale ab-dare-ka
id., ove -ka è evidentemente un suffisso diminutivo. Così
pure in lingue papuane accanto a 22 a-ture fanciullo e 45 tore-a
fanciulla trovo 15 dara-gi (=Bale ab-dare-ka) ragazzo e 46 te-gi
per *tere-gi fanciullo. Nel Bea aka-kada-ka, Bale aka-koado-ko
a boy abbiamo insieme il prefisso e il suffisso. Cfr. Austr. 100
kuttu-kka a baby. Un diminutivo è prob. Papua 32 moe-ka child
(34 maδa-ko girl) da *more-ka : cfr. 18, 20 mori girl.

Con l'andamanese ab-dere-ka concorda il lā-dri-k ragazzo :
lé-dri-k ragazza delle isole Marshall. Mal. ana-k fanciullo (Bantu
-ana id., I Meto mo-ana-ka figlio), mentre k-ana-k bambino presenta
doppio affìsso come I Yao ha-ana-če id.

740. Eschimo sawa pecora : sawā-χ̇a-q pecorella, sawi-q coltello :
sawē-χ̇a-q coltellino. La forma ampliata -kasi-k ha valore
spregiativo. Cfr. -kas o -kaš nel Tarasco, -katši nel Misteco
(per es. tai-katši uomo piccolo, ragazzo), poi V Mangiu amba-kasi
abbastanza grande, asi-kasi abbastanza piccolo, Magiaro šavań-kāš
acidulo, Est. musta-kas schwärzlich, ecc.

Klamath ánku albero : ánku-a-ga alberino, lulp occhio : lúlpa-ga
occhietto, áwalua-š isola : awaló-ka isoletta, wéa-š offspring :
wḗ-ka o wéa-ga bambino, nepá-ga e népa-g(a) manina, zampa.
Cfr. šastí-ka, sásti-a-k e šasti-á-ga a little person of the Shasti
tribe. Si noti poi l'elemento -a- interposto.637

t

741. Il prefisso tọ- risp. ọtọ- forma comunemente nel Bantu
il plurale delle classi dei diminutivi, per es. Kamba ka-ana bambino :
tu-ana bambini. Nondimeno è certo che in origine tọ- non
esprimeva la pluralità, bensì una grandezza o quantità piccola.
Nel Nyoro troviamo tu-inzi ‘un peu d'eau’, nel Ganda bu-ganga
polvere : tu-ganga un po' di polvere, mu-ddo erba : tu-ddo un
po' d'erba, nello Mbundu tu-bia fuoco. Bantu tọ-ana ‘bambini’
ma VIII Khamti to-ān e Ahom tü-ān bambino.

Una forma ti- in luogo di tu- si trova nel Nyandja, e una
forma ta- def. ata- talvolta nel Temne (ta-šem ‘piccolo insetto,
verme’ diminutivo di a-šem animale).

742. A tọ- dei diminutivi bantu corrisponde t- del femminile
in lingue camitiche, per es. Bilin adärā signore : t-ädärā signora,
eγer padre : t-eγrī zia paterna, Tamasceq ekahi gallo : t-ekahi-t
gallina (con prefisso e suffisso insieme). Nel Berbero anche nomi
di cose come t-akuba ‘sciabola’ e astratti come t-era amore.

Generalmente però questo elemento si presenta nel Camito-semitico
in forma di suffisso.

Il Nuba ha t-a-wēr KD. t-i-wri accanto ad a-wir K. i-wri
‘amico, compagno’. Prob. questo t- è il « prefisso onorifico » di
U. 73, di cui troveremo chiari esempi in VI-IX.

743. Il prefisso bantu ọtọ- ricompare nell'Andamanese nella
forma Bea ot- pl. oto-t-, Bale åt- pl. åto-t-, Puch. åte-, Juwoi
åtå- per ‘round things’, Bea e Bale åto-, Puch. e Juwoi åtå-
per ‘long, thin things (like trees)’.

testa : Bea ot-če-ta = Bale åt-ček-ta, Puch. ote-ta, Juwoi
åto-tå, Kol åte-toi — cervello : Bea ot-mun = Bale åt-mun,
Puch. ote-mine, Juwoi åto-mine, Kol åte-mine — collo : Bea
ot-longo-ta — Bale åt-longa-to, Puch. ote-longe, Juwoi åto-longe,
Kol åte-longe, Kede ot-yongo, Chariar ot-longo ; cfr. Oenge ö-nangi-to.

Il nome ‘bocca’ è dato nella forma Boj. to-pong = Kede
e Chariar ta-pong. Cfr. VII Kancio bong e té-bang bocca, Mon
thă-büng fosso, VIII Hati-Garya e Chungli te-bang Tengsa ta-bang
bocca ; Less. 389.

Kede memi : Chariar ta-memi madre. — Austr. 115 ungu-n :
118 t-onga 119 t-unga padre, 4 t-amma donna = Tamil t-amma-i
madre (amma-i matrona), 7 at-inia madre. — Tamil t-anna-i
madre, t-āy id.638

744. Nel Khasi il prefisso t- è frequente e si usa con le medesime
categorie in cui si trova il prefisso k-, cioè 1. nomi di
parentela o di persona : t-rai signore, ty-nga marito ; 2. parti
del corpo : ty-moh mento, t-wia penna, ty-ngam mascella, ty-loh
penis ; 3. nomi di animali : ty-ngāb corvo, th-līm sanguisuga,
th-ring cigno ; 4. nomi di piante : th-reng spino, ty-nat ramo.

Penisola di Malacca : 23 ta-mpoing sale, 24 ta-pip cenere,
17 t(ă)-luk e t-lā dart-case = 18 tĕ-lak quiver, 12 te-but cenere,
te-mut bocca, to-be fratello minore, 23 tu-mahbeh donna.

Maleop. ama e t-ama padre, ina e t-ina madre (Stieng t-ine).
Motu t-upu-i nonno, nipote, Figi t-umbu antenati, Pol. t-upu-na
id., Mafoor k-ipu da *t-ipu signore, Tumleo ta-pu-n nipote. Figi
t-aδi Samoa t-ei fratello o sorella minore (Kern, Figi 185). Ciam
ta-čou nipote.

745. Il prefisso t- è comune nel Chungli, Khari, Hati Garya
e Tengsa, ma si trova anche in altri idiomi indocinesi.

naso : Chungli te-ni, Khari te-nāh, Hati-G. te-nā, Tengsa
ta-na-ko ; Kwoireng ta-nyū — dente : Chungli te-po, Khari ta-phā.
Hati-G. te-fā, Tengsa ta-phu — testa : Tengsa ta-ko = Gyarung
ta-kō — ventre : Tengsa ta-buk = Rong ta-bok — piede : Khari
ta-čang = Andro ta-ka per *ta-kang — mano : Tengsa ta-khāt,
cfr. Andro ta-khū per *ta-khūt.

padre : Khari ta-bā, cfr. Gyarung ta-pē — uomo : Angami
e t(h)e-mmā, Rengma ta-mmi, ta-mē ; Chungli te-bur vir —
donna : Chungli te-tzar ; Angami the-numā, cfr. Khongzai numa-i ;
Kabui to-mai.

746. Anche in lingue americane si trova il prefisso t- e alcuni
esempi si possono vedere a pag. 182. Non manca il « prefisso
onorifico ». Nel gr. Caribico abbiamo t-amo, t-amo-ssi ‘nonno,
vecchio, capo’, cfr. Voc. Austr. I 12 t-ammamu nonno ; Cuman.
umo, y-um (= Maya y-um) e t-um padre, come Tupi uba e
t-uba id. Il Jagan ha d-abu padre prob. per *t-abu.

747. Come ho detto, l'elemento t si presenta nel Camito-semitico
di regola come suffisso. La sua funzione è di formare
l'individuale o il femminile-neutro spesso in contrapposto a k del
maschile. Non di rado ha valore di articolo determinato.

Nel Somali -tu (-ta, -ti) è articolo femminile in contrapposto
a -kit (-ka, -ki) maschile, per es. nāg-tu la donna, fár-tu il dito,
īn-tu la cosa. Cfr. Dorobo (Asá di Merker) we-ku figlio : we-tu
figlia, bidžo-k fratello : bidžo-t sorella, voc. ille-to figlia !

Nel Nandi -t (talv. -to, -ta) è articolo, per es. sese cane :
sese-t il cane, punyo nemico : punyo-t il nemico. Poichè la determinazione
639facilmente si perde (Dorobo kawe-t osso, kel-dó o kel-dá
piede), in alcuni casi si ha -te-t per rideterminazione. Il Masai
ha spesso -t come il Nandi, per es. ol-kirisie-t martello = Nandi
kirisue-t il martello (kirisua martello) ; cfr. -to in ol-oi-to osso.

Il Bari ha spesso -t per l'individuale : re ind. rea-t ferro,
morīn ind. morīne-t dito, koloro ind. koloro-to-t formica, kimur
ind. kimur-te zanzara, kadongon ind. -ti mosca. Con queste ultime
forme cfr. Nuba M. kawar-ti K. kawir-te uccello (Sano kimbir-tā
un singolo uccello), ewir-ti frutto, dil-ti capello, kul-ti mosca, ecc.

Nello Afar-Saho i suffissi dell'individuale sono -to o -ta per
il maschile, -tṓ o -ta per il femminile ; per es. Afar lubák-to
un singolo leone, f. lubak-tṓ. I nomi in vocale interpongono i,
per es. Afar baḷā-i-ta da báḷā figlio.

Ritengo superfluo esaminare il ben noto suffisso -t del femminile
camitosemitico. Esso forma anche l'individuale : Arabo
ḥamāma-t una singola colomba. Quanto ai diminutivi, ricorderò i
casi come Tamasceq aγerem città : t-aγerem-t cittadina.

748. Diminutivi si formano pure nel Basco coi suffissi -tta e
-tto o -to, per es. ama-tto da ama madre, mendi-tto da mendi
monte, neska-to ragazza (a. nav. neska-ko ragazzina).

Tali diminutivi ricordano quelli dei femminili e diminutivi
etruschi come lautni-ta o lautni-ϑa liberta. Secondo Deecke per
influenza etrusca sarebbe sorto il suffisso -i-tta di Iulitta Gallitta
Pollitta, suffisso che ebbe poi una grande estensione nelle lingue
neo-latine. Ora il tipo Iul-i-tta è identico al tipo ebraico jĕhūd-í-t
Giuditta, e d'altra parte Etr. tal-i-ϑa (nome di una dea) corrisponde
bene al Siriaco ṭl-i-tā o ταλ-ι-ϑά fanciulla = Greco τάλ-ι-δ-
id. (formato come ληστρ-ί-δ-). Etr. 17.

A pag. 118 ho ricordato l'indoeur. bhrā-tō fratello, in origine
prob. ‘fratellino’ (cfr. anche il « prefisso onorifico » t- coi nomi
di parentela). Aggiungo che col Basco ama-tto ‘mammina’ viene
a coincidere Indoeur. *mā-tō contenuto nel Greco ἀ-μήτωρ.

749. In Etr. 17 citai anche i femminili dravidici ed australiani.
Il Tamil ha -tti e -a-tti, per es. oru-tti una = Malto or-ti-
(Num. 181), veḷḷāḷ-a-n uomo della casta dei coltivatori : veḷḷāḷ-a-tti
donna id., vaṇṇā-n lavandaio : vaṇṇā-tti lavandaia. Can. okkala-ti
a farmer's wife, aras-i-ti regina. Tel. komaṭi-di opp. kōmati(y)-a-di
donna della casta Komti, čima-di ragazza ; cfr. a-di per *a-ti
pronome femminile-neutro.

Con -a-tti concorda -a-ti del Talodi (Kordofan) e -a-t del
Semitico. Vanno ricordate anche le forme del Galla come garba
schiavo : garb-i-tti schiava, nagadi-tti la moglie del mercante.640

Fin dal 1871 Bleek confrontò con le forme dravidiche quelle
australiane in -ta o -tha dei nomi propri, per esempio Tereboo
(Condamine River) Kobbi f. Kobbi-tha, Hippi f. Hippi-tha, Kamilaroi
Ippa-i f. Ippa-tha, Parnkalla Kunni f. Kun-ta. Narrinyeri
yunga fratello : yunga-ta sorella, Gatti III 25.

d, l, r

750. Due prefissi gemelli ha il Bantu, lẹ- ẹlẹ- e lọ- ọlọ-, ai
quali si aggiunge in lingue sudanesi un terzo prefisso la- ala-.

lẹ- secondo Meinhof esprime originariamente « eins von zweien »,
cioè l'individuale del duale espresso da ma-. Perciò si usa 1. con
nomi di cose (spec. parti del corpo) abbinate, per es. Cafro il-īso
occhio ; 2. con nomi di frutti perchè divisibili in due e quindi
anche con nomi di cose rotonde, per es. Duala di-kubẹ banana.
Anche nomi astratti, come Duala di-bie prudenza.

lọ- secondo Meinhof esprime originariamente « eins von vielen »,
cioè l'individuale del plurale, per es. Suah. u-devu un singolo
capello, Her. o-ru-kune un pezzo di legna secca. Indica anche
cose lunghe e forma degli accrescitivi, per es. Her. o-ru-paδe
piede lungo, Ganda lu-tu orecchia grossa, Tonga lu-boko il braccio
compresa la mano (Konde ili-boko mano), Nyany. lu-goye corda.
Quindi anche molti nomi di fiumi, come lu-Apula. Qui pure astratti
come Her. e-ru-haka fretta.

la- si trova nel Kele e ra- nel Temne, qui per « rope-like
or creeping plants » (Schlenker 38) e per altri oggetti, per es.
ra-benga corda, ra-šek dente, ra-mes uovo (anche per animali
come ra-woto baboon e per astratti come ra-nēs paura).

751. Do prima alcuni esempi di la- nel Shuli, ove questo
prefisso è frequente : la-bōr leone, la-biri scorpione, la-lur iena,
la-mära sorella. Nelle lingue cuscitiche vi corrisponde da-, per es.
Som. da-bér e *da-m-bér >damér asino, da-wåʻo dial. da-n-wåʻo
sciacallo, dā-yer dial. dā-n-yer paviano, da-gón elefante (Less.
146). Dunque nomi di animali. Cfr. anche Hausa la-go con I
Opanda a-da-gwa ram, sheep, Less. 162. Per altri esempi v.
« Di alcuni nomi del cane » pag. 5 seg.

Nel Masai ol-al-aše ‘fratello’ è contenuto un prefisso maschile
al- parallelo ad an- femminile contenuto in eṅ-an-aše ‘sorella’.

Esempi di lẹ- sono : Bari lí-ki-to, Sandeh n-de-ku-té lepre,
cfr. Masai en-gi-tōdžo Latt. ī-todjo ; Dinka r-in = I Yao l-ina
nome ; Sandeh gudé ragazzo : de-gudé ragazza, cfr. Barea do-n-gadi
(Bari kadi) id., Kulfan du-gud ragazzo.641

Esempi di lọ- sono : Kulfan du-gud ragazzo ; Bari lo-doke rana,
lu-ṅ-atšér fratello ; Lattuka ogguni per *ol-guni ginocchio, lo-ggoro
gallo = Bari lo-gulau Madi ulo-go, cfr. no-ggoro huhn.

Nel Masai ol-, identico al Bantu olo-, è articolo maschile,
cui corrisponde lo posposto nel Turkana = lo del Bari (ṅutu
lo-ron
uomo cattivo).

752. Nel Suano gl'infiniti hanno li- prefisso e -l suffisso, per es.
li-γra-l cantare. Il prefisso ricorda quello del Duala negl'infiniti
come dj-ene vedere, mentre il suffisso concorda con -l del Pul, ecc.

Il segno del femminile-neutro d l r delle lingue caucàsiche
settentrionali appartiene alla serie l piuttosto che alla serie t e
concorda con -ḷ dravidico. Anche in lingue africane l si riferisce
spesso al femminile, per es. Sandeh de, Kredj én-de donna, femmina
(ende-modó vacca) = Kafa én-dē madre. Non confronterei
però il Georg. deda madre.

753. Il Bantu ẹlẹ- ricompare nell'Andamanese nella forma
primitiva ere- iri- o idi- : Kede Chariar Kol er-, Juwoi re- (ri-),
Puch. ir-, Bale id- (idi-), Bea i-. La funzione è come nel Bantu
d'indicare l'individuale del duale, perciò tale prefisso si trova
coi nomi di parti del corpo abbinate (occhio, ciglio, fronte, naso,
orecchio, guancia, braccio, ecc.) e col numerale ‘due’. Cfr. ir-
2 dravidico. Esempi.

occhio : Bea e Bale i-dal, Kede er-tol ; Chariar er-ulu, Puch.
e Kol er-kådak, Juwoi re-kådak — orecchio : Bale id-puku, Puch.
ir-bō = Kede er-bu Chariar er-buah, Kol er-bōkå, Juwoi re-båkå
— due : Bale id-pår both, Puch. ir-pår Kol er-pår, Juwoi re-pår ;
Boj. e Kede ir-pol, Chariar n-er-pol.

Già in U. pag. 14 confrontai con ‘orecchio’ le forme australiane
37 il-poki-ta, 39 il-pucki-ta = Bea ik-poko-da. Infatti nelle
lingue del gr. centrale troviamo ancora 38 il-čirta war-spear,
il-kna occhio, 39 il-ča mano, li-quorra cane domestico, ecc. ;
cfr. 69 il-burroo mosca, 191 eli-mang scudo, 1 lee-murra (138
tee-murra) occhio, Tasm. le-vira, li-vore notte. Per la dimostrazione
v. Gatti I 53 e le mie osservazioni a pag. XIX seg.

Per ọlọ- del Bantu non vi sono corrispondenze nell'Andamanese,
bensì in lingue australiane : 69 a ul-beru mosca, 37 ol-kurda 38
id-quorta scudo.

Per ara- del Temne (ara-benga the rope) la forma primitiva
andamanese è ara- : Bea e Bale ar- e ara-, Puch. ar-, Juwoi
ra-, Kede e Chariar ara-, Kol a- ; per es. Bea e Bale ar-čag,
Puch. ar-čok, Juwoi ra-čok, Kol a-čok gamba. Nelle lingue australiane
ara- ar- è frequente, per es. 37 e 39 ar-koppi-ta testa
642(Less. 49), 37 arra-cotta 39 arra-kata bocca (Aranda ara-kata,
pag. 73), 38 ar-teeta denti, 37 ar-koola capelli, 59 ar-tee sangue.
Una corrispondenza interessantissima è quella di Papua 36
ra-fane (per l'analisi cfr. 12 e 13 puna) hair con I Temne ra-fṓn
id., Less. 366.

754. Identico a ol- del Masai è ol- del Nicobari, per es. in
ol-mat occhio, ol-čōa macchia, bosco, ol-yāle offerta, ol-hora pianura,
ol-hakī mattino, ol-fang bocca, ecc.

Pen. di Malacca li-moń, le-moń (anche la-moiṅ accanto a moiṅ,
cfr. Khmer dh-méń e Stieng th-min) dente, lĕ-mo ‘nome’ accanto
a imo. — Nella Melanesia li-wo o li-vo ‘dente’ (Wango ri-ho,
Fag. li-fo) accanto a ni-ho = Samoa ni-fo Matabello ni-fo-a,
Malg. ni-fi dial. hi-fi, Batak i-po-n, Bisaya ngi-po-n, Tag. ngi-pi-n ;
cfr. VIII Rong a-fo, Kezh. e-fü, Chungli te-po, ecc.

755. In lingue indocinesi trovansi non pochi esempi del primitivo
ara- : Miju Mishmi ra-nga pesce, ra-mai coda, ra-ming
sole, ra-mang (dial. la-mong) nome = Hallam ra-ming, Magari
ar-min. Il Rangkhol ha ir-ming ‘nome’ con ir- e il Miju Mishmi
secondo Robinson ha le-mik sole.

756. Passando ai suffissi, ci occuperemo anzitutto di quello
che corrisponde a lẹ- del Bantu ed è il più diffuso.

Nel Pul -re è il suffisso dell'individuale, per es. kode ‘stelle’
ind. hode-re ‘una stella’ e similmente djambe-re ascia, maro-re
grano di riso, bone-re una cosa cattiva, gite ind. hite-re occhio,
hai-re pietra, ecc.

Tem we ind. wé-re giorno, sole, nimbe ind. nimbí-re Alo,
yo ind. yu-re gamba, es-á ind. esé-re occhio, sisé-a ind. sisé-re
verme, alé-wa ind. alé-re jungfrau. — Atjülo nape-re (Tem nuvo
ind. nuvó-re) piede, wata-re parola ; Kandjaga biś-a ind. biśi-ri
seno di donna, ńimbi ind. ńimbi-r occhio (cfr. wumbi-r del cielo
figlio > sole, cielo), ńü-r naso, tu-r orecchio. — Mose ge-le
‘uovo’ è l'inverso del Bantu lẹ-gẹ, Less. 146 e 148.

Nel Sandeh i nomi di parentela e di parti del corpo umano,
inoltre badiá amico e karé nemico, uniscono il suff. poss. per
mezzo dell'elemento -r- ; per es. ba-r-áne padre nostro, na-r-áne
madre nostra, badiá-r-e amico mio, -r-o tuo, bengli-r- da bengli-sé
occhio, ui-r- da ui-ḷi figlio. — Nel Dinka hanno forme speciali
coi possessivi i nomi ‘padre, madre, fratello, sorella’ e anche
‘amico’ : ua-r- padri, ma-r- madri, u-r tuo padre, mo-r tua
madre. — Nuba M. tan-ga-r suo figlio, un-ga-r vostro figlio,
agṓ e agṓ-r suocera, ássa-r bambino, ošā e oša-r schiavo. —
Bari lu-ṅ-ačé-r fratello, ki-ačé-r sorella.643

Per l'individuale il Bari ha talvolta -li -le, per es. kuku-li
una paglia, loputu-le un fagiuolo, una fava. Il Nuba meridionale
(di Delen) avrebbe -d in casi come ogi ind. ogo-d capra (Less.
161), koge ind. kogo-d piede, iti ind. iti-d pidocchio.

Le lingue Agau allo antico -r aggiungono un nuovo segno
dell'individuale , onde -rā ; per esempio Chamir iefā ragazzo,
ragazza ! : ind. iefe-rā id., e similmente Bilin infā ragazzo ! :
Quara enfä-rā o anfä-rā ragazzo, servo, Kunama anfu-ra giovane.
Quando si pensi che a queste serie appartengono anche Eg. nf-r
giovane, puledro, Ass. nip-ru bambino, rampollo, Greco νεα-ρό-ς
e νεβ-ρό-ς, Agul iv-ra = Vogulo jēwe-r puledro, Vogulo K. ńau-r
id., Austr. 93 yába-rri giovane, ecc. (Less. 343), si comprende
l'enorme antichità di tali formazioni. — Il Galla afu-rū ‘soffio,
fiato’ ha un preciso riscontro nel Greco αὔ-ρα id., cfr. ἀή-ρ.

Nelle lingue semitiche restano tracce come Arabo ḥaga-r =
Pul haya-re pietra, § 569.

Nell'Elamico -ri -r è una specie di.articolo coi nomi di persona :
a. El. sunki-r il re, atta-r il padre, lipa-r u-ri il servitore
mio, napi-r u-ri il dio mio, n. El. šak-ri figlio. Con atta-r concorda
il Circasso ate-r e il Basco aita-r- il padre, Elam. 15. —
Nel Ceceno e Thusch -r fuori del nominativo : Thusch pḥu obi.
pḥa-r- cane, bstu obl. bsta-r- bue, šo obl. ša-r- anno, c̣e obl.
c̣a-r- fuoco.

Anche nell'Indoeuropeo -r può essere limitato ai casi obliqui :
anḗ-r uomo, daiwḗ-r cognato, patḗ o patḗ-r obl. paté-r- padre.

Tamil tan-dei suo padre > padre (cfr. un-dei vostro padre) :
Telugu tan-d-ri suo padre. È formato esattamente come il Nuba
tan-ga-r suo figlio. — Un suffisso -ri con nomi di persona e di
parti del corpo trovasi in lingue australiane del nord-est e della
regione centro-occidentale, per es. 48 appa-ri 104 apa-ri, 102
abo-ri padre, 129 ma-rri id., 105 amo-ri madre, 103 talba-rri
barba (120 talba = Cocos Eylandt talaffa, Fakaofo talafa). —
Presso F. Müller, Grundriss IV, Andam. a-rodi-re (pl. a-rodi-la)
figlio, odi-re id., adeni-re figliastro, toba-re fratello maggiore.

Nel Mafoor -ri è una specie di articolo con nomi di persona
e di parti del corpo : k-ama-ri (per *t-ama-ri, cfr. Austr. 12&
ma-rri) padre, k-pu-ri nonno, nonna, s-na-ri (cfr. Sandeh na-r-)
madre, swa-ri coniuge, nijo-ri la nipote, snè-ri ventre. Anche il
Jotafa possiede tale suffisso : sĕwa-r coniuge, tè-ri ventre. Ambon
pure, con -l per -r.

Fra le lingue indocinesi il Lepcia ha -re come articolo definito :
pano-re il re, abo-re il padre = Austr. 102 abo-ri padre, amu-re
644la madre = Austr. 105 amo-ri madre. Anche nomi verbali come
thi-re l'arrivo. — Maring kai-pa-ri mio padre, anai-ri servo.

Infine, anche in lingue americane trovasi l'elemento che esaminiamo.
Con nomi di parti del corpo il Saraveka ha -ri, il
Paressí -ri -re e -li. Nel gr. Caribico il nome preceduto da pronome
possessivo o da un genitivo ha generalmente il suffisso
caratterizzato da liquida, per es. Cum. ure pana-r la mia orecchia,
Dios maimu-r di Dio la parola, Chayma Dios mare-r di Dio il
figlio. Amueixa ne-muna-r mi amado, n-uta-r mi hecho. Invece
Azteco kal-li casa : no-kal mia casa, teo-tl dio : no-teu mio dio.

Data l'enorme diffusione di questo antichissimo elemento si
comprendono le concordanze come I Pul hi-nne-re, III Kürino ne-r,
V Cerem. ne-r naso, VI Tamil nā-r before = VIII gr. Kuki nā-r,
IX gr. Caribico -na-ri naso, Less. 311 (v. anche 365).

757. Al prefisso lẹ- che forma gli infiniti in lingue bantu del
nord-ovest (§ 752) corrisponde il suffisso -l nel Pul : anda-l il
sapere, bala-l soccorso, m-bindo-l lo scrivere, nango-l il prendere.

Agni e Assanti -le -re (dopo nasale -ne), per es. di-re action
de manger, güe-re parola, gügüe-re pronuncia, lafi dormire : laf-re
sonno. — Dyula e Mau -li -ri (dopo nasale -ni), per es. bo-li
action d'ôter, bo-li-ke faire l'action d'ôter.

Ho già ricordato gl'infiniti come li-γra-l ‘cantare’ del Suano.
Nell'Udo il participio presente in -a-l, come ukha-l mangiante,
sarebbe stato in origine un infinito secondo Schuchardt, il quale
ricorda l'infinito armeno in -l come ta-l dare, bere-l portare.
Cfr. anche il nome verbale in -wa-l del Kürino (Buduch -wa-li).

Canarese māḍa-l(u) to do, doing, māḍa-l-ke volg. māḍa-li-kke
for doing, Gondi handā-lle andare, Tamil tara-l to give, giving.
Forme esattamente corrispondenti in lingue australiane : Awabakal
bunki-li-ko battere, wiye-li-ko parlare, Kamilaroi ngumi-le-go per
vedere, Wiraturai buma-li-gu battere, ma-li-gu fare.

Tra le lingue indocinesi il Dhimal ha dei nomi verbali o
infiniti in -li, per es. hadē-li to go.

758. Nel Pul diminutivi in -ẹ-l (quasi -i-l) come sau-ru dim.
tjab-e-l bastone, hor-de dim. kor-e-l kalebasse, lāna dim. lāna-e-l
nave, hai-re dim. kāʼy-e-l pietra, ling-u dim. ling-e-l pesce,
gero-g-a-l dim. gero-g-e-l huhn, gor-i dim. gor-e-l vir.

Ometto le tracce semitiche e caucasiche per venire all'Indoeuropeo.
Qui troviamo forme che corrispondono benissimo a quelle
del Pul, per es. Lit. parš-e-li- a. Ted. farh-e-li porcellino, Lat.
porculo- da *pork-e-lo-, Umbro kat-e-l cagnolino, Lit. galv-e-lẹ̄
testolina, a. Slavo cvit-e-lŭ fiore, a. Ted. bend-i-l a. Isl. bend-e-ll
645kleiner band. In nomi propri di persona : Pruss. Darg-e-lo, But-i-l,
Got. Vulf-i-la a. Ted. Wolf-i-lo, Serbo Brat-i-lo, Sanscr. Dēv-i-la-.

Diminutivi simili vi sono nelle lingue uraloaltaiche, per es.
Finnico im-e-lä süsslich, üte-lä subdulcis, Sirjeno ulj-e-l etwas
feucht ; Mangiu am-i-la gallo, em-i-le gallina.

Ricorderò infine i diminutivi del Nama in -ro che può stare
per -lo, per es. om-i casa : om-ro-b casina.

b

759. Il Bantu ha ba- per il plurale dei nomi di persona, bi-
per il plurale della classe kẹ- e bọ- per nomi astratti.

Di ba- come segno del plurale tratteremo a suo luogo, qui
vogliamo soltanto accennare che il valore di plurale sembra essersi
svolto da quello del singolare per il tramite del collettivo, come
nel Duauni della N. Caledonia da dore ‘servo’ si forma va-dore
servitù :> servi. Nello Hausa ba- forma dei nomi etnici di numero
singolare, per es. ba-hauše uno Hausa, ba-hausa una Hausa, pl.
hausa-wa. In forma di suffisso l'Isala ha daga-ba un Dagarti.
Cfr. anche Wandala ba-ya io, ba-ka tu, ma be-terē essi.

Sopratutto va tenuto conto del fatto che l'Andamanese ha ab-
per nomi di parentela (= Bantu aba-) e di parti del corpo di
numero singoiare e ebe- (=Pul ebe) per nomi di parentela pure di
numero singolare, per es. Bea e Bale ab-lo Puch. ab-lu ginocchio,
Bea ab-pail Bale ab-pal Puch. ab-ob moglie, donna.

Probabilmente si collega a ba- del Bantu anche ba- del Khasi,
per es. trei lavorare : ba-trei lavoratore. Specialmente va notato
b-riu homo (in composti anche il semplice riu), cfr. Mon b-rou
donna, VIII Tipura bu-rui donna, bo-rok pomo (Konch ma-ṛok,
Kong ma-ró, Mru mo-rū). Con b-riu da, *ba-ru concordano forme
africane come I Yula ba-ro uomo.

760. Passiamo ad esaminare l'uso di ba come suffisso del
singolare.

1. Nomi di persona. Isala daga-ba un Dagarti, Atjülo ada-ba
amico, Kandjaga nā-b re ; Bambara mōli-ba pescatore, seli collera :
seli-ba collerico, Malinke san-ba compratore.

Nama e Begia -ba indice del maschile singolare, per es. Nama
khói-ba vir (||gara-b = Somali gara-b spalla, sṓ-ba = Galla
som-ba polmone, =honá-ba = Galla hum-bi proboscide, Bilin
kŭn-bā naso).

Nel Basco nomi di parentela in -ba come ala-ba figlia. V.
p. 119, ove si confronta Sanscr. am-bā madre e Lit. am-ba nutrice.646

2. Nomi di animali. Nel Pul -ba in nomi di animali grossi,
come n-gelō-ba cammello, tjama-ba serpente gigantesco, mau-ba
elefante, m-bab-ba asino. Similmente nel Kandjaga : nā-b rind,
gonā-b bufalo, penu-b mutterschaf, yu-b pferdeantilope, kā-b leier-antilope,
wa-b serpente.

Nama ani-b uccello, gama-b bue, arí-b cane, duru-b topo,
gora-b corvo, =koa-b elefante, ecc.

Arabo ʻanka-b ragno (Moeller W. 95 e cfr. Bari lu-gögö-ri,
Atjülo kenka-u e spec. Sandawe χongo-ya id.), ϑaʻla-b volpe,
kal-b cane, yurā-b = Nama gora-b corvo, arna-b lepre, ʻaḳra-b
scorpione. — Geez wal-p sciacallo, zer-p giovane sciacallo.

Georg. or-bi aquila (Less. 188), ner-bi pecora, Kürino χe-b id.

Greco ἔλα-φο-ς cervo (cfr. a. Slavo jelenĭ id.), Lat. colum-bo-
e colum-ba, ecc. Il suffisso si presenta anche in altra forma, come
skē-b- (cfr. UT Kürino χe-b) in a. Sass. skāp pecora, s-kor-p- in
Greco σκορπίος, scorpione, ecc. Cfr. anche a. Ted. hra-ba-n corvo.

Vogulo vōrẹ-p, L. vōr(i)-p corvus caryocatactes.

Osservazione. Questa categoria è abbastanza diffusa e sembra
che vi partecipi anche il Bantu, per es. -gọlọ-be accanto a -gọlọ
maiale (Less. 186), Ganda n-dogo-i : Sumbwa n-dogo-be asino.

3. Nomi astratti. Nel Georgiano astratti verbali in -e-ba e
aggettivali in -o-ba, per es. šene-ba edificare : šeno-ba edificio,
šare-ba diventar nero, šavo-ba nerezza, thethro-ba bianchezza, didi
grande : dido-ba grandezza. Cfr. nello Slavo zŭlo-ba cattiveria.

761. Il prefisso bọ- del Bantu forma degli astratti da aggettivi,
verbi e sostantivi, per es. Duala bọ-sangi purezza, bw-am bontà,
Tonga bu-botu felicità, cortesia, Sotho vọ-χale ira, Sango bu-nofu
bellezza, bontà. Nel Sotho forma anche dei nomi di luogo come
vọ-noa luogo ove si beve ; cfr. bu-Ganda paese dei Ganda, Angola
bu-a-šaši luogo di mezzo > nel mezzo. — Efik m-bu-bik adulazione,
m-bu-beχe geschäft.

Appartengono però alla classe bọ- anche molti antichissimi
nomi concreti, fra i quali il più interessante è quello che significa
‘faccia’ : Tonga busto, Cafro ubu-so, Duala bo-so, Fern. Po bu-so,
Isubu bo-so (plur. ma-so = Senna e Ganda ma-so faccia). Appartiene
senza dubbio a questa serie il Sarar p-itšu-k (cfr. Nyanyi
w-išu) e lo Hausa fu-s-ka = Kamuku obú-se-ka viso. Per la
enorme diffusione di queste forme (Finnico po-s-ki guancia, ecc.)
v. pag. 493. — Il Fulup ha bo-ol = Filyam b-ōl pl. w-ōl viso ;
cfr. Bulom li-fōl pl. ti-fōl occhio = Somali fōl Galla fūl-ā viso.

Un,altro caso molto notevole è il seguente. Banyun bi-gof,
Fada bu-ofa per *bu-gofa, Boia bu-kou ecc., testa. Cfr. III Chürk.
647vi-kh dial. bi-kh, Lak ba-kh id. Infatti abbiamo anche Tsachur
bu-kol, Rutul vü-qül accanto a qul, ecc., col medesimo prefisso.
Il quale può essere contenuto anche nel Ceceno bu-su di notte,
bu-ī-si = Thusch bu-i-su notte, Cafro bu-suku notte, Less. 264.
Nell'Egizio bw ‘luogo’ forma degli astratti aggettivali come
bw nfr (forse bu-nōfr) bellezza, bontà. Nello Hausa wu o wu-ri
significa pure ‘luogo’, ma alla maniera del Bantu si usa piuttosto
a-bu ‘cosa’, abu-n- e abi-n-, per es. abi-n-či cibo, abi-n-ša
bevanda. E questo abu ci ricorda il Lak ā-bu fare, d-ā-bu opera,
cosa, onde gli astratti verbali come ul-ā-bu il dare (classe b-)
e gli astratti aggettivali come γeli-ši-ba calore. Difficilmente si
possono collegare qui gli astratti del Mangiu in -bu-n o -fu-n,
coinè ilga-bu-n diversità. Però come suffisso si trova bu anche in
lingue sudanesi : Mossi zī-bu carico, Dagbane ūm-bu il lavorare,
pie-bu il mungere, Kussassi kua-bo il lavorare il campo.

n

762. Il prefisso ẹnẹ- (risp. ẹn- e ni̯-) forma nel Bantu un
grande numero di nomi d'animali. Nome tipico Tonga iny-ama,
Bisa in-ama, Shamb. ny-ama, Sukuma n-ama ciò che si mangia
> carne, animale, Hausa n-ama carne.

Appartengono però a questa classe anche nomi concreti di
altra specie e astratti, per es. Tonga in-ganga medico, in-dezu
barba, im-wula pioggia, in-zila strada, in-kando martello, in-goma
tamburo, in-soni vergogna, Duala n-doti sogno, n-dọlọ amore.

Il Ganda possiede molti nomi, fra cui non pochi di animali,
formati con na-, per es. na-swi ditino, na-kkwale nano, na-munungu
porcospino, na-olovu camaleonte, na-bbubi ragno. Certamente
si tratta di un n-a- in cui -a- è il segno del genitivo ;
infatti il Kulia ha ny-a- con nomi propri. Cfr. Lattuka a-ker
montone : na-ker ossia n-a-ker pecora.

Per le lingue sudanesi mi limito a pochi esempi : Pul n-dau
struzzo, n-djora iena, m-būlu cavallo dalla fronte bianca, n-gelō-ba
cammello, n-giwa elefante, Wolof m-bei capra, n-dāma specie di
vitellino, Buiom in-ar = Galoa ny-are vacca, Nupe n-ako =
Duala ny-aka id., Kanderma dăvā per *n-dăvā leone : plur. răvā.

763. Nel Masai en- del Bantu ricompare come articolo femminile :
en-dua rana, en-derōni topo, en-gi-teng vacca, en-dap
palma della mano, en-gutuk bocca, en-gi-ma fuoco.

Frequenti sono le forme con na- (anche ana- o an-), per es.
Sandeh rombo montone : na-rombo pecora, Akka na-kò tartaruga,
648Lattuka na-ker pecora, na-li latte, na-bui rete, Bari na-kwan
donna. — Altre forme : Akka ēsi e n-ēsi cane, aré e n-aré pollo,
arí e n-arí uccello, edžó e n-edžó capanna, Lattuka āri fiume :
n-āre acqua ; Akka ne-kugó petto, Latt. nä-teng vacca, nä-ni capra,
nẹ-mo naso ; Akka an-ró donna, an-rengu-á fratello (en-rengu-é
sorella), e-té mano : an-e-té braccio, Madi an-zülo ombra. Con
questo cfr. Maba án-džülú-k e perfino Sumerico an-dullu ombra.
Il medesimo an- nello Afar an-dufḗ sputo (il Galla ha un prefisso
han-, cfr. Arabo han cosa).

Kanuri nĕ-m-gana piccolezza, nĕ-m-divi cattiveria, nĕ-m-soba
amicizia. Cfr. Sumerico na-m-til vita, na-m-nir signoria.

Nelle lingue semitiche trovo esempi di na- in nomi di animali.

Arabo na-mul ind. na-mla- formica : cfr. I Tem ka-mlá =
VII Mon kha-mol, Less. 432— Arabo na-ḥl ind. na-ḥla- ape :
cfr. ḥala-u- essere dolce, Bilin lāi-χ̇lā ape, I Bayong ny-alu ape,
Bagba alu, Buma m-ale miele — Arabo na-mir leopardo : cfr.
Songhai mār, I Kiamba mare leopardo, Less. 427 — Amharico
na-ber leopardo, tigre : cfr. I Soso bara-toe leopardo, Less. 428
— Arabo nū-mūsa- zanzara : cfr. I Boko moso, III Kubaci muzze,
VII Khmer mūs zanzara, Less. 384.

764. Nei gruppi linguistici III, IV e V del prefisso n- rimangono
solo tracce.

Nell'Andamanese trovo un prefisso en- (Puch. in-),di cui però
ignoro la funzione, per es. en-tōbare fratello maggiore. Invece il
prefisso on- oṅ- che si trova, per esempio, nel Bea on-kåro mano,
on-pag piede, on-bodo unghia, non sembra avere corrispondenze
africane. — Austr. 6 in-genoo donna, 39 in-geala osso, in-wila
luce, 136 in-garra pelle ; 39 an-dinna opossum, 69 an-kuroo,
un-kurroo = 128 on-gar barba, 213 un-guru dente, 39 un-goena
coscia, un-gula cornacchia, 37 on-koona 38 un-goona osso, ecc.,
Gatti II 29. — Per il Brahui v. p. 77.

Pen. di Malacca 30 än-čā nutrimento, 35 in-čā defecation,
38 in-čih boiled rice, 5 ni-pang pastry cakes (pang bocca). Generalmente
però in- o n- appare in VII come infisso, per es. Khasi
sād pettinare (pag. 212) : snād per *n-sād pettine, khap kneifen :
khnap tenaglia. Anche nelle lingue affini al Khasi prevalgono i
nomi di strumento. Con Tagala *in-sipit > sinipit ‘áncora’ cfr.
I Tonga in-kando martello.

765. Molto diffuso è il suffisso -n, la cui funzione principale
è di formare l'individuale.

Lo troviamo con tale funzione già in lingue sudanesi. Le lingue
del gr. Mossi hanno, per esempio, -ne -ni per l'individuale accanto
649a -re -ri opp. -le -li, e il Mossi ha anche la combinazione -n-de
come il Pul. Soninke goro-ni una noce di cocco.

Nel Masai -ni forma, al pari di -i, l'individuale 1. con nomi
etnici, come ol-Torōbō-ni un Dorobo ; 2. con nomi di persona ;
3. con nomi di animali piccoli, come en-galaō-ni una formica
piccolissima, en-derō-ni sorcio (pl. in-dero).

Per -i e -ni del Masai il Nandi ha -i-n nelle categorie 1. e
2., per es. Nandi-in un Nandi, čor-in un ladro. Parimente il Suk :
Tjemwel-in un Nandi (Masai ol-Tengwal-i).

Analoga è la formazione dei nomina agentis. Abbiamo da una
parte forme come Masai ol-a-purō-ni ladro, Turkana ka-lepa-n
mendicante, Bari ka-képa-ni-t falegname, ka-pelo-nit fornaio (-ni-t
combinazione di due suffissi dell'individuale, cfr. invece kö-túrö-ni
liore) ; da altra parte Nandi ka-sup-in seguace, som-in mendicante,
al-in compratore (con l'articolo duplicato al-in-det). — Irob-Saho
akalisḗ-na pl. akalisḗ-ni-t lavandaio, rabḗ-n-ta morente, rābsḗ-n-ta
uccisore, Bilin kidä-n-tā venditore, Quara mältä-n-tā pl. mältä-n-t
guardiano. — Nuba nīátti da *nīá-n-ti bevitore, ecc.

766. Nell'Indoeuropeo nomi d'agente come Latino edō-n- e
bibō-n- (nom. edō e bibō) confrontabili con II Masai -purō-ni
ladro. Il valore d'individuale appare da contrapposizioni come
Greco στραβό-ς losco : στράβω-ν un uomo losco, e quindi Στράβω-ν
come nome proprio. — Con Irob-Saho akalisḗ-n- cfr. Gr. πευϑῆ-νindagatore.

Con II Bari ka-pelo-nit fornaio, ka-remo-nit uccisore, assassino,
cfr. Indoeur. bhéro-nt- portante. Con II Irob-Saho rābsḗ-nt-
cfr. Indoeur. bhére-nt- portante.

Molti nomi di animali appartengono a queste categorie, per es.
Sanscr. ukšá-n- bue, Lat. leō-n- e Greco λέο-ντ- leone, a. Slavo
jele-nĭ cervo, Greco ὄρ-νι- uccello.

767. Il carattere mobile di -n indoeuropeo (Lat. edō : Greco
τέκτω-ν) si trova anche in altri gruppi linguistici. A pag. 133
abbiamo già accennato a III Udo us bue : dat. us-n-a, quindi gen.
us-na-i, abl. us-na-χo ecc., ma plur. us-ur. Si aggiunga Thusch
bstu obl. bstu-n- donna, de obl. de-n- giorno, ecc.

Nelle lingue altaiche è frequentissimo l'elemento -n che scompare
nel plurale rivelando così il suo carattere d'individuale. Nel
Tunguso, per esempio, abbiamo udu-n pl. udu-r pioggia, oro-n
pl. oro-r renna ; nel Mangiu mori-n pl. mori-sa cavallo, aχō-n
pl. aχō-ta fratello maggiore. Burjato modo e modo-n albero :
gen. modo-n-i, dat. modo-n-do ecc., ma plur. modo-t. Mong. nidü
e nidü-n occhio, usu e usu-n acqua, e molti altri simili doppioni.650

Tamil appa-n ma voc. appā padre, kāl- e kāl-in- piede, Tulu
kurubu pastore : obl. kuruba-n- ma plur. kuruba-r- senza lo -n
dell'individuale. — Fra le lingue australiane il Dieri ha ngapi-ni
‘proprio padre’ accanto a ngape-ri ‘padre’. Àustr. 190 gooia-n
pesce, yooli-n(e), youli-ng pelle, ecc., Gatti II 35.

768. Nella Melanesia -n ha valore chiaramente individuale
al pari di -i.

ventre : Gog e Lakon toqa-n ; cfr. Mota toqa-i e Lo toqa
osso : Urep. hiri-n ; cfr. Pak siri-γi e Vatur. suli — fanciullo :
Lakon natu-n, Motlav nte-n ; cfr. Mota natu-i e Duke of York
nat — orecchio : Gog qoro-n ; cfr. Mota qoro-i e Whits. qero
uovo : Gog toli-n, Motlav tle-n ; cfr. Aurora toli-i — faccia :
Lakon nawo-n ; cfr. Mota naγo-i e Lo naγo.

Il medesimo suffisso si trova nel Lifu, Nengone ed Aneityum,
inoltre nel Panaieti della N. Guinea ; per es. Nengone tene-ne
child (: tene-go my child), Aneityum n-etga-n ventre, n-akli-n
uovo, Panaieti mata-n occhio, nima-n mano.

769. Forme d'individuale con -n si trovano probabilmente
anche in VIII e IX. Così, per esempio, l'Azteco oltre a -li e -tl(i)
sembra avere per l'individuale anche -in a giudicare da totol-in
‘pollo’ che fa al plurale totol-tin o totol-mē.

m

770. Il Bantu possiede mọ- per il singolare, mẹ- per il plurale
e ma- per il nome collettivo.

Il prefisso mọ- indica in generale esseri animati, ma si distingue
in due classi. Il mọ- della I classe (plur. ba-) indica l'uomo come
persona che opera per proprio conto, in contrapposto al mọ- della
III classe (plur. mẹ-) che indica l'uomo che opera per conto di
altri. Inoltre appartengono alla classe III nomi di parti del corpo,
di animali, di piante (nome tipico mọ-tẹ albero), e anche astratti.

In lingue sudanesi non pare che mọ- I sia frequente, essendo
spesso sostituito da ọ-. Nel Pul troviamo forme come mo-tjede
possessore di denaro, mo-putju possessore di cavallo > cavaliere ;
ma qui mo- vale ‘possessore di’. Tuttavia il mọ- del Bantu deve
essere stato frequente in tempi preistorici, poiché Pul-o si spiega
da una forma *m-Pul-o e similmente gli altri nomi di persona.

771. In lingue nilotiche troviamo tracce del mọ- della III
classe. Il Bari ha mu-rilö-ni vena (Dinka rāl) come il Duala ha
mu-sim ‘vena’ della III classe. Suk mu-γulo Nandi mu-kule-l
cuore (Bongo kula) come Duala mu-lẹma ‘cuore’ della III classe.651

Il Nilotico ti-m (Less. 220) albero, bosco, è l'inverso del Bantu
mọ-tẹ. Anche in I Kandjaga tī-m *legno > medicina abbiamo
la medesima inversione.

Nell'Egizio m- forma 1. dei nomi di strumento o di luogo,
come m-jnb scure e m-swr luogo per bere ; 2. dei nomi astratti,
come m-šʼd scavo ; 3. dei participi attivi o passivi, come m-fd
corridore. Però anche nomi di parti del corpo, come m-js-t fegato
(cfr. Begia , Bagrima sai-ti id.).

Le medesime categorie forma m- nel Semitico. Ricordo particolarmente
i participi come Arabo mu-ḳattil nel loro rapporto
con l'imperfetto yu-ḳattil(u), poiché tale rapporto è come fra il
prefisso nominale mu- e il prefisso verbale corrispondente yu-
(pron. di 3. sing.) in molte lingue bantu. — Le forme ma- e mi-
sono probabilmente da intendere, almeno in parte, come *m(w)-a-
e *m(w)-i-, cfr. Saho m-a-gdāf ‘l'uccidere’ da e accanto ad
a-gdāf id. Lo stesso dicasi del ma- che nello Hausa forma dei
nomi d'agente e di luogo, benché in parte può corrispondere a
ma- del Bantu.

772. Nel Georgiano m-, ma-, me- e mo- specialmente nella
formazione dei participi : m-deba-re giacente, m-dzina-ri dormiente,
m-tira-li piangente, m-čʼ ame-li mangiante ; mo-nadire
cacciatore, me-pure fornaio (puri pane). Suano mu-phšthi lodante.

Negli altri gruppi linguistici manca, come pare, questo prefisso
(v. però Less. 426 mo-ti o mo-ri albero), e manca pure in generale
un corrispondente suffisso.

773. Tratto qui del prefisso ma- perchè non mi pare che la
sua funzione originaria sia d'indicare il plurale. Nel Bantu indica
1. una coppia, per es. Duala meso da *ma-iso occhi ; 2. una
collettività, per es. Cafro ama-zulu il popolo Zulu, Duala n-dabo
case : ma-n-dabo coll. ; 3. concetti astratti, come Suah. ma-penzi
amore ; 4. liquidi, come Suah. ma-dji acqua. Per questa ultima
funzione, che è antichissima, cfr. ma ‘acqua’ Less. 408.

In forma di prefisso ma si ritrova in parecchie lingue sudanesi,
per es. nel Temne. Qui forma nomi di liquidi e astratti e
si adopera anche per il plurale di nomi di piccoli animali e di
piante : ma-ntr acqua, ma-nono latte, ma-bótḁr amore, a-kōmi
pl. ma-kōmi frutto.

Più frequente, è però in forma di suffisso. Nel Pul -am in nomi
di liquidi : ndi-am acqua, djuk-am pioggia forte, mis-am pioggia
fine, lambḍ-am sale, kos-am latte, ʼyiʼy-am sangue, nebb-am olio.

Tem li-m acqua, ni-m o nu-m olio, grasso, do-m sale, fe-m
urina — Mossi kā-m olio, grasso, kwo-m acqua, zi-m sangue,
652ludu-m urina — Dagbane yale-m sale, bihi-m latte — Kussassi
zē-m sangue, yāre-m sale — Kandjaga ńe-am acqua, sins-am
urina, mal-am rugiada.

774. Anche in II si trova in forma di suffisso con nomi di
liquidi. Di fronte a Madi e Abokaya ari ‘sangue’ abbiamo Bari
ri-ma, Dinka ri̯-am, Nuer ri̯-em, Less. 174. Il Berbero ha adi-m
(cfr. I Kiamba aze-ma) e idi-m, il Semitico d-am.

Il Bari ri-ma sta per *ari-ma. Ora è un fatto notevolissimo
che il lontano Kiwai, linguaggio papuano della N. Guinea, ha
precisamente ari-ma sangue. Cfr. Domara ari-ma saliva, Dabu
ma-m, Gosisi ata-ma sangue, Tagota ara-ma fiume. Però il medesimo
elemento sembra trovarsi in lingue papuane anche come
prefisso : Pisirami e Tagota ma-uka acqua, Toaripi ma-puso id.,
Kiwai ma-uburo pioggia ; Less. 409.

Oltre a ri-ma o re-ma il Bari ha col medesimo significato
ke-ma. Or questa è una forma diffusissima : Samojedo χe-am,
khe-m, Mon čhi-m, Aino ke-m, IX gr. Pano gi-mi, he-mi, con
prefisso e suffisso insieme VII Khmer ma-ha-m, Santali ma-yā-m,
pag. 501 seg. Il Khasi ha sn-ām.sangue, cfr. per il primo termine
il Sanscr. asá-n-, as-n- id.

Nelle lingue della Melanesia e Micronesia ma- è un nome
generico per liquidi da bere usato coi suffissi possessivi.

775. In nomi di parti del corpo ma- ha pure una notevole
diffusione. In II troviamo Aluru ma-lep di fronte a Jaluo lep
lingua. Il Golo ha mé-le, cfr. III Tab. me-(l)dz, Kür. me-z, Lak
ma-z, VI Austr. 97 mu-lli, VII N. Guinea ma-la, me-le, VIII
Thukumi ma-lē, Sopv. ma-li, Hallam ma-lei, Kezh. me-li ecc.

In VI, VII, VIII e prob. IX il nome ‘occhio’ ha il prefisso
ma- che in I esprime l'ambale.

VI Austr. ma-il, me-il, me-yel, 90 mi-gilla. Cfr. Il Bilin ʻil,
Chamir iel, Quara (y)il, Somali il, Ufiomi ila. — VI Austr. 115
m-irra, Victoria m-ir, *m-eri, m-eri-n, VIII Yawdwin m-yier,
IX Puri m-iri-h, Coroado m-eri-ṅ. Cfr. I gr. Kru gire, Fada a-gira
pl. ma-gira, Ndakko iri, Maigo-Mungu -irra, ecc. — VI Austr.
80 ma-ikki, 74 m-ikki, 72 me-gie, VII N. Guinea ma-gi, m-igi
faccia, VIII Pahri m-igi, Tib. m-ig. Cfr. Nama gḗ, Pul yiʼa e
n-giʼa, gr. Kru gie vedere. — VI Austr. me-ine, m-ina, mena
per * ma-ina, 201 ma-in-gi. Cfr. I gr. Mande inya, Asante eni,
II Afar-S. in-tī, IX gr. Caribico enu-r, ecc. — VII Malacca m-it,
met da *ma-it, Fate m-it a, Malikolo ma-ita-ṅ, Maleop. ma-ta,
VIII gr. Naga e Kuki m-it. Cfr. I Kamba ito, Masasi m-ito. —
VII Malg. ma-su occhio, masu andru occhio del giorno > sole,
653Espir. S. ma-so sole, Ses. ma-soe stella. Cfr. I Ganda ma-so occhi,
faccia, prob. Nuba ma-ša sole.

VII Malacca mo-ing, Stieng th-m-in, Khmer dh-m-ẹń dente :
Bantu -ino, -ińo, plur. ma-ino > mēno, Nyany. m-ino — VII
Indoc. m-in, m-ing nome : Bantu -ina, plur. *ma-ina.

s

776. In lingue bantu si formano dei nomi propri mediante un
elemento si- che significa ‘padre’ in contrapposto a na- ‘madre’ :
Tonga Si-medža Father Tusks, Si-a-pi Father of where ?, Cafro
S-a-Rili Father Kreli. Tabwa si-Kabwe è nome del padre di
Kabwe, come na-Kabwe ne è il nome della madre. Ganda se-zala
beau-père, se-bo père, mon père. Fipa i-si-nganga medico, prete.

Probabilmente il Nama sàu- padre contiene il medesimo elemento :
s-àu-, cfr. abo- padre. Così pure Begia s-an, Bilin d-ān
pl. ž-ān, Copto s-an, s-on fratello : Tuareg ańa, Basco anai id.

Un altro uso di si- è con nomi di animali : Tonga si-lugue
Father tiger > tigre, s-ulu-e Sena s-ulo lepre, s-u-ntue iena,
se-kale a muircat, s-o-kue baboon, i-se-kua a duck, Ganda se-kanyolya
cicogna, Fipa i-si-mbwa cane.

Golo sí-ngi-li leone, Kavirondo si-bwo-r id. Con la prima
forma concorda il Sanscr. sĩhá- (Arm. indz leopardo) e Malese
singa leone. — Gebel Kargo s-o-keli gazzella, cfr. Gebel Kulfan
kel e Nuba gel id.

Si trovano anche forme con sa- (prob. s-a-), per es. Wolof
sa-igue s- leopardo, B. ẹn-gwẹ. Il Masai ha alcuni nomi di animali
con i-sa- al plurale.

Nelle lingue dell'Indonesia si sta davanti ai nomi propri di
gente del volgo, davanti ai nomi di animali e in generale davanti
ai nomi di cose personificate, per es. si boaya compère le crocodile,
si angin Mr. le vent. Questo si trovasi nel Tagala come
articolo davanti a nomi propri nel nominativo, per es. si Pedro ;
cfr. si-ya egli, si-no chi ? E anche nel Suaheli si è un « articolo »
arcaico parallelo a hi, cfr. Zigula e Bondei s-uyo e s-ayo accanto
a h-nyo e h-ayo. Come nel Tagala siya ‘egli, essa’ : acc. iya,
così nel Gotico si ‘essa’ : acc. iya.

Il si- dei nomi di animali si trova anche in lingue papuane
della N. Guinea, per es. Dungerwab si-kule-kule farfalla.

777. Vi è anche un suffisso -si, che però non ha niente a che
fare col prefisso si- ora esaminato, essendo piuttosto una forma
parallela a -ri dell'individuale.654

Nel Sandeh i nomi di alcune parti del corpo hanno il suffisso
-ssé, per es. bengli-ssé occhio (: bengli-r-é il mio occhio), baga-ssé
guancia, hʼo-ssé naso.

Nel Mafoor della N. Guinea -si è sinonimo di -ri in nomi di
parti del corpo, per es. mga-si da *matá-si occhio. Tale -si viene
a coincidere con -si suffisso del plurale. Al Mafoor we-si ‘piede,
gamba’ corrisponde il Sumba wi-si id. ; cfr. Tagal bi-tí, Mal.
bĕ-ti-s, Kawi wĕ-ti-s gamba, Tagal bin-ti polpaccio, Giav. wĕn-ti-s
coscia, ecc. Il Bulu ha wara-si peli del corpo.

Sembra che il medesimo -si occorra nella parola ‘occhio’ in
VIII Khambu mik-si di fronte al comune mik, Kulung mnk-si :
Balali mūhʼ. Cfr. Sanscr. ák-ši, Slavo oče-s- occhio. Infatti pare
che nell'Indoeuropeo -s sia frequente in nomi di parti del corpo :
Sanscr. šˈira-s testa, Got. am-s-a- spalla, a. Ted. lef-s labbro,
Indoeur. ōu-s-, au-s- apertura > bocca, orecchia. Il Turco ha -z,
per es. kö-z occhio, Cig. agu-z o avu-z e agi-z bocca, apertura,
Kirg. au-z > ō-s, Aitai au-s e ag-si id., Turco omu-z spalla.

Con nomi di parti del corpo abbiamo infine IX Paressí -se
opp. -he o -hi, Saraveka -ši (e).

L'elemento è dunque molto diffuso, perciò si comprendono le
doppie forme come na-r e na-s ‘naso’, Less. 311 seg.

In nomi di parentela trovasi -s nel Kurukh (VI), per es.
em-ba-s mio o nostro padre, nim-ba-s tuo o vostro padre. Cfr. -so
nel Basco, Indoeuropeo e Finnico, pag. 119.

Le classi del plurale

778. Circa il plurale per raddoppiamento v. § 322 segg. Qui
esamino brevemente i plurali camitici formati con raddoppiamento
finale e i plurali « interni » che ne derivano. Distinguo vari gruppi
secondo la vocale intermedia tra la consonante ripetuta.

1. Nello Hausa -a- e vocale finale -e (talv. -i), per es. wur-i
pl. wur-a-re posto, bis-a pl. bis-a-še animale, c̣of-o pl. c̣of-a-fi
vecchio. Il Somali interpone sempre a, per es. af pl. áf-a-f bocca,
bog pl. bóg-a-g ventre. Lo Afar-Saho interpone -ā- se la vocale
radicale non è a, per es. dik pl. dik-ā-k villaggio. Mandeo miṭr-a-re
piogge, sidr-a-re libri, sad-a-de blöcke ; Siriaco mod. bez-ā-ze
brüste, perfino top-ā-pē palle dal Turco top.

A questo tipo con -a- corrispondono i plurali interni con -a-
Berb. a-mgér(ĕ) plur. i-mg(e)ráḍ collo. Qui vanno i tipi
arabici fiāl e a-fāl, per es. báḥr plur. biḥār mare. Hausa turm-i
655pl. turam-e mortaio, gulb-i pl. gulab-e fiume, tumki-a pl. tumaki
pecora, särki da *sarki pl. saraki re.

2. Il Kafa interpone -i-, per es. bak-o pl. bak-í-ko gallo,
bak-e pl. bak-í-ke gallina, kaf-o pl. kaf-í-fo uccello. Bilin ʻil pl.
ʻil-í-l occhio, ḳāf pl. kāf-i-f scorza. Arabo dahr pl. dahār-ī-r
tempo, šamāṭ-ī-ṭ schiere. Sir. mod. ib-i-be frutti, kin-i-ne Hüllen.

A questo tipo con -i- corrispondono i plurali interni con -i-
come Irob farás pl. fáris cavallo.

3. Nello Hausa spesso -ō- con vocale finale , per es. dáb-a
pl. dáb-ō-bī animale, šird-i pl. šírd-ō-dī sella, yac̣-a pl. yatc̣-o-c̣i
dito. Nello Afar-Saho -o- opp. -u- se la vocale radicale è a,
per es. Irob af pl. af-ó-f bocca, bar pl. bar-ó-r notte, han pl.
han-ú-n latte (Afar áf-o-f ecc.). Bilin luk pl. luk-ú-k gamba,
kirm-ā pl. kirm-ú-m collo.

A questo tipo con -o- opp. -u- corrispondono i plurali interni
con -o- opp. -u- come Irob anrāb pl. ānrob lingua, lubāk pl.
lúbuk leone, gas-ā pl. gos corno, Afar hāḷ-ā pl. hoḷ albero, abál-ā
pl. aból sangue. Cfr. Dinka agāl pl. agol cicogna ?

4. Quanto all'origine delle vocali interposte si noti Irob dik-ā
accanto a dik-ā-k villaggi, kis-ā e kis-ā-s sacchi.

a

779. Nel Bantu a (ja, ga) è il pronome corrispondente al
prefisso nominale ma- di valore collettivo.

Nel Tem hanno il plurale in -a i nomi di persona che al
singolare terminano in -o -u, per es. eró pl. erá homo, abalo
pl. abala vir, aló pl. alá donna, lelá pl. lelá vedova ; do-ró pl.
da-rá dormiente, ton-dó pl. tan-dá parlatore. Si noti bu pl. bia
fanciullo. — Atjülo lio pl. lia homo, baro pl. bara vir, nuno
pl. nuna animale, ṅweno pl. ṅwena ladro.

Vi sono anche forme del singolare non in -o, per es. Tem
sise-re pl. sise-a made, invece Atjülo wata-re pl. wata-ra parola ;
Kandjaga kobe pl. koba osso, loe pl. loa ventre.

780. Nel Berbero -a è piuttosto raro : a-muš pl. i-muša gatto,
a-nγus pl. i-nγusa pungiglione, ta-mur-t pl. ti-mura paese, ta-sir-t
pl. ti-sira mulino. Schuchardt, Berb. I, considera questi plurali
come formati sull'analogia dei plurali interni da temi bisillabi
in vocale, come a-ḳarru pl. i-ḳurra testa, a-falku pl. i-fulka
falco. Ma queste forme ricordano la regola del Tem e io ritengo
che, viceversa, i plurali interni seguirono l'analogia di quelli
esterni. I plurali interni sono tutti di origine secondaria.656

Nello Hausa nono pl. nonā latte, yaro pl. yara ragazzo, ḳato
pl. ḳatā grosso, ma anche mače per *mate pl. mata donna, hákori
pl. hákorā dente, ecc. Nel Teda dó-geso pl. dé-gesa notte, éskeno
pl. eskénua cielo, ma anche gōni pl. gōna cammello, aski pl.
askia cavallo, ecc.

Masai en-dauwo pl. in-dauwa giovenca, ma ol-alem pl. il-edema
spada, en-gerr pl. in-gerra pecora, ecc. Bari ungwuri pl.
ongwora corno. — Barea ku pl. kua uomo, tüm pl. tüma albero,
nombe pl. nomba lacrima.

Begia būr pl. būra paese, ragád pl. rágada piede, kawíḍ pl.
káweḍa frusta. In dōf per *dafo pezzo di carne : pl. daf(a) vediamo
osservata la regola del Tem, e similmente in mōk pl. máka collo.
— Irob ābír pl. ābirā gigante, afúr pl. afurā lucertola, ilio pl.
illawā grano.

781. In I e II abbiamo trovato spesso il rapporto sing. -o :
plur. -a. Tale rapporto richiama alla mente quello dei neutri
indoeuropei come i̯ugó-m : pl. i̯ugā. Anche nelle lingue dravidiche
-a è terminazione del neutro plurale, per es. Mal. iva haec, ava
illa, Tamil periya μεγάλα, ariya difficilia.

Anche in lingue americane si trova -a come segno del plurale.
Il Kri ha -a per l'inanimato, ma questo -a sta per -an. Nel
Yuki -a designa il genere animato : tok-a fleas, koy-a gophers ;
cfr. opa 2 anim. : opi inanim. — Kariri ware-a preti, rute-a
vecchie donne. Mocovi pinéh pl. pinaka osso, Abiponi ketelk pl.
ketelγa mulo.

i, e

782. Nel Bantu il pronome plurale corrispondente al prefisso
nominale mẹ- si presenta nelle forme i yi gi, Sotho , Subiya ii.
Esso si contrappone al singolare u yu gu, Sotho , Kamba wu.

Come prefisso si trova nel Bulom e nel Temne (B. i-, T. e-ey-).
Cfr. i- del Berbero. Il Wolof ha u făs un cheval : i făs des
cheveaux, invece făs u il cavallo : făs i i cavalli. Cfr. Pul putj-u
cavallo : putj-i cavalli, e similmente ńāku pl. ńāki ape, m-bālu
pl. bāli pecora. Sing. -o : plur. -e, per es. yēso pl. gēse occhio. —
Neyo gro pl. gre 20, ūro pl. hle casa, Plawi ura-uro pl. ura-ure
veste, beo pl. maschio, Grebo neblo pl. neble uccello.

Plawi gba pl. gbwe donna, Abriwi nogba pl. nogbe id. —
Kru pl. sūe braccio, kūa pl. kūe paese, droo pl. drī testa,
Basa na pl. nae uccello, diu pl. diue bambino — Plawi popo
pl. popwe farfalla, bo pl. bwe piede — Plawi bile pl. bili, Neyo
657ble pl. bli, Abriwi e Tewi bre pl. bri- bue, Neyo wure pl. wuri
capra, Tewi bwe pl. bwi cane, te pl. ti albero.

Kandjaga tu-r pl. tu-e orecchio, siki-r pl. siki-e cuore, bu
pl. bo-e capra, Isala nambo-a pl. nambo-e anitra.

783. Nello Hausa plurali in -ai -ayē opp. -e -i, per es. dába
pl. dabái animale, žaki pl. žakái asino, bángō pl. bangái e bangayē
muro ; fara pl. fari locusta, kaza pl. kaži gallina, kwado pl.
kwadi rana, baḳo pl. baḳi straniero, ʼbara-o pl. ʼbara-i ladro. I
tre ultimi sono casi tipici di -o : -i, come anche Teda fōsu pl. fōse
pescej Maba kobú-k pl. kōbi flore. Altri esempi : Songhai hamba
pl. kambe mano, Teda pl. bīai giorno, mákara pl. mákara-i
barca, Maba ka-ṅ pl. ka-i persona.

Casi tipici nel Scilluk sono fīno pl. fīni cheek, ogwōvo pl.
ogwēvi blue heron, ecc. Spesso manca il suffisso del singolare,
come kwòm pl. kúòmi chair, o quello del plurale, come byēlo pl.
byél dura. Spesso mancano ambedue i suffissi : gwòk pl. gúòk
cane. — Dinka gāg conchiglia (Ewe a-gàgà) : pl. geg da *gag-i ;
e similmente alād pl. aled cotone, kāt pl. kēt tetto di frasche.

Tipico nel Masai sarebbe ol-tidu pl. il-tidii ago. Altri esempi :
en-dim pl. in-dimi legna, ol-kuruk pl. il-kuruki cornacchia, o-sirua
pl. i-siruai specie di antilope, e-rēgie pl. i-rēgiei sentiero, ol-oro
pl. il-oroi capro, o-sero pl. i-seroi foresta.

Nuba , per es. tíbil pl. tiblī tempia, agar-ī luoghi, fegīrī
dervisci, bun pl. buńī podex, sórin pl. sorńī naso. — Kunama
ana pl. anai testa, bila pl. bilai pascolo, dedai bambini.

Egizio -i suffisso del duale, -ai suffisso del duale e plurale
semitico. Con ampliamenti nasali Aram. -ī-n Ebr. -ī-m nel plurale.

784. Ceceno -ii o -i per il genere animato : pl. dai padre,
mozui mosche, dēle pl. dēlii dio, kanth pl. kenthii figlio, ragazzo,
γala pl. 7γelii cerva, stiē pl. stii donna. — Thusch -i, per es.
dadi padri, khoki piedi, larki orecchie, bḥarki occhi, č̣ari pesci,
dali dei, bader pl. badri bambino, diseno pl. disnui rimasto.

Gr. Dargua -i, Kubaci -e, per es. Chürk. qwäli vacche, unci
buoi, χiwi noci, uvkuva pi. urkri carro, Kubaci ḳule, vacche.

Avaro -i in sei nomi, per es. ʼaká pl. ʼačí vacca. — Karata
-i, Achwach čilo pl. čili dente, Tindi vaha pl. vahi figlio, jaha
pl. jahi figlia, Botlich basa pl. base capello.

Lak -i nei pronomi : pl. wai questo, pl. codesto.
Il pronome dimostrativo e personale fa al plurale tai ; cfr.
Arci tha- egli : plur. the-b (gen. tha-i-men), poi haiba-tt-i-b buoni.
All'Arci the-b corrisponde poi il Lazo en-te-be essi. Perciò deriva
da -ai- lo -e- dei plurali come Georg. mame-bi da mama padre.658

785. Indoeur. to- pl. to-i questo, ekˈuā : duale-plurale ekˈua-i
cavalla, ekˈuo-i in Greco ἵππο-ι, ecc. Il participo edeno- (da ed-
mangiare) : duale-plurale edeno-i va confrontato con III Thusch
diseno rimasto : plur. disnu-i da *diseno-i,

Lapp. S. mo-i noi due, to-i voi due, so-i essi due. Finnico :

tableau sing | kala | pesce | lintu- | uccello | silmä | occhio | plur | kalo-i- | lintu-i- | silm-i-

Lapp. čalm-i- occhi, namma pl. namā-i- nome, Magiaro hal
pl. hala-i- pesce, sem pl. semä-i- occhio, hāza-i-m le mie case —
Samojedo Oslj. loga volpe : loga-(j)i-m le mie volpi, mat tenda :
mat-i-m le mie tende.

Nell'Eschimo spesso il duale è in -i-k e il plurale in -i-t,
inoltre -i serve a rendere plurale il sostantivo accompagnato dal
possessivo di terza (cfr. l'uso del Magiaro e Samojedo), per es,
isse occhio : issā il suo occhio : issa-i i suoi occhi, igdlo casa :
igdlu-a la sua casa : igdlu-e le sue case.

In lingue americane -i è abbastanza frequente, per es. Yuki
mil-i deer, šip-i willows, pʼal-pʼoil farfalle (con i internato). —
Haida šantlanē giorni, kungē mesi, ecc. — Bribri diká pl. diké
spino, dicci pl. dice osso — Abiponi lekat pl. lekatši metallo,
naetγat pl. naetγate figlio, Mataco guolé pl. guolei capelli, zotté
pl. zottéi dente, tesló pl. tesloi occhio.

786. Abbiamo trovato -i in I-V e IX. Tracce si trovano anche
in VI e VII e certamente anche in VIII, benché io non abbia in
pronto esempi sicuri.

Il Sulka (papuano) ha plurali in -i, per es. hevōtik pl. hevōtig-i
krebs, roṅtip pl. róṅtiv-i trave del tetto, pl. albero, poi
pagā pl. pagé-i-k unghia, ecc.

Il Khasi ha nga io : ngi noi, pha f. tu : phi (Nic. i-fä) voi,
ka essa : ki essi, esse.

Wedau rava-na l'uomo : rava-i gli uomini, Wango noni agu
my man : noni agu-i my men. Ulawa aku my thing : aku-i my
things. Cfr. il verbum plurale in -i, § 125.

o, u

787. Questo elemento è poco diffuso. Il Tem ha -wa, per es.
kpáo pl. kpaó-wa bufalo, mare pl. maró-wa leopardo, ale-re pl.
ale-wa vergine. Anche nello Afar-S. -wā. Il Ci -wa sarebbe da -ba.

Nel Berbero dopo temi in a o i trovasi davanti a -en f. -in
un elemento -w- che, come ha dimostrato Schuchardt, deve considerarsi
659come un antico segno del plurale. Esempi : a-mṭa pl.
i-mṭa-w-en lacrima, ta-ketša pl. ti-ketša-w-in verme, i-kni pl.
a-kni-w-en gemello. — Copto sna-u due.

Hausa , per es. fitila pl. fitilu lampada, fāta pl. fatu pelle,
refe pl. refu ramo ; dafáfē f. dafáfi-a cotto, plur. dafafū. Di
qui i plurali ampliati in -ú-na e -ú-ka. — Songhai hau-ō vacche,
kari-ō gemelli, beri-ō cavalli.

Masai -o, per es. ol-gos pl. il-goso gola, ol-bitir pl. il-bitiro
maiale, en-dōlu pl. in-dōluo ascia, ol-aše pl. il-ašo vitello. Il
Somali e Galla hanno pure -o : Som. būlo capanne, fṓdo fronti,
gēs pl. gēso corno, Galla naḍḍo donne, ree pl. roo e roṓ-ta capra.

Arabo ahl-u e ahl-u-n famiglia : plur. ahl-ū e ahl-ū-na. Cfr.
Greco ἵππο- duale ἵππω. Fra le lingue caucasiche il Lak ha -u
nel plurale : wiči-u orecchie, zunṭu pl. zunṭū monte.

k

788. Un prefisso k- con valore di plurale non si trova nel
Bantu, bensì in lingue sudanesi ; per es. Filham fu-kou pl. ku-kou
testa, Talodi b-uduru pl. k-uduru maiale.

Il segno del plurale maschile nell'Ottentoto è : Nama -gu ogg.
-gu-a (donde -ga), negli altri dialetti -ku ogg. -ku-a o -ko-a.
Cfr. Somali kŭ-a questi. Il Sandawe ha -ko.

Masai e-mōdio-i pl. i-mōdio-k sterco di vacca, en-gare pl.
in-gári-a-k acqua, ol-kedj-u pl. il-kedj-e-k fiume, ol-moru-o pl.
il-moru-a-k l'anziano, en-gito-k pl. in-gitu-a-k donna, ol-oi-to pl.
il-oi-k osso, ol-barno-ni pl. il-barno-k barbiere. Nandi pun nemici :
puni-k i nemici. — Bari gure pl. gure-ki colombo, ka-képa-nit
pl. ka-képa-k falegname. — Dinka pl. guo-k colombo, γon pl.
γon-ke tempo. — Nuba M. -kū e -kū-ī, per es. as-kū figlie, bes-kū
fratelli, gor-kū rinder. — Barea debel-ka grembiuli, gan-ka scodelle,
log pl. lok-ka paese.

Awiya nugus-kā re, feris-kā cavalli, gesan-kā cani, Dembea
kisin-k (cfr. in-ki questi, sin-ki quelli), Quara gezen-kan id.

Hausa rana pl. raná-ki o -kái giorno, gona pl. goná-ki campo,
kwana pl. kwaná-ki e kwan-ú-ka giorno. Muzuk fuṅ pl. fuṅa-kai
villaggio, ḥom pl. ḥoma-kai sale.

789. Basco -k, per es. gizon-a-k. Circasso uos-χe scuri, Abch.
a-ža-khua le lepri (Ott. -kua), Udo baba-uχ obl. baba-γo- padri.

Nell'Indoeuropeo il -k che segnava il duale è scomparso, se
pure non si è conservato nell'Armeno -kh-, per es. Greco πόδε da
*pode-k parallelo al plurale πόδε-ς.660

Magiaro hāz casa : plur. hāza-k acc. hāza-ka-t ecc., köväpietra :
pl. kövä-k acc. kövä-kä-t. Lappone N. geēhtå mano : pl.
geēhδå-hk. — Vogulo āmpy-γ, ūmpä-yə- due cani, Ostj. sèm-γən
due occhi. Samojedo Jur. logā-g due volpi.

Brahui pl. bā-k bocca, urā-k case, χan-k occhi, puṭ pl.
puṭ-ā-k capello, piḍ pl. piḍḍ-ā-k ventre ; Gond nai pl. nai-k cane
(Tamil ampliato nāi-ga-ḷ), Kui viha pl. vihā-ka a bundle of Straw.

Santali koṛa ragazzo : koṛa-ko ragazzi, Mundari hoṛo uomo :
hoṛo-ko uomini.

Magari masto-ko donne, ghorā-ko cavalli. Anche Angami, Sema
e Kezhama -ko, Lushei e Thado -ho ; Kabui -go-i, Shö e Khami
duale -ho-i. Ralte boi-ke schiavi, Kagate aba-kya padri (dat. -kei).
Limbu -hā, Kanawari -gā obl. -gan-, Kanashi -ga obl. -gan-,
Dhimal -ga-lai (cfr. il Tamil -ga-ḷ) ; Rangkhol e Mhar -ha-i.

790. Molto frequente è -k in lingue americane. Eschimo -k
o -i-k per il duale, per es. nanu-p orso : nanu-k due orsi.

Kolosh te-ḳ pietre, in-χ acque. — Haida ga yetas ge i credenti.
— Cepewyan -kwē in nomi di parentela : ēnae-kwē fratelli.

Miwok -ko -k per ii genere animato. Cfr. mi tu : mi-ko voi.

Creek mik-o capo : mik-a-gi capi, hokt-i donna : hokt-a-gi.
Irochese -ke in forme di duale e plurale. — Azteco topile alguacil :
pl. topile-ke. — Itonama plur. -ke, Campa -gei per nomi maschili
(cfr. anche naro io : naro-gei noi), Chiquito -ka, per es. poo-s
casa : poo-ka case, Araucano -i-ka.

Nel gr. Algonchino il plurale per gli esseri animati ha il
seguente suffisso : Cri e Mikmak -k, Ogibwe e Natick -g, Blackfoot
-ks ; per es. Cri niska pl. niska-k ottarda, iskwew pl. iskwewo-k
donna, Mikmak lnu pl. lnu-k uomo, epi-t donna : epi-gi-k donne.

Il -ks del Blackfoot può provenire da -k(i), però è da osservare
che abbiamo -ks o -kš nel Cinuk per l'animato. Il Washo ha
-kiš, e poiché -ši forma il duale, si può partire da *-ki-ši. Perfino
nella lingua dei Paeze trovasi -ḳs per il plurale animato.

Tucano occ. óko plur. okó-koa acqua, mosá-koa voi.

Combinazione k-n : Zimshian -khoan, Cuna -gana, gr. Caribico
-kon, -kne, -gun, Kechua -kuna. Cfr. II Quara -kan, V -gen duale,
VI Santali -kin id., VIII Balti -kun, -gun, Kanawari -gan-.

Combinazione k-m : Mutsun -kma, gr. Caribico -kom(o), -kemo.

t

791. Nelle lingue sudanesi -t non è frequente : Ndem baha-ti
pignatte, bahi pl. bāh-ti coltellaccio, Tem fa-(w)o pl. fá-te foglia,
661sow-a pl. sou-te spino, fun-o pl. fun-te penna, Kandjaga ńo pl.
ńo-a-ta guancia, noro pl. noro-ta ferita, bulu pl. bulu-ta ascella.

Il segno del plurale femminile nell'Ottentoto è : Nama -ti ogg.
-te, Cora -tē.

Masai o-sarge pl. i-sarge-ta sangue, ol-oirien pl. il-oirien-i-to
olivo selvatico, en-gima pl. in-gima-i-te fuoco ; ol-kure-t il vile :
pl. il-kure-ti — Bari luru pl. luru-a-t collina, aburi pl. aburi-e-t
gazzella, yöbu pl. yöbu-ö-t bosco — Dinka ua pl. ua-t ragazzo,
rou pl. row-t spino, rau pl. rō-t ippopotamo — Barea bo-ta tartarughe,
du-ta pecore, bos-ta abissi ; eren-ko bianco : pl. eren-te-go.

Chamir eṅä-tāy madri, okŭn-tāy donne, īr-t(e) padri, Chamta
meqā-t pastori, Quara ader-t signori, šēn-t sorelle, Bilin -te -ti
e -t, per es. mätti-t gemelli. — Afar abi-tḗ zii, alzi-tḗ mesi,
numi-tḗ uomini. Spesso -i-t : Irob áb-o pl. ab-i-t nonno. Cfr. Chamir
kiff-í-t ali. ecc.

Combinazione t-n. Berbero -ten m. e -tin femminile, per es.
ta-kl-i-t schiava : pl. ti-kl-a-tin (da *ti-kl-ā-t, cfr. il Sem. -ā-t).
Il -ten dei maschili secondo Schuchardt sarebbe modellato sul -tin
dei femminili, per es. anu-ten pozzi. Il Mehri ha -ten femminile,
ma esteso anche al maschile. — Chamir azin-tān sposi, īr-tān
padri, Chamta qäräs-tān orecchie, zila-tän uccelli, Quara baltī-tän
vedove. Anche qui il suffisso in origine era proprio del femminile
e si estese poi al maschile. Si noti Chamir zin-t fratelli : zin-tān
sorelle, invece Quara šēn-t sorelle : zän-tän fratelli. — Masai
ol-kirisie-t pl. il-kirisie-tin martello, e-rua-t pl. i-rua-tin letto ;
en-gai pl. in-gai-tin pioggia, ol-apa pl. il-apa-i-tin luna.

Lo Hausa ha talvolta -tai e il Muzuk -ā-d con nomi maschili.

792. Nelle lingue caucasiche -t non è frequente. Dargua -ti
-te, per es.Chürkila muc̣ur pl. muc̣ur-ti barba. V. anche pag. 120.

Finnico hevose- cavallo : pl. hevose-t (gen.-dat. hevos-te-n),
Mordv. tolga-t penne, Vogulo lū-t cavalli. Nel Finnico anche combinato
con -i-, per es. albero : gen.-dat. plurale pu-iδe-n.
Samoj. Jur. loga-t volpi. — Mangiu ama-ta padri, da-ta principi ;
deo-te fratelli minori, eme-te madri. In generale nomi di parentela.

Brahui bā-te- bocche, urā-te- case, χan-te- occhi, puṭ-ā-te-
capelli. — Nel Turubul si trova la combinazione -tin (v. § 791),
per es. duga-tin uomini.

Newari -ta, Pahri e Lushei -te, Thado e Siyin -tē, Shö -ti ;
per es. Paite boi-te schiavi, vual-te amici, Lushei thien-te id.

793. Nelle lingue americane -t è frequente al pari di -k.
Eschimo -t e -i-t, per es. nanu-t orsi, akka-i-t fratelli del padre.
Il Ciukcio ha -t, dopo cons. -a-t -e-t e -i-t, per es. ritti-t denti,
662iren-i-t vesti, girgi-k pl. girgi-t capello. Camciadalo tono-d mani,
sud šetu pl. šitu-t id.

Copeh nord mat pl. mat-a-t orecchio, sud mai pl. mai-t piede
— Miwok, dial. Sierra mer. -ti — Wappo -te per nomi di persona
— Cora teaška-te scorpioni — Mixe ouk-ta cani, yai-ta
uomini, matsa-ta stelle.

Kipea tidzi-té donne, ise-tc padroni di casa, popo-té fratelli
maggiori, Dzubucua tedzi-té e -te-a donne, kuku-te zii, ipo-te occhi.

Combinazione t-n : Salin tšini pl. tšin-ten vecchia, sāχe pl.
saχ-tin uccello ; Azteco -tin coi nomi che al singolare escono in
-tli o -in, per es. ta-tli pl. ta-tin padre, totol-in pl. totol-tin
pollo ; Totonaco makan mano : pl. makan-i-tni.

d, l(r), z(s)

794. Il prefisso bantu li- assume varie forme nelle diverse
lingue : Sotho e Bangui li-, Tlapi ri-, Kuanjama e Fan di-, forma
comune zi-, con la sorda Yao si-.

La trasformazione in suffisso si è compiuta anche in qualche
lingua bantu. Il Kabenda di Koelle — lingua bantu del Congo
— ha m-boa-z come plurale di m-boa cane, mentre il vicino
Mimboma ha zi-m-boa ; e così Kabenda nuni-z uccelli, n-ti-z
alberi, n-ganga-z medici. Nel gr. Mosi-Gurusi ‘cane’ è :

tableau kiamba | bagb. | kaure | tem | gel. | guresha | sing. | plur. | fa | fa-zi | va | va-ze

Atjülo di-ga pl. di-se casa, fu-γa dieci : fi-se decine, Isala
ti-a pl. ti-se albero.

Pul dawā-ḍi cani, gelō-ḍi cammelli ; peḍē-li unghie. — Ndem
te-li pietre, tong-li orecchie, song-li denti.

Nel Maba il suffisso è -si, per es. torrembo-k cammello :
plur. torrembo-si.

Nuba M. mug-rī cani, nōg-rī case, égedi-rī pecore.

795. Nelle lingue caucasiche il nostro suffisso è frequente.
La consonante più spesso è -r preceduta da una delle vocali,
oppure -ra -ri, Lak -ru. Invece di r trovasi l in Avaro -al, Andi
-il, Karala e Chinalug -li, ecc. Infine abbiamo -di nel Godoberi.
Vi è però anche nell'Avaro ni-ž noi e nu-ž voi (cfr. anche
do-l erg. do-z essi), Ingusch , poi con la sorda Thusch -ši Cec.
. Così ci avviciniamo a -s indoeuropeo, per es. Greco πόδε-ς.663

Il Turco ha -z per es. in Osm. bi-z noi, cfr. Ghiljaco me-r
id. Dai pronomi ol e bul si formano i plurali ol-ar e bul-ar.
Tunguso okto pl. okto-l via, udu-n plur. udu-r pioggia, Mangiu
mafa-ri avi, mama-ri ave.

Nelle lingue australiane -r è suffisso del plurale in contrapposto
a -l del duale :

tableau limbakaraja | nga-ri | noi | awabakal | ngea-r- | wimmera | nga-rra | austr. occ. | bloomfield v. | parnkalla | diyeri | narrinyeri

Encounter Bay bām-i pl. bām-a-r ragazza, porle pl. porl-a-r
bambino ; cfr. ka-r essi, hār-a-r questi. Parnk. yura pl. yura-ri
uomo. Austr. 67 nipoo pl. nipo-rie a blackfellow, 101 eri pl.
eri-ra id., 100 kuttukka-ra children. Mabuiag kaura-r orecchi.
— Questi suffissi corrispondono a quelli dravidici per la classe
superiore : -ā-r, -ri ecc.

Nelle lingue indocinesi il suffisso assume tutte le forme possibili.
Manciati -re (per es. mi-re uomini), -de dopo n, Ciamba-Lahuli
-r. Mikir -lī. Lhota -dī, per es. korr-dī cavalli. Yakha
-zi, per es. on-zi cavalli. Pahri -si, per es. bā-si (però Yakha
bā-či, cfr. Balali Rungc. Dungmali -či per il duale, prob. da -ki).

Il suffisso si trova anche in lingue americane. Cora searate-ri
abejas, kanaš-e-ri ovejas. Abiponi pana-ri radici, Mocovi pekió-l
piedi. Choco ta-ra essi, tama-ra serpenti. Mosquito inska-ra pesci.

796. Abbiamo parificato a r l r anche s sopratutto per il
fatto che si trova spesso z come suono intermedio. Tuttavia, potendo
s avere altra origine, credo opportuno riunire alcuni suffissi del
plurale caratterizzati da s.

Suk -i-s, Nandi -s, Masai -si-n. — Indoeur. -s. — Malto -i-s
-e-s
per il duale, cfr. Miriam ne-is due. — Mangiu χaχa-si uomini,
χeχe-si donne, aχa-si schiavi. Anche -sa -se. — Yuki na-i-p
pl. na-e-s ragazza, iw-o-p pl. iw-i-s uomo, mo-s ogg. mo-si-a
voi, u-s Wappo i-si noi.

S'intende che le forme come I Tem fa-se ‘cani’ non ammettono
dubbi, cfr. Kiamba fa-zi.

b

797. Nel Bantu ba- è il prefisso del plurale per i nomi di
persona. Trovasi anche la forma be- nel Bulu, Jaunde, ecc.664

Nel Pul tale elemento è suffisso nella forma -be, per es. Ful-be
da Pul-o Pul, wor-be da gor-ko uomo. Identico a be essi (persone).

Kandjaga nko-ba padri, nupowo-ba donne, iy-o pl. iy-e-ba
cieco. Isala na-m-ba madri, ma anche gelī-ba gatti, fuo-ba fiumi,
yu-m-ba teste.

Da ba- be- si deve tener distinto bi- che nel Bantu fa da
plurale di kẹ-. Esso significa ‘bambini’ e nel Ga viene posposto
nella forma -bi-i, per gbekẽ-bii kinder, pleko-bii nägel, seo-bii
nachfolger.

Alla medesima categoria appartiene prob. -bi dello Ndem :
san pl. sani-bi topo, mbong-bi pali, ngi-bi pecore, yi-bi alberi.

798. Nel Kindiga, lingua dai suoni avulsivi come il Sandawi,
-bi -bĭĭ, -pi -pĭĭ e -pe -pĕĕ sono suffissi del plurale, per es.
Taka-pii nome degli abitanti dell'u-Taka-ma. Ignoro se il loro
uso sia limitato ai nomi di persona.

Nelle iscrizioni meroitiche si trovano dei plurali in -b o -e-b.
Griffith ricorda i nomi di tribù in -a-b della Nubia.

799. Il plurale dei nomi di persona si forma nell'Elamico
mediante -p, -(p)pe ; per es. telli-p cavalieri, Aššura-p Assiri,
Mata-pe Medi, Apirti-ppe Susiani. Nelle iscrizioni più antiche
anche -pi e -ppa.

Nelle lingue caucasiche il suffisso è molto diffuso e si presenta
generalmente nella forma -bi o -be, raramente -ba o -bo.
Solo nel Mingrelio e Lazo compare la tenue : Mingr. -phi, Lazo
-phe. Che questa forma di plurale fosse propria in origine dei
nomi di persona, o tutt'al più di esseri animati, appare molto
probabile dalle costruzioni come Lak arantal b-uri gli uomini
sono, ninuχ̇lu b-uri le madri sono, anche dučri b-uri i cavalli
sono, ma č̣arārdu d-uri i capelli sono ; Arci diattu b-i i padri
sono, buatta b-i le madri sono, ma tsahanmur i gli alberi sono,
e anche nošor i i cavalli sono ; Thusch waso w-a il fratello è :
wašar b-a i fratelli sono.

800. Nel Dakota -pi e nel gr. Maya -b formano il plurale
del genere animato o considerato come tale. Dakota wičašta-pi
gli uomini, koška-pi i giovani, šũka-pi i cani. Maya winik-o-b
uomini, ič-o-b occhi, Kice ačiχ-o-b uomini. — Maina-Cahuapana
-pi, per es. sana-pi donne.

Nel Bribri -pa forma il plurale dei nomi di persona, per es.
wib uomo : wip-pa uomini, arákur-pa donne, naũ zio : naũ-o-pa
zii, ye egli : ye-pa essi. Il medesimo -pa si trova in Asia, nel
Jucaghiro : omni-pa uomini, luči-pa russi, todï-pa denti, noil-pa
piedi. Nell'Aino -p(a) o -ba forma il verbo plurale.665

n

801. L'elemento -n nel plurale è diffusissimo, ma spesso non
serve che ad ampliare forme in vocale che hanno già il valore
di plurale. Nell'Egizio i pronomi dimostrativi hanno nel singolare
p- per il maschile e t- per il femminile e nel plurale n- di genere
comune ; e nelle lingue ugrofinniche a t- o s- del singolare si
contrappone n- del plurale.

Nel Tem una classe di nomi ha al singolare -u opp. -o, al
plurale -i-n(i) e dopo vocale -ni, oppure -e-n(e) e dopo vocale -ne.
In generale i suffissi hanno vocale larga se precede a. Esempi :

tableau te-u | albero | plur. | te-ni | fanciullo | ná-o | na-ne | anima | legno duro | braccio | pane

802. Nel Bari accanto alle terminazioni -a -e -o -ö del plurale
si trovano -an -en -in -on -ön, inoltre -ni e -nö. Similmente
accanto a -la -lo -lö abbiamo -lan -len -lön. Fatti simili si osservano
altrove, onde sarà opportuno distinguere più categorie.

-n(i). Masai en-dua plur. in-dua-n rana, ol-mesera plur. il-meseva-ni
baobab. Bari kido pl. kido-ni petto. Nuba del Kordofan
kori-n scudi.

-an. Berbero i-fis pl. i-fis-an iena, i-lef pl. i-lf-an maiale,
i-les pl. i-ls-an lingua, i-tri pl. i-tr-an stella. Chamta big-ā pl.
big-ān pecora, giríd pl. gird-ān serva. Saho solo algēn-ān da e
accanto ad algēn-ā büchse. Bari gwaṅ pl. gwaṅ-an gatto. Sem. -ān.

-en. Berbero -en per il maschile, per es. a-mγar vecchio :
plur. i-mγar-en. Chamir gimil pl. giml-än cammello, nifig pl.
nifg-än avaro. Bari diṅit pl. diṅit-en tempo.

-in. Masai i-sagam-in da e accanto a i-sagam-i ponti, in-domes-in
cammelli (prefisso e suffisso identici), ol-dia pl. il-dia-in
cane. Bari daṅ pl. daṅ-in arco. Nuba del Kordofan bol-in cani,
gil-in denti, ob-in vie. Berbero -in per il femminile, per es.
ti-mγar-in vecchie. Aramaico -īn.

-un. Hausa -ú-na da e accanto a . per es. alām-a segno :
pl. alām-ú-na. Arabo -ū-na da e accanto a . Cfr. Bari lor
giorno : pl. lor-on.

803. Nelle lingue caucasiche -ni è comune. Georg. máma-ni
padri, méphe-ni re, χáro-ni fosse, blu-ni balbuzienti, saχli casa :
pl. saχl-ni. Il Thusch ha -ni specialmente con aggettivi, per es.
kḥawe pl. kḥaw-ni zoppo, zora-ni terribili, gaga pl. gag-ni uovo,
666doš pl. daš-ni parola. Nel gr. Dargua -ni -ne, per es. Chürkila
ada pl. ad-ni padre, urḥu pl. urḥ-ni mare ; -a-ni in γum-a-ni
sabbie, -u-ni in halmaγ-u-ni amici, vurida pl. vurd-u-ni ascia.
Avaro cˈe capra : plur. cˈ-a-ní.

Tracce di -n nell'Ugrofìnnico, per es. Mordvino tolga-za la
sua penna : tolga-n-za le sue penne, Vogulo nämä-n- nomi.

Ostjaco del Jenissei χā-n parole, bieng plur. bieng-en mano,
Kotto bōru-an lupi, iki plur. ik-an pidocchio.

In lingue americane -n è frequente, ma io devo limitarmi a
pochi esempl. Opata uri uomo : uri-ni uomini. Campa (Perù)
impukiro-ni stelle, aparo uno : aparo-ni alcuni. Mucik -än, per
es. mūd-än formiche.

m

804. Poca diffusione ha -m come segno del plurale. I Kandjaga
zu-ma teste, nifele-ma anelli, nisi-ma braccia, ka-b pl. ke-ma
specie di antilope, tjora-ni pl. tjora-ma catena.

In III solo il gr. Dargua ha spesso -mi, per es. Chürkila
ca-mi fuochi, dus-mi anni, daru pl. dar-mi medicina. Nel Thusch
pochi nomi hanno -mi, come khorth-mi teste.

Fra le lingue indocinesi il Balali ha -mi e l'Empeo -mī per
nomi di persone (minā-mī uomini). Il Lohorong ha -mi-ha negli
aggettivi. Notevole è che il Dungmali e Rungcenbung usano ma-
prefisso. Il Mikir ha un suffisso composto -mār che trova un
esatto riscontro nel -mār del Tamil e Malayalam (cfr. anche III
Rutul -mar, Arci e Udo -mur).

Fra le lingue americane il Walawala ha -ma, per es. kussi-ma
cavalli. Sahaptin,pika-ma madri (solo con nomi di parentela).
Guaicura -ma, v. Pimentel II 199. Ciapaneco -me.

Il genere

805. Tratto succintamente del genere da un punto di vista
formale, limitandomi quasi soltanto alle caratteristiche vocaliche.

In lingue sudanesi del gr. Ewe a- indica il femminile in nomi
propri, per es. Efik e-Det : a-Det, e-Tim : a-Tim, o-Kun : a-Kun.
Cfr. Ci o-wura signore : a-wurā signora.

Ewe a-tsú marito, maschio : a-si moglie, femmina, Dahome
a-su époux : a-si épouse. Il medesimo -si trovasi in Ewe ko-si
schiava, tá-si sorella del padre. Cfr. Madi i-si donna.667

Vi sono altri casi isolati assai dubbi, per es. Bali fallu fratello :
falla sorella (influenza europea ?).

Nel Bantu vi sono doppie forme pronominali che corrispondono
a differenze di genere camitosemitiehe, per es. Duala -a-u : Isubu
-a-i suo, cfr. Sem. hū-a egli : hī-a essa ; Namwezi e Tonga u-we :
Sena e Tete i-ye ‘egli, essa’, cfr. Arabo huwa egli : hiya essa.

806. Il Kafa conserva il contrapposto dei due generi :

tableau masch. | uro | uomo | bušo | ragazzo | mano | fratello | kuro | asino | femm. | ure | buše | mane | kure

Con uro : ure cfr. Somali wår uomo : ōri donna. Nello Afar
il contrapposto si ha nei vocativi, come yi baḷā-u o figlio mio :
yi balā-i o figlia mia. Nel dialetto berbero di Wargla

tableau gli uomini dicono | le donne

Altrove è in uso una forma speciale soltanto per il femminile.
Bilin ábin f. abin-ī ospite, gidíng cane : giding-ī cagna, gór-ī
vicina, gär vitello : gär-i vitella (anche ‘vitelluccio’), uqu-ī
moglie, bähár f. bähar-ī grande. Quara šēn ‘sorella’ per *šain
= Bilin žān-ī.

Similmente nel Muzuk, per es. yugúr gallo : yúgur-ī gallina,
kurék asino : kúrk-i asina, piliš cavallo : pilis-ī cavalla, bēl schiavo :
bul-ī schiava (Bagr. bēli : bōlo).

Invece nello Hausa i femminili terminano quasi tutti in -a
o , mentre tale terminazione è quasi totalmente esclusa nei
maschili. Frequenti sono poi le combinazioni -wa, -ia o -ya, poi
-n-ia o -ńa e -a-ńa o -i-ńa. Per es. ba-Hauše un Hausa : ba-Hausa
una Hausa, Afnó : Afúnā id., Adam-ú : Adam-ā n. pr., dol-u
pazzo : dol-ā pazza, far-ī bianco : far-a bianca, barao ladro :
baraú-nia ladra, zak-i leone : zak-a-ńa leonessa, yar-o ragazzo :
yar-i-ńa ragazza. Sono forme similissime alle indoeuropee.

Arabo fagār-i cattiveria, bawār-i rovina ; karāh-ija- disgusto,
laḳān-ija- acume, kibr-ijāʼ superbia. — Arabo ʻifr-ī-t demone,
Geez deχr-ī-t fine, Aram, debbōr-ī-tā ape.

Arabo saud-āʼ nera, ḥasn-āʼ bella, ecc.

807. Nelle lingue caucasiche settentrionali u denota il maschile,
i il femminile. Avaro w-ac fratello : j-ac sorella, w-aṣ figlio :
j-aṣ figlia ; cija-u nuovo : cija-i nuova, hiṭina-u rosso : hiṭina-i
rossa. Thusch w-ašo fratello : j-ašo sorella, w-oḥ ragazzo : j-oḥ
ragazza ; w-oχ̇o magnus : j-χ̇o magna.668

Nell'Indoeuropeo per il femminile si contrappone a -o,
per es. so : pron., néu̯o- nuovo : néu̯ā nuova, ekˈu̯o- cavallo :
ekˈu̯ā- cavalla. Invece con le sue varianti si contrappone anche
ad altri temi, per es. Sanscr. vṛka- lupo : vṛk-i lupa, ǧanitár-
genitore :ǧánitr-ī, Lat. nepōt- f. nept-i-, Gr. συμμαχ-ί-δ- alleata.

Per il gruppo Uraloaltaico v. § 293.

808. Secondo Caldwell e altri lo -i che forma il femminile
in casi come Tamil taleiv-an a Lord : taleiv-i a Lady sarebbe
derivato dal Sanscrito. Ma si noti che mentre il Tamil ha oru-tt-an
unus : ovu-tt-i una, il Malto ha or-te- : or-ti-, onde -i appare
genuino. Malto baya fratello : būy-i-ϑ sorella, Kui bā-i sorella
maggiore (VII Nahali bā-i sorella) ; Malto maqe boy : maqi girl.
Kurukh (Oraon) āl uomo : āl-ī donna (Telugu āl-i, cfr. Kotto
al-i-t id.), kuko-s ragazzo : kuko-i ragazza, voc. ana ko : an ko-i.
— Kudagu iv-a questa, av-a quella.

Nei numerali del Khagiuna -o indica la classe superiore, -i
l'inferiore ; per es. uskó e iskí 3, Num. 186.

Per l'Andamanese posso citare i seguenti esempi. Kol o-kadaka
boy : o-kadaka-i lad, Puch. Juwoi Kol -čulu-tu fratello : -čule-tu
sorella. Notevole il Bale ar-doto fratello : ar-doto-t sorella.

Australia 69 kak-u fratello maggiore : 207 kok-i, kaka-i,
Mortlake kak-i sorella maggiore. Warrn. kogu fratello minore :
koku-ii-r = Mortlake kook-ee-r sorella minore.

Ercildoune kort-uk fratello minore : korty-uk sorella minore.
Narrinyeri tarte fratello minore : tarli sorella minore, cfr. Malto
orte- uno : orti- una.

Un ampliamento di -i è -in, per es. 167 yanyar an old man :
yanyar-in an old woman, Awabakal unti-kal uomo di questo
luogo : unti-kal-in donna di questo luogo.

Saibai nu egli : na essa, Dieri nun-kani di lui : nan-kani di
lei. V. anche pag. 69.

809. Nel gr. Munda -i indica l'animato e -a l'inanimato nei
pronomi. Invece nei nomi -i indica il femminile e -a (talv. -u)
il maschile, per es. Mundari da-da voc. fratello maggiore : da-i
sorella maggiore, kaka zio paterno juniore : kak-i f., baṛa zio
paterno seniore : baṛ-i f., koṛa vir : kuṛ-i mulier, Santali kōṛā
boy : kuṛ-ī girl (lelh-a koṛ-a ragazzo stolto : lelh-i koṛ-i ragazza
stolta), Kharia beṭa figlio : beṭ-i figlia. Mundari mam-u zio materno :
mam-i zia materna, bā-u fratello maggiore : cfr. VI Kui bā-i
sorella maggiore, Savara kāk-u : kāk-i. Quest'ultima coppia ha
perfetto riscontro in lingue australiane, sicché torna inutile pensare
ad influenza ariana.669

Khasi u brīu uomo : i brīu nano, ka īng casa : i īng capanna.
Nel Palaung i nomi di persone hanno il prefisso a- per il maschile,
i- per il femminile ; e femminili sono pure tutti i nomi di strumenti,
mentre in generale gli oggetti inanimati non hanno genere.

810. Fra le lingue indocinesi il Lushei ha nomi propri maschili
in e femminili in -i al vocativo, inoltre ṭhien-ā amico ! :
ṭhien-i amica !

In parecchie lingue del gr. Naga il nome ‘madre’ è derivato
da ‘padre’ mediante -i :

tableau kabui | āpo | āpū | padre | apo-i | āpū-i | madre | tengsa

Altre forme per ‘madre’ sono : Khoirao pū-i, Kwoireng e
Arung āpu-i, Mongsen āvü, Mikir āpe-i, ecc. Per ‘padre’ cfr.
Yawdwin pa-o.

Mikir padre : madre, phu nonno : phi nonna, nu zio
paterno : ni zia paterna, sō-pō ragazzo : sō-pī ragazza, Siyin e Lai
nonno : nonna.

Kotto u-ju egli : u-ja ella, popeš fratello : popetš-a sorella,
aipīš vecchio : aipītš-eä vecchia, hai zio : hāja zia, fup kasaχtu
il figlio è sano : fun kasaχta la figlia è sana.

811. In lingue americane le indicazioni del genere sono abbastanza frequenti.
Per il femminile trovo spesso -a, per es. Ciukcio
ïmpïč-in più vecchio : ïmpïč-a più vecchia, Camciadalo akχr avus :
akχr-a ava, sud ilχ marito : ilχ-a moglie ; Cocopa (gr. Yuma)
quanú-ko ragazzo : quanú-ka ragazza ; Abiponi akigèh cocinero :
akigig-a cocinera, oarank casado : oarang-a casada, pron. e-kaha :
a-kaha (Pron. 320), Mataco e-dasó aque : a-dassó aquella, Mbayá
yonigi figlio : yonaga figlia. Cfr. anche Colorado oni-la uomo :
s-ona e s-ona-la donna, Alakaluf a-chini-š : a-ckhana-š, Tsoneca
I nu-ken : na-kuna id.

Abiponi akanai envidioso : akanai-é envidiosa, kerai-k viejo :
kerai-é vieja, Mocovi eogoda-k pobre : eogoda-é f., Mbayá beiagi
sucio : e-beiake sucia, Mataco yasa figlio : yase. Femminili in -e
anche nel Goachira, per es. anaši buono : anase buona ; invece
Baure re-ti egli : ri-ti essa. Colorado akó fratello : s-oké sorella.

Frequentissima è la inversione degli indici (o dei valori),
pag. 243 e 258. Nel Cinuk masch. i- ī- opp. ḗ- ē-, femm. ō- ō-,
Arawak elonti bambino : elontu bambina, Achagua ri-ya egli :
ru-ya essa, Campa i-ri-ro : i-ro-ro id. ; Tucano occ. te-i uno :
te-o una, ii-e questo : i-o questa, ziba-e fanciullo : ziba-o fanciulla ;
Mbayá participi maschili in -ogo-di f. -ogo-do.670

I casi

812. La materia è così sterminata che sono costretto alla massima
brevità e ad omettere tutto ciò che ha secondaria importanza.
La trattazione completa del genitivo, che da sola richiederebbe
ampio spazio, devo serbarla per un lavoro a parte.

Poiché i casi, salvo il nominativo, sono di regola forme di
locativo nate dall'unione di avverbi di luogo al nome e al pronome,
è necessario osservare che tali elementi per loro natura
indicano l' ubi, mentre il quo e l'unde sono indicati piuttosto dal
verbo. Nel Sugu, lingua melanesiana di Guadalcanar, si dice

tableau e wano i sugu | egli va a sugu | e wisu i sugu | egli viene da sugu

Propriamente i indica lo stato in luogo come il greco ἐν.
Fatti di questo genere si potrebbero citare in grande copia. Perciò
la forma è guida più sicura che la funzione.

a

813. Nel Nama l'oggettivo si forma con -a. I suffissi del
nome nella forma oggettiva sono sing. -ba m., -sa f., -e c. da
-i-a, plur. -gu-a donde -g-a m., -te f. da -ti-a e -na c.

Nei pronomi del Begia le forme oggettive del singolare si
spiegano con un suffisso preesistente -a, quelle del plurale con -i.
Le forme dell'articolo sono :

tableau sing | wū | ū | f. | tū | ogg. | wō | ō | tō | plur. | yā | ā | tā | yē | ē | tē

da *wū-a, ecc. Cfr. anī o ani io, ogg. anḗ-b da *ani-a-b,
Meinhof Ham. 131. Del Galla si possono ricordare le forme del
dimostrativo kuni ‘questo’ obl. kanā, femm. tuni obl. tanā.

Nel Semitico -a -ā è la terminazione dell'accusativo, che però
indica anche il quo ; per es. Ebr. arṣ-ā a terra, šamm-ā dorthin.
Da notare l'uso in avverbi e preposizioni come Ass. in e in-a
in, presso, an e an-a verso, per, em-a presso, Ar. taḥt-a sotto,
bain-a tra (bain-ā durante), ilā da *ilaj-a verso, min-a (dav.
l'articolo) = Geez emn-a da. Nel Geez con nomi propri -hā.

Nelle lingue caucasiche -a esprime il dativo (per meglio dire
l'oggetto, poiché il dativo corrisponde anche al nostro accusativo)
671e lo strumentale, come si vede specialmente nei pronomi : Udo
z-a mini, Kür. e Rut. z-a strum. ; Udo w-a tibi, Chin. v-a strum.
Georg. mam-s-a al padre. Nell'Udo -a indica, oltre al dativo,
l'ubi e il quo : ku-a ‘dem hause, im hause, ins haus’, Thifliz-a
‘in Tiflis, nach Tiflis’.

Nell'Indoeuropeo -a ha valore di strumentale, per es. Sanscr.
prati-bhídy-a ‘con lo spaccare, spaccando’, con analogico (?)
mātr-ā ecc. Nel Greco avverbi : παρ-ὰ, ἅμ-α, dor. πεδ-ὰ. Questo
-a è poi la base dei dativi in -a-i, come Greco παρ-α-ὶ, δόμεν-α-ι.

Nelle lingue indocinesi la posposizione -a -ā (Anal -hā come
nel Geez) è tuttora vitale e ha due funzioni principali, potendo
esprimere il locativo-terminativo (‘in, to’) e l'ergativo-strumentale
(‘by, with’) ; per es. Hallam in-ā in casa, Rai riba-ā pudā con
corda lega !, pu-ā lu-du dal padre fu detto > il padre disse.
Talvolta la posposizione esprime il dativo, e in alcune lingue ciò è
regola. Anche qui essa si aggiunge come suffisso ad altre posposizioni,
come Ralte lak-a con, Paite tung-a contro, Anal kung-hā
towards, Banjogi nū-ā behind, lan-ā before.

L'uso di a come preposizione di luogo si trova estesamente
nelle lingue della Melanesia.

i

814. Nel Bantu vi sono tracce di una preposizione i in, per
es. Runda gẽnda i mu-hira va à la maison (u mu-hira). Generalmente
trovasi e da a-i, per es. Ganda gẽnda e bu-Soga va al
bu-Soga, Zulu u ku-ya e m-fulēni aller à la rivière, senza il
suff. locativo e bu-suku dans la nuit, e-kaya at home (i-kaya).
Cfr. anche Nyankole e w-a-nge chez moi, e w-a-we chez toi.

Del resto una preposizione i è largamente attestata. Nel Bari
i vale ἐν e εἰς, per es. í kak auf erden, í mede im hause, ṅe
a-pó i hödiní
essa andò ad un albero. Nel Berbero i è il segno
del dativo : Tam. i ańa-k a tuo fratello. Nelle lingue maleopolinesiache
i è frequente : Hova i masu vor augen, Sugu i a-wa
où ?, i wale à la maison. Non credo necessario moltiplicare gli
esempi.

815. Ora nel Bantu stesso tale i si trasforma in posposizione
e quindi in suffisso locativo. Lolo n-da : Bondei n-da-i dentro.
Konde pha-n-dja e ku-n-dja : Tonga pa-n-ze e ku-n-ze ‘fuori’,
da -za-i. Bondei kelo-i domani mattina, ny-uma-i behind. Kulia
e-kaya patria : ha-kaye in casa. La base del Pul re-du pl. de-ḍi
‘ventre’ è un locativo’*la-i, cfr. n-de-r ‘dentro’ Less. 278.672

Basco alaba filia : alaba-i filiae, seme-r-i filio. — Avaro
koarth-i al martello, vas-as-i al figlio, mer. em-cu-i al padre,
di-χ-i mihi, du-χ-i tibi ; nel dialetto descritto da Schiefner -je =
Botlich -ji in ima pater : imu-ji patri = Andi imu-j id., Ciam.
vaš filius : vašu-j filio. Udo phakh-i in den garten (phakh-i-χ o
-ḥ im garten), düz-i aufs feld. Kürino khwalé in casa.

Indoeuropeo loc. -i, dat. -a-i, per es. Greco ᾽Ισϑμο-ῖ, οἴκο-ι
domi, πέρ-ι dat. παρ-α-ὶ, ecc. I dativi come Greco ἵππω-ι Lituano
vilku-i ricordano vivamente i dativi come III Andi imu-j.

Nel Lappone -i forma 1. il dativo, per es. parnē figlio : pàrnā-i
al figlio, monnē uovo : monnā-i all'uovo ; 2. l'illativo, per es.
kōähtā-í in das zelt, in die hütte, da kōähtē ; 3. l'allativo, per
es. johko-i zum fluss, zum bach, da johko.

Indocinese : Rabha loc. -i (per es. sang-i in un villaggio,
donde sang-i-nā verso un villaggio), Singpho loc. e -go-i, Lhota
loc. dat. , Zahao i (e in) posp. ‘in, to’, Vayu loc. . Contenuto
nelle posposizioni composte tā-i in, la-i to, ā-i by del Kusunda.
Cfr. anche Khoirao dat. -y-ō e Maring acc. -y-ā.

Infine -i si trova anche in lingue americane. Guarani apitér-i
au centre, gwyr-i en bas, presso Anchieta apír-i au faîte, presso
Figueira pytá-i au talon, nde kwá-i à ta ceinture, Chir. s-ova-i en
la présence de lui. Invece Cumanagoto pata-y dalla casa (: pata-u
nella casa) ; cfr. -po-i da. — Ciukcio jara-i-te nach dem zelte,
jara-i-pu aus dem zelte.

816. Anche il genitivo è formato spesso con -i ed è molto
probabile che tale suffisso sia identico a quello del locativo ora
esaminato. Premetto che il Pongwe oltre ad a- possiede anche
i- come segno del genitivo : i-dombe ń-i Luk il montone di Luca,
dombe m-i Luk i montoni di Luca. Il medesimo i trovasi in VII,
per es. Maori ro i mata acqua dell'occhio, lacrime, Figi na vale
i Saimoni
la casa di Simone.

Afar nugús-i ʻiāri del re la casa, Saho nuguz-ī numā del re
la moglie, Irob la-hi gos delle vacche corna, nugús-hi ʻári
Quara fādš-ī bāl osterfest, Bilin Elós-ī kaû la gente di Elos,
lāγ-ī gäbā il lato del fuoco (lāγ-ā) — Galla -ke-ī tuo, v. Praetorius
277 — Begia ᾽ōr-i ᾽ōr di figlio figlio, nipote, o-Gaš-i
wu-harro
il grano del Gasch — Kafa Amān-ī qēto Aman's haus,
nih-ī niho del padre padre, nonno, Kaf-ḗ tato del Kafa re.

Sem. -i, per es. Ar. malik-i regis, baitu l-malik-i domus regis.

Georg. me io : če-m-i di me. Udo baba-i patris, γar filius :
γar-i filii, wiči (dat. wiče) frater : wiče-i fratris. Chinalug baγ-i
del giardino, balt-i della scure.673

Indoeur. me-i te-i e mo-i to-i con valore di loc, gen. e dat.,
Brugmann Kurze vergl. Gramm. § 522 e 539. Lat. lup-ī.

Mangiu abka-i edžen du ciel le maître, Dieu, irgen-i du
peuple. Anche strumentale : mō-i au moyen d'un bois. Mongolo
arc. -i, Burjato gal gen. gal-i fuoco. — Coreano -i.

Nelle lingue indocinesi -i è un indice molto diffuso del genitivo,
per es. Balti yul-ī of a country, attā pater : att-ī patris,
Ladakhi rgyalpo-i khar the king's castle, Tibetano mi-᾽i lus-po
hominis corpus, Bunan agu-i dello zio, Zahao van-i mi del cielo
l'uomo, dio, Birm. lū-i dell'uomo. — Kotto -i.

817. Identico allo -i del genitivo è il suffisso -i degli aggettivi
relativi. Il Saho nuguz-ī numā può essere interpretato ‘del re
la consorte’ (§ 816) oppure ‘la regale consorte’.

Nama soro-s corpo : soro-s-i corporeo — Som. gúmbur monte :
gumbúr-i montano > asino — Egizio nt-j cittadino, χnt-j anteriore
— Arabo arḍ-ijj-u- f. arḍ-ijj-a- terrestre, Ebraico ragl-i
pedestre, miṣr-ī egizio, Aramaico talt-ī terzo — Kanuri mei-r-i
regale (cfr. mei-r-ō al re).

Georg. okhro-i-ani d'oro, aureo.

Indoeuropeo patr-ij-o- f. patr-ij-ā, Av. māzdayasn-i-, Lat.
Jov-i-o- appartenente a Giove ; Sanscr. tṛt-īy-a- terzo.

Mag. atya-i paterno, ember-i umano, ūr-i signorile, budapešt-i
di Budapest, dēl-i meridionale, Vogulo χòl-i mattutino, jol-i inferiore,
Finnico ala-i- id., kiv-i- lapideus — Samojedo Ostj. tula
rame : tula-i di rame.

o

818. Praetorius Gallaspr. § 65 segnala nel Galla un elemento
dimostrativo -o che si aggiunge solo ai pronomi. Interessanti sono
le forme soggettive dei pronomi personali : ani-o, an-o (non
sogg. án-ā) io, nu-o noi ; ku-no, su-no questo. Soggettive sono
anche le forme šu-ni quello, ku-ni questo, tu-ni questa, mentre
le corrispondenti forme non soggettive sono ša-nā, ka-nā, ta-nā.

Nel Somali trovasi -o -u pure in forme pronominali, per es.
nin-ko l'uomo, nin-kano quest'uomo, ani-go io, aγal-ki-so la
casa di lui. Queste forme si usano per indicare persone o cose
note di cui si sta parlando (così detta dér-Deixis) e secondo Kirk
sempre per esprimere il soggetto. C'è accordo con -o del Galla
e con -o dei dimostrativi bantu della seconda posizione.

Arabo δū ‘quello di’, Ebraico questo, Geez ze-n-tū acc.
zá-n-ta questo, ze-kū acc. ze-kua quello. Nel Semitico lo -u del
674nominativo si estese ai nomi : dam-u il sangue, kalb-u il cane.
Cfr. Berb. argaz u quest'uomo.

819. Al Sem. δū ‘questo’ corrisponde il pronome ‘io’ del
Caucasico sett. : Avaro du-n, Chwarsci e Kap. do, Dargua sud
du, Udo zu, Arci zu-n e zo-n ecc., Pron. 105. Il medesimo -u
nel Kürino vu, vu-n, ecc., tu.

Interessanti sono i pronomi dimostrativi sostantivati dell'Udo :
nom. ma-nó, me-nó questo, kha-nó id., še-nó, šo-nó egli. L'accordo
col Galla è manifesto : Udo šo-no egli = Galla šu-n quello
(su-no questo), Udo kha-no questo = Somali -ka-no, cfr. Galla
ka-nā. Anche gli aggettivi sostantivati hanno declinazione pronominale
con -o al nom., per es. šel per *šel-o buono : šel-o-r buoni.

Nel Ceceno e Thusch abbondano le tracce di -o del nominativo
nei nomi. In parecchi casi -o è conservato, per es. Thusch
čak-o sedia, bak-o pino ; notevoli w-aš-o fratello e j-aš-o sorella
coi temi w-aša- e j-aša-. Spesso la preesistenza di -o è attestata
dal mutamento della vocale radicale, per es. Thusch dok cuore,
tema dak-, ma inessivo dak-o-ḥ ; cfr. šo da *ša-o, tema ša-r-
anno. L'estendersi di -o fuori del nominativo (per es. žero gen.
žeru-i vedova) è fenomeno che ha riscontro nell'Indoeuropeo.

Le forme in -o -u del Dido e Chwarsci servono per il nominativo
e per l'ergativo.

820. Nell'Indoeuropeo trovasi -o del nominativo senza alcuna
aggiunta in so ὁ (= Somali -so). Nei temi nominali in -o, come
ekˈu̯-o- cavallo, questo elemento si estese alla maggior parte dei
casi, ma fuori del nominativo ed accusativo trovasi anche il tema
in -e senza genere (perciò usato in avverbi come οἴἐκει, ἐκεĭ,
bene, ecc.), che nel vocativo è il solo in uso : ekˈu̯-e.

Negli altri temi nominali o appare spesso come caratteristica
del nominativo, specie in quelli ampliati mediante -n -r -s ; per es.
Lat. Anio gen. Aniēnis, a. Ted. gomo acc. gomon : gen. gomen,
Lit. akmuo : akmen-, a. Slavo kamy : kamen-, cfr. Greco αἰών :
loc. αἰέν — Lit. sesuo : seser- sorella — Gr. γένος : γένε(σ)- genere.

821. Nelle lingue australiane -o -u è segno dell'ergativo,
talvolta del nominativo. Awabakal kore uomo, erg. kore-ko ( =
I Pul gor-ko uomo), cfr. obl. kore-ka- ; similmente kikoi, erg.
kikoi-to : obi. kikoi-ta- gatto. Da buntoara ‘battuto’ si fa l'ergativo
buntoarō. Notevole bunkilita ‘il battere’, ma bunkilito ‘il
colpo’. Il Kamilaroi da mulion aquila forma tre casi in u i a
che ricordano, quelli dei gruppi linguistici II, III e IV :

erg. midion-du abl. mulion-di loc. mulion-da675

Cfr. Wiraturai ngan-di chi ?, erg. ngan-du. Mínyung kēra :
erg. kēro cockatoo (pag. 265). Il Wir. inar-u ‘donna’ è ergativo,
invece il Dieri pitar-u ‘deserto’ è nom.-acc, obl. pitar-a- erg.
pitar-a-li. Bloomfield V. nom. aio io : Minyung erg. ṅaio, Austr.
100 ni-go io = II Somali ani-go. Kumbaingeri nyumme erg.
nyumme-u donna.

La frequente opposizione fra -o (-u) e -a ricorda quella dei
maschili e femminili indoeuropei, e anche l'opposizione fra -po
-bo -mo
e -pa -ba -ma del Tibetano. Cfr-, anche Udo nom. khano
(= Sornali -kano) questo : Galla obl. kanā id.

k

822. Il Bantu ha un prefisso locativo kọ-, per es. Tonga
ku-n-si below. È identico alla preposizione kọ, per es., in Tonga
mu-oya u-a Leza u-za ku ba-ntu the spirit of God comes to men,
ba-kede ku Kafuefue essi abitano presso il Kafuefue.

Bulom ko pokan all'uomo. Sandeh mi nandu ko baimé io
vado al fiume. Somali ku per il quo e l'ubi, per es. Másar kú
ʻárar
fuggi in Egitto ! Less. 76. Come posposizione o suffisso
questo elemento è molto diffuso, anche nelle forme -ka e -ki
prob. da -ku̯a e -ku̯i (si noti spec. IV es-kŭe usque = II Geez
es-ka id., V Cer. -š-ko e -š-ke illativo, VI Brahui is-kā usque ad).

Nuba M. -kā -gā KD. -ki -gi per l'oggetto diretto e indiretto,
per es. M. ás-kā tirḗ kabák-kā alla ragazza dà il pane,
KD. ás-ki kabár-ki tir alla ragazza il pane dà. — Barea dat.
-go, per es. Mohammed-go neg a M. dallo, ku-go es all'uomo
dillo. Cfr. Wandala e Bagrima -ga, Maba -go per l'accusativo.

Saho I. ábba-k foló tohóya al padre pane essa diede, farás-a-k
illó ohóya
al cavallo grano io diedi. Del resto nello Afar-Saho
-kō -kū vale ‘von, aus’ come il Nama -χu.

823. Nell'Elamico -i-kka -i-kki forma l'allativo e coi nomi
di paese il locativo, per es. (io mandai un esercito persiano)
Vištašpa-i-kki a Istaspe, Paršip-i-kki fra i Persiani, in Persia.
Cfr. da una parte III Tsachuro šiher-e-χka in die stadt, dall'altra
VI Brahui loc. -i-k, che può pure indicare moto, all. -i-kā usque.
Il -k è il segno del dativo, che nelle lingue dravidiche assume
le seguenti forme :

Tamil -kku -ku -gu, Mal. -kku, Kaikadi Gondi Telugu -ku,
Bhili -kū, Tulu -ku̥ -gu̥, Kud. -kö -gö, Malto talv. -ko — Can.
-kke -ke -ge, Korvi -ke, Kurukh -kē -gē, Gondi -ke — Kurukh
dial. -kī, Malto enf. -ki-hi, Kui -ki, Tel. -ki (dopo i), Brahui
676-ki — Mal. -kka, Korvi -ka, Kurukh en-gā mihi e nin-gā tibi,
Brahui -i-kā e -is-kā usque — Malto -k, Toda -g, Brahui loc.
-i-k e -is-k.

Le medesime forme hanno le lingue papuane e australiane :
Awabakal -ko, Wir. -gu, Kam. -gō, Dippil -go, Dieri e Turrubul
-n-gn (cfr. Tel. -ni-ki e Kolami -n-g) ; Yaraikana -gu o -n-g(u)
e Kai -go per l'ubi e il quo, Bongu loc. -γū — Minyung -gai,
Enc. Bay -un-gai ; Miriam -ge per l'ubi e il quo — Aranda e
Mabuiag -ka ; Bogadjim loc. -ka, Bongu dat. -γā = Halmahera
-ka, Adelaide loc. -n-ga — Austr. occ. -a-k.

824. Nelle lingue ugrofinniche -k forma il caso lativo in voci
avverbiali, come Ingro ala-k nach unten, ümpäri-k attorno, Cer.
tü-γə hinaus, Vog. sis rücken : sisï-γ zurück. Di qui il traslativo,
per es. Finnico per *taγá-k hinter : tā-k-si zurück, hinter. Con
üm-päri-k ‘intorno’ cfr. Greco πέρι-ξ e περισσό-ς att. περιττό-ς da
*περι-κ-jό-ς superfluo.

Nel Samojedo -ka serve di base per il locativo e ablativo :
Juraco loc. -ka-na, abl. -ka-d, ecc.

Nel Turco il dativo viene indicato dai seguenti suffissi :

tableau -ka | -χa | -ga | -γa | -ja | -a | -kä | -χä | -gä | -γä | -jä | -ä

Es. kapu-ga alla porta, är-gä (Osm. är-ä) all'uomo, aγa-γa
al signore, Osm. ban-ga mihi, san-gá tibi, an-gá ei. Nel Jacutico
il segno del dativo, che esprime anche l'ubi e il quo, ha quadruplice
variazione vocalica ; ū-ga in ʼs wasser, kisi-ä-χä all'uomo,
mi-ä-χä mihi.

Nel Coreano -kei del dativo si aggiunge alle forme del genitivo,
per es. pal piede, nom. pal-i, gen. pal-ö-i : dat. palöi-kei.

825. In VIII il suffisso ha le medesime forme di VI.

Bodo acc. -kho, -khau, Lalung ogg. -go, Dimasa ogg. -kho,
Hojai acc. -khu, Garo acc. -kō, Koch ogg. -ko, Kabui dat. e loc.
-kho, Thado ‘to’, Pahri loc. -go, Khambu loc. -ko (per es.
thampu-ko in the country), Tipura loc. -go ; Singpho loc. go-i
Magari dat. -ke, -kī, Dimasa ogg. -kē, Empeo acc. -kī — Lalung
ogg. -ga, Hojai acc. -kha, -ga, Rangkhol dat. -kā, Pahri loc. -ka,
-ga, Khambu abl. -kā, Rai abl. -ka.

826. Jucaghiro loc. -ka, -ga, per es. tundra-ga nella tundra,
Omolon-ga presso l'Omolon, hundžu-n-ga nel cielo. È la base
dell'abl. -ga-t, acc. -ga-la e prosec. -ga-n. — Ciukcio jara-k
in dem zelte, cfr. muri-ka-i-te a noi, muri-ka-i-pu da noi. —
Camc. -ko, -k, per es. kagol-k in cielo.677

Kri watī-k in der höhe, Ogibwe nibi-n-g im wasser. — Irochese
kaheta-ke nel campo.

Ciaima šeta-ka dentro, kapi-a-ka al cielo, Gal. auto-to-ka domi.

t

827. Il primitivo ti, te ‘mezzo, centro, interno’ (Less. 206)
servì a formare molti locativi, dai quali non sempre si riesce a
distinguere quelli che hanno per base la, data anche la facilità
del mutamento di t in d.

Nelle lingue melanesiane ta indica relazione ad un luogo,
per es. Mota o tanun ta ṃota un uomo di Mota (che abita in
Mota), o tangete ta maewo una pianta di Maewo. La forma è
generalmente ta, solo nel Fate abbiamo to loc., nel Lakon to e
a-t, in Urep. to accanto a ta, a Torres I. te. Da ta loc. si forma
ta-n(i) abl. ‘from’, con le varianti ta-n te-n e nda-n nde-n.
Cfr, il Greco -ϑε-ν e il Turco -ta-n -te-n e -da-n -de-n per l'ablativo.
Battak tu, Dayak in-tu per quiete e moto.

828. Nell'Etrusco doppie forme di locativo in -t(i) e in (i).
Similmente nell'Indoeuropeo, per es. Gr. ἔσ-τε fino a, πό-τε quando ?,
e πό-ϑι ubi ?, οἴκο-ϑi domi, πρόσ-ϑε davanti, πό-ϑ-ε-ν unde ?, οὐρανό-ϑε-ν.

Elamico -a-ti-ma (accanto a -ma) ἐν ; cfr. il Brahui -a-ṭī ἐν. —
Suano šura-the nach Schura.

Magiaro i-tt e i-tte-n hic (come Greco πρόσ-ϑε e πρόσ-ϑε-ν
davanti), ala-tt unter, ecc., Vogulo jā-t im flusse, Ostjaco to-t(tì)
dort, tə-ttì hier, kò-t e kò-ttì wo (= πό-ϑι).

Calmucco dat. e loc. -ta -te e -da -de. Di queste forme il
Giapponese ha -te e -de, il Mangiu -de e il Turco -da -de per
il locativo ; ma il Turco ha poi l'intera serie derivata per l'ablativo :
-ta-n -te-n e -da-n -de-n. — Sani, del Jenissei dat. -te -de.

Un'altra serie è Tunguso loc. -tu -tü e -du -dü. Nel Calmucco
e Burjato essa vale anche per il dativo. Il Tunguso forma l'ablativo
con l'aggiunta di -k, e il Mongolo forma il dativo-locativo
con l'aggiunta di -r. — Samojedo Kam. dat. -to -do.

829. Abbiamo già ricordato il Brahui -a-ṭī ἐν (per es. kanā
šahr-a-ṭī tūlik
nel mio villaggio egli dimora). Gondi -te, Kolami
-t, Tulli -ṭ e -ḍ.

Turrubul -ti -di ἐν : tabil-ti im wasser, tār-ti auf der erde,
mura-di in der band, bira-di im himmel. — Kai -te per il dativo
o casus flnalis. Bongu yaor-te verso nord, Kiwai -to moto verso,
Mailu loc. -tei. — Tasmania nanga-to al padre, lenu-tu zum
hause, mi-to a me, ni-to a te.678

830. Premetto l'elenco dei suffissi indocinesi e passo quindi
alle lingue americane.

Dhimal loc. -tā, Newari dat. -ta, Pahri dat. -tā, Murmi dat.
-tā, -dā, Kabui ogg. -tā, Rungc. loc. -dā ; cfr. Kusunda tā-i in
— Thami loc. -te — Kabui loc. -tho, Khoirao loc. -thō.

Ciukcio jara-i-te verso la tenda, mimli-te im wasser, igin-e-te
verso il cielo.

Natick loc. -t, per es. n-eek la mia casa : n-eek-i-t nella mia
casa. — Dakota loc. -ta, per es. tĩta-ta sulla prateria, maγa-ta
nel campo. — Klamath tá-ta where, there, käíla-tat upon the
ground. — Costano -ta, Chumeto -t -to.

Paeze tsielo-te nel cielo, kalis-te nel calice. — Kalinago ema-ta
nella via, balana-ta nel mare. — Bakairí yetí-ta nella mia casa,
chez moi, Galibi auto-ta in casa, Caraib balana-ta nel mare. —
Lule leku-tá all'est, kuli-tá al nord, kasio-tá al sud.

831. Merita un cenno a parte l'accordo nella funzione dell'ablativo.
Nell'Indoeuropeo il suffisso è -d o -t, per es. Sanscr.
má-d ‘a me’, yugā-d, a. Lat. Gnaivō-d.

Finnico luo-ta von, Lappone S. olkū-t von aussen, Mordvino
oš-ta dial. oš-to da una città, tolga-da dial. -do da una penna,
venš-te da una nave, kede-de da una mano. Finnico kaivo-l-ta
dalla fonte, seinä-l-tä dalla parete. — Samojedo Jur. -ka-d -ga-d
-ha-d
, Tav. -ka-ta -ga-ta. Concorda esattamente il Jucaghiro con
-ka-t, -ga-t, -go-t ecc. (cfr. ko-t woher ?), e l'Aleuto con -ga-n
per *-ga-t.

Fra le lingue indocinesi il Rangkhol ha -ā-tā e -tā-k (questo
= ta-ka ‘frorn’ di VII Duke of York).

Eschimo qaqa-me nel monte : qaqa-mi-t dal monte, qaqa-ne
nei monti : qaqa-ni-t dai monti.

Aimarà aka-ta da qui, manka-ta dal basso, taiká-ta dalla
madre. — Ciolona ia-yu uomo : abl. iayu-te.

d, l, r

832. Dalla base la o da ‘interno’ (Less. 278) si formano
molti avverbi e preposizioni-posposizioni. Il Malinke ha la ἐν, cfr.
Dyula so-ra dans la maison, m-buru-ra dans ma main.

Araga la, Ambrym ra, Makassar la ad, versus, Kambera la
id., per es. la vai (andare) verso l'acqua — Kambera la-i bei,
an ; Maewo ecc. le, Urep. le e re — Torres I. li, Nengone ri
presso, Kawi e Bugi ri, per es. Bugi ri bola in haus (ri bola e
im haus), Mal. e Batt. di ἐν — Ambrym, Vanua Lava e Urep.
679lo — Motlav e Volow l-, Bontok a-d = Latino a-d, per es. a-d
kaya
(vola) verso il cielo.

Benché d l e r siano varianti del medesimo suono, sarà bene
tenere distinte le tre consonanti per quanto è possibile.

833. Teda -dē ἐν, ἀπὸ. — Agul e Tab. -di ἐν, Rutul -de εἰς ;
Avaro kχal-de fino alla bocca, maʼar-de fino al monte, di-da in
me : di-de fino a me. — Av. vaēsmən-da zum haus, Greco οἶκόν
δε
, οἴκα-δε verso casa. — Magiaro i-de bue. — Bog. taun-de verso
est, Koita -a-da on, Binandole -da in, -de by, in, Burumai -de ἐν.

834. Barea -li in, per es. wol-li ude in casa io sono. — Nuba
M. -il -ila e -la per quiete e moto, per es. bírš-il sulla stuoia,
nṓg-il(a) in casa, falē-lā menon nel deserto egli era, duńā-l sulla
terra. Di qui -íl-tōn e -la-tōn per l'unde, per es. ai sḗd-il-tṓn kīs
io dalla caccia vengo, ǧebel-la-tṓn dal monte. Cfr. Bilin -li-d,
per es. awī-li d donde ?, líṅi-li-d dalla casa, ganá-ti-l zur mutter
hin : ganá-ti-li-d von der mutter her.

Con la combinazione -li-dl del Bilin cfr. Finnico abl. -l-ta, -l-tä.

Identico a -il del Nuba è VI Tamil e Mlalayalam loc. -il. Il
Canarese mod. usa -illi o -elli e -alli, cfr. i-lli qui : a-lli là.
Alto Tamil -uḷ ‘within, among’ = a. Canarese loc. -ōḷ, cfr.
Telugu -lō within. Drav. ulli là (= Lat. ollī id.).

Adelaide -ila (= Nuba -ila), per esempio mutyerta camicia :
mutyert-ila nella camicia, kartaka spalla : kartak-ila in ispalla.
Cfr. Austr. 171 yella 184 yilla where ? accanto a 171 yilli, 172
illy, 173, 178 ille (Andam. Boj. ile) = Drav. elli, yelli id.

Tibetano loc. e dat. -la, Balti dat. -la, Bahing terno, -lā, Sema
-lā in, to, Maring loc. -lā — Gurung ogg. -lā-i, Magari lā-i e
Kusunda la-i to ; Sopvoma loc. -lē, Tangkhul loc. e dat. -li, invece
Thado e Rangkhol ‘con’ e Hallam strum. -le (cfr. bi-lā con).

835. Invece dell'elemento -n che è in I Ronga n-de-n ‘dentro’
il Pul presenta -r nella forma interessantissima n-de-r (dialetto
en-de-r) ‘dentro, fra’ usata come avverbio e preposizione.

Sembra che il medesimo -r si trovi in alcune forme egizie,
per es. ḥ-r (prob. ḥi-r) su, cfr. VIII Ciaudangsi hē-r id.

Nuba KD. -ir -r per quiete e moto, per es. níbid-ir sulla
stuoia, kā-r in casa.

Indoeur. upé-r sopra, enté-r inter, Sanscr. ká-r-hi quando ?,
tá-r-hi allora, Arm. u-r dove ? (u-re-kh in qualche luogo), Lat.
quō-r > cū-r, Got. hwa-r dove ?, ϑar ivi, hē-r qui, Lit. ku-r
dove ?, au-rè là.

Magiaro -va -re ‘su’ (con moto), per es. hāt dorso : hāt-ra
retro, retrorsum, föld-re ešni a terra cadere. Cfr. Basco -ra verso.
680— Turco üze-r su : üz-ré verso l'alto, kat-ra = Mag. hāt-ra
rückwärts, Ciag. innen : ič-re hinein.

Mundari ne-ta-re qui, en-ta-re là, oko-re dove ?, oko-tá-re
where about ?, diri-re nella pietra, en hatu-re in questo villaggio,
Santali buru-re sul monte, ecc.

Nelle lingue indocinesi accanto al semplice -r abbiamo -ri e
-ru. Per il rapporto fra -r e -ri si noti Rangkas ama-r e am-rī
‘on the way’, ambedue prob. da *ama-ri.

Manciati de-r Ciamba L. dē-r here : M. -do-r Ciamba L. du-r
there, Balti ya-r up, Ciaud. hē-r e kha-r on, ya-r in, Rangkas
ama-r on the way, phua-r in the cave — Gurung mno-rī in,
to the field, phe-rī on, Murmi dim-ri in casa, khāre-ri upon the
neck, Ciamba L. rhi-rī in the field, Rangkas am-rī on the way,
phu-ri in the cave, Ciaud. la-rē before, Koch strum. -ri — Maring
-rau, -ro, Tib. -ru, Baiti thu-ru down, Darmiya dēs-ru to a
country, rau-ru in the jungle. Cfr. il greco δεῦ-ρο, δεύ-ρο.

p b e m

836. Ritengo opportuno riunire questi due suffissi, perchè essi
si scambiano tra loro in tutti i gruppi e si equivalgono.

Il Bantu ha appunto due prefissi locativi pa- e mọ-, di cui
il primo vale ‘an, auf’ e l'altro ‘in, innerhalb’ (per es. Tonga
u-a-fua mu nganda i-a-kue egli morì nella sua casa).

Le lingue melanesiane hanno pure le due preposizioni. La
prep. pe o mbe significa presso a poco ‘lato, allato’ (cfr. III
Thusch phe lato), e può corrispondere al locativo, dativo, comitaiivo
(e strumentale ?). Il Nengone accanto a we ha ba = S.
Cruz loc. e dat. mba (cfr. Wango dat. bei), Rubiana loc. pa ;
Torres I. pi = Timor bi in. — La prep. mi e *mu può esprimere
il dativo e lo strumentale, e così pure le forme derivate mi-n e
mu-n(i). Ulawa dat. mu-ni, invece ma-n ‘from’ come nel Semitico
mi-n (il Wango ha ba-ni ‘from’ = Arabo mer. bi-n). Mota
mu-ra to them. Mota e Volow ma con, S. Cruz loc. e dat. ma,
Ulawa ma-i.

Col Bantu mọ- (Ci e-mu interno, Ewe me id., a-ti me im baum)
io identifico l'Egizio m, ĕ-m ed ĕ-mo- in. Col Bantu pa- (Malinke
posp. fe verso) cfr. Arabo ‘in’ e bi- ‘in, con’, Geez ba-. La
medesima duplicità di p e b nell'Indoeuropeo (Greco ἔ-πι : Got. bi,
Sanscr. a-bhi) e altrove.

Un'osservazione richiede -m dell'accusativo, che io non credo
di dover separare totalmente dagli altri casi. Nel Bantu il pronome
681di terza persona della I classe unito al verbo ha due forme,
ọ- per il soggetto e -mọ- per l'oggetto, che io spiego da *mọ-ọ
‘verso lui (lei)’. Similmente il Pul ha o ‘egli, essa’, ogg. mo
da *m-a-o ‘verso di lui (lei)’, cfr. ma ‘dir, dich’ da *m-a-a
‘verso di te’. Perciò ritengo che a ogni modo lo -m dell'accusativo
contenga una preposizione.

837. Nel Begia l'oggetto viene in parecchi casi espresso da
-b o -ba, per es. rewā-b réwyāna un monte salirono, Madīnā-b
á-khan
Madina io amai, anḗ-b ‘mir. mich’ e hennḗ-b ‘uns’.

Col Begia anḗ-b concorda III M. Kajtach na-b e Akusha na-v-
mihi ; cfr. M. Kajtach nüša-b nobis, hüša-b vobis. Suano γerbath-w
a Dio, strum. -š-w, Georg. -i-w strum. o dativo avverbiale. ―
E qui comincia la duplicità delle forme, poiché il Chürkila ha
na-m mihi, nuši-m nobis, ḥˈuši-m vobis, Kubaci δa-mi mihi, ecc.,
Pron. 101. Vi è poi l'istrumentale in -a-mi del Mingrelio, per
es. dzal-a-mi ‘con forza’, § 437.

Indoeur. -m per l'accusativo singolare e -mi per lo.strumentale,
questo specialmente nel Balto-Slavo (per es. Lit. nakti-mì
e sūnu-mì). — E la duplicità si manifesta in quanto che accanto
a -mi trovasi -bhi, per es. Arm. mar-b da mair madre, gailo-v
da gail lupo, Greco ἶ-φι con forza, ϑεό-φι.

In V la duplicità si manifesta nel suffisso dell'accusativo, che
è -ma -mä -mi -m nel Vogulo, -m nel Ceremisso, -n per -m
nel Finnico, per -m(i) nel Mordvino, mentre nel Lappone S.
è -m oppure -b o -v (-u̯), nel Samojedo -m, ma Ostj. anche -p,
Turco -ni ecc. prob. per -m, Mongolo -bä-n, Mangiu -be, Tunguso
-ma -mä e -va -vä, Giapp. -wo (cfr. -ve verso).

838. In VIII continua la duplicità. Abbiamo Lepcia ogg. -m,
Miri -e-m e Dafla -a-m ogg., Miri dat. -ma e -me = Chutiya
-mai ; inoltre Sunwar loc. e strum.-erg. -mi -me, Bahing strum.-
erg. -mi, per es. hōpo-mi by the king, sokti-mi with force. —
L'altra particella è la posposizione pa pe pi opp. ba be bi, col
significato di locativo o di strumentale, talvolta di dativo :

Khambu e Kulung in, Dafla dat. pa, ba, Kanashi on —
Yakha be in, to, Vayu loc, Loh. be in, Lamb. in, Waling
pe, Cing. pe, be in. Angami strum., Tip. bai id., Hiroi-L. m-bē
con, Singpho ogg. — Khambu pi in, Rai pi, bi in, Mane. dat.
bi Ciamba bi (vi) id., Baiali , in, Sang. pi in, con, Loh. in,
Waling pi con, Dung. in, con, Nac. Kulung pi in, Khaling
Dumi in, Hallam bi-lā con, Byangsi biī con, Kanawari am-pī
before, with, Mikir ā-phi after — Khambu -b in, Kanashi -p
ogg. — Dumi -pō e Rai -po -pu sono segni del genitivo.682

Esempi : Yakha raǧi-be in a country, tem-be to the village,
Khambu khim-pi nella casa, thampu-pā in the country, bāri-b
in the fields, Rai kim-bi in casa, khur-bi upon bis neck, yo-pi
o yo-bi behind (cfr. yo-lam after).

839. Cinuk dial. Wishram -pa -ba ‘in, at’, Sahaptin loc. -pa.
Mutsun dat. -wa e -wa-s, per es. appa-wa-s al padre. Wallawalla
kussi-o-w al cavallo, cfr. Tupi pai u-pé al padre. — Ciukcio
jara-i-pu dalla tenda, cfr. -po-i abl. nel Caribico e IV a-po.

Tupi -pe, con « gamma nasale » -me, locativo e comitativo-strumentale :
Guar. ko-pe dans l'abatis, ńũ-me dans la campagne,
še po-pe dans ma main, avec ma main, Ab. Itagwá-pe à Itaglia,
Chir. cielo-pe dans le ciel, au ciel, s-ugy-pe avec son sang, presso
Anchieta putũn-i-me de nuit. Per il dativo dei pronomi si usa
-be -me : Guar. e Ab. šé-be à moi, ndé-be à toi, peẽ-me à nous,
Chir. ndé-ve Oy. endé-we à toi. — Tupi -bo -mo à, dans. par :
Guar. o-iké-bo à coté, iše-bo (Austr. še-vo) à moi, ende-bo à toi.

Tamanaco i-mda-we dans la bouche de lui, auto-ya-ve dans
la maison, Ouay. é-pata-we dans ta maison. — Tam. pau-po dans
l'île, pau-po-na à l'île, Cum. Caraca-po-u. dans Caracas, -po-i
de C., Accawai nono-bo dans la terre, Galibi ene-bo ici.

Colorado -bi -be, per es. iokido-bi in cielo. Tucano -pi dat. e
abl. Jagan Nazareth-ū-pei in N., Yaškusi-pi (andare) a Yaschka.

n

840. Nel Bantu l'unico caso è il locativo in -ni. Tale elemento
può essere aggiunto al tema semplice o già fornito del suffisso -i.

Nika n-da-ni dentro, Suah. n-ḍa-ni IX inwendig, ny-umba-ni
in casa, Kamba ny-umba-ni mu-a-ko nella casa tua (invece ny-umba
y-a-ko
casa tua), Moz. u-bingu-ni in the sky, va-nupa-ni
in the house — Taveta n-de-ni, Honga n-de-n dentro, Cafro en-dlele-ni
in the road, en-dlui-ni in casa (in-dlu casa), e-zului-ni
in cielo. Cfr. Teda éni posposizione = Greco ἔνι.

La forma -n è rara (Ronga n-de-n). Il Taita ha -nyi, per es.
mači-nyi nell'acqua, ki-sime-nyi nel pozzo. Moz. m-piro-ngi accanto
a m-piro-ni in the road. E nel gr. Ciuana -ng è la terminazione
normale : Ciuana mo-tsele-ng in the road, Pedi noka fiume : noké-ng
nel fiume.

841. Forme corrispondenti ai locativi bantu come n-da-ni e
n-de-n(i) si trovano nelle lingue semitiche, specialmente nello
Assiro : ebirtā-n ed ebirtē-n jenseits, ellā-n oberhalb. Altrove
questa forma è conservata in nomi propri di luogo, come Arabo
683Baḥrai-n (ma agg. rel. baḥrā-n-īj), Arabo mer. Salḥē-n, Jabrī-n,
mod. Bagerē-n, Ebraico Dọ̄tā-n e Dọ̄taji-n. Arabo ai-na dove ?,
bai-na inter, Ass. i-na in, a-na a.

Basco Bilbao-n a Bilbao, Madrid-en a Madrid, eče-a-n nella
casa, buru-a-n nella testa. Etrusco prob. -ni loc. Avaro gundi-ne-
in der grube, gabu-ni- ani halse. Per il dativo abbiamo poi Lak
-n, Thusch -n, Cec. -na. Georg. ši-na in, c̣i-na davanti.

Sanscr. tá-sm-in loc, cfr. Greco ἐαρι-νό-ς primaverile, Latino
super-no- avv. super-ne.

Finnico koto-na in casa, päivä-nä di giorno, Magiaro tēle-a
d'inverno, ecc. Finnico -n e Lappone -n -ńi per il dativo, Magiaro
-ni -ńi per l'allativo. — Samojedo : Jur. Ostj. -n e Jenissei -ne
per il dativo, Jur. -na e -ka-na = Jen. -ko-ne per il locativo.

Telugu -na, Gondi -ne, Malto -no, Kurukh -nū. — Andamanese :
Puch. Juwoi Kol -an, Bea e Bale -l-en in.

Nelle lingue indocinesi in è una posposizione che significa
originariamente ‘in’ : Zahao in in, to, Lai in in, into, at, with,
from, Banjogi in in, with, through, Pankhu in in, among, with ;
suffisso del locativo Hallam, Langrong, Lushei, Ngente, Ralte e
Paite -in. Il Thado -in è locativo e strumentale-ergativo insieme.
Tibetano loc. -na, cfr. Rabha sang-i in un villaggio : sang-i-nā
verso un villaggio.

Eschimo del Mackenzie ika-ne dort, mā-ne hier, nuna-ne nel
paese. — Cibcia muyska-na nell'uomo ; Mosquito mite-na nella
mano, con la mano, Aymarà taiká-na nella madre, con la madre,
Mucik mečerk-en con la donna. Jagan loc. -n. — Maidu -ni strum. :
tsā-ni with a stick. — Ogibwe nibi-ng im wasser, cfr. I Ciuana -ng.

842. Abbiamo trovato in VIII e IX il significato di strumentale
accanto a quello di locativo. Nella Melanesia hanno significato
di strumentale : Esp. S., Merlav, Gaua ni, Mota Florida Bugotu
ni-a, Wango i-ni, Urep. ne, Ulawa e Saa a-na (invece Anaiteum
a-n e Wango nai loc, Esp. S. ne dat.). Malg. a-n in, by, with.
Cfr. Bantu na ne ni con, Malinke ni, a-ni con, -na strum., Kafa
-nā presso, verso, con ; poi suffisso dello strumentale IV -na o
-i-na, V -i-na, Less. 315.

Non molto estesa sembra essere la funzione oggettiva. Galla
-n(i) loc. e ogg., Elam. i-n ‘lui, lei’ = Encounter Bay (Australia)
hi-n accusativo di hi-ye questo. Spesso -n può derivare da -m.

Estesissimo è invece l'uso di n per il genitivo. Come particella
libera si trova nel Berbero, nell'Egizio, poi in VII (per es.
Tagala ama ni Pedro padre di Pedro, Figi ndrau ni kai foglia
dell'albero) e altrove. Qui darò alcuni esempi del suffisso.684

Nuba fāb-in ur del padre la testa. — Oalla Jordanos-īn gamā-tī
del Giordano sulla riva. — Basco gison-en di un uomo, aita-re-n
ečea
del padre la casa. Tsachuro jaku-n žikri della scure il manico,
invece čubi deki-na i fratelli del padre (paterni). Elamico -na e
-in-na. — Finnico mā-n del paese, lapse-n del bambino, Lappone S.
kuēlie-n del pesce, Mordv. ošo-ń di una città, cittadino. Altaico
-in, -ni, Turco -in-g Tung. -n-gi. — Brahui e Gondi -nā, per es.
Brahui χal-nā della pietra. Canarese kūs-ina of a child, hasuv-ina
hālu
della vacca il latte, Tamil pidāv-in maram del padre l'albero.
— Bodo e Rabha -ni, Lalung -nē ; per es. Bodo bi-ni di lui.

s

843. Il segno del nominativo indoeuropeo -s trovasi anche nell'Etrusco
e in lingue estinte dell'Asia anteriore, per es. Vannico
Menua-š ali Menua dice. Si trova anche in VI, per es. Kurukh ā-s
egli, ī-s hic = Latino i-s e Dakota i-š egli. Altrove -s esprime
piuttosto l'ergativo.

Avaro erg. do-s egli = VIII Kanawari do-s strum., erg. a-s
egli = Kurukh nom. ā-s egli. Thusch dada-s ali il padre disse.

Nel Kurukh troviamo un mirabile accordo con l'Indoeuropeo.
Il nominativo singolare dei nomi maschili ha il suffisso pronominale
-as -s, per es. āl-as l'uomo, mēt-as il marito, bāba-s il padre,
kuko-s il ragazzo, Dharmē-s dio, bēl-as il re. I femminili e i neutri
non hanno alcun suffisso : mukkā donna, allā cane. Gli accusativi
sono -an -n, per es. āl-an, anche mukka-n e alla-n.

Tibetano strum.-erg. -s, Balti attā-s by the father, Lad. -s
-is
talv. -si(s), per es. meme-si zer-s il nonno disse. Notevole il
Nyamkat aba-su by the father. — Kanawari erg.-strum. -s -es,
Kanashi erg. -s (abl. -s -ts -dz), Manciati erg.-strum. e abl.
-dzi -zi e -tsi, per es. ba-zi by the father, Ciamba erg. e abl.
-ts, Bunan erg, -dzi -zi e -tsi (abl. -tsi), Rangkas erg.-strum.
-s(ī) e -sō o -sū, Darmiya id. -s e -sū, Ciaudangsi id. -s, per es.
bā-s lhī-s il padre disse, inoltre -sī -sē e -sai. — Garo strum.
-tši, Gurung erg. -di o -dži, per es. aba-di bi-di il padre disse,
ma strum. -si, Murmi erg.-strum. -se.

Fra le lingue papuane il Kai ha erg.-strum. -dzi come VIII
Manciati, per es. ngi-dzi kwaga l'uomo batte, me-dzi con la mano.
Miriam erg.-strum. -de, Toaripi strum. se. Per le lingue australiane
v. Pron. 162.

844. Troviamo la .caratteristica s anche in forme di genitivo,
di dativo e di ablativo.685

Chamir χŭr-í-s χŭr di figlio figlio, nipote, sarä-s haṣā honig-wabe,
Bilin gäna-s kaû di madre parentela, eγer-í-s kaû di padre
parentela, Quara fādž-ī-z bāl festa di pasqua, Dembea χŭrä-z
abba
del bambino padre. Cfr. Alar bár-ti ifó Saho bär-tī ifó della
notte luce. — Georgiano mama padre : mam-i-s(a) del padre,
γmerth-i-s sitqua di Dio parola, sitqua γmerth-i-sa parola di Dio,
divina. Con pronomi e nomi propri -si, Mingr. Lazo -ši, Suano ,
Dido -s, ecc. — Indoeuropeo -s per il genitivo e ablativo.

Agau -s(ī) e per il dativo. Tamasceq mi-s a chi ? — Georg.
-sa, con pronomi e nomi propri -s, Mingrelio Lazo e Suano -s,
gr. Kürino e Dargua -s, -z. Chinalug i-š — Chamir yi-š mihi.

Formazioni verbali

[Formes verbales]

a

845. Nel Bantu il prefisso temporale a- si usa generalmente
nella narrazione e forma il preterito, per es. Tonga nd-a-bona I
saw. Nel Yao e Pongue a- si prepone al tema del perfetto : Yao
n-a-wene, Pongue mi a-yeni io ho veduto. Un altro uso di a è
con le forme del congiuntivo, preposto ai pronomi, per es. Tonga
a tu-ende andiamo !, Zulu aba-ntu a ba-fe gli uomini devono
morire. — Ci w-á-fà egli ha preso ; Sandeh me á-zundu io ho
lavato, me á-zunda io lavava.

Nel Dinka a forma il presente, nel Bari e Scilluk il preterito ;
per es. Dinka γēn a čam io mangio (cfr. ran a did l'uomo è
grande), Bari nan a-ṅetšu io ho mangiato, Scilluk yan a-māgo
opp. á-māgi yan io ho preso. Nel Camitosemitico vi corrisponde
a-, per es. Arabo a-ḳtulu (io) uccido o ucciderò, 3. pers. sing.
i̯-a-ḳtulu. Cfr. Galla mer. an ha fede io ho amato.

Quanto al secondo uso del Bantu cfr. Nama ott. a-ta ma re
che-io dia, Somali ha dige o ha digo let him place, Galla (h)a
sagadan
sie mögen anbeten ! Afar-S. -a- col congiuntivo e iussivo-coortativo.
Berbero a e a-d esponente del congiuntivo e futuro,
per es. Menacer i-zera il a vu : a i-zer il verra.

Basco sul. n-a-bila je marche, imper. h-a-bil. Georg. w-a-šeneb
io fabbrico, w-a-r io sono, a-ri egli è = Ganda a-li Ziba a-ri
egli è, § 159. Sta di regola coi verbi transitivi o causativi. Andamanese
d-a mami-ka I was sleeping, d-a mami-re I slept. Figi
au lako io vado : pret. au a lako. Dakota w-a-kaška io lego,
cfr. Georg. w-a-c̣er io scrivo. Per VIII v. pag. 164.686

Al secondo uso del Bantu si può forse connettere la formazione
del causativo semitico con (h)a-, che sembra avere corrispondenze
nel Santali e in parecchie lingue dell'America : Santali ńu bere :
a-ńu abbeverare, džom mangiare : a-džo dar da mangiare ; Dakota
u venire : a-u portare, Jivaro (h)a-, Jagan kātaka andare : ā-kātaka
far andare. Cfr. anche Botocudo kuhu vento : a-kuhu soffiare.

Quanto all'origine di a v. Pron. 342 e Less. 434.

846. Nel Bantu -a è la desinenza dell'infinito e participio, poi
desinenza verbale in genere per l'indicativo e anche per l'imperativo ;
per es. lẹ-a mangiare, pẹ-a bruciare, -bọa latrante > cane.

Il suffisso è frequente in lingue sudanesi : Ewe ḍi e ḍia flicken,
Ci e kũa congiungere, so e soa portare in testa, Efik dia mangiare,
fia essere bianco, Temne di e dīa mangiare, Malinke fira
= Sotho fiela balaye. Pul pres. att. o nyama egli mangia, o
wara
egli uccide, poi nomi d'azione in -a-l (cfr. -o-l), per es.
anda-l il sapere, bala-l soccorso ; cfr. Wolof gisa-l vedere ! = vedi !

Si noti Ewe spaccare : fía spaccante > scure.

847. Nel Sandeh termina in -a l'imperfetto : me á-zunda io
lavava, cfr. me á-zundu io ho lavato.

Nama χóro scavare : χorá scavare per acqua, soró essere
sconveniente : sóra sprezzare, /khóm aver compassione : /khomá
pregare, !hō star curvato : !hoá essere curvo.

Nel Nuba astratti verbali come M. kaba e kaba-r cibo, sama
aridità, jaga paura, nīa-r bevanda, dīa-r morte. Participi sono
contenuti in forme come aminá-fī essere credente ; e tali participi
si usano specialmente nella unione di più verbi, di cui solo
l'ultimo è di modo finito, per es. ‘lasciando andarono’ = ‘lasciarono
e andarono’. La forma in -a è poi la base dei causativi
come kaba-kir- dar da mangiare.

Numerosissimi sono i nomi astratti in -a, di cui do una serie
di esempi.

Barea wola e wola-do ferita,tina menzogna, sola-do amore,
wota-do odio, wurta trovare : wurta-do rinvenimento — Kunama
bala perdita, bura ricchezza, bora foro, tara imprecazione, baya
cattiveria — Kafa hárrā o árrā luce — Quara gangā corsa,
temā oscurità ; Chamir temā, id., brqā lampo, duqŭā parola, zarā
giuramento ; Bilin kirā morte, iššā fretta, warsā aridità — Galla
boyā pianto, duʼā morte, argā apparizione, belawā fame — Afar
bakā fine, bogā lacrima, diwā promessa ; Saho ḍālā nascita, parto,
orbā ritorno, Irob bokā calvizie — Begia dira uccisione, bedha
testimonianza ; poi participi perfetti come dira che ha ucciso,
et-katba scritto — Mzab e-rz rompere : a-rza rottura, Zuawa
687zenz vendere : zenza vendita — Arabo bukāʼ pianto (cfr. Afar
bogā lacrima), Geez makkarā f. tentazione, ecc.

Hausa mutu morire : mutu-a morte, godi ringraziare : godi-a
ringraziamento, tafi-a viaggio — Kanuri fértu ballare : fĕrta
danza, modú-a preghiera, amartu permettere : amartí-a permesso
— Maba uńa nascita > bambino ; cfr. gl'imperativi fēa dormi,
yanga bevi, kāra vieni (kēre venite).

848. Nel Thusch l'infinito termina in -a, -a-r, per es. theqa
e theqa-r pregare, lewa e lewa-r parlare. Imperativi enfatici come
eca prendi, eca-th prendete ; cfr. eca-l prenda, prendano, come
Wolof gisa-l vedi. Ceceno inf. -a-r, imper. -a. Le forme in -a
e -a-r corrispondono a quelle del Nuba.

Nell'Udo la base dell'infinito è in -a, per es. ukha- mangiare.
Di qui il part. pres. in -a-la, -a-l. Imperativi in -a, per es. ba fa.

Nel Circasso Kab. il tema del perfetto è in , per es. perf.
thlaghŭā-sš, piucch. thlaghŭā-t, part. perf. thlaghŭā-r. Il presente
è thlaghŭ-r e il futuro thlaghŭ-o-r.

Nel Georgiano infiniti e astratti verbali come c̣era (lo) scrivere,
cama (il) mangiare, zraχwa (il) pensare, sma per *sumá (il) bere.
Nel verbo -a sembra avere valore durativo, cfr. zida-w-s ‘egli
porta’ con l'imperativo zide porta.

849. Nell'Indoeuropeo nomi astratti in trattati come femminili,
per es. te̥mā oscurità = II Chamir e Quara temā id.
Inoltre molti temi verbali in , per es. Lat. cape-re : oc-cupā-re
(cfr. capā-c-).

Terminazione dravidica dell'infinito -a, per es. Telugu koṭṭa
battere, Can. māḍa fare, Tamil čeyya id., donde čeyya-l l'action
de faire (cfr. Pul and a-l).

Nel Brahui forma il preterito, per es. da χan- vedere :

tableau sing. | χanā-ṭ | plur. | χanā-n | χanā-s | χanā-re | χanā | χanā-k | χanā-r

Australia : Yaraikana e Adelaide pret. -a, Awabakal perf. -a,
Narrinyeri aor. -a (per es. terra da terr-in stare).

850. Nelle lingue indocinesi -a è frequentissimo. Documento
anzitutto la sua presenza nell'imperativo.

Yakha yungā siedi, pugā sta, siyā muori ; Sangpang ipsā
dormi, bānā vieni ; Lohorong dāba-če du. e dāba-ne pl. venite ;
Lamb. thūnga bevi, pira dà, thapta porta ; Waling khāra va,
čēwa parla ; Cing. rēta ridi, thēna batti, khatta prendi ; Rodong
riyā ridi, khāpā piangi, wōnā corri ; Nac. nīna parla, tāwa vieni,
688khāta va ; Kulung nēna parla, gēsa ridi ; Thulung bāka veglia,
dūnga bevi ; Khaling leba taci, Dumi rīpha sorgi, Rai piā vieni,
pudā lega — Kusunda agga vieni ; Bhramu čā mangia, yenga
va ; Thaksya lhila mangia, tūpa siedi — Kanashi hata-ni portate ;
Ciamba dāpa cadi (dāpe-ni cadete), ā-da-ni venite, īla-ni andate ;
Rangkas dà — Lepcia mātta fa, lia parla — Hiroi-Lamgang
ka-čēnā corri, apnā metti — Anal a-bumā strike, tunga lega
(= Bantu tunga legare, lega) — Mru tēbā strike, tanā put.

Si trova poi -a in forme di presente e di passato : Tangkhul
šowa ‘beats’ e ‘struck’, čata ‘goes’ e ‘went’, Ngente ka-oma
io sono, a-tuma he wished, Ralte e Lushei a-tia he said (Ngente
a-ti), Aimol a-rilā id., Magari zata did, nungā went, deyā said,
Garo anga dokā I beat : perf. anga dokā-hā, Mru ung-nā teba.

Il « participio congiuntivo » termina pure in -a come nel Nuba
e Dravidico, per es. Lushei a-sum a-khåma a-kal-tā-a his property
he collecting he migrated, Rangkhol a-rota a-in-ku egli correndo
abbracciò, Kom a-rhōnā (egli) portando, Purum lāma dancing,
tāna lūta running-entering > running towards. Nel Purum anche
infiniti di scopo come a-wēla-ng to strike. Nel Ciamba molti nomi
verbali in .

e

851. In lingue bantu invece di -a- si trova talvolta -e- nel
verbo. Il Ga ha dei perfetti con e- di tono alto, per es. Kofi é-bà
Kofi è venuto.

Nel Kumama intransitivi con e- come e-dī corri. Nel Berbero
e- è comunissimo : e-i►kš mangiare, e-nγ uccidere, ecc. Basco bisc.
e-karre-n egli portava (e-karri portato), pag. 122 e 135. Georgiano
w-e-c̣erebi io sono scritto, m-é-smi-s mi risuona, odo. Nell'Indoeuropeo
corrisponde l'aumento, per es. é-bhere-t ferebat.

852. Nel Bantu -e indica uno stato o modo di essere come
conseguenza di un'azione precedente.

Herero kohoka essere puro : kohoke puro, kahe trocken, pore
giusto — Konde ṣofia uscire : un-ṣoke uscito, ṣuka lavare : un-ṣuke
lavato, phya bruciare : phye cotto — Duala m-buke stupido, di-bie
saviezza — Yao uwe morto, mala compiere : male fertig, taβe
legato — Sumbwa ši-konde dolcezza, bu-vimbe gonfiore — Ilamba
mu-leme zoppo — Hehe li-leme gravidanza — Ganda mu-tume
inviato, messo, mu-sibe legato, prigioniero, mu-fumite ferito.

La relazione col perfetto (v. i) è evidente. Hehe fwa morire :
fwe morto = perf. fwe esser morto. Come fwe così phye ‘cotto’
689del Konde, ecc. Il significato passivo-intransitivo deriva dai verbi
intransitivi, per es. Konde un-ṣuke ‘(che è) lavato’ per analogia
di un-ṣoke (che è) ‘uscito’.

Ewe ka ausbreiten : ke breit sein, ḥá cinengen : ḥé versperrt
sein. In altri casi sembra che le doppie forme siano sinonime,
come nyã kneten : nyẽ pressen, dzã e dzẽ rosso, dra e dre tenace.

Nel Temne -e è terminazione del verbo intransitivo e si contrappone
a -i del transitivo :

tableau bånkli | roll as a cask | bånkle | roll of itself | dimši | put out | extinguish | dimše | go out | be out | gbóti | pluck off | tear off | gbote | fall | drop off as fruit)

Così pure coi verbi reversivi, come koti untie, undo : kole get
untied, undone, baki unload, discharge (as cargo) : bake disembark,
leave a ship.

Anche il Pul distingue nettamente -e da -i : ambedue sono
forme di preterito, ma -i appartiene all'attivo e -e al medio :

tableau mi wari | ich tötete | mi ware | ich war tot | o nani | er hörte | o nane | er war hörbar

Nel Sereir -e è passivo, per es. feχa- amare : feχe- amari,
χawe-l geschlagen werden.

853. Anche nello Hausa, spec. nei dialetti di Sokoto e Zaníàra,
-e ha valore intransitivo, per es. būḍa aperire : būḍe patere, dafa
cuocere : dafe cuocersi, ḥáta K. perdere : ḥatše per *ḥate S. essere
perduto. Cfr. i participi perf. intrans. e pass. con raddoppiamento
finale : fura-rē angeblasen, zaya-yē venuto, ecc.

Molto notevole è nel Nama l'opposizione fra ||gúi legen e ||goʼe
liegen. Però hám far odore : hamé odorare.

Il rapporto che passa fra I Yao mala vollenden : male fertig è
identico a quello che passa fra Arabo malaʼa Aram. mĕlā implevit
ed Ebr. mālḗʼ plenus (fuit) Sir. mĕléʼ plenus. Ebr. jārḗ per *uarḗ
veritus est corrisponde esattamente a Lat. verē-().

Come è naturale, abbondano gli aggettivi in -e. Per I cfr.
ancora Sumbwa lambe cattivo, lwele malato, kere astuto, tekane
tranquillo, tukule rosso, irabule nero, pupe leggero, ecc.

Galla qobḗ attento, prudente, ḍofḗ ingrassato, grasso, latḗ fiorente,
bagdé lussurioso, barḗ bello, furé affrancato, lafé molle, ecc.
— Begia rabḗ caricato, carico, delbḗ comperato — Copto sabe
f. sabē savio, saie bello, kame nero, šaie lungo, šake profondo,
šafe deserto, čale zoppo, belle cieco, mere rosso, hne stupido,
B. kerhe calvo, B. helǧe dolce, ecc. (cfr. S. rōme uomo = Bantu
690mọ-lọme vir) — Wandala dzeyē bianco, džekē vecchio, deyē
stretto, dongē nero, ulfē cieco, pitkē nudo, badē vuoto, gedē acido,
nem-nemē pesante.

854. Anche in lingue caucasiche gli aggettivi terminano spesso
in -e, per es. Thusch aphe verde, qaḥe amaro, kḥawe zoppo, γaze
buono, Kürino jeḳhé grande, Udo kedže acido. Cfr. Georg. si-thethre
bianchezza, si-maγle altezza.

Nell'Indoeuropeo ha significato chiaramente intransitivo-passivo,
cfr. Lat. iacĕ-re gettare : iucē-re essere gettato, giacere,
pendĕ-re appendere : pendē-re stare appeso, pendere, *candĕ-re
accendere : candē-re essere candido, Greco δαμῆ-ναι essere addomesticato,
diventare domestico (cfr. il transitivo Lat. domā-re),
a. Ted. sorgē-m sono in pensiero, Lit. gul- se coucher : gulḗ- être
couché. Qui i nomi come Lat. lābē-s, fidē-s, famē-s. Da Lat. rubē-re
derivano rubi-do- e rubē-do ; similmente da basi intransitive V
Eston. valge-ne- lucescere : valge-da- albus, kobe-da- forte, cfr.
Ebr. kabē-d pesante e Kafa kubḗ-te diventar forte.

Nel Dajaco astratti in -e come ka-hanjake gioia, ka-pintare
sapienza, ha-teteke giustizia, pasonge da pasong legare.

Nelle lingue americane gli aggettivi terminano assai spesso
in -e -i, pag. 183.

i

855. Nelle lingue bantu si trova spesso un prefisso verbale i-
d'incerto valore, per es. Sango w-i-gana tu ami, mw-i-gana voi
amate. Il Cafro prepone yi- o y- all'imperativo : y-enza fa, yi-za
vieni, yi-ya va ; cfr. si- in u-si-za tu vieni, be-si-za essi vengono.
Significato chiaramente causativo ha i- nel Noho i-lala endormir.
Molto diffuso è invece i- riflessivo.

Nel Masai, Nandi e Turkana molti verbi cominciano con un
prefisso i- studiato già da Schuchardt. Nel Nandi i- ha spesso
significato causativo, per es. sap- guarire : i-sap- sanare, lač-
ardere : i-lač- bruciare, čam- amare : i-čam- far amare, lapat-
correre : i-lapat- far correre. Nel Masai i- è causativo nella combinazione
-i-ta-, per es. a-ta-gore ich war zornig : a-i-ta-gore ich
machte zornig. In altri casi sembra che -i- sia segno del perfetto
al pari di -ta-, cfr. a-i-nosa mangiai con a-ta-ṅasa cominciai.

Alcuni verbi forti dello Afar e Saho formano il causativo con i-
anzichè con s-, per es. Saho i-dab far voltare, i-bal far vedere,
Afar i-qaʻa far sollevare, waʻa uscire : y-aʻa far uscire > vuotare.
Cfr. hi- dello hiphil ebraico, j- del causativo fenicio.691

Kunama i-bení prendi, i-bô ara, i-doró fabbrica, Irob i-gdíf
uccidi, Arabo i-ḳtil, i-ḳtal.

Chürkila mom. a-rγ- : dur. i-rγ- udire. Cfr. da una parte il
Cusc. a-rag, dall'altra l'Egizio ἰ-rχ. Nel Georgiano i- è riflessivo.
Abch. i-bl-u-a bruciante, perf. i-bl-y. — Basco i-kusi veduto.

Sanscr. íy-ar-ti da ar-ti mette in moto, iy-ē-ti da ē-ti va,
Greco ἰ-αύω pernotto. Per -i- v. § 687.

Nel Dayak i- forma il passivo al pari di in- (infisso -in-), per
es. i-agah to be led. Anche in lingue africane alternano i- e in-,
per es. nel Masai.

Nel Klamath e nello Huave i- è prefisso di verbi transitivi :
Klamath i-ggáya sospendere, Huave i-rrah illuminare.

856. Nel Bantu il suffisso del causativo è -i, per es. Namw.
zim-a spegnersi : zim-i-a spegnere, Kulia rim-i-a id., Suah. pon-a
guarire : pon-i̯-a far guarire. Il suffisso cagiona spesso forti mutamenti
fonetici, per es. Pedi φulara voltarsi : φulaša voltare, Suah.
ogopa temere : ogofya spaventare, Konde oga lavare : oṣya far
lavare, Sango heχa ridere : hesa far ridere.

Ci si stare : si-e collocare, Ga gbo morire : gbe uccidere —
Soninke kara : kari id. — Bulom kul bere : kul-ī far bere, hin
coricarsi : hin-ī coricare — Wolof gẹnă uscire : gẹnẹ fare uscire —
Pul sima ardere : suńa accendere, mota e mosa torcere ; and-a
sapere : and-ī-na insegnare, djoḍ-a sedere : djoḍ-ī-na far sedere,
hul-a temere : hul-i-na spaventare, ecc. — Serer ṅay salire :
ṅay-i-n far salire.

857. Nama stare : mã-i collocare, scaldarsi : sã-i scaldare,
cuocere, ||goʼé liegen : ||gú-i legen. — Nuba kawe patere :
kaw-i-re aperire, kōse essere sazio : kōs-i-re saziare ; M. toga-y
far battere, dolla-y far amare. — Galla kuf- essere pieno : kuf-i
riempire, sorgere : kā-y collocare (Kafa ku-i innalzare) ; Somali
dil-ī far uccidere, órod correre : ord-ī caus., kaʼ sorgere : käʼ-i
caus., osbo sale : denom. ósbä-y salare.

Hausa ʼbūya nascondersi : ʼbōye nascondere, daskára gelare :
dáskare caus. Cfr. lo dei transitivi con oggetto espresso, § 332.

858. Coi causativi del Pul e Serer concordano quelli del Georgiano
come w-a-teχ-ine-b faccio rompere, w-a-cer-ine-b faccio
scrivere. Cfr. inoltre w-zraχa-w penso : w-a-zraχe-w moneo,
w-č̣a-m mangio : w-a-č̣e-w do da mangiare.

Nell'Indoeur. il tipo comune dei causativi è quello in -éi̯-ō
con vocale radicale o, come Sanscr. bṓdha-ti veglia : bōdh-áya-ti
sveglia, Lat. moneo, Greco φοβέω spavento, faccio fuggire, Got.
sita siedo : satja faccio sedere. Il suffisso si trova anche fuori del
692presente : Sanscr. vart-i-tá-, Latino mon-i-to-, a. Slavo vrat-i-ti.
I causativi del Lituano come katb-in- far parlare, juok-in- far
ridere concorderebbero con quelli del Pul-Serer e del Georgiano.

Numerose tracce di -i causativo si trovano nelle lingue ugrofinniche,
e del resto non è punto diverso lo -i dei denominativi
come Finnico pes-i- nidificare, nim-i-ttä- nominare, suora rectus :
suor-i-tta- rectum reddere, erigere. Spesso lo -i- si è dileguato,
per es. Ceremisso M. por- intrare : por-t- inferre, introducere, da
*por-i-t-, come Latino portā-re da *poritā-re, frequ. di *poréi̯ō
(: Sanscr. pāráya-ti geleitet hindurch, Got. farjan fahren), part.
*por-i-tó-, senza -i- i nomi por-tu- e por-ta, rad. per- penetrare.
— Tunguso olgo- seccare : olg-ī- far seccare, dzegde- bruciare :
dzegd-ī- accendere.

859. Nelle lingue dravidiche -i si trova raramente da solo,
come Telugu kāgu to be heated : kātsu per *kākyu to boil. Generalmente
-i del causativo si pospone all'elemento -b- o -v- opp.
-pp- comune al futuro, per es. Tamil kāṇ-b-i- far vedere, en-b-i-
far dire, pāḍu-v-i- far cantare, māḷ-v-i- far perire, eḍu-pp-i-
erigere, paḍi-pp-i- insegnare, naḍa-pp-i- Tel. naḍi-p-i- far camminare.
Nel Brahui i precede f, per es. kun-i-f- far mangiare.

Nelle lingue melanesiane -i è usato come nello Hausa e nel
Berbero. Nel Figi -i se l'oggetto segue immediatamente, per es.
sa yavit-i Joni ko Wiliami Guglielmo percosse Giovanni (invece
au na yavit-a na i-vahatawa io percuoterò il pastore), singan-i
malo
asciugare al sole un panno. Merlav vus-i-o battere me, Melan.
tangis-i-a piangere per lui. Di qui si spiega il passivo polinesiano
in -i-a, per es. Fate tanum-i seppellire qualche cosa : Samoa
tanum-i-a essere sepolto ; cfr. Florida tara ramus-i-a they beat
him > he is beaten. Malese idup vivere : idup-i vivificare, Bugi
joppa treten : joppa-i betreten (joppa-i lalĕṅ to tread a path,
cfr. joppa ri lalĕṅ to go on a path), Giav. nulis scrivere : nulis-i
beschreiben, per es. un foglio. — Kurku ōl scrivere, trans, ōl-e.

Probabili esempi di -i causativo in VIII sono Ciaudangsi
morire (Angami id.) : sa-i uccidere, venire : ra-i recare.

Aino kara fare : kare far fare. Nel Jucaghiro -i è denominativo,
per es. jarka ghiaccio : jarka-i gelare. — Dakota ečõʼ
dare : ečõ-ya far dare, wašʼaʼka forte : wašʼag-ya render forte,
fortificare. Cora eh-ua bagnarsi : eh-iya bagnare un altro, Tarahum.
ko morire : ko-yá uccidere (molti). Ciontal di Oaxaca -i trans.,
per es. tomu-i abbassare, tošou-i far girare. Aymarà ʻhihua- morire :
ʻkihua-ya- uccidere, laru-ya- far ridere, naka-ya- accendere,
manta-ya- far entrare, iki-ya- addormentare.693

860. Strettamente collegato al verbo causativo è il nomen
actoris, che nel Bantu ha per suffisso -i, per es. Ilamba luga
cuocere : mu-lugi cuoco, Duala londo sedurre : i-londi seduttore,
Cafro tenga comprare : um-tengi mercante, Suah. funda insegnare :
m-funzi maestro, lipa pagare : m-lifi pagatore, pika cuocere :
m-pišˈi cuoco. Anche nomi di strumento, come Kulia egi-kẹbi
‘coltello’ da kiba tagliare.

Anche nel Sandeh nomi d'ag. e di strum. : batess-í salvatore,
sang-í puntello, zagual-í pettine, quaṛ-i ‘barbiere’ e ‘rasoio’.

Bari yugu pascolare : yugi custode, ti-yugi pastore. Nandi al
comperare : ali-n compratore, som pregare : somi-n mendicante,
ka-supi-n inseguitore. Nuba M. tokk-ī scuotente, tokk-o-ī che ha
scosso, tokka-r-ī che scuoterà.

Hausa saka tessere : ma-sāki tessitore, rike to hold : ma-rīki
holder, handle, kāma : ma-kāmi id., būde aprire : ma-būdi chiave.
Dunque nomi d'agente e di strumento. — Muzuk ži-ḥilī andante,
mu-gudji coltello.

Gonga sip-ī-čo mendicante, Kafa git-ḗ-ǧo mercante, Somali
mar-i-s condottiero — Begia kātb-i scrittore — Egizio rχt-j lavatore
— Ahaggar ame-swi bevitore — Geez rawāṣ correre : rawāṣ-ī
corridore, ma-fḳarī amatore.

861. Georgiano par-wa e par-e-ba rubare : par-i-a ladro. Cfr.
Lat., gum-i-a, Greco voc. ταμ-ί-α.

Nell'Indoeuropeo il suffisso è spesso ampliato con varie aggiunte :
Sanscr. kīrí- e kīrí-n- cantor di lodi, Lit. vag-ì- ladro, Got. fisk-ja
pescatore, Lit. kirt-ì-ka- hauer.

In V le forme sono chiarissime : Finnico laula-ja cantore,
Lapp. S. kaske-je mordens, Mordvino mora-j cantore, sala-j ladro,
Voljaco ju-i-ś bevitore, Magiaro tolva-j ladro. — Samojedo : Jur.
talje-j, Tav. tole-a per *tole-ja, Kam. thol-i ladro. — Jacutico ärd-ī
remo, ärb-ī sega, sab-ï coperchio. Turco ača-j aperiens, minä-j
ascendens ; duru-č-i sentinella, Mangiu bitχe-š-i scrittore.

Tamil e Canarese koll-i uccisore. Awabakal n. agentis in -ye,
Kamilaroi participi in -da-i.

Santali getʼ-i-čʼ uno che taglia, Mundari ǧom-tan mangiante :
ǧom-tan-i mangiatore.

Jucaghiro mot kúdada io ho ucciso : kúdadj-i chi ha ucciso,
uccisore. — Tlinkit tagun-í venditore, ječinég-i lavoratore. —
Cahita hibeb-i-a frusta, hipon-i-a martello. — Kechua happ-i-na
manubrio.

862. Identici ai nomi d'agente sono i nomi d'azione in -i,
per es. Suah. lewa ubbriacarsi : u-levi ubbriachezza (m-levi ubbriacone,
694caus. levya ubbriacare), penda volere : ma-penzi volontà,
ki-kohozi tosse, Sumbwa bu-lemi la presa, Duala e Ilamba n-doti
sogno. — Ci tu ammonire : n-tui ammonizione, Ewe wu uccidere :
Ga a-wui uccisione.

Nuba murzi menzogna, bań dial. bain da *bani discorso,
bāli-n attenzione, kińi e kińi-n mancanza, kábi-n il mangiare.
Cfr. togī-d il battere, orgī-d l'aver fame, banī-d il ballare.

Barea moki lite, bēna da *ban-j-a discorso — Bilin inkälī
amore, inṭärī odio, kīsärī benessere, fikkī apertura, giddī violenza
— Galla giddī id., morkī lite, rag- raccontare : raǧī racconto ;
Somali ábaḥ essere magro : abíḥi il dimagrare, amri comando,
absi timore, baqdi-n id. — Saho wanī discorso.

Hausa šiga entrare : ma-šigi ingresso, zamna sedere : ma-zamni
seggio. Muzuk dara amare : en-dirī amore, murϑī racconto.

Coi nomi in -in del Nuba e Somali vanno gl'infiniti del Mehri
come ḥalm-ī-n sognare.

Vi sono anche aggettivi come Galla ṭurī, baktí impuro, adī
= Saho ʻadi bianco, haḍarī prudente, gārī = Hausa gari bello.
Cfr. Nuba ingri dolcezza, Berbero (Nefusi) zoḍfi nerezza.

863. Avaro hári preghiera (> hári-ze pregare), tu-i lo sputare,
čsoá-i uccisione ; berhí-n vittoria (bérhi-ne siegen). Aggettivi :
Thusch ʼarč̣i nero, mosi cattivo, Cec. sīni azzurro, siri grigio,
Udo qari secco, ecc.

Sanscrito grāhi- l'afferrare, vaní- voglia, Lat. ravi-s, Greco
δῆρι-ς lite, ἔρι-δ- id. (come Nuba bani-d ballo), a. Slavo jādĭ cibo,
vĕdĭ il sapere.

Con -in del Nuba, Somali, Mehri e Avaro va -in-g degl'infiniti
del Brahui.

Nell'Aino astratti di qualità e di azione in -i, per es. wen
cattivo : weni cattiveria, itak parlare : itaki discorso. — Cahita
maka dare : maki dono. Maya sata-l perdersi : sata-i perdizione,
mol riunire : mola-i riunione. Kechua -i̯ suffisso dell'infinito.

864. Il perfetto bantu termina in -i opp. -e. Esso indica o
l'azione compiuta o lo stato che ne consegue : azione passata >
stato presente. In parecchie lingue bantu il perfetto ha acquistato
il valore di preterito, mentre il significato di presente d'azione
sembra essere raro. Il perfetto serve pure a indicare le qualità,
per es. Sotho ho omi-le è seccato = è secco, o rui-le si è arricchito
> è ricco, Nyoro e-nyama e-bihi-re carne guastatasi >
guasta, Taita ma-vano γa-kalie sharp spears. Perciò aggettivi e
participi hanno spesso forma di perfetto : le-le lungo, ne-ne grande,
kale antico, Hehe fwe morto, pag. 689 seg.695

1. Il perfetto dei verbi semplici termina in -i opp. -e da *-ai.
Nel Cafro la forma in -e si può usare solo quando è seguita da
altra parola, per es. ndi bone in-komo I have seen the cattle.

Subiya u endi il alla, u zaki il bâtit, Sina kari essere, esistere,
maki essere capace, potere, Duala ʼbọli da ʼbọla dare, abi
da aʼba dividere, Pongwe a-gambi da kamba parlare, a-romi da
toma mandare, Cafro mi da ma stare — Pedi βọnẹ da βona
vedere, ẹmẹ da ema stare — Hebe fwe da fwa morire, gwe da
gwa cadere (anche sige pres. siga-la lasciar passare, hongwe pres.
hongo-la schnitzen, ecc.), Cafro bone da bona vedere.

2. I verbi derivati in -a-ma, -a-na, -a-la e -a-ta fanno il
perfetto in -e-me, -e-ne ecc., per es. Konde fuga-ma : fuge-me
inginocchiarsi, londa-na : londe-ne amarsi a vicenda, khala-la :
khale-le adirarsi, Sango χála-la : χalé-le id. Anche verbi bisillabi
come Konde thwa-la : thwe-le portare, Tonga ka-la : ke-de
dimorare, la-la : le-de giacere, bo-na : bue-ne (Ziba boi-ne) vedere,
Tabwa ka-na : kē-ne negare, Cafro pa-ta : pe-te portare.

Invece di -e- parecchie lingue bantu hanno -i-, per es. Fipa
faka-ma : fuki-me inginocchiarsi, twa-la : twi-le portare, Hehe
fuga-ma : fúgi-me inginocchiarsi, fika-ta : fíki-te raggiungere,
fwa-ta : fwi-te indossare abiti, invece iba-ta : ibe-te afferrare.

Tutte queste forme si spiegano con l'aggiunta di -i tanto al
tema verbale quanto all'elemento suffisso. Si confrontino i perfetti
dei verbi che hanno il tema in -u opp. -o seguito da suffissi, come
Konde elu-pha : elwi-phe diventar bianco, igu-la : igwi-le aprire,
Fipa kasu-ka : kaswi-ke essere rosso. Per i temi in -i opp. -e si
noti Sango gósi-pa : gosí-pe invecchiare, Fipa imi-ka : imi-ke stare,
aki-la : aki-le divorare, kole-ka : koli-ke ubbriacarsi, Konde othe-la :
othī-le scaldarsi al sole.

La formazione del perfetto con doppia caratteristica è dunque
propria di tutti i verbi derivati.

3. Allo -i opp. -e del perfetto semplice può essere aggiunto
un elemento dentale. La forma comune risultante è -i-le, Ziba ecc.
-i-re, Tonga -i-de, Herero -i-re se precede i u, in caso contrario
-e-re, e similmente -i-le o -e-le nello Angola. Congo -i-di dopo
i u ă, invece -e-le dopo e o ā. Duala -ẹ-di nei verbi monosillabi
(Pedi -ẹ-le), Bakundu -e-di. Moz. -e-le.

Tonga fua : fui-de, Fipa fwa : fwi-le morire, Ciuana reka :
reki-le comprare, Cafro teta : teti-le parlare, Sango siga : sidji-le
scappare, gana : gáni-le amare, Konde otha : othi-le scaldarsi al
fuoco. Hehe mema : mémi-le essere pieno, vopa : vófi-le legare,
Kami toa : tói-re battere, Bakundu i-a : i-li venire (caso notevole).696

È chiaro che -le non è altro che il perfetto di -la, cfr. Fipa
twi-le da twa-la e Konde thwe-le da thwa-la portare. Abbiamo
visto anche il caso contrario di -la al presente senza il corrispondente
-le al perfetto nello Hehe siga-la : sige.

Il Subiva ha u zaki-te il a bâti accanto a u zaki il bâtit ;
cfr. Kamba thaima : thaimi-li hunt, Kuyu rema : reme-te (accanto
a remi-re) coltivare. La genesi appare nello Hehe, il cui perfetto
in -i-te appartiene per la sua origine ai verbi in -a-ta, per es.
fika-ta : fiki-te raggiungere, tanga : tángi-te aiutare, ecc.

Nello Herero si ha -i-ne o -e-ne per assimilazione quando
precede una nasale.

Il Ganda ha -i-e, per es. siba : sibi-e legare, genda : genze
per *gendi-e andare, cfr. Pedi lala : lẹtžʼe dormire. Taita n-a-kabi-e
I struck. E qui sia ricordato lo Hehe homa : homi-gi pungere
(cfr. bita-ga : bíti-ge hingehen).

865. Il Pul ha un sistema che ha riscontro nel Galoa :

tableau mi wara | io uccido | mi wari | io uccisi | mi waro | io sono morto | mi ware | io fui morto

1. La forma attiva in -i ha valore di perfetto o di preterito
coi verbi d'azione, di presente coi verbi di stalo o qualificativi :
o nyami ‘egli mangiò, ha mangiato’, o modyi ‘egli è buono’.

Hanno per base il perfetto molte altre forme : mi lili io inviai,
mi lilī-ma io fui inviato, mi lili-no io avevo inviato, mi lili-no-ma
io ero stato inviato ; mi yiʼi-ke io vidi, giʼi-do uno che ha veduto,
mi yiʼ-i-no-ke io avevo veduto.

2. I verbi derivati hanno i seguenti suffissi :

tableau pres. | -na | -ta | -ra | -da | perf. | -ni | -ti | -ri | -di

Per es. fetjā-na : fetjī-ni austeilen, andi-ta : andi-ti sapere
esattamente, andi-ra : andi-ri sapere per sè, djangi-da : djangi-di
imparare completamente.

Secondo Westermann II è oggettivo o transitivo-causativo, III
intensivo-frequentativo, IV soggettivo (‘per sé’), V completivo.
Il valore di III e V concorda col perfetto bantu, come pure concordano
i suffissi : III -i-ti = Kamba -i-ti, V -i-di = Congo -i-di.

3. La forma media in -e vale anch'essa per i qualificativi,
come rane bianco. Essa è poi la base delle forme passive come
lilē-ḍo missus, ko-lile missum.

4. Ai verbi qualificativi in -i del Pul corrispondono gli
« attributive verbs » in -i del Temne, come boli be (get) long,
697tali. Ai preteriti in -i-ti corrispondono le forme del Wolof come
sopi-te l'avere amato, soχori-te l'essere stato cattivo.

5. La particella del perfetto è re o ri in moltissime lingue
sudanesi, per es. Mekyibo me ko je pars : me ko re je suis parti,
Gan m ba je viens : m ba ri je suis venu, Bamana me pa : me
pa ri
id., Numu e ya re il est venu, Bulom a gbal rī io scrissi.

866. Nel Masai i verbi intransitivi in -a -o fanno il preterito
in -e (cfr. il Pul), per es. a-i-sudža ich bade : a-i-suže, a-goro
sono adirato : a-ta-gore.

Il « presente » del Nuba KD. ai birg-i-ri M. ai firg-i-r ‘io
voglio’ corrisponde al perfetto del Bantu in -i-le, Ziba ecc. -i-re.
Il M. ba spesso -l in luogo di -r, per es. ai tog-i-l io batto ;
cfr. KD. tog-i-l battente. E participi sono in origine gli aggettivi
come KD. dig-ri M. dī-i-r da *dig-i-ri molto. — Parallelo al
presente in -i-ri è l'aoristo in -i-si come KD. ai birg-i-si M.
ai firg-i-s. Cfr. Teda tuk-i-ri-k io lego (Nuba M. deg-ē-r id. da
deg-i-re legare), Teda del Tibesti yebū-ri-k : Teda del Kanem
bū-s-ki, Kanuri bū-s-ki-n io mangio. Nel Kanuri, come nell'Udo
(III), -i si pospone anche ai suffissi personali.

Nel Muzuk i verbi di significato intransitivo-passivo hanno la
3. pers. sing. in -i per indicare uno stato presente ; per es. da
laka si ha a-ngai liki egli è grasso, da fada si ha dif a-ngai fidi
l'uomo è stato ucciso. Interessante è il fatto che la « particella »
del passato li, in forma arcaica la-i, può essere disgiunta dal verbo
e posposta all'oggetto : tanu mu-dara-li io ho amato (-li aggiunto
al tema in -a, cfr. Malinke fasa-le maigre : fasa être maigre),
ma tanu mu-dara munī li io ho amato la donna.

Somali pres. diga, dig-ta ecc., perf. diga-i, dig-ta-i. Anche
nel Kanuri del perfetto si pospone ai suffissi personali. Reinisch
scrive -äy, -täy ecc., e nelle altre lingue cuscitiche il dittongo
è già contratto in -ē -ä -e come nel Bantu. Cfr. Egizio -j -tj ecc.,
Copto -e -te. — Nel Berbero i verbi di una o due consonanti
hanno -i, ma di regola limitato alla prima e seconda persona
del singolare : Ahaggar e-sw-i-γ io ho bevuto, te-sw-i-d tu hai
bevuto, ma i-sw-a egli ha bevuto, e-mm-i-γ io sono morto : i-mm-a
egli è morto.

Il rapporto pres. -a- e perf. -e- opp. -i- dei verbi derivati del
Bantu ha riscontro anche in queste lingue. Tamasceq e-lkame-γ
io seguo : e-lkeme-γ io ho seguito, e-ṭṭase-γ io dormo : e-ṭṭese-γ
io ho dormito ; cfr. lasse-γ mi vesto : e-lsi-γ mi sono vestito,
i-lakkem egli suole seguire. Ebr. āhab e āhēb amare, šākan e
šākēn abitare, šālēm essere integro, yābēš essere arido. Come Ass.
698kān stat : kēn firmus est, così Begia ṭāb τύπτειν : ṭib τυπέιν, dār
frequ. : dir uccidere, Zuawa gan frequ. : gen coricarsi.

867. Nel Thusch il perfetto termina in -i o -e, in -i se il
tema contiene e, in -e se il tema contiene i. Esempi di temi con
a o u sono lai volere, dḥai accendere, maki (= I Siha maki)
potere, labsi seccare, thoχi battere ; late aiutare, χale erlöschen,
dote andare, othe stare. Dal perfetto si forma l'aoristo aggiungendo
-r, per es. late-r aiutò, χethi-r trovò. — Anche il presente
termina spesso in -i o -e, ma queste terminazioni non seguono la
regola del perfetto ; per es. perf. lathi : pres. lathe da lath stare,
perf. theqi : pres. theqe da theq pregare. Dal presente si forma poi
l'imperfetto aggiungendo -r, per es. lathe-r e theqe-r, pres. iti :
impf. iti-r da it correre, weil per *weli : weli-r da wel ridere.

Nel Ceceno l'aoristo termina in -e solo coi temi che escono
nelle consonanti th d l, le quali si raddoppiano (come -dde nel
Ganda) ; χēda-r : χēdde zerreissen, dala-r : delle dare ; negli altri
casi si ha -i-na, per es. duolla-r : duell-i-na einstecken, wāχa-r :
wēχ-na per *wēχ-i-na abitare. — L'imperfetto termina in -i-ṅ
e il perfetto in -i-r, per es. bāχa-r : impf. bēχ-i-ṅ aor. bēχ-i-r
dire. E anche qui il presente termina talvolta in -e, come wāχa-r :
wēχe abitare.

Riassumendo : Thusch perf. e pres. -e -i = Ceceno aor. e pres.
-e, aor. -i-na impf. -i-ṅ — Thusch aor. e impf. -e-r, -i-r =
Ceceno perf. -i-r (= Bantu perf. -i-le Ziba -i-re).

Nel Georgiano e lingue affini il perfetto termina in -i o -e,
per es. Georg. v-čam io mangio : v-čame io ho mangiato, v-sva-m
io bevo (v-sve-m-di io beveva) : še-v-svi io ho bevuto.

Il verbo ‘essere’ è Dargua pres. da o ra : pret. di o ri, Kürino
da : da-i. L'imperfetto kharthwelico esce in -di, cong. -de.

Udo perf. -e, aor. -i :

tableau perf. | phe- | aver detto | are- | esser venuto | u-z-γe | ho bevuto | aor. | phi- | ari- | u-z-γi

Nell'Etrusco pres. -a : pret. ―e, v. Etr. 32.

868. Nell'Indoeuropeo sono numerose le tracce di -i, § 180.
Particolarmente va notato che le desinenze personali del medio -ai
e -tai corrispondono a -ai e -tai del perfetto cuscitico, Pron. 124.

La terza persona del plurale caratterizzata da r corrisponde
al perfetto bantu in -i-le, -i-re ; per es. Sanscr. vid-rē e vi-vid-rḗ
da vid- sapere, yēt-i-rḗ da yat- streben, āp-i-rḗ da āp- ricevere,
Lat. fu-ē-re, ecc. Particolarmente antica è la forma Sanscr. šˈē-rē
Av. sae-re e sōi-rē che ha valore di presente : ‘essi giacciono’.
699Cfr. Bantu kja-la perf. kje-le, Less. 83. Affini sono i participi come
Greco ἴδ-ρι-ς sapiente, Sanscr. mišˈ-rá- mescolato, con -i- conservato
rudh-i-rá- rosso, ecc. Che tale i non abbia niente a che fare
con un ipotetico ə, appare confrontando ča-kr-i- ‘operante’ con
ča-kr-ḗ, 3. pl. ča-kr-i-rḗ. Nel Greco φαιδ-ρό-ς per *φαιδ-ι-ρό-ς, cfr.
φαίδ-i-μο-ς ; e così κυδ-ρό-ς, ἐγϑ-ρό-ς, cfr. κυδ-ι-, ἐχϑ-ι- in composti.
Hetheo -i-r per la 3. plur. del passato attivo.

Per ē intransitivo v. § 854. Dall'intransitivo deriva facilmente
il passivo, per es. Greco ἐ-ρρύη fluxit dall'intransitivo ῥέω,
ma ἐ-ζύγη fu aggiogato, da ζευγ- attivo, Sanscrito páč-ya-tē si
cuoce : pač-yá-tē viene cotto, mr-iyá-tē muore : kr-iyá-tē viene
fatto, á-kār-i fu fatto.

869. Lappone F. lokka-, loγa- : pret. lokki-, loγai-. Finnico :

tableau temi verbali | anta- | elä- | ole- | sano- | kūlu- | pret. | sing. | anto-i | eli | oli | sano-i | kūlu-i

Mordvino E. rama- : ramï-, stˈa- : sti-, pele- : peli-, kulo- :
kulï-. Sirjeno e Votjaco -i -ï, Mag. -ē -ī.

Turco Osm. i-dí (= Berb. i-li ecc.) egli fu, sèv-dí egli amò.

870. Nel Brahui pres. -i, per es. χan-i-, 3. pers. χan-e vede :
χán-i-r vedono. Spesso trovasi -ḗ, per es. barḗ- venire, kunḗ-v
io mangio, pret. karḗ fece, darḗ tolse, tafē legò.

Telugu pamp-i aver mandato, Can. māḍ-i aver fatto, Tulu
par-iy-u aver bevuto, būr-iy-u esser caduto — Andamanese : Puch.
irnpf. -ya, -ye, Kol -ye ; Bea perf. -ya-te o -ia-te, Bale -e-t
Australia : Wir. -i, Kam. -i -e, Turr.-ī -e, per es. Wir. da
ma- fare, Kam. goale parlò, Turr. nanī vide, nginē mangiò. Cfr.
Adelaide pung-i ucciso, pudlor-i parlato — Savo togo-i aver vissuto,
ave-i esser morto.

Telugu pamp-i-tu aver mandato, Can. māḍ-i-du aver fatto,
Tamil čey-du id. — Andamanese : Bale impf. -te, perf. -(e)-t, Bea
-ya-te o -ia-te — Adelaide pung-e-ti ucciso, pudlor-e-ti parlato.

Telugu pamp-i-nu aver mandato, Tamil ākk-i-nu aver fatto.

Andamanese : Bea perf. -re — Australia : Turrubul yā-ri egli
parlò, kulku-ri egli tagliò.

Nelle lingue Munda -le è segno del passato al pari di -ke,
per es. Santali dal-le-tʼ uno che ha battuto, dal-le-tʼa-ń ho battuto,
Mundari ǧom-le-da-iṅ ho mangiato, hidžu-le-na-iṅ son venuto.

871. Nelle lingue indocinesi il suffisso del preterito è assai
spesso -i -e.

Kanawari bi-ē- da bī- andare, tong-i- da tong- battere, Manciati
lha-i made (lha-i-ga I bave done), ra-i-na gavest, ku-i said,
700tang-e having seen ; Ciamba ku-ī-g I said, tha-i-n thou heardest,
tha-i-ni we, you heard, pī-g I came, lhē-r they did, lhē-n(a)
didst — Khoirao ra-e (= Mongsen ra-i) came, kēnē answered,
hēmē entreated, ngamē defeated — Tangkhul sā-i did, maya-i
kissed — Manipuri pok-i were borne, hang-i he asked, čup-ī he
kissed, ning-ē he wished, lak-ē he came.

Inoltre abbiamo i suffissi -ti -di -ri -li -zi -ni, che conosciamo
già.

Manciati tsar-ti sent, Thado -tai -tē — Mane, čen-di entreated,
tha-di heard, pi-ḍi arrived, Ciamba an-di-g I came — Manciati
ša-ri-na tu uccidesti, Manipuri ai-nā phu-rē I have struck —
Manciati i-li went, Ciamba i-li e i-le-a he went, tha-le-g I heard,
Manipuri čat-li he went, ai čat-lē I went — Manciati tha-zi
heard — Manipuri -ni.

Manciati e Ciamba i-li ‘went’ = I Bakundu i-li da i-a ‘venire’.

Abbiamo inoltre forme come Rangkas ga-i-s I did, ṭāl-i-s I
transgressed, le quali concordano con l'aoristo del Nuba. E alle
forme nubiane del presente in -i-ri corrispondono, non ostante la
differenza di significato, quelle del Ciamba come khos-i-ri he was
found, khos-i-re they were found.

Accenno appena alle forme del presente come Khambu kere he
strikes (ma kongā kero I strike) e dell'imperativo come Lohorong
lome strike.

872. Azteco ni-čiva io faccio : ni-čiva-ya io facevo, Cahita
ne eria io amo : ne eria-i io amavo, Opata ne hios-ia scrissi
(hios-i chi scrisse, scritto), Tarah. nejé tara-yé io avevo contato,
Pima gaha : pret. gah-i asar, koho : koh-i morir muchos, nuoku :
nuok-i hablar.

Maya nak-i egli si alzò, ten nak-i io mi alzai, kim-i è morto.
Ixil v-ul-e io venni. Mame -e-m inf. pres., -i-m o -i-n inf. passato.

Bribri « aoristo del passato » in -e, per es. paty-e da paty-uk
dipingere, i̥šk-e da i̥šk-uk wandeln.

Cuman. hu-are-i je l'ai porte, Ciaima gu-are-i, Tam. -are-i
id., Galibi s-nu-i je l'ai mangé, Wayana s-eta-i o s-eta-ye je l'ai
entendu, t-ele-ye je l'ai porte, n-ama-i il est tombe. — Nello
Accawai, Bakairi e Galibi anche perfetti in -ta-i -da-i, contr. -ti
-di
 ; per es. Acc. m-pun-dai tu as semé, Galibi s-ekali-li je l'ai
appris. Nello Accawai, Galibi e Caribi perfetti con -pu-, come
Galibi n-ata-pu-i il est arrivé, n-irom-bu-i il est mort, Accawai
tah-pu-ia il a dit.

Perfino nel Jagan della Terra, del Fuoco si trovano dei preteriti
formati con -dē oppure -i-dē e -u-dē.701

o

873. Mentre -i indica il movimento centrifugo (hin), -o indica
il movimento centripeto (her). Agli esempi dati nel § 287 ne
aggiungo alcuni altri.

Kunama ‘prendere, ricevere’, k-ī = Hausa ka-í hinbringen :
k-ō = Hausa kā-o herbringen. Hausa ze va ! : zo vieni !,
aike πέμπειν : aiko πέμπεσϑαι, saye comperare : sayo comperare per
sè, fita go out : fito come out, šiga go in : šigo come in, kōma
go back : kōmo come back, šīda ascend : šīdo descend, buga
schiessen : bugo schiesse hierlier !

Masai -u her, per es. a-dō-u I descend hither (cfr. ta-do-i
discendi colà). Bari lung-u-n herrufen, guk-u-n invitare, gwör-u-n
comperare (: gwörö-ri vendere, cfr. Nama -ri hin). Interessante
il Nama naw-í andar perduto : naw-ó venir trovato.

Nel Pul -o- indica la direzione, ma secondo Westermann § 73
tanto ‘hin’ quanto ‘her’ ; per es. miḍo djaḥ-a io ricevo : mi
djaḥ-o-a
io ricevo da, o yah-o-a er geht hin nach, o yeh-o-i er
ging hin nach, o yehi rar-o-i egli andò per vedere.

Nel Bantu il verbo ‘venire’ ha forme speciali d'imperativo
in -o, per es. Suah. dja : ndjoo, Digo edza : nzo, Nika dza : ndzo,
Gir. dza : dzoo, Pok. dza : ndzoo, Shambala iza : so (Bondei soo,
cfr. Somali her, VIII Bodo venire), Mosci itša : ndžoo, Rundi
za : ngo, Her. ja : indjo, Pongwe ya : yo-go. Cfr. Ganda džangu,
Nyamw. nzagu vieni ! Si noti anche Bumba koo id. Less. 437.

874. Dall'antitesi del moto centripeto e centrifugo (her : hin)
si svolse quella più generica dell'inversivo e del relativo bantu.
L'inversivo ha per caratteristica -ọ, trans. -ọ-la, intrans. -ọ-ka,
ed esprime il contrario del verbo semplice o il disfare l'azione
indicata da questo, come legare : slegare, chiudere : dischiudere.
Il relativo è in -ẹ-la (Bankutu -e, per es. tume envoyer à, kambe
cultiver pour), e tra -o-la ed -ẹ-la vi è polarità come tra Assiro
u-l-tu ‘da’ e Sem. i-l(ai) ‘verso’.

Es. Tonga dža-la chiudere : džu-la aprire, džu-ka essere aperto ;
Konde phanga edificare : phangu-la demolire, phangu-ha ruinare ;
Suah. funga legare : fungu-a slegare, fungu-ka sciogliersi. Notevole
il Kulia ano-ka ‘aus der Senne gehen’ inversivo del B.
ane-ka ‘in der Sonne trocknen’.

Sembra che in alcune lingue l'inversivo abbia per caratteristica
-e -i, per es. Wolof ubă fermer : ubi ouvrir. Invece Ewe
spalten : abspalten, he ziehen : ho ausziehen.702

Il Bantu kọ-la ‘crescere’ potrebbe essere l'inversivo di ka-la
‘stare, giacere’. Cfr. Kafa ku-i innalzare, Sem. ḳū-m sorgere.

La forma dell'inversivo può avere anche significato intensivo,
per es. Suah. meta splendere : melu-ka splendere da lungi, Her.
koha lavare : koho-ra lavar bene, koho-ka esser lavato bene. Cfr.
nel Bulom kat-u-l più duro, teng-u-l più dolce, e nel Kunama
máydā bello : mayd-ṓ-ka bellissimo.

875. Dai verbi centripeti deriva il passivo (cfr. ‘venir chiamato’),
come dai verbi centrifughi deriva il transitivo-Oausativo.
Nel Bantu la caratteristica è -ọ, per es. Sotho rato-a, Suaheli
pendo-a venire amato, Her. zepo-a venire ucciso, Shamb. kundu-a,
Xosa tandw-a venir amato, Kulia tetw-a e teto geheiratet werden,
Pongwe tondo essere amato.

Nello Xosa i verbi monosillabi e alcuni bisillabi hanno -i-wa,
per es. pa :pi-wa dare, aka : aki-wa fabbricare, bopa : botš-wa
legare (Sotho bofa : bofš-oa id.). Col presente passivo aki-wa cfr.
il perfetto passivo boni-we (att. boni-le), Namw. woni-l-we. Nel
Galoa -o corrisponde a -wa e -i-o corrisponde a -i-wa :

tableau mi tond-a | io amo | mi a-tond-i | io amai | mi tond-o | io sono amato | mi a-tond-i-o | io fui amato

Per -i-o cfr. anche Sandeh kp-i-ó morte. Quanto ai passivi
come Tonga boni-g-wa ‘essere veduto’, essi sono identici ai perfetti
passivi come Kaguru langi-g-wa da langa-g-wa passivo regolare
di langa-ga derivato da langa vedere. Anche qui dunque il passivo
ha per base il perfetto, il che si spiega facilmente. — Notevole
il Cafro bon-w-anga passivo di bon-anga.

876. Nello Efik -o forma il passivo-riflessivo : bobo da bop
legare, buχo da buk seppellire, böχo o büχo da bök o bük
sammeln, büno da bün versammeln, bümo da büm rompere. —
Nel Temne intransitivi come fumpo cadere, gbaro correre, scorrere,
tomo ballare.

Il Pul ha un sistema simile a quello del Galoa :

tableau mi war-a | io uccido | mi war-o | sono ucciso | morto | mi war-i | io uccisi | mi war-e | fui ucciso

Il medio o intransitivo in -o del Pul esprime uno stato, ma
può assumere significato passivo. Talvolta -u per -o. E nel Wolof
il passivo termina appunto in -u, per es. sopă amare : sopu essere
amato, ubă fermer : ubu être fermé ; spesso -ku. E poiché il passivo
del Wolof ha anche significato riflessivo, possiamo confrontare il
riflessivo in -o-χ del Serer, per es. bog baden : bogo-χ sich baden.703

877. Nama per *duw affondarsi : duw-ú venire affondato
da qualcuno. — Nel Sandeh participi passivi come zu-zund-ú
lavato, mi zu-zund-ú io (sono) lavato, invece mi zund-ú io (ho)
lavato. — Bari róm-ue passivo di rom-an salutare, come Bantu
perf. pass, -we ; cfr. -u-n ber. Masai -u talv. intransitivo, -u-ni
passivo.

Nell'Egizio -w nel participio passivo imperfetto, come sft-w
scannato, mss-w partorito. Da esso deriva il passivo della forma
sdmw-f. — Q'çur sekk bâtir : sk-u être bâti.

Nello Hausa il passivo o medio-passivo e riflessivo in -u è
molto frequente, per es. ḍúma (K. e D. ḍamá) verwirrt machen :
K. e D. ḍumú verwirrt sein, buga (anche búgu) battere : ya bugú
egli è battuto, buda o bude aperire : búdu aperiri, patere, gama
join : gamu be joined, gbōye nascondere : gbōyu essere nascosto,
nascondersi, dade to increase : dadu to be increased, enlarged,
goda mostrare : godu apparire. Cfr. fēsa aussprietzen : inv. fesú
hereinsprietzen.

Nel Somali -åu forma il verbo stativo, per es. gúm-ån alt sein,
ʻól-åu essere nemico (1. e 3. sing. ʻól-åw-a, 1. plur. 'ól-ō-na).
Nel Galla -aw, per es. bēl- e bēl-aw- aver fame, bēlaw-ā fame,
cfr. Afar baráw-ā Saho baråw-ā vecchiaia, Hausa futaw-a riposo :
futa andar via. — Con questo tipo in dittongo cfr. Pul ball-eo
essere giallo, r-au-nu essere bianco = Somali ad-ao id., Copto
sab-ēu doctus, sapiens, s-ēu satiatus, ecc.

Geez melūʼ riempito > pieno, Arabo rasū-l inviato, messo, ecc.

878. Nel Georgiano -w- è la caratterislica del passivo nel tema
del perfetto e del futuro :

tableau attivo | passivo | perf. | qwar-e | qwar-a | qicar-w-e | qwar-w-a | fut. | qwar-o | qwar-w-o

Col perfetto passivo qwar-we cfr. il perfetto passivo mwen-we
del Basso Congo e rom-ue del Bari.

Abbiamo poi -u- nei participi passivi come Georg. bm-u-li
legato, č̣am-u-li mangiato, sm-u-li bevuto. Nel Lak iti o ita lass
ihn : itu werde verlassen, ecc.

879. Il passivo-riflessivo termina nelle lingue ugrofinniche in
-ọ -u opp ; -v.

Finnico murta- frangere : murtu- frangi, vala- fundere : valu-
fundi, kūle- audire : kūlu- audiri, tunte- sentire : tuntu- sentiri,
näke- videre : näkü- videri, apparere, ecc. — Lappone S. kulle-
704audire : kullo- audiri, vuoidne- videre : vuoidno- videri, lappe-
perdere : lappo- perire, rägate- gignere : rägato-ve- nasci ; F.
gullu- audiri, lappu- perire. Mordvino E. kado- relinquere : kado-v-
relinqui, neje- vedere : neje-v- apparire, sintre- frangere : sintre-v-
frangi. — Vogulo mī- dare : mi-au- dari, rebit- gettare : rebit-āu
pass., tēl-au- nasci ; K. χol- audire : χol-v- audiri. — Magiaro
čuk- chiudere : čukō-d- chiudersi, ecc.

La medesima formazione in verbi denominativi che significano
‘diventare x’ : Finnico mustu- schwarz werden, túrpu- strotzend
w. (turpe-ne- id., turpe-a strotzend), Lappone ńalgo- süss w.

Mongolo -gu intransitivo-passivo, per es. ur-gu- crescere,
ür-gü- spaventarsi, *ari-gu ‘essere purificato’ > ari-gu-n puro.
Mangiu -bu Tung. -wu passivo, per es. Tung. sulā-wu- da sulā-
lasciare indietro ; cfr. Eston. jō- trinken : jō-bu- trunken werden.

880. Nel Mundari il suffisso del passivo è , per es. dal
battere : dal-ó- essere battuto, am džom-a tu mangi : am džom-o-a
tu sei mangiato. Nel Kurku è opp. -y-ū, per es. gudž-ū to
die, kūl-yū to be sent, tol-yū to be bound, ma tol-yūg-a of the
binding, con ampliamento gutturale come -okʼ o -ukʼ del gr.
Kherwari ; cfr. I Serer -oχ. È passivo, riflessivo e intransitivo.

Nel Santali -ao e -ḁu (§ 122) forma verbi di stato, coi quali
W. Schmidt confronta gli aggettivi in -o del Nicobari. Con -ao
concorda esattamente il Somali -ao o -åu. Santali hil-au bewegen,
zittern, v. Less. 97. Qui prob. forme come Dayak bul-au oro (Mag.
bul-aw-an) accanto a Bent. wul-ĕn id., cfr. Maleop. bul-an luna.

Anche in VIII si trovano dei passivi in -o. Nel Vayu i verbi
ǧa mangiare, collocare, fare mutano ā in o nel passivo.

881. Per l'Algonchino v. § 359. Nell'Azteco il passivo termina
in -o o -lo, per es. mako da maka dare, teko da teki tagliare,
ano e ana-lo da ana raccogliere, titlano e titlani-lo da titlani
mandare, itto e itta-lo da itta vedere, matšo per *mati-o da mati
sapere, tlašo da tlasa lanciare, ikšo da iksa svegliare. Il verbo
po e alcuni verbi in i aggiungono -wa = Cahita -wa in tah-a
yo quemo : tah-i-wa yo soy quemado (Cafro ak-a : ak-i-wa). In
corrispondenza dello Azteco -lo il Tarahumara ha -lu -ru -tu, per
es. pagó-tu-e essere lavato.

Nel Mosquito -w- intransitivo-passivo spesso in corrispondenza
di transitivi con -k-, per es. pa-k-aia nourrir : pa-w-aia croître,
lai-k-aia verser : lai-w-aia être versé.

Arawak -u-a pres. -o-a, per es. asakus-un lavare : pres.
asakus-oa venir lavato, ard-in mordere : ard-un-ua, pres. ard-oa.
Kalinago arameta nascondere : passivo aramet-ua.705

Nell'Araucano -u forma il riflessivo, per es. aye̥-n io amo :
aye̥-u-n io mi amo.

Il passivo del Cimuk è formato con un suffisso che F. Müller
scrive -ö-r e Middendorf -ä-r, per es. tem-ä-r- essere amato ;
cfr. tem-e-do amato, con -do prob. pari a -lo dell'Azteco.

882. Strettamente affine al suffisso del passivo è il suffisso -o
che nel Bantu forma dei nomina acti o rei confectae, quindi dei
sostantivi concreti di strumento, luogo e tempo ; per es. Suaheli
umbo formato > figura : umba formare, ki-funiko coperchio : funika
coprire, ki-fo luogo in cui si muore : fa morire, ki-limo tempo
di zappare : lima zappare. Molti nomi di parti del corpo appartengono
a questa categoria. Anche astratt : Suaheli pendo, Cafro
u-tando amore, isi-kalo grido, Sango lu-jimbo canto. Manca la
categoria dei nomi di persona rappresentata nel Sudanese e altrove.

Al Bantu -o corrisponde -o nel Pul, per es. Bantu -iso occhio
= Pul yēso viso. Pul liga lavorare : ligo lavoro, generalmente
con -l come m-bindo-l lo scrivere, nanga prendere : nango-l il
prendere. Inoltre nomi d'agente come bindo-o scrittore, plur.
windō-be. — Cfr. con -u gl'infiniti nangu-go ‘prendere’ e i
participi attivi come bindu-ḍo lo scrivente.

Serer feχa-m io amo, ma mi feχu rōg io amo Dio, rōg feχu-m
Gott liebe ich. Similmente Pul mi hirsi ich schlachtete, ma hande
kirsū mi
beute schlachtete ich.

Atjülo ṅ-gweno ladro, yi-fano barbiere ( testa, fane radere),
da-saro falegname, ecc. — Bamana tundu fabbro.

883. Nel Sandeh forma 1. dei nomi concreti come tondó
bandiera, n-zoró campanello, a-koró padella ; 2. degli astratti
come rondó segreto, ligó il mangiare > cibo, rendimó il sudare
> sudore, kpió morte, vuró cecità ; 3. dei nomi di persona come
tendiró facchino, ginó ospite uró schiavo.

Sandawe haba partorire : habo parto, ʻisa rubare : ʻiso furto,
ʼomite pescare : ʼomito il pescare.

Scilluk concreti come pālo coltello, pålo nube, orómo pecora ;
participi come a-dáto aperto, a-lópo legato. Nandi i-čilil errare :
ka-čililo errore. — Nuba bendo benedizione, sowo aridità ; nalu
sonno, wadu abluzione religiosa.

Hausa buga battere : bugo colpo, raba dividere : rabo parte,
tsora-ta spaventare : tsoro spavento. — Kanuri di-ó fare, li-ó
imparare, ti-ó bastare, ecc.

Nelle lingue cuscitiche abbondano gli astratti in -o.

Barca kalo il mangiare, belo la caduta, kudero brevità —
Kafa hamo modo di andare, kamo pagamento, gīro povertà, uwo
706bevanda, māto alimento — Afar derṓ grido, ṭāmṓ gusto, tagṓ
pochezza, limṓ prezzo ; Saho bakṓ annientamento, badṓ fine, morte,
abṓ opera, Irob abaró maledizione — Galla ragṓ racconto, lahṓ
malattia, adamṓ caccia.

Concreti : Galla gomfṓ ghirlanda, hokṓ uncino, gafṓ trappola,
hebṓ, halalṓ lancia, gongṓ collo = Bantu -gongo schiena ; Chamir
qińô = Wolof genyo cintura, blô brodo. Pochi nomi d'agente
come Barea heiko giocatore, Chamir faqaû conciatore ; cfr. però
Bilin wāsō (ich, er) hörend, ecc.

Nel Copto molti nomi concreti come S. tlō scala, B. labo vela,
abō rete, S. šno spino, hebsṓ veste, mto viso, kro riva ; anche
astratti come sbō insegnamento. — Nel Geez forma dei nomina
acti e actionis o infiniti.

884. Ai nomi astratti in -o-l del Pul corrispondono esattamente
gli astratti in -o-l del Thusch, per es. χarco-l menzogna,
č̣āγo-l saldezza. Il Ceceno ha -uo da , quindi χarcuo, č̣āγuo,
inoltre siχuo fretta, šieluo il freddo, sirluo luce, ecc. Avaro c̣e-
anfüllen : c̣o anfüllung, Georg. a-bano bagno.

Nel Lak nomi d'agente in -u, per es. ulu datore, uwu fattore.

Al presente del Serer feχ-u corrispondono le forme del presente
in -u del Ceceno, līč-u da līč-ar sich baden, bōχ-u da
bāχ-ar dire. Di qui poi il futuro con l'aggiunta di -r : līč-u-r,
bōχ-u-r. — Thusch pres. -o (ma -u se il tema contiene i). Dal
presente deriva l'imperfetto con -r, mentre il futuro o è uguale
al presente o ha il tema del perfetto seguito da-o (-u) ; per es.
da maλ bere, pres. meλ-o impf. meλ-o-r, fut. maλ-o, da diš
giacere, pres. diš-u impf. diš-u-r.

Riassumendo (cfr. § 867) : Ceceno pres. -u = Thusch pres.
e fut. -u -o — Ceceno fut. -u-r = Thusch impf. -u-r, -o-r.

Col futuro in -u-r del Ceceno concorda il participio futuro
del Cabardino thlaghŭ-o-r (p. pres. thlaghŭ-r, p. perf. thlaghŭ-ā-r).

In -o termina pure il futuro del Georgiano (se-w-i-qwaro io
amerò) e in -o il futuro determinato dell'Udo, per es. be- fare
(perf. be-, aor. bi-, cong. ba-) : fut. bo-.

885. Mentre nel Thusch e nel Ceceno le forme in -e -i e quelle
in -o -u sono tenute distinte, nell'Indoeuropeo le forme con -e e -o
si trovano riunite in un solo paradimma (similmente nel Nubiano
M. firg-i- e firg-o- o firg-u-). Le forme con -o sono proprie della
prima persona, mentre la terza del plurale presenta o ed e come
il participio (similmente nel Berbero alla 3. plur. del preterito
corrisponde il part. pret., Nefusa 3. pl. nγu-n : part. i-nγu-n,
Zkara nγi-n : i-nγi-n, Figuig nγe-n : i-nγe-n, Sanhadja nγa-n :
707i-nγa-n). Non è chiara la ragione di siffatta distribuzione. Con
bhévō cfr. Serer feχu amo, con bhéro-m e bhérō-mi cfr. Serer
feχu-m e Pul kirsū mi.

L'identità di bhévō coi nomi d'agente come Lat. edō mangiatore,
Greco ἀρηγώ-ν è evidente. Nel Latino bibō, edō, ecc., sono
nello stesso tempo nomi e verbi. Lat. tundō ‘battente’ e ‘(io sono)
battente > io batto’ = Bamana tundu battente > forgeron.

Nomi astratti per lo più in forme ampliate : Greco ἔρω-τ-
amore (Less. 261), γέλω-τ- riso, ἀγώ-ν gara, Lat. amo-r, Got. lubō
f. amore, a Ted. smerzo dolore.

886. Nell'Ugrofinnico i nomina actionis e acti in -o -u sono
frequentissimi.

Finnico naura- ridere : nauro, nauru riso, makso, maksu pagamento,
itke- piangere : itku pianto, kuolo morte, teko opus, factum,
teʼo-kse- id., sano-tta- dici : sano-ttu- dictus — Lappone S. jakko
fede, algo principio, palle- timere : pallo timor, pallo-s timendus
— Votjaco uśto apertura, suro mescolato ; kulo-n morte (cfr. Greco
ἀγώ-ν), sio-n cibo, juo-n bevanda, budo-n aumento ; Sirjeno kutö-s
legame, vurö-s cucitura — Mordvino E. kando carico, te-v(e)
fatto, M. erä-f per *erä-v vita.

Nel Magiaro -ō -ö (ant. -ou -eü) forma dei nomina agentis
o instrumenti, per es. jārō andante, ivō bevitore, lopō ladro, fūrō
terebra, tudō sciens (tudō-š peritus), tanītō o tanitō insegnante.
Con questo tani-tō cfr. Lat. geni-tō-r- ecc.

887. Nel Brahui il tema in ha valore di futuro (cfr. III),
per es. χanō-ṭ vedrò, χanō-r essi vedranno. Il verbo ti-n- dare
ha il fut. ē-to- e più spesso tiro- (cfr. karo-, baro-), con cui io
identifico tiro- del Nuba, Elam. 13.

Bongu per nomi di strumento, per es. mē- sedere : mē-ū
seggio, būdje forare : budj-ū bohrer (cfr. V Calmucco burg-ū,
Magiaro dial. fūr-ū id.). Il medesimo suffisso forma degli astratti,
per es ; mō- morire : mō-ū morte, aro-ū tumulto. Anche -ēūe -īū
formano degli astratti e inoltre dei nomina agentis, per es. kwe
andare : kwēū l'andare, gine venire : ginīn il venire, nīse lavare:
nīsīū il lavare, gulate custodire : gulatīū custode.

Mongolo kalaga bruciare : kalagu-n ardore, caldo.

888. Il Khambu (VIII) ha forme di presente e di passato in
-o -u accanto ad -e -i, come il Thusch (III) per il presente ; per
es. kongā kero io batto, ana kero tu batti, kongā siyo io muoio
(cfr. siyā-ko morto). La forma in -o sarebbe propria specialmente
della prima persona singolare (kero io batto : kere egli batte),
il che ricorda la distribuzione indoeuropea.708

L'originario significato di participio presente è conservato, per
esempio, nel Kanawari : bi-ō going. Presente : šiō-g io muoio, zāo
essi mangiano ; passato : lānō did, biōʼ went. Manciati kuo-g dirò,
yo-g andrò, Ciamba yō-g id., yō-n andrai, dāpo-ni cadremo (dāpa
cadi !), rāmo-r daranno. A queste forme di futuro si collega il
« participio congiuntivo » in -u-r dello Ngente : ka kal-u-r ka
ti-in
‘andrò e dirò, profecturus dicam’ ; cfr. III Ceceno fut. -u-r,
Cabardino part. fut. -o-r. E qui ricorderò che il Lushei ha un
infinito di scopo in -tū-r, per es. ei-tū-r to eat, veng-tū-r to watch.

Il valore di participio si ha anche nelle frasi come Cingtang
khāttu khāra taking go > take away, Rungcenbung khāttu-ki
khāra
take and go.

Altri esempi di presente : Lalung thāo vivere, čāo mangiare,
Tipura ang buō io batto (fut. ang buā-nu). Di passato : Pahri
biu he gave, Garo dok-o-a having beaten, dial. nēkh-au he saw,
Tipura bāg-o-i having divided (cfr. Nuba tokk-o-ī che ha scosso).

889. Formazioni simili si trovano anche in lingue americane,
benché io non abbia raccolto il materiale relativo. Nell'Eschimo,
per esempio, si trovano nomi astratti in -o come toko morte, seglo
menzogna. Notevole è che nel gr. Caribico al tema verbale ene-
‘vedere’ si contrappone il tema nominale eno- enu- ‘occhio’.

890. Faremo per ultimo un cenno di o (u) prefisso. Nel ki-Mbundu
manca il passivo comune alle altre lingue bantu secondo
Heli Chatelain, ma in compenso vi si trovano due participi passivi
che pare manchino altrove. Il « participium perfecti » ha il prefisso
o- e la desinenza -e, per es. u-o-bete battuto, o mu-hatu
u-o-bete
la donna (è, viene) battuta, mu-tu u-o-bete un uomo
battuto. Si usa solo per la terza persona. Il « participium imperfecti »
ha pure il prefisso o- ma la desinenza è -a, per es. ki-ma
ki-o-bana
cosa da darsi, che si deve o può dare.

Nel Kami si trova un presente-futuro attivo caratterizzato da
-o-. per es. n-o-londa io voglio, k-o-londa egli vuole, n-o-toa io
batterò, w-o-toa essi batteranno.

Nel Camitosemitico o- u- denota in molti casi il passivo come
il corrispondente suffisso, per es. Arabo u-ḳtalu (io) sono o sarò
ucciso, y-u-ḳtalu egli è o sarà ucciso (-u- si trova in tutte le
forme passive dell'imperfetto), Ebr. h-o-ḳṭal ‘fu fatto uccidere’
contrapposto a h-i-ḳṭīl ‘fece uccidere’, Berbero t-u- o ts-u- e
Begia t-ō- prefissi del passivo. Cfr. Somali orod corri via : sṓ
orod
vieni qua ( dà al verbo anche significato di medio).

In altri casi il significato resta di attivo, per esempio negli
imperativi come Kunama o-boró fora, o-fulú libera, u-gurá conduci,
709Irob o-bá ascolta, u-búl vedi, u-ktúb scrivi, Arabo u-ḳtul
uccidi, inoltre Ahaggar a-ker rubare : aor. J. u-kere-γ, 3. y-u-ker.
Cfr. VII Nias o-gule cuoci, § 126.

u

891. Nel Bantu -u forma dei participi di significato intransitivo-passivo
e quindi degli aggettivi esprimenti uno stato o qualità
permanente o duratura.

Ilamba kaku trocken, Her. kahu intrepido (ma kahe trocken),
Konde khafu fest : B. kak(j)a, Less. 5 — Ganda kalu, Suah. kavu
trocken : B. kala trocken werden — Suah. vivu, Shamb. vizu faul :
B. bila faul sein — Suaheli bivu, Konde ifu maturo : B. bẹla
bollire — Suah. wivu geloso, Shamb. wizu gelosia — Suah. bovu
faul, Pedi se-βọlu faulpelz, Duala ẹ-bolu puzzo : B. bola marcire.

Suah. pevu adulto : B. pela terminare, m-lafu vorace : lapa
patir la fame, elefu o elevu scaltro : cfr. elel-eza imitare, m-tukufu
persona ragguardevole : tukuka essere eccelso, m-χˈovu stanco :
χˈoka stancarsi — Her. vihu crudo, en guruhu paese deserto :
kuruka abgeweidet sein — Sotho fubelu rosso : fubela rougir —
Hehe nofu bello : noga piacere, télefu geniessbar : teleka sieden
— Ilamba lepu lungo, elu bianco — Kulia rusu pigro : rusa
(B. lọkja) essere stanco, obu-huru salute : hora rinfrescare, ristorarsi
— Ganda gevu o gevvu grasso : geddja essere grasso, kovvu
magro : kogga essere magro, tukuvu bianco : tukula essere bianco,
myufu rosso : myuka essere rosso, ecc., da verbi intransitivi —
Kamba viku maturo.

892. Nel Chamir gli aggettivi in sono frequenti, per es.
brū per *birū sano, fresco : bir essere caldo, vivace (cfr. Bantu
bẹlu maturo : bẹla bollire), wirdū largo, libū savio, kibbū arrotondato,
rotondo, habtū arricchito ; anche da nomi, come binū
indebitato. La terminazione vale per il maschile, per il femminile
subentra , plurale -u-k. Cfr. le terminazioni del modus
relativus, m. -áû plur. -áu-k con dittongo.

Nel Galla aggettivi in , che Praetorius 209 identifica con
la terza persona maschile singolare del modus relativus ; per es.
gūtū che è pieno > pieno, hirʻū vuoto, qulqulū puro : qulqulaw
essere puro (kull-āu essere nudo, purificarsi), molū glatzig, gošū
verkrüppelt : gošaw, ecc. Concreti : tirū = Afar-S. tiraū e tirō
fegato, adū sole = Som. addo Saho ʻadṓ bianchezza (cfr. Som.
ad-ao essere bianco). Dal causativo derivano le forme come gudisū
jüngstes kind, gubisū freies sklavenkind.710

893. Indoeur. te̥nú disteso, sottile, tenue, anghiú stretto, te̥rsú
inaridito, secco, ankú curvato (ampliato in Greco ἀγκύ-λο-, ἄγκυ-ρα).
Il significato passivo appare anche in Sanscr. vadhū accompagnata
a casa > moglie, Gr. νέκυ- ucciso, morto > cadavere, e in molti
altri casi. Le forme con dittongo, come suādéu̯es suaves, Latino
grav-i-s, hanno corrispondenza altrove.

Vi sono però anche delle forme di significato attivo, le quali
si collegano al sistema del perfetto. È noto il tipo Sanscr. da-dā-ú
io ho dato, egli ha dato, ya-yā-ú io sono andato, egli è andato.
Il medesimo -u si trova in y-u- andante, radd. ya-y-u-. Si trova
-u- nella terza persona plurale : či-kit-ú-r, cfr. či-kit-ú- strahlend ;
ǧa-gm-ú-r, cfr. ǧá-gm-u- eilig gehend. La forma attiva bu-budh-ú-r
si contrappone alla forma media bu-budh-i-rḗ. A questa si collegano
gli aggettivi come rudh-i-rá-, a quella gli aggettivi come
Greco φλεγ-υ-ρό-ς, λιγ-υ-ρό-ς, γλαφ-υ-ρό-ς, Sanscr. sáh-u-ri- potente,
ǧás-u-ri- esausto, ecc.

Evidentemente lo stesso elemento u si trova nei perfetti del
Latino come plē-v-ī e gen-u-ī, ma sopratutto va ricordato il participio
perfetto attivo : Sanscr. či-kit-v-ás- e či-kit-ú-š- (cfr. či-kit-ú-
e 3. pl. či-kit-ú-r), ecc.

La 3. pl. ās-ú-r da as- ‘essere’ ha un notevole riscontro nel
Brahui ás-u-r furono. In ultima analisi Sanscr. 3. pl. perf. -u-r
= VI Brahui 3. pl. fut. -o-r, III Cec. fut. -u-r, Thusch impf.
-u-r, -o-r, Cab. part. fut. -o-r, VIII Ciamba rām-o-r daranno,
Ngente kal-u-r profecturus. Cfr. Nuba M. tog-u-r noi battiamo.

È infine probabile che il suffisso originario sia -o piuttosto
che -m. In lingue bantu occidentali trovasi un perfetto in -o. Da
esso si spiega bene il perfetto con o radicale nel Dinka, § 664.

894. Anche in altri gruppi linguistici si trovano forme corrispondenti
a quelle in -u del Bantu. Nel Kürino aggettivi come
jerú rosso, lacú bianco, jac̣ú grosso ; Lak qauq-ṣa da *qaqu-
secco = Bantu -kaku, Less. 5. Georg. brgu balbuziente, blu id.,
muto, qru sordo, tsru bugiardo. Turco koru secco, arido, tolu
pieno, Mangiu fulu molto ; Turco kambu-r Finnico hampu-ra
Greco καμπύ-λο- ripiegato, ricurvo.

Sarà opportuno raccogliere qui le principali forme con dittongo
-au.

I Pul ball-eo essere giallo. — II Somali stativo ʻol-åu essere
nemico, buk-åu o buk-ao essere malato, Galla bēl-aw- aver fame,
Copto sab-ēu doctus, Chamir -au. — III Georg. v-zraχ-av io penso.
— IV Lat. gr-aw-i- pesante, Greco κελ-εύ-ω (: Arabo ḳal-au-,
Less. 97). — VII Santali stativo in -ḁu-ao. Dayak bul-au oro.711

k (e s)

895. Le forme verbali in -ka del Bantu hanno generalmente
valore intransitivo e si contrappongono alle forme in -la che hanno
valore transitivo. Abbiamo : -ka intrans., denominativo, -a-ka ed
-e-ka intrans., -ọ-ka intrans, inversivo e intensivo. Nettamente
distinto è -e-ka causativo.

Suaheli pofu guasto : pofu-ka guastarsi, Herero oma-pindi
ira : pindi-ka essere adirato, e-raru. voracità : raru-ka essere
vorace, Konde elu bianco : elu-ka diventar bianco, Sango swamu-ka
diventar sano — Cafro bona-kala Pedi βona-χala apparire —
Tonga boni-ka Konde βone-ka apparire, Angola mone-ka id.,
Tonga nwui-ka essere udito, ambi-ka essere parlato, Her. hani-ka
essere disperso, Duala pumbe-a andar perduto, Sango thadji-ka id.,
(thaga perdere), Ganda labbi-ka apparire.

Per l'inversivo-intensivo v. § 874.

Senza dubbio -ka è la radice del verbo ka-la ‘rimanere’,
Ci ka id., Less. 83, nonché del verbo ‘essere’ k-, ampliato k-n,
k-r e k-s, Pron. 343. Infatti spesso abbiamo -kala, come nel Cafro
bona-kala, oppure -kola, e non di rado -kana (per es. Suah. one-ka
sichtbar werden : one-kana sichtbar sein).

Il -ka del transitivo e causativo appartiene invece alla serie
I gr. Man de ke fare, porre, VI Brahui kē-, imper. ka (anche ka-r,
inf. ka-n-) fare, ecc., Less. 27 seg. Del resto già in Pron. 344
osservai che le parole usate per l'intransitivo ‘essere’ sono spesso
usate anche per il transitivo ‘fare’, comunque si voglia spiegare
questo fatto. Il Georgiano qav- vale ‘essere’ e ‘fare’, il Chürkila
is ‘divenire’ e ‘fare’ (e di qui ‘dire’).

Herero jame-ka, -ke da jama appoggiare, juβi-ka, -ke da
juβa tagliare, Tonga kazi-ka da kala sedere, Konde ima stare :
imi-ka erigere, lambala-la sich hinlegen : lambali-ka hinlegen,
Suah. vi-ka vestire (B. buẹ-ka, cfr. bua-la e bua-ta vestirsi), twi-ka
porre a qlc. un peso sul capo (cfr. B. twa-la portare sul capo).
we-ka = Konde βi-ka Sango βi-χa Tonga bi-ka collocare (cfr.
Pedi βaya e βea id. da B. ba). Probabilmente il Bantu li-ka >
Tonga zi-ka ‘seppellire’ appartiene a la-la giacere. E se pẹ-ka
‘cuocere’ deriva da pẹ- ‘bruciare’, la formazione avrebbe riscontro
in tutti i gruppi linguistici, Less. 346.

In seguito non sarà sempre possibile tenere distinte le forme
intransitive e transitive. Perciò credo opportuno raccogliere qui
esempi di -k causativo o transitivo in altri gruppi linguistici.712

II Nuba M. gur gioire : gur-kē KD. gur-kir rallegrare, M.
kab-kire dar da mangiare, džadi-kire (acc. a džadi-re) säugen ;
Barea -i-gi-s, Nama -gei. — V Mongolo sere- vegliare : ser-ge-
svegliare, sönü- spegnersi : sön(ü)-ge- spegnere, čad- essere sazio :
čad-ḳa- saziare ; Cerem. moško-kt- far lavare. — VIII Magari
rāke venire : rāk-ke portare, na-e mangiare : na-ka caus. Anche
-kar caus. — Aino spegnersi : uš-ka spegnere, san to go down :
san-ge to send down, san-gere to cause to send down. Nel Mosquito
transitivi con -k- spesso in corrispondenza di intransitivi o passivi
con -w-, per es. pa-k-aia nourrir : pa-w-aia croître, lai-k-aia
verser : lai-w-aia être verse ; cfr. -k-aia- nel Campa. Mucik nam
cadere : nam-ko far cadere, ssiad dormire : ssiad-ko addormentare,
ap imparare : ap-ko insegnare. Nel gr. Tupi -ká, -káre ; cfr. Caribico
i-ka- fare. Molto arcaico sembra essere lo Arawak -iki-t-,
per es. ard- mordere : ard-iki-t- far mordere.

896. Nel Semitico e Indoeuropeo -k è ridotto spesso a « determinativo »
della radice. Così, per es., il Konde elu-ka ‘diventar
bianco’ è rappresentato da Indoeur. lu-k- ‘lucere’, Greco λευκό-ς
bianco, cfr. III Dido e Chwarsci alu-ka bianco, Less. 177. E in
generale si può dire che il -ka intransitivo si trova in molti
aggettivi, specialmente di colori ; per es. I Serer bali-g nero,
II Berbero berri-k essere nero, a-ber-kan nero, Arabo a-bla-ḳ e
a-bra-ḳ bianco e nero, IV Germ. bla-ka- black, nero, V Mong.
bürü-k oscuro, VII Savo bora-γa, Fagani buru-buru-γa nero,
Less. 403. Una terminazione molto comune degli aggettivi nelle
lingue della Melanesia è appunto -γa, Motu -ka (per es. poto rot :
pou-ka rotten). E il medesimo suffisso si trova in lingue papuane :
19 mafu-ka soffice, molle, 19 sera-ka bianco, 32 doro-ka duro,
dubu-ka nero, 18 uru-ka id., 19 meta-ka buono, 28 buru-ka
30 baru-ka grande (Kadda bele-ko, invece Bongu boru). Nel Lappone
gli aggettivi hanno -ka nella forma predicativa, per es. S.
puörrē : pred. pùöra-k gen. pùöra-ka buono, cfr. Mong., baro-k
buono, utile, Austr. 90 booroo-ga, Alno piri-ka buono, Less. 396.

Nell'Ugrofiunico -k forma dei verbi di significato momentaneo :
Estonico tsur-ka- pungere una volta, fare una puntura ; Finnico
väl-kkü-, vil-kku- micare, abrupte splendere, Est. väl-ku- lampeggiare,
apparire e sparire lestamente, Less. 401 ; Cerem. tur-k
pati, tolerare.

Nel Mangiu -ka -ke -ko e -χa -χe -χo formano dei participi
passati di significato attivo o passivo : ara-χa écrit, ayant écrit,
gene-χe venu, tokto-χo fixé, ayant fixé ; ara-χa šabi uno scolaro
che ha scritto, ara-χa bitχe un libro scritto. Notevole è il fatto
713che le forme -ka -ke -ko sono proprie dei verbi neutri o riflessivi,
per es. fuse-ke ramifié, oyo-ko épuisé, sure-ke éveillé. Parecchi
di essi hanno poi il gerundio passato in -pi anziché in -fi. Cfr.
Turco aksa-k zoppicante, čürü-k verfault, korka-k vile, ačï-k
aperto, ecc. Queste forme ricordano I Maba fidda-k invecchialo,
tšumda-k stracciato, VIII Khambu siyā-ko morto, masā-kā perduto,
Newari dha-ka saying, bwā-ka running.

897. Molto frequente è -k nella formazione dei tempi e dei
modi. Già nel Pul troviamo forme come mi yʼa-ke io vedo, mi
yiʼi-ke
io vidi, mi yiʼi-nō-ke io avevo veduto.

Nel Kunama -ke forma l'aoristo, per es. 3a sing. i-láb-ke da
lab seccarsi, o-bóro-ke da boro traforare. Nuba perf. M. firgi-ke-s
e firgi-ko-s, KD. birgi-ko-si e birgi-ko-ri. Bilin wāse-γŭ-n io ho
udito, wāse-χŭ egli ha udito.

Circasso se-tsteta-ge ich plünderte, Ab. sse s-ta-γ ich gab.
Elamico sa-k profectus est, ima-ka sorse, insorse (cfr. I Konde
ima stare : imi-ka erigere), pari-ka o -kka venne, putti-kka er
floh, hutta-k fatto, fu fatto, huttu-kka fatto, rappa-k(ka) legato.
Etrusco tur(u)-ce dedit, lupu-ce mortuus est, te-ce ppsuit.

Greco ὄλωλε periit : ὀλώλε-κε perdidit, cfr. ὀλέ-κω, impf. ὄλε-κο-ν
‘io periva’ formato come II Bilin wāse-γŭ-n io ho udito ; Greco
aor. ἔ-ϑη-κε, Lat. fe-c-ī, ecc. Etr. 30 seg.

Kurukh es-ka-n I broke, es-ʼa-s he broke : es-nā to break.
Brahui kah- morire : kas-k morì, morto, χall- battere : χal-k
battè, battuto, χanā-k vide (χanā-ka vedeva), karo-k faciente,
karo-kā fatto. — Andamanese : Bea impf. -ka, pres. -ke, Bale
impf. -ka o -ka-te, pres. -ke, Puch. pres. -ke e -ka-n, Juwoi
pres. -če e -či-ne, impf. -či-ke, perf. -či-kan. — Australia : Aranda
ta tu-ka io batteva o battei, ta tu-kala io ho battuto, Awabakal
perf. -kean, per es. uma-kean baṅ io ho fatto, Mabuiag pres. -ka.

Mundari pret. -ke-da per il verbo transitivo, -ke-na per l'intransitivo ;
per es. hidžu-kena-iṅ io sono venuto, § 114.

Kanashi bo-k andai, bo-ke-n andasti, bura-ke-k io sono venuto,
Ralte a-kel-ka-a andò, Paite a-pai-ka-a id., Khambu bana-ko sono
venuto, Ahom bā-kā said, lau-kā told, pai-kā went, tuk-kā fell.

Washo e Costano pret. ki, per es. Costano ka riča-ki I spoke.
— Ciapaneco i-ko egli dice : i-ko-ke egli diceva — Azteco piucch.
-ka, Cahita ne eria amo : ne eria-k amai, Tarah. nejé tará yo
cuento : nejé tará-ka yo conté. — Campa no ninti amo : no
ninta-ki
amai. — Mosetena -ke o -i-ke, per es. uča-i-ké njus
pequé yo. — Ampliamenti : S. Juan Bautista -gte = Pima -kada
Op. -katu, Zapoteco -kala = Op. -karu, Kariri -kri o -kli.714

898. Merita un cenno a parte l'uso così esteso di -k nell'imperativo.
Già in lingue bantu del nord-ovest vi sono imperativi
con -ka -ke -ko.

Nel Barea cinque verbi hanno l'imperativo in -k, cioè di
vedere : de-k vedi, di morire : de-k muori, si uccidere : se-k uccidi,
li bere : le-k bevi. Nel Galla si aggiunge talvolta -ka o -ko
all'imperativo : kāy-ko o steh auf, bui-ka o komm herab. —
Sandawe ʼiye-ko dagli, lele-ko affrettati, niʼi-kw-e andate.

Nel Finnico vi sono due forme d'imperativo con suffisso caratterizzato
da k, una con -ka o -kä per un comando energico, l'altra
con -ko o -kö per un comando mitigato. Nei vari dialetti abbiamo :
I laula-k canta, laula-ka-me cantiamo, pˈes-ka-t lavate, noš-ka-h
egli salga, II kuol-ko-si cbe tu muoia, tul-ko-h egli venga ; poi
äl-kä men-kö non andate, ecc. Lappone : I lē-hke-ht siate, II
lē-ku-s sia. Mordvino erˈa-k vivi, rama-k compera, vano-k vedi.

Brahui bina-k ascolta, χana-k vedi, kuna-k mangia, bara-k
vieni, kara-k fa. Malto band-ku accanto a banda draw. — Andamanese :
Bea, Bale e Puch. -ke, Juwoi -či-ne (cfr. Elam. mit-ki-ne).

Thami ho-ka siedi, pi-ko dà, ṛe-ho batti, Abor-Miri bi-ka dà,
Kanashi tshud-ke lega.

Jucaghiro kel-k vieni, men-k prendi, londa-k balla, el meinile-k
non prendere, Ciukcio χiet-gi-n vieni, iṅe ailgawi-ka non
temere, alo runte-al-ke non mentire (cfr. Tamil čeyy-aR-ka do
not). — Mosquito yap-ka dormi, bal-ka venite. Nel gr. Caribico
-ka -ke-ko, per es. Cum. are-k = Tam. y-are-ke portalo, Gianna
are-te-k portatelo, Carij. eni-ke bevi, Par. enne-ke mangia, Bak.
eni-ga bevi, Galibi i-kuma-he chiamalo, aboi-ko prendi, Acc. ein-gu
vedi, Carin. eni-ko bevi. Mosetena -ka, Maina-C. -ke, Jéb. -ke-d.

899. Molto diffusi sono pure parecchi ampliamenti di -ka.

I Suaheli one-kana essere visibile. — II Berbero a-ber-han
nero ; Nuba kabin-kán-ī mangiando, -katti (-gatti) da -kan-ti,
per es. sor-kátti scrittore ; Barea n. ag. -kena o -kina e -kono
(cfr. anche med-kano e med-keno verflucher, med-kono verfluchend),
Begia -kena id., Teda kara-keni leggente, lettore. — III Avaro
čaná-χan cacciatore, habí-han mugnaio, bazár-gan mercante,
Chürkila ʼajir-qäna cacciatore, mura-qäna mäher. — V Turco
gerundio pres. -kan -ken opp. -gan -gen ecc., aggettivi come
Osmanli unut-kan dimentico, ïsïr-gan mordente, išit-ken o -gen
ascoltante ; Mong. jabu-gan (Mangiu jafa-χan) che va a piedi,
ula-gan rosso, bos-ḳan che sta ritto. — VI Awabakal wiyeli-kan
parlatore, bunkili-kan battitore (-kunē strum.), Dieri jedi-kan-tji
bugiardo. — VII Santali daletʼ-kan battente.715

I Bantu -kala, intens. -kola. — III Elamico titu-kkurra mentitore
= Mingr. t-qura id., Basco isi-kor pauroso (cfr. Mingr. e
Lazo š-khur- temere), kili-kor chatouilleux. — IX Opata kotsi-kor
dormiglione.

900. Dal causativo in -e-ka si formò nel Bantu un doppio
causativo in -e-kia, e questo suffisso composto, divenuto indipendente,
acquistò una grande diffusione. Cfr. Tonga olu-sia da olu-ka
to fly, Cafro godu-sa da godu-ka to return. Parecchie lingue hanno
-e- se precede e o ā, hanno invece -i- se precede i u a ; per es.
Angola sumbi-sa da samba comperare, ma zole-sa da zola amare.

Tonga gui-sia da gua cadere, nyui-sia da nyua bere, Cafro
tandi-sa da tanda amare, aki-sa da aka fabbricare, Duala sibi-se
da siba discendere, Kuyu hori-sia da hora battere.

La medesima forma può avere anche significato intensivo :
Shambala kundi-šˈ a amar molto, γende-šˈa andare in fretta, Tonga
ambi-sia dir bene, langi-sia guardare attentamente, Lunda tale-ša
confrontare : tala guardare, londe-ša spiegare : londa parlare. Nel
Pare -i-ša ha sempre valore intensivo.

Temne bol-ḁ-s allungare, dīra dormire : dīra-s addormentare,
pḁṅe be stupifled : pḁṅi-s stupify. Anche qui trovasi il significato
intensivo, come bok-ḁ-s pianger molto. — Dagomba -se, dopo
vocale -he : per es. labe tornare indietro : lab-se portare indietro,
di-he far mangiare, nutrire.

Sandeh gunde temere : gunde-si spaventare, lima entrare :
limi-ssa introdurre, bata salvarsi : bata-ssa salvare (batessí salvatore),
inga perire : inga-ssa perdere, ra dormire : ra-ssa far
dormire, vuru-ssa accecare, furu-ssa intorbidare, ecc.

901. Nama ā-si abbeverare, !ũ-si trans, pascolare, dai-si (dei-si)
allattare, hei-sī far dire, far chiamare, ṓ-si fressen lassen.

Kafa ū-se da uwe bere, áriye sapere : arī-se insegnare, kḗ-se
sollevare, nāli-se da nāle giudicare — Bilin bidi-s far aprire,
fädi-s far seminare, inkälī-s far amare, quālī-s far vedere, isī-s
far fare, dib-s nascondere, in-t-āχ esser pieno : in-s-āχ riempire,
fä-r andare : fä-s mandare, unquā-r ridere : unquā-s far ridere,
kau-r esser caldo : kau-s scaldare, sā-r vestirsi : sā-s vestire ;
Chamir kū-s far uccidere, akeb-s far raccogliere, azze-s far comandare ;
Quara χāl-š far vedere, aχ-š far sapere — Afar kori-s
far cavalcare, cfr. is fare ; Saho abi-s e abi-š far fare, cfr. is
e fare.

Somali -sī dial. -šī, per es. ʻab-sī abbeverare, bog-sī guarire,
galb-ī ballare : galbī-sī far ballare, adkäi-sī da ádkäi fortificare,
presso Hunter bukai-si — Galla bā-s far uscire, debo-s aver sete,
716ḍok-s(i)- nascondere, hamb- übrig sein : hambi-s- übrig lassen,
ḍerē-s- allungare (Som. ḍerai).

Begia -s o , per es. gīg-s far andare, tām-s far mangiare,
yewāš esser lordo : yewāši-š lordare, era bianco : erā-s imbiancare,
hamašay essere cieco : hamašē-š accecare.

Hausa či-ši(e) dar da mangiare, tsai stare : tsai-šie collocare,
sani sapere : sana-s e sana-s-da far sapere, bi seguire : bī-še e
biya-s-da caus., zuba versare : zuba-s-da wegschütten (ya zuba-s
er schüttete weg), falka aufwachen : falka-še aufwecken.

902. Nel Semitico manca -s o causativo, ma potrebbe trovarsi
intensivo in forme come Arabo ʻaṭi-ša aver sete, Less. 172.
Anche nel Caucasico manca, come pare, questo suffisso. Si consideri
però quanto segue.

Nell'Indoeuropeo sembrano collegarsi agli intensivi africani i
comparativi in -is e i superlativi in -is-t(h)o-, per es. Sanscr.
hán-iṣ̌-tha- am heftigsten schlagend, Greco φέρ-ισ-το-ς, ecc., IF. XIV
46. Come osserva Delbrück, vi è palese connessione coi neutri
in -es ; cfr. Sanscr. táp-iṣ̌tha- caldissimo con táp-as calore, Greco
ἔγϑ-ισ-το-ς odiatissimo con ἔχϑ-εσ- odio, ἔχϑ-εσ-ϑαι essere odiato.
Per il rapporto fra -is e -es cfr. Sanscr. tám-is-rā e tám-as- da
*tem-es- oscurità, inoltre -is e -es del causativo-intensivo africano.
Con hán-iṣ̌tha- si confronti han-iṣ̌ya-ti egli batterà. Per farla
breve : tutte le forme verbali e nominali col suffisso -s sono collegate
tra loro. In alcuni casi sembrerebbe conservata la funzione
causativa, per es. Greco ἔ-βη andò : ἔ-βη-σε fece andare, ἔ-στη stette :
ἔ-στη-σε collocò, ἔ-φυ nacque : ἔ-φυ-σε generò, ecc.

Ora ecco quali sono le principali corrispondenze di questo -s
negli altri gruppi linguistici.

Nuba aor. -s, inf. -sin, per es. bań-is inf. bań-is-in aver detto
(Indoeur. -s-en) ; inoltre nalō-se acc. a nale vedere, Pron. 65 seg.

Chürkila inf. -is (= is ‘divenire’ e trans. ‘fare, dire’), Avaro
-ize. Udo ukh-es mangiare, il mangiare, nom. ukh-es-u-n, dat.
ukh-s-a-n a mangiare, per mangiare, strum. ukh-s-i-n nel mangiare,
col mangiare, mangiando. Dido pret. -is, -s, -si, Circasso
aor. e pret. -sš. Elamico hutta-š fece, pari-š andò.

Vogulo min-se-m io andai, min-se-n tu andasti, min-s egli
andò (Ostjaco mən-sə-m, 3. mənə-s), Cerem. pópe-ša-m io parlai,
pópe-š egli parlò, Mordv. kulo-zˈ egli morì = kulo-zˈ morto (anche
kulo-ś) ; cfr. Vog. ūnl-əs il sedere, ūr-əs l'aspettare, ecc., Turco
vuru-š il battere, veri-š il dare, alï-š il comprare, Mong. aju-s
spavento, irba-s riso ecc. (spesso in unione con ki- fare). Vogulo
pūl-es- soffiare, Ostj. χūd-es- tossire, Finn. paki-se- discorrere. —
717Però nel Giapponese -si -se è chiaramente causativo, per es. nomi
bere : nomasi abbeverare, mi- vedere : mi-se- mostrare.

Brahui 3. sing. pret. sal-īs da sal- stare, χul-īs da χultemere,
bār-is da bār- to become dry, ecc., v. Elam. 12, 14.

Rangkas lī-s he said, ga-is I did (gā-s-u he made), ṭāl-is I
transgressed ; lē-san dictum. Magari ũle-sā lived, nungle-sā went,
tsʻan-sī it became. Bahing sok-so anger, phūr-sa frost, plok-sa
lampo, Vayu dak-sa desiderio, ram sa paura, Cepang tum-sa bere,
Tibetano ḁ-gro-s l'andare, lug-s fondere (lug-s-ma metallo fuso),
lob-s-pa l'imparare. — Trovasi anche con valore causativo, per
es. Khambu yuk-s-o cause to be > keep, pok-s-u, sent, Thado
a-mang-sa-ta he lost made > he wasted, Tib. s-tong-pa vuoto :
s-tong-s-pa vuotare, vuotarsi.

903. Ritorniamo ora alle forme chiaramente causative, che
troviamo anzitutto nel Dravidico. Canarese māḍi-s- far fare, naḍi-s-
far andare, oḍi-s- far correre (Somali ordī id.), Kudagu māḍu-či-ru
far fare (cfr. Nuba kulli-ki-re insegnare), koḍu dare : koḍu-pi-či-ru
far dare, Telugu pamp- mandare : pampi-n-ts- far mandare.

I causativi del Santali come dal-o-čo da dal ‘battere’ corrispondono
alle forme del Galla come deb-o-ču ‘aver sete’ (cfr.
Greco dip-sa sete), Less. 306.

Già ho ricordato i causativi in -si -se del Giapponese. Il Jucaghiro
ha , per es. agre- andare : agre-š- condurre, ere- fliessen :
ere-š- flössen.

Mutsun oio prendere : oio-si far prendere. —Maya kim morire :
kim-s-aχ uccidere, aak umido : aak-es-aχ bagnare : Mame iapti
ammalarsi : iapti-s-am far ammalare, naom ricordare : naom-is-am
far ricordare (cfr. V Ostjaco nom-, nom-ïs-, Vog. nḁm-es- K.
num-s- ricordare, pensare) ; Kice ahuar regnare : ahuar-is-aχ far
regnare, kam morire : kam-is-aχ uccidere, ok entrare : ok-is- e
ok-es- introdurre. — Huave mul : mul-ič id. — Amueixa
causativo-denominativo. — Kechua huanju- morire : huanju-či-
uccidere ; cfr. huasi-ča- fare una casa, Aymarà suma-ča- far bello.

904. Veniamo al prefisso s- del causativo.

1. Nel Begia i verbi forti formano il causativo mediante si-
se- s-
, per es. si-shag da sehag spazzare, se-debil far raccogliere,
s-adil rappacificare. I biconsonantici hanno s-ō-, per es. s-ō-tib
far riempire. — Similmente i verbi forti dello Afar-Saho con s-,
per es. Afar s-bala far vedere, Saho s-gadaf far uccidere, s-adag
far comperare.

Nel Berbero il prefisso è s(e)- o es-, per es. Mzab s-ers da
ers discendere, Ahaggar se-su far bere, Bugia es-derγel accecare.
718Una forma più antica è si-, per es. Tam. si-ber da a-ber bollire,
Mzab si-tef da a-tef entrare, Wargla si-red da erd vestirsi. I
causativi come Wargla s-u-feγ far uscire contengono l'u dell'aoristo ;
cfr. Begia s-ō-tib.

Egizio χr cadere : s-χr abbattere, ecc.

Assiro š-, š-u- (con questo cfr. Begia s-ō- e Berb. s-u-).
Mineo s-. Sir. ša-mlī compiere, ma anche sa- in sa-rheb beeilen,
sa-ḳbel nahebringen, ecc. Un antico causativo è Ar. sa-kana, Ebr.
šā-kan e šā-kēn abitare, Aram, šĕ-kēn stabilirsi, Ass. ša-kānu
collocare : Ar. kāna stare.

2. Per il Basco v. pag. 122. Nell'Indoeuropeo s- ha talvolta
significato causativo o intensivo, per es. Greco σ-φάλλω faccio
cadere, Sanscr. pašˈya-ti vede : Av. s-pasyei-ti spia, a Ted. s-pehōn
spiare. In origine prob. meld- liquefarsi : s-meld- liquefare. Cfr.
anche a. Sass. s-karp acuto, s-tark, forte, ecc. Talvolta s- sembra
formare dei verbi denominativi, come σ-μύχω : Arm. muχ fumo.
Il prefisso perdette di regola la propria funzione, cfr. Lat. tego
e Greco σ-τέγω.

3. Anche nel Tibetano s- è causativo, ma può formare verbi
intensivi o denominativi ; per es. gab- stare coperto : s-gab- coprire,
grim- eilen : s-grim- sich übereilen, myur-ba veloce : s-myur-ba
affrettarsi. Kaciari ši-khai (= Garo s-khiyā) insegnare, še-phle
mescolare, ši-thap-no befestigen, ši-phai rompere (= Indoeur.
s-phē-, s-phi- spaccare, Less. 335) ; cfr. anche ša-khor servitore.
Singpho krit paura : sī-krit spaventare, lūm caldo : sī-lūm riscaldare,
krå trocken : tsī-krå o sī-krå trocknen, sī-rin insegnare.

4. Nel gr. VII si trova il prefisso, ma con funzione non ben
definibile. Khmer kāt e s-kāt recidere, Mon tim conoscere : s-tim
riconoscere, s-rāk stracciare, s-lai > h-lai cambiare (= VIII Bodo
s-lai id.), Khasi it stinken : s-it stinkend, Malacca pēt battere :
sā-pēt e hā-pēt mazza, wag andare : s-wag strada.

905. Faremo per ultimo un cenno del suffisso -g, nasalizzalo
-ng. Nel Bantu -ga è durativo, per es. Kuyu hora battere : hora-ga
battere continuamente, Sumbwa pala-ga perf. pale-ge couper en
tranches, Ndonga δipa-γa battere, Ilamba tia-ga tralasciare, ula-ga
uccidere, puta-ga puzzare, Konde londa e londa-ga ama. Più forte
è -nga, per es. Konde khańa treten : khańa-nga hin und her treten,
Ilamba tema tagliare : tema-nga tagliuzzare, Fipa hita-nga va,
Her. kara-nga rivoltolarsi nella polvere, pia-nga spazzar via, B.
kali-nga e kala-nga arrostire, Suah. vili-nga arrotondare.

Ibo tšo suchen : tšo-ga holen, ku sprechen : ku-ga aussagen
(ga ‘andare’). Serer feχe-ga-m io amava, feχe-ga tu amavi.719

Negli altri gruppi linguistici vi sono notevoli tracce di simili
formazioni. Allo Ndonga δipa-γa corrisponde il Sem. δaba-ḥa e
il Greco σφα-γή, Less. 305. Con Sumbwa pala-ga perf. pale-ge
cfr. Lat. fra-g- perf. frē-g- rompere. Ad un frequ. *pala-nga
corrisponderebbe Lat. fra-ng-o, Greco phára-ng- dirupo ; cfr.
Lat. cla-ng-o, pla-ng-o, ecc. Similmente nell'Ugrofinnico, per es.
Magiaro kere-g- e kere-ng- kreisen (col primo concorda il Mangiu
χer-gi-, col secondo il Germ. hri-nga- anello, Less. 104), Vogulo
tḁr-g- e tḁr-i- tremare : caus. tḁr-ge-lt- e tḁr-nge-lt-, Eston.
pala-ngu- incendio. Mongolo -gi durativo, per es. ḳara-ji-, Kirg.
ḳar-γï- saltellare (cfr. Greco σ-καίρω).

Una concordanza notevolissima fra il Bantu e il gr. Papua
è la seguente. Cafro e Sukuma bula : Hehe vula-ga Gogo wula-ga
Yao ula-ga uccidere = Papua 42 (Adaua) ula e ula-go uccidere,
cfr. 5 na-boda, 14 ra-poda id.

t

906. Il suffisso -t indica in generale un movimento centripeto
(donde il riflessivo) e si contrappone a -d (-l) che indica il movimento
contrario. Al Bantu kumb-a-ta ‘chiuder la mano’ sembra
corrispondere il Nicobari kōp-ha-ta id., in cui -ha-ta indica moto
centripeto. Bantu pa dare : pa-ta ricevere. Spesse volte però la
funzione rimane poco chiara.

Bantu kumba-ta chiudere il pugno (kumbo-ta aprire il pugno),
bua-ta mettersi vestiti : cfr. bua-la mettere vestiti, Hehe fwa-ta
kleider anhaben : fwa-la kleider anlegen, fika arrivare : fika-ta
raggiungere, Suah. kama mungere (Hausa kama greifen) : kama-ta
ergreifen, Her. ruma-ta mordere, Konde i-sunya-ta incrociare le
braccia, Cafro amba-tha mettersi vestiti — Cafro feke-tha giuocare,
nambi-tha masticare, moko-tha id., Suaheli tuku-ta essere
inquieto, Sango hulu-tha entrare.

Nello Nkosi -ta è frequentativo-intensivo e anche causativo
(tuma passare, caus. tum-ta). Le medesime funzioni ha -t nel
Temne, per es. dif uccidere : difḁ-t massacrare. Mandingo -ta
intransitivo-passivo, per es. lo-ta stare : cfr. lo-ndi collocare, me-ta
rimanere, wuli-ta sorgere.

Nel Pul -ta è frequentativo-intensivo, per es. feʼya schneiden :
feʼya-ta e feʼyi-ta zerschneiden, ača lasciare : ači-ta perdonare,
andi-ta sapere esattamente ; fofa respirare : fof-ta ansimare, hawa
incontrare : hau-ta radunarsi ; wifa o wifo soffiare : wifo-to soffiare
con violenza, fēna o feno mentire : feno-ta essere falso.720

Talvolta il significato sembra essere inversivo, per es. omba chiudere :
om-ta aprire, ḍisa einstecken : ḍis-ta ausreissen.

907. Nel Camitico -t forma il riflessivo. Il Galla usa metaplasticamente
nello stesso paradimma forme con -t(t)- e con -ḍ()-,
per es. fuda-tū egli prende per sè, fuda-te egli prese, ha fuda-tu
che egli prenda, fuda-t(t)a-ni essi presero ; invece arga-ḍe io ho
trovato, ecc. Da eg hüten : ega-t sich hüten, invece da ḍal partorire :
ḍala-t essere partorito > nascere con significato passivo.
Oltre alle forme in -ā-t o -á-t ve ne sono in -t e in -i-t (cfr. Pul
-i-ta), per es. ḍebu sete : ḍebo-t aver sete, arg e argi-t vedere
(argi-ti apparizione) accanto ad arga-t trovare. Il metaplasmo
spiega poi le doppie forme come ńā-t e ńā-ḍ mangiare, la-t e
la-ḍ nutrire, bā-t e bā-ḍ rifiutare.

Anche nel Chamir vi è metaplasmo e precisamente fra -t e
-r, per es. läm-t-ún io presi per me : läm-r-ú egli prese per sè.
Il Bilin ha -(i)-t e -(i)-r, ma in verbi distinti ; per es. guäd-i-t
arare per sè, särf-i-t aver fame, ma lām-r prendere per sè, šām-r
schattig werden. Chamir kū-t uccidersi, Quara kō-t scaldarsi.

Nel Somali -t e -d, per es. furo per *fura-d aprirsi : fur-ta
io mi apro, abso temi : ábsa-da temete, ḍūg-to sforzarsi (doppio
riflessivo). Notevole è i-mo vieni : i-má-da venite, perf. i-mi e
i-mi-d, pres. i-mā-da, inf. i-má-n ; cfr. Saho a-mṓ vieni : a-måwā
venite, cong. a-ma-tō, impf. á-mi-tä.

Altrove la caratteristica è costantemente -(i)-t.

Kafa ḳaye sedere : ḳay-te collocarsi, arī-te apprendere, mā-te
mangiare, wā-te venire, bäḳ-i-te scorgere, kṓc̣-i-te pungersi, šiṭ-i-te
sentir odio, šább-i-te mungere per se ; og-ḗ-te diventar grande :
ōgo grande, kub-ḗ-te diventar forte, ged-ī-te lavorare per se : gedo
azione ; šī-te geboren w., atamī-te sich versiegeln, versiegelt w.,
c̣āf-i-te geschrieben w. (significato passivo come spesso nelle lingue
Agau) — Afar-S. ab-i-t fare per sè, dam-i-t comprare per sè —
Begia hamī-t affliggersi, kŭalī-t cantare per sè, narʼ-i-t russare.

Hausa áiki lavoro : áika-ta lavorare, baa beffa : baā-ta beffare,
ǧara e ǧar-ta accomodare. — Kanuri ke̥r-ngin io lego : ke̥r-te̥-skin
io mi lego ; cfr. wū-ga-ta veduto.

Tamasceq elulli-γ io sono libero : elulle-te-γ io sono liberato,
liber factus sum, Zenaga oggi essere numeroso : eggu-ϑ id. (Kafa
og-ḗ-te), Ahaggar emmi-γ je suis mort : emmu-te-γ je suis devenu
mort. — Zenaga senen-tu, senen-ti si sa, on sait ; cfr. Egizio
ʻnχ-tw si vive, rχ-tw si sa, pr-tw si esce (anche -tj).

Nel Semitico -t è frequente come « determinativo » della
radice : Arabo mā-ta, Sir. mī-t, ecc., mortuus est, cfr. Ahaggar
721e-mm muori (la radice anche altrove, per es. VI Bongu mō-) ;
Ass. a-bā-tu perire, trans. annientare, cfr. Hausa ʼbá-ta perire,
trans. ʼbā-ta distruggere (invece Sem. a-ba-d perire, Galla ba-d,
Saho bā-d id., Afar andarsene, perire) ; Arabo ḳama-ṭa prehendere,
comprehendere, Ahaggar kemme-t raccogliere, cfr. Bantu
kama-ta afferrare. Similmente nell'Indoeuropeo e altrove.

Nel Masai -i-ta è durativo, per es. a-suǧ io seguo : a-suǧ-i-ta
sto seguendo. Identico a -i-ta del Pul.

908. Prima di procedere oltre sarà bene esaminare le forme
nominali che indubbiamente derivano dal riflessivo.

II Masai en-gi-sudža-ta purificazione : i-sudž purificare, Galla
kada-tā prece, kaka-tā giuramento, mūla-tā apparizione, Chamir
dis-tā gioia, Hausa čiwu-ta malattia — IV Av. čis-tā sapienza,
Greco dor. βρον-τά tuono, ἀρε-τά virtù, βιο-τά = Lituano gīva-tà
vita — VI Telugu alasa-ta fatigue, čē-ta azione, naḍa-ta walk,
conduct, Can. ale-ta a wandering, mura-ta rottura.

II Galla arg-i-ti apparizione : arg-i-t rifl. di arg- vedere,
Begia dū-ti sonno, dormire (Bantu ẹn-do-ti sogno : lo-ta sognare),
dūr-ti visita, visitare, tām-ti mangiare, il mangiare, tām-s-ti (il)
cibare, Agau gas-ti inimicizia, Barea sel-ti spaccatura, Nuba bān-ti
ballo, ǧor-ti giuramento, mur-ti nodo — IV Sanscrito sru-tí- lo
scorrere, i-tí- l'andare, Greco φά-τι-ς leggenda, Lat. hos-ti- inimicizia
> nemico, ra-ti-o ecc., a. Slavo ži-tĭ vita, ži-ti vivere —
VI Tamil uṇar-tti sensibilità, pugaṛ-tši = Can. hogaḷ-te lode,
Tel. naḍi-ti condotta (cfr. naḍa-ta).

II Egizio dj-tw dato — III Basco ar-tu afferrato, garbi-tu
assettato, pulito, gal-da per *gal-tu perduto — IV Sanscr. gán-tu-
e gā-tú- cammino, ǧīvā-tu- vita, Greco φī-τυ germoglio, ἀρ-τύ-ς
congiunzione, Lat. ar-tu, can-tu- ecc. — V Magiaro jāra-t da
*jāra-tu cammino, viaggio, ele-t da *ele-tü vita ; Mangiu turga-tu
dimagrito, magro, Mong. saχal-tu barbato.

II Kafa ogḗ-to cresciuto, adulto, allḗ-to perduto, imī-to donato
> dono, hárri-to chiaro, arī-to cognizione — IV Greco ζευκ-τό-ς
aggiogato, Lat. auc-to- aumentato, da-to- dato, ecc. — VI Can.
kāy to fruit : kāy-ta producing fruit — VIII Khambu part. pres.
-to, pret. -tā, per es. khā-to going, ker-to beating — IX Eschimo
toqu-ta-q ucciso (donde toquta-u-voq è stato ucciso).

Come il preterito debole germanico è, almeno in parte, fondato
sul participio in -to, così il preterito in VIII ha spesso per base
il participio in -ta (rar. -to), per es. Namsangia thien-ā egli pone :
thien-tā egli pose. Cfr. II Kafa e Barea, VI Tulu maḷ-tu aver
fatto, maḷ-ti che ha fatto, maḷ-te io ho fatto, ecc.722

II Nuba kabin-tán-ī mangiando, Galla adamē-tan-ī andando
io, Ciaha sečaä-tan avendo io bevuto (Reinisch Fürw. 36), Teda
kusu-tini werfend, prob. Barea aule-tni vittoria ; Siriaco ragguz-tān
irato. — IV Lit. sùk-tina- torquendus, bú-tina- seiend, bleibend,
a. Pers. čar-tanaiy fare, kan-tanaiy scavare, Sanscr. čyāu-tná-
impresa.— VI Awabakal bun-tan battente, Wir. birba-dain per
*birba-tan-i a baker. — VII Mundari ǧom-tan mangiante, ǧom-tan-i
un mangiatore. — VIII Pahri wõ-tini going, hioye-tini doing.

909. Molto diffuso è il causativo formato con -t. Esso si trova
sicuramente nei gruppi V, VI, VIII e IX. Per la funzione si noti
il doppio valore del suffisso -ti nell'Eschimo, il quale forma il
passivo-riflessivo e il causativo.

Finnico pǟse- solvi : pǟs-tä- solvere (Lappone L. piese- : K.
pies-te- id.), nouse surgere : nos-ta erigere ; Cer. pur- intrare :
pur-t- introducere (Sirj. Votj. pïr- : pïr-t- id.), pok-t- spingere,
kol-t- mandare ; Votj. puk- sitzen : puk-t- setzen ; Mordv. serime-
accendersi : serip-te- accendere ; Vogulo tēl- nasci : tēl-t- creare,
kual- alzarsi : kual-t- svegliare (Ostj. kil- : kil-t- id.), taul- essere
pieno : taul-t- riempire, Ostj. omï-s- sitzen : omï-t- setzen ; Magiaro
kel-t- svegliare, bān-t- laedere, moša-t- far lavare, öle-t- far uccidere.
— Nel Samojedo -ta, -da. — Mong. -tši da -ti, Turco -t ;
per es. Mong. ar-tši- Turco ar-t- pulire, Mong. sugu-ra- herausfallen :
sugu-tši- herausziehen, taji-ra sich lösen : taji-tši- lösen,
Turco jara- passen : jara-t- passend machen, Ciag. käl-tür- far
venire > portare, Osm. ḳan-tar- tränken.

Nel Tamil e Malayalam -tt- e nel Canarese -d- formano dei
causativi di primo grado, per es. Tamil paḍu liegen : paḍu-ttu
legen, naḍa andare : naḍa-ttu condurre (Mal. naṭa : naṭa-tti id.),
tārˈu niedrig sein : tārˈ-ttu niedrig machen, Can. tāḷu : tāl-du id.
Invece nel Tulli -ḍ- forma dei causativi di secondo grado, per es.
tarpu portare : tarpu-ḍu far portare.

Bahing pī-wo come : pī-to bring, rā-wo : rā-to id., nī-so sit :
nī-to set, tūngo bere : caus. tūn-do. Garo anga doka io batto :
caus. anga doka-ta. Frequente è -ter -tir come nel Turco, per es.
Lushei e Langrong kal-tir far andare > mandare, Banjogi kal-ter
id. — Rotto hatag- scaldarsi : hatak-th- scaldare, hinčīn- affrettarsi :
hičīnā-th- affrettare.

Nell'Eschimo i verbi con -tí- hanno significato causativo se
accompagnati da suffissi personali transitivi, in caso contrario
hanno significato passivo o riflessivo ; per es. Groenl. sana-tí-pā
egli lo fa eseguire : sana-tí-poq viene eseguito. — Aino čiš-te
caus. di ciš to cry, oman-de (per -te) caus. di oman to go away.
723Dopo vocale -re, per es. oma esser dentro : oma-re metter dentro,
ki fare : ki-re far fare.

Pima -ta, Amueixa -ta -t (Arawak -t), Jagan -ta per verbi
denominativi, ma Tarasco -ta -ra per causativi ; per es. Pima
maine-ta far stuoie, Jagan hamaša-ta ottenebrare, Tar. tarhe-ra-
far scavare. — Maidu wṓno-ti- far morire, uccidere. Azteco nemi-ti-a
vivificare, tlal-ti-a trasformarsi in terra, ilama-ti farsi vecchio ;
Cahita kari-te fare una casa, Tep. aaga-te metter foglie (di una
pianta). — Cahita buan-tu-a far piangere.

910. Esaminiamo infine brevemente il prefisso verbale t-.

1. Nello Afar-Saho i verbi forti formano il riflessivo con ta-,
per es. ta-bala vedersi, ta-gadafa uccidersi, ta-kataba scrivere
per se. Nel Begia il prefisso è at- et-, coi verbi biconsonantici
atō- tō-, e il significato è passivo ; per es. (a)tō-ʼāt da ʼat calpestare,
tō-dār da dir uccidere, at-ketāb o et- da ketib scrivere,
at-fadāg venir liberato : fedig sciogliere.

Berbero tu- passivo con vocalismo simile al Begia : tu-ari o
tsu-ari da ari scrivere, Zuawa tsu-affer da effer nascondere, Wargla
tu-aš da mangiare, Ahaggar tu-kemmat da kemmet raccogliere,
Zuawa tsu-addaz da eddez. Il semplice t- ts- esprime l'abitudine
o durata : Nefusi t-aru partorire spesso, ts-ebb soler tagliare.

Nel Semitico il prefisso riflessivo-passivo è ta- nell'Arabo e
Geez, hi-t- nell'Ebraico e Aramaico biblico, e-t- nel Siriaco.

Kanuri ruskin io vedo : tú-rushin io mi vedo. Così coi verbi
attivi in -skin, mentre coi verbi ‘medi’ in -ngin si suffigge -te̥,
per es. ke̥r-ngin io lego : ker-te̥-skin io mi lego.

2. Al ta- camitosemitico corrisponde esattamente ta- in VII.
Nell'Indonesia ta- esprime il passivo o un'azione indipendente
dalla volontà : Bisaya ta-kilid to be inclined, Bunku ta-peha to
be broken, Kawi ta-wurag to be scattered, Sawu ta-bolo to be
submerged, Hova ta-buruaka to be pierced. — Figi ta-rambe
sich stossen, ta-ndola aperto, apertosi (da sè), Florida mbilu to
pull out : ta-mbilu come out of itself as a plug, Duke of York
pala to unloose : ta-pala get adrift, as a canoe. Codrington 187
osserva che ta- « signifies that a thing has come into the condition
the word describes, of itself, and not by some known cause
from without ».

3. Distinto dal tu- riflessivo-passivo dev'essere to- tu- del Bari
che forma verbi transitivi e causativi, per esempio yuran essere
afflitto : to-yuran affliggere, biayo guarire : to-biayo sanare, to-
dinikin
far imparare. — Sandeh ta- (cfr. ta battere) in ta-kangó
negare, ta-quata baruffare : quata baruffa, ecc.724

Può considerarsi per ora come un caso che si trovi in IX nel
Pirinda un tu- causativo e nel Jagan tu- (acc. a u-) e ta- pure
causativi. Cfr. però VIII Kaciari tʼu-khọi baden : ḍu-gọi sich baden.

d, l, t

911. Il Bantu -la è trans, e in particolare -la denominativo
-a-la neutro-attivo, -ẹ-la ‘relativo’ e -ọ-la inversivo e intensivo.

Il relativo od oggettivo indica che l'azione è fatta per qualche
oggetto determinato, per es. Cafro ake-la fabbricare per, fe-la
morire per, Tonga tili-la versare acqua in, ui-la cadere sopra,
lete-la to bring for, Angola sumbi-la comperare per, Yao ende-la
andare per, Subiya zimbi-la cantare per.

Wolof nyāna-l pregare per, leba-l rispondere a (cfr. Sotho
arabe-la id.). Dyula fi-ra = Nika vie-ra Sotho fie-la rel. balayer.
Temne -ir, -r, per es. fofḁ-r parlare a, kotḁ-r tie on (= Duala
kote-la legare, Amhar. ḳŭāṭa-ra id., Lat. hede-ra, Magiaro kötē-l
fune, Jac. kïta-r unire, Less. 101). Talvolta -r è attenuativo come
-di -ri del Wolof, per es. yimḁ-r essere rossiccio ; cfr. dī-r fingere
di mangiare. — Nel Nama -ri hin : ãi-ri anlachen, mũ-ri nachsehen,
besichtigen ; cfr. VII Bugi joppa ri lalĕṅ to go on a path.

Un esatto equivalente del relativo bantu troviamo poi soltanto
nel lontanissimo Azteco, per es. wetska lachen : wetski-li-a etwas
belachen, onikčiw-i-li costruire per.

Abbiamo però un mezzo per dimostrare la grande antichità
di questa formazione. Nel Bantu i nomi di luogo, di strumento,
di maniera e simili derivano spesso dal verbo di forma relativa
anziché dal verbo semplice ; per es. Ronde mańa conoscere :
iki-mańiḷo segno di riconoscimento, Sumbwa i-tekero o bu-tekero
cucina, Kerewe i-somero lieu de lecture, baga abattre : i-bagiro
abattoir, Sumbwa ka-tumiro maniera di ballare. Ora queste forine
hanno numerose corrispondenze altrove.

Serer -ir per nomi di strumento come bind-ir penna da scrivere,
lib-ir misura. Il corrispondente -ir verbale sembra che formi
ora dei reciproci, come feχ-ir amarsi a vicenda. — Nel Pul nomi
di strumento e di luogo in -ir talv. -er, per es. (ometto i suffissi
nominali) djod-ir- sedia, et-ir- e bet-ir- misura, sut-ir- chiave,
rem-er- zappa, defin-ir- cucina, djarn-ir- luogo dove si abbevera.
Anche -o-r-, come fembo-r- rasoio, django-r- scuola. La connessione
coi verbi in -i-ra o -ra, che secondo Westermann avrebbero
significato di medio, è fuori di dubbio ; cfr. djod-ir- sedia con
djod-ira sedersi, fembo-r- rasoio con fembo-ra radersi.725

Chamir ḳäb-ír (ind. ḳäb-rā) fune, Geez χeb-r id., = Pul
kaḥ-ir- cintura da haḥa e kaḥa- legare.

Nell'Avaro nomi di strumento in -ro e -d-ero, per es. qoṭá-ro
strumento per tagliare, mogó-ro = Greco μοχ-λó-ς leva, χ̇uχ̇a-d-ero
sega. Con -d-ero cfr. Abchazo -th-ra per nomi di luogo, per es.
ačˈ-th-ra stalla di cavalli, e v. IV.

I nomi in -ilo -iro opp. -elo -ero delle lingue bantu hanno
esatto riscontro nell'Indoeuropeo : Sanscr. mand-irá- n. dimora,
aǧ-irá- n. cortile, čhid-irá- m. ascia, spada, Greco πτ-ερó-ν penna,
ala, Lat. scalp-ro- n. scalpello, ecc. Le frequenti combinazioni
-t-ro- o -t-lo- n. e -dh-ro- o -dh-lo- n. sono specifiche per nomi
di luogo e di strumento ; cfr. III.

Finn. kopa-ra huf, klaue, intta-ra zaubermittel. Mong. taši-gu-r
frusta : taši- battere, χadu-gu-r, Tung. kadu-r, Jac. χatï-r falce.

Il Tibetano phyag-dar ‘scopa’ ricorda nella desinenza il suffisso
-dero dell'Avaro. Ignoro se vi siano altre forme simili.

Opata ičik-ira strumento per misurare, pak scopare : pats-ira
scopa, *pah-ira = I Dzal. fag-ila Hehe fiag-ira scopare, Less. 344.
Del resto il Natchez pe-l e Tupi pei-r o pyi-re ‘scopare’ corrispondono
alle forme relative Bantu pie-la, Malinke fi-ra id.

912. Seguono alcune categorie morfologiche formate con -r
-l -d
, cominciando da -r.

1. Temne bakḁ-r fortificare, trḁma stare : trḁmḁr collocare,
erigere — Nuba kōsi-re saziare, kawe patere : kawi-re aperire
— Kürino zurzú- tremare : zurzú-r- far tremare, ac̣ú- riempirsi :
ac̣ú-r- riempire, gešin-ḥ- hungrig werden : gešin-ar- hungrig
machen — Uiguro käd- vestirsi : kädü-r- vestire (Less. 92), Mong.
boki-ji- essere curvo : boki-r- curvare, Tung. ug- salire : ug-ir-
sollevare — Sulka kuk-ēr riscaldare, hok esser lungo : hog-ēr
allungare, pat intendere : pat-er spiegare, hop sorgere : hōv-ēr sollevare
— Aimo oma esser dentro : oma-re metter dentro, ebe-re
far mangiare, iku-re far bere, ki-re far fare.

2. Il Nuba M. ha un participio futuro in -rī, come tokha-rī
che scuoterà (cfr. tokka-ri-n egli scuoterà). Con questo concorda
il participio presente in -rī del Tunguso : ana-rī urtante, icä-rī.
che vede, songo-rī piangente. Cfr. Jac. bïsa-r tagliente, egli taglia,
Osmanli jazá-r egli scrive, sevé-r egli ama, bili-r egli sa. Nel
Tunguso poi la terza persona plurale del presente fa come ana-ra
urtano, icä-ra vedovo, songo-ro piangono. Similmente il Mangiu
ha ara-ra écrivant, devant écrire, ume ara-ra n'écris pas, bi
gene-re
vado, andrò, bi folo-ro scavo, ecc. — Con -rī del Nuba
e Tunguso : IX Tarasco pire-ri cantore, pa-ri portatore, Cahita
726buiti-ri-a il fuggitivo (astr. vali-ri-a piacere, gioia), Aymarà
awati-ri pastore, pirki-ri muratore. I nomi d'agente del Mosquito
in -ra corrispondono ai nomi di strumento in -ra dell'Opata.

3. Bilin cāʻd-ĭr diventar bianco, šām-r diventare ombroso,
sāq̇uä-r diventar pingue, alib-r far la spia — Mongolo köke-re-
diventare azzurro, Altai köge-r- id., kara-r- diventar nero, aγa-r-
div. bianco, Mong. magu-ra- div. cattivo, jeke-re- div. grande,
Uig. ulγa-r- id., Mong. umta-ra- spegnersi, addormentarsi ; Finn.
sine-r-tä- apparire azzurro, pune-r-ta- essere rosso, apparire rosso
— Cakchiquel sak-ir diventar bianco, bak-ir, bak-er diventar osso,
div. magro, mem-er div. muto, Quʼiché atsʼam-ir diventar salato.

913. Quanto a -l, sembra che spesso abbia un significato frequentativo.
Fra le lingue del Caucaso il Lak forma con -la dei
verbi continuativi, come ikh-la- da ikha- essere, ac̣-la- da ac̣a-
stare, ḳaḳ-la- da ḳaḳa- vedere. Probabilmente ikhla- da *i-khala
coincide con I Nyamwezi i-kala, Less. 83.

Nell'Ugrofinnico è frequentativo : Finn. juokse-le- cursitare,
Vog. sunzi-l- guardare intorno da ogni parte, Ostj. sevïr-lï- oft
hauen, tō-lī- oft holen, šoši-lī- andare qua e là. Affine è il significato
momentaneo : Lappone S. jukke-le- celeriter combibere, kuoce-le-
celeriter currere. Mong. čaki-l- (Uig. čaγï-l-) lampeggiare, džada-l-
distendere, spargere attorno, öte-l- invecchiare.

Dalla unione di -l con -t del causativo deriva il suffisso
composto ugrofinnico -lt, per es. Vogulo vāre-lt- far fare, rotme-lt-
quietare, Ostjaco longï-lt- introdurre. Similmente nell'Azteco dall'unione
di -li del relativo con -ti-a del causativo si forma il
suffisso composto -lti-a, per es. nenemi andare : nenemi-lti-a far
andare, spingere.

914. Nel Pul -i-da dà al verbo un significato completivo o
conclusivo, per es. džang-i-da imparare a fondo, džok-i-da pagar
tutto, ńam-da mangiar tutto, yar-da ber tutto. Un significato
simile hanno le forme dello Hausa come baye-s-da dar via tutto,
saye-s-da vendere tutto.

Però -da nello Hausa ha spesso un significato causativo, per
es. seguire : S. bī-da far seguire, falka vegliare : falka-da
svegliare, dūḳa sich beugen : dūḳá-da beugen, fāḍa-da far cadere.
Un significato alquanto diverso troviamo in ba-da consegnare, dar
via, kawo recare : kau-da toglier via, yā-da gettar via, sai comprare :
sai-da vendere. Riflessivo či-da cibarsi : či mangiare.

Il Bilin ha un causativo-denominativo in -i-d o -d, per es.
gäm scendere : gäm-d calare, aräg salire : aräg-d sollevare, idān
esser largo : idānn-d allargare, täbb-id rafforzare.727

Fra le lingue del Caucaso il Kürino ha dei causativi in -d,
per es. awú-č̣- scendere : awú-d- calare, aχ̇ˈa-t- andar fuori :
aχ̇ˈu-d- condur fuori, hal-t- incontrare : hal-d- fare incontrare.

Merita infine di essere segnalata una notevole concordanza fra
II-V. Il Finnico ha da temi verbali intransitivi in -e degli aggettivi
formati col suffisso -da -dä, per es. valke-ne- E. valge-ne- lucescere :
valke-a V. valge-da- albus. Cfr. Lat. rubē-re : rubi-do- e
rubē-do, ecc. Con Eston. kobe-da- forte concorda Ebr. kābḗ-d
pesante (cfr. Kafa kubḗ-te diventar forte), kōbe-d peso, κύβδα. Con
Lat. tepi-do- cfr. III Suano teb-di, V. Kam. tjib-dji caldo, Less. 274.

915. I prefissi verbali r- l- d- non hanno, come pare, grande
diffusione. A r- causativo del Basco e Abchazo (pag. 122) corrisponde
r- del Tibetano, per es. gad-mo riso : r-god-pa ridere,
ńil-ba zerfallen : r-ńil-ba (acc. a s-ńil-ba) zertrümmern, r-dal-ba
distendere. Il Rangkhol ha er- ir-, per es. er-mū far vedere.
Invece in molte lingue bantu li- ri- forma il riflessivo.

n

916. I verbi in -a-na del Bantu hanno generalmente un significato
reciproco, per es. Cafro tanda-na amarsi a vicenda, Konde
londa-na cercarsi a vicenda, khoma-na battersi l'un l'altro,
Pongwe fanga-na temersi a vicenda. Nel Kuanjama, però, -a-na
indica abitudine. Nel Duala -a-ne, per assimilazione -e-ne -one,
ha varie funzioni ; per es. dipa-ne battersi l'un l'altro, battere
con qualche cosa, senga udire : senga-ne ascoltare, ene vedere :
ene-ne essere visibile, mene-ne misurare con qualche cosa. Nkosi
hie-na mo vieni con esso > portalo, dib-nā jo e-kob apri con essa
(chiave) la porta, jo se-loṅ-na n-dab con lui fabbrichiamo case.
Cfr. il Bantu na ‘con’ e nel sudanese Dyula i nomi di strumento
come datugu-na bouchon da datugu bouche. Però nello Nkosi
-ta-na è reciproco, per esempio wan-ta-na combattersi a vicenda,
taṅ-ta-na litigare.

Wolof -an-te reciproco : sopa-n-te amarsi l'un l'altro, djama-n-te
ferirsi l'un l'altro. Il semplice -ān indica consuetudine :
bindā-n écrire par profession (Serer bind-lā-n id, cfr. Duala
sisi-la-ne essere sorpreso, ẹmba riconoscere : ẹmb-la-ne imitare).
Nel Pul -a-na sembra avere significato oggettivo o sociativo, per
es. hala-na parlare con qualcuno, wara-na venire da qualcuno,
o per uno scopo, djaḥā-na ricevere qualcuno o qualche cosa ;
sete-na für jem. spitzen, gomdi-na credere a qualcuno, windi-na
scrivere a qualcuno.728

Temne -ne riflessivo : dif-ne uccidersi, gbak-ne appendersi ;
invece -na relativo : kara-na bring for. Reciproco è -a-ne, per
es. gbála-ne litigare, bála-ne scacciarsi l'un l'altro. Tale suffisso
può indicare spontaneità : fīa-ne morire da sé, di morte naturale.

Abbiamo anche forme di significato intransitivo-passivo, per
es. Subiya sinka boucher : sinka-na être bouché, Sotho saka de
travers : saka-na être en désordre, Luyi ima se lever : ima-na
être debout : Dyula fara tordre : fara-na être tordu, ule mûr :
ule-na être mûr.

917. Nama -se̥-n riflessivo : /nàm-se̥-n amarsi, hĩ-se̥-n sich
verstellen (cfr. hĩ-na-χa menzognero) ; àm-se̥-n o àm-ise̥-n ‘krumm
ineinanderliegen’ sembra essere reciproco. Cfr. Herero muna-sa-na
vedersi l'un l'altro, Duala pẹmb-isa-ne correre a gara.

Nuba KD. -a-ne M. -a-ṅe incoativi denominali, per es. KD.
biǧa-ne M. fika-ṅe wach werden, KD. nēra-ne M. nēra-ṅe schläfrig
werden ; M. nulū-a-ṅe weiss werden : nulū-da-ṅe geweisst werden.

Nel Kafa ne è copula, per es. tā gawō ne io sono buono, però
si usa anche con forme verbali come wāte è arrivato : wāte ne
o wātḗ ne id. (Remiseli confronta Kunama i-labḗ-nā egli sarà
arido). Di qui astratti come gábi-no ingresso, ritorno., dūbi-no
sepoltura, káti-no vicinanza, afáfi-no fretta (Greco ἄφ-νω). Cfr. :

Bilin wās-nā l'udire, is-nā fare, ḳu-nā mangiare, Chamir
däd-nā (das) treten, Quara sem-nā rimanere, dimora — Bilin
särä-nā vestimento, suwā-nā ladro, Chamir adnä-nā caccia,
aksä-nā aiuto, Quara χŭa-nā alimento, Begia rebā-na nemico,
rebā-nay inimicizia.

Interesanti sono le forme del Barea : 1. wonne-no hörend,
wolai-no sagend, tad-no sitzend ; 2. dekel-ne preghiera, kuddus-ne
santità ; 3. tod-ni volontà, fares-ni distruzione.

Semitico -ān per astratti e aggettivi, per es. Arabo darag-ān
camminare, ḥajaw-ān vita, γaḍb-ān adirato, sakr-ān ubbriaco,
Ass. šarraḳ-ānu ladro.

Nel Somali nomi come buk-ān malattia, dulm-ān ingannatore,
dagāl-an combattimento ; poi participi passivi come dár-an guastato,
dáb-an preso, búk-an ammalato, fúr-an aperto. Questo
concorda con l'infinito dei verbi riflessivi : fúr-an aprirsi. Anche
il passivo termina in -an, che però sta per -am ; per es. gobl-an
venir derubato : góbl-ama io vengo derubato, fúr-an venir liberato :
fúr-ma io vengo derubato. Invece da búk-an ‘ammalato’ si forma
lo stativo búk-n-åu essere ammalato.

918. Nel Thusch dal tema del perfetto si formano dei participi
passati in -no come dag-i-no > daig-no veduto, χac̣-e-no >
729χac̣-no udito. Dal tema del presente si formano dei participi in
-in come daqu-in (pres. daqo) mangiante, lo-in(i) dante. Inoltre vi
sono astratti aggettivali in -na, per es. γaze buono : γaz-na bontà.
Nel Kurino nomina actionis in -ni, come w-akh-ni il venire,
w-aq-ni il fare. Terminano in -ani i participi e nomi d'agente
e di strumento : uč̣-ani lettore, vulˈ-ani strumento per tagliare.

919. Coi participi passivi del Somali come búk-an ‘ammalato’
cfr. Greco ἐδ-ανό-ς mangiato = mangiabile, στεγ-ανό-ς coperto.
Coi participi del Thusch come dag-i-no veduto e χac̣-e-no udito
cfr. Slavo vez-e-nŭ gefahren, nes-e-nŭ portato, Got. fulg-i-nanascosto ;
con χac̣-no cfr. στυγ-νό-ς odiato, ecc. La categoria degli
astratti è copiosa : Av. perə-nā pienezza, a. Ted. stuli-na furto,
Sanscr. sváp-na- m. sonno, Got. rū-na segreto, ecc. Inoltre astratti
in -ni come Indoeur. bhā-ni- discorso.

Dai participi derivano i temi del presente con caratteristica n.
La connessione è evidente. Sanscr. dīr-ṇá- : pres. dṛ-ṇā-, pūr-ṇá- :
pres. pr-nā-, kšī-ná- : pres. kši-nṓ- (cfr. dhṛš-n-ú- ardito), dū-ná- :
pres. du-nṓ- ; Gr. ϑήγ-ανο-ν : pres. ϑηγ-άνω, ecc. Il Greco μάρ-να-μαι
combatto (verbo reciproco come quelli del Bantu in -ana) deriva
da *mara-na-m- e si può confrontare col Burjato (V) ala-na-m
‘uccido’ che deriva da ala-n gerundio presente di ala- uccidere.
E come nel Somali dal participio passivo búk-an ‘ammalalo’ si
forma lo stativo búk-n-åu ‘essere ammalato’ (cfr. buk-åu o buk-ao
id. formato direttamente dalla radice), così nell'Indoeuropeo da
stṛ-n- si forma stṛ-n-eu-, onde si dimostra falsa la teoria-degli
infissi inaugurata da de Saussure :

Ind. stṛ-n-eu : str-eu = Som. buk-n-åu : buk-åu

Un vero infisso trovasi nelle forme come Sanscrito unád-mi
(part. unná- da *ud-ná-), ma qui è sorto per via analogica. Cfr.
Arabo u̯ada-na ‘madefecit’ con -na « determinativo » della radice.

920. Anche in V troviamo -n in forme participiali come
Mordv. E. kando-ń portato, kado-ń lasciato, saje-ń preso, vide-ń
seminato, Cerem. M. tole-n S. tolo-n venuto, koške-n seccato, kü-n
maturo.

Notevoli sono le forme verbali intransitive del Finnico come
pake-ne- E. page-ne- fugere, herke-ne- cessare, surke-ne- flaccescere,
mure-né-. frangi. Lapp. S. potte-ne- (e potta-ne-) anschwellen,
Ostjaco pogï-n- e poχ-nï- scoppiare, rakï-n- svegliarsi, ritornare
in sè, pakï-n- spaventarsi, ecc. Le forme in -e-ne- corrispondono
al perfetto in -e-ne del Bantu.

Mongolo -na e -nai, Burj. -na suffisso del presente ; per es.
Burjato ala-na egli uccide, ala-na-m io uccido, neme-ne egli
730aggiunge. Tunguso gerundio presente ana-na urtando, icä-nä
vedendo, songo-no piangendo.

Interessante è il riflessivo in -n del Turco, per es. Osm. ḳo-
porre : ḳo-n- porsi, bul- trovare : bulu-n- trovarsi, ček- tirare :
čeki-n- tirarsi indietro. Il significato è talvolta di passivo, come
alï-n- venir preso, bili-n- venire inteso. Mong. džoba-ni- tormentarsi,
toḳu-ni- quietarsi (Tar. toḳu-na- id.), siba-na- bisbigliare.
Anche il Mangiu lui dei verbi riflessivi in -na.

921. Santali dala-na-e he struck for himself, dale-na-e he
was struck.

Tagala sulat-an scribatur, su-sulat-an scribetur, Malg. surat-ană
scribi, futsi-ană venire imbianchito, Form, -an e -en, per es.
kaber-en venir legato, Malg. zara-ină venir diviso (Bantu -ana,
perf. -ene o -ine). Il significato reciproco traspare dal Battak -an
del ‘verbum plurale’, per es. mar-habang-an volare insieme ;
cfr. i verbi reciproci come Figi vei-loman-i, Samoa fe-alofan-i
amarsi l'un l'altro, pag. 98.

Vi sono poi nelle lingue dell'Indonesia e nel Munda dei nomi
in -an che corrispondono esattamente ai nomi in -ān del Semitico.

Malese makan-an cibo, minum-an bevanda, rampas-an bottino,
manis-an dolcezza, Giav. tuliss-an scrittura. Battali arop-an
hinterhalt, berat-an l'essere gravemente caricato, Malg. lahar-ană
anordnung ; cfr. gli astratti verbali semitici in -ān — Malgascio
vunu-ană mörder ; cfr. Assiro šarraḳ-ān ladro — Mundari taka-ān
danaroso ; cfr. Arabo ḳarn-ān cornuto — Battak podom-an luogo
per dormire, tanom-an tomba.

922. In VIII vi sono molte forme che corrispondono a quelle
già esaminate di altri gruppi. Limbu pā-n speech (cfr. Indoeur.
bhā-ni- discorso), čā-n cibo. Garo dok-nā to beat, Rabha pung-nā
to fill, Maring um-nā to beat, Thado čē-na to go, Hallam sak-nā
to eat, food, Langrong kal-nā andare, phak-nā mangiare, cibo,
Kabui bai-nā to strike. Anal a-bē-nu sound, a-dā-nu dancing.

Le medesime forme con valore di participio : Bahing ǧā-na
mangiato, Kabui bai-nā striking, tu-nā eating, Hallam sāk-i-n id.,
Langrong phak-nā eaten.

923. Anche in IX occorrono le forme già note, benché molto
resti da fare per il loro ordinamento.

Eschimo kapi-ne-q puntura, unataχ̇-ne- bastonata, poi miki-ne-q
piccolezza ecc. — Blackfoot keta-ni cottura — Mixe ahot-n
speranza, ahop-n colazione — Maidu büsi-n essere, dō-n prendere
o tenere in bocca, ösipi-n to go out — Costano laku-n morire,
arčeni-n essere geloso — Tarasco pa-ni, portare, pire-ni cantare
731— Sumo de Honduras buχ-ní-n seccare, dan-ní-n morire, ecc. —
Arawak asakusu-n lavare, ardi-n mordere — Aymarà tupu-nj-a
misurare, ʻhallu-nj-a piovere — Araucauo túkul-n mettere, lagum-n
uccidere — Ona paweʼ-n sospirare, kikarieʼ-n ricevere.

Timucua hebua-no parlare, ini-no essere — Cayapá ianga-no
prendere, tel-no attaccare, guai-no avvisare.

Azteco nemi-ni colui che vive, motlaloa-ni colui che corre
— Tot. lakašuik-ni barbiere — Mame lebo-n colui che pesca —
Tam. y-are-ney colui che lo porta, Accawai konega-ni-n salvatore.

Haida tlinalung-né cucina, nang-né teatro — Mixe mats-n
strumento per afferrare, kats-n fionda — Aymarà ʻhaitu-nj-a remo,
kutšu-nj-a forbice ; Kechua happ-i-na manubrio.

924. Veniamo al prefisso. Nel Semitico n- forma il verbo
riflessivo, talvolta (spec. nell'Ebraico e Assiro) passivo. Le forme
sono : Assiro na-qtul, Ebraico talv. na-, di regola ni-qtal ; Arabo
in-qátala, Sabeo hn-qtl, Ebr. hiqqatḗl imper. = Arabo in-qatil.
— Nel Sotho orig. in- ẹn- riflessivo.

Trovasi n- anche come « determinativo » nell'Egizio e nel
Semitico.

Ahaggar eni-m- reciproco, per es. eni-m-alalen si sono aiutati
a vicenda, eni-m-akeren si sono derubati a vicenda, eni-m-fuleden
si salutarono.

Georgiano na-tsemi battuto, na-bani lavato, na-bami legato,
na-kurthχi benedetto, na-šali disteso. Cfr. Assiro na-qtul.

Nelle lingue dell'Indonesia in- (cfr. Arabo in-) forma il passivo,
per es. Kawi in-ambah to be trodden on, Kupangi in-ka
to be eaten, Dayak in-jala venire incolpato. Se il verbo comincia
per consonante si ha generalmente -in- infisso, per es. Kawi
w|in|unuh Bulu b|in|unu Toba b|in|unu Tag. b|in|ono to be killed.

p e b

925. Nel Bantu -pa forma dei verbi denominativi che indicano
l'essere o il divenire, cioè sono intransitivi : Pedi φou-φa-la
essere cieco, βoi-φa temere, Suah. ogo-pa id. (u-oga XIV timore),
nene-pa diventar forte, Her. δandu-pa diventar giovane, poϑu-pa-ra
essere cieco, Konde elu-pha diventar bianco, thungulu-pha
essere mentitore, mentire, Sango gosi-pa invecchiare (mu-gosi uomo),
nyangu-pa farsi veloce, affrettarsi.

Dal Bantu kalẹ ‘acuto, amaro o acido, forte, feroce, adirato’
(Sandeh karé nemico) deriva kalẹ-pa ‘adirarsi’ che ha numerose
corrispondenze : I Kanuri kalibi = Teda galfi (carboni) ardenti,
732Vei kerefe pepe, II Hausa kálifi e ḳarfe ferro, ḳarfī forza, Arabo
ḥalīf acuto, Sir. ḥarīpā id., IV Greco χαλεπό-ς collerico, molesto,
Gemi, s-karpa- acuto, VI Andam. Puch. kerep, Bale karepa-ič
astringent.

Col Konde elu-pha diventar bianco, Suah. eu-pe per *elu-pe
bianco, cfr. Greco ἀλω-φό-ς (Es.) bianco, Less. 175. Un altro aggettivo
di colore è Sotho e Cafro hlo-pe bianco, cfr. Hausa soa-fi-a
mattino, Arabo ṣå-bā oriente, ṣå-bā-ḥ mattino (ṣu-b-ḥ aurorae
prima lux), Avestico sa-va-h- n. mattino, oriente, ma III Varkun
c̣u-ba Chürk. c̣u-va bianco. Abbiamo p > b > v, ciò che rende
difficile distinguere da -p il suffisso -b, di cui ora diremo.

926. Nel Basa -ba forma il passivo e così pure -ḥe nel Duala,
per es. dipa-be venir battuto. Si tratta evidentemente del verbo
ba ‘venire, divenire, essere’ di Less. 368. La formazione è piuttosto
rara nelle lingue bantu. Ecco alcuni esempi : Bantu a-ta-ba
ed ẹ-ta-ba rispondere (cfr. ẹ-tẹ-ka id.), Pedi tzʼẹ-βa acc. a i-tzʼẹ
sapere, Her. koko-βa-ra krumm sein, Konde olo-βa weich werden.

Tuttavia la formazione è antichissima. Accanto al Bantu ta-ma
stare (Duala te-me — IX Tupi te-me) abbiamo col medesimo significato
Bulu ta-be e Fan ta-ve = II Nuba tē-be stare, restare,
Arabo ϑa-bba consedit, -ϑa-ba-ta constitit = Hausa ta-ba-ta Pul
ta-ba-to rimanere, IV Sanscr. sthā-p-, a. Ted. sta-bē- starr werden,
VII Mon sta-p ritto (tā-u stare) ; Less. 211.

Con Subiya zi-ba e Ronga ti-ba per *di-ba ‘sapere’ cfr. II
Kafa arī-be essere esperto, VII Khasi ti-p e Melan. (N. Guinea)
di-ba, ri-pa conoscere, sapere. Fan e Jaunde ye-m = VII Mon
ti-m id. Tamil aRi-ba essi sanno, Vinson 117.

Con a-ta-ba ed ẹ-ta-ba ‘rispondere’ cfr. II Nama da-wa voltare,
ritornare, Hausa da-wo-i ritornare, Aram. tā-b rediit, Arabo
tā-ba convertit se, ϑā-ba rediit, V Osm. dä-vi-r Ciuv. ta-wë-rumwenden
(= Herero ita-βe-ra rispondere).

927. Nel Kafa -be forma lo statico, categoria vitale che denota
un'azione o stato duraturo, per es. ime dare (momentaneamente) :
im-be donare, rilasciare durevolmente. Si distinguono due tipi :

hame andare : ham-be essere in viaggio, kame contare : kam-be
essere ricco, ḳaye rimanere : ḳay-be essere dimorante, ye dire :
yi-be tenere un discorso, yíte-be da yite battere, ḳaǧi-be essere
maturo, cotto — aynḗ-be essere in lutto, biyḗ-be essere ammalato,
karḗ-be essere litigioso, tumḗ-be essere oscuro, ganḗ-be commerciare,
gedḗ-be essere attivo.

Astratti corrispondenti sono im-bo dono, arī-bo cognizione,
šiṭḗ-bo rancore, ecc.733

Anche il Nuba ha uno stativo formato col suffisso KD. -bū
(cfr. Kafa -bō) M. -fī, per es. nog-bu M. nogá-fi to be going,
oddi-bu M. odda-fi essere sofferente, aminḗ-bu M. amina-fi essere
credente, kus- aperire : kus-bu M. kusa-fi patere.

Nel Semitico si trova -b come « determinativo », per es. Arabo
ḳaru-ba he was (became) near, Ebr. ḳarḗ-b avvicinarsi ; cfr. Bilin
gōr vicino.

VIII Gurung sa-ba buono, kro-ba caldo, mī-va maturo, Murmi
kam-ba amaro, le-pa caldo, Tib. dro-ba essere caldo, caldo, ecc.

928. Nel Galla il causativo ha talvolta -f in luogo di -s, e
non pare che si tratti di una variante fonetica, come vuole Praetorius
pag. 137 ; per es. afēl per *alē-f : Afar-S. alay-s cuocere,
(h)afu-f = Som. afū-f : Saho hafū-s soffiare, bitin-f e bitin-s
disperdere, ebi-f ed ebi-s benedire, kurrū-f e kori-s russare, ecc.
Le forme riflessive e passive del causativo hanno più spesso f
che s, per es. ǧilb-ā ginocchio : ǧilb-i-fa-t inginocchiarsi, hark-i-s
tirare : hark-i-fa-m venir tirato, ḍi-s lasciare : ḍi-fa-m venir rilasciato.
Accanto a haṭi-sō starnuto abbiamo haṭi-fa-t starnutare,
cfr. Saho handi-fō starnuto, handi-fi-t starnutare (una forma simile
è Ufiomi in-fi-t schneuzen). Anche il Sandeh ha mu-si-pḁ, starnutare.
Dunque f non deriva da s e il significato causativo è dato
dallo -i- che precede.

Una forma causativa con -i-f si trova anche nel Brahui, per
es. kun-if- far mangiare, bin-if far udire, tiχ-if- far collocare,
bar-if- far venire, kar-if- far fare, kah- morire : kas-(i)f- uccidere,
ḍakk- to hide : ḍakk-if- to cause to be hidden, pār-if- to
make to speak, to cause to be said. I perfetti sono in -i-fē.

Che la labiale non sia caratteristica del causativo appare dal
fatto che nel Tamil essa è comune anche al futuro :

tableau fut. | dirò | farò | imparerò | caus.

Accanto a naḍa-kka camminare il Tamil ha naḍa-ppa id.,
donde il causativo naḍa-pp-i-kka, che nel Telugu è naḍi-p-i-nča
formato come pili-p-i-nča invitare da pilu-ču chiamare. Forme
nominali : Tamil maRa-ppu Telugu maRa-pu forgetfulness, Tam.
tiRa-ppu Tel. teRa-pa apertura.

Nel Tulu il suffisso labiale trovasi anche nel presente, per
es. maḷ-pu fut. e maḷ-pu-vn pres. fare, sei-vu fut. e sei-pu pres.
morire, paru-vu fut. e par-pu pres. bere. Cfr. Finnico sā-pi egli
riceve, sā-va-t essi ricevono, Vepso anda-ba essi danno, Lapp. S.
lokke-be-t voi leggete, ecc.734

929. L' elemento -p nei causativi ha una grande diffusione.

1. In III io trovo Lazo wo-gna-re so : wo-gna-pa-re faccio
sapere, gna-pe-ri noto. — Kürino tha-ḥ- krank werden : tha-w-
krank machen.

2. In IV forme come Sanscr. sthā-p-áya-ti caus. di sthā- stare,
part. sthā-pi-tá- (cfr. sthā-vi-ra-) : Lit. stā-pī-ti- rifl. star quieto,
a. Ted. sta-bē- starr werden. Cioè il -p e un « determinativo », di
cui ecco altri esempi : Indoeur. tre-p- in Lat. trepidus e Slavo
trepetŭ tremor ; dre-p- in Gr. δρέπω recido, δρέπανον falce ; kle-p-
in Lat. clepo Greco κλέπτω Got. hlifa rubo ; sne-p- bagnare, ser-p-
serpere, ecc.

3. Nelle lingue ugrofinniche -p forma dei verbi di significato
momentaneo o incoativo, per es. Vogulo masə-p- indossare in
fretta, älə-p- uccidere di colpo, K. tunč- stare : tunče-p- fermarsi,
Magiaro āll- : ālla-p- id., ül- sedere : üle-p- subsidere, tele-psubsidere,
considere, hara-p- mordere, sör-pö-l- e hör-pö-l- sorbere.
Nomi corrispondenti sono, per es., Vogulo šagre-p (tagliare)
*tagliente > scure, min-pä andante, juont- cucire : juonte-p ago,
K. vove-p invocante, Ostj. pēlï-p *pungente > pungiglione, spino,
lankï-p coperchio, a. Finn. käü-pä andante, Vepso anda-b(a) dante,
tege-b faciente, elä-b vivente, Finn. anta-va dante, itke-vä piangente,
Eston. jöge-va- scorrente (= Sanscr. yah-vá- id.) ; Vog. tē-p
il mangiare > cibo, Ostjaco palta-p timore, Mordv. erä-f vita,
cfr. IV Lit. dár-ba lavoro ; Vogulo χol-p morto, Mordv. pona-f
intrecciato, pal-f gelato, cfr. IV Celtico mar-b e mar-w morto.
Denominativo : Finnico liha-va carnoso, vere-vä sanguinoso, cfr.
Sanscr. kēša-vá- fornito di lunghi capelli, pad-vā-n che ha piedi,
Georg. c̣qlo-va-ni acquoso. Da basi in -p derivano i causativi come
Magiaro ālla-pī-t- stabilire da ālla-p- (cfr. ālla-pa-t e ālla-po-t
status, conditio, e per -pī-t- il Lit. stā-pī-ti- quietare), čilla-po-d-
sedari : čilla-pī-t- sedare, Vog. pili- temere : pile-p-t- spaventare,
Ostjaco kerï- fallen : kerï-p-t- fällen. Anche nel Samojedo : Ostj.
ǖde-p-ta-, Tav. bedeʼ-b-leʼ-, Jur. jide-b-tje- tränken.

Nelle lingue altaiche troviamo -p -b come « determinativo »,
per es. Mong. gil-be- splendere, scintillare, Osm. kyr-p- tagliare.
Osm. -p (scritto -b) gerundio dell'azione compiuta rispetto al verbo
principale, per es. geli-p gider venuto va > viene e va, geli-p
gitti
è venuto e andato, jazu-p avendo scritto, olu-p (Ciag. bolu-b)
essendo, Turco or. barï-b andato, barïb-sïn tu sei andato, ecc.
Mong. -ba e -ba-i -be-i o -be in forme di preterito o di perfetto ;
cfr. Aimak uku-ba morte. Mangiu -fi intrans, -pi gerundio del
passato : ara-fi avendo scritto, elde-pi avendo brillato.735

4. Nel Bahing « every verb can be made causative by adding
pāto, do », per es. ǧū-pā-to cause him to eat. Chutiya lare-i do :
lari-pā-i faccio dare, Rangkhol en vedere : en-pē-ro mostrare (cfr.
Empeo pē-ra ‘dare’ che posposto all'infinito forma il causativo),
Purum ron-pi-so he caused to be carried, ecc. Forme nominali :
Maring ūm-bi striking, oi-bi being, čā-bi going, Vayu toʼ-vi martello,
pō-vi a maker, Bahing gik-ba born, child. Tib. -pa e -ba
participi e infiniti, per es. r-god-pa ridere, dro-ba essere caldo
(anche ‘caldo’) ; cfr. thigs-pa e thigs-po goccia. Diverso deve
essere il suffisso -pa -po maschile contrapposto a -ma -mo femminile
(in origine padre : madre ?).

5. Nutka caus. -a-p, per -es. eʼqs-a-p far gridare. Caribico
caus. -pa -po : Tarn. yene-ri vedere : yene-po-ri far vedere, Accawai
eygama-po far dire, domandare. Le forme nominali sono numerose,
ma non tutte probabilmente della medesima origine (cfr. il Tibetano) :
Jucaghiro ańe-bo-i ziehend, Zoque hui-pa compratore, pit-pa
legatore, Mixe maiat-pa amante, Miwok -pe dial. -a-pi, Maidu
hompaito-pe a fighter, Mucik funo-pä-k colui che mangia, Tupi
o-juka-ba-e colui che uccide, uccisore, Araucano zugu-fo-e parlatore
(cfr. Juc. -bo-i), Jagan tūpuš-wa seminatore.

930. Sarà utile raccogliere ora le principali forme ampliate.

III Georg. c̣qlo-vani acquoso. — IV Sanscr. pát-van- volante,
vid-vān (voc. vid-van) che sa, dā-ván-ē = Greco cipr. δο-Fεν-αι
zu geben ; pad-vān fornito di piedi. — V Magiaro ele-ven vivente,
orot-vāń dissodante il terreno, tanīt-vāń che viene istruito, discepolo,
kele-vēń tumore ; Vog. taj-pen conveniente. Turco or. barï-ban
andando. — VI Tamil e Mal. -ppān -bān -vān part. fut. : Tamil
naḍa-ppān da naḍa- camminare, uṇ-bān da uṇ- mangiare, varu-vān
da varu- venire. Tamil šey-da-van gemacht habend, cfr. Sanscr.
kṛ-tá-vān id. (Tamil šey-du having done = Sanscr. kṛ-tá- id.).
— VIII Lepcia zo-bān having eaten.

IV Greco είδ-ότ- da *veid-vót- che ha veduto -> che sa (Got.
vīt-vōd- testimone). — V Jacutico -pit -bit ecc., per es. bïs-pït
che ha tagliato. Mordv. makso-vt dato (cfr. udo- dormire : udo-vto-
addormentare), Finnico antan-ut obl. -uhe- ed -ehe- id., Magiaro
halo-tt (acc. a hol-t) mortuus, prob. *halo-v(o)t.

931. In VII, VIII e IX abbiamo p- con valore causativo.

1. Formosa pa-ita far vedere, Nabaloi pa-bunu far uccidere,
Bugi pa-pole far venire, Tar. pa-akan far mangiare, Kambera
pa-laku far andare, Angkola (Sumatra) pa-uli far bello, Mentaway
pa-kom far mangiare, Hova mam-pa-turi far dormlre. Melanesia
va-, N. Guinea pa- ba- va- ecc.736

Khasi ǧia to hap : py-ǧia nutrire, by-sa per *py-sa id. Comunemente
py-n- (dial. Lyngam pa-n-), per es. pyn-šim far prendere.
Mon p-tim far sapere, Khmer p-riën far imparare, insegnare.

Composto con ka- (Kiriwina e Micr. ka- caus.) è Makassar
pa-ka-, Figi va-ka-, Mota va-γa-, Pol. fa-ka- ecc., per es. Mak.
paka-lompo ingrandire, Figi vaka-mbula lebendig machen.

2. Mikir pe-thi far morire, uccidere (= VII pa-tay id.),
pe-čō dar da mangiare, pe-tàng far finire, i-ngrum essere riunito :
pà-ngrum riunire, vèrdèt be lost : pī-vèrdèt destroy, Sema pi-,
Anal pa- e Hiroi-L. po- trans., Kaciari džen unterliegen : pʼe-džen
unterwerfen, rọng imparare : pʼọ-rọng insegnare, pʼa-khra gestreift
= Tib. b-kra-ba bunt.

3. Ciapaneco la-wʽi morire : pa-wʽi uccidere, pa-te far scendere ;
a-rikame bello : po-rikame abbellire, letame battere : po-relame
battere spesso, flagellare. Cibcia šike-n diventar secco : b-šike
seccare, ni̥ essere davant : m-ni̥ per *b-ni̥ porre davanti ; b-to
zerbrechen (intens.). Kariri pe-buaga far peccare, pe-dzikié far
tacere, podzo svegliarsi : pe-podzo svegliare.

932. Da p- conviene distinguere b- che nelle lingue dell'Indonesia
dà al verbo per lo più significato intransitivo o passivo.
Nel Dayak e Sumbawar ba- è vitale, per es. ba-langan andare,
ba-rari correr via. Altrove esempi isolati : Bisaya ba-igad to
scrape, Mak. ba-loliʼ to rull up, Sund. ba-gĕnah to be happy,
Mentaway ba-liyu to fill, Hova wa-wenti to be massive.

Tuttavia si noti che nel Khasi e nel Mon b- sembra spesso
sostituire p- per ragioni fonetiche. Già abbiamo visto il Khasi
by-sa nutrire. Identico è il Mon b-ča, e nel Mon troviamo gêt
umdrehen : b-gêt umdrehen lassen accanto a get sich drehen : p-get
umdrehen, poi b-gū far piovere, b-dōm far cadere, ecc.

Kaciari bo-long wanken, bo-klop- erheben, bu-dru schleppen.
Birmano ba- con funzione incerta.

933. Conchiudendo possiamo ritenere per certo che il pa- del
causativo s'identifica con pa ‘fare’ del Mon, cfr. VIII Dhimal
pā-li e Birm. p-ru id., Vayu pi-ng fare, cagionare, Cinese
(preposto) cagionare. Naturalmente identico è il suffisso -p del
causativo e anche -pa del Bantu. Qui pa significa ‘dare’ (Less. 331),
ma io ritengo che il pa ‘fare’ non sia punto diverso per la sua
origine. Certo è che le forme indocinesi del verbo ‘dare’ corrispondono
bene a quelle del verbo ‘fare’ : Hallam pe-ro dare
(I Bena pe-ra id.) = Birm. p-ru fare, Balali pi-ngā hergeben
= Vayu pi-ng fare, ecc. Anche nell'Indoeuropeo dō- dare ha
spesso significato simile a dhē- porre, fare.737

m

934. Nel Bantu -a-ma forma lo stativo, che indica un modo
di stare o un atteggiamento del corpo. Pedi ala distendere :
ala-ma covare, Sotho hlana-ma coucher sur le dos, rapa-ma être
en pente, Suah. ina-ma sich neigen, Ganda vuna-ma se pencher,
Herero pika-ma schief stehen, henda-ma schräg stehen, Konde
phinga-ma id., ṣula-ma sich beugen, fuga-ma inginocchiarsi,
Sango fiha-ma appiattarsi.

Evidentemente -ma è il verbo ma ‘stare’ di Less. 413. Il
Kamba ne forma ma-ma giacere.

Si trova anche -ma aggiunto a temi non in -a, per es. Kulia
hu-ma da *pọ-ma trocken sein, gwe-ma assalire (B. gọa cadere),
Hehe koṅo-ma essere riuniti, Duala tongo-me schief stehen. Con
funzione non chiara, ma con significato intransitivo : B. tete-ma
e tọtọ-ma tremare, Konde khulu-ma e lundu-ma, tuonare, B. li-ma
spegnersi, Pedi phaḷi-ma risplendere, Herero jau-ma essere in
bisogno, pai-ma essere diligente.

Dallo stativo si sviluppa facilmente il passivo. Nel Pul -ma è
passivo : mi lilā-ma io vengo inviato, mi lilī-m-a io venni inviato.
Cfr. lilu-ma ambasceria. E astratti verbali intransitivi si trovano
pure nelle lingue Mande, per es. Dyula taγa andare : taγa-ma
il viaggiare, viaggio, Malinke ko dire : ku-ma parlare, parola.
Cfr. gli aggettivi intransitivi come Dyula fi-ma nero, gbe-ma bianco.

935. Allo stativo in -ama del Bantu e al passivo in -āma
del Pul corrisponde nel Galla -am con significato passivo, per es.
arga-m esser veduto, bana-m venire aperto. Somali gobla-n venir
derubato (góbla-ma io vengo derubato), dila-n venire ucciso, fuga-n
venire allontanato. Begia wuʼā-m venir chiamato, abāba-m essere
disprezzato, rifl. fiḍa-m sich schneuzen. Dopo y si trova -im in
luogo di -am, per es. kilōyi-m venire arrostito. E lo Afar-Saho
ha sempre -im, per es. abi-m esser fatto, kori-m essere cavalcato.
Questo -i-m corrisponde a -e-me o -i-me del perfetto bantu.

Il significato riflessivo che ha spesso il Begia (yewāš essere
sporco : yewāš-am sporcarsi) si trova talvolta anche nel Galla :
ega-m sich hüten. Si confronti il significato incoativo in Begia
erā-m diventar bianco, adarō-m diventar rosso, Galla garo-m
diventar bello.

Poi vengono le forme nominali. Nel Galla da ḳal ammazzare
si forma il passivo ḳala-m e di qui ḳal-mā per *ḳala-mā vittima.
Poi il suffisso nominale si rese indipendente.738

Barea wone-mo veniente, nese-mo aufstehend, härene-mo scegliente.
— Kafa ḳáṭi-mo spaccato ; gī-mo tramonto, ma-mo il
mangiare, áki-mo potente. — Galla ḳal-mā vittima, erga-mā
invio, bīta-mā possesso, mūda-mā molestia.

936. Cec. -a-m Thusch -o-m per nomi astratti : Cec. thieša-m
Thusch thešo-m fede, Cec. bieχa-m vendetta, thuola-m vittoria,
Thusch talo-m cura.

Georg. s-ma da *su-má il bere, pres. swa-m tu bevi, swe-m
nell'imperfetto swem-di tu bevevi (Bantu -a-ma perf. -e-me) ; inf.
sχ-ma da *sχa-má versare, cfr. v-sχa-m da *v-sχá-ma io verso ;
dgo-ma stare, č̣a-ma mangiare, ecc. ; v-naχa-m io vedo, v-tse-m
io do, v-i-ndo-m io voglio.

937. Per l'Indoeuropeo si devono citare anzitutto i participi
passivi come a. Slavo vezo-mŭ qui vehitur, znāje-mŭ che è conosciuto,
χvālī-mŭ che è lodato, Lit. veža-ma- gefahren werdend,
fahrbar, Albanese G. blˈē-m comprato, ϑüe-m rotto, bā-m fatto.
In forma ampliata -meno-, ecc.

Affini sono gli aggettivi come Greco ϑερ-μό-ς riscaldato >
caldo. Poi vengono i numerosi astratti verbali come Gr. φλογ-μό-ς
incendio, λι-μό-ς fame, λοι-μό-ς peste, τόρ-μο-ς da *τορ-μό-ς forato
> foro, ὁρ-μή impeto, ἄνε-μο-ς soffio > vento, Latino ani-mo- e
ani-ma, fā-ma ecc., ampliato rū-mo-r, Lituano sakī-ma- il dire,
sukì-ma- il torcere.

938. Anche per l'Ugrofinnico si devono citare anzitutto i participi
passivi come Finn. anta-ma dato, teke-mä fatto, Mordv. M.
vanï-ma o vano-ma protetto, Cerem. S. ru-mo zappato, M. pu-ma
dato, näle-mä preso, Sirj. kerö-m factum, Votj. kule-m morto,
Ostj. χalï-m id., kaurï-m cotto, caldo, I. pane-m posto, mene-m
andato, Vogulo mine-m id., isi-m riscaldato > caldo, Lappone S.
jabma-m morto (jabme-m il morire, morte), dial. jamo-ma id.,
pūvu-ma ucciso, F. goddu-m id.

Poi vengono gli astratti come Finn. kuole-ma morte, elä-mä
vita, Mordv. udo-mo M. udo-ma sonno, sala-ma furto, Cerem. S.
jomdar-mo perdita, M. kar-ma il mangiare, Sirj. munö-m l'andare,
Ostj. ūlï-m sonno, ulï-m l'essere, il vivere, Lapp. jabme-m morte,
ode-m il dormire, il sonno, Mag. ālo-m, āl-mo- sonno.

Osm. jaz-má lo scritto, lo scrivere, dondur-má das gefrorne,
bas-má il premere, ol-má = Finn. ole-ma essere, sev-mé l'amare,
gel-mé il venire, git-mé l'andare. Di qui l'infinito : jaz-ma-k
scrivere, sev-me-k amare ; cfr. Mongolo χoli-ma-k mescolanza,
χagur-ma-k inganno. — Osmanli ölü-m morte (: ölü morto, öl-
morire), alï-m compera, atï-m getto, iči-m bevanda, Jac. külü-m
739sorriso, buo-m impedimento, Orkhon kädi-m vestimento ; Mongolo
bari-m das greifen, erči-m torsione. — Mong. unu-ma-i cavalcando,
χele-me-i dicendo, Mangiu ara-me scrivente, scrivendo,
scrivere, lo scrivere, Tung. ana-mi urtando.

I verbi deverbali con -m sono nell'Ugrofinnico momentanei :
Ostjaco kavïr-ma- cominciare a bollire, χugol-ma- correr via,
serï-m- ferirsi, āl- portare : ālï-m- sollevare, Vogulo pil- temere :
pil-m- spaventarsi, sälji-m- sputare una volta, Sirj. töd- sapere :
töd-mï- apprendere, zer-mï- piovere, Cer. M. pečke-m- tenebrescere.
Conformemente a ciò i denominativi hanno significato incoativo :
Ostj. ēnï-m- diventar grande, Vog. jäni-m- id., ńar-m- diventar
calvo, Sirj. koś-mï- Votj. kuaś-mï- div. secco, Mordv. akšï-mï-
div. bianco, Cer. oše-m- id., šonge-m- senescere. Concorda esattamente
il Giapponese : kuro-mi div. nero, taka-mi div. alto, nuku-mi
div. caldo, maro-mi div. rotondo. Cfr. II Begia erā-m div. bianco.

939. Per VI citeremo i nomi astratti come Tamil karu-mei
nerezza, kaḍu-mei amarezza, paśu-mei verdeur (paśu e paśu-m
verde), veṇ-mei per *veḷ-mei bianchezza. Anche astratti verbali,
per es. poRu to bear : poRu-mei patience, irā-mei the not being.
Mal. -ma, Can. -me, Tel. -mi.

Khambu kera-m to beat, ker-mā beating, Limbu khō-mā trovare,
kho-mā sollevare, Yakha wa-mā vivere, čuk-mā fare, mok-mā
battere, ča-mā cibo, Kanawari rogī-m to feed, bī-m to go, Kanashi
yang-m vivere, la-mi-z to wear, Darmiya ğa-mō mangiare, Ciaud.
sai-m strike, ranga-m to sell, Tib. thigs-ma goccia, gad-mo il
ridere, riso, gor-mo rotondo.

940. Molto interessante è il seguente suffisso composto.

I Bantu -mana perf. -mene stativo-reciproco. — III Elamico
inf. -mana. — IV Greco δό-μεν dare, dat. δό-μεν-αι =- Sanscr.
dāi-man-ē zu geben, dā-man- n. il dare, dā-mán- m. dono, datore.
Participio medio-passivo Sanscrito bhára-māṇa-, Av. -mana- e
-mna- , Greco φερό-μενο-ς (: inf. att. φερέ-μεν-αι), senza -o- per es.
ἱ-στά-μενο-ς cfr. στά-μνο-ς Krug, βέλε-μνο-ν proiettile, Pruss. -mana.
— V Estonico luge-mine il leggere ; Mag. tudo-māń il sapere,
scienza, tēte-mēń azione (cfr. Slavo plā-menĭ fiamma) ; Turco ög-män
collezione. Tunguso ger. pres. in -mmin e -mni-n. — VI
Malay. uṇ-mān part. fut. di uṇ- mangiare, kāṇ-mān visurus. —
VIII Bunan dod-men to meet, phya-men to speak, tib-men struck,
za-men food ; Tipura thang-māni going, kama-māni having been
lost, ča-māni eatable things, masa-māni the act of dancing (cfr.
Magiaro -māń) ; Magari si-mane was dead, ra-mne he comes,
nakdi-mne transgressed, o-mine he is sitting (probabilmente =
740Arabo ʻa-mina he remained, Less. 168), kulag ngu-mone where
do you live ?

941. Veniamo al prefisso. 1. Nello Afar-Saho m- forma il
passivo dei verbi forti : m-bala esser veduto, n-gadafa per m-
essere ucciso. Nei verbi forti del Begia m- forma il cooperativo
(che presso i Bisciari e gli Halenga conserva spesso il significato
passivo) e il reciproco. Esempi di cooperativo sono regig scacciare :
m-ragāg aiutare a scacciare, dir uccidere : mō-dār (anche amō-),
intens. bāḍen dimenticare : mē-bḍān dimenticare insieme. Il reciproco
ha un raddoppiamento : m-de-dār uccidersi l'un l'altro,
mō-ṭe-ṭāb bastonarsi l'un l'altro.

In tutti i dialetti berberi m- forma il passivo, il quale serve
anche per il reciproco eccetto che nel Tamasceq, ove si usa eni-m-.
Spesso la forma del prefisso è mi- (cfr. Begia mē-). Nefusa m-zun
esser diviso, Ahaggar m-ekš esser mangiato, a-ker rubare : mi-ker
essere rubato, Wargla a-tef entrare : mi-u-tef, Tuat e Gurara enγ
uccidere : m-enγ combattere.

Nel Semitico m- del passivo si trova, almeno in parte, nei
participi e in altre forme nominali ; cfr. Tamasceq i-m-sua egli
(è) bevuto, i-m-ekša egli (è) mangiato. Lo stesso dicasi di m-
del Georgiano.

2. Nelle lingue dell'Indonesia ma- è intransitivo-passivo, per
es. Tagala sira annientare : ma-sira perire, bali rumpere : ma-bali
rumpi, Form, ma-baχas trocken sein, ma-kabol essere adirato,
Batt. ma-bugaṅ essere ferito, ma-rara essere rosso, Bontok ma-suyep
dormire, ma-oto essere cotto, Bunku ma-haki essere malato,
Mentaway ma-loto to be afraid, Malg. ma-tahutră temere. Nel
Malgascio anche mi-, per es. mi-drese besiegt werden, mi-hanatsă
imparare, mi-vuri abbondare.

Mota wora asunder : ma-wora broken, Lepersʼ I. hare to tear :
ma-hare torn, Araga ma-hera, Wango ma-kari, Mota ma-sare, id.
Saa ma-oi broken Motu ma-kohi, Pan. ma-gabum id. Cfr. Maori
hora to spread out : ma-hora spread out, hore to peel : ma-hore
peeled, Samoa sa-saʼa to spill : ma-saʼa spilt, li-ligi to pour :
ma-ligi spilt.

Poi ma- divenne prefisso di aggettivi : Inivatan (Fil.) ma-pia
Ponos. ma-piha buono, Kawi ma-putih bianco, Toba ma-timbo
alto, Form, ma-takot pauroso, Malg. ma-lutu sporco ; Mota ma-vinvin
thin, ma-toltol thick.

3. Singpho má-nam intrans, odorare = Tibetano m-nam- Ao
me-nem id., má-gō curvo, má-rū rumore (inverso di I Sukuma
ru-ma rumoreggiare, Lat. rū-mo-r), Kaciari ma-blīp- lampeggiare,
741m-udū- dormire. Tibetano ã- prefisso del verbo intransitivo,
pag. 159, 457 ecc.

4. Da questo prefisso conviene distinguere Indon. ma-n- transitivo
e Aimol (VIII) ma- ma-n- causativo.

La flessione del verbo

942. Poiché il soggetto della proposizione per legge naturale
(§ 263 e 327) precede il predicato, la maniera più antica e più
diffusa di coniugare il verbo è per mezzo di prefissi pronominali.
Nella coniugazione prefiggente, infatti, noi troviamo un vasto
accordo che apparirebbe anche maggiore, ove si estendesse l'uso
di scrivere i pronomi preverbali uniti al verbo. Nella seguente
raccolta non si tien conto della distinzione seriore del singolare
e plurale.

Prima persona.

I Congo y-a-yenda io andai, Egbele i-gem, Temne i-sel io
rido, Umale y-ayo io bevo ; II Bosch. Seroa i-kega io dico, Tʼkham
ī-||nē noi mostriamo, Wandala y-e-zā io mangio (Songhai e-koī
vado), Afar-S. í-ktibä io scrissi ; VII Mafoor y-aois io parlo,
y-a-mnaf io odo, Marshall i-manga io mangio, Mortlock i-a-rang
io udii, Satawal i-voiri io ho veduto ; IX Chiquito i-tomoe-ka io
lego (anche y-a- e y-u-).

II Logone u-zum io mangio, w-o-ngō io vedo, Kanuri dial.
u-pangi io odo, Buduma w-a-hangë id., Assiro u-kaššad ecc. ;
III Georg. w-a-r io sono, w-c̣er e w-a-c̣er io scrivo ; VII Florida
u-mbosa io parlo, Saparua w-a- ; IX Dakota w-a-kaška io lego.

I Bulom a-moei io vengo, Yula a-tua id., Kasm a-kuya io
piango ; II Songhai a-go-koī vado : a-si-koī non vado (= 3a sing.),
Masai a-suǧ io seguo, Begia a-dír io ho ucciso, Arabo á-ḳtulu
io uccido ; VII Sesake a-pise io insegno, a-poka io battei ; IX
Ciachta a-h-nuse io non dormo, Tupi a-yukā io uccido.

I Kaguru ni-langa, Suah. ni-ona io vedo, Ganda n-a-labba id.,
Vei n-do io dico, n-a-dže io vedo ; II Kunama n-a- io, Sem. n-a-
noi ; III Basco bisc. n-a-bila je marche, impf. n-e- pag. 135 ;
VII Karkar n-sel io rido (cfr. I Temne i-sel id.), Motu n-a-dibamu
io conosco, Maewo ne- e -n-a- ecc. ; IX Tsimshian e Cinuk n-,
Azteco ni-nemi io vivo, Chiquito ń-a- e ń-u- io.

I Bantu tọ- e tẹ- noi, Tonga tu-bona e tu-a-bona noi vediamo,
Cafro si-bona e s-a-bona id., Temne s-ḁ-gbal noi scriviamo ; II
Seroa si-tanga noi amiamo, Teda te- sing. e plur. ; III Abchazo
742sy-blueit io brucio, Kab. s- e s-o- io, Circasso te noi ; VII Gilbert
ti-mate noi moriamo, Melan. ti- tu- e t-a- noi incl., per es. Motu
t-a-dibamu noi conosciamo ; IX Irochese ti-a-tkahtos du. e teu-a-tkahtos
pl. noi (incl.) vediamo, Azteco ti-nemī noi viviamo, Mazahua
ti-nuu io vedo : ti-nuu-χi noi vediamo.

Seconda persona.

I Tonga u-bona e u-a-bona tu vedi, Ganda o-labba id., Vei
wu-ro voi dite, wo-a-dže voi vedete, Umale w-ayo tu bevi ; II
T'kam ū-||nē voi mostrate ; III Abchazo u-blueit tu bruci, Kab. u-
e u-o- tu ; VII Mortlock o-te-nuokus non temere, Karkar o-sel
o u-sel tu ridi, Wango o-tahi tu vivi, Ulawa o-lae tu vai, Mafoor
w-a-mnaf tu odi ; IX Chontal o- tu.

Terza persona.

I Bantu a-bona egli vede, a-bone che egli veda, Vei a-ro
egli dice, Serer a-feχa egli ama ; II Songhai a-koī egli va, Logone
a-ngō egli vede, Wandala a-nā id., Muzuk a-dara egli ama ;
VII Wango a-tahi egli vive.

I Bantu y-a-bona egli vede ; II Songhai i-koī essi vanno,
Muzuk e-diri essi amano, Teda ye-tēdi egli va, Hausa y-a-ba egli
dà, Arabo y-a-ḳtulu egli uccide ; III Abchazo i-blueit egli brucia,
Kab. ye-thlaghŭ egli vede, y-a-thlaghŭ essi vedono, Shaps. i-
egli ; VII Karkar i-sel egli ride, Mafoor i-mnaf egli ode, Marshall
e-manga egli mangia, Gilbert e-matu egli dorme, Sesake e-pati
egli fa ; IX Walawala i-timaša egli scrive, Ciachta i-k-nuse egli
non dorme, Kiriri i-koto egli taglia.

I Tonga u-bona, Ciuana ọ-bona egli vede, Bantu w-a-bona id.,
Bulom u-gbal Temne o-gbal egli scrive ; VI Galela wo-, Monumbo
u-, Val man v(o)- f. ; VII Sesake u- egli, per es. u-masau noai
egli desidera acqua ; IX Tupi o-yukā egli uccide, essi uccidono.

943. Coniugazione esclusivamente, suffiggente si trova nell'Indoeuropeo,
Uraloaltaico e Dravidico, poi in lingue paleoasiatiche
(Jucaghiro, Ciukcio, Eschimo-Aleuto) e in pochissime lingue americane,
fra le quali il Kechua.

Per l'origine delle forme suffiggenti del Pul e Serer e del
Basco v. pag. 36 e 282.

Il gr. Camitosemitico è interessante perchè, mentre l'Egizio
e le lingue Agau col Galla hanno perduto la flessione prefiggente,
le forme suffiggenti si trovano in tutte le lingue camitosemitiche
propriamente dette, onde si può presumere che qui si possa scoprire
l'origine della flessione più recente. Nel Begia e Afar-Saho
i verbi si dividono in due classi, 1. primitivi o forti, 2. denominativi
o deboli. I verbi forti sono prefiggenti e hanno vocalismo
743variabile, i deboli sono su fuggenti e hanno vocalismo invariabile.
In realtà però la coniugazione sufíìggente è nata dall'unione del
tema col verbo a ‘dire, essere’ (Less. 434). Ora questo nello
Afar-Saho è prefiggente :

tableau impf. | noi | tu | ella | voi | egli | essi | perf. | cong. | ō | n-ō | t-ō | t-ō-n | y-ō | y-ō-n

L'elemento a ebbe nella formazione del linguaggio un uso
estesissimo. Come copula noi lo troviamo in I, II, III, VII e
altrove. Pron. 342. Come segno del genitivo è diffusissimo, U. 130.
Già conosciamo il prefisso e suffisso a. In Pron. 76 io affermai
che alle tre serie dei suffissi personali cuscitici corrispondono tre
identiche serie di prefissi, in altre parole il « verbo » a viene
usato anche come prefisso, cfr. le forme Bantu n-a-bona ‘io vedo’,
in cui -a- viene considerato quale « verbo ausiliare ».

944. Già in U. 135 io affermai che le tre serie cuscitiche
dei suffissi personali si trovano anche nell'Indoeuropeo, e in Pron.
121 segg. confermai questa tesi importantissima.

Greco οἶδ-α io so : Somali dig-a io pongo ; Greco οἶσ-ϑα tu sai,
Sanscr. ǧa-ǧán-tha e ǧa-ǧań-i-thá tu sei diventato : Som. ǧab-ta
radd. ǧa-ǧab-ta tu rompi, Galla erg-i-tā tu mandi, Begia dūr-ta
tu hai visitato — Lat. lēg-ī io ho letto, Sanscr. tu-tud-ḗ tutudi :
Som. dig-ai ho posto, Saho ab-ē ho fatto ; Sanscr. ča-kr-ḗ egli
ha fatto : Som. ǧab-ai radd. ǧa-ǧab-ai ha rotto, Saho ab-ē ha
fatto ; Lat. vīdis-tī hai veduto : Som. dig-tai hai posto, Saho ab-tē
hai fatto ; Greco δέ-δο-σαι hai dato : Som. ǧäb-ī-sai hai fatto rompere ;
Greco δέ-δο-ται egli o ella ha dato, Sanscr. ās-tē egli o ella
siede : Som. ǧab-tai radd. ǧa-ǧab-tai ella ha rotto — Indoeur.
cong. bher-ō, Got. ott. ber-au che io porti : Saho cong. ab-ō, coort.
ab-åw-ā che io faccia ; Lat. ī-tō va, vada, Sanscr. bhára-tu che
egli porti !, Got. bera-dau id. : Saho ab-tō che tu faccia, che ella
faccia ; Greco φέρε-το-ν du. che voi portiate : Saho ab-tō-n che
voi tacciate ; Greco φέρε-το ott. φέροι-το : Somali ǧab-to, ecc.

L'accordo fra l'Indoeuropeo e il Cuscitico è sorprendente. Si
aggiunga che il tema dell'ottativo bhero-ī- ha riscontro nel jussivo-coortativo
abṓ-i dello Afar-Saho (cfr. anche Pul raro-i pret. ‘per
vedere’, Brahui karo-ī obliged to do). Cfr. anche Vedico -t(h)ana
(per es. vada-thana voi parlate, Eteo -teni) = Begia -tāna voi.
La natura verbale delle desinenze Gr. -μην da m-ā-m e Sanscr.
-thās da th-ē-s appare evidente.744

945. Nelle lingue uraloaltaiche le tre serie non sono conservate
a cagione del dileguo delle vocali finali. Cfr. nell'Indoeur.
bhero-m, bhere-s, bhere-t. L'accordo fra IV e V è veramente
strettissimo (pag. 151).

Ostjaco pande-m io pongo, Votj. kulo-m io muoio, Mag. also-m
io dormo, Juraco mada-m io taglio, Tunguso ana-m io urto, Burj.
ala-na-m io uccido, Osm. jaz-dï-m io ho scritto : Indoeur. bhero-m,
Arm. bere-m io porto — a. Mag. vadj-mok noi siamo, Lapp. N.
månāi-mähk noi andammo, Finn. sano-mme noi diciamo, dial.
sai-ma ricevemmo, Votj. kuriśko-my noi preghiamo, Tav. -mi
noi due, -muʼ noi : Indoeur. bhero-mes e bhero-mos noi portiamo,
Sanscr. vid-má noi sappiamo, Lituano sùko-me, Arm. bere-mkh
noi portiamo — Ostj. pande-men noi due poniamo, Samoj. Ostj.
-men noi : Greco φέρο-μεν noi (noi due) portiamo — Burjato
alāsa-mda (anche -mdi) noi uccidemmo, Samoj. Ostj. -met, Jac.
-mit noi: Greco φερό-μεϑα, Sanscr. -mahi per -madhi — Jur.
-waʼ e -wat noi, Jen. -biʼ noi due, -baʼ noi, Ostj. -ut noi, Kam.
-wei -pei noi due, -waʼ -poʼ noi, Burj. alā-bda e alā-bdi noi
uccidevamo, Jac. bïsa-bït noi tagliamo : Sanscr. bhárā-vas noi due
portiamo, á-bharā-va noi due portavamo, medio -vahi per -vadhi.

Mag. vār-s tu aspetti, Burjato -tši -ši e -tš -š, per es. bi-š
tu sei : Indoeur. bhére-si tu porti, Latino fer-s, fī-s, a. Ted. bi-s
tu sei — Finn. mene-t tu vai, Jur. -t, Tung. -(n)-di : Greco οἶσ-ϑα,
Heteo -ti — Mag. vār-tok voi aspettate, kēr-tek voi pregate, Finn.
elä-tte voi vivete, Jur. -tiʼ voi due, -taʼ voi, Burj. alā-ta (anche -te)
voi uccidevate, Jac. bïsa-γï-t voi tagliate : Sanscr. bhára-tha,
Gr. φέρε-τε voi portate, Lat. fer-tis — Ostjaco S. pan-ten voi due
poneste, (essi due posero), voi poneste, men-ten voi due andaste :
Vedico -t(h)ana voi, Greco φέρε-τον voi due portate (essi due
portano), Heteo -ten voi. Per ‘essi’ cfr. Tung. -tin id.

La terza persona è di regola priva di suffisso personale, perciò
le concordanze sono poche. Tuttavia troviamo Kam. -te (-l) egli,
-tei essi due, -ten essi = Tung. -tin id., inoltre Ostjaco -t egli,
-ten essi due, per es. pane-t egli pose, I. pan-ten essi due posero.
Le rare forme con -s, come Eston. surek-se egli muore, ricordano
le forme georgiane come ašeneb-s egli fabbrica.

946. La coniugazione dravidica ha molteplici corrispondenze in
varie direzioni. Premetto alcuni paradimmi caratteristici. Kurukh :

tableau sing. | eska-n | io ruppi | eska-i | es'a-s | plur. | eska-m | incl. | eska-t | eska-r | es'a-r745

Cfr. Malto banda-h egli tirò, banda-ϑ ella, banda-r essi,
Brahui χanā-ṭ io vidi, χanā-s tu, χanā e χanā-k egli, χanā-n
noi, χanā-re voi, χanā-r essi.

tableau sing. | es'o-n | io romperò | plur. | es'o-m | incl. es'ō-t | es'o-e | es'o-r | es'ō-s | es'ō-r

Cfr. Malto ott. bando-n io, bando tu, bando-li egli, essa,
bando-m incl. -t noi, bando-r voi, essi, cong. neg. ád-l-o-n da áde
scegliere, ecc., Brahui χano-ṭ vedrò, χano-s tu, χano-e egli. Il
seguente paradimma di « presente indefinito » o potenziale (kunḗ-v
I may eat) appartiene al Brahui :

tableau sing. | χáni-v | kunḗ-v | plur. | χáni-n | kunḗ-n

Cfr. Malto bandi-n io tiro, bandi-h egli, bandi-ϑ ella, bandi-m
incl. -t noi, invece per il futuro bande-n io tirerò, bande-h egli,
bande-m incl. -t noi, bande-r voi, essi.

Nelle lingue australiane di Victoria (specie gr. Kulin) le desinenze
sono -a-n io, -a-r o -e-r tu, -a egli, -ur noi incl., -da-ng
escl., -(w)a-t voi, -ur o -a-na-t essi. Fra le lingue papuane il
Bogadjim ha forme come gilera-i io vado, gilera-s tu vai, egli
va, gilero-m noi andiamo, gilera-be-te voi andate, essi vanno.

Veniamo ora ad alcuni raffronti.

Brahui χani-v io vedo : Lapp. K. kulli-v io udii, Jur. mada-u
io taglio, Kam. -b -p io, Burj. alā-p io uccidevo — Canarese
māḍuttē-ve noi facciamo : Slavo bere-vē voi due portate, ecc. —
Drav. e Austr. -n io : II Begia dūra-n io visitai, Finn. sano-n
io dico (sta per -m) — Drav. e Papua -m noi : cfr. IV e V —
Brahui -ṭ io (cfr. Andam. Kede tu-ī Chariar tī-o io) : Sem. -tū
e -tī io, Basco -t id. (cfr. Brahui u-ṭ sono io : Basco -u-t ho io) —
Kurukh e Malto -t noi incl. : Indon. i-ta ecc. ‘noi’ incl.

Brahui χani-s tu vedi, kunḗ-s tu mangi : Indoeur. bhere-si
tu porti, Burjato bi-š tu sei — Kui -ti -di tu, īnu negg-āti tu
buono tu > tu sei buono (cfr. ānu negg-ānu io buono io > io sono
buono, II Chamir an miqā an io pastore io > io sono pastore) :
Finn. mene-t tu vai — Austr. -t e -wa-t voi, Bogadjim gilera-be-te
voi andate : Indoeur. bhere-te voi portate, Lappone S. adne-be-te
voi avete — Austr. -r tu, Dravidico -r -ri -re (Kudagu -ra) voi :
Juraco mada-r tu tagli, mada-riʼ voi due, mada-raʼ voi, II Bilin
wās-rē tu hai udito.746

Kurukh esʼa-s egli ruppe : Georg. ašeneb-s egli fabbrica —
Malto bandi-ϑ ella tira, Telugu konn-á-ḍu egli ha comperato,
konn-a-di ella, esso : Juraco mada-da egli taglia.

Può darsi che qua e là siano conservate tracce delle serie
cuscitiche, per es. in -ra -re -ru. Il Telugu ha kalugu-du-nu sono
(sarò) in grado : kaligi-ti-ni sono stato in grado, e il Canarese
ha una serie in -e accanto a quella in -u.

947. La coniugazione suffiggente dei « Complex Pronominalized
Languages » dello Himalaya è imperfettamente conosciuta,
ma presenta alcune forme assai interessanti. Già nel 1902, nella
prima Lettera a H. Schuchardt, io segnalavo questa notevole concordanza :

tableau berbero | -sw-i- | ho bevuto | hai bevuto | -sw-a | ha bevuto | georgiano

Ora si aggiunge il Kanawari coi temi tong-i- ho battuto, hai
battuto, tong-a ha battuto. Di più l'intero tóng-i-g,‘io ho battuto’
corrisponde al Berbero e-sw-i-γ ‘io ho bevuto’, e la forma del
plurale tong-i-č noi abbiamo battuto, voi avete battuto, è analoga
al Georg. w-ar-th noi siamo, χ-ar-th voi siete. Con -ē-, per es.
bi-ḗ-g andai, -n andasti, ecc. Molto interessante è anche il « verbo
sostantivo » del Kanawari :

tableau to-g | io sono | pl. | to-č | incl. | to-nmē | tē-g | io fui | tē-č | tē

Nel Manciati il perfetto è to-e-ga io fui, to-e-na tu, to-e egli,
io-e-ni noi, voi, to-e-re essi ; nel Ciamba è tō-i-g io, tō-i-n tu.
Tuttavia io non credo che il te- del Kanawari derivi da to-i- o
to-e-, poiché nel Ciamba accanto a radd. to-dō abbiamo ta
radd. ta-da, donde un perfetto ta-re- : prob. tē- deriva da *ta-i-,
cfr. mā i-g io non sono. Questo i-g è una forma preteritale, e
qui si scopre un mirabile accordo col « verbo negativo » ugrofinnico :

tableau sirjeno | o-g | io non sono | pret. | e-g | dial. | i-g | io non fui | o-n | o-d | e-n | i-n | o-z | e-z | i-z

Queste forme valgono anche per il plurale, per es. o-g set io
non do : o-g seta noi non diamo. Nel Votjaco il tema del passato
è ö- da *o-i-. Nel Ceremisso M. è conservato il primitivo a-
accanto a e- del congiuntivo, mentre il Finnico ha generalizzato
747e-, U. 138. Ora a me sembra fuori di dubbio che qui si hanno
forme corrispondenti ad ā, perf. ē, cong. ō del verbo ā ‘essere’
dello Afar-Saho. Cfr. Kanawari mā i-g ‘io non sono’, *mā i-n
‘tu non sei’ con m-i-n ‘non essere tu’ del Saho.

Conclusione

948. Come abbiamo osservato a pag. 3, il problema fondamentale
che si pose già F. Bopp, quello dell'origine delle forme
grammaticali, non poteva certo essere risolto coi soli dati forniti
dalle lingue indoeuropee. Soltanto la flessione propriamente detta,
cioè la declinazione e la coniugazione, è nella sua essenza abbastanza
chiara in ogni gruppo linguistico. Essa è di origine pronominale,
ciò che è senz'altro chiaro per il verbo (εἶ-μι andare-io = io vado).
I casi nascono generalmente dall'unione di posposizioni al nome,
e le posposizioni derivano di regola da voci dimostrative. Infine
noi sappiamo che le categorie nominali delle classi (genere) e del
numero hanno avuto origine dai pronomi. Resta unico problema
insoluto quello della pluralità delle radici dimostrative (e interrogative),
pluralità che sussiste tuttora in ogni gruppo linguistico.
Questo problema è connesso a quello delle classi nominali, come
dissi già in Pron. 351-354.

Tutte le rimanenti formazioni hanno avuto origine dal verbo.
Ma io credo che giammai, col solo studio delle lingue indoeuropee,
si sarebbe scoperta l'origine dei suffissi primari del nome. Quale
l'origine di -mo nel Greco ἄνε-μo-ς, di -ro nel Lat. scalp-ru-m,
di -ti nel Sanscr. sru-ti-, e così via ?

H. Moeller, Sem. und Indog. 2, osserva che ai « determinativi »
semitici -l -r -m -n corrispondono nell'Indoeuropeo i medesimi
elementi, ma con valore di suffissi formativi di temi nominali, non
verbali ; per es. Arabo naḳa-ra he bored, perforated : Sanscrito
nakha-rá- unghia. Lo stesso dicasi di -s e di Sem. -d = Indoeur.
-t e di altri elementi ; per es. Geez ẓansa-t concepit, gravida est :
Indoeuropeo giene-s- genus, Arabo ʻarada exortus est : Lat. or-to-
ortus. Così è in generale (però la terza consonante appare spesso
come un « determinativo » anche nell'Indoeuropeo, per es. tre-se-,
tre-pe- e tre-me- tremare) ; ma non regge la spiegazione data dal
Moeller, secondo il quale l'Indoeuropeo rappresenterebbe in questo
punto uno stadio più primitivo del Semitico, in cui la terza consonante
si sarebbe consolidata come radicale, alla guisa di -l nel
Francese roul-er (cioè rotul-āre da rotula diminutivo di rota).748

Le nostre indagini ci hanno dimostrato che, al contrario, il
Semitico è qui più arcaico dell'Indoeuropeo. Noi sappiamo che i
suffissi dei nomi deverbali derivano dai suffissi dei verbi deverbali,
e spesso se ne resero indipendenti. Così, per esempio, il Bantu
forma con ma ‘stare’ dei verbi stativi in -ma. A questi corrispondono
i passivi del Galla come ḳala-m- ‘essere ucciso’ da ḳal-
‘uccidere’. Ora da ḳala-m- deriva ḳal-mā ‘vittima’ e questo
nome, riferito direttamente a ḳal- ‘uccidere’, appare come formato
mediante un suffisso nominale (anziché verbale) -mā. In tal modo
si resero indipendenti molti suffissi che in origine appartenevano
a verbi derivati.

In generale possiamo dire che le consonanti dei suffissi nominali
indicano la classe del verbo e le vocali la categoria del nome
(pag. 251). Per l'Indoeuropeo i principali suffissi si possono classificare
nel modo seguente :

tableau -to | -tā | -no | -nā | -mo | -mā | -ro | -rā | -lo | -lā

Inoltre -s, che però non forma una serie completa. Le serie
t e n appartengono al riflessivo, m al passivo, r e l al « relativo »
dei linguaggi più arcaici.

Non sempre facile riesce il distinguere gli affissi primari o
verbali e gli affissi secondari o nominali, e qualche incertezza è
rimasta a questo riguardo, tanto più che da quelli a questi il
passaggio è facile e frequente.

949. Per ultimo rimane lo studio dei « determinativi », per
il quale in Less. si trova copioso materiale. Riservandomi di dedicare
all'argomento un apposito lavoro, raccolgo intanto a titolo
di saggio alcuni esempi che mi sembrano molto notevoli.

l, r. — I Duala kotela, Temne kotḁr legare ; II Amh. ḳŭāṭara,
Arabo ḳatara legare ; IV Lat. hedera-, V Jac. kïtar- unire, Ciag.
katar serie, Mag. kötēl legame. Less. 101. — I Sotho širela da
*kitela, Wolof χīr da *χitir fare ombra ; II Nuba kīdere vestirsi,
Arabo satara coprire, velare, sitār tegumentum ; IV Sanscrito
čhattra- schirm ; V Turco keder-, Mong. kedür- vestire. Less. 92.
— I Bantu potola torcere, Cafro phethela avviluppare ; II Sem.
patala torcere ; V Mag. peder torcere, nas. pender torto (I Duala
penda torcere, cfr. Cerem. vidïl- e I Dzalamo vedula involvere) ;
VII Indon. pulor torcere. Less. 357.

m. — II Galla ḳalam- essere ucciso, ḳalmā vittima ; IV a.
Ted. kwalm morte violenta > tormento ; Mordv. kulūma, Finn.
749kuolema morte, kulma = Jur. halme-r morte, cadavere, Koibal
kolmu spirito dei defunti. Less. 70. — II Ebr. zäräm pioggia
forte ; V Sirj. zermï- piovere. Less. 302. — II Ebr. ḥālam sognare,
ḥălōm sogno ; V Mag. ālom, Ostj. olïm sonno, Vog. ulom sonno,
sogno. Less. 457. — IV Lat. dormio, a Slavo drēmā- sonnecchiare ;
VII Mundari durum dormire, Khmer drom coricarsi (degli
animali), Malese dĕrum id. Less. 280.

n. — II Arabo wadana madefecit ; IV Sanscrito unná- da
*(w) udná- bagnato, undā-mi da *(w)udnā-mi io bagno, udán-
acqua ; VII Maleop. udan pioggia. Less. 394. — II Arabo wazana
tentavit pondus rei, wazn pondus, wāzin of full weight ; IV Sanscr.
vasná- prezzo, Lat. vēno- vendita. — IV Sanscr. mūrṇá- stritolato,
mṛṇā-mi io stritolo ; V Finn. murene- frangi, in frustula solvi.

Come « determinativo » n sembra essere recente e poco diffuso.

k, g. — I Ndonga δipaγa schlagen ; II Sem. δabaḥa, Eg. zfč
schlachten ; IV Greco σφαγή. Less. 305. — II Arabo malaga poppare,
malaḥa allattare ; III Kub. meχka per *melχka petto ; IV Got.
miluka- latte, a. Irl. melg id., Lat. mulgeo ; V Lapp. F. mielga
K. milk, Mordv. mälhkä petto ; VI Tamil mulei prob. *mulγei
woman' breast ; IX Groenl. milug- poppare. Less. 465. — Arabo
šaraḳa ortus fuit (sol), šarḳa- sol oriens ; V Mong. kiraga aurora.
Less. 16. — I Tumale korḁk rubare ; III Chürkila qulki ladro ;
V Mong. χulagu- rubare, Calm. χuluga-i furto ; VII Nic. kalōh,
Ciam klēk rubare ; IX Zimshian kāluk, kalik id. Less. 81.

s, z. — IV. Greco δέψω calcare ; V Mong. debse-, Burj. depse-,
debehe- stampfen. Less. 305. — II Sem. jabisa da *ljabisa exaruit
(cfr. Kunama lab) ; III Thusch labs perf. labsi seccare ; IV Greco
δίψα sete, λιψ-ουρία desiderio di urinare. Less. 306. — I Cafro
ambesa vestire ; II Teda mos- Kanuri mus- vestirsi ; V Vog. mǟsid.,
Mong. emüs- vestire. Less. 386.

t, d. — I Pul tabato = Hausa tabata rimanere ; II Arabo
ϑabata constitit, stabilis fuit, sabata quievit ; IV Sanscr. sthāpitá-,
Greco εὕδω, cioè *séu̯dō da *sebdō- dormo. Less. 211. — II Nuba
filit- lampeggiare, filde lampo ; IV Guasc. belet lampo ; VII Santali
bilitʼ lampeggiare, Khmer blet id., Sakai bled lampo. Less. 401.

p, b. — II Copto kōlp rubare ; IV Indoeuropeo klep- rubare,
Greco κλέπτω rubo, κλοπή furto, καλύπτω nascondo ; VI Tamil kaḷavu
a theft ; VII Khasi klep heimlich ; VIII Siam, klŏb coprire, Bodo
ša-glop essere coperto. Less. 81. — II Copto χrof dolus ; IV Greco
κρύπτω nascondo, κρύφα clam ; VII Nic. karob chiudere, Santali
harupʼ coprire, Mon grop coprire, nascondere (cfr. anche Stieng
krap nascondere). Less. 81. — V Mag. harap- mordere ; VI Andam.
750Bea karab-, Bale koárab- to snap (del cane), koarop- mordere ;
IX Botocudo kōrop id.

Dalla medesima base si possono avere più derivati in parecchi
gruppi linguistici. Di ciò precedono alcuni esempi, ai quali aggiungo
i seguenti.

II Ass. karātu amputare, Ebr. kārat tagliare, recidere, Ar.
ḳaraṭa secuit in partes ; IV Lit. kertù haue, Sanscr. karta-na-
il tagliare, Av. karĕta- coltello ; V Jac. kärt- hauen, fällen, Turco
kärt-, Mong. kertši-, Tung. kärtji- tagliare. — IV Lituano kerpù
taglio con le forbici, Sanscrito kṛpā-ṇī forbice, kṛpā-ṇa- spada,
V Osm. ḳïrp- tagliare con le forbici, Calm. kirw- pareggiare con
le forbici. — V Turco ḳïrḳï-, ḳïrïḳ-, Schor kirγa-, Mong. kirġa-,
Tung. kerga- scheren).

II Arabo ṭarafa avertit repulitque ; IV Latino trepi-t vertit,
Greco τρέπω jon. τράπω volto, volgo in fuga ; VI Telugu trippu,
Tamil tiruppu Can. tirupu (cfr. τρόπο-ς) to turn. — IV Lat. torqueo,
Sanscr. tarkú- fuso, Pruss. tarkue coreggia ; VI Tam. Tel. Can.
tirugu to turn, to twist, Tamil tirigei a mill.

Siffatte precise ed estese concordanze non possono non avere
il massimo peso per la dottrina esposta e sostenuta in questo libro.751